79. Benedizioni recate dalla malattia
Nel 2014, il Partito Comunista ha iniziato a diffamare la Chiesa di Dio Onnipotente con il Caso Zhaoyuan del 28 maggio e ad arrestare fratelli e sorelle a destra e a manca. I capi della Chiesa nella nostra zona sono stati per la maggior parte catturati e alcuni dei nuovi fedeli vivevano nella paura e nella negatività. È stato in quel momento critico che sono stata scelta come responsabile del lavoro di diverse Chiese. Pensavo tra me: “Prendere il timone in una fase di crisi è una responsabilità enorme e non posso deludere Dio”. Così mi sono lanciata nel mio dovere, affrontando il pericolo di poter essere arrestata da un momento all’altro. Sentivo che, proteggendo il lavoro della Chiesa in un tale momento di pericolo, avrei avuto l’approvazione di Dio e che sarei stata certamente degna di essere salvata da Lui e di entrare nel Suo Regno. E poi, dal nulla, mi sono ammalata gravemente.
Una sera, nell’ottobre del 2014, mentre cenavo, mi è improvvisamente caduto a terra il piatto. Ho pensato mi fosse scivolato di mano in un attimo di distrazione, così di corsa l’ho raccolto e ho cercato un fazzoletto per pulirmi le mani quando mi sono resa conto che non ne avevo il controllo e non riuscivo a prendere la salvietta. Di lì a poco, ho perso ogni sensibilità agli arti e sono rimasta seduta su una sedia, completamente incapace di muovermi. La mia famiglia mi ha subito misurato la pressione sanguigna, che era più di 200. Ho preso delle medicine per ridurla, ma senza alcun beneficio. Ero così confusa e mi chiedevo: “Come può essere successo? Sarà qualcosa di grave?” Ma poi ho pensato che avevo profuso tanto impegno nel mio dovere in tutti quegli anni di fede, quindi ero sicura che avrei ricevuto la grazia di Dio e che non poteva essere niente di grave. Anche se ero malata, pensavo che Dio mi avrebbe protetta e guarita. Questa riflessione mi ha tranquillizzata molto. Al mio risveglio, la mattina seguente, ho iniziato a provare delicatamente a muovere mani e piedi e ho visto che tutto sembrava normale sul lato destro del mio corpo, ma che il braccio e la gamba sinistra erano intorpiditi, e non riuscivo a sentire quasi nulla. Mi sono subito agitata e ho pensato: “Perché sto meglio ma non del tutto? Rimarrò parzialmente paralizzata? In quel caso, non potrò più svolgere il mio dovere. Diventerò inutile e verrò eliminata? Avrò ancora una possibilità di salvezza?” Poi, però, ho pensato che ciò che era accaduto era così grave e che recuperare per metà in una notte doveva essere una benedizione di Dio. Se Egli mi aveva guarita, allora doveva trattarsi di una cosa semplice, no? Sentivo di avere la Sua protezione e di non dovermi preoccupare troppo.
Quella mattina sono andata dal medico che, dopo la TAC, mi ha detto con espressione seria: “Ha avuto un’emorragia intracranica sul lato destro, circa 10 ml di sangue. Se il punto dell’emorragia fosse stato solo un po’ più in alto, avrebbe intaccato l’area del linguaggio. Avrebbe perso la capacità di parlare e probabilmente sarebbe diventata un vegetale. Visto che è successo ieri sera, è incredibilmente fortunata ad essere arrivata fin qui. Ha bisogno di cure immediate”. Ha aggiunto che avrebbero iniziato con un’infusione e un approccio conservativo e, se i coaguli di sangue nel mio cervello non si fossero sciolti, avrebbero dovuto operarmi al cervello. Quando ha parlato di emorragia cerebrale, la mente mi si è annebbiata. Non avevo mai osato immaginare che potesse essere qualcosa di così grave. “Non ho nemmeno 50 anni”, mi sono detta, “se le terapie non funzionassero e dovessi rimanere parzialmente paralizzata, o se diventassi uno zombie completamente invalido, che tipo di vita terribile mi aspetterebbe? E la chirurgia al cervello è così rischiosa, potrebbe anche costarmi la vita. Allora potrei ancora essere salvata ed entrare nel Regno di Dio? Ho dato il massimo nei miei anni di fede, quindi perché ho un problema di salute così grave? Perché Dio non mi sta proteggendo?” Più ci pensavo, più ero sconvolta e non riuscivo nemmeno a mandare giù il pranzo. Verso il quinto giorno di ospedale, un’anziana nel letto accanto al mio è improvvisamente peggiorata ed è stata trasferita in un altro ospedale. Questo evento mi ha turbata di nuovo, e ho pensato: “Siamo state ricoverate lo stesso giorno e lei se ne andava sempre in giro, mentre ora la stanno portando via. Sembra che nessuno possa prevedere chi sopravvivrà o meno a una cosa del genere. Anch’io peggiorerò improvvisamente?”
Perfino dopo quasi una settimana in ospedale, avevo ancora la gamba sinistra intorpidita. Mi chiedevo: “Perché Dio non Si prende cura di me? Non posso svolgere il mio dovere in un momento così critico, quindi ho perso la mia possibilità di salvezza?” Questo pensiero mi ha provocato un vero brivido nel cuore e ho cominciato a piangere senza riuscire a smettere. Avevo sempre lavorato tanto nei miei nove anni di fede, senza lasciare che nulla mi ostacolasse. Non avevo mai esitato ad affrontare qualsiasi tipo di difficoltà o problema che si presentava nella Chiesa, e non mi ero tirata indietro nemmeno di fronte al pericolo reale di venire arrestata. Ho sempre continuato a fare il mio dovere. Negli anni in cui ero stata capo, avevo sofferto di più e avevo messo nel mio dovere maggiore impegno degli altri. Avendo dato così tanto e sacrificandomi in quel modo, ero convinta che Dio avrebbe dovuto benedirmi. Come avevo potuto ammalarmi così gravemente all’improvviso? Come mai Dio non mi aveva protetta? Se non fossi migliorata e non avessi potuto assumere un incarico, avrei ancora potuto essere salvata? In caso contrario, allora tutti quegli anni di sacrifici e di fatiche erano stati vani? Sentivo che non mi sarei impegnata così tanto se avessi saputo cosa sarebbe successo. Più ci pensavo e più mi sentivo infelice. Non volevo nemmeno più pregare o riflettere sulle parole di Dio. Ero davvero agitata: senza rendermene conto, ho messo il braccio che riceveva l’infusione sotto la testa, staccando l’ago, e quindi mi si è gonfiata la mano. Vederla così è stato un dolore. Ho pensato ai fratelli e alle sorelle là fuori che scoppiavano di energia, condividendo il Vangelo e svolgendo il loro dovere; io, al contrario, ero confinata in ospedale, incapace di compiere alcunché. Non ero completamente inutile? E dato che era il momento di diffondere il Vangelo del Regno, gli altri erano tutti in grado di svolgere il loro dovere e fare buone azioni mentre io sarei stata probabilmente eliminata. Sentivo che Dio non mi avrebbe salvata, dopo tutto. Quella notte, mi rigiravo nel letto senza riuscire a chiudere occhio. Completamente persa nella mia infelicità, mi sono presentata dinanzi a Dio in lacrime e in preghiera: “O Dio, sto davvero soffrendo ora. Tu hai permesso che questo mi accadesse, lo so, e non dovrei fraintenderTi. Ti prego, guidami a capire la Tua volontà, così che io possa sottomettermi al Tuo governo e alle Tue disposizioni”.
Mentre ero in ospedale, una sorella mi ha mandato un lettore MP5 e, quando tutti gli altri dormivano, mettevo le cuffie e ascoltavo le parole di Dio. Uno dei passi mi è stato incredibilmente utile. Dio dice: “Per tutti, l’affinamento è straziante e molto difficile da accettare, ma è durante questo processo che Dio rende palese la Sua giusta indole nei riguardi dell’uomo, rende pubblici i Suoi requisiti per l’uomo, fornisce più rivelazioni, più potatura e trattamento effettivi; attraverso il confronto tra i fatti e la verità, Egli concede all’uomo una maggiore conoscenza di se stesso e della verità, e dà all’uomo una maggiore comprensione della Sua volontà, consentendogli così di sperimentare un amore per Dio più vero e più puro. Questi sono gli obiettivi di Dio nell’esecuzione dell’affinamento. Tutta l’opera che Dio compie nell’uomo ha i propri scopi e il proprio senso; Dio non compie opere senza senso, e non compie nessuna opera che sia priva di beneficio per l’uomo. L’affinamento non significa che l’uomo venga allontanato dal cospetto di Dio e nemmeno che egli venga distrutto nell’inferno, bensì significa il verificarsi durante l’affinamento di un cambiamento dell’indole dell’uomo, delle sue motivazioni, dei suoi vecchi punti di vista, del suo amore per Dio e della sua intera vita. Per l’uomo, l’affinamento è una vera prova e una forma di autentico addestramento. Solo durante l’affinamento l’amore può svolgere la sua funzione intrinseca” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Solo tramite l’esperienza dell’affinamento l’uomo può possedere il vero amore”). Mentre ci riflettevo su, mi sono resa conto che quando Dio mette alla prova e raffina le persone, non è per eliminarle, ma per purificarle e trasformarle. Eppure, io non stavo cercando la volontà di Dio né tentavo di capire la Sua opera. Da quando avevo avuto l’ictus, non avevo fatto altro che fraintendere e incolpare Dio. Che sciocca! Così ho detto una preghiera a Dio. Ero disposta a sottomettermi, a leggere le Sue parole per riflettere e conoscermi, e a imparare una lezione.
Ho letto nelle parole di Dio: “L’aspetto più triste della fede in Dio del genere umano è che l’uomo svolge la propria gestione nel mezzo dell’opera di Dio e non si cura affatto della gestione divina. Il più grande fallimento dell’uomo sta nel fatto che, mentre cerca di obbedire a Dio e di adorarLo, egli si fabbrica la propria destinazione ideale ed escogita come ricevere la più grande delle benedizioni e la migliore destinazione possibile. Anche se le persone comprendono quanto sono spregevoli, odiose e patetiche, quante sono pronte ad abbandonare i loro ideali e le loro speranze? E chi è in grado di fermare i propri passi e di smettere di pensare solamente a sé stesso? Dio ha bisogno di persone che collaborino strettamente con Lui per portare a termine la Sua gestione. Egli necessita di uomini che si sottomettano a Lui dedicandosi anima e corpo all’opera della Sua gestione. Non ha bisogno di persone che tendono le mani per elemosinare da Lui ogni giorno, tanto meno di gente che dà una piccola cosa e poi aspetta di essere ricompensata. Dio disprezza coloro che danno un misero contributo e poi dormono sugli allori. Egli detesta le persone insensibili che sono infastidite dalla Sua opera di gestione e vogliono solamente parlare di andare in cielo e di ottenere benedizioni. Egli prova un disgusto ancora maggiore nei confronti di coloro che approfittano dell’opportunità offerta dall’opera che Egli compie nel salvare il genere umano. Ciò accade perché queste persone non si sono mai interessate di ciò che Dio desidera realizzare e ottenere tramite la Sua opera di gestione. Si preoccupano solamente di come possono usare l’opportunità offerta dall’opera di Dio per ottenere benedizioni. Sono incuranti del cuore di Dio, essendo totalmente prese dalle loro aspettative e dal loro destino. Coloro che non sopportano l’opera di gestione di Dio e non si interessano minimamente a come Dio salva il genere umano e alla Sua volontà, fanno solo ciò che li soddisfa in un modo che è staccato dall’opera di gestione di Dio. Il loro comportamento non viene né ricordato né approvato da Dio, e tantomeno visto da Lui di buon occhio” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Appendice 3: L’uomo può essere salvato solamente nell’ambito della gestione di Dio”). Le parole di Dio hanno rivelato esattamente lo stato in cui mi trovavo. Agli inizi della mia fede, ho visto ciò che Dio ha promesso all’uomo e ho pensato: “Se lavoriamo sodo, facciamo sacrifici per Lui e perseguiamo la verità, possiamo essere salvati ed entrare nel Suo Regno”. Così mi sono lanciata con tutto il cuore nel mio dovere, contro ogni tipo di avversità che mi trovavo a fronteggiare. Quando altri fratelli e sorelle erano in difficoltà, immediatamente li sostenevo e li aiutavo. Ho continuato a fare il mio dovere anche quando mi trovavo di fronte al pericolo reale di essere arrestata. Ero certa che questo tipo di sacrificio mi avrebbe fatto guadagnare la protezione e le benedizioni di Dio, e che avrei avuto un posto nel Regno dei Cieli. Quando mi sono ammalata, posta davanti alla possibilità di rimanere parzialmente paralizzata, sentivo che Dio non mi aveva protetta o benedetta e che avevo perso la possibilità di un buon futuro e di una buona destinazione. Ero piena di lamentele, fraintendevo e avversavo Dio e volevo persino regolare i conti, calcolando tutto quello che avevo fatto. Con tutti gli sforzi che avevo fatto, stavo ragionando con Dio, discutendo con Lui, gridandoGli contro. Non ero forse esattamente ciò che Egli intendeva quando si riferiva a una persona “che dà una piccola cosa e poi aspetta di essere ricompensata” e a coloro “che danno un misero contributo e poi dormono sugli allori”? Quella grave malattia aveva portato alla luce le mie celate aspirazioni a ottenere benedizioni e la prospettiva di scambio secondo cui i sacrifici fatti nella mia fede dovevano essere ripagati. Non stavo facendo il mio dovere di acquisire la verità e scacciare la corruzione; al contrario, volevo usare dei sacrifici superficiali per ottenere in cambio la grazia e le benedizioni di Dio, per ottenere in cambio le benedizioni del Regno dei Cieli. Stavo facendo accordi con Dio, usandoLo e imbrogliandoLo. Come poteva un’opportunista come me essere degna del Regno dei Cieli? Se non fosse stato per l’ictus, sarei stata completamente ingannata da tutti i miei sforzi superficiali e non avrei mai riconosciuto gli spregevoli motivi che mi spingevano a perseguire le benedizioni, o l’adulterazione nella mia fede. Avrei continuato a resistere a Dio nella mia fede, senza alcuna idea di quello che stavo facendo.
In seguito, ho continuato a riflettere su me stessa e sul perché cercavo sempre di fare accordi con Dio nel mio dovere. Durante la mia ricerca, ho letto questo nelle parole di Dio: “Tutti gli uomini corrotti vivono per sé stessi. Ognuno per sé e che gli altri si arrangino: questo è il riassunto della natura umana. Le persone credono in Dio per il proprio interesse; abbandonano le cose, si spendono per Lui e sono fedeli a Lui, ma fanno comunque tutto questo nel loro interesse. In sintesi, tutto viene fatto allo scopo di ottenere benedizioni per sé stesse. Nella società, tutto viene fatto per beneficio personale; credere in Dio è qualcosa che si fa solo per ottenere benedizioni. È al fine di ottenere benedizioni che le persone rinunciano a tutto e riescono a sopportare grandi sofferenze: queste sono tutte prove empiriche della natura corrotta dell’uomo” (“La differenza tra cambiamenti esteriori e cambiamenti di indole” in “Registrazioni dei discorsi di Cristo degli ultimi giorni”). Le parole di Dio mi hanno mostrato la radice di questo mio atteggiamento di scambio nella mia fede. Detti come “Ognuno per sé e che gli altri si arrangino” e “Non fate nulla senza un tornaconto” erano idee sataniche che si erano radicate nel profondo del mio cuore, ed erano diventate per me leggi di sopravvivenza. In ogni azione, il mio beneficio personale era al primo posto, quindi sentivo che dovevo essere ricompensata per ciò che avevo contribuito. Anche nel mio lavoro per Dio, stavo solo cercando di stringere un accordo con Lui e pensavo che ottenere delle benedizioni nella mia fede fosse perfettamente naturale. Quando ho avuto un ictus, dopo aver lavorato sodo e fatto tanti sacrifici, mi sono resa conto che potevo morire da un momento all’altro, e che avevo perso ogni speranza di essere salvata, di avere un buon esito e una buona destinazione, così mi sono subito opposta Dio e L’ho incolpato. Calcolavo tutto quello che avevo fatto, discutevo con Dio, andando contro di Lui. Stavo vivendo secondo i veleni di Satana, senza alcun tipo di parvenza umana. Se non mi fossi pentita, sarei stata eliminata e punita, prima o poi.
C’erano altri due passi delle parole di Dio che ho letto in seguito che mi hanno fatto comprendere la prospettiva sbagliata in merito alla ricerca nella mia fede. Dio Onnipotente dice: “Quando l’uomo valuta gli altri, lo fa in base al loro contributo. Quando Dio valuta l’uomo, lo fa in base alla sua natura. Tra coloro che cercano la vita, Paolo fu una persona che non conosceva la propria sostanza. Non era affatto umile e neppure obbediente, e non conosceva la propria essenza, che si opponeva a Dio. Perciò fu un individuo che non aveva subito esperienze dettagliate e che non mise in pratica la verità. Pietro era diverso. Conosceva le proprie imperfezioni, debolezze e la propria indole corrotta come creatura di Dio, così percorse una strada della pratica, attraverso la quale modificare la propria indole; non era uno di coloro che avevano solo la dottrina ma non possedevano alcuna realtà. Quelli che cambiano sono persone nuove che sono state salvate, che sono qualificate per cercare la verità. Le persone che non cambiano sono naturalmente obsolete; sono quelle che non sono state salvate, cioè che sono odiate e rifiutate da Dio. Per quanto grande sia il loro lavoro, non saranno ricordate da Dio. Quando fai un confronto con la tua ricerca, dovrebbe essere lampante se tu sia, in definitiva, una persona dello stesso tipo di Pietro o di Paolo” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Il successo o il fallimento dipendono dalla strada che l’uomo percorre”). “Se ciò che cerchi è la verità, ciò che metti in pratica è la verità e ciò che ottieni è un cambiamento nella tua indole, allora la strada che percorri è quella giusta. Se ciò che cerchi sono le benedizioni della carne e ciò che metti in pratica è la verità delle tue nozioni, e se non c’è alcun cambiamento nella tua indole e non sei affatto obbediente al Dio fattoSi carne e vivi ancora nella vaghezza, ciò che cerchi ti porterà sicuramente all’inferno, perché la strada che percorri è quella del fallimento. Se sarai reso perfetto o eliminato dipende dalla tua ricerca, vale a dire che il successo o il fallimento dipendono dalla strada che l’uomo percorre” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Il successo o il fallimento dipendono dalla strada che l’uomo percorre”). Rifletterci ulteriormente è stato davvero illuminante per me. Quando Dio misura una persona, non Si basa su quanto essa ha contribuito in superficie, quanto piuttosto sul suo atteggiamento, sulla sua prospettiva e sulla posizione che ha preso di fronte alle cose, e sulla sua capacità di mettere in pratica la verità e sottomettersi a Dio. Ma pensavo che fintanto che una persona facesse sacrifici e lavorasse sodo, Dio Se ne rallegrerebbe e la benedirebbe, e quella persona avrebbe allora una buona destinazione. Questo non era chiaramente contrario alle parole di Dio? Nell’Età della Grazia, Paolo attraversò gran parte dell’Europa condividendo il Vangelo del Signore. Soffrì molto, portò a termine un sacco di lavoro e fondò tante Chiese. Ma tutto ciò che fece non era affatto per sottomissione a Dio o per compiere il dovere di un essere creato. Era mirato a ottenere benedizioni e ricompense per se stesso. Ecco perché, dopo tanti viaggi e altrettanta fatica, ha detto: “Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede. Ormai mi è riservata la corona di giustizia” (2 Timoteo 4:7-8). Paolo pretendeva palesemente una corona da Dio. I suoi sacrifici non erano sinceri e non venivano dalla sottomissione a Dio. Alla fine, non solo non entrò nel Regno, ma fu punito. Nella mia fede, non guardavo le cose in base alla verità e alle parole di Dio, ma stavo misurando l’opera di Dio secondo la logica di Satana e con un atteggiamento di scambio. Ero davvero ridicola. Le parole di Dio dicono: “Se ciò che cerchi è la verità, ciò che metti in pratica è la verità e ciò che ottieni è un cambiamento nella tua indole, allora la strada che percorri è quella giusta” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Il successo o il fallimento dipendono dalla strada che l’uomo percorre”). Ho capito che dovevo perseguire la verità e concentrarmi sulla conoscenza di me stessa attraverso il compimento del mio dovere, affrontare le mie prospettive e le motivazioni errate, la mia indole corrotta, raggiungere l’obbedienza a Dio, fare il mio dovere tenendo conto della Sua volontà e nient’altro. Questo è l’unico modo per essere salvati da Dio. Una volta capito tutto ciò, ho detto una preghiera: “Non importa cosa succede con la mia salute, sono pronta a sottomettermi. Se sopravviverò e uscirò dall’ospedale, farò il mio dovere per ripagare l’amore di Dio fino all’ultimo respiro!”
Il mio dodicesimo giorno di ospedale, ho chiesto se potevo essere visitata per un’eventuale dimissione e, dopo un controllo, il medico ha detto: “L’emorragia si è fermata, ma i coaguli di sangue non si sono completamente sciolti. Sta andando molto bene e sono solo 12 giorni di terapia”. Ero entusiasta, e ho ringraziato Dio per avermi protetta. Il dottore ha aggiunto che, una volta uscita dall’ospedale, dovevo concentrarmi sulla mia convalescenza e non stancarmi troppo: i miei vasi sanguigni cerebrali erano molto fragili, quindi dovevo fare attenzione a non cadere, altrimenti le conseguenze di un secondo ictus sarebbero state assolutamente terribili. Il giorno delle mie dimissioni, un messaggio mi comunicava che sorella Zhang, con cui lavoravo, era uscita quattro giorni prima ma non era ancora tornata a casa di chi la ospitava. Molto probabilmente era stata arrestata. Quella notizia mi ha davvero preoccupata. Significava che tutti i luoghi di ritrovo in cui era stata e le case in cui erano conservate le offerte della Chiesa erano in pericolo, quindi bisognava avvisare tutti, prendere subito precauzioni. Però si trattava di un sacco di posti e io ero appena uscita dall’ospedale: non potevo fisicamente sostenere quel trambusto. Perché non era successo prima, o dopo? Perché doveva accadere in un momento così critico? Se avessi avuto un altro ictus, sarei potuta finire su una sedia a rotelle, e andare ad avvisare tutta quella gente era davvero pericoloso. Se fossi stata arrestata, il mio corpo avrebbe retto alla brutale tortura della polizia? Probabilmente sarebbe stata la mia fine. Ma solo io e sorella Zhang sapevamo dove vivevano questi fratelli e sorelle, quindi se non fossi andata a comunicarglielo e di conseguenza loro fossero stati arrestati e le offerte sequestrate dalla polizia, sarebbe stata una perdita terribile. Indecisa, ho pensato alla preghiera che avevo detto prima di uscire dall’ospedale: “Se sopravvivrò e uscirò dall’ospedale, mi dedicherò con tutta me stessa al mio dovere e ripagherò l’amore di Dio fino al mio ultimo respiro”. Ora che stava succedendo qualcosa, come potevo dimenticare la mia promessa in quel modo? Mi sono prostrata davanti a Dio in preghiera: “Dio, so che mi stai osservando, e vedi il mio atteggiamento. Sono determinata a sostenere il lavoro della Tua casa e a compiere il mio dovere”. Ho anche pensato a cosa accadde quando il Signore Gesù fu inchiodato alla croce, che è stato davvero commovente per me. Il Signore Gesù andò verso il luogo della Sua crocifissione senza mai voltarsi indietro, tutto per redimere l’umanità, soffrì e fu umiliato in maniera inimmaginabile. L’amore di Dio per l’umanità è così grande. Ha rinunciato alla Sua vita per noi, quindi perché non potrei abbandonare i miei interessi personali e proteggere il lavoro della casa di Dio per ripagare il Suo amore? Come essere creato, non potevo soltanto godere della grazia di Dio e pensare esclusivamente alle mie benedizioni. Se non facevo il mio dovere, non ero nemmeno degna di essere chiamata umana. Incoraggiata dalle parole di Dio, ho iniziato a prendere accordi per occuparmi della faccenda. Proprio mentre stavo andando a casa della seconda ospite, ho scoperto che sorella Zhang, in realtà, non era stata arrestata. Ero così grata a Dio. Mi sentivo anche tanto più in pace, perché ero stata in grado di correggere le mie motivazioni e prospettive e a mettere in pratica la verità.
Questi sei anni sono passati molto velocemente. Non sono completamente guarita: la mano e il piede sinistro sono ancora un po’ intorpiditi, ma so che la mia salute è nelle mani di Dio. La mia ripresa è solo parziale e ciò mi serve da protezione, mi ricorda di non indirizzare i miei sforzi per ottenere benedizioni, per non finire sul cammino sbagliato come Paolo. Nell’attraversare tutto ciò ho sofferto, però mi ha aiutata a capire meglio la mia corruzione e le mie impurità e a correggere le mie prospettive sbagliate sull’essere benedetti. Ho capito che, nella mia fede, dovrei perseguire la verità e sottomettermi a Dio, e fare il dovere di un essere creato. Ora ho il giusto obiettivo nella mia ricerca: questa malattia è stata una benedizione sotto mentite spoglie! Non avrei mai potuto ottenere tutto questo in un ambiente confortevole. Lode a Dio per la Sua salvezza!