Come perseguire la verità (11)
A che punto siamo arrivati nella nostra condivisione durante l’ultima riunione? Abbiamo condiviso sul tema dell’“abbandonare” in relazione al matrimonio all’interno di “Come perseguire la verità”. Abbiamo condiviso sull’argomento del matrimonio diverse volte: su cosa abbiamo condiviso principalmente l’ultima volta? (Abbiamo condiviso su come abbandonare le varie fantasie riguardanti il matrimonio e su come correggere alcune idee e comprensioni distorte che le persone sposate hanno sul matrimonio, nonché di come approcciarsi correttamente al desiderio sessuale. Alla fine, abbiamo condiviso che perseguire la felicità coniugale non è la nostra missione.) Abbiamo condiviso sul tema dell’“abbandonare le varie fantasie riguardanti il matrimonio”; ebbene, quanto avete capito e quanto riuscite a ricordare? Non abbiamo forse condiviso principalmente sulle varie opinioni e sui vari desideri irrealistici, inattuabili, infantili e irrazionali che le persone nutrono nei confronti del matrimonio? (Sì.) Capirlo, comprenderlo e approcciarvisi correttamente: questo è l’atteggiamento che le persone dovrebbero avere nei confronti del matrimonio. Il matrimonio non andrebbe considerato come un gioco né come qualcosa di volto a soddisfare tutte le proprie fantasie e i propri perseguimenti irrealistici. In che cosa consistono le varie fantasie riguardanti il matrimonio? Esiste una certa correlazione tra queste fantasie e i vari atteggiamenti che le persone hanno nei confronti della vita e, soprattutto, esse sono correlate ai vari detti, interpretazioni e atteggiamenti sul matrimonio che le persone ricevono dal mondo e dalla società. Questi detti, interpretazioni e atteggiamenti sono miriadi di opinioni e detti irrealistici e falsi derivanti dalla società e da tutti i popoli dell’umanità. Perché le persone devono abbandonare queste cose? Perché queste cose provengono dall’umanità corrotta, perché sono opinioni e atteggiamenti di ogni sorta nei confronti del matrimonio che sono sorti dal mondo malvagio e che deviano completamente dalla definizione e dal concetto corretti di matrimonio che Dio ha stabilito per l’umanità. Il concetto e la definizione di matrimonio che Dio ha stabilito per l’umanità sono più incentrati sulle responsabilità e sugli obblighi umani nonché sull’umanità, sulla coscienza e sulla ragione che le persone dovrebbero incarnare nella vita. La definizione di matrimonio data da Dio esorta principalmente le persone ad assumersi correttamente le proprie responsabilità all’interno della struttura del matrimonio. Se non sei sposato e non ti stai dando da fare per adempiere alle responsabilità del matrimonio, dovresti comunque avere una corretta comprensione della definizione che Dio dà del matrimonio: questo è un aspetto. Un altro aspetto è che Dio esorta le persone a prepararsi ad assumersi le responsabilità che spettano loro all’interno della struttura del matrimonio. Il matrimonio non è un gioco, non è come quando si gioca all’allegra famigliola da bambini. La prima cosa da tenere a mente e di cui possedere un concetto è che il matrimonio è un segno di responsabilità. Ancora più importante è prepararsi o essere pronti alle responsabilità che andrebbero assolte nell’ambito della propria normale umanità. E su cosa si concentrano maggiormente i concetti, la comprensione e i detti riguardanti il matrimonio derivati da Satana e dal mondo malvagio? Si concentrano maggiormente sul far leva sulle emozioni e sui desideri sessuali, sul soddisfacimento dei desideri fisici e della curiosità carnale verso l’altro sesso oltre che, naturalmente, della vanità umana. Non si parla mai di responsabilità o di umanità, né tanto meno di come le due parti coinvolte nel matrimonio così come stabilito da Dio, ossia l’uomo e la donna, dovrebbero assumersi le proprie responsabilità, adempiere ai propri obblighi e fare bene tutto ciò che un uomo e una donna dovrebbero fare all’interno della struttura del matrimonio. I vari detti, interpretazioni e atteggiamenti riguardanti il matrimonio con cui il mondo indottrina le persone si concentrano maggiormente sul soddisfacimento, sull’esplorazione e sul perseguimento delle emozioni e dei desideri umani. Pertanto, se accetti questi vari detti, intendimenti o atteggiamenti riguardanti il matrimonio che derivano dalla società, non potrai che essere influenzato da queste idee malvagie. Per essere più precisi, non potrai fare a meno di essere corrotto da questi punti di vista sul matrimonio derivanti dal mondo. Una volta corrotto e influenzato da queste idee e punti di vista, non potrai evitare di esserne controllato, e allo stesso tempo accetterai di esserne ingannato e manipolato proprio come fanno i non credenti. Una volta che i non credenti accettano queste idee e questi punti di vista sul matrimonio, parlano di amore e di soddisfare i loro desideri sessuali. Allo stesso modo, una volta che avrai accettato senza riserve queste idee e questi punti di vista, anche tu parlerai di amore e di soddisfare i tuoi desideri sessuali. È inevitabile, non potrai sottrarti. Se sei sprovvisto della definizione corretta di matrimonio e della comprensione e dell’atteggiamento corretti nei confronti del matrimonio, accetterai naturalmente tutti i vari punti di vista e i vari detti sul matrimonio derivanti dal mondo, dalla società e dall’umanità. Fintanto che li sentirai, li vedrai e li conoscerai, e fintanto che non sarai temprato per respingere tali idee, verrai inconsapevolmente influenzato da questo tipo di clima sociale e, senza rendertene conto, accetterai questi punti di vista e questi detti sul matrimonio. Quando accetti queste cose dentro di te, non riesci a evitare che tali idee e punti di vista influenzino il tuo atteggiamento nei confronti del matrimonio. Poiché non vivi nel vuoto, sei alquanto incline a subire l’influenza e persino il controllo dei vari detti riguardanti il matrimonio provenienti dal mondo, dalla società e dall’umanità. Una volta che assumono il controllo su di te, ti sarà molto difficile liberartene e non potrai evitare di fantasticare su come il tuo matrimonio dovrebbe essere.
L’ultima volta abbiamo condiviso sulle varie fantasie riguardanti il matrimonio, le quali derivano dalle molteplici comprensioni e opinioni sbagliate che l’umanità malvagia nutre sul matrimonio. Queste comprensioni e opinioni, che siano specifiche o generali, sono tutte cose che coloro che perseguono la verità dovrebbero abbandonare. In primo luogo, dovrebbero abbandonare tutte le varie definizioni e comprensioni errate del matrimonio; in secondo luogo, dovrebbero scegliere correttamente il proprio partner; in terzo luogo, chi è già sposato dovrebbe adottare un approccio corretto al proprio matrimonio. La parola “corretto” si riferisce qui all’atteggiamento e alla responsabilità che le persone dovrebbero assumere nei confronti del matrimonio che Dio impone e in merito ai quali le istruisce. Le persone dovrebbero capire che il matrimonio non è un simbolo d’amore e che il matrimonio non vuol dire entrare in un palazzo nuziale né in una tomba, e tanto meno è costituito da un abito da sposa, da un anello di diamanti, da una chiesa, dalla pronuncia delle promesse di amore eterno, da cene a lume di candela, dal romanticismo o da un mondo fatto di due persone: nessuna di queste cose significa matrimonio. Quindi, quando parliamo di matrimonio, la prima cosa che dovresti fare è rimuovere le fantasie sul matrimonio che sono state instillate nel tuo cuore e le cose simboliche derivanti dalle tue fantasie sul matrimonio. Condividendo sulla corretta interpretazione del matrimonio e analizzando le varie idee distorte che lo riguardano provenienti dal mondo malvagio di Satana, non arrivate ad avere una comprensione più accurata della definizione di matrimonio? (Sì.) Per quanto riguarda coloro che non sono sposati, le cose che stiamo dicendo non vi fanno sentire un po’ più saldi sulla questione del matrimonio? E non vi aiutano ad acquisire maggiore conoscenza? (Sì.) In cosa acquisite maggiore conoscenza? (Le mie precedenti fantasie sul matrimonio riguardavano solo cose vaghe come fiori, anelli di diamante, abiti da sposa e promesse di amore eterno. Ora, dopo aver ascoltato la condivisione di Dio, ho capito che il matrimonio è in realtà stabilito da Dio e che è costituito da due persone che stanno insieme e che sono in grado di dimostrare vicendevole considerazione, di prendersi cura l’una dell’altra e di assumersi reciproche responsabilità. Si tratta di senso di responsabilità, e questa visione del matrimonio è più concreta e non comporta quelle cose vaghe.) Avete acquisito maggiore conoscenza, non è così? In termini generali, la vostra conoscenza è aumentata. Per quanto riguarda i dettagli più specifici, c’è stato un leggero cambiamento nei vostri standard verso ciò che prima ammiravate e da cui eravate affascinati? (Sì.) Prima parlavate sempre di voler trovare un uomo alto, ricco e bello, oppure una donna di pelle chiara, ricca e bella; su cosa vi concentrate ora? Quanto meno vi concentrate sull’umanità della persona, sul fatto che sia affidabile e possieda senso di responsabilità. DiteMi, se qualcuno sceglie un partner seguendo questa direzione, questo obiettivo e questo metodo, è più probabile che ottenga un matrimonio felice o che sia infelice e divorzi? (È più probabile che sia felice.) È in certa misura più probabile che trovi la felicità. Perché non diciamo che un matrimonio di questo tipo sarà felice con una sicurezza del cento per cento? Quante sono le ragioni? Come minimo, una è che le persone possono commettere errori e non capire a fondo qualcuno prima di sposarlo. Un’altra ragione è che, prima di sposarsi, per esempio una donna potrebbe nutrire delle meravigliose fantasie sul matrimonio, pensando: “Abbiamo personalità compatibili e condividiamo le stesse aspirazioni. Mi ha anche assicurato che è disposto ad assumersi le sue responsabilità e ad adempiere ai suoi obblighi nei miei confronti quando saremo sposati, e che non mi deluderà mai”. Dopo il matrimonio, però, non tutto nella vita coniugale va come lei avrebbe voluto e procede senza ostacoli. Inoltre, alcune persone amano la verità e le cose positive mentre altre potrebbero in apparenza possedere un’umanità né cattiva né malvagia ma non amano le cose positive e non perseguono la verità. Quando un uomo di questo tipo è sposato e vive insieme alla moglie, quel minimo senso di responsabilità o di obbligo che possiede all’interno della sua umanità si esaurisce gradualmente, ed egli cambia nel tempo e si rivela per ciò che è veramente. DiteMi, se in una coppia sposata una persona persegue la verità e l’altra no, se solamente tu persegui la verità e l’altro non la accetta affatto, per quanto tempo riuscirai a sopportarlo? (Non molto.) Puoi tollerare e sopportare di malavoglia alcune abitudini di vita o alcuni piccoli difetti o mancanze nella sua umanità, ma con il passare del tempo non condividerete un linguaggio o un perseguimento comune. Lui non persegue la verità né ama le cose positive, e gli piace sempre ciò che deriva dalle tendenze malvagie del mondo. A poco a poco parlerete sempre meno, le vostre aspirazioni divergeranno e il suo desiderio di adempiere alle proprie responsabilità si esaurirà presto. Un matrimonio di questo tipo è felice? (No.) Cosa dovresti fare se non sei felice? (Se due persone non possono continuare a camminare insieme, dovrebbero separarsi il prima possibile.) Corretto. Quanto tempo passa dall’avere quest’idea per la prima volta a quando si separano? All’inizio i due si trovano bene; poi, dopo che sono andati d’accordo per un certo periodo di tempo, cominciano gli attriti. Dopo lo scontro si riconciliano e, una volta che ciò è avvenuto, la donna vede che l’uomo non è cambiato, quindi tollera, e dopo un certo di tempo di sopportazione iniziano di nuovo i litigi. Dopo aver raggiunto l’apice, i contrasti cessano di nuovo e la donna pensa: “Non siamo compatibili e non è questo che avevo immaginato all’inizio. La convivenza è dolorosa. Dovremmo divorziare? Ma è stato così difficile per noi arrivare fino a qui, e ci siamo lasciati e rimessi insieme così tante volte. Non devo divorziare con tanta leggerezza. Dovrei semplicemente sopportare. Vivere da soli non è mai bello come vivere in due”. Così sopporta per un anno o due; più guarda il marito e più si sente insoddisfatta; più la situazione si protrae e più la sua frustrazione aumenta. La convivenza non la rende felice e, quando parlano, lei e il marito si trovano sempre meno sulla stessa lunghezza d’onda. Lei vede i difetti di lui aumentare sempre di più e si sente sempre meno disposta a sopportarlo e a tollerarlo. Dopo cinque o sei anni non ce la fa più, esplode e vuole rompere definitivamente con lui. Prima di decidere di farlo, deve considerare attentamente l’intera questione da cima a fondo e riflettere in modo chiaro e approfondito su come vivrà dopo il divorzio. Dopo aver ponderato bene non riesce a trovare la giusta determinazione, ma dopo averci pensato su più volte decide a malincuore di lasciare il marito, pensando: “Divorzierò. Vivere da sola ma in pace è meglio di questo”. I due litigano sempre e non riescono ad andare d’accordo. Lei ora trova insopportabile quello che prima riusciva a tollerare. Vedere suo marito la infastidisce, sentirlo parlare la fa arrabbiare e persino la sua voce, il suo aspetto, i suoi vestiti e le cose che ha usato la nauseano e la disgustano. La situazione è arrivata a un punto ormai intollerabile in cui i due sono diventati estranei e lei deve divorziare. Qual era la premessa su cui si basava la sua decisione di divorziare? Che la convivenza era troppo dolorosa e vivere da sola sarebbe stato meglio. Quando le cose arrivano a questo punto, lei non è più connessa a lui. Non prova più alcun sentimento, ci ha riflettuto e ha concluso che è meglio vivere da soli; proprio come spesso ripetono i non credenti: “Quando vivi da solo, non devi preoccuparti di nessun altro”. In caso contrario, lei dovrebbe pensare continuamente a lui e chiedersi: “Ha mangiato? I suoi vestiti sono a posto? Dorme bene? È faticoso per lui lavorare lontano da casa? Subisce dei maltrattamenti? Come si sente?” Dovrebbe sempre preoccuparsi per lui. Ma ora capisce che è più tranquillo vivere da sola, senza nessun altro a cui pensare o di cui preoccuparsi. Non vale la pena vivere così per un uomo del genere. Non vale la pena di preoccuparsi per lui, di amarlo o di assumersi alcuna responsabilità nei suoi confronti, e non c’è nulla in lui in grado di suscitare amore. Alla fine lei chiede il divorzio, il matrimonio finisce e non si guarda mai indietro né si pente della sua decisione. Ci sono dei matrimoni di questo genere, non è vero? (Sì.) Ci sono anche matrimoni che nascono per varie ragioni, come gentilezze e rancori trascorsi appartenenti alla vita precedente. Come abbiamo detto in passato, alcune persone si mettono insieme perché una ha un debito con l’altra. Nella coppia, o la donna è in debito verso l’uomo, o l’uomo è in debito verso la donna. Nella vita precedente uno dei due potrebbe essersi approfittato troppo, aver contratto un debito eccessivo, e quindi in questa vita vengono messi insieme in modo che la persona possa ripagare il suo debito. Molti matrimoni di questo tipo sono infelici, ma il divorzio non è una possibilità. Che i due siano costretti a stare insieme perché hanno una famiglia, per i figli o per qualche altro motivo, in ogni caso non riescono ad andare d’accordo, litigano e discutono di continuo, e hanno personalità, interessi, perseguimenti e hobby del tutto incompatibili. Non si piacciono e la convivenza non rende felice nessuno dei due, ma non possono divorziare e quindi restano insieme fino alla morte. Anche quando sono prossimi a morire si provocano l’un l’altra dicendo: “Non voglio incontrarti nella prossima vita!” Si odiano così tanto, vero? Ma in questa vita non possono divorziare, e questo è stabilito da Dio. Riguardo a tutti questi diversi tipi di matrimonio, indipendentemente dalla loro struttura e dalle loro origini, che tu sia sposato o meno, in ogni caso dovresti sempre abbandonare le varie fantasie irrealistiche e ingenue che nutri in merito al matrimonio; dovresti approcciarlo correttamente e non giocare con le emozioni e i desideri delle persone, e tanto meno cadere nella trappola dei punti di vista sbagliati che la società ti inculca in merito al matrimonio, rimuginando continuamente su ciò che il matrimonio suscita in te: il tuo partner ti ama? Riesci a percepire il suo amore? Tu lo ami ancora? Quanto amore provi ancora per il tuo partner? Lui prova ancora qualcosa per te? Tu provi ancora qualcosa per lui? Non c’è bisogno di nutrire simili sentimenti o di rimuginarci sopra: sono tutte idee assurde e prive di significato. Quanto più ti arrovelli su queste cose tanto più percepisci che il tuo matrimonio è in crisi, e quanto più indugi in questi pensieri tanto più dimostri di trovarti intrappolato nel matrimonio, e di certo non sarai felice e non avrai alcun senso di sicurezza. Questo perché, quando scivoli in simili pensieri, idee e opinioni, il tuo matrimonio diventa zoppo e la tua umanità distorta, e anche tu ti ritrovi completamente sotto il controllo e il dominio delle varie idee e opinioni della società riguardanti il matrimonio. Pertanto devi essere in grado di discernere accuratamente e inoltre rifiutare i vari punti di vista e i vari detti riguardanti il matrimonio che provengono dalla società e dall’umanità malvagia. A prescindere da ciò che dicono gli altri o dalla varietà dei loro detti sul matrimonio, in definitiva non ci si dovrebbe allontanare dalla definizione di matrimonio data da Dio, né lasciarsi condizionare o annebbiare la vista dalle opinioni che il mondo malvagio ha del matrimonio. Per dirla senza mezzi termini, il matrimonio è l’inizio di una fase diversa della vita di una persona, il passaggio dall’adolescenza all’età adulta. In altre parole, dopo essere diventato adulto, entri in una fase diversa dell’esistenza, nella quale ti sposi e vivi con qualcuno con cui non condividi alcun legame di sangue. Dal giorno in cui inizi a vivere con questa persona, in quanto moglie o marito devi assumerti le responsabilità e gli obblighi di tutto ciò che concerne la vita coniugale e, per di più, voi coniugi dovete affrontare tutte le cose della vita coniugale insieme. Vale a dire, matrimonio significa che una persona ha lasciato i propri genitori, ha detto addio alla vita da single ed è entrata in una vita condivisa in due con un’altra. Questa è la fase in cui due persone affrontano la vita insieme, e il suo significato è che entrerai in una fase diversa della vita e, naturalmente, affronterai prove esistenziali di ogni tipo. Il modo in cui ti approccerai alla vita all’interno della struttura del matrimonio e il modo in cui tu e il tuo partner affronterete insieme tutto ciò che rientra nella struttura del matrimonio potrebbero costituire per te delle prove o perfezionarti, oppure rivelarsi dei disastri. Naturalmente, potrebbero anche essere fonti di maggiore esperienza di vita; potrebbero essere fonti da cui attingere una comprensione e un apprezzamento più profondi della vita, giusto? (Giusto.) Concluderemo qui il nostro riepilogo sul tema della corretta comprensione del matrimonio e delle varie fantasie che lo riguardano.
L’ultima volta abbiamo condiviso su un altro argomento, ossia che perseguire la felicità coniugale non è la tua missione. Cosa abbiamo rimarcato durante la nostra condivisione al riguardo? (Che non dobbiamo basare la nostra felicità esistenziale sul nostro partner e non dobbiamo compiacerlo solamente per attrarlo o per proteggere il nostro cosiddetto amore. Non dobbiamo dimenticare che siamo esseri creati e che le responsabilità e gli obblighi che dovremmo adempiere all’interno del matrimonio non sono in conflitto con i doveri e le responsabilità cui dovremmo adempiere come esseri creati.) Molti basano la loro felicità esistenziale sul matrimonio, e i loro obiettivi nel perseguimento della felicità sono la felicità e la perfezione coniugali. Sono convinti che, se hanno un matrimonio felice e se sono felici con il partner, allora avranno una vita felice, e quindi considerano la felicità coniugale come la missione di una vita intera da realizzare con sforzi incessanti. Per questo motivo molte persone, quando si sposano, si arrovellano il cervello pensando a tante cose da fare per mantenere il loro matrimonio “vivo”. Cosa significa “vivo”? Significa, come si suol dire, che, a prescindere da quanti anni siano sposati, i coniugi si sentono sempre strettamente connessi e non possono mai allontanarsi l’uno dall’altra, proprio come quando hanno iniziato a frequentarsi, e vogliono sempre rimanere uniti e non separarsi mai. Inoltre, ovunque si trovino e in qualsiasi momento, pensano sempre all’altro e ne sentono la mancanza, e la voce, il sorriso, la parola e i comportamenti dell’altra persona riempiono il loro cuore. Se non sentono la voce del coniuge per un solo giorno provano nel cuore un senso di desolazione, e se non lo vedono per un solo giorno si sentono come se avessero perso l’anima. Pensano che questi siano i simboli e i segni della felicità coniugale. E dunque alcune cosiddette casalinghe a tempo pieno restano in casa e trovano il massimo della felicità nell’attendere che il marito torni. Se il marito non torna a casa in orario lo chiamano, e qual è la prima domanda che esce loro di bocca? (A che ora rientri?) A quanto pare è qualcosa che sentite spesso; è una domanda profondamente radicata nel cuore di molti. Dunque la prima domanda è: “A che ora rientri?” Una volta che hanno posto questa domanda, che ricevano o meno una risposta precisa, in ogni caso si rivela il mal d’amore di una donna in un matrimonio felice. Questo è uno stato normale nella vita di coloro che perseguono la felicità coniugale. Aspettano tranquillamente a casa che l’altro torni dal lavoro. Se escono non osano allontanarsi né restare fuori a lungo, per paura che il coniuge rientri e, trovando la casa vuota, si senta alquanto ferito, deluso e turbato. Queste persone sono piene di speranza e di fede nel loro perseguimento della felicità coniugale e non si tirano indietro nel pagare qualsiasi prezzo o nell’operare qualsiasi cambiamento. C’è anche qualcuno che continua a perseguire la felicità coniugale dopo aver iniziato a credere in Dio, proprio come faceva prima, perseguendo dunque l’amore per il proprio partner e chiedendogli sempre se lui corrisponde. Per questo, durante le riunioni, una donna potrebbe pensare: “Mio marito sarà già tornato a casa? Se sì, avrà mangiato qualcosa? Sarà stanco? Sono ancora qui a questa riunione e mi sento un po’ a disagio. Mi sembra un po’ di averlo deluso”. Quando si reca alla riunione successiva, chiede al marito: “A che ora pensi di tornare? Se torni mentre sono fuori a una riunione, non ti sentirai solo?” Il marito risponde: “Come potrebbe essere altrimenti? La casa è vuota e io sono da solo. Di solito siamo sempre qui insieme, e ora improvvisamente mi ritrovo qui per conto mio. Perché devi sempre partecipare alle riunioni? Puoi farlo, ma sarebbe bello se riuscissi a tornare a casa prima di me!” Lei in cuor suo considera: “Oh, non mi sta chiedendo molto, devo solo tornare a casa prima di lui”. Durante la riunione successiva controlla continuamente l’orologio e, quando si avvicina l’ora in cui suo marito finisce di lavorare, non riesce più a resistere e dice: “Voi continuate pure, io ho da fare a casa e devo andare”. Si precipita a casa e pensa: “Ottimo, mio marito non è ancora tornato! Mi sbrigherò a preparare da mangiare e a rassettare, così quando tornerà troverà la casa pulita, sentirà il profumo del cibo e saprà che c’è qualcuno. È meraviglioso poter stare insieme quando è ora di mangiare! Anche se ho perso una parte della riunione e ho ascoltato e acquisito meno, poter rincasare prima di mio marito e assicurargli un pasto caldo è meraviglioso, ed è fondamentale per mantenere un matrimonio felice”. Da quel momento in poi si comporta spesso così durante le riunioni, ma può capitarne una che si protrae più a lungo e quando lei si precipita a casa trova suo marito già lì. Lui, un po’ contrariato e scontento del suo comportamento, brontola: “Non puoi mancare neanche a una riunione? Non lo sai come mi sento quando non sei a casa e non ti trovo quando torno? Mi infastidisce!” Lei è tanto commossa e pensa: “Con queste parole intende dire che mi ama davvero e che non può vivere senza di me. Lo infastidisce vedere che non ci sono. Sono così felice! Sembra un po’ arrabbiato, ma riesco comunque a percepire l’amore che prova per me. La prossima volta devo fare attenzione e, a prescindere da quante ore durerà la riunione, tornare a casa presto. Non posso deludere il suo amore nei miei confronti. Non importa se acquisisco qualcosa in meno e ascolto un po’ meno le parole di Dio durante le riunioni”. Da quel momento in poi, mentre partecipa alle riunioni non pensa ad altro che a tornare a casa in modo da essere degna dell’amore di suo marito e da mantenere la felicità che persegue nel suo matrimonio. Ha la vaga sensazione che se non tornerà a casa presto deluderà l’amore che suo marito prova per lei e si chiede, là dove continuasse a deluderlo in questo modo, se lui non se ne andrà a cercare un’altra e non smetterà di amarla come la amava prima. Crede che amare ed essere amati significhi sempre felicità, e sostenere questa relazione di amore reciproco è il suo perseguimento di vita, qualcosa che è determinata a perseguire, e quindi lo fa senza riserve né esitazioni. Ci sono persino donne che, quando vanno a svolgere il loro dovere lontano da casa, spesso dicono al loro leader: “Non posso passare la notte fuori casa. Sono sposata, quindi se non torno a casa mio marito si sentirà solo. Non sarò lì quando si sveglierà di notte e questo lo infastidirà. Non ci sarò quando si sveglierà al mattino e si sentirà ferito. Se mi capita spesso di non tornare a casa, mio marito non dubiterà forse della mia fedeltà e della mia innocenza? Quando ci siamo sposati, abbiamo stretto un patto di fedeltà reciproca. Qualunque cosa accada, devo mantenere la mia promessa. Voglio essere degna di lui, poiché non c’è nessun altro al mondo che mi ami quanto lui. Quindi, per dimostrare la mia innocenza e la mia totale fedeltà a lui, non posso assolutamente passare la notte fuori casa. Indipendentemente da quanto sia impegnativo il lavoro della chiesa o quanto sia urgente il mio dovere, devo tornare a casa la sera, per quanto tardi sia”. Dice che questo serve a mantenere la sua innocenza e la sua fedeltà ma si tratta di una mera formalità, sono solo parole; la realtà è che teme che il suo matrimonio precipiti nell’infelicità e finisca. Preferirebbe perdere e abbandonare il dovere che le spetta di svolgere pur di mantenere la sua felicità coniugale, come se la felicità coniugale fosse la motivazione e la causa di ogni sua azione. Senza un matrimonio felice, non è in grado di svolgere il dovere di un essere creato; senza un matrimonio felice, non può comportarsi da buon essere creato. Per lei non deludere l’amore del marito e continuare a essere ricambiata sono i segni della felicità coniugale nonché gli obiettivi da perseguire nella vita. Se un giorno inizierà a sentirsi meno amata o se farà qualcosa di sbagliato e deluderà l’amore di suo marito, rendendolo contrariato e scontento di lei, sentirà di impazzire, smetterà di partecipare alle riunioni e di leggere le parole di Dio e, anche quando la chiesa avrà bisogno che lei svolga un qualche dovere, rifiuterà accampando pretesti di ogni tipo. Per esempio dirà di non sentirsi bene o che c’è qualche problema urgente a casa, e inventerà persino scuse assurde e bizzarre per evitare di dover svolgere il suo dovere. Simili persone considerano la felicità coniugale come qualcosa di estremamente importante nella vita. Alcuni danno addirittura tutto quello che possono per mantenere felice il loro matrimonio, e non esitano a pagare qualsiasi prezzo per avvinghiare e stringere a sé il cuore del coniuge in modo che li ami sempre; non perdono mai il senso dell’amore che avevano appena sposati né i sentimenti che il matrimonio suscitava in loro all’inizio. Ci sono persino donne che fanno sacrifici ancora maggiori: alcune correggono chirurgicamente la forma del loro naso, altre si rifanno il mento, altre ancora si sottopongono a interventi di aumento del seno e di liposuzione, sopportando qualsiasi dolore. Alcune donne pensano addirittura di avere i polpacci troppo grossi, così si sottopongono a un intervento per snellire le gambe e alla fine subiscono danni ai nervi e non riescono più a stare in piedi. Di fronte a questa situazione, il marito dice loro: “Prima avevi le gambe grosse, ma almeno eri una persona normale. Ora non riesci neanche a stare in piedi e sei inutile. Voglio divorziare!” Vedi, questa donna ha pagato un prezzo così alto ed ecco ciò che ha ottenuto alla fine. Ci sono anche donne che si vestono bene ogni giorno, mettono il profumo e si incipriano il viso. Applicano cosmetici di tutti i tipi come rossetto, fard e ombretto per mantenersi giovani e belle, essere attraenti per il loro partner e far sì che lui le ami come all’inizio. Analogamente, anche gli uomini fanno molti sacrifici per la felicità coniugale. A qualcuno viene detto: “Tutti sanno che credi in Dio. Troppe persone qui intorno ti conoscono e questo ti espone a possibili denunce e arresti, quindi devi andartene di qui e spostarti a svolgere il tuo dovere da qualche altra parte”. Al che costui prova angoscia e pensa: “Se me ne vado, il mio matrimonio non sarà finito? Non inizierà a crollare tutto in pezzi? Se me ne vado di casa, mia moglie troverà qualcun altro? D’ora in poi le nostre strade si separeranno? Non staremo mai più insieme?” Lo turba pensare a queste cose e dentro di sé comincia a patteggiare, dicendo: “Magari potrei restare? Andrebbe bene anche se tornassi a casa solo una volta a settimana; devo occuparmi della mia famiglia!” In realtà non sta pensando di occuparsi della sua famiglia: ha paura che sua moglie se ne vada con un altro e di perdere così per sempre la propria felicità coniugale. Ha il cuore colmo di preoccupazione e paura, non vuole che la sua felicità coniugale svanisca e si dissolva in questo modo. Nel cuore di costoro, la felicità coniugale è più importante di qualsiasi altra cosa, e senza di essa si sentono come totalmente privi di anima. Credono: “L’amore è la cosa più importante per un matrimonio felice. È solo perché io amo mia moglie e lei ama me che abbiamo un matrimonio felice e siamo riusciti a restare insieme così a lungo. Se perdessi questo amore e se questo amore finisse a causa della mia fede in Dio e del fatto che svolgo il mio dovere, non significherebbe che la mia felicità coniugale è finita, persa, e che non potrò più goderne? Senza felicità coniugale, che ne sarà di noi? Che vita avrebbe mia moglie senza il mio amore? Cosa accadrebbe a me se perdessi il suo? L’assolvimento del dovere di essere creato e il compimento della missione dell’uomo davanti a Dio possono compensare una simile perdita?” Non lo sanno, non hanno una risposta e non capiscono questo aspetto della verità. Pertanto, quando la casa di Dio richiede loro di andarsene di casa e di spostarsi in un luogo lontano per diffondere il Vangelo e svolgere il loro dovere, coloro che perseguono la felicità coniugale più di ogni altra cosa si sentono spesso frustrati, impotenti e persino inquieti per l’eventualità di perdere presto la loro felicità coniugale. Alcuni abbandonano i loro doveri o rifiutano di svolgerli pur di difendere la loro felicità coniugale, e altri addirittura ignorano le disposizioni importanti della casa di Dio. Ci sono anche coloro che, per tutelare la felicità coniugale, cercano spesso di appurare cosa prova l’altro. Se il coniuge si sente leggermente scontento o mostra anche solo un accenno di disappunto o di insoddisfazione nei confronti della loro fede, del cammino di fede in Dio che hanno intrapreso e dell’assolvimento del loro dovere, cambiano immediatamente atteggiamento e iniziano a cedere terreno. Per sostenere la loro felicità coniugale fanno spesso concessioni al coniuge, anche a costo di perdere delle possibilità di svolgere il loro dovere e di rinunciare al tempo da dedicare alle riunioni, alla lettura delle parole di Dio e alle devozioni spirituali al fine di dimostrare all’altro che sono presenti, di evitare che il coniuge si senta solo e abbandonato e di fargli sentire il loro amore; preferiscono fare questo piuttosto che perdere l’amore del coniuge e vivere senza di esso. Questo perché hanno l’impressione che, se rinunciano all’amore del coniuge per la loro fede o per il cammino di fede in Dio che hanno intrapreso, ciò significa che hanno abbandonato la loro felicità coniugale e che non saranno mai più in grado di ottenerla, e diventeranno quindi delle persone sole, miserevoli e patetiche. Che cosa significa essere delle persone miserevoli e patetiche? Significa essere privi dell’amore o dell’adorazione da parte di qualcun altro. Anche se costoro comprendono alcune dottrine e il significato dell’opera di salvezza compiuta da Dio e, naturalmente, capiscono che in quanto esseri creati dovrebbero svolgere il dovere che spetta a un essere creato, poiché mettono la propria felicità nelle mani del coniuge e, ovviamente, anche sulla felicità coniugale, nonostante comprendano e sappiano cosa dovrebbero fare, non riescono comunque ad abbandonare il perseguimento della felicità coniugale. Lo considerano erroneamente come la missione che dovrebbero perseguire in questa vita e come la missione che un essere creato dovrebbe perseguire e realizzare. Questo non è forse un errore? (Sì.)
Qual è il problema di perseguire la felicità coniugale? È conforme alla definizione che Dio dà del matrimonio e a ciò che affida alle coppie sposate? (No.) Cosa c’è di sbagliato nel farlo? Alcuni dicono: “Dio ha detto che non è bene che l’uomo viva da solo, quindi ha creato per lui una sposa la quale gli tiene compagnia. Non è questa la definizione di matrimonio data da Dio? Ciò non rientra nel perseguimento della felicità coniugale? Due persone che si accompagnano e assolvono le loro reciproche responsabilità: cosa c’è di sbagliato in questo?” C’è differenza tra l’assolvimento delle proprie responsabilità all’interno della struttura del matrimonio e il perseguire senza compromessi la felicità coniugale come missione? (Sì.) Qual è il problema qui? (Chi dice questo considera il perseguimento della felicità coniugale come la sua missione più importante, mentre in realtà per l’uomo vivente la responsabilità più grande è svolgere il dovere di un essere creato davanti al Creatore. Costoro hanno frainteso qual è l’obiettivo da perseguire nella vita.) Qualcuno vuole aggiungere altro in merito? (Quando una persona non riesce ad avere un approccio corretto alle responsabilità e agli obblighi che dovrebbe adempiere nel matrimonio, investe il suo tempo e le sue energie nel sostenere il suo matrimonio. Tuttavia, l’approccio corretto alle responsabilità coniugali consiste innanzitutto nel non dimenticare che si è esseri creati e che si dovrebbe dedicare la maggior parte del tempo a svolgere il proprio dovere e a portare a termine gli incarichi e la missione che Dio ci affida. È allora che si dovrebbero adempiere le proprie responsabilità e i propri obblighi all’interno della struttura del matrimonio. Si tratta di due cose diverse.) Il perseguimento della felicità coniugale è forse l’obiettivo che le persone dovrebbero perseguire nella vita una volta sposate? Questo ha qualcosa a che fare con il matrimonio così come Dio lo ha stabilito? (No.) Dio ha donato il matrimonio all’umanità e vi ha fornito un ambiente in cui potete adempiere alle vostre responsabilità e ai vostri obblighi di uomo o di donna all’interno della struttura del matrimonio. Dio ti ha donato il matrimonio, ossia ti ha donato un partner. Questo partner ti accompagnerà fino alla fine di questa esistenza e in ogni fase della vita. Cosa intendo per “accompagnare”? Intendo dire che il tuo partner ti aiuterà e si prenderà cura di te, condividendo con te tutto ciò che affronterai nella vita. In altre parole, a prescindere da quante cose ti troverai ad affrontare, non lo farai più da solo, ma insieme al tuo partner. Vivere in questo modo rende la vita un po’ più agevole e rilassata poiché entrambi fanno quello che spetta loro, ognuno mette in gioco le proprie capacità e i propri punti di forza e dà inizio alla propria vita. È così semplice. Tuttavia, Dio non ha mai posto una richiesta alle persone dicendo: “Ti ho donato il matrimonio. Ora sei sposato e devi assolutamente amare il tuo partner fino alla fine e adularlo costantemente: questa è la tua missione”. Dio ti ha donato il matrimonio, un partner e ti ha fornito un ambiente di vita diverso. All’interno di questo tipo di ambiente e di situazione di vita, Egli fa sì che il tuo partner condivida e affronti tutto insieme a te, in modo che tu possa vivere più liberamente e agevolmente e permettendoti allo stesso tempo di apprezzare una diversa fase della vita. Tuttavia, Dio non ti ha venduto al matrimonio. Cosa intendo dire con questo? Voglio dire che Dio non ha preso la tua vita, il tuo destino, la tua missione, il percorso che segui nella vita, la direzione di vita che scegli e il tipo di fede che hai e ha messo tutto questo nelle mani del tuo partner perché sia lui a decidere per te. Dio non ha detto che il tipo di destino, di perseguimento, di percorso di vita e di prospettiva esistenziale di una donna debba essere deciso dal marito o che il tipo di destino, di perseguimento, di prospettiva esistenziale e la vita di un uomo debbano essere decisi dalla moglie. Dio non ha mai detto nulla di simile e non ha stabilito le cose in questo modo. Vedi, Dio ha forse detto qualcosa del genere quando ha istituito il matrimonio per l’umanità? (No.) Dio non ha mai detto che perseguire la felicità coniugale è la missione di vita di una donna o di un uomo, e che tu devi conservare al meglio la felicità del tuo matrimonio per poter compiere la tua missione di vita e riuscire a comportarti come si addice a un essere creato; Dio non ha mai detto nulla del genere. Né ha mai detto: “Devi scegliere il tuo percorso di vita all’interno della struttura del matrimonio. Se raggiungerai o meno la salvezza dipenderà dal tuo matrimonio e dal tuo coniuge. La tua prospettiva esistenziale e il tuo destino verranno decisi dal tuo coniuge”. Dio ha mai detto una cosa del genere? (No.) Dio ha istituito per te il matrimonio e ti ha donato un partner. Tu ti sposi, ma agli occhi di Dio la tua identità e il tuo prestigio non cambiano: resti sempre tu. Se sei una donna, davanti a Dio resti comunque una donna; se sei un uomo, davanti a Dio resti comunque un uomo. Ma c’è una cosa che entrambi condividete: indipendentemente dal fatto che siate uomini o donne, agli occhi del Creatore siete esseri creati. All’interno della struttura del matrimonio vi tollerate e vi amate reciprocamente, vi aiutate e vi sostenete a vicenda, e questo è adempiere alle vostre responsabilità. Tuttavia, le responsabilità che dovresti adempiere e la missione che dovresti compiere davanti a Dio non possono essere sostituite dalle responsabilità che adempi nei confronti del tuo partner. Pertanto, quando le responsabilità che hai nei confronti del tuo partner e il dovere che un essere creato dovrebbe svolgere davanti a Dio entrano in conflitto, ciò che dovresti scegliere è di assolvere il dovere di un essere creato e non di adempiere alle tue responsabilità nei confronti del tuo partner. Questi sono la direzione e l’obiettivo che dovresti scegliere e, naturalmente, questa è anche la missione che dovresti compiere. Alcune persone, tuttavia, fanno erroneamente del perseguimento della felicità coniugale, dell’adempimento delle proprie responsabilità nei confronti del partner, del prendersi cura di lui, dell’assisterlo e dell’amarlo, la loro missione di vita, e considerano il partner come il loro cielo, come il loro destino: questo è sbagliato. Il tuo destino ricade sotto la sovranità di Dio e non è governato dal tuo partner. Il matrimonio non può cambiare il tuo destino, né può cambiare il fatto che è Dio a governarlo. È negli insegnamenti e nei requisiti contenuti nelle parole di Dio che dovresti ricercare il tipo di prospettiva esistenziale da avere e il cammino da seguire. Queste cose non dipendono dal tuo partner e non spetta a lui decidere. Oltre ad adempiere alle sue responsabilità nei tuoi confronti, il tuo partner non dovrebbe avere il controllo sul tuo destino, né pretendere che tu cambi direzione di vita, né decidere quale cammino tu debba seguire o quale prospettiva esistenziale tu debba avere, e tanto meno dovrebbe vincolarti o ostacolarti nel perseguimento della salvezza. Per quanto riguarda il matrimonio, tutto ciò che le persone possono fare è accettarlo da Dio e aderire alla definizione di matrimonio che Egli ha stabilito per l’uomo, ossia di un marito e una moglie che adempiono entrambi alle loro responsabilità e ai loro obblighi reciproci. Ciò che non si può fare è determinare il destino, la vita precedente, quella attuale o quella successiva del proprio partner, per non parlare dell’eternità. Solo il Creatore può stabilire la tua destinazione, il tuo destino e il percorso che segui. Pertanto, in quanto essere creato, che il tuo ruolo sia quello di moglie oppure di marito, la felicità che dovresti perseguire in questa vita deriva dall’assolvere il dovere di un essere creato e dal portare a termine la missione che spetta a un essere creato. Non deriva dal matrimonio in sé, e tanto meno dall’adempimento delle tue responsabilità di moglie o di marito all’interno della struttura del matrimonio. Naturalmente, il cammino che scegli di seguire e la prospettiva esistenziale che adotti non dovrebbero assumere come fondamento la felicità coniugale, e tanto meno dovrebbero essere determinati dal tuo coniuge: questo è qualcosa che dovresti capire. Quindi, coloro che si sposano, che perseguono solo la felicità coniugale e che considerano tale perseguimento come la loro missione, dovrebbero abbandonare questi pensieri e punti di vista e cambiare il loro modo di praticare e la loro direzione di vita. Ti stai sposando e stai iniziando a vivere insieme al tuo partner sotto decreto di Dio, nient’altro; ed è sufficiente che tu adempia alle tue responsabilità di moglie o di marito mentre condividi la vita con il tuo partner. Per quanto riguarda il cammino che segui e la prospettiva esistenziale che adotti, il tuo partner non ha alcun obbligo né alcun diritto di decidere. Anche se sei già sposato e hai un coniuge, questo cosiddetto coniuge può essere tale soltanto in conformità al significato del termine che ha stabilito Dio. Può solamente adempiere alle sue responsabilità di coniuge, e tu puoi scegliere e decidere tutto il resto che non ha a che fare con lui. Naturalmente, cosa ancora più importante è che non dovresti basare le tue scelte e le tue decisioni sulle tue preferenze e sulla tua comprensione, ma piuttosto sulle parole di Dio. Comprendi questa condivisione sull’argomento? (Sì.) Pertanto, le azioni compiute all’interno della struttura del matrimonio da un qualsiasi partner che persegue la felicità coniugale a tutti i costi o al prezzo di qualsiasi sacrificio non saranno ricordate da Dio. Per quanto bene o per quanto perfettamente tu adempia ai tuoi obblighi e alle tue responsabilità nei confronti del tuo partner o per quanto tu sia all’altezza delle sue aspettative, in altre parole per quanto bene o per quanto perfettamente tu ti prenda cura della tua felicità coniugale, o per quanto essa sia invidiabile, ciò non significa che tu abbia portato a termine la missione di un essere creato, né dimostra che sei un essere creato all’altezza degli standard. Magari sei un coniuge perfetto, ma questo fatto rimane confinato all’interno della struttura del matrimonio. Il Creatore valuta che tipo di persona sei in base al modo in cui svolgi il dovere di essere creato davanti a Lui, al tipo di percorso che segui, alla tua prospettiva esistenziale, a ciò che persegui nella vita e a come porti a termine la missione di un essere creato. Alla luce di questi parametri, Dio valuta il percorso che segui in quanto essere creato e la tua destinazione futura. Egli non valuta queste cose in base a come adempi alle tue responsabilità e ai tuoi obblighi di moglie o di marito, né in base al fatto che al tuo partner sia gradito o meno l’amore che provi nei suoi confronti. Quanto al fatto che perseguire la felicità coniugale non è la tua missione, oggi ti ho fornito questi dettagli a completamento dell’argomento. Vedi, se Io non condividessi su tali questioni, le persone potrebbero pensare di possederne un po’ di comprensione e conoscenza, ma quando di fatto capitasse loro qualcosa si ritroverebbero comunque bloccate e ostacolate da molte questioni pretestuose e vorrebbero adempiere agli obblighi di moglie o di marito e al contempo fare bene ciò che spetta a un essere umano, a un essere creato. Tuttavia, nei casi in cui queste due cose entrano in conflitto o si contraddicono e si ostacolano a vicenda, non era del tutto chiaro come andrebbe gestita la situazione. È invece chiaro adesso, dopo questa nostra condivisione? (Sì.) C’è una differenza tra le cose che le persone ritengono buone e giuste secondo le loro nozioni, da un lato, e le cose che sono positive, giuste e buone in base alla verità, dall’altro. Quando ciò viene spiegato, diventa chiaro. Le cose che le persone ritengono positive e buone sono spesso piene di nozioni, fantasie e sentimenti umani e non sono correlate alla verità. Che cosa intendo con “non correlate”? Voglio dire che non sono la verità. Se consideri le cose fallaci e quelle che non sono la verità come cose positive e come verità e le segui e ti aggrappi rigidamente a esse convinto che siano la verità, allora non sarai in grado di percorrere il cammino di perseguimento della verità e ti ritroverai molto distante dalla verità. E di chi è la responsabilità?
Abbiamo appena condiviso sul fatto che le persone dovrebbero abbandonare il perseguimento della felicità coniugale e che è sufficiente adempiere alle proprie responsabilità all’interno della struttura del matrimonio. Abbiamo terminato la condivisione sull’abbandono del perseguimento della felicità coniugale, quindi ora passeremo a un altro argomento: non sei schiavo del matrimonio. Questa è una questione sulla quale dovremmo condividere. Dopo essersi sposati, cosa credono alcuni? “La mia vita ora è impostata così. Sono destinato a vivere con questa persona per il resto della mia vita. Il punto fermo di tutta la mia vita non sono i miei genitori e gli anziani della mia famiglia, e nemmeno lo sono i miei amici. Allora chi è il punto fermo di tutta la mia vita? La persona con cui mi sposo è quella su cui farò affidamento per tutta la vita”. Sotto la spinta di questo tipo di pensieri, tanti considerano il matrimonio molto importante e credono che una volta sposati avranno una vita stabile, un rifugio sicuro e qualcuno con cui confidarsi. Le donne dicono: “Grazie al matrimonio ho delle braccia forti a cui affidarmi”. Gli uomini dicono: “Grazie al matrimonio ho una casa serena e non sono più alla deriva; il solo pensiero mi rende felice. Basta guardare i single che ho intorno. Le donne vagano tutto il giorno senza nessuno su cui contare, senza una casa stabile, senza una spalla su cui piangere, e gli uomini non hanno una casa accogliente. Che condizione miserevole la loro!” Pertanto, quando valutano la propria felicità coniugale, la ritengono alquanto appagante e soddisfacente. Oltre a essere soddisfatti, sentono di dover fare qualcosa per il loro matrimonio e per la loro casa. Per questo, una volta sposati, alcuni sono pronti a dedicare tutto quello che possono alla loro vita coniugale e si preparano a impegnarsi e a lavorare duramente per il loro matrimonio. Alcuni guadagnano disperatamente denaro e soffrono e, naturalmente, ancor più mettono la propria felicità esistenziale nelle mani del partner. Credono che la loro felicità e la loro gioia nella vita dipendano da che tipo di partner hanno, dal fatto che sia o meno una brava persona, che la sua personalità e i suoi interessi corrispondano ai loro, che sia in grado di portare a casa il pane e di mandare avanti la famiglia, che in futuro sarà capace di assicurare loro i beni di prima necessità e di garantire loro una famiglia felice, stabile e meravigliosa e che sia una persona in grado di confortarli quando affronteranno un dolore, una tribolazione, un fallimento o una battuta d’arresto. Per appurare queste cose, prestano particolare attenzione al partner durante la convivenza. Con grande cura e attenzione ne osservano e registrano i pensieri, le opinioni, i discorsi, i comportamenti e ogni azione, nonché i punti di forza e le debolezze. Ricordano in dettaglio tutti i pensieri, le opinioni, le parole e i comportamenti rivelati dal partner nella vita, in modo da poterlo comprendere meglio. Allo stesso tempo sperano anche di essere compresi meglio da lui, lo fanno entrare nel loro cuore ed entrano a loro volta nel suo, così che il vincolo reciproco si rafforzi, o per poter essere la prima persona ad apparire davanti al partner ogni volta che succede qualcosa, la prima ad aiutarlo, la prima a prendere posizione per sostenerlo, a incoraggiarlo e a essere il suo solido sostegno. In tali condizioni di vita, marito e moglie raramente tentano di discernere che tipo di persona è il coniuge, vivendo interamente all’interno dei sentimenti che provano per lui e usandoli per prendersi cura di lui, tollerarlo, gestire tutti i suoi difetti, le sue mancanze e i suoi perseguimenti, fino al punto di assecondare ogni sua richiesta. Per esempio, un marito dice alla moglie: “Le tue riunioni si protraggono troppo a lungo. Resta solo mezz’ora e poi torna a casa”. Lei risponde: “Farò del mio meglio”. E infatti la volta successiva resta alla riunione per mezz’ora e poi torna a casa, e il marito le dice: “Così va meglio. La prossima volta vai solo a farti vedere e poi torna a casa”. Lei dice: “Oh, ecco quanto ti manco! Va bene, allora: farò quello che posso”. Chiaramente non lo delude quando partecipa alla riunione successiva e torna a casa dopo una decina di minuti. Il marito è molto contento e felice, e le dice: “Ora va meglio!” Se lui vuole che lei vada a est, lei non osa andare a ovest; se lui vuole che lei rida, lei non osa piangere. La vede leggere le parole di Dio e ascoltare gli inni e ciò suscita in lui odio e disgusto, le dice: “A che serve passare tutto il tempo a leggere quelle parole e a cantare quegli inni? Quando sono a casa, non potresti semplicemente evitare di farlo?” Lei risponde: “D’accordo, d’accordo, non lo farò più”. Non osa più leggere le parole di Dio né ascoltare gli inni. Alla luce delle richieste del marito, capisce finalmente che lui non approva che lei creda in Dio o legga le parole di Dio, così gli fa compagnia quando lui è a casa, guardando la TV e mangiando insieme a lui, chiacchierando con lui e persino ascoltandolo sfogare le sue rimostranze. Farebbe qualsiasi cosa per lui, pur di renderlo felice. Crede che queste siano le responsabilità che un coniuge dovrebbe assolvere. E allora quand’è che legge le parole di Dio? Aspetta che il marito esca, poi chiude la porta a chiave e corre a leggere. Quando sente qualcuno alla porta mette subito via il libro e, spaventata, non osa riaprirlo. Quando va ad aprire e vede che non è suo marito che rincasa bensì un falso allarme, riprende a leggere. Mentre legge prova ansia, nervosismo e paura, e pensa: “E se davvero mio marito tornasse a casa? Per ora è meglio che smetta di leggere. Gli telefonerò per chiedergli dov’è e quando tornerà”. Così lo chiama e lui le dice: “Oggi ho un po’ da fare al lavoro, quindi non credo di tornare prima delle tre o delle quattro”. Questo la tranquillizza, ma è ancora in grado di acquietare la mente per poter leggere le parole di Dio? No, ormai è stata disturbata. Si precipita al cospetto di Dio per pregare, e cosa dice? Dice forse che ha scarsa fede in Dio, che ha paura di suo marito e che non riesce ad acquietare la mente per leggere le parole di Dio? Sente di non poter dire queste cose, quindi non ha nulla da dire a Dio. Ma poi chiude gli occhi e congiunge le mani. Si calma e non si sente più così agitata, quindi va a leggere le parole di Dio, le quali però scivolano via. Si dice: “Cosa stavo leggendo? Dove sono arrivata nelle mie contemplazioni? Ho perso completamente il filo”. Più ci pensa, più si sente infastidita e a disagio: “Oggi non leggerò. Non sarà un dramma se per questa volta salto le mie devozioni spirituali”. Cosa ne pensate? La vita le sta andando bene? (No.) Questa è angoscia coniugale oppure felicità coniugale? (È angoscia.) A questo punto, alcuni single potrebbero dire: “Questo non è forse rovinarsi con le proprie mani? Non c’è niente di bello nel matrimonio, vero? Guarda che vita fantastica ho io: non devo preoccuparmi di nessun altro e non c’è nessuno che mi impedisca di partecipare alle riunioni e di svolgere il mio dovere ogni volta che voglio”. Per compiacere tuo marito e far sì che approvi che ogni tanto leggi le parole di Dio o partecipi a una riunione ti alzi molto presto ogni giorno per preparare la colazione, rassettare la casa, pulire, dare da mangiare alle galline e al cane ed eseguire ogni sorta di compiti estenuanti, anche quelli normalmente svolti dagli uomini. Per soddisfare tuo marito, lavori instancabilmente come una vecchia serva. Prima che lui torni gli lustri le scarpe di cuoio e gli prepari le pantofole, e dopo che è rincasato ti affretti a spazzolargli via la polvere di dosso e lo aiuti a togliersi il cappotto e ad appenderlo, chiedendogli: “Fa così caldo oggi. Hai caldo? Hai sete? Cosa vorresti mangiare oggi? Un cibo agro o qualcosa di piccante? Hai bisogno di cambiarti? Togliti quei vestiti che te li lavo”. Sei come una vecchia serva o una schiava, ormai ben oltre l’ambito delle responsabilità che dovresti adempiere all’interno della struttura del matrimonio. Sei agli ordini di tuo marito e lo consideri il tuo signore. In una famiglia di questo tipo vi è un’evidente differenza di prestigio tra i due coniugi: l’una è la schiava, l’altro il padrone; l’una è servile e umile, l’altro ha un atteggiamento altezzoso e autoritario; l’una fa inchini e riverenze, l’altro è gonfio di arroganza. È evidente che all’interno della struttura di questo matrimonio i due coniugi godono di un prestigio impari. Perché ciò avviene? La schiava non sta forse umiliandosi? (Sì.) Comportandoti da schiava, stai umiliando te stessa. Non sei stata capace di tener fede alle responsabilità verso il matrimonio che Dio ha stabilito per l’umanità e ti sei spinta troppo oltre. Tuo marito non assolve alcuna responsabilità e non fa nulla, eppure tu continueresti a stare agli ordini di un coniuge come lui e a sottometterti alla sua autorità, facendogli di buon grado da schiava e da serva per riverirlo e fare tutto per lui: che razza di persona sei? Chi è esattamente il tuo Signore? Perché non dedichi lo stesso tipo di pratica a Dio? È stato Dio a stabilire che il tuo partner ti mantenga; è una cosa che è tenuto a fare, tu non gli devi nulla. Tu fai quello che ti spetta e adempi alle responsabilità e agli obblighi a cui dovresti adempiere; lui, invece? Lui fa quello che sarebbe tenuto a fare? Nel matrimonio, non è che il più bravo a imporsi sia il signore e chi è capace di lavorare sodo e di dare il massimo debba fare da schiavo. In un matrimonio, entrambi i coniugi dovrebbero adempiere alle responsabilità reciproche e accompagnarsi a vicenda. Ognuno ha una responsabilità nei confronti dell’altro, e ambedue hanno obblighi da rispettare e cose da fare all’interno della struttura del matrimonio. Dovresti agire in base al tuo ruolo, qualunque esso sia, e fare ciò che il tuo ruolo richiede. Se non lo fai, allora sei priva di normale umanità. In termini colloquiali, non vali un centesimo. Se poi qualcuno non vale un centesimo eppure tu riesci lo stesso a stare ai suoi ordini e gli fai volentieri da schiava, questo è assolutamente sciocco e ti rende inutile. Cosa c’è di sbagliato nel credere in Dio? La tua fede in Dio è forse un atto malvagio? È un problema leggere le parole di Dio? Sono tutte cose rette e onorevoli da fare. Cosa dimostrano le persecuzioni del governo a danno di coloro che credono in Dio? Che l’umanità è alquanto malvagia e che rappresenta le forze del male e Satana: non rappresenta la verità né Dio. Pertanto, credere in Dio non significa che sei al di sotto degli altri o inferiore a loro. Al contrario, la tua fede in Dio ti rende più nobile dei membri del mondo secolare, il fatto che persegui la verità ti rende onorevole agli occhi di Dio, Che ti considera la luce dei Suoi occhi. Eppure, nel tuo matrimonio, tu umili te stessa e ti rendi schiava di tuo marito al di là di ogni limite solamente per adularlo. Perché non fai lo stesso quando svolgi il dovere di un essere creato? Perché non ci riesci? Questa non è forse un’espressione della spregevolezza umana? (Sì.)
Dio ha stabilito il matrimonio solo perché tu possa imparare ad adempiere alle tue responsabilità, a vivere pacificamente insieme a un’altra persona e a condividere la vita con essa, e affinché sperimenti com’è la vita condivisa con il tuo partner e come gestire insieme tutto ciò che affrontate, cose che rendono la tua vita più ricca e diversa. Tuttavia Egli non ti vende al matrimonio, né naturalmente ti vende al tuo partner perché tu diventi suo schiavo. Tu non sei schiavo del tuo coniuge e nemmeno lui è il tuo padrone. Siete sullo stesso livello. Hai solo le responsabilità di moglie o di marito nei confronti del tuo coniuge e, quando adempi a queste responsabilità Dio ti considera una moglie o un marito all’altezza dei requisiti. Il tuo partner non ha nulla che non abbia anche tu, e non sei inferiore a lui. Se credi in Dio e persegui la verità, sei in grado di svolgere il tuo dovere, partecipi spesso alle riunioni, preghi leggendo le parole di Dio e ti presenti al Suo cospetto, queste sono cose che Dio accetta e sono ciò che un essere creato dovrebbe fare e la vita normale che un essere creato dovrebbe vivere. Non c’è nulla di disdicevole in questo, né devi sentirti in debito con il tuo partner perché vivi una vita di questo tipo: non gli devi nulla. Se lo desideri, hai l’obbligo di testimoniare al tuo coniuge l’opera di Dio. Se invece lui non crede in Dio e non segue il tuo stesso cammino, non hai il dovere né l’obbligo di dirgli o spiegargli nulla né di fornirgli alcuna informazione sulla tua fede o sul cammino che segui, né lui ha alcun diritto di saperlo. È sua responsabilità e obbligo sostenerti, incoraggiarti e difenderti. Se non ne è capace, allora è privo di umanità. Perché? Perché tu segui la retta via, ed è per questo motivo che la tua famiglia e il tuo partner sono benedetti e godono della grazia di Dio insieme a te. Il tuo partner dovrebbe semplicemente esserti grato per questo, anziché discriminarti o maltrattarti a causa della tua fede o per il fatto che vieni perseguitato, oppure credere che dovresti dedicarti di più alle faccende domestiche e ad altre cose, o che tu sia in debito nei suoi confronti. Non gli devi nulla né dal punto di vista emotivo, né da quello spirituale, né da nessun altro: è lui a essere in debito con te. Per via della tua fede in Dio, il tuo coniuge gode di grazia e di benedizioni ulteriori da parte di Dio e ottiene queste cose eccezionalmente. Cosa intendo dire con “ottiene queste cose eccezionalmente”? Intendo dire che una persona del genere non le merita e non dovrebbe ottenerle. Perché no? Perché non segue né riconosce Dio, quindi la grazia di cui gode è dovuta alla tua fede in Dio. Trae benefici e gode di benedizioni insieme a te e dovrebbe solo esserti riconoscente. In altre parole, poiché gode di queste benedizioni ulteriori e di questa grazia, dovrebbe adempiere maggiormente alle sue responsabilità e sostenere maggiormente la tua fede in Dio. È perché in casa vi è un credente in Dio che alcuni hanno gli affari di famiglia che vanno bene e ottengono grande successo. Guadagnano molto denaro, la loro famiglia vive bene, si arricchiscono di beni materiali e la loro qualità di vita migliora: da dove deriva tutto questo? La tua famiglia sarebbe in grado di ottenere tutte queste cose se un suo membro non credesse in Dio? Alcuni dicono: “Dio ha stabilito per loro un destino di ricchezza”. Questo è vero, ma se in famiglia non avessero quel membro che crede in Dio, la loro attività non sarebbe così piena di grazia e benedetta. Poiché hanno quel membro che crede in Dio, poiché quel credente in Dio ha vera fede, persegue sinceramente ed è disposto a dedicarsi e a spendersi per Dio, il suo coniuge non credente riceve eccezionalmente grazia e benedizioni. È così facile per Dio fare questa piccola cosa. Eppure chi non ha fede è comunque insoddisfatto e addirittura opprime e maltratta coloro che credono in Dio. Già la persecuzione a cui il Paese e la società li sottopongono è per i credenti un disastro, eppure i loro familiari fanno persino di peggio e aumentano la pressione. Se in simili circostanze tu pensi ancora di essere per loro una delusione e sei disposto a diventare schiavo del tuo matrimonio, ebbene, è davvero qualcosa che non dovresti fare. Si può accettare che non sostengano la tua fede in Dio, così come che non la difendano. Sono liberi di non fare queste cose. Però non dovrebbero trattarti come uno schiavo perché credi in Dio. Non sei uno schiavo, sei un essere umano, una persona dignitosa e retta. Quanto meno, agli occhi di Dio sei un essere creato, e non sei schiavo di nessuno. Se proprio devi essere uno schiavo, allora puoi esserlo solamente della verità, di Dio, ma non di una persona, e tanto meno il tuo coniuge può essere il tuo padrone. In termini di relazioni della carne, a parte i tuoi genitori, la persona più vicina a te in questo mondo è il tuo coniuge. Tuttavia, per via della tua fede in Dio, lui ti tratta come un nemico e ti attacca e perseguita. Si oppone al fatto che partecipi alle riunioni; se sente qualche diceria, torna a casa per rimproverarti e maltrattarti. Ti rimprovera e si oppone, arrivando addirittura a picchiarti, persino quando preghi o leggi le parole di Dio in casa e non influisci minimamente sul regolare svolgimento della sua vita. DimMi, che tipo di individuo è mai questo? Non è forse un demone? E questa è la persona più vicina a te? Una persona del genere merita che tu assolva una qualche responsabilità nei suoi confronti? (No.) No, affatto! E così, alcuni vivono all’interno di un matrimonio di questo tipo eppure sottostanno comunque agli ordini del coniuge, sono disposti a sacrificare tutto, a sacrificare il tempo che dovrebbero dedicare all’assolvimento del loro dovere, l’opportunità di svolgerlo e persino quella di raggiungere la salvezza. Non dovrebbero farlo, e come minimo dovrebbero rinunciare a simili idee. A parte a Dio, le persone non devono niente a nessuno. Non sei in debito con i tuoi genitori, con tuo marito, con tua moglie, con i tuoi figli, e tanto meno con i tuoi amici: non devi niente a nessuno. Tutto ciò che le persone hanno, compreso il loro matrimonio, proviene da Dio. Se proprio dobbiamo parlare di essere in debito, le persone sono in debito solo verso Dio. Naturalmente Dio non pretende che tu Lo ripaghi; Egli chiede solo che tu segua la retta via nella vita. La più grande intenzione di Dio riguardo al matrimonio è che tu non perda la tua dignità e la tua integrità a causa di esso, che non ti ritrovi sprovvisto di un percorso corretto da perseguire, di una tua prospettiva di vita o di una tua direzione da perseguire, e che non diventi qualcuno che rinuncia persino a perseguire la verità, all’opportunità di ottenere la salvezza e a qualsiasi incarico o missione affidatigli da Dio per diventare invece volontariamente schiavo del suo matrimonio. Se gestisci il tuo matrimonio in questo modo, allora sarebbe stato meglio che non ti fossi sposato affatto, e saresti più adatto alla vita da single. Se, qualunque cosa tu faccia, non riesci a liberarti di questo tipo di situazione o di struttura coniugale, allora sarebbe meglio che ti lasciassi completamente il matrimonio alle spalle e vivessi da persona libera. Come ho detto, Dio ha disposto che tu ti sposi affinché tu possa avere un coniuge, affrontare gli alti e bassi dell’esistenza e attraversare ogni fase della vita in compagnia del tuo partner, così da non ritrovarti né sentirti solo in alcuna fase della vita, da avere qualcuno accanto a te, qualcuno a cui confidare i tuoi pensieri più intimi, qualcuno che ti conforti e si prenda cura di te. Ma Dio non usa il matrimonio per vincolarti o per legarti mani e i piedi così che tu venga privato del diritto di scegliere la tua strada e diventi schiavo del matrimonio. Dio ha stabilito che ti sposassi e ti ha assegnato un coniuge; non ti ha trovato un padrone né vuole che tu sia confinato all’interno del tuo matrimonio e privato dei tuoi perseguimenti, dei tuoi obiettivi di vita, della giusta direzione di perseguimento e del diritto di ricercare la salvezza. Al contrario, che tu sia sposato o meno, il più grande diritto di cui Dio ti ha fatto dono è quello di perseguire i tuoi personali obiettivi di vita, di definire la corretta prospettiva di vita e di ricercare la salvezza. Nessuno, nemmeno il tuo coniuge, può privarti di questo diritto e interferire con esso. Quindi, coloro che nel proprio matrimonio si comportano da schiavi dovrebbero rinunciare a questo modo di vivere, alle loro idee o alle loro pratiche inerenti al voler essere schiavi del proprio matrimonio, e lasciarsi questa situazione alle spalle. Non lasciarti porre dei freni dal tuo partner e non farti condizionare, limitare, vincolare o influenzare dalle sue emozioni, dalle sue opinioni, dalle sue parole, dai suoi atteggiamenti e tanto meno dalle sue azioni. Lasciati tutto alle spalle e abbi il coraggio e l’audacia di affidarti a Dio. Quando vuoi leggere le parole di Dio, allora fallo; partecipa alle riunioni quando devi, perché sei un essere umano, non un cane, e non hai bisogno di nessuno che regoli il tuo comportamento oppure limiti o controlli la tua vita. Possiedi il diritto di scegliere i tuoi obiettivi e la tua direzione di vita, è stato Dio a donartelo, e in particolare stai percorrendo la retta via. La cosa più importante è che, quando la casa di Dio ha bisogno che tu svolga un certo lavoro o ti affida un dovere, devi diligentemente rinunciare a tutto, senza preferenze né riserve, e svolgere il dovere che ti spetta e portare a termine la missione che Dio ti ha affidato. Se questo incarico richiede che ti allontani da casa per dieci giorni o per un mese, allora dovresti scegliere di svolgerlo bene, portare a termine l’incarico che Dio ti ha affidato e soddisfare il Suo cuore: sono questi l’atteggiamento, la determinazione e il desiderio che coloro che perseguono la verità dovrebbero possedere. Se l’incarico ti richiede di stare via per sei mesi, un anno o per un periodo di tempo indeterminato, allora dovresti diligentemente abbandonare la tua famiglia e il tuo coniuge e andare a compiere la missione che Dio ti ha affidato. La ragione è che al momento sono il lavoro della casa di Dio e il tuo dovere ad avere più bisogno di te, e non il tuo matrimonio e il tuo partner. Pertanto, non devi pensare che se sei sposato allora devi essere schiavo del tuo matrimonio, o che sia un disonore se il tuo matrimonio finisce o si sgretola. In realtà non è un disonore, e devi vedere le circostanze in cui è finito e quali erano le disposizioni di Dio. Se la rottura è stata stabilita e governata da Dio e non è avvenuta per mano umana allora è qualcosa di glorioso, è un onore, perché hai rinunciato e messo fine al tuo matrimonio per una giusta causa, perseguendo di soddisfare Dio e di compiere la tua missione di essere creato. È una cosa che Dio commemorerà e accetterà, per questo dico che è gloriosa e non un disonore! Anche se i matrimoni di alcuni finiscono perché il coniuge li abbandona e li tradisce, in termini colloquiali vengono piantati e viene dato loro il benservito, questo non è nulla di vergognoso. Al contrario, dovresti dire: “Per me è un onore. Perché? Il fatto che il mio matrimonio sia arrivato a questo punto e sia finito in questo modo è stato stabilito e governato da Dio. È stata la guida di Dio che mi ha portato a fare questo passo. Se Dio non lo avesse fatto e non avesse spinto il mio coniuge a darmi il benservito, non avrei avuto la fede e il coraggio per compiere questo passo. Sia resa gloria alla sovranità e alla guida di Dio! Sia resa a Dio ogni gloria!” Si tratta di un onore. In tutti i tipi di matrimonio puoi fare questo tipo di esperienza, puoi scegliere di seguire la retta via sotto la guida di Dio, portare a termine la missione che Egli ti ha affidato, lasciare il tuo coniuge alla luce di queste premesse e con tale motivazione e porre fine al tuo matrimonio, e questo è qualcosa di meritevole. C’è almeno una cosa di cui vale la pena rallegrarsi, ed è che non sei più schiavo del tuo matrimonio. Sei sfuggito alla sua schiavitù e non devi più preoccuparti, soffrire e lottare per il fatto di essere schiavo del tuo matrimonio e perché vuoi liberarti ma non ne sei capace. Da questo momento in poi sei fuggito, sei libero, e questa è una cosa positiva. Detto questo, spero che coloro il cui matrimonio in passato è finito in modo doloroso e che sono per questo ancora avvolti dalle ombre riescano davvero ad abbandonare il loro matrimonio, le ombre di cui li ha ricoperti, l’odio, la rabbia e persino l’angoscia che ha lasciato loro, e non provare più dolore e rabbia perché il loro coniuge ha ripagato tutti i sacrifici e gli sforzi che hanno fatto per lui con l’infedeltà, il tradimento e lo scherno. Spero che ti lasci tutto questo alle spalle, che ti rallegri di non essere più schiavo del tuo matrimonio, che non debba più fare nulla o compiere sacrifici inutili per il padrone del tuo matrimonio e che invece, sotto la guida e la sovranità di Dio, seguirai la retta via nella vita, svolgerai il tuo dovere di essere creato, non sarai più turbato e non avrai più nulla di cui preoccuparti. Naturalmente non hai più bisogno di provare preoccupazione, inquietudine o ansia per il tuo coniuge o di avere la mente occupata da pensieri su di lui: tutto andrà bene d’ora in poi, non devi più discutere le tue questioni personali con lui né sentirti limitato da lui; devi solamente ricercare la verità e cercare i principi e le basi nelle parole di Dio. Sei già libero e non sei più schiavo del tuo matrimonio. È una fortuna che tu ti sia lasciato alle spalle quell’incubo, che ti sia autenticamente presentato al cospetto di Dio, che non sia più limitato dal tuo matrimonio e che abbia più tempo per leggere le parole di Dio, frequentare le riunioni e svolgere le tue devozioni spirituali. Sei completamente libero, non devi più comportarti in un certo modo a seconda degli umori altrui, non devi più sopportare la derisione di nessuno, non devi più considerare gli umori o i sentimenti di nessuno: stai vivendo la vita da single, che cosa fantastica! Non sei più uno schiavo, puoi uscire da un ambiente in cui avevi diverse responsabilità da assolvere nei confronti di altri, puoi vivere da vero essere creato sotto il dominio del Creatore e svolgere il dovere che spetta a un essere creato: che meraviglia poterlo fare puramente! Non dovrai più discutere, preoccuparti, darti pensiero, tollerare, sopportare, soffrire o arrabbiarti a causa del tuo matrimonio, non dovrai più vivere in quell’ambiente odioso e in quella situazione complicata. È fantastico, tutte queste sono cose positive e sta andando tutto bene. Quando ci si presenta davanti al Creatore, si agisce e si parla in conformità alle parole di Dio e secondo le verità principi. Tutto procede senza intralcio, non ci sono più quelle dispute turbolente e puoi acquietare il tuo cuore. Queste sono tutte cose positive, ma purtroppo alcune persone restano comunque disposte a essere schiave di un ambiente coniugale così odioso e non vogliono fuggire né lasciarselo alle spalle. In ogni caso spero comunque che, anche se costoro non pongono fine ai loro matrimoni e non vivono con un matrimonio chiuso alle spalle, quanto meno non ne siano schiavi. Non importa chi sia il tuo coniuge, quali talenti o che umanità possieda, quanto sia elevato il suo prestigio o quanto sia abile e capace: non è comunque il tuo padrone. È il tuo coniuge, un tuo pari. Non è più nobile di te, né tu sei inferiore a lui. Se lui non è in grado di adempiere alle sue responsabilità coniugali, tu hai il diritto di rimproverarlo ed è tuo dovere occuparti di lui e dargli una lezione. Non umiliarti e non lasciarti sfruttare perché ti fa troppa paura o perché temi che si stanchi di te, che ti rifiuti oppure che ti abbandoni, o perché vuoi mantenere la continuità del tuo rapporto coniugale, sminuendoti volontariamente per essere schiavo del tuo partner e del tuo matrimonio: questo non è appropriato. Non è questo il modo in cui ci si dovrebbe comportare e non è questa la responsabilità che ci si dovrebbe assumere all’interno della struttura del matrimonio. Dio non ti chiede di essere uno schiavo né di essere un padrone; ti chiede soltanto di adempiere alle tue responsabilità, ed è per questo che devi comprendere correttamente quelle che ti spettano nell’ambito del matrimonio e che devi anche comprendere correttamente e capire chiaramente il ruolo che svolgi all’interno di esso. Se il ruolo che ricopri è alterato e non conforme all’umanità o a quanto stabilito da Dio, allora dovresti esaminare te stesso e riflettere su come uscire da questo stato. Se il tuo coniuge accetta i rimproveri, allora rimproveralo; se farlo ti porta a conseguenze indesiderate, allora dovresti optare per una scelta più saggia e più appropriata. In ogni caso, se desideri perseguire la verità e raggiungere la salvezza, allora devi rinunciare alle tue idee o alle tue pratiche riguardanti l’essere schiavo del tuo matrimonio. Non devi essere schiavo del tuo matrimonio bensì lasciarti alle spalle questo ruolo, vivere da autentico essere umano, da autentico essere creato, e allo stesso tempo svolgere il tuo dovere. Hai capito? (Sì.)
Abbiamo appena condiviso sul tema “le persone non dovrebbero essere schiave del matrimonio”, dicendo alle persone di abbandonare le loro opinioni fallaci riguardanti il matrimonio. Alcuni, infatti, pensano di dover mantenere in vita il proprio matrimonio e fanno tutto il possibile per evitare che si sgretoli e finisca. Per raggiungere questo obiettivo, scendono a compromessi. Preferiscono sacrificare molti dei loro perseguimenti positivi pur di difendere il loro matrimonio, del quale diventano volontariamente schiavi. Costoro interpretano in modo errato l’esistenza e la definizione del matrimonio e hanno verso di esso un atteggiamento sbagliato, pertanto dovrebbero rinunciare a questi pensieri e punti di vista sbagliati, prendere le distanze da questo tipo di stato coniugale distorto, adottare l’approccio corretto al matrimonio e gestire correttamente i problemi che si presentano al suo interno: questo è il terzo aspetto che le persone dovrebbero abbandonare riguardo al matrimonio. Ora condivideremo sulla quarta questione riguardante il matrimonio: il matrimonio non è la tua destinazione. Anche questo è un problema. Poiché è un argomento su cui condividiamo, si tratta di una questione esemplificativa della situazione attuale dei matrimoni delle persone. Esiste in tutti i tipi di circostanze coniugali. È inoltre un tipo di atteggiamento che le persone hanno nei confronti del matrimonio o un tipo di stato di vita, quindi dovremmo condividere e fare chiarezza in merito. Dopo essersi sposate, alcune donne pensano di aver trovato il principe azzurro. Credono di poter contare sul marito e di potersi fidare di lui, sono convinte che egli può essere per loro un solido sostegno nel loro percorso di vita e che si mostrerà saldo e affidabile quando avranno bisogno di lui. Alcuni uomini pensano di aver trovato la donna giusta. È bella e generosa, gentile e premurosa, virtuosa e comprensiva. Credono che con lei avranno una vita stabile e una casa serena e accogliente. Quando le persone si sposano, si ritengono tutte fortunate e felici. I più vedono nel coniuge un simbolo della vita che hanno scelto per il futuro e, naturalmente, vedono il loro matrimonio come la destinazione che ricercano in questa vita. Cosa significa questo? Significa che tutti coloro che si sposano credono che il matrimonio sia la loro destinazione e che, una volta che si trovano in un matrimonio di questo tipo, esso sia la loro destinazione. Che cosa significa “destinazione”? Significa un punto d’appoggio. Affidano le loro prospettive, il loro futuro e la loro felicità al matrimonio e al coniuge, e così, una volta sposati, pensano che non avranno più altri desideri né preoccupazioni. Questo perché sentono di aver ormai trovato la loro destinazione, la quale è costituita sia dal coniuge sia dalla casa che costruiscono insieme a lui. Dal momento che hanno trovato la loro destinazione, non hanno più bisogno di perseguire nulla o di sperare in alcunché. Naturalmente, secondo gli atteggiamenti e i punti di vista delle persone nei confronti del matrimonio, questo giova alla stabilità della struttura coniugale. Come minimo, se un uomo o una donna hanno un partner fisso di sesso opposto come coniuge, non avranno più flirt o altre relazioni amorose con l’altro sesso. Questo è vantaggioso per la maggior parte delle persone sposate. Quanto meno avranno il cuore stabile in termini di relazioni e proveranno attrazione sempre per lo stesso partner dell’altro sesso, il quale in quanto coniuge fornirà loro la stabilità di un ambiente di vita di base: questa è una cosa positiva. Tuttavia, quando qualcuno si sposa, se ritiene che il suo matrimonio sia la sua destinazione e invece considera tutti i suoi perseguimenti, la sua prospettiva esistenziale, il percorso che segue nella vita e ciò che Dio gli richiede come cose superflue di cui occuparsi nel tempo libero, allora assumere senza rendersene conto il suo matrimonio come destinazione non è una cosa positiva, anzi diventa un ostacolo, una pietra d’inciampo e un impedimento per il perseguimento dei corretti obiettivi di vita, per lo sviluppo di una corretta prospettiva esistenziale e persino per il perseguimento della salvezza. Infatti, quando chi si sposa considera il coniuge come la propria destinazione e come il proprio destino in questa vita, crede che le varie emozioni del partner, la sua felicità e la sua infelicità, siano correlate a sé stesso, e che la propria felicità e infelicità e le varie emozioni che prova siano correlate al partner, e che dunque la vita, la morte, la felicità e la gioia del partner siano correlate alla propria vita, alla propria morte, alla propria felicità e alla propria gioia. Pertanto l’idea di costoro, ossia che il matrimonio sia la loro destinazione di vita, rende alquanto lento e passivo il perseguimento del loro percorso di vita, delle cose positive e della salvezza. Se in un matrimonio il coniuge di una persona che segue Dio sceglie di non seguirLo e di perseguire invece le cose del mondo, allora la persona che segue Dio verrà seriamente influenzata dal partner. Per esempio, la moglie ritiene di dover credere in Dio e perseguire la verità, di dover lasciare il lavoro e svolgere il proprio dovere, di spendersi e di dedicarsi alla casa di Dio, mentre il marito pensa: “Credere in Dio è una cosa positiva, ma dobbiamo pur vivere. Se entrambi svolgiamo il nostro dovere, chi guadagnerà il denaro? Chi manterrà la casa? Chi sosterrà la nostra vita familiare?” Alla luce di questa visione, egli sceglie di continuare a lavorare e a perseguire le cose del mondo; non dichiara né di avere fede in Dio né di opporvisi. La moglie, che crede in Dio, pensa continuamente: “Mio marito è la mia destinazione. Io sto bene solo quando lui sta bene. Se lui non sta bene, non posso stare bene nemmeno io. Siamo come due rami dello stesso albero. Condividiamo le stesse gioie e gli stessi dolori, viviamo e moriamo insieme. Io vado dovunque vada lui. Ora siamo in disaccordo riguardo alla scelta del nostro cammino e hanno iniziato a manifestarsi delle incrinature: come possiamo riconciliarci? Io voglio seguire Dio, ma lui non è interessato alla fede. Se lui non crede in Dio, allora io non potrò progredire nella mia fede e non me la sentirò più di seguire Dio. Questo perché fin dall’inizio ho considerato mio marito come il mio cielo, il mio destino. Non posso lasciarlo. Se lui non crede in Dio, allora neanche io lo farò; se invece lui ci crede, lo faremo entrambi. Se lui non crede in Dio mi sentirò come se mi mancasse qualcosa, come se mi avessero tolto l’anima”. Lei prova ansia e preoccupazione costanti per questo problema. Prega spesso, sperando che suo marito riesca a credere in Dio. Tuttavia, per quanto lei preghi, lui resta irremovibile e non lo fa. È angosciata: che cosa dovrebbe fare? Non c’è niente che possa fare, quindi si impegna al massimo e, quando il marito è in casa, lo coinvolge nella lettura delle parole di Dio. Lui le legge, e ascolta lei leggerle, senza ostilità, ma non partecipa attivamente alla condivisione. Poiché sono marito e moglie, non discute con lei. Quando lei gli chiede di imparare a cantare gli inni, si mostra accondiscendente e li impara, ma dopo averlo fatto non dice se li ha memorizzati completamente e nemmeno se gli piacciono. Quando la moglie gli chiede di partecipare alle riunioni, può capitare che abbia un po’ di tempo libero e la accompagni, ma di solito è impegnato a lavorare e a guadagnare soldi. Non parla mai di questioni relative alla fede in Dio, non prende mai l’iniziativa di chiedere di prendere parte a una riunione o di svolgere un dovere. In breve, è tiepido nei confronti della questione. Non si oppone alla fede in Dio ma neppure la sostiene, e non esplicita il suo atteggiamento al riguardo. La moglie, che crede in Dio, prende a cuore tutto questo, lo ricorda, e dice: “Dal momento che siamo una coppia sposata e costituiamo una famiglia, se io entro nel Regno, allora deve entrarci anche lui. Se non mi segue nella fede, allora non potrà entrare nel Regno né ottenere la salvezza, e allora anch’io non vorrò più vivere, bensì morire”. Anche se non è ancora morta, in cuor suo è costantemente preoccupata, addolorata e tormentata da questo problema, e pensa: “Se un giorno le catastrofi sopraggiungeranno e lui vi troverà la morte, cosa farò? Al momento infuria un’epidemia così devastante. Se lui viene contagiato, io smetterò di vivere. Non sta dicendo che si oppone alla mia fede in Dio, ma cosa farò se un giorno dirà davvero che non vuole più che io creda?” Lei teme che, quando quel momento arriverà, seguirà il marito e sceglierà di abbandonare la fede, tradendo Dio. Questo perché in cuor suo considera il marito come la sua anima, la sua vita, e ancor di più il suo cielo, il suo tutto. In cuor suo, il marito la ama più di ogni altra cosa, e parimenti lei ama lui. Ma ora si trova di fronte a un dilemma: se lui si oppone alla sua fede in Dio e lei pregando non ottiene nulla, cosa accadrà? Questo la preoccupa molto. Quando le viene chiesto di andare a svolgere il suo dovere lontano da casa, anche se desidera assolvere il suo dovere per la casa di Dio, al sentire che per farlo deve andarsene di casa e viaggiare lontano, e che dovrà restare via da casa per molto tempo, prova un’angoscia incredibile. Perché? Teme che, senza lei a casa, non ci sarà nessuno a prendersi cura di suo marito, che lui le mancherà e che non riuscirà a smettere di preoccuparsi per lui. Sarà in apprensione per lui, ne sentirà la mancanza e le sembrerà addirittura di non poter vivere senza di lui al proprio fianco, di perdere la speranza e la propria direzione di vita e di non essere in grado di svolgere il proprio dovere con tutto il cuore. Ora basta questo pensiero ad addolorarle il cuore, poco importa se ciò accadrà davvero. Così, all’interno della chiesa, non osa mai chiedere di andare a svolgere il suo dovere altrove oppure, se si presenta un incarico che richiede di stare lontano per un lungo periodo di tempo e di dormire fuori casa, non osa mai proporsi di assumerlo né di accettare una richiesta di questo tipo. Mette tutto l’impegno nel consegnare lettere per conto dei fratelli e delle sorelle, o a volte nell’ospitarli a casa sua per una qualche riunione, ma non osa mai separarsi dal marito per un giorno intero. Se si verifica una circostanza particolare e suo marito deve partire per un viaggio di lavoro o si assenta per qualche giorno, allora piange a casa per due o tre giorni prima che lui parta, fino ad avere gli occhi gonfi come due pomodori. Perché piange? Teme che il marito muoia in un incidente aereo e che non ne venga nemmeno ritrovato il corpo: che cosa farà in quel caso? In che modo vivrà e andrà avanti? Il suo cielo non ci sarà più, si sentirà come se le avessero rubato il cuore. Il solo pensiero la terrorizza, ed è per questo che piange quando ci pensa. Suo marito non è ancora partito e lei piange da due o tre giorni, e continua finché lui non torna, tanto che lui, infastidito, dice: “Che diavolo le prende? Non sono mica morto, eppure lei piange. Sta forse auspicando che io muoia?” Lui non può fare nulla; lei continua a piangere e dice: “Non voglio che tu te ne vada, non voglio che tu sia lontano dai miei occhi”. Mette il proprio destino e la propria destinazione nelle mani dell’uomo che ha sposato, e a prescindere dal fatto che tale modo di fare sia sciocco o infantile, esistono comunque persone di questo tipo. A questa categoria appartengono più uomini o più donne? (Più donne.) A quanto pare esistono più donne di questo tipo; le donne possono rivelarsi un po’ deboli. Comunque, che sia l’uomo a lasciare la donna o viceversa, l’altro può continuare a vivere? (Sì.) Indipendentemente da chi lascia chi, è forse una questione in cui possiedi facoltà di scelta? È qualcosa che puoi controllare? (No.) No, non è qualcosa che puoi controllare, e quindi ti perdi in sciocche fantasie, piangi, ti preoccupi, ti addolori: ha senso tutto questo? (No.) Costoro pensano che poter guardare il proprio partner, tenergli la mano e vivere con lui significhi avere un sostegno per tutta la vita, da cui trarre serenità e conforto. Pensano che non avranno problemi a procurarsi cibo o vestiti, che non avranno preoccupazioni e che il coniuge sia la loro destinazione. Tra i non credenti è diffuso un modo di dire: “Se in questa vita ho te, non ho bisogno di nient’altro”. Ecco cosa queste persone provano nel loro intimo nei confronti del matrimonio e del coniuge; sono felici quando lui è felice, in ansia quando lui è in ansia e soffrono quando lui soffre. Se il loro partner muore, anche loro vogliono smettere di vivere. E se il loro partner si innamora di un’altra persona e le lascia, cosa fanno? (Non vogliono più vivere.) Alcuni vogliono smettere di vivere e si suicidano, altri perdono la ragione. DimMi, di cosa si tratta? Che tipo di persona perde la ragione? Perdere la ragione dimostra che si è posseduti. Alcune donne credono che il marito sia la loro destinazione di vita e che, una volta sposate, non ameranno mai più nessun altro: è un caso di “Se in questa vita ho lui, non ho bisogno di nient’altro”. Tuttavia il marito delude sua moglie, si innamora di un’altra e non la vuole più. Che cosa succede alla fine? Lei sviluppa un odio assoluto per tutti i membri dell’altro sesso. Quando vede un altro uomo vuole sputargli addosso, maledirlo e picchiarlo. Sviluppa tendenze violente e il suo senso di ragione si distorce. Ci sono persone che perdono davvero la ragione. Queste sono le conseguenze quando non si possiede una corretta comprensione del matrimonio.
Costoro considerano il matrimonio come un simbolo del loro perseguimento della felicità, nonché come una destinazione e un obiettivo di vita che hanno sognato a lungo e che ora hanno raggiunto. Sposarsi è per loro l’obiettivo di vita definitivo e all’interno del matrimonio perseguono di condividere la vita con il coniuge e di vivere, invecchiare e morire insieme a lui. Per confermare il pensiero e l’idea secondo cui il matrimonio è la loro destinazione, nella vita coniugale fanno molte cose che si spingono al di là della ragionevolezza e dell’ambito delle responsabilità di una persona. Queste cose che vanno oltre l’ambito delle responsabilità di una persona includono gesti estremi che li portano a perdere l’integrità, la dignità e gli obiettivi che perseguono. Per esempio, spesso tengono d’occhio ogni giorno chi incontra il partner, cosa fa quando esce e se ha avuto con altri membri del sesso opposto contatti, interazioni o relazioni interpersonali che sconfinano oltre l’ambito dell’amicizia. Ci sono anche persone che passano molto tempo a osservare e a sondare l’atteggiamento che il partner ha nei loro confronti per vedere se non ha smesso di tenere a loro e di amarle. Vi sono inoltre donne che annusano i vestiti dei mariti quando rincasano per controllare che non vi siano capelli di un’altra donna e che non siano presenti segni di rossetto sulle loro camicie. Controllano anche i loro telefoni per vedere se vi sono registrati numeri di donne che non riconoscono, verificando persino quanti telefoni essi possiedono, con chi si relazionano e se ogni giorno quando le chiamano dicono loro la verità. Per esempio, una donna chiama il marito e gli chiede: “Dove sei? Cosa stai facendo?” Lui risponde: “Sono al lavoro, sto rivedendo dei documenti”. Lei dice: “Fai una foto dei documenti e mandamela”. Il marito lo fa e allora lei chiede: “Chi c’è in ufficio con te?” Lui risponde: “Sono solo”. Lei gli domanda: “Puoi videochiamarmi per farmi vedere chi altro c’è in ufficio?” Lui la videochiama e lei vede che sembra esserci una figura di donna che si allontana, quindi dice: “Non è vero, chi è quella?” Lui risponde: “È solo la donna delle pulizie”. Lei risponde: “Ah, ok”. Solo allora si rilassa. Persone come queste controllano i telefoni dei mariti, i loro spostamenti, quello che fanno a tutte le ore del giorno. Nutrono enormi aspettative nei confronti del loro matrimonio e sentimenti di insicurezza ancora maggiori. Naturalmente hanno un desiderio smisurato di possedere e controllare il coniuge. Poiché sono certe che il loro coniuge è la loro destinazione e la persona con cui devono e sono tenute a stare per tutta la vita, non possono permettere che si verifichino degli errori o che si manifestino delle incrinature nel matrimonio o anche solo dei difetti o dei piccoli problemi: non possono permettere nulla di tutto ciò. Perciò investono la maggior parte delle loro energie nel monitorare il coniuge, nel sondarlo, nell’informarsi sui suoi movimenti e sui suoi spostamenti e nel controllarlo. Trovano del tutto intollerabile soprattutto che il coniuge abbia una relazione clandestina. In quel caso fanno una scenata, si agitano, piangono, sollevano un polverone e minacciano di suicidarsi. Alcune donne portano addirittura i loro problemi nelle riunioni e discutono le strategie con i fratelli e le sorelle, dicendo: “Lui è il mio primo amore, lo amo più di ogni altra cosa. In tutta la mia vita non ho mai tenuto un altro uomo per mano né toccato la pelle di altri. È l’unico per me, è il mio cielo ed è il solo per me in questa vita. Se n’è andato con un’altra e io non riesco a mandare giù quello che mi ha fatto”. Qualcuno le dice: “A cosa serve reagire così? Puoi forse cambiare ciò che è successo? C’era chi aveva notato da molto tempo questa tendenza in tuo marito”. Lei risponde: “Che lui abbia o meno questa tendenza, non riesco proprio ad accettare quello che è successo. Chi vuole aiutarmi a trovare un’idea per punirlo e cercare di impedire che la sua amante prenda il mio posto?” Vedi, è così sconvolta che porta i suoi problemi in una riunione per condividere al riguardo. Questo è forse fare condivisione? Questo è dar sfogo a commenti inappropriati e a messaggi negativi e diffondere informazioni negative. Sono affari tuoi; se vai a casa, chiudi la porta e lo picchi e litighi con lui, la cosa riguarda solo te: non devi portare i tuoi problemi nelle riunioni per parlarne. Se durante una riunione desideri ricercare la verità, puoi dire: “Mi è successo questo, come posso uscire da questa situazione e non essere limitata da lui? Come posso evitare che questa faccenda influisca sulla mia fede in Dio e sull’assolvimento del mio dovere?” Va bene che ricerchi la verità, mentre invece non dovresti parlare dei tuoi litigi nelle riunioni. Perché non dovresti farlo? Ti sei trovata ad affrontare questo problema e ora sei nella tua attuale situazione di vita a causa della tua errata comprensione del matrimonio. E allora vuoi sottoporre i tuoi litigi e le loro conseguenze ai tuoi fratelli e sorelle per fare condivisione in merito: questo non solo ha un impatto sulle altre persone, ma non giova nemmeno a te. Parli dei tuoi litigi quando la maggior parte delle persone non comprende la verità ed è priva di statura, e non può fare altro che aiutarti a trovare delle idee e a esaminare i tuoi litigi. Non solo gli altri non possono aiutarti a ottenere un ingresso positivo, ma peggiorano anche le cose e rendono il problema ancora più grave e complicato. La maggior parte delle persone è confusa e non capisce la verità né le intenzioni di Dio: individui di questo tipo possono forse fornirti un aiuto utile e prezioso? Qualcuno dice: “Da un punto di vista legale sarai sempre sua moglie. Il male non potrà mai sconfiggere la legge”. Questa è la verità? (No.) Qualcun altro dice: “Non lasciare spazio alla sua amante, e poi vedremo se lei sarà in grado di sostituirti!” Questa è la verità? (No.) Sentire gli altri dire queste cose ti rende felice o ti fa arrabbiare? Ti dicono queste cose per scatenare la tua irruenza o affinché tu comprenda la verità e ottenga un percorso di pratica? Qualcun altro dice: “Capisco perfettamente. Non ci sono bravi uomini al giorno d’oggi. Qualsiasi uomo diventa cattivo quando guadagna soldi”. Questa è la verità? (No.) A quel punto qualcun altro dice: “Non sei tenuta a sopportare tutto questo. Devi far capire all’amante di tuo marito che non ti farai mettere i piedi in testa così facilmente. Falle vedere chi è che comanda. Vai sul suo posto di lavoro e racconta tutto a tutti, fai una scenata e di’ che è l’amante di tuo marito. Tu sei sua moglie davanti alla legge e tutti si schiereranno sicuramente dalla tua parte, non dalla sua. Costringila a fare un passo indietro e a farsi da parte”. Questa è la verità? (No.) Queste parole non denotano forse la comprensione fallace della maggioranza delle persone? (Sì.) Qualcun altro ha un approccio più contenuto e dice: “State insieme da tutta la vita, non sei ancora stufa di lui? Se vuole stare con un’altra, allora lasciaglielo fare. Non ti basta che continui a portare i soldi a casa e che tu abbia da mangiare e da bere? Dovresti essere felice, e così non starà sempre lì a disturbarti. Non è sufficiente che continui a tornare e a riconoscere che questa è casa sua? Cos’è che ti fa arrabbiare? In realtà ne trai dei vantaggi”. Queste parole sembrano confortanti, ma sono la verità? (No.) Una persona rispettabile pronuncerebbe una sola di queste frasi? (No.) Quando lo scopo di queste parole non è fomentare dissidi o provocare uno scontro, sono volte a non smuovere le acque e a portare a un compromesso privo di principi. Una sola di queste parole riflette forse la prospettiva che la moglie dovrebbe avere sulla questione, una prospettiva che sia corretta e anche in linea con la verità? (No.) Ma la maggior parte delle persone non dice forse cose del genere? (Sì.) E questo cosa dimostra? (La maggior parte delle persone è alquanto confusa e suggerisce idee che non sono d’aiuto.) La maggior parte delle persone è confusa e non persegue né comprende la verità. In ogni caso, non capisce qual è la verità né quali sono i requisiti posti da Dio all’uomo. Per essere più specifici, per quanto riguarda il matrimonio, le persone semplicemente non capiscono, in termini di ciò che Dio dice di esso e della definizione che ne dà, in che modo dovrebbero affrontare i problemi che sorgono all’interno del matrimonio così da conformarsi alle intenzioni di Dio e senza dar sfogo alla loro irruenza.
Qualunque questione affronti, grande o piccola che sia, devi sempre approcciarla utilizzando le parole di Dio come fondamento e la verità come criterio. Ebbene, qual è il fondamento contenuto nelle parole di Dio riguardo a questi problemi che si verificano nel matrimonio? Qual è il criterio della verità? Il tuo coniuge non ti è fedele, e questo è un suo problema. Ma tu non puoi permettere che il suo problema ti influenzi nell’avere un atteggiamento corretto e senso di responsabilità nei confronti del matrimonio. È lui il trasgressore e tu non puoi permettere che le sue trasgressioni influiscano sull’atteggiamento che dovresti avere nei confronti del matrimonio. Tu credi che lui sia la tua destinazione, ma questo è solo un tuo pensiero: in realtà non è così, né Dio ha mai richiesto o stabilito che fosse così. Sei soltanto tu a insistere nel credere che lui sia la tua destinazione, la tua anima gemella, spinto da affetto, da desiderio umano e, più precisamente, da irruenza umana. È sbagliato da parte tua insistere nel credere questo. A prescindere da ciò che credevi prima, ora dovresti in ogni caso cambiare rotta e vedere quali sono i pensieri e gli atteggiamenti corretti che Dio richiede alle persone. In che modo dovresti gestire l’infedeltà da parte del tuo coniuge? Non dovresti litigarci né sollevare polveroni, né fare scenate e dare di matto. Dovresti capire che quando questo accade non è la fine del mondo, e non significa che la destinazione che sogni sia persa per sempre né, ovviamente, che il tuo matrimonio debba sgretolarsi e finire, e tanto meno che sia fallito o che sia giunto al capolinea. È solo che, poiché tutti hanno un’indole corrotta e vengono influenzati dalle tendenze malvagie e dalle pratiche comuni del mondo e non hanno alcun mezzo per difendersi dalle tendenze malvagie, le persone non possono evitare di commettere errori, di essere infedeli, di prendere delle derive all’interno del matrimonio e di deludere il proprio partner. Se guardi il problema da questa prospettiva, non è poi così grave. Tutte le coppie sposate sono influenzate dall’ambiente generale del mondo, così come dalle tendenze malvagie e dalle pratiche comuni della società. Inoltre, dal punto di vista individuale, le persone hanno desideri sessuali e sono inoltre influenzate da fenomeni come le relazioni amorose clandestine tra uomini e donne che si vedono nei film e nei telefilm e la diffusione della pornografia nella società. È difficile per le persone aderire ai principi che dovrebbero sostenere. In altre parole, è difficile per loro mantenere una linea morale di base. I confini del desiderio sessuale vengono facilmente violati; il desiderio sessuale in sé non è corrotto ma, poiché le persone possiedono un’indole corrotta, oltre al fatto che vivono in questo tipo di ambiente generale, commettono facilmente degli errori quando si tratta di rapporti tra uomini e donne, e questo è qualcosa che dovresti capire chiaramente. Nessuno che possieda un’indole corrotta può resistere alla tentazione o agli allettamenti in un ambiente generale di questo tipo. Il desiderio sessuale umano può prendere il sopravvento in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo, e le persone tradiscono in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo. Questo non perché ci sia un problema con il desiderio sessuale in sé ma perché c’è qualcosa di sbagliato nelle persone stesse, le quali usano il loro desiderio sessuale per fare cose che le portano a perdere la moralità, l’etica e l’integrità quali commettere infedeltà, intrattenere relazioni clandestine, avere amanti e così via. Quindi, in quanto credente in Dio, se sai considerare queste cose in modo corretto, allora dovresti gestirle ragionevolmente. Sei un essere umano corrotto e anche il tuo coniuge lo è, quindi non devi pretendere che sia come te e che ti rimanga fedele solo perché tu sei in grado di rimanere fedele al tuo matrimonio; non devi pretendere da lui fedeltà eterna. Quando succede una cosa del genere, dovresti affrontarla nel modo corretto. Perché? A tutti può capitare di affrontare un ambiente o una tentazione di questo tipo. Puoi sorvegliare il tuo coniuge come un falco ma non avrà importanza e, più gli starai addosso, più presto e in fretta accadrà che ti tradisca. Questo perché tutti hanno un’indole corrotta, tutti vivono nell’ambiente generale di questa società malvagia e sono pochissimi a non essere promiscui. Sono solo la situazione o le condizioni in cui si trovano a trattenerli. Non sono molte le cose in cui gli esseri umani sono superiori alle bestie. Come minimo, una bestia reagisce naturalmente ai suoi istinti sessuali, mentre non è così per gli esseri umani. Gli esseri umani sono capaci di praticare consapevolmente la promiscuità e l’incesto; solo le persone fanno questo. Pertanto, nell’ambiente generale di questa società malvagia, non solo coloro che non credono in Dio, ma quasi tutti sono in grado di fare cose simili. Questo è un fatto indiscutibile e un problema ineludibile. Allora, visto che questo genere di cose può accadere a chiunque, perché non permetti che accada a tuo marito? In realtà è una cosa normalissima. Se quando ti abbandona e ti lascia non riesci a superarlo e a sopportarlo, è solo perché sei emotivamente legata a lui. Se una cosa del genere fosse successa a qualcun altro, ti saresti limitata a fare un sorriso ironico e a pensare: “È semplicemente normale. Non sono forse tutti così nella società?” Come recita il detto? Qualcosa riguardo a una botte? (Voler avere la botte piena e la moglie ubriaca.) Queste sono tutte parole e idee popolari che fanno parte delle tendenze malvagie del mondo. Per un uomo è una cosa lodevole. Se un uomo non ha né la botte piena né la moglie ubriaca, dimostra di non avere capacità e la gente lo deride. Così, quando questo tipo di cose accade a una donna, lei può fare una scenata, dare di matto e dar sfogo alla sua irruenza piangendo, sollevando polveroni, smettendo di mangiare per via di quanto accaduto e desiderando di morire, di impiccarsi, di suicidarsi. Alcune donne si arrabbiano a tal punto da perdere la ragione. Questo è impercettibilmente legato al loro atteggiamento nei confronti del matrimonio, e naturalmente è anche direttamente correlato alla loro idea che “il coniuge è la loro destinazione”. La donna crede che il marito, distruggendo il loro matrimonio, abbia distrutto l’affidamento e la meravigliosa aspirazione che lei nutriva riguardo alla propria destinazione di vita. Poiché suo marito è stato il primo a distruggere l’equilibrio del loro matrimonio, il primo a infrangere le regole, poiché l’ha lasciata, ha violato i voti coniugali e ha trasformato il suo sogno meraviglioso in un incubo, allora lei si esprime in questi modi e mette in atto questi comportamenti estremi. Se le persone accettano la corretta comprensione del matrimonio fornita da Dio, si comporteranno in modo più ragionevole. Quando succede una cosa del genere, le persone normali si sentono ferite, piangono e soffrono. Ma quando si calmano e pensano alle parole di Dio, all’ambiente generale della società e alla situazione reale, ossia al fatto che ognuno ha un’indole corrotta, allora gestiscono la questione in modo ragionevole e corretto e lasciano correre invece di aggrapparvisi come un cane all’osso. Cosa intendo con “lasciar correre”? Intendo dire che, poiché tuo marito ha compiuto quest’azione e ti è stato infedele, dovresti accettare il fatto, sederti a parlare con lui e chiedergli: “Che intenzioni hai? Cosa faremo adesso? Continueremo a portare avanti il nostro matrimonio o lo concluderemo e sceglieremo di separarci?” Siediti a parlare con lui, non c’è bisogno di litigare né di sollevare polveroni. Se tuo marito insiste nel voler porre fine al matrimonio, non è un grosso problema. I non credenti dicono spesso: “Ci sono molti pesci nel mare”, “Gli uomini sono come gli autobus: ne arriva sempre un altro subito dopo”, e qual è l’altro detto? “Non rinunciare all’intera foresta per un solo albero”. E non solo il tuo albero è brutto, ma è anche marcio all’interno. Sono giusti questi detti? Sono cose usate dai non credenti come consolazione, ma hanno qualcosa a che fare con la verità? (No.) Allora quali dovrebbero essere il pensiero e il punto di vista corretti? Quando ti trovi di fronte a un evento del genere, prima di tutto non devi cedere all’irruenza bensì contenere la rabbia e dire: “Calmiamoci e parliamo. Cosa pensi di fare?” Tuo marito risponde: “Voglio continuare a tentare di far funzionare le cose con te”. E tu: “In tal caso, allora continuiamo a provarci. Smetti di avere relazioni e assolvi alle tue responsabilità di marito, e potremo mettere una pietra sopra alla faccenda. Se non ci riuscirai, allora ci lasceremo e andremo ognuno per la sua strada. Magari Dio ha stabilito che il nostro matrimonio debba concludersi qui. Se le cose stanno così, sono disposta a sottomettermi alle Sue disposizioni. Tu puoi seguire la strada ampia mentre io seguirò quella della fede in Dio, e non interferiremo l’uno con l’altra. Io non intralcerò te e tu non dovresti limitare me. Il mio destino non è nelle tue mani e tu non sei la mia destinazione. È Dio a stabilire il mio destino e la mia destinazione. Il punto che raggiungerò in questa vita sarà il mio ultimo traguardo e la mia destinazione finale: devo chiederlo a Dio, Lui lo sa, Lui detiene la sovranità, e io voglio sottomettermi alle Sue orchestrazioni e alle Sue disposizioni. In ogni caso, se non vuoi portare avanti questo matrimonio insieme a me, allora ci separeremo pacificamente. Anche se io non ho particolari capacità e sei tu a sostenerci economicamente, posso continuare a vivere senza di te e vivrò bene. Dio non permetterebbe a un passerotto di morire di fame, quindi per me, che sono un essere umano vivente, farà ancora di più. Ho mani e piedi, sono capace di badare a me stessa. Tu non devi preoccuparti. Se Dio ha stabilito che resti sola per il resto della mia vita senza te al mio fianco, allora sono disposta a sottomettermi e ad accettare questo fatto senza lamentarmi”. Questa non è forse una cosa buona da fare? (Sì.) È una cosa fantastica, vero? Non c’è bisogno di discutere e di litigare e tanto meno di sollevare polveroni infiniti perché tutti ne vengano a conoscenza: non occorre nulla di tutto ciò. Il matrimonio è una faccenda che non riguarda nessuno se non te e tuo marito. Se nel matrimonio sorge un dissidio, siete voi due a doverlo risolvere e a doverne sopportare le conseguenze. In quanto credente in Dio dovresti sottometterti alle Sue orchestrazioni e alle Sue disposizioni, indipendentemente dall’esito. Naturalmente, quando si tratta di matrimonio, non importa quali incrinature appaiono o quali conseguenze si presentano, se il matrimonio continua o meno, se finisce proprio in quel momento o se invece inizia per te una nuova vita al suo interno: il tuo matrimonio non è la tua destinazione, così come non lo è il tuo coniuge, il quale è entrato a far parte della tua vita e della tua esistenza solamente per decreto di Dio e ha il ruolo di accompagnarti nel tuo percorso di vita. Se riesce ad accompagnarti fino alla conclusione del cammino e ad arrivare alla fine insieme a te, non c’è niente di meglio e dovresti ringraziare Dio per la Sua grazia. Se durante il matrimonio emerge un problema, che si tratti di incrinature o di un qualche episodio per te sgradevole, e alla fine il tuo matrimonio si conclude, questo non significa che non hai più una destinazione, che la tua vita è ora precipitata nelle tenebre o che non vi sono per te una luce né un futuro. La fine del tuo matrimonio potrebbe essere l’inizio di una vita più bella. Tutto questo è nelle mani di Dio e spetta a Lui orchestrare e disporre. La fine del tuo matrimonio potrebbe fornirti un intendimento e un apprezzamento maggiori del matrimonio e una comprensione più profonda. Naturalmente, la fine del tuo matrimonio potrebbe costituire un punto di svolta importante per i tuoi obiettivi e per la tua direzione di vita, così come per il tuo percorso. Non ti porterà ricordi tristi o tanto meno dolorosi né solamente esperienze e risultati negativi, bensì esperienze positive e attive che non avresti potuto fare se fossi rimasta sposata. Se il tuo matrimonio andasse avanti magari vivresti sempre una vita piatta, mediocre e monotona fino alla fine dei tuoi giorni. Invece, il fatto che il tuo matrimonio si sgretola e finisce non è necessariamente una cosa negativa. In precedenza eri vincolata dalla felicità e dalle responsabilità del tuo matrimonio, nonché dalle emozioni o dal modo di vivere dettati dai pensieri che ti davi per il tuo coniuge, dall’occuparti di lui, dall’averlo a cuore, dal prenderti cura di lui e dal preoccuparti per lui. A partire dal giorno in cui il tuo matrimonio finisce, invece, tutte le circostanze della tua esistenza, i tuoi obiettivi e i tuoi propositi di vita subiscono un cambiamento profondo e totale, e va detto che questo cambiamento deriva dal fatto che il tuo matrimonio è finito. È possibile che questo risultato, questo cambiamento e questa trasformazione siano ciò che Dio vuole che tu ottenga dal matrimonio che ha stabilito per te e ciò che Egli vuole che tu ottenga se ti porta a porre fine al tuo matrimonio. Sebbene all’interno del matrimonio tu sia stata ferita, abbia intrapreso un percorso tortuoso e abbia fatto alcuni sacrifici e compromessi non necessari, ciò che alla fine ottieni non può essere ottenuto nella vita coniugale. Pertanto, in qualsiasi caso, è corretto abbandonare il pensiero e il punto di vista secondo cui “il matrimonio è la tua destinazione”. Che il tuo matrimonio vada avanti o stia affrontando una crisi, che sia in procinto di concludersi o sia già finito, qualunque sia la situazione, il matrimonio non è la tua destinazione. Questo è un aspetto che le persone dovrebbero capire.
Le persone non dovrebbero nutrire il pensiero e il punto di vista secondo cui “il matrimonio è la destinazione di una persona”. Questo pensiero e questo punto di vista rappresentano una grande minaccia alla tua libertà e al tuo diritto di scegliere il tuo percorso di vita. Cosa intendo dire con “minaccia”? Perché utilizzo questa parola? Intendo dire che, ogni volta che farai una scelta, o ogni volta che dirai qualcosa o accetterai un’opinione, se questa sarà inerente alla tua felicità coniugale o all’integrità del tuo matrimonio o persino all’idea che il tuo partner sia la tua destinazione e il tuo sostegno finale, allora ti ritroverai legato mani e piedi e ti comporterai addirittura in modo estremamente cauto e prudente. Senza che tu te ne renda conto, in questo modo il tuo libero arbitrio, il tuo diritto di scegliere il tuo percorso di vita, così come il tuo diritto di perseguire le cose positive e la verità, saranno vincolati o ti verranno addirittura tolti da questo pensiero e da questo punto di vista, e pertanto la probabilità che tu ti presenti davanti a Dio diminuirà gradualmente. Che cosa consegue a una diminuzione della probabilità che tu ti presenti davanti a Dio? Le tue speranze di raggiungere la salvezza si ridurranno gradualmente e le tue circostanze di vita diventeranno miserevoli, pietose, oscure e sordide. Perché? Perché hai messo tutte le tue speranze, le tue aspettative e i tuoi obiettivi e la tua direzione di vita nelle mani della persona con cui ti sei sposato e la consideri come il tuo tutto. È proprio perché consideri il tuo partner come il tuo tutto che lui ti priva di tutti i tuoi diritti, confonde e ostacola la tua visione, ti priva della tua integrità e della tua dignità, del tuo normale modo di pensare e della tua ragionevolezza e del diritto di credere in Dio e di seguire il giusto percorso di vita, del diritto di sviluppare una prospettiva corretta e di quello di perseguire la salvezza. Allo stesso tempo, questi tuoi diritti vengono tutti governati e controllati dal tuo coniuge, ed è per questo che dico che una vita di questo tipo è pietosa, sordida e infima. Nel momento in cui il coniuge di una persona di questo tipo si sente un po’ scontento per qualcosa o in qualche modo infastidito, arrivando persino a dire che prova disagio nel cuore, la persona si spaventa a tal punto da non riuscire a mangiare né a dormire per giorni e si presenta addirittura al cospetto di Dio a pregare piangendo a dirotto; prima d’ora non ha mai provato un tale turbamento e una tale ansia per qualcosa in vita sua, è veramente preoccupata: nel momento in cui accade una cosa del genere, è come se stesse per morire. Perché? Costui crede che il mondo stia per finire, che si sentirà mancare sotto i piedi il suo principale sostegno e che questo significhi che sarà la fine anche per lui. Non crede che la vita e la morte di un individuo siano nelle mani del Creatore ed è terrorizzato dall’eventualità che Dio lo privi del coniuge, che gli faccia perdere il suo partner, il suo sostegno, il suo cielo e la sua anima: questo modo di essere è così ribelle. Dio ti ha donato un matrimonio e, una volta che hai il tuo sostegno e il tuo partner, ti dimentichi completamente di Dio, non Lo vuoi più. Il tuo coniuge è diventato il tuo dio, nonché il tuo signore e il tuo sostegno. Questo è un tradimento ed è l’atto più ribelle che si possa compiere contro Dio. Ci sono persino alcuni che, quando il loro coniuge si arrabbia un po’ o si ammala, si spaventano a tal punto da non partecipare alle riunioni per molti giorni. Non lo dicono a nessuno né passano il loro dovere a qualcun altro, semplicemente scompaiono come se si fossero volatilizzati. Ciò di cui si preoccupano di più e a cui tengono di più nella vita è se il coniuge vivrà o morirà, e niente può essere più importante di questo: per loro ciò è più importante di Dio, dell’incarico che Egli ha affidato loro e del loro dovere. Persone come queste perdono l’identità, il valore e il significato che dovrebbero avere in quanto esseri creati agli occhi di Dio, ed Egli le detesta. Dio ti ha donato una vita stabile e un partner soltanto perché tu possa vivere meglio e avere qualcuno che si prende cura di te e che ti sta accanto, non perché tu possa dimenticare Dio e le Sue parole o abbandonare l’obbligo di svolgere il tuo dovere e il tuo obiettivo di vita di perseguire la salvezza una volta che hai un coniuge, e quindi vivere in funzione del tuo partner. Se davvero ti comporti in questo modo, se davvero vivi così, allora spero che cambierai rotta il prima possibile. A prescindere da quanto sia importante per te una persona o dalla rilevanza che essa ha rispetto alla tua vita, al tuo modo di vivere o al tuo percorso di vita, non è lei la tua destinazione, perché si tratta solo di un essere umano corrotto. Dio ha stabilito per te il tuo attuale coniuge, con il quale puoi dunque vivere. Se Dio cambiasse idea e stabilisse per te un’altra persona potresti vivere altrettanto bene, quindi il tuo attuale coniuge non è il tuo unico e solo né la tua destinazione. Solo Dio è Colui al quale è affidata la tua destinazione e solo Dio è Colui al quale è affidata la destinazione dell’umanità. Puoi sopravvivere e vivere lo stesso se lasci i tuoi genitori, e naturalmente puoi vivere altrettanto bene se lasci il tuo partner. Né i tuoi genitori né il tuo partner sono la tua destinazione. Solo perché hai un partner, qualcuno a cui affidare il tuo spirito, la tua anima e la tua carne, non dimenticare le cose più importanti della vita. Se dimenticherai Dio, ciò che Egli ti ha affidato, il dovere che un essere creato dovrebbe svolgere e qual è la tua identità, allora avrai perso la coscienza e la ragione. Indipendentemente da come sia la tua vita al momento, che tu sia sposato o meno, la tua identità agli occhi del Creatore non cambierà mai. Nessuno può essere la tua destinazione e non puoi metterti nelle mani di nessuno. Solo Dio può darti una destinazione adeguata, solo Dio è Colui al quale è affidata la sopravvivenza dell’umanità, e sarà sempre così. È chiaro? (Sì.)
Termineremo qui la nostra condivisione sul matrimonio. Se volete esprimere le vostre idee e i vostri punti di vista o dare voce a ciò che provate, fatelo ora. (Una volta nutrivo punti di vista e pensieri secondo cui il matrimonio è la destinazione di una persona. Se mio marito avesse avuto una relazione, mi sarei sentita disperata e non avrei potuto più continuare a vivere. Alcuni fratelli e sorelle mi hanno raccontato che anche loro hanno avuto esperienze del genere e che viverle è stato molto doloroso. Ma oggi, dopo aver ascoltato la condivisione di Dio, riesco ad assumere l’approccio corretto nei confronti della questione. In primo luogo, Dio ha detto che in questa società malvagia gli individui possono essere allettati dalle persone, dagli eventi e dalle cose del mondo esterno e che è molto facile per loro commettere errori, quindi ora posso capire questo tipo di questioni. In secondo luogo, dobbiamo assumere l’approccio corretto anche nei confronti del nostro coniuge. Il nostro coniuge non è la nostra destinazione di vita. Solo Dio è la nostra destinazione, e solo affidandoci a Lui possiamo davvero continuare a vivere. Sento che ora ho una nuova comprensione di tutto ciò.) Eccellente. Tutti i punti di vista e gli atteggiamenti riguardanti la verità su cui condividiamo hanno lo scopo di portare le persone a liberarsi di ogni sorta di pensieri e punti di vista distorti, errati e negativi; pertanto, condividiamo al riguardo in modo che, quando le persone si imbattono in una questione del genere, possano essere rafforzate dai pensieri e dai punti di vista corretti, avere il corretto percorso di pratica in modo da non smarrirsi, e non essere più fuorviate né controllate da Satana; condividiamo al riguardo affinché le persone non compiano azioni estreme, in modo che possano accettare tutte le cose da Dio, sottomettersi alle Sue disposizioni in ogni cosa e vivere da veri esseri creati. Questo è il modo giusto di essere. Bene, per oggi concludiamo qui la nostra condivisione. Arrivederci!
4 febbraio 2023