64. L’arroganza precede la caduta
Dio Onnipotente dice: “L’arroganza è la radice dell’indole corrotta dell’uomo. Più le persone sono arroganti, più tendono a resistere a Dio. Quanto è serio questo problema? Non solo le persone dall’indole arrogante considerano tutti gli altri in una posizione inferiore, ma, quel che è peggio, hanno persino un atteggiamento di sufficienza nei confronti di Dio. Anche se dall’esterno potrebbe sembrare che alcuni credano in Dio e Lo seguano, non Lo trattano affatto come Dio. Sentono sempre di possedere la verità e hanno un’opinione smodata di se stessi. Questa è l’essenza e la radice dell’indole arrogante, e viene da Satana. Il problema dell’arroganza, pertanto, deve essere risolto. Sentirsi migliore di un altro è cosa da poco; il problema cruciale è che un’indole arrogante impedisce di sottomettersi a Dio, al Suo governo e alle Sue disposizioni. Chi ha tale indole si sente sempre portato a competere con Dio per avere potere sugli altri. Questo tipo di persona non riverisce minimamente Dio, e tanto meno Lo ama o si sottomette a Lui” (La condivisione di Dio). Queste parole di Dio mi riportano alla mente ricordi del passato. Allora, ero arrogante e ipocrita. Ero capo della Chiesa da qualche anno, avevo lavorato e sofferto un po’, oltre a risolvere alcune questioni nel mio dovere. Ho usato tutto ciò a mio vantaggio, ignorando gli altri. Sono stata, poi, trattata e disciplinata e, attraverso il giudizio delle parole di Dio, ho acquisito consapevolezza sulla mia natura arrogante. Mi sono pentita e odiata. Perciò, ho praticato la verità e sono in parte cambiata.
Anni fa, ho assunto il ruolo di capo in una Chiesa. Lavoravo con sorella Li, che aveva iniziato da poco. I diaconi e i capi-gruppo erano abbastanza nuovi, quindi condividevano in modo superficiale. Ho pensato: “Credo da più tempo di tutti voi e sono capo da un po’. Il mio ruolo sarà fondamentale qui, farò vedere a tutti quanto conta l’esperienza”. Pertanto, in ogni questione, mi facevo avanti io: se i membri della Chiesa si mostravano deboli o avevano problemi nel loro dovere, se accadeva qualcosa che avrebbe bloccato il lavoro della Chiesa, in qualunque faccenda spinosa o questioni che gli altri non sapevano risolvere, io mi facevo avanti. Il lavoro della Chiesa ha iniziato a risollevarsi dopo un po’ e la condizione dei miei fratelli è migliorata. Spesso si rivolgevano a me per condividere sui loro problemi o per sapere la mia opinione. Ero piuttosto soddisfatta di me. Ammiravo tutto il lavoro che avevo svolto: “Senza di me al timone, il lavoro della Chiesa non procederebbe così bene. Senza la mia condivisione, la condizione degli altri non sarebbe migliorata tanto. A quanto pare, so afferrare la verità e svolgere un lavoro pratico”. Poi, sorella Li è dovuta tornare a casa per occuparsi di alcune cose, quindi ho portato avanti il lavoro da sola. All’inizio, mi sentivo sopraffatta e chiedevo aiuto a Dio. Dopo ogni riunione, facevo il punto di come fosse andata e offrivo sostegno a chiunque ne avesse bisogno. Dopo un po’, ho visto che ognuno svolgeva il proprio dovere come previsto e, in generale, il lavoro procedeva liscio. Ero sollevata e molto soddisfatta di me. Sentivo di aver dimostrato la mia bravura negli anni di servizio come capo. Ne avevo viste tante e avevo gestito molti problemi; avevo svolto un lavoro vario e sapevo essere indipendente. Credevo di essere davvero un pilastro della Chiesa. Soprattutto in quel periodo, in cui mi svegliavo presto e lavoravo fino a tardi, senza lamentarmi, sentivo davvero di meritare un riconoscimento. Senza accorgermene, ho iniziato ad autocompiacermi. Le parole di Dio giudicano l’uomo, ma non pensavo valessero per me. Quando i membri della Chiesa erano in difficoltà, non condividevo con loro. Anzi, li rimproveravo: “Sei credente da un po’ e ancora non persegui la verità. Come mai non sei cambiato?” A volte, dopo la condivisione, gli altri erano ancora confusi. Li sgridavo, sprezzante: “Lo sai cosa devi fare, ma non vuoi farlo!” Erano intimiditi e non osavano discutere dei problemi con me.
Poi, è stata eletta sorella Liu per affiancarmi. Era credente da poco e probabilmente non avrebbe capito alcune cose, quindi avrei avuto l’ultima parola su ogni questione, più o meno importante. Io avrei deciso e lei eseguito. Una volta, il nostro capo ci ha inviato una lettera in cui ci chiedeva di indicare una persona per un certo dovere. Sapevo che si trattava del lavoro della casa di Dio, quindi bisognava discuterne. Ma, poi, ho pensato: “È da un po’ che svolgo il mio dovere qui. So tutto dei miei fratelli, perciò posso decidere io”. Ho deciso senza discuterne con sorella Liu e le ho chiesto di organizzare il tutto. Sebbene fossimo entrambe capi, la trattavo come una sottoposta. Se ritenevo che non avesse fatto un buon lavoro, mi arrabbiavo. Lei diventava negativa e si sentiva frustrata perché non sapeva svolgere il suo dovere. Era colpa mia, eppure ancora non riflettevo su me stessa. Sentivo sempre di più di possedere la verità e di svolgere bene il mio lavoro, perciò dovevo gestire io il lavoro della Chiesa. Sono diventata più fiera e arrogante. Quando i collaboratori avanzavano proposte durante le discussioni di lavoro, io non le esaminavo affatto. Le cassavo e basta. Pensavo: “Cosa ne sai tu? Sono capo da anni, lo so meglio io”. Alla fine, avevo l’ultima parola su tutto nel lavoro della Chiesa. Poi, Dio ha creato situazioni per trattarmi: nel mio dovere, continuavo a trovare ostacoli. Ho iniziato a saltare appuntamenti e a scegliere persone che non avrei dovuto. Il capo ha evidenziato i miei errori e mi ha potato. Eppure, ancora non riflettevo. Credevo bastasse essere più attenta. Un collaboratore mi ha avvertita: “Non dovresti riflettere sul perché siano spuntati questi problemi?” E io, sdegnata: “Nessuno è perfetto. Tutti sbagliano. Non c’è bisogno di riflettere su ogni cosa”. Alcuni fratelli mi chiedevano se stessi bene. Rispondevo di sì, ma dentro pensavo: “Perché non dovrei stare bene? Se anche non fosse così, saprei cavarmela. Non c’è da preoccuparsi. Sono capo da parecchio, non so cogliere la verità meglio degli altri?” Per quanto mi mettessero in guardia, mi rifiutavo di ascoltare. Vivevo nella mia indole corrotta e l’oscurità cresceva dentro di me. Ho preso ad appisolarmi mentre leggevo le parole di Dio e, quando pregavo, non avevo nulla da dire. Nella Chiesa, i problemi si presentavano sempre più frequenti. Ero diventata cieca. Non vedevo i problemi. Non sapevo affrontarli. Poi, ai fratelli è stata chiesta un’opinione su di me: hanno detto che ero arrogante e non volevo accettare la verità; ero tirannica, li rimproveravo e li limitavo. Sono stata rimossa dal mio incarico. Un giorno, il capo mi ha reso nota la valutazione degli altri su di me. I fratelli mi trattavano: era così che Dio sfogava la Sua ira contro di me. Sentivo il disgusto di tutti e perfino Dio mi sdegnava, quasi fossi un ratto. Non capivo come potevo essere caduta così in basso. Addolorata, ho pregato in ginocchio: “O Dio, ho sempre pensato di essere responsabile nel mio lavoro e di cogliere la verità. Non avrei mai creduto di avere tanti problemi. Gli altri mi vedono come un’arrogante che non vuole accettare la verità. Dio, non so come ho fatto a diventare così. Ti prego, illuminami e guidami per farmi conoscere me stessa e comprendere la Tua volontà”.
Poi, ho letto queste parole di Dio: “Sarebbe meglio per voi dedicare maggior sforzo alla verità di conoscere voi stessi. Perché non avete incontrato il favore di Dio? Perché la vostra indole Gli risulta abominevole? Perché le vostre parole suscitano il Suo ribrezzo? Non appena avete dimostrato un briciolo di lealtà, cantate le vostre lodi e pretendete una ricompensa in cambio di un piccolo contributo; guardate gli altri dall’alto in basso quando avete mostrato un pizzico di obbedienza e diventate sprezzanti verso Dio quando portate a termine un compito insignificante. […] Coloro che compiono il proprio dovere e coloro che non lo fanno; coloro che guidano e coloro che seguono; coloro che ricevono Dio e coloro che non lo fanno; coloro che donano e coloro che non lo fanno; coloro che predicano e coloro che ricevono la parola, e così via: tutti gli uomini di questo tipo elogiano sé stessi. Non lo trovate ridicolo? Pur sapendo benissimo di credere in Dio, non siete capaci di essere compatibili con Lui. Pur conoscendo benissimo la vostra indegnità, continuate ugualmente a vantarvi. Non sentite che la vostra ragione si è deteriorata al punto che non avete più autocontrollo?” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Coloro che sono incompatibili con Cristo sono sicuramente avversari di Dio”). “Non pensare di capire tutto. Ti dico che tutto ciò che hai visto e sperimentato è insufficiente perché tu possa comprendere anche solo la millesima parte del Mio piano di gestione. Allora perché ti comporti in modo così altezzoso? Quel poco di talento e di conoscenza che hai sono insufficienti perché Gesù li usi anche solo per un secondo della Sua opera! Quanta esperienza hai realmente? Quello che hai visto e tutto ciò che hai sentito nel corso della tua vita e quello che hai immaginato è inferiore all’opera che Io compio in un attimo! Faresti meglio a non cercare il pelo nell’uovo e a non avere da ridire. Per quanto tu possa essere arrogante, sei solo una creatura più insignificante di una formica! Tutto quel che contiene la tua pancia è inferiore a ciò che una formica porta nella sua! Non credere, solo perché hai acquisito un po’ di esperienza e anzianità, che questo ti autorizzi a usare parole grosse e gesticolare vistosamente. La tua esperienza e la tua anzianità non sono forse un prodotto delle parole che ho pronunciato? Credi di averle ricevute in cambio del tuo lavoro e della tua fatica?” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Le due incarnazioni completano il significato dell’incarnazione”). Le Sue parole rivelavano la verità della mia condizione. Solo dopo essere stata abbattuta, ho iniziato a riflettere su me stessa. Ero stata capo per qualche anno e pensavo che, avendo lavorato da sola per un po’, ero più capace degli altri e sapevo carpire meglio la verità. Mi sentivo un pilastro della Chiesa, ero indispensabile. Quando ottenevo qualche risultato, credevo di aver capito tutto, di possedere la verità, di essere superiore. Convinta che gli anni di fede ed esperienza mi dessero il diritto di essere arrogante, mi sentivo un gradino più in alto degli altri. Ignoravo i consigli dei miei fratelli e ancor meno li analizzavo o accettavo. Anche quando si mostravano attenti nei miei confronti e chiedevano come stessi, mi sentivo superiore a loro, quindi non mi serviva il loro aiuto, me la cavavo da sola. Se rilevavo i loro difetti e le difficoltà, non condividevo con loro sulla verità, li snobbavo. Ai miei occhi, non potevano fare bene, quindi li rimproveravo. Di conseguenza, si sentivano negativi e limitati. Stavo svolgendo il mio dovere? Stavo compiendo il male. Mostravo un’indole satanica di presunzione. Quando Dio si è fatto carne negli ultimi giorni, esprimendo la verità per salvare l’uomo, ha compiuto un’opera meravigliosa, senza mai vantarSene né presentarSi come Dio. Anzi, è stato umile, compiendo l’opera di salvezza senza clamore. Lo capivo che Dio è assai umile, però io, corrotta così a fondo da Satana e piena della sua indole, valutavo tanto le mie abilità perché ero credente da un po’, avevo lavorato di più e comprendevo più dottrine degli altri. Ero salita su un piedistallo e non avevo intenzione di scendere. Non mi conoscevo affatto, non avevo consapevolezza di me stessa ed ero fin troppo arrogante. Ero pessima. Una volta messa a nudo da Dio, ho visto finalmente la mia vera levatura. Avevo risolto alcune problematiche nel mio dovere, solo grazie all’opera dello Spirito Santo. Senza la Sua opera e la Sua guida, ero cieca e non capivo nulla. Non riuscivo a risolvere i miei problemi, figuriamoci quelli degli altri. Eppure, sono diventata così prepotente. Ero proprio arrogante. Poi, finalmente, ho provato vergogna per il mio comportamento.
E ho letto queste parole di Dio: “Se davvero possiedi la verità dentro di te, il cammino che percorri sarà naturalmente la retta via. Senza la verità, è facile commettere il male, e lo commetterai tuo malgrado. Per esempio, se in te ci fossero arroganza e presunzione, ti sarebbe impossibile astenerti dallo sfidare Dio; ti sentiresti costretto a farlo. Non lo faresti intenzionalmente, ma saresti guidato dalla tua indole arrogante e presuntuosa. La tua superbia e il tuo orgoglio ti porterebbero a disprezzare Dio e a considerarLo privo di qualsiasi importanza; ti indurrebbero a esaltare te stesso, a metterti costantemente in mostra e, alla fine, a sederti al Suo posto e a rendere testimonianza per te stesso. A lungo andare, trasformeresti le tue idee, la tua mentalità e le tue nozioni in verità da adorare. Guarda quanto male commettono le persone sotto il dominio della loro natura arrogante e presuntuosa! Per modificare le loro azioni malvagie, le persone devono prima risolvere il problema della loro natura. Senza un cambiamento di indole, non sarebbe possibile apportare una soluzione fondamentale a questo problema” (“Solo perseguendo la verità si può conseguire un cambiamento di indole” in “Registrazioni dei discorsi di Cristo degli ultimi giorni”). Dopo averle lette, ho compreso che resistevo a Dio a causa della mia natura arrogante. Spinta da questa natura, mi prendevo il merito dell’opera dello Spirito Santo ogni volta che ottenevo risultati nel mio dovere e mi auto-esaltavo. Credevo di ricevere la salvezza di Dio, ma non conoscevo me stessa. Nel mio dovere, sfoggiavo la mia esperienza, credendomi migliore degli altri e spadroneggiando su di loro. Usavo le parole di Dio per ammonirli e non discutevo delle cose con la sorella che faceva coppia con me. Al contrario, ero dittatoriale. Decidevo da sola su questioni importanti per il lavoro della casa di Dio. Quella sorella era un capo solo di facciata: mi ero costruita il mio impero all’interno della Chiesa. La mia arroganza mi portava a ignorare gli altri, perfino Dio. Davanti ai problemi, non cercavo la verità. Ai miei occhi, le mie idee erano la verità e gli altri dovevano obbedirmi. Ho ripensato a quando l’arcangelo ricevette il potere da Dio, perché guidasse gli altri angeli in cielo, ma perse ogni ragionevolezza a causa della sua supponenza, credendosi speciale e desiderando di stare allo stesso livello di Dio. Di conseguenza, offese Dio ed Egli lo maledì, cacciandolo dal Regno. Ora, Dio mi aveva concesso di essere un capo, di esaltarLo e testimoniarLo in ogni cosa, per poter condividere sulla verità e aiutare gli altri a coglierla, sottomettendosi a Dio. Io, però, non ho cercato la verità e non ho svolto il mio dovere, secondo i requisiti di Dio. No, io ho preso il potere e ho preteso che tutti mi ascoltassero e obbedissero. Ero forse diversa da quell’arcangelo? Dio ha posto ostacoli lungo la mia strada e mi ha messa in guardia attraverso i miei fratelli, ma io non lo accettavo né riflettevo su me stessa. Ero così rigida e ribelle! Sono stata arrogante nel mio dovere, soffocando gli altri membri della Chiesa, portandoli a essere negativi e anche passivi. Il lavoro della Chiesa non progrediva. La mia indole arrogante era la causa di tutto ciò. Ho una natura così testarda e arrogante. Se Dio non mi avesse smascherata con tanta durezza attraverso gli altri, rimuovendomi dal mio incarico, non avrei mai riflettuto su me stessa. Se la cosa fosse andata avanti, avrei solo fatto altro male e offeso l’indole di Dio, venendo maledetta come l’arcangelo. Allora, ho compreso le intenzioni gentili di Dio: impedirmi di continuare a compiere il male e permettermi di pentirmi. Egli mi stava proteggendo e salvando. E io Gli ho reso grazie.
Dopo che sono stata sostituita, sorella Liu ha saputo svolgere il proprio dovere normalmente: da quello che dicevano gli altri, anche se il capo e i diaconi neoeletti non erano credenti da molto, durante le discussioni di lavoro nessuno si aggrappava alle proprie idee; al contrario, si rivolgevano a Dio, cercando insieme la verità. Tutti cooperavano e il lavoro della Chiesa si è risollevato. Questa cosa mi faceva vergognare tanto. Pensavo che il lavoro della Chiesa non potesse procedere senza di me. I fatti, però, dimostravano che il lavoro della casa di Dio è compiuto dallo Spirito Santo. Nessuna persona può svolgerlo. Noi eseguiamo il nostro dovere. Non importa da quanto tempo siamo credenti, se ci affidiamo a Dio per cercare e praticare la verità nel nostro dovere, avremo le Sue benedizioni. Svolgendo il mio dovere senza cercare la verità, anzi facendo con arroganza tutto quello che volevo, avevo disgustato Dio. Senza la Sua guida, ho perso l’opera dello Spirito Santo e non riuscivo a fare nulla. Ero accecata dalla mia arroganza incontrollata, davo ordini a tutti in modo sprezzante, limitando gli altri, e avevo turbato il lavoro della Chiesa. Ero colma di senso di colpa. Ho pregato Dio: “Dio, ero cieca e non mi conoscevo, sempre convinta di capire di più e di essere superiore, in virtù della mia posizione di capo. La mia arroganza mi guidava nel mio dovere e ha turbato il lavoro della Tua casa. O Dio, non voglio oppormi a Te, desidero pentirmi sinceramente”.
Poi, ho letto queste parole di Dio: “Devi sapere che tipo di persone desidero; coloro che sono impuri non sono autorizzati a entrare nel Regno, a insudiciare il suolo sacro. Anche se forse hai svolto molto lavoro e lavorato per molti anni, alla fine sei ancora così disgustoso da essere deplorevole. È intollerabile per la legge del Cielo che tu voglia entrare nel Mio Regno! Dalla creazione del mondo fino a oggi non ho mai offerto facile accesso al Mio Regno a chi cerca di ingraziarsi il Mio favore. È una regola celeste e nessuno può infrangerla! Devi cercare la vita. Oggi coloro che saranno resi perfetti sono della stessa categoria di Pietro: sono coloro che cercano di cambiare la propria indole e sono disposti a rendere testimonianza a Dio e a fare il proprio dovere di creature di Dio. Solo le persone di questo tipo saranno rese perfette” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Il successo o il fallimento dipendono dalla strada che l’uomo percorre”). “Io decido la destinazione di ciascuna persona non in base all’età, all’anzianità, alla quantità di sofferenza, né men che meno, al grado in cui suscita compassione, ma in base al fatto che possieda la verità. Non c’è altro criterio di scelta che questo. Dovete rendervi conto che tutti coloro che non seguono la volontà di Dio saranno puniti. Questo è un dato di fatto immutabile” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Prepara sufficienti buone azioni per la tua destinazione”). Le parole di Dio erano perfettamente chiare. È Lui a stabilire la fine che ci attende: Egli non si basa su quanto predichiamo o abbiamo lavorato o da quanto tempo siamo credenti; ciò che importa è se perseguiamo la verità, cambiamo la nostra indole corrotta e svolgiamo il dovere di esseri creati. Questi sono i criteri fondamentali. Non conoscevo l’indole giusta di Dio. Avevo acquisito qualche esperienza come capo e ottenuto qualche successo nel mio dovere. Pensavo che, continuando così, sarei stata salvata da Dio. Perciò, non mi sono concentrata sull’essere giudicata e trattata da Dio. Non ho cercato la verità nel mio dovere per eliminare la mia indole corrotta. Quindi, la mia indole della vita è a malapena cambiata, nonostante gli anni di fede, vivevo ancora in base alla mia natura satanica e resistevo a Dio. Ho capito che non possiamo conoscerci davvero né pentirci dinanzi a Dio se non perseguiamo la verità. Non importa quanto abbiamo lavorato o predicato, se non cambiamo indole, verremo comunque condannati da Dio. È tutto determinato dalla Sua giusta indole. Una volta compresa la Sua volontà, non ho più fatto leva sulla mia esperienza come capo o come credente, ma mi sono concentrata sulle parole di Dio, comprendendole, riflettendo su me stessa e cambiando la mia indole.
In seguito, mi è stato affidato un altro incarico. Ero più umile nel collaborare con gli altri membri della Chiesa. Quando loro proponevano punti di vista diversi, a volte sentivo ancora di aver ragione e volevo che mi ascoltassero, ma poi capivo che la mia indole arrogante stava tornando a galla e, quindi, pregavo Dio, per cercare la verità con gli altri e discutere con loro. I fratelli hanno detto che non ero più arrogante come prima, che ero maturata. Questa loro valutazione mi ha molto commossa. Ciò è stato possibile grazie al giudizio e castigo delle parole di Dio. Pur non avendo ancora mutato a pieno la mia indole arrogante e pur essendo ancora lontana da quanto Dio richiede, ho compreso il Suo amore e la Sua salvezza. Ho capito che la Sua opera può trasformare e purificare le persone.