La parabola della pecorella smarrita

15 Maggio 2018

Matteo 18:12-14 Che ve ne pare? Se un uomo ha cento pecore e una di queste si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti per andare in cerca di quella smarrita? E se gli riesce di ritrovarla, in verità vi dico che Egli si rallegra più per questa che per le novantanove che non si erano smarrite. Allo stesso modo, il Padre vostro che è nei cieli non vuole che uno solo di questi piccoli perisca.

Questo passo è una parabola. Che tipo di sensazioni suscita negli uomini? La modalità di espressione qui utilizzata (la parabola) è una metafora nel linguaggio umano, e in quanto tale rientra nell’ambito delle conoscenze umane. Se Dio avesse detto qualcosa di analogo nell’Età della Legge, le persone avrebbero sentito che tali parole non erano realmente coerenti con l’identità di Dio, ma quando il Figlio dell’uomo pronunciò queste parole nell’Età della Grazia, esse suonarono confortanti, cordiali e intime. Quando Dio Si fece carne, quando Si manifestò in forma di uomo, usò una parabola molto appropriata, che proveniva dalla Sua umanità, per esprimere la voce del Suo cuore. Questa voce rappresentava la voce di Dio e l’opera che Egli voleva svolgere in quell’età, oltre a un atteggiamento che Dio aveva verso gli uomini nell’Età della Grazia. Dalla prospettiva di questo atteggiamento, Egli paragonava ogni persona a una pecora. Se una di loro si smarrisse, Dio farebbe qualunque cosa per ritrovarla. Ciò illustrò un principio dell’opera che Dio compì in quell’epoca tra gli uomini, mentre era nella carne. Egli usò questa parabola per descrivere la Sua determinazione e il Suo atteggiamento durante quell’opera. Questo era il vantaggio dell’incarnazione di Dio: Egli poté sfruttare le conoscenze degli uomini e usare il loro linguaggio per parlare con loro, e per esprimere la Sua volontà. Spiegava o “traduceva” il Suo profondo linguaggio divino per le persone, che si sforzavano di comprendere con il linguaggio umano, in modo umano. Ciò le aiutò a comprendere la Sua volontà e a capire cosa volesse fare. Egli poteva anche conversare con loro dalla prospettiva umana, adoperando il linguaggio umano e comunicando con le persone in maniera comprensibile. Poteva persino parlare e operare usando il linguaggio e le conoscenze umani, cosicché gli uomini potessero percepire la Sua gentilezza e vicinanza, e vedere il Suo cuore. Che cosa deducete da tutto questo? C’è qualche proibizione nelle parole e nelle azioni di Dio? Per come la vedono le persone, Dio non poteva affatto usare le conoscenze, il linguaggio o i modi di parlare umani per discutere di ciò che Egli Stesso voleva dire, dell’opera che voleva svolgere, o per esprimere la Sua volontà. Ma questo è un ragionamento errato. Dio usò questo tipo di parabola perché le persone potessero percepire la Sua realtà e sincerità, e vedere il Suo atteggiamento verso gli uomini in quel periodo. Questa parabola risvegliò da un sogno le persone che avevano vissuto a lungo sotto la legge e, generazione dopo generazione, ispirò anche coloro che vissero nell’Età della Grazia. Leggendo il passo di questa parabola, le persone intuiscono la sincerità di Dio nella salvezza dell’uomo e capiscono il peso e l’importanza concessi all’umanità nel cuore di Dio.

La parabola della pecorella smarrita

Diamo un’occhiata all’ultima frase di questo passo: “Allo stesso modo, il Padre vostro che è nei cieli non vuole che uno solo di questi piccoli perisca”. Queste furono le parole del Signore Gesù o quelle del Padre nei cieli? Apparentemente, sembra che a parlare sia il Signore Gesù, ma la Sua volontà rappresenta quella di Dio Stesso, ragione per cui Egli disse: “Allo stesso modo, il Padre vostro che è nei cieli non vuole che uno solo di questi piccoli perisca”. A quel tempo, gli uomini riconoscevano come Dio soltanto il Padre nei cieli, e credevano che questa persona davanti ai loro occhi fosse semplicemente stata mandata da Lui e che non potesse rappresentarLo. È per questo motivo che il Signore Gesù dovette aggiungere questa frase alla fine della parabola, in modo che le persone potessero percepire davvero la volontà di Dio per l’umanità, e sentire l’autenticità e l’accuratezza di ciò che Egli diceva. Pur essendo una cosa semplice da dire, questa frase fu pronunciata con cura e amore e rivelò l’umiltà e il nascondimento del Signore Gesù. Che Dio Si facesse carne o che operasse nella dimensione spirituale, Egli conosceva meglio di chiunque altro il cuore umano e comprendeva di cosa le persone avessero bisogno, per cosa si preoccupassero e cosa le confondesse, ed ecco perché aggiunse questa frase. Essa evidenziò un problema nascosto nell’umanità: le persone erano scettiche su ciò che diceva il Figlio dell’uomo, cioè, quando il Signore Gesù parlò, dovette aggiungere: “Allo stesso modo, il Padre vostro che è nei cieli non vuole che uno solo di questi piccoli perisca”, e solo con questo presupposto le Sue parole avrebbero potuto dare dei frutti, per indurre l’uomo a credere nella loro accuratezza e per aumentare la loro credibilità. Ciò dimostra che quando Dio divenne un normale Figlio dell’uomo, Lui e l’umanità ebbero un rapporto molto disagevole e che la situazione del Figlio dell’uomo era molto imbarazzante. Dimostra anche quanto fosse insignificante la condizione del Signore Gesù tra gli uomini di quel tempo. Quando Egli pronunciò queste parole, in realtà lo fece per dire alle persone: “Potete starne certe. Queste parole non rappresentano quello che alberga nel Mio cuore, ma sono la volontà del Dio che Si trova nel vostro”. Per gli uomini non era una cosa ironica? Anche se il Dio che operava nella carne aveva molti vantaggi di cui non godeva nella Sua persona, dovette resistere ai loro dubbi e al loro rifiuto, nonché al loro torpore e alla loro insensibilità. Si potrebbe dire che il processo dell’opera del Figlio dell’uomo consistette nello sperimentare il rifiuto dell’umanità e la sua rivalità nei Suoi confronti. Soprattutto, consistette nel processo di operare per guadagnarSi continuamente la fiducia dell’umanità e per conquistare gli uomini attraverso ciò che Egli ha ed è, attraverso la Sua essenza. Non fu tanto il Dio incarnato a ingaggiare una guerra sul campo contro Satana; piuttosto, Dio diventò un uomo comune e iniziò una battaglia contro coloro che Lo seguivano, e durante questa battaglia il Figlio dell’uomo portò a termine la Sua opera con la Sua umiltà, con ciò che Egli ha ed è, e con il Suo amore e con la Sua saggezza. Guadagnò le persone che voleva, acquisì l’identità e la condizione che meritava e tornò sul Suo trono.

La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “L’opera di Dio, l’indole di Dio e Dio Stesso III”

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