23. Dare il cuore a Dio
Nel giugno 2018, ho preso parte alle prove per l’esibizione corale de “L’inno del Regno”. Al pensiero di salire sul palco e cantare l’inno per lodare e rendere testimonianza a Dio, mi sentivo onorata e fiera. Ho anche pregato Dio, dicendo che mi sarei esercitata al meglio e avrei fatto bene il mio dovere. Quando ho iniziato a provare le espressioni facciali e i passi di danza, ero diligente e mi impegnavo davvero, ma, poiché non sapevo nulla di canto e ballo e mi mancava l’espressività, ero palesemente una spanna sotto gli altri. Il nostro maestro mi riprendeva in continuazione. Dopo un po’, ho iniziato a scoraggiarmi: sentivo che per quanto mi sforzassi, non sarei mai migliorata, e quando sarebbero stati assegnati i posti, i fratelli più in gamba sarebbero finiti sicuramente in prima fila, mentre io avrei solo fatto numero nell’ultima. Mi sono applicata sempre di meno alle prove e ho accumulato i ritardi. Durante le prime riprese, mi hanno messo in un angolino dell’ultima fila. Ero piuttosto arrabbiata e pensavo: “Questo non è il mio forte e non sono all’altezza degli altri che sanno cantare e ballare. Anche col massimo sforzo, non sarò mai all’altezza della prima fila e non mi inquadreranno mai. Perché dovrei impegnarmi tanto alle prove? Basta un risultato decente”. Da allora, ho perso sempre più la motivazione. Sapevo di non fare i passi giusti, ma non mi sforzavo di correggerli. A volte, il maestro ci chiedeva più impegno, perché se anche uno solo si presentava male, con l’espressione sbagliata, avrebbe compromesso l’intero programma e ritardato le riprese. Quelle parole mi toccavano e sentivo di dover pensare al risultato finale, ma quello slancio durava poco e presto perdevo ancora la motivazione. Ogni giorno, provavo la canzone e i passi senza passione: non sentivo per niente la guida di Dio. C’erano passi che provavo a lungo, ma che non mi venivano mai. Quando gli altri hanno condiviso la propria comprensione del testo, la mia non brillava affatto. Non sentivo nessun trasporto cantando e, nelle riprese, il mio sguardo era spento e i miei gesti inespressivi. Ero uno spettacolo penoso. Le prove erano sempre più noiose per me e aspettavo solo che il programma finisse per dedicarmi a un altro compito.
Quando è stato affisso lo schema con le posizioni sul palco, ho visto che non sarei stata in ogni inquadratura e mi sono demoralizzata ancor più. Ho pensato: “Non sarò bravissima, ma non sono neanche così male. Anche se non sono da prima fila, non posso almeno essere inquadrata? Perché mi hanno esclusa? A cosa sono servite tutte queste prove? A saperlo prima, non mi sarei esercitata con tutti quei passi”. In seguito, alle prove, quando mi riprendevano ero collaborativa, altrimenti, ripetevo i movimenti in modo meccanico e apatico. Finite le riprese, in una riunione, ho sentito gli altri parlare di cosa avevano guadagnato dall’esperienza e ne sono rimasta turbata. A parità di compito, tutti ne avevano ricavato qualcosa, mentre io, in cuor mio, non mi sentivo affatto arricchita. Perché? Ho avuto paura e mi sono chiesta se potessi aver disgustato Dio. Poi, ho iniziato a ricercare e pregare Dio, chiedendoGli di guidarmi per conoscere me stessa. Un giorno, ho letto queste Sue parole: “Le persone dicono sempre che Dio guarda in profondità nei cuori e osserva tutto. Tuttavia, non sanno mai perché alcuni non ricevano l’illuminazione da parte dello Spirito Santo, perché non riescano mai a ottenere la grazia, perché non abbiano mai gioia, perché siano sempre negativi e depressi e perché siano incapaci di essere positivi. Osserva le condizioni del loro essere. Senza ombra di dubbio nessuna di tali persone ha una coscienza adeguata o un cuore sincero” (“Consegna il tuo vero cuore a Dio e potrai ottenere la verità” in “Registrazioni dei discorsi di Cristo degli ultimi giorni”). “La coscienza e la ragionevolezza dovrebbero essere le componenti dell’umanità di una persona. Sono entrambe fondamentali ed essenziali. Che razza di persona è un individuo che manca di coscienza e che non ha la ragionevolezza dell’umanità normale? In generale, è una persona che manca di umanità, che ne ha una cattiva. Analizziamo da vicino questo aspetto. Come può questa persona manifestare un’umanità corrotta tale per cui gli altri dicono che non ha umanità? Quali caratteristiche possiedono persone del genere? Quali manifestazioni specifiche presentano? Persone siffatte sono superficiali nelle loro azioni, e non si lasciano coinvolgere da nulla che non le interessi personalmente. Non considerano gli interessi della casa di Dio, né mostrano rispetto per la Sua volontà. Non si assumono mai il fardello di testimoniare per Dio o di assolvere al loro dovere, e non hanno alcun senso di responsabilità. A che cosa pensano quando fanno qualcosa? La loro prima riflessione è: ‘Se io faccio questa cosa, Dio lo saprà? Risulta visibile agli altri? Se gli altri non vedono che io ci metto tutto questo impegno e mi comporto sinceramente e, se nemmeno Dio lo vede, non serve a niente che io ci metta tale impegno e che ne soffra’. Non è forse egoismo questo? Allo stesso tempo, è anche un’intenzione assai meschina. Quando tali persone pensano e agiscono in questo modo, la coscienza svolge forse qualche ruolo? Vi è qualcosa della coscienza in questo? Vi sono perfino persone che, vedendo un problema nello svolgimento del proprio dovere, restano in silenzio. Vedono che altri causano interruzioni e turbative eppure non fanno nulla per fermarli. Non considerano minimamente gli interessi della casa di Dio, né pensano affatto ai propri doveri o responsabilità. Parlano, agiscono, si espongono, si impegnano e consumano energie solo per la loro vanità, il loro prestigio, la loro posizione, i loro interessi e il loro onore. A tutti è chiaro come agiscano e che intenzioni abbiano persone del genere: spuntano fuori ovunque vi sia l’occasione di farsi onore o di ricevere qualche benedizione. Quando, però, non vi è occasione di farsi onore o non appena vi è un momento di sofferenza, scompaiono alla vista come una tartaruga che ritrae il capo. Una persona del genere possiede forse coscienza e ragionevolezza? Una persona priva di coscienza e di ragionevolezza che si comporta in questo modo prova riprovazione per se stessa? La coscienza di una persona del genere non serve ad alcuno scopo, e tale persona non ha mai provato alcuna riprovazione per se stessa. Allora, può forse percepire la riprovazione e la disciplina dello Spirito Santo? No, non può” (“Consegna il tuo vero cuore a Dio e potrai ottenere la verità” in “Registrazioni dei discorsi di Cristo degli ultimi giorni”). Nel leggere quelle parole di Dio, mi sono commossa. Mi sono resa conto che ero stata negativa e passiva nel mio dovere e non potevo ottenere l’opera dello Spirito Santo soprattutto perché in cuor mio non ero onesta. Nel mio dovere, avevo pensato solo a fama e prestigio anziché agli interessi della casa di Dio e alle mie responsabilità. Dio detesta quel tipo di atteggiamento. Ho ripensato alle prove: mi ero trovata un gradino sotto gli altri e mi avevano messa in ultima fila, dove non potevo mettermi in mostra. Così, ero diventata negativa e passiva, senza sforzarmi di esercitare espressioni e passi. Mi ero accontentata di un risultato decente, senza cercare di migliorare. Vedendomi esclusa da alcune inquadrature, pensando a tutti quegli sforzi invano, ero piena di obiezioni e lamentele. Non volevo più esercitarmi. In seguito, quando mi riprendevano facevo la mia parte, le altre volte mi rilassavo e mi esibivo alla buona. Mi sono sentita in colpa a quel pensiero. La casa di Dio produce quegli spettacoli per testimoniare Dio, la mia partecipazione era un’elevazione da parte di Dio. Avrei dovuto dare tutta me stessa e collaborare con gli altri per fare bene il mio dovere. Invece, quando il mio desiderio di fama e prestigio non è stato soddisfatto, sono diventata approssimativa, negativa e pigra. Ero del tutto priva di coscienza o ragionevolezza. Ero una persona egoista, subdola, spregevole e meschina. Dio esamina il cuore degli uomini in profondità. Poteva forse non essere disgustato dal mio atteggiamento verso il Suo incarico? A quel pensiero, assalita dai rimpianti e dai sensi di colpa, ho pregato così Dio: “O Dio! Ho sbagliato. Rimpiango il modo in cui ho agito nello spettacolo e non ho modo di rimediare. D’ora in poi, perseguirò davvero la verità e smetterò di pensare a fama e prestigio. Voglio rimanere salda nel mio dovere”.
Non mi rimaneva che aspettare, piena di rimpianti, che il programma venisse messo online; invece, per una serie di motivi, ci hanno richiesto altre riprese. Che sorpresa! A quella notizia, ho provato un miscuglio di sensazioni: era la mia occasione per pentirmi. Così, ho deciso che avrei di certo fatto il mio dovere per soddisfare Dio. Ho iniziato a dare tutta me stessa alle prove e, dopo un po’, ho visto dei progressi nei passi e nelle espressioni. Pensavo che le riprese stessero per iniziare, ma, per una serie di imprevisti, sono state posticipate. Le prove, però, sono andate avanti. All’inizio, riuscivo a metterci impegno ogni giorno, ma, dopo un po’, ho iniziato a pensare: “Non sappiamo quando inizieremo a girare né quanto dureranno le prove. Se l’ultima volta non sono stata inquadrata, è probabile che non lo sia neanche stavolta. Inoltre, ormai ho imparato abbastanza la canzone e i passi, quindi, dovrebbero bastare un po’ di prove ogni giorno”. Il maestro ci ripeteva di non rilassarci troppo prima delle riprese e che gli schemi di danza potevano sempre cambiare. Ma io non gli prestavo attenzione e pensavo: “È altamente improbabile che mi mettano davanti, quindi, anche se mi impegno nelle prove, non è detto che mi riprendano. Perché sforzarsi?” Quando il maestro segnalava i miei errori alle prove, non ero disposta a migliorarmi e trovavo soltanto scuse: “Se i fratelli che sono davanti si vedranno nel video, è normale che si preparino bene. Ma io sarò dietro e non mi si riconoscerà neanche. Non serve essere così minuziosi”. In seguito, mi sentivo sempre stanca alle prove, mi costavano tanta fatica. Molte volte non volevo nemmeno andarci. Perciò ho capito che il mio vecchio difetto si stava ripresentando e mi dispiaceva. Così mi sono chiesta: “Perché sono sempre così superficiale nel mio dovere? Perché non posso semplicemente adoperarmi per soddisfare Dio?” In preghiera, ho chiesto a Dio di guidarmi per conoscere me stessa.
E ho letto queste parole di Dio: “Per molti anni, i pensieri sui quali gli uomini hanno fatto affidamento per la loro sopravvivenza ne hanno corroso i cuori al punto da farli diventare perfidi, codardi e spregevoli. Non solo mancano di forza di volontà e di determinazione, ma sono anche diventati avidi, arroganti e cocciuti. Manca in loro anche solo un briciolo di determinazione che vada al di là del loro io e, peggio ancora, non hanno un briciolo di coraggio per liberarsi dalle limitazioni di questi oscuri influssi. I pensieri e la vita degli uomini sono talmente corrotti che i loro punti di vista sulla fede in Dio sono rimasti insopportabilmente orribili, e persino quando parlano dei loro punti di vista sulla fede in Dio ascoltarli è insopportabile. Gli uomini sono tutti codardi, incompetenti, spregevoli e fragili. Non provano disgusto per le forze delle tenebre e non provano amore per la luce e la verità, ma al contrario fanno di tutto per espellerle. […] Ora siete seguaci, e avete acquisito una certa comprensione di questa fase dell’opera. Tuttavia, non avete ancora messo da parte il desiderio di prestigio. Quando il vostro prestigio è elevato ricercate bene, ma quando è basso smettete di ricercare. Avete sempre in mente le benedizioni collegate al prestigio. Perché la maggioranza delle persone non riesce a uscire dalla negatività? La risposta non è invariabilmente che è per via delle prospettive poco incoraggianti?” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Perché non vuoi essere un complemento?”). “Non prestare attenzione a ciò che dice una tale persona; devi vedere che cosa vive, che cosa rivela e qual è il suo atteggiamento quando compie il suo dovere, nonché qual è la sua condizione interna e che cosa ama. Se il suo amore per la fama e la fortuna supera la lealtà verso Dio, supera gli interessi di Dio o supera la considerazione che tale persona dimostra nei confronti di Dio, allora non è una persona dotata di umanità. Il suo comportamento può essere osservato dagli altri e da Dio; pertanto, è molto difficile che una persona del genere acquisisca la verità” (“Consegna il tuo vero cuore a Dio e potrai ottenere la verità” in “Registrazioni dei discorsi di Cristo degli ultimi giorni”). Quelle parole di Dio hanno rivelato in modo incisivo le mie motivazioni spregevoli e mi hanno mostrato perché diventavo approssimativa nel mio dovere se non riuscivo a mettermi in mostra, e perché non ero motivata pur sapendo che era una responsabilità. Il mio desiderio di fama e prestigio era troppo grande. Se non era così ovvio che cercassi il modo di far sfoggio di me, era solo perché non avevo tanto talento, non perché non volessi farlo. Quando ho visto che non avrei svettato neanche con il massimo sforzo e che non avrei mai raggiunto la prima fila, ho affrontato la cosa in modo negativo e mi sono impegnata al minimo nel mio dovere. Mi limitavo a ripetere i movimenti senza cercare di eccellere. Se non potevo mettermi in mostra, a che pro soffrire tanto? Almeno così non ci avrei rimesso. Veleni di Satana come “Ognuno per sé e che gli altri si arrangino” e “Sii al di sopra degli altri” erano già ben radicati in me. Erano diventati i princìpi che controllavano ogni mia azione, così che pensavo solo al mio profitto in tutto ciò che facevo. Per fama e prestigio avrei fatto di tutto, altrimenti niente. E ciò valeva anche per il mio dovere. Mi impegnavo se potevo mettermi in mostra, ma se i miei desideri non erano soddisfatti, tiravo a campare. Non consideravo affatto la volontà di Dio o gli interessi della Sua casa. Vivevo secondo la mia natura scaltra, tramando sempre per fama e prestigio. Ero indolente e disonesta nel mio dovere, senza un briciolo di responsabilità, né coscienza, ragionevolezza o dignità. Ero totalmente inaffidabile. Ho pensato a quanti fratelli conoscevo che erano puri e onesti: tentavano di essere all’altezza dei requisiti di Dio, che fossero in prima o ultima fila. Sono diventati sempre più bravi a cantare e ballare e hanno potuto vedere le benedizioni e la guida di Dio. E poi, c’erano quelli dietro le quinte, che facevano la loro parte in sordina, invisibili al pubblico. Dicevano che la ricompensa per il loro lavoro era vedere il programma online. Invece, quando non ho potuto mettermi in mostra, io non ho nemmeno svolto quel minimo di dovere. Che mancanza di umanità. L’indole di Dio è santa e giusta, quindi Egli poteva solo disprezzare e odiare un’umanità e un atteggiamento del genere. Non potevo guadagnare l’opera dello Spirito Santo nel mio dovere né progredire nella vita. Se non mi fossi pentita, non avrei mai ottenuto alcuna verità, anche credendo fino alla fine. Sarei solo stata eliminata da Dio! A quel punto della riflessione, mi sono spaventata e ho pregato Dio: “O Dio, solo ora ho compreso quanto sono stata ignobile, vivendo secondo la mia indole corrotta e senza alcuna umanità. Dio, voglio pentirmi e cambiare. Ti prego, fa’ che mi liberi dai ceppi della mia indole satanica e mi concentri sul mio dovere”.
Poi, ho letto queste parole di Dio: “Se vuoi dedicarti ad essere devoto a Dio in tutto ciò che fai per soddisfare la volontà di Dio, non puoi limitarti ad assolvere solo un dovere; devi accettare qualsiasi incarico Dio ti affidi. Che corrisponda o meno ai tuoi gusti e rientri o meno nei tuoi interessi, o sia qualcosa che non ti piace o che non hai mai fatto prima o qualcosa di difficile, devi comunque accettarlo e sottometterti. Non solo devi accettarlo, devi anche collaborare in modo proattivo e impararlo e ottenere l’ingresso. Anche se soffri e non sei riuscito a distinguerti e brillare, devi comunque impegnarti con devozione. Devi considerarlo come il tuo dovere da assolvere: non come una faccenda personale, ma come il tuo dovere. Come si dovrebbero intendere i propri doveri? Il dovere dell’individuo si concretizza quando il Creatore (Dio) gli affida un compito da svolgere. I compiti che Dio ti assegna, gli incarichi che Dio ti affida: questi sono i tuoi doveri. Quando li persegui come tuoi obiettivi e hai davvero un cuore che ama Dio, puoi ancora esprimere un rifiuto? Non dovresti rifiutarli. Dovresti accettarli. Questo è il cammino della pratica” (“Le persone possono essere veramente felici solo attraverso l’onestà” in “Registrazioni dei discorsi di Cristo degli ultimi giorni”). Quelle parole mi hanno mostrato che il mio dovere era un incarico affidatomi da Dio, che dovevo rinunciare ai miei obiettivi personali e non c’entrava la bravura o la possibilità di far bella figura. Era mia responsabilità, dovevo mettere tutta me stessa in ciò che Dio mi richiedeva. In realtà, in qualsiasi schema di danza, c’è chi è davanti e chi dietro, e dovunque si trovino, svolgono il loro dovere. Dio osserva la motivazione e l’atteggiamento verso il nostro dovere; vede se ci mettiamo il cuore, se siamo responsabili e se pratichiamo la verità per soddisfarLo. Sì, avevo meno talento degli altri, ma Dio mi aveva comunque dato la possibilità di esercitarmi per far progredire sia le mie capacità che il mio ingresso nella vita. Era il Suo amore per me! Ho capito che, se non volevo più spezzare il cuore di Dio e deluderLo, non potevo più essere egoista, spregevole e senza cuore. Sia che fossi stata in prima o in ultima fila, visibile o meno nell’inquadratura, dovevo occupare il mio posto di essere creato per svolgere il mio dovere con purezza e onestà, ricambiando l’amore di Dio.
In seguito, in tutte le prove che svolgevamo, mi sono affidata a Dio in preghiera, facendo la mia parte con impegno. Quando leggevamo le parole di Dio alle nostre riunioni prima delle prove, meditavo sulle Sue richieste, e durante le prove mettevo in pratica le Sue parole. Quando il maestro indicava i miei errori, ascoltavo con attenzione e mettevo in pratica i suoi consigli. Poi ripensavo alle mie mancanze e nel tempo libero mi rimettevo a provare. Così, ho smesso di fare il minimo indispensabile. Quando ho affrontato le prove con la giusta motivazione, ogni giorno mi sentivo appagata. Il mio rapporto con Dio si è normalizzato. Potevo sentire la Sua guida nel mio dovere e non ero più così esausta. Dopo qualche tempo, i miei movimenti e le mie espressioni sono migliorate e le sorelle hanno notato progressi nel mio modo di cantare. Nel fondo del cuore, ho capito l’importanza di svolgere il mio dovere con onestà.
Quasi sempre, nelle riprese, mi mettevano nelle file posteriori, e a volte non volevo fare del mio meglio perché non venivo inquadrata. Allora, pregavo Dio e pensavo a come rispettare la Sua volontà e farmi coinvolgere di più. Ci è voluto del tempo, ma la mia attitudine è migliorata. Quando ero nelle file posteriori, pregavo per i fratelli e le sorelle delle file anteriori. Quando non venivo ripresa, mi offrivo di aiutare le sorelle con i costumi e i capelli, facendo di tutto per svolgere il mio dovere. Quando ne vedevo alcune negative e fiacche perché erano troppo indietro, offrivo la mia condivisione sulla volontà di Dio per aiutarle. Fare il mio dovere in quel modo mi ha aiutato a sentirmi a mio agio e a migliorare sempre più. Riuscire a mettere da parte fama e prestigio e praticare un po’ di verità è stato possibile grazie alla guida delle parole di Dio, che ringrazio per avermi salvata.