1. Cosa vuol dire temere Dio ed evitare il male e in che modo si manifestano questi due aspetti
Parole di Dio attinenti:
Che cosa significa avere timore di Dio? E come evitare il male?
“Avere timore di Dio” non indica paura e orrore indefinibili, né evadere, né tenere a distanza e nemmeno idolatria o superstizione. Si tratta invece di ammirazione, stima, fiducia, comprensione, sollecitudine, obbedienza, consacrazione, amore, nonché adorazione incondizionata e paziente, contraccambiare e sottomettersi. Senza un’autentica conoscenza di Dio, l’umanità non avrà ammirazione autentica, fiducia autentica, comprensione autentica, autentica sollecitudine od obbedienza, ma solo terrore e disagio, solo dubbio, malinteso, evasione ed elusione; senza un’autentica conoscenza di Dio, l’umanità non avrà consacrazione e contraccambio autentici; senza un’autentica conoscenza di Dio, l’umanità non avrà un adorare e un sottomettersi autentici, ma solo cieca idolatria e superstizione; senza un’autentica conoscenza di Dio, l’umanità non può mai agire in conformità con la via di Dio, né avere timore di Dio, né evitare il male. Al contrario, ogni attività e ogni comportamento che l’uomo intraprende saranno colmi di ribellione e disobbedienza, con imputazioni diffamatorie e giudizi calunniosi su di Lui e con una condotta malvagia contraria alla verità e al vero significato delle parole di Dio.
Una volta che l’umanità avrà sincera fiducia in Dio, sarà sincera nel seguirLo e nel dipendere da Lui; solo con vera fiducia e dipendenza da Dio l’umanità può avere comprensione e intendimento autentici. Unitamente alla reale comprensione di Dio arriva la vera sollecitudine verso di Lui; solo con un’autentica sollecitudine verso Dio l’umanità può avere un’obbedienza autentica; solo con l’obbedienza autentica a Dio l’umanità conoscerà autentica consacrazione; solo con autentica consacrazione a Dio l’umanità può contraccambiare in maniera incondizionata e senza lamentele; solo con fiducia e dipendenza autentiche, comprensione e sollecitudine autentiche, obbedienza autentica, consacrazione e contraccambio autentici l’umanità può veramente giungere a conoscere l’indole e l’essenza di Dio e a conoscere l’identità del Creatore; solo quando è giunta veramente a conoscere il Creatore, l’umanità può destare in sé un adorare e un sottomettersi autentici; solo quando sa realmente adorare e sottomettersi al Creatore l’umanità potrà accantonare la propria condotta malvagia, vale a dire evitare il male.
Ciò costituisce l’intero processo di “avere timore di Dio ed evitare il male” ed è anche l’intero contenuto dell’avere timore di Dio ed evitare il male, nonché il cammino da percorrere per arrivare ad avere timore di Dio ed evitare il male.
Tratto da “Conoscere Dio è la via per temere Dio ed evitare il male” in “La Parola appare nella carne”
Che tipo di percorso è esattamente la via del timore di Dio e della fuga dal male? Richiede di cercare la sottomissione totale e assoluta a Dio, di avere sinceramente timore e paura di Lui, senza alcun elemento di disonestà, resistenza o ribellione. Implica l’essere totalmente puri di cuore e assolutamente leali e obbedienti verso di Lui. Questa lealtà e obbedienza devono essere assolute, non relative, né dipendenti dal tempo, dal luogo o dall’età. È questa la via del timore di Dio e della fuga dal male. Mentre percorri questo cammino di ricerca, a poco a poco arriverai a conoscere Dio e a sperimentare le Sue azioni; sentirai la Sua premura e protezione, percepirai la verità della Sua esistenza e avvertirai la Sua sovranità. Solo allora, finalmente, sentirai davvero la Sua esistenza in tutte le cose, oltre a percepire la Sua presenza accanto a te; solo allora avrai questo tipo di consapevolezza. Se non cerchi questo tipo di via, allora non otterrai mai la conoscenza di queste cose.
Tratto da “L’uomo è il maggior beneficiario del piano di gestione di Dio” in “Registrazioni dei discorsi di Cristo degli ultimi giorni”
Sebbene una parte dell’essenza di Dio sia amore ed Egli offra misericordia a tutti, gli esseri umani trascurano e dimenticano il punto che la Sua essenza è anche dignità. Che Egli abbia amore non significa che le persone possano offenderLo liberamente e che Egli non abbia sentimenti o reazioni. Che Egli abbia misericordia non significa che non abbia principi riguardo a come trattare gli esseri umani. Dio è vivente; esiste davvero. Non è un burattino immaginario o qualcos’altro. Poiché esiste, noi dobbiamo ascoltare attentamente la voce del Suo cuore in ogni momento, prestare attenzione al Suo atteggiamento e capire i Suoi sentimenti. Non dobbiamo usare le fantasie degli esseri umani per definire Dio e non dobbiamo imporre a Dio i loro pensieri e desideri, facendo sì che nel trattare l’umanità Dio impieghi lo stile e il pensiero dell’uomo. Se fai così, stai facendo incollerire Dio, stai tentando la Sua ira e sfidando la Sua dignità! Perciò, quando avrete capito la gravità di tale questione, sollecito ciascuno di voi a essere cauto e prudente nelle proprie azioni. Siate cauti e prudenti nel parlare. E riguardo a come trattate Dio, più siete cauti e prudenti e meglio è! Quando non capisci quale sia l’atteggiamento di Dio, non parlare sconsideratamente, non essere avventato nelle tue azioni e nell’applicare etichette. Ancor più, non giungere a conclusioni arbitrarie. Invece devi aspettare e ricercare; questa è anche una manifestazione del temere Dio e dell’evitare il male. Se riesci a raggiungere questo punto sopra ogni cosa e possiedi questo atteggiamento sopra ogni cosa, allora Dio non ti incolperà della tua stupidità, ignoranza e mancanza di comprensione delle motivazioni delle cose. Piuttosto, a causa del tuo atteggiamento di paura di offesa nei confronti di Dio, del tuo rispetto per le Sue intenzioni e del tuo atteggiamento di disponibilità a obbedirGli, Dio Si ricorderà di te, ti guiderà e ti illuminerà, o tollererà la tua immaturità e la tua ignoranza. Al contrario, se il tuo atteggiamento verso di Lui sarà irriverente – giudicando arbitrariamente Dio, cercando di indovinare e definire le idee di Dio –, Dio ti infliggerà una condanna, una disciplina, perfino una punizione; oppure ti fornirà una dichiarazione. Forse questa dichiarazione riguarda il tuo destino. Pertanto voglio sottolinearlo ancora una volta: dovete essere cauti e prudenti verso tutto ciò che proviene da Dio. Non parlare in maniera sconsiderata e non essere avventato nelle tue azioni. Prima di dire alcunché, devi pensare: questa cosa farà incollerire Dio? Fare questo è temere Dio? Perfino per problemi semplici devi comunque cercare di capire davvero tali questioni, di considerarle realmente. Se riesci davvero a fare pratica secondo questi principi, in tutti gli aspetti, in tutte le cose, in tutti i momenti, e adotti questo atteggiamento soprattutto quando c’è qualcosa che non capisci, Dio ti guiderà sempre e ti darà un cammino da seguire. Qualunque cosa gli esseri umani manifestino, Dio vede tutto chiaramente, semplicemente, e fornirà una valutazione precisa e adeguata di tali manifestazioni.
Tratto da “Come conoscere l’indole di Dio e i risultati che la Sua opera deve raggiungere” in “La Parola appare nella carne”
Quando nel tuo cuore predomina la verità che è diventata la tua vita, allora, quando vedi emergere qualcosa di passivo, di negativo o di malvagio, la reazione del tuo cuore è del tutto diversa. In primo luogo provi un senso di colpa e di disagio, seguito immediatamente da questa sensazione: “Non posso limitarmi a restare inerte e chiudere un occhio. Devo intervenire e parlare, devo assumermi la responsabilità”. Allora puoi intervenire e porre termine a questi atti malvagi, smascherandoli, sforzandoti di salvaguardare gli interessi della casa di Dio e di evitare che venga intralciata l’opera di Dio. Non solo avrai questo coraggio e questa determinazione e sarai in grado di capire a fondo la questione, ma farai anche fronte alla responsabilità che devi assumerti per l’opera di Dio e per gli interessi della Sua casa, e in tal modo si compirà il tuo dovere. In che modo si compirà? Col fatto che la verità eserciterà il suo effetto su di te e diventerà la tua vita. In tal modo, quando è stato compiuto il tuo dovere, non chiederai se Dio possa concederti una ricompensa, se abbia osservato le tue azioni o se le approvi. Invece riterrai semplicemente che questa fosse la responsabilità che dovevi assumerti. In tal modo non manifesterai forse coscienza, ragione, umanità, integrità morale e dignità? I tuoi atti e comportamenti saranno improntati a quel “temere Dio ed evitare il male” di cui Egli parla. Compirai così l’essenza di queste parole e ne vivrai la realtà. Quando la verità diventa la vita di una persona, questa è allora in grado di vivere tale realtà.
Tratto da “Soltanto chi mette in pratica la verità è timorato di Dio” in “Registrazioni dei discorsi di Cristo degli ultimi giorni”
Giobbe era perfetto, temeva Dio e fuggiva il male, e godeva di una grande ricchezza e di uno stato rispettabile. In quanto persona normale che viveva in quell’ambiente e in quelle condizioni, l’alimentazione di Giobbe, la qualità e i vari aspetti della sua vita personale avrebbero attirato l’attenzione della maggior parte delle persone; continuiamo a leggere le Scritture: “I suoi figli erano soliti andare gli uni dagli altri e a turno organizzavano una festa; e mandavano a chiamare le loro tre sorelle perché venissero a mangiare e a bere con loro. Quando i giorni della festa terminavano, Giobbe li faceva venire per purificarli; si alzava di buon mattino e offriva un olocausto per ciascuno di essi, perché diceva: ‘Può darsi che i miei figli abbiano peccato e abbiano rinnegato Dio in cuor loro’. Giobbe faceva sempre così” (Giobbe 1:4-5). […] Quando la Bibbia descrive i banchetti di figli e figlie di Giobbe, non fa nemmeno un cenno a lui; viene solo detto che spesso figli e figlie di Giobbe mangiavano e bevevano insieme. In altri termini, egli non offriva banchetti e non si univa a figli e figlie nel mangiare e sperperare. Sebbene fosse ricco e possedesse molti beni e servi, Giobbe non conduceva una vita sfarzosa. Non si faceva abbindolare dallo stupendo ambiente in cui viveva grazie alla sua ricchezza, non si rimpinzava dei piaceri della carne. La sua ricchezza non gli faceva dimenticare di offrire olocausti o gradualmente abbandonare Dio nel proprio cuore. Quindi, evidentemente, Giobbe era disciplinato nella sua vita, non era avido o edonista e non si concentrava sulla qualità della vita come risultato delle benedizioni a lui elargite da Dio. Al contrario, era umile e modesto, non era incline all’ostentazione ed era attento nei confronti di Dio. Spesso pensava alle grazie e alle benedizioni di Dio, ed era sempre timoroso nei Suoi confronti. Nella quotidianità, spesso si svegliava di buon’ora per offrire olocausti per i suoi figli e le sue figlie. In altri termini, non solo temeva Dio in prima persona, ma sperava anche che i suoi figli e le sue figlie avrebbero temuto Dio e non avrebbero peccato contro di Lui. Le ricchezze materiali di Giobbe non occupavano spazio nel suo cuore, e non vi sostituivano certo la posizione riservata a Dio; che fossero per sé stesso o per i suoi figli, le azioni quotidiane di Giobbe erano tutte volte al timore di Dio e al rifiuto del male. Il suo timore di Jahvè Dio non era solo a parole, ma veniva trasformato in azione e rispecchiato in ogni singola parte della sua vita quotidiana. L’effettiva condotta di Giobbe ci dimostra che era onesto, aveva una sostanza amante della giustizia e di tutto ciò che è positivo. Il fatto che spesso Giobbe facesse venire i suoi figli e le sue figlie per purificarli non significa che giustificasse o approvasse il loro comportamento; al contrario, era intimamente stufo delle loro azioni, e le condannava. Aveva concluso che il comportamento dei suoi figli e delle sue figlie non era gradito a Jahvè Dio, e così spesso li faceva venire al Suo cospetto perché confessassero i loro peccati. Le azioni di Giobbe ci mostrano anche un altro aspetto della sua umanità: egli non camminò mai al fianco di coloro che spesso peccavano e offendevano Dio, ma al contrario li rifuggì e li evitò. Anche se erano i suoi figli e le sue figlie, non per questo rinunciò ai propri principi perché erano suoi congiunti, né indulse ai loro peccati, a causa dei suoi sentimenti. Invece, li spinse a confessarsi e a guadagnare la tolleranza di Jahvè Dio, avvertendoli di non abbandonare Dio per amore dei loro piaceri ingordi. I principi in base ai quali Giobbe trattava gli altri sono inseparabili da quelli del suo timore di Dio e dal suo rifiuto del male. Amava ciò che veniva accettato da Dio e detestava ciò che Gli era repellente, amava coloro che temevano Dio nel loro cuore, e detestava quelli che commettevano il male o peccavano contro Dio. Tale amore e tale ripugnanza venivano manifestati nella sua vita quotidiana, e agli occhi di Dio ciò dimostrava la rettitudine di Giobbe. Naturalmente, dobbiamo anche comprendere l’espressione e il vissuto della vera umanità di Giobbe nel suo rapporto quotidiano con gli altri.
Tratto da “L’opera di Dio, l’indole di Dio e Dio Stesso II” in “La Parola appare nella carne”
Dopo che Dio ebbe detto a Satana: “Tutto quello che possiede è in tuo potere; soltanto, non stender la mano sulla sua persona”, Satana se ne andò e subito dopo Giobbe subì attacchi repentini e spietati: innanzitutto, i suoi buoi e i suoi asini furono depredati e i suoi servitori uccisi; poi, le sue pecore e i suoi servitori furono divorati dal fuoco; quindi, i suoi cammelli furono portati via e i suoi servi assassinati; infine, i suoi figli e le sue figlie morirono. Questa sfilza di attacchi fu il tormento sofferto da Giobbe durante la prima tentazione. Come Dio aveva ordinato, durante questi attacchi Satana si limitò a colpire i beni di Giobbe e i suoi figli, ma non fece alcun male a Giobbe stesso. Tuttavia, in un battibaleno Giobbe fu trasformato da ricco pieno di beni a nullatenente. Nessuno avrebbe potuto resistere a un colpo a sorpresa così impressionante o reagirvi correttamente, ma Giobbe dimostrò il suo carattere straordinario. Le Scritture ci forniscono il seguente resoconto: “Allora Giobbe si alzò e si stracciò il mantello e si rase il capo e si prostrò a terra e adorò”. Questa fu la prima reazione di Giobbe all’udire che aveva perso i suoi figli e tutti i suoi beni. Soprattutto, egli non parve sorpreso, o in preda al panico, e ancor meno espresse rabbia o odio. Vedete, perciò, come in cuore avesse già riconosciuto che tali disastri non erano accidentali o causati da mano d’uomo, e ancor meno costituivano il sopraggiungere di punizione o retribuzione. Erano piuttosto le prove di Jahvè giunte a lui, era Jahvè che voleva strappargli i beni e i figli. Giobbe, quindi, rimase molto calmo e lucido. La sua umanità perfetta e retta gli consentì di formulare, razionalmente e naturalmente, giudizi e decisioni ben precisi riguardo ai disastri che gli erano capitati e, di conseguenza, si comportò con una calma insolita: “Allora Giobbe si alzò e si stracciò il mantello e si rase il capo e si prostrò a terra e adorò”. “Si stracciò il mantello” significa che rimase senza vestiti, e non possedeva più nulla; “si rase il capo” significa che era tornato a essere di fronte a Dio come un neonato; “si prostrò a terra e adorò” significa che egli era venuto al mondo nudo e, adesso nuovamente privo di tutto, era tornato a Dio come un neonato. L’atteggiamento di Giobbe verso tutto ciò che gli era capitato non sarebbe stato possibile a nessun’altra creatura di Dio. La sua fede in Jahvè si spinse al di là dell’ambito del credo, si trattava del suo timore di Dio e della sua obbedienza a Lui, ed egli fu non solo in grado di ringraziarLo per quello che gli aveva dato, ma anche per quello che gli aveva tolto. E in più, seppe prendere l’iniziativa di restituire tutto ciò che possedeva, compresa la propria vita.
Il timore e l’obbedienza di Giobbe nei confronti di Dio sono un esempio per l’umanità, e la sua integrità e la sua rettitudine rappresentano il culmine dell’umanità che gli uomini dovrebbero possedere. Sebbene non vedesse Dio, si rendeva conto che esisteva veramente, e a motivo di ciò Lo temeva; e grazie al suo timore di Dio era in grado di obbedirGli. Giobbe diede a Dio carta bianca perché prendesse tutto ciò che aveva, senza peraltro lamentarsi, e si prostrò a Dio e Gli disse che, in quel preciso momento, anche se Dio gli avesse tolto perfino la carne, Glielo avrebbe consentito con gioia, senza lamentarsi. La sua intera condotta fu ascrivibile alla sua umanità perfetta e retta. Cioè, a causa della sua innocenza, onestà e benevolenza, Giobbe era incrollabile nella sua consapevolezza ed esperienza dell’esistenza di Dio, e a partire da ciò aveva posto esigenze a se stesso e aveva conformato il suo pensiero, il suo comportamento, la sua condotta, i suoi principi di azione di fronte a Dio in accordo con la guida di Dio e con le Sue azioni, che egli aveva scorto in ogni cosa. Col tempo, le sue esperienze indussero in lui un timore reale e concreto di Dio e lo portarono a fuggire il male. Questa era la fonte dell’integrità a cui Giobbe si attenne fermamente. Egli possedeva un’umanità onesta, innocente e benevola, aveva un’effettiva esperienza del timore di Dio, dell’obbedienza a Lui e della fuga dal male, e sapeva inoltre che “Jahvè ha dato, Jahvè ha tolto”. Solo a motivo di ciò seppe tenere duro e rendere testimonianza, pur in preda agli assalti perversi di Satana, e solo grazie a ciò fu in grado di non deludere Dio e di fornirGli una risposta soddisfacente quando le prove lo raggiunsero.
Tratto da “L’opera di Dio, l’indole di Dio e Dio Stesso II” in “La Parola appare nella carne”
Quando sua moglie gli consigliò di rinnegare Dio e poi morire, voleva dire: “Il tuo Dio ti tratta in questo modo, allora perché non Lo rinneghi? Cosa fai ancora in vita? Il tuo Dio è così ingiusto nei tuoi confronti, ma continui a dire: ‘Benedetto sia il nome di Jahvè’. Come fa a mandare su di te disgrazie quando tu benedici il Suo nome? Sbrigati a rinnegare il Suo nome e smettila di seguirLo. In questo modo i tuoi guai saranno finiti”. In questo istante, si realizzò la testimonianza che Dio avrebbe voluto vedere in Giobbe. Nessuna persona comune avrebbe potuto produrre tale testimonianza, né possiamo trovarla in alcuna altra storia della Bibbia, ma Dio l’aveva già vista molto tempo prima che Giobbe pronunciasse le sue parole. Egli voleva solo servirsi di questa occasione per consentire a Giobbe di dimostrare a tutti che Egli è giusto. Di fronte al consiglio della moglie, Giobbe non solo non rinunciò alla sua integrità e non rinnegò Dio, ma disse anche alla moglie: “Abbiamo accettato il bene dalla mano di Dio, e rifiuteremmo di accettare il male?” Queste parole hanno un grande peso? In questo caso, solo una constatazione può provare il peso di tali parole. Il loro peso sta nel fatto che sono approvate da Dio interiormente, rappresentano ciò che Dio desiderava, ciò che voleva ascoltare, e sono l’esito che Dio bramava vedere; sono, infine, l’essenza della testimonianza di Giobbe. In ciò venne dimostrata la perfezione di Giobbe, la sua rettitudine, il suo timore di Dio e la sua fuga dal male. La preziosità di Giobbe risiede nel modo in cui, quando fu tentato, e addirittura quando l’intero suo corpo venne coperto da ulcere maligne, quando sopportò il tormento più estremo, e quando moglie e parenti gli diedero i loro consigli, egli tuttavia pronunciò tali parole. Per dirla in altri termini, dentro di sé credeva che, indipendentemente dalla tentazione, o da quanto pesanti fossero i patimenti o il tormento, anche se avesse dovuto affrontare la morte, non avrebbe rinnegato Dio o respinto la via del timore di Dio e della fuga dal male. Vedete, quindi, che Dio occupava il posto più importante nel suo cuore e che in esso c’era solo Lui. È per questo che nelle Scritture leggiamo, a proposito di Giobbe, descrizioni come la seguente: “In tutto questo Giobbe non peccò con le sue labbra”. Non solo non peccò con le sue labbra, ma dentro di sé non si lamentò di Dio. Non pronunciò parole offensive nei Suoi confronti e non peccò contro di Lui. Non fu solo la sua bocca a benedire il nome di Dio, ma anche il suo cuore; bocca e cuore erano in perfetta sintonia. Ecco l’autentico Giobbe visto da Dio. Questo era proprio il motivo per il quale Dio teneva Giobbe in gran conto.
Tratto da “L’opera di Dio, l’indole di Dio e Dio Stesso II” in “La Parola appare nella carne”