Come perseguire la verità (5)

Durante questo periodo abbiamo condiviso in merito al primo aspetto di come perseguire la verità, che riguarda l’abbandonare. Abbiamo parlato principalmente della prima parte di questo argomento, ovvero l’abbandonare le varie emozioni negative. Quante volte abbiamo discusso di questo argomento? (Quattro volte.) Possedete dei percorsi per far questo? Le varie emozioni negative su cui abbiamo condiviso e che abbiamo analizzato sembrano superficialmente un tipo di emozioni o di pensieri ma in realtà, alla loro radice, derivano da una visione della vita e da sistemi di valori errati delle persone, dai loro pensieri e punti di vista sbagliati. Naturalmente, i diversi tipi di indole corrotta fanno sì che emergano diversi pensieri e punti di vista fallaci, che a loro volta danno origine a varie emozioni negative. Pertanto, l’emergere di varie emozioni negative ha la sua origine e le sue cause. Le emozioni negative di cui abbiamo parlato non sono pensieri momentanei o impulsivi, né pensieri e punti di vista nel senso semplice del termine, e neppure stati d’animo fugaci. Queste emozioni hanno la capacità di influenzare il modo di vivere degli uomini, le loro pratiche, i loro pensieri e punti di vista, nonché le prospettive e gli atteggiamenti attraverso cui valutano persone e cose. Queste emozioni negative sono nascoste nel profondo del loro cuore e della loro mente, li accompagnano in modo costante nella vita quotidiana e influenzano le prospettive e le posizioni che assumono quando valutano persone, eventi e cose. Tali emozioni hanno un effetto negativo significativo sulla loro vita quotidiana, sul loro comportamento e sul percorso che scelgono nella vita. Provocano impercettibilmente diverse conseguenze avverse nelle persone, le quali, per tale motivo, devono comprendere ed eliminare a poco a poco queste emozioni negative attraverso il perseguimento della verità e abbandonarle gradualmente. Abbandonare siffatte emozioni non equivale a disfarsi di un oggetto fisico a cui non si pensa più e che in seguito smette di dominarci; non si tratta di prendere qualcosa e abbandonarlo nel senso semplice del termine. Quindi, cosa significa “abbandonare” in questo contesto? In primo luogo, significa che dovete smascherare e analizzare i vostri pensieri e punti di vista errati e le prospettive e gli atteggiamenti sbagliati secondo cui valutate persone e cose, fino a che non arriverete a comprendere la verità. Allora sarete in grado di abbandonare davvero le vostre emozioni negative. Se una qualunque di esse dovesse sorgere in voi, dovrete eliminarla ricercando le verità pertinenti, finché non possederete i principi e i percorsi per praticare la verità. Solo allora potrete liberarvi completamente dal tormento, dalla schiavitù e dall’influenza delle emozioni negative, raggiungendo infine la capacità di sottomettervi alla verità e agli ambienti disposti da Dio, rimanendo in questo modo saldi nella vostra testimonianza. Dovete valutare le persone e le cose, comportarvi e agire in base alle parole di Dio, utilizzando la verità come criterio. Solo così potrete abbandonare completamente le emozioni negative e i pensieri e i punti di vista errati. Perché è necessario un processo tanto complesso per abbandonare completamente queste emozioni negative? La ragione è che non sono cose tangibili. Non sono emozioni che possiedono o affliggono la mente in maniera temporanea. Sono pensieri e punti di vista consolidati, preesistenti o addirittura radicati a fondo che si formano all’interno delle persone, e la loro influenza è particolarmente forte. Per questo motivo, sono necessari vari metodi e passi per abbandonare tali emozioni. Questo processo di abbandono è anche il processo di perseguimento della verità, non è così? (Sì.) Il processo di abbandono di queste emozioni negative è in effetti il processo di perseguimento della verità. Quindi, l’unico modo per affrontare le emozioni negative è ricercare la verità, ed eliminarle in base alle parole di Dio. Capite il significato di questa affermazione? (Sì.)

Quando all’inizio abbiamo iniziato a condividere sulle emozioni negative, le diverse verità su cui avevamo condiviso in precedenza non toccavano in genere questo argomento, per cui si trattava di un tema alquanto sconosciuto per tutti voi. Le persone pensano che sia normale avere emozioni negative e le considerano una cosa distinta dall’indole corrotta; credono che le emozioni negative non siano un tipo di indole corrotta e che non vi sia alcun legame tra le due cose. Questo non è corretto. Alcuni credono che le emozioni negative siano solo idee o pensieri temporanei che non hanno alcun impatto sulle persone, e quindi ritengono che non faccia differenza abbandonarle o meno. Ora, attraverso molteplici incontri di condivisione e di analisi, si è dimostrato che le emozioni negative hanno di fatto un impatto reale sulle persone. In passato, abbiamo sempre condiviso in merito alla comprensione e all’analisi dell’indole corrotta, e abbiamo solo un po’ accennato alle emozioni negative mentre esponevamo i vari tipi di indole corrotta, senza condividere su di esse in modo molto dettagliato. Ora, dopo diverse discussioni concrete, spero che riusciate a concentrarvi su quest’argomento e iniziate a imparare ad analizzare e comprendere queste emozioni nella vostra vita quotidiana. Una volta compresa la loro essenza, saprete ribellarvi a esse e voltar loro le spalle, abbandonandole gradualmente. Solo dopo aver abbandonato queste emozioni negative potrete imboccare la retta via nel perseguimento della verità e intraprendere il cammino del perseguimento della verità. Questi sono i passi da compiere, vi è chiaro? (Sì.) Anche se le emozioni negative potrebbero non possedere e non controllare gli individui nella stessa misura di un’indole corrotta in termini di vita, di esistenza e dei percorsi che essi intraprendono, tali emozioni sono d’altro canto inevitabili. In determinate situazioni e in una certa misura, quando si tratta di vincolare i pensieri delle persone e di influenzare la loro accettazione della verità e il fatto che percorrano o meno il giusto cammino, gli effetti negativi di tali emozioni non sono meno gravi di quelli di un’indole corrotta. Inizierete gradualmente a rendervene conto nei vostri futuri perseguimenti e nelle vostre future esperienze e pratiche. In questo momento, poiché vi siete appena imbattuti in questo argomento, alcuni di voi non ne hanno alcuna consapevolezza o conoscenza, e ancor meno apprezzamento. Quando ne farai esperienza in futuro, percepirai che le emozioni negative non sono così semplici come sembrano. Esse occupano un posto e uno spazio significativi nei pensieri delle persone, nel profondo del loro cuore e persino nel loro inconscio. Si può dire che in larga misura alimentano e spingono gli individui ad agire in base alla loro indole corrotta, e che alimentano e guidano la limitazione e la schiavitù che gli individui subiscono da parte di tale indole. Li portano a vivere ostinatamente secondo la loro indole corrotta quando si tratta di valutare persone e cose, di comportarsi e di agire, quindi non bisogna sottovalutare queste emozioni negative. Infatti, da un lato esse nascondono molti pensieri e punti di vista negativi e, dall’altro, vi sono differenti emozioni negative che, in misura diversa, si celano nell’indole corrotta delle persone. In breve, siffatte emozioni occupano il cuore delle persone e possiedono la medesima essenza della loro indole corrotta. Entrambe sono sfaccettature della negatività e cose negative. Che significa “cose negative” in questo contesto? A cosa si riferisce? Un aspetto è che queste emozioni negative non svolgono un ruolo positivo nell’ingresso nella vita delle persone. Non sono in grado di guidarti né di aiutarti a presentarti davanti a Dio, a ricercare attivamente le Sue intenzioni e a raggiungere allora la sottomissione nei Suoi confronti. Quando queste emozioni negative sono nascoste in loro, le persone hanno il cuore distante da Dio, sono sulla difensiva nei Suoi confronti e Lo evitano, e possono addirittura segretamente, impercettibilmente e involontariamente sospettare di Dio, rinnegarLo e giudicarLo. Da questo punto di vista, tali emozioni negative sono qualcosa di positivo? (No.) Questo è un aspetto. Un altro è che tali emozioni non portano le persone davanti a Dio affinché si sottomettano alla verità. Le conducono invece su percorsi e verso obiettivi e direzioni che sono in contraddizione e opposizione rispetto alla verità. Questo è indubbio. La funzione che queste emozioni negative svolgono in una persona è quella di portarla a proteggersi, a salvaguardare gli interessi della propria carne e a mantenere la propria vanità, il proprio orgoglio e il proprio prestigio. Ti limitano e ti vincolano costantemente, impedendoti di ascoltare le parole di Dio, di essere una persona onesta e di praticare la verità. Ti fanno credere che se praticherai la verità subirai delle perdite, che perderai la reputazione e il prestigio, che verrai schernito dagli altri e che il tuo vero io sarà smascherato davanti al mondo. Queste emozioni negative controllano gli uomini, dominando i loro pensieri e portandoli a pensare solo a tali cose negative. Ora, l’essenza di tali cose è in opposizione alla verità? (Sì.) Quindi, da un lato le emozioni negative ti fanno sempre pensare a queste cose, e dall’altro ti impediscono costantemente di praticare e perseguire la verità. Esse agiscono come muri al tuo perseguimento della verità e come pietre d’inciampo sul tuo cammino verso l’ingresso nella verità realtà. Ogni volta che desideri mettere in pratica la verità, parlare onestamente, sottometterti alla sovranità e alle disposizioni di Dio, agire secondo i principi o spenderti sinceramente per Dio, pagare un prezzo e mostrarGli la tua lealtà, queste emozioni negative prendono immediatamente il sopravvento e ti impediscono di praticare la verità. Emergono di continuo nei tuoi pensieri e fanno incursione nella tua mente, dicendoti cosa perderai agendo in quel modo, quale sarà la tua fine, quali le conseguenze, e cosa potrai guadagnarne. Ti richiamano e ti mettono in guardia ripetutamente, impedendoti di accettare e praticare la verità e di sottometterti a Dio. Al contrario, ti portano a pensare a te stesso, a considerare i tuoi interessi personali e, di conseguenza, non sei in grado di praticare la verità o semplicemente di sottometterti a Dio. In un attimo, i tuoi pensieri cadono in preda al controllo e al dominio di queste emozioni negative. Anche se all’inizio intendi mettere in pratica la verità, sei disposto a sottometterti a Dio e vuoi soddisfarLo, quando emergono in te delle emozioni negative, involontariamente le segui e ne diventi schiavo. Ti sigillano la bocca, ti legano mani e piedi e ti impediscono di fare ciò che dovresti fare e di dire ciò che dovresti dire. Al contrario, finisci per pronunciare parole false, ingannevoli e giudicanti e per agire in contrasto con la verità. Il tuo cuore si oscura immediatamente e rimane intrappolato nel tormento. Le tue idee e i tuoi piani originari sono buoni: vuoi praticare la verità e offrire la tua lealtà per compiere bene il tuo dovere, e possiedi la motivazione, il desiderio e la volontà di praticare la verità. Tuttavia, nei momenti critici, queste emozioni negative prendono il controllo su di te. Non hai la capacità di ribellarti a esse o di respingerle e, alla fine, puoi solo arrenderti a esse. Quando le emozioni negative perseguitano e disturbano gli uomini, quando controllano i loro pensieri e impediscono loro di praticare la verità, essi appaiono davvero impotenti, indifesi e miserevoli. Quando non sussistono problemi gravi e non sono coinvolti principi, le persone pensano di avere una forza illimitata, di essere salde nella determinazione e nella fede e ricche di motivazione. Credono di non poter amare Dio abbastanza, ritengono di avere un cuore che Lo teme e di non poter fare nulla di male, di non poter creare intralcio o disturbo e di essere senza ombra di dubbio incapaci di compiere intenzionalmente il male. Perché però, quando succede qualcosa, non possono fare a meno di reagire? Queste loro azioni involontarie non sono pianificate né intenzionali, eppure accadono comunque e diventano realtà, e sono ben lontane dal modo in cui queste persone avrebbero voluto agire. Va detto che il verificarsi di tali situazioni e il ripetersi di questi fenomeni è causato dalle emozioni negative. È evidente che l’impatto e il controllo che le emozioni negative esercitano sugli uomini non è una cosa così semplice come si immagina, né tanto agevolmente risolvibile, e di certo non è così facile ribellarvisi o abbandonarla. Per quanto le persone gridino a gran voce i loro slogan, per quanto forte sia la loro determinazione, per quanto elevate siano le loro aspirazioni e per quanto grande sia il loro amore per Dio e la loro fede in Lui, perché di fronte alla realtà questa determinazione e questa fede, queste aspirazioni e questi ideali non sortiscono alcun effetto? In che modo gli individui sono influenzati e soffocati da emozioni negative transitorie? È chiaro che le emozioni negative si sono radicate nella loro vita; coesistono con la loro indole corrotta e hanno la capacità di influenzare e controllare i loro pensieri e i loro punti di vista, proprio come fa un’indole corrotta. Allo stesso tempo, e cosa ancora più grave, controllano le parole e le azioni delle persone e, soprattutto, ogni loro pensiero e idea e ogni loro azione e comportamento di fronte a qualsiasi tipo di situazione. Non è quindi molto importante eliminare queste emozioni negative? (Sì.) Le emozioni negative non sono cose positive, e questo può essere illustrato in due modi: in primo luogo, non sono in grado di portare una persona a presentarsi attivamente davanti a Dio; in secondo luogo, non possono permetterle di praticare con successo la verità di fronte alla realtà e di entrare nella verità, come lei vorrebbe. Le emozioni negative sono pietre d’inciampo al perseguimento della verità, impediscono di ricercarla e di metterla in pratica. Pertanto, devono essere eliminate. Osservandone l’effetto e l’essenza, ci si può rendere conto che non sono cose positive. Inoltre, si può dire che in essenza hanno una maggiore capacità di limitare e controllare le persone, in una certa misura, rispetto a un’indole corrotta. Quindi, direste che l’esistenza di queste emozioni negative è un problema grave? (Sì.) Se non vengono eliminate, quali conseguenze si possono prevedere? Si può star certi che porteranno gli individui a vivere nella negatività per molto tempo, e hanno una capacità ancora più forte di limitarli e vincolarli, impedendo loro di perseguire la verità. Un problema così grave andrebbe risolto? Sì. Oltre ad affrontare la loro indole corrotta, le persone dovrebbero anche eliminare le loro emozioni negative. Eliminando le loro emozioni negative e la loro indole corrotta, troveranno molto più agevole perseguire la verità e non incontreranno ostacoli significativi.

L’indole corrotta si cela in alcuni approcci e manifestazioni esteriori delle persone, così come in alcuni loro stati, quindi in che modo si possono discernere le emozioni negative? Come si opera la distinzione tra emozioni negative e indole corrotta? Ci avete mai riflettuto prima? (No.) Indole ed emozioni sono due cose diverse. Se parliamo solo di indole ed emozioni, è facile distinguere tra i loro significati letterali? L’indole si riferisce a ciò che la natura essenza degli individui rivela, mentre le emozioni sono fondamentalmente un tipo di stato psicologico in cui essi si trovano mentre fanno qualcosa. A prescindere dall’interpretazione letterale di questi termini, in ogni caso le emozioni, soprattutto quelle negative, racchiudono molti pensieri negativi. Quando una persona nutre tali emozioni negative, ciò può portarla a vivere in uno stato negativo e sotto il dominio di vari pensieri e punti di vista errati, giusto? (Giusto.) Queste emozioni negative possono rimanere nascoste nel cuore degli uomini per molto tempo e, se gli uomini non comprendono la verità, non ne saranno mai consapevoli e non ne avvertiranno la presenza; esse non li abbandonano mai, proprio come la loro indole corrotta. Molte volte queste emozioni negative si celano all’interno di vari pensieri e punti di vista errati, e questi pensieri e punti di vista errati portano le persone a dubitare di Dio, a smarrire la loro fede autentica e persino a porre a Dio richieste irragionevoli di ogni tipo, perdendo la loro ragione normale. Camuffate da ragioni, pensieri e punti di vista diversi, queste emozioni negative si nascondono nell’indole corrotta di un individuo e nei suoi vari pensieri e punti di vista errati, rappresentando pienamente la sua natura essenza. L’indole corrotta si manifesta nei vari stati che si rivelano attraverso il comportamento e le azioni delle persone: questi diversi stati racchiudono la loro indole corrotta. Sebbene le emozioni negative e l’indole corrotta siano due cose distinte, per alcuni aspetti vi è un legame inevitabile tra di esse, e possono persino intrecciarsi e diventare inscindibili. Sotto certi aspetti, possono sostenersi e alimentarsi a vicenda, dipendere l’una dall’altra e coesistere. Per esempio, l’angoscia, la preoccupazione e l’ansia di cui abbiamo parlato la volta scorsa sono un tipo di emozione negativa. È questo tipo di emozione negativa che porta le persone a vivere nell’angoscia, nella preoccupazione e nell’ansia. Quando le persone sono intrappolate in queste emozioni, sviluppano naturalmente certi pensieri e punti di vista che le portano a dubitare, speculare, stare sulla difensiva, fraintendere e persino giudicare e attaccare Dio, e potrebbero anche porGli richieste irragionevoli e di tipo transazionale. A quel punto, tali emozioni negative sono già degenerate in un’indole corrotta. Dunque, che cosa avete capito da questo esempio? Riuscite a distinguere tra emozioni negative e indole corrotta? DiteMelo. (Le emozioni negative danno origine a certi pensieri e punti di vista errati, mentre l’indole corrotta è più profonda e porta le persone a fraintendere Dio e a stare sulla difensiva nei Suoi confronti.) Farò un esempio. Prendiamo le emozioni negative dell’angoscia, della preoccupazione e dell’ansia. Supponiamo che qualcuno si ammali, che pensi alla sua malattia e che, di conseguenza, provi angoscia, preoccupazione e ansia. Queste emozioni controllano il suo cuore, portandolo a temere un aggravamento della patologia e le varie conseguenze della sua eventuale morte. Costui comincia quindi a temere la morte, a rifiutarla e a desiderare di sfuggirle. Questa serie di pensieri e idee nasce a causa della malattia. Nel contesto della sua patologia, la persona sviluppa molti pensieri attivi. La fonte di tali pensieri attivi trova fondamento negli interessi della sua carne e non – evidentemente – nel fatto che Dio governa tutte le cose, e nemmeno nella verità. Ecco perché le classifichiamo come emozioni negative. Questo individuo si sente male a causa della sua malattia, ma essa ormai lo affligge e lui deve affrontarla, non può sfuggirle, quindi pensa: “Oh no, come dovrei affrontare questa malattia? Dovrei curarla o no? Cosa succederà se non lo faccio? E cosa se invece lo faccio?” Continuando a pensare, si angoscia. I vari pensieri e punti di vista che nutre in merito alla sua patologia lo intrappolano nell’angoscia, nella preoccupazione e nell’ansia. Questa emozione negativa non ha forse già cominciato a produrre degli effetti? (Sì.) Quando inizia a sperimentare la malattia, costui intende tentare una terapia, ma poi gli sembra inappropriato e pensa invece di vivere secondo la propria fede, svolgendo il proprio dovere normalmente, pur continuando a preoccuparsi che il disturbo si aggravi. Qual è il modo giusto di affrontare la situazione? A questo individuo manca un percorso. Sotto il dominio delle sue emozioni negative, si sente sempre angosciato, preoccupato e ansioso per il suo problema e, una volta che l’angoscia, la preoccupazione e l’ansia emergono in lui, non riesce a liberarsene. Prova tormento per il suo disturbo: cosa dovrebbe fare? Comincia a pensare: “Va tutto bene; credo in Dio, Lui mi farà guarire. Ho fede”. Tuttavia, dopo un certo periodo di tempo, il disturbo non migliora e Dio non lo fa guarire. Costui continua a provare angoscia, preoccupazione e ansia, e dice: “Dio mi farà guarire o no? Lo farà, devo solo aspettare. Ho fede”. Dichiara di avere fede, ma in realtà nel profondo vive in preda alle proprie emozioni negative, pensando: “E se Dio non mi fa guarire e io mi ammalo gravemente e muoio? Avrò svolto il mio dovere invano? Non potrò ricevere alcuna benedizione? Dovrei chiedere a Dio di farmi guarire”. Così Lo prega, dicendo: “Dio, dati i molti anni in cui ho svolto il mio dovere, puoi liberarmi da questa malattia?” Riflettendo ulteriormente, si rende conto: “Non è giusto che chieda questo a Dio. Non dovrei porGli richieste così smodate. Dovrei avere fede”. Quando costui ha fede, ha l’impressione che il proprio disturbo migliori leggermente, ma dopo un po’ pensa: “Non mi sembra che la mia malattia sia davvero migliorata. Anzi, mi pare peggiorata. Cosa dovrei fare? Mi impegnerò e mi sforzerò di più nel mio dovere, sopporterò più sofferenze, pagherò un prezzo più elevato e mi sforzerò di portare Dio a farmi guarire. Gli mostrerò la mia lealtà e la mia fede, e Gli dimostrerò che sono capace di accettare questa prova”. Dopo un po’ di tempo, la sua malattia non solo non migliora, ma addirittura peggiora, e sempre più triste egli pensa: “Dio non mi ha fatto guarire. Cosa dovrei fare? Mi farà guarire o no?” L’angoscia, la preoccupazione e l’ansia si intensificano. In questo contesto, costui vive continuamente in preda a emozioni negative come angoscia, preoccupazione e ansia a causa della sua malattia. Di tanto in tanto sviluppa una certa “fede” in Dio e occasionalmente offre un po’ della propria lealtà e della propria determinazione. A prescindere da ciò che fa o dall’approccio che adotta, in ogni caso è sempre in preda a emozioni come angoscia, preoccupazione e ansia. È profondamente vincolato dalla sua malattia e tutto ciò che fa è volto a migliorarla e curarla e a liberarsene. Quando una persona vive in preda a tali emozioni negative, non pensa alla malattia solo di sfuggita; al contrario, sotto il dominio di queste emozioni negative, i suoi pensieri sono spesso molto attivi. Quando questi pensieri attivi non possono essere portati a compimento o quando la realtà non si allinea con ciò che costui desidera, di tanto in tanto emergono dalla sua mente numerose idee, o addirittura approcci, contro la sua stessa volontà. Egli dice: “Se Dio non mi fa guarire, assolverò comunque il mio dovere, ma se davvero non mi farà guarire, allora la mia fede in Lui è inutile e dovrò curarmi da solo”. Vedi, egli pensa: “Se Dio non mi fa guarire, assolverò comunque bene il mio dovere, Lui mi sta mettendo alla prova”, ma allo stesso tempo pensa anche: “Se davvero Dio non mi fa guarire, allora dovrò curare da me la mia malattia. Se dovrò curarla da solo, allora non svolgerò il mio dovere. Se la mia fede in Dio non può nemmeno curare la mia malattia, perché dovrei credere in Lui? Perché Dio fa guarire gli altri e non me?” Costui è costantemente preda delle sue emozioni negative e non solo non è in grado di rettificare o trasformare i suoi pensieri e punti di vista errati, ma queste emozioni negative lo portano anche a poco a poco a fraintendere Dio, a lamentarsi e a dubitare di Lui mentre fa esperienza della propria malattia. Tale processo è quello della graduale trasformazione delle sue emozioni negative e del suo iniziare ad agire in base alla sua indole corrotta. Una volta che un’indole corrotta prende il controllo delle azioni di un individuo, egli non possiede più solamente delle emozioni negative: nasceranno in lui determinati pensieri e punti di vista, o giudizi e decisioni, che produrranno determinate azioni. Quando un tipo di emozione si trasforma in un tipo di stato, non si tratta più semplicemente di nutrire un’emozione negativa, di pensare a qualcosa o di vivere in una certa condizione; questa condizione produce invece pensieri, punti di vista e decisioni, genera atti e azioni. Da cosa sono dunque dominati tali pensieri, punti di vista, atti e azioni? Da un’indole corrotta. Non è forse completamente chiaro, ora, come funziona questo processo di trasformazione? (Sì.) All’inizio, le persone producono emozioni negative in un certo contesto, e queste emozioni negative sono solo alcuni semplici pensieri, punti di vista e idee, ma del tutto negativi, che ristagnano nelle emozioni degli individui e li portano a produrre diversi stati errati. Quando le persone vivono in stati errati e decidono cosa fare, come farlo e quali approcci adottare, emergono in loro teorie e punti di vista errati, cosa che coinvolge la loro indole corrotta. Si tratta semplicemente di questo. Vi è chiaro ora? (Sì.) Allora parlateMene. (In certi contesti, le persone producono delle emozioni negative. All’inizio queste emozioni negative non si spingono oltre qualche idea negativa. Ma quando queste idee negative danno origine a vari stati errati e gli individui iniziano a decidere cosa fare e a adottare certi approcci, essi cadono sotto il dominio di determinati pensieri e teorie. Questo, quindi, coinvolge la loro indole corrotta.) Rifletteteci su e vedete se lo capite. Non è semplice? (Sì, lo è.) Sembra semplice, ma sapete distinguere tra emozioni negative e indole corrotta? A prescindere dal fatto che operare tale distinzione a livello teorico sia facile o meno, avete in ogni caso capito la differenza tra emozioni negative e indole corrotta? (Sì.)

Se nutrite nel cuore le varie emozioni negative su cui abbiamo condiviso, siete in grado di discernerle e analizzarle? (Fino a un certo livello.) Se le possedete, dovreste essere in grado di discernerle. Lo scopo di discernere le emozioni negative non è solo quello di acquisirne una comprensione teorica generale o di afferrarne il significato e basta. Si tratta di liberarsi dal loro tormento dopo averne acquisito discernimento pratico e di abbandonare queste varie emozioni negative, come quelle su cui abbiamo condiviso prima, che non dovrebbero esistere nelle persone. Ora, in base alla distinzione tra emozioni negative e indole corrotta su cui abbiamo appena condiviso, possiamo affermare che le emozioni negative sono una causa ultima o un contesto che porta le persone a rivelare la loro indole corrotta? Per esempio, nel caso di una patologia, se non sviluppi emozioni negative come angoscia, preoccupazione e ansia a causa della malattia, ciò dimostra che possiedi conoscenza ed esperienza della questione, che nutri pensieri e punti di vista corretti e autentica sottomissione. Di conseguenza, i tuoi pensieri e le tue azioni al riguardo dovrebbero essere in linea con la verità. Al contrario, se provi costantemente emozioni negative riguardo a una certa questione e sei sempre intrappolato in emozioni negative per questa ragione, è naturale che emergano in te vari stati negativi a causa di queste emozioni negative. Questi stati negativi ti porteranno a rivelare naturalmente la tua indole corrotta mentre ti trovi in tali stati errati. Quindi agirai in base a filosofie sataniche, violerai la verità sotto tutti gli aspetti e vivrai secondo la tua indole corrotta. Pertanto, a prescindere da come distinguiamo tra emozioni negative e indole corrotta, in sintesi questi due elementi sono correlati e inscindibili. In particolare, condividono un’essenza comune in quanto sia le emozioni negative sia l’indole corrotta sono cose negative: condividono la stessa essenza e gli stessi pensieri e punti di vista sottostanti. I pensieri e i punti di vista che portano all’emergere delle emozioni negative sono tutti negativi, sono tutte filosofie sataniche, e queste cose negative portano le persone a rivelare la loro indole corrotta e a comportarsi e agire in base a essa. Non è così? (Sì.)

L’ultima volta abbiamo condiviso in merito a emozioni negative come l’angoscia, la preoccupazione e l’ansia. Ora condivideremo su un altro aspetto delle emozioni negative, che possiede quasi la medesima essenza dell’angoscia, della preoccupazione e dell’ansia, ma una natura ancora più negativa. Di quale emozione si tratta? Dello stato d’animo in cui le persone si trovano più frequentemente nella loro vita quotidiana: l’oppressione. Avete mai sentito parlare del termine “oppressione”? (Sì.) Allora formulate una frase o fornite un esempio che lo contenga. Comincerò Io. Alcuni dicono: “Oh, spesso mi sento oppresso nell’assolvere il mio dovere, e non riesco a liberarmi di questa sensazione”. Questa frase è formulata correttamente? (Sì.) Ora tocca a voi. (Rivelo sempre corruzione quando mi capita qualcosa, e devo costantemente riflettere e cercare di conoscere me stesso, quindi mi sento oppresso.) Ti senti oppresso perché cerchi di conoscere troppo te stesso. Qual è il contesto di questa oppressione? Che cosa la provoca? Il fatto che sai di non essere assolutamente nulla e che a quanto pare non hai alcuna prospettiva o destinazione futura, né alcuna speranza di essere salvato; è per questo che ti senti oppresso. Chi altro vuole condividere? (Nel Paese del gran dragone rosso, credere in Dio porta le persone a sperimentare oppressione.) Questo è sentirsi oppressi a causa dell’ambiente in cui si vive. (Essere costantemente sorvegliato dal mio leader mentre svolgo il mio dovere mi fa sentire oppresso.) Ben detto: questo esprime l’emozione dell’oppressione in modo molto concreto. (Mentre svolgo il mio dovere, affronto sempre fallimenti e battute d’arresto, e questo mi fa sentire oppresso.) Le battute d’arresto e i fallimenti vi fanno sentire oppressi, come se non ci fosse modo di andare avanti. Quando il vostro lavoro procede lentamente, provate oppressione? (Sì.) Questo in qualche modo ha una connotazione positiva. Cos’altro? (Mi sento oppresso quando nell’assolvimento del mio dovere vengo continuamente potato.) Questa è la realtà, non è vero? (Mi sento oppresso quando non ottengo buoni risultati nel mio dovere.) Qual è la causa di questa oppressione? È davvero il fatto che non hai ottenuto buoni risultati? Non hai forse paura che ti venga assegnato un dovere diverso o di essere eliminato? (Sì.) Queste sono le ragioni concrete della tua oppressione. Vi sono altri sentimenti di oppressione? ParlateMene. (Tutti i miei collaboratori sono migliori di me, quindi mi sento oppresso.) Questo è il problema causato dall’invidia: l’oppressione. Altri esempi? (Mi sento oppresso a causa di una prolungata mancanza di progressi nel mio ambito lavorativo.) Questa è pressione o oppressione? È un minimo di senso di pressione. Provarlo è una buona cosa. Non dovete forse trasformare questa pressione in determinazione? Quando i membri di ogni gruppo vengono costantemente riassegnati a un dovere diverso, non vi sentite oppressi? (Sì.) Dunque anche voi vi sentite oppressi. Dagli esempi che avete fornito, sembra che tutti voi sperimentiate l’emozione dell’oppressione. A quanto pare, l’io interiore delle persone è alquanto instabile, costantemente inquieto e sottoposto a una sorta di pressione invisibile, motivo per cui esse sviluppano l’emozione dell’oppressione e vivono in preda a questa emozione negativa. È una cosa positiva? (No.) Non è una cosa positiva. Il problema non andrebbe quindi risolto? Dal momento che non si tratta di una cosa positiva, andrebbe risolta. Quando le persone vivono costantemente in preda a un’emozione negativa, qualunque essa sia, nel piccolo ciò può avere effetti negativi sul loro corpo e sulla loro mente, impedendo loro di avere una vita sana e una crescita forte. A livello più ampio, l’impatto che le diverse emozioni negative hanno sugli uomini non si limita ai bisogni di base della loro vita quotidiana, come cibo, vestiti, alloggio e spostamenti. Cosa più importante, influisce sul modo in cui valutano persone e cose, oltre che sul loro comportamento e sulle loro azioni. Più nello specifico, influenza la loro efficienza, i loro progressi e la loro efficacia nello svolgere i propri doveri. Naturalmente, influisce soprattutto su ciò che ottengono dall’adempimento dei loro doveri e su ciò che dovrebbero guadagnare dalla loro fede in Dio. Le persone hanno la mente sempre tormentata e vincolata da queste emozioni negative, il cuore spesso turbato, e sono spesso preda di sentimenti come l’irrequietezza, l’inquietudine e l’impulsività. Quando sono intrappolate in questi sentimenti, la loro normale coscienza e la loro normale ragione, così come la loro vita regolare e il loro regolare assolvimento dei doveri, vengono intralciati, influenzati e compromessi. Pertanto, è necessario eliminare immediatamente queste emozioni negative e impedire che influenzino ulteriormente il regolare procedere della vita e del lavoro. Il concetto di oppressione di cui abbiamo discusso oggi è lo stesso, in essenza, delle varie emozioni negative di cui abbiamo parlato in precedenza. Spesso le persone nutrono preoccupazione e sospetti su molte cose, oppure provano un forte disagio nel profondo del cuore, motivo per cui sperimentano oppressione. Se questa emozione rimane a lungo irrisolta, le persone diventano ancora più inquiete e agitate nel profondo del cuore. In alcuni ambienti e contesti specifici, potrebbero persino sfuggire al controllo della coscienza e della ragione umane, arrivando ad alcuni approcci estremi per superare una determinata situazione. Questo perché esiste un limite alla capacità istintiva del corpo umano di tollerare certe emozioni negative. Quando si raggiunge questo limite, questo picco, gli individui si liberano dai freni della ragione umana e adottano alcuni approcci estremi per sfogare le loro emozioni e ogni genere di idee irragionevoli che nutrono nel profondo del cuore.

Attraverso le risposte che avete fornito, avete appena espresso alcuni dei diversi motivi per cui le persone si sentono oppresse. Oggi condivideremo principalmente in merito a tre delle cause e delle ragioni per cui questa emozione negativa dell’oppressione emerge negli individui. La prima è che molti, sia nella vita quotidiana che nell’assolvimento dei propri doveri, sentono di non poter fare ciò che vogliono. Questo è il primo motivo: l’impossibilità di fare ciò che si vuole. Cosa significa non poter fare ciò che si vuole? Significa non poter realizzare ogni desiderio che ci passa per la mente. Poter fare ciò che si vuole, quando e come si vuole è un’esigenza che queste persone hanno sia nel lavoro che nella vita. Tuttavia, a causa di varie ragioni, tra cui le leggi, l’ambiente di vita, o le regole, i sistemi, le norme e le misure disciplinari di un gruppo, e così via, gli individui non sono in grado di agire secondo i propri desideri e le proprie fantasie. Di conseguenza, si sentono oppressi nel profondo del cuore. In parole povere, questa oppressione emerge perché sentono di essere stati offesi, e in alcuni casi addirittura lesi. Non poter fare ciò che si vuole, per dirla in termini schietti, significa non poter assecondare la propria volontà, non poter agire a piacimento o indulgere liberamente a causa di diversi motivi e delle limitazioni di vari ambienti e condizioni oggettivi. Per esempio, alcuni sono sempre superficiali e tentano di battere la fiacca mentre svolgono i loro doveri. A volte, il lavoro della chiesa richiede fretta, ma loro vogliono fare come preferiscono. Se non si sentono molto bene fisicamente, o sono di cattivo umore e di morale basso per un paio di giorni, non sono disposti a sopportare le difficoltà e a pagare un prezzo per svolgere il lavoro della chiesa. Sono particolarmente pigri e bramosi di comodità. Quando mancano di motivazione, rallentano fisicamente e non hanno voglia di muoversi, ma temono di essere potati da parte dei leader e di apparire pigri agli occhi di fratelli e sorelle, quindi non possono fare altro che eseguire contro voglia il lavoro insieme a tutti gli altri. Tuttavia, nel farlo sono molto restii, scontenti e riluttanti. Si sentono offesi, infastiditi ed esausti. Vorrebbero agire in base alla propria volontà, ma non osano disobbedire o contravvenire ai requisiti e alle norme della casa di Dio. Di conseguenza, nel corso del tempo inizia a emergere in loro un’emozione: l’oppressione. Quando questa emozione si radica in loro, iniziano ad apparire sempre più svogliati e deboli. Come macchine, non avranno più una chiara comprensione di ciò che stanno facendo, ma continueranno a eseguire tutto ciò che viene detto loro ogni giorno, nel modo in cui viene detto loro di eseguirlo. Anche se in superficie continueranno a eseguire i loro compiti senza fermarsi, senza fare pause, senza allontanarsi dall’ambiente in cui li svolgono, in cuor loro si sentiranno oppressi e la vita apparirà loro faticosa e colma di cose di cui lamentarsi. Il loro più grande desiderio al momento è quello di non essere più controllati dagli altri, di non essere più limitati dalle norme della casa di Dio e di essere svincolati dalle sue disposizioni. Desiderano fare quello che vogliono, quando vogliono, eseguendo un po’ di lavoro se si sentono bene e non facendolo se si sentono male. Desiderano essere liberi da ogni responsabilità, non essere mai potati, e non essere supervisionati, controllati o comandati da nessuno. Pensano che quando ciò avverrà sarà un gran giorno, e che si sentiranno davvero liberi e affrancati. Tuttavia, non sono comunque disposti ad andarsene o ad arrendersi; temono che, se non svolgeranno i loro doveri, se faranno davvero quello che vogliono e un giorno saranno liberi e affrancati, allora si allontaneranno naturalmente da Dio, e hanno paura che, se Dio non li vorrà più, non saranno in grado di ottenere alcuna benedizione. Alcuni si trovano in preda a un dilemma: se tentano di lamentarsi con i loro fratelli e sorelle, hanno difficoltà a parlare. Se si rivolgono a Dio in preghiera, non riescono a proferire parola. Se si lamentano, sentono che sono loro stessi a essere in torto. Se non si lamentano, provano disagio. Si chiedono perché la loro vita sia così piena di cose di cui lamentarsi, così in contrasto con ciò che vogliono e così faticosa. Non vogliono vivere in questo modo, non vogliono conformarsi agli altri, vogliono fare quello che piace loro e nel modo in cui piace loro, e si chiedono perché non ci riescano. Una volta si sentivano esausti solo fisicamente, ma ora anche il loro cuore è stanco. Non capiscono cosa stia accadendo loro. DiteMi: questo non dipende forse da emozioni di oppressione? (Sì.)

Alcuni dicono: “Tutti affermano che i credenti sono liberi e affrancati, che vivono una vita particolarmente felice, pacifica e gioiosa. Perché io non posso vivere felice e sereno come gli altri? Perché non provo gioia? Perché mi sento così oppresso ed esausto? Come mai gli altri vivono una vita molto felice? Perché la mia è così miserabile?” DiteMi: qual è la causa di tutto ciò? Cosa li ha portati a questa oppressione? (Il loro corpo fisico non è stato soddisfatto e la loro carne ha sofferto.) Quando qualcuno soffre nel corpo e sente di essere stato offeso, se riesce ad accettarlo nel cuore e nella mente, non gli sembrerà allora che la sua sofferenza fisica non sia più così grave? Se trova conforto, pace e gioia nel cuore e nella mente, continuerà a provare oppressione? (No.) Pertanto, dire che l’oppressione è causata dalla sofferenza fisica non è corretto. Se l’oppressione emerge a causa di un’eccessiva sofferenza fisica, ebbene, voi non state soffrendo? Vi sentite forse oppressi perché non potete fare quello che volete? Cadete in preda a emozioni di oppressione perché non potete fare ciò che volete? (No.) Siete impegnati nel vostro lavoro quotidiano? (In una certa misura.) Siete tutti piuttosto occupati, lavorate dall’alba al tramonto. A parte dormire e mangiare, passate quasi tutto il giorno davanti al computer, affaticando gli occhi e la mente e stancando il corpo, ma vi sentite forse oppressi? Questa stanchezza provoca in voi oppressione? (No.) Cosa causa oppressione nelle persone? Certamente non la stanchezza fisica, quindi che cosa? Se gli individui cercano costantemente il benessere e la felicità della carne, se perseguono costantemente la felicità e il benessere della carne e non vogliono soffrire, allora anche patire una minima sofferenza fisica, soffrire un po’ più degli altri o sentirsi un po’ più sovraccarichi di lavoro del solito li farebbe sentire oppressi. Questa è una delle cause dell’oppressione. Se gli uomini non considerano una piccola sofferenza fisica come un grave problema e non cercano il benessere fisico, perseguendo invece la verità e cercando di adempiere bene ai loro doveri per soddisfare Dio, spesso non avvertono la sofferenza fisica. Anche se a volte si sentono un po’ occupati, stanchi o esausti, dopo essere andati a dormire si svegliano ristorati e riprendono a lavorare. Si concentrano allora sui loro doveri e sul loro lavoro; non considerano un po’ di stanchezza fisica come un grande problema. Al contrario, quando nei pensieri delle persone emergono dei problemi ed esse perseguono costantemente il benessere fisico, ogni volta che il loro corpo subisce una minima offesa o non trova appagamento, emergono in loro determinate emozioni negative. Dunque, perché individui di questo tipo, che vogliono sempre fare a modo loro, assecondare la propria carne e godersi la vita, si trovano spesso intrappolati in questa emozione negativa dell’oppressione ogni volta che non trovano soddisfazione? (Perché perseguono le comodità e il benessere fisico.) Questo è vero per alcune persone. Vi è un altro gruppo di individui che non persegue le comodità fisiche. Costoro cercano di fare le cose secondo i propri capricci e di seguire i propri stati d’animo. Quando sono felici, sono in grado di sopportare più sofferenza e di lavorare ininterrottamente per tutto il giorno, e se chiedi loro se provano stanchezza ti diranno: “Non sono stanco; come potrebbe stancarmi svolgere il mio dovere?” Se però un giorno sono infelici, saranno scontenti anche se chiedi loro di dedicare un solo minuto in più a qualcosa, e se un minimo li riprendi risponderanno: “Taci! Mi sento oppresso. Se continui a parlare, non svolgerò il mio dovere e la colpa sarà tua. Sarà solo a causa tua se non riceverò benedizioni in futuro e la responsabilità ricadrà su di te!” Le persone sono instabili quando si trovano in uno stato anormale. A volte sono capaci di soffrire e di pagare un prezzo, ma altre volte si lamentano anche solo per una minima sofferenza, o se una questione di poco conto le turba. Quando sono di cattivo umore, non vogliono più assolvere i loro doveri, leggere le parole di Dio, cantare inni, partecipare alle riunioni e ascoltare i sermoni. Vogliono solo stare per conto loro per un po’, ed è impossibile per chiunque aiutarle o sostenerle. Dopo qualche giorno, magari, superano la situazione e si sentono meglio. Tutto ciò che non le soddisfa suscita in loro oppressione. Tali individui non sono forse particolarmente ostinati? (Sì.) Sono particolarmente ostinati. Per esempio, se vogliono andare a dormire subito, insistono per farlo. Dicono: “Sono stanco e voglio andare a dormire subito. Quando non ho energie ho bisogno di dormire!” Se qualcuno dice loro: “Non puoi aspettare ancora dieci minuti? Porteremo a termine questo lavoro in poco tempo e poi potremo riposare tutti, che ne dici?”, loro risponderanno: “No, devo andare a dormire adesso!” Se qualcuno tenta di convincerli, resistono di malavoglia per un po’, ma provano oppressione e fastidio. Spesso si sentono oppressi riguardo a questo tipo di situazioni e non sono disposti ad accettare l’aiuto dei fratelli e delle sorelle o la supervisione dei leader. Se commettono un errore, non permettono agli altri di potarli. Non sopportano vincoli di alcuna sorta. Pensano: “Credo in Dio allo scopo di trovare la felicità, quindi perché dovrei rendermi le cose difficili? Perché la mia vita dovrebbe essere così faticosa? Le persone dovrebbero vivere felici. Non dovrebbero prestare tanta attenzione a questi regolamenti e a questi sistemi. A cosa serve rispettarli sempre? Ora, in questo preciso momento, farò quello che voglio. Nessuno di voi dovrebbe avere niente da dire al riguardo”. Un individuo di questo tipo è particolarmente ostinato e dissoluto: non tollera di subire alcun freno, né desidera sentirsi frenato in alcun ambiente lavorativo. Non vuole aderire ai regolamenti e ai principi della casa di Dio, non è disposto ad accettare i principi che andrebbero seguiti nel proprio comportamento e nemmeno desidera attenersi a ciò che la coscienza e la ragione gli dicono di fare. Vuole agire a modo suo, fare tutto ciò che lo rende felice, che gli è di beneficio e che lo fa stare bene. Crede che vivere sotto questi freni violerebbe la sua volontà, che sarebbe come danneggiare sé stesso e procurarsi fastidi eccessivi, e che non si dovrebbe vivere così. Pensa che le persone dovrebbero vivere libere e affrancate, assecondando la propria carne e i propri desideri con abbandono, così come i propri ideali e desideri. Ritiene che si dovrebbero assecondare tutte le proprie idee, dire e fare tutto quello che si vuole e andare dove si vuole, senza dover considerare le conseguenze o i sentimenti degli altri, e soprattutto senza dover considerare le proprie responsabilità e i propri obblighi, i doveri che i credenti dovrebbero svolgere, le verità realtà che dovrebbero sostenere e vivere o il percorso di vita che dovrebbero seguire. Tali persone vogliono sempre fare a modo loro in società e tra gli altri, ma qualsiasi ambiente frequentino non potranno comunque riuscirci. Credono che la casa di Dio esalti i diritti umani, conceda alle persone piena libertà, si preoccupi dell’umanità, della tolleranza e della sopportazione per le persone. Pensano che dopo essere entrati a far parte della casa di Dio dovrebbero essere in grado di assecondare liberamente la loro carne e i loro desideri ma, poiché la casa di Dio ha decreti amministrativi e regolamenti, non possono comunque fare ciò che vogliono. Pertanto, questa loro emozione negativa dell’oppressione non può essere eliminata nemmeno dopo che sono entrati a far parte della casa di Dio. Non vivono per adempiere ad alcun tipo di responsabilità, né per portare a termine alcuna missione, e neppure per diventare persone autentiche. Non hanno fede in Dio allo scopo di compiere bene i doveri di un essere creato, portare a termine la loro missione e ottenere la salvezza. Indipendentemente dalle persone che frequentano, dagli ambienti in cui si trovano o dalla professione che svolgono, il loro obiettivo finale è trovare e gratificare sé stessi. Lo scopo di tutto ciò che fanno ruota intorno a questo, e l’autogratificazione è il desiderio di tutta la loro vita e l’obiettivo del loro perseguimento.

Alcuni di voi hanno la responsabilità di ospitare fratelli e sorelle e di cucinare per loro; in questo caso occorre domandare loro cosa preferiscono mangiare, chiedersi quali siano i principi e i requisiti della casa di Dio e poi ospitarli in base a questi due tipi di principi. Se ospiti persone provenienti dalla Cina settentrionale, prepara soprattutto piatti a base di frumento, come panini al vapore semplici o ripieni e involtini a forma di fiore. Occasionalmente, puoi anche preparare il riso o gli spaghetti di riso che mangiano gli abitanti della Cina meridionale. Tutto questo è accettabile. Supponiamo che la maggior parte delle persone che stai ospitando provenga dalla Cina meridionale. Loro non amano i piatti a base di frumento, preferiscono il riso, e in assenza di riso hanno l’impressione di non aver consumato un pasto. Quindi, se le ospiti, devi preparare il riso più spesso e adattare la tua cucina ai gusti degli abitanti della Cina meridionale. Se invece ospiti persone provenienti sia dalla Cina meridionale che da quella settentrionale, allora puoi preparare due tipi di pasti e lasciare a loro la libertà di scegliere quello che preferiscono. Ospitare fratelli e sorelle in questo modo è in linea con i principi; è una questione molto semplice. Basta che la maggioranza sia soddisfatta. Non ti devi preoccupare se in pochi non lo sono. Se però i responsabili dell’accoglienza non comprendono la verità, non sanno gestire le cose secondo i principi e agiscono sempre in base alle proprie preferenze, preparando il cibo che piace loro senza considerare se gli ospiti saranno felici di mangiarlo, allora di che tipo di problema si tratta? Di un problema di ostinazione ed egoismo eccessivi. Alcuni degli ospitanti provengono dal Sud della Cina, mentre la maggior parte degli ospitati dal Nord. Costoro preparano il riso ogni giorno senza considerare se i fratelli e le sorelle vi sono abituati, e quando cerchi di potarli e di dare loro qualche consiglio emerge in loro un certo tipo di emozione, sviluppano nel cuore ostilità, disobbedienza e profondo risentimento, e dicono: “Cucinare nella casa di Dio non è facile. Servire queste persone è molto difficile. Lavoro duramente dall’alba al tramonto per cucinare per voi, eppure siete così schizzinosi. Cosa c’è di male nel mangiare riso? Noi del Sud non lo mangiamo forse tre volte al giorno? Non è un bel modo di vivere? Siamo più forti di voi e abbiamo più energia. Cosa c’è di buono nel mangiare sempre spaghetti e panini al vapore? Ci si può forse saziare con questa roba? Come mai a me gli spaghetti non piacciono? Perché non mi saziano? Ebbene, non c’è niente che possa fare. Suppongo che per svolgere il mio dovere nella casa di Dio dovrò sopportare e pormi dei freni. Se non lo faccio, potrei essere sostituito o eliminato. Allora non mi resta che preparare spaghetti e panini al vapore!” Ogni giorno, con risentimento, seguono questa strada, pensando: “Non posso mangiare riso nemmeno una volta. Vorrei solo mangiare riso a ogni pasto. Senza riso non posso sopravvivere. Voglio mangiare il riso!” Sebbene preparino contro voglia spaghetti e panini al vapore ogni giorno, sono di pessimo umore. Perché? Perché si sentono oppressi. Pensano: “Devo servirvi e cucinare il cibo che piace a voi invece di quello che voglio mangiare io. Perché devo sempre soddisfare voi e non me stesso?” Si sentono offesi, oppressi, e la loro vita è estenuante. Si rifiutano di svolgere qualsiasi lavoro extra e, quando ne eseguono un minimo, lo fanno in modo superficiale; temono che se non facessero nulla verrebbero sostituiti o allontanati. Di conseguenza, non resta loro che agire e svolgere il proprio dovere con riluttanza e di malavoglia, senza sperimentare alcun momento di felicità, libertà o affrancamento. Gli altri chiedono loro: “Come ti fa sentire ospitare i fratelli e le sorelle e preparare i pasti?” E loro rispondono: “In realtà non è tanto faticoso, ma mi sento oppresso”. Allora gli altri domandano: “Perché ti senti oppresso? Hai riso, farina e verdure, hai tutto. Non devi nemmeno spendere i tuoi soldi per comprare queste cose. Devi solo stancarti e svolgere un po’ più di lavoro degli altri ogni tanto. Non è forse ciò che ti spetta? Credere in Dio e svolgere il proprio dovere sono cose che danno gioia. Si fanno su base volontaria. Allora perché provi questa oppressione?” E loro replicano: “Anche se faccio queste cose volontariamente, non posso mangiare riso molto spesso né agire a modo mio, mangiando ciò che mi piace e che io trovo gustoso. Ho paura che verrei criticato se mi vedessero cercare di cucinarmi qualcosa che mi piace molto, quindi mi sento oppresso e non sono mai felice”. Persone come queste vivono in preda a emozioni di oppressione perché non riescono a soddisfare i loro desideri riguardo al cibo.

Alcune persone coltivano ortaggi nelle fattorie della chiesa. Come dovrebbero farlo? Dovrebbero piantare una coltura adatta a seconda delle stagioni, del clima, della temperatura e del numero di persone a cui dare da mangiare. Nella casa di Dio, per la coltivazione dei vari ortaggi vigono delle regole che a molti possono risultare impegnative. Ci sono verdure che si mangiano volentieri ogni giorno, e ce ne sono altre che non si mangiano volentieri. Alcune vengono razionate, altre consumate stagionalmente. La quantità che le persone possono mangiare è dunque limitata. Alcuni hanno pensato: “Oh, non potremo mai godere appieno del consumo di queste verdure. Ne consumiamo un po’ e poi finiscono. Non c’è molto da mangiare! Come i pomodori ciliegini: ne riceviamo solo una piccola manciata per volta e finiscono ancora prima di poterli assaporare. Sarebbe bello poterne mangiare intere scodelle!” Così, in un luogo dove vivevano una decina di persone, hanno piantato duecento piante di pomodori ciliegini. Iniziavano a mangiarli a scodelle appena svegli al mattino e continuavano fino a sera, quando andavano a dormire. Erano davvero entusiasti di mangiare scodelle di pomodori normali e ciliegini e ceste di cetrioli. Sono stati per loro giorni paradisiaci, beati. Individui come questi non sono capaci di seguire i dettami della casa di Dio nelle loro azioni, né di aderire ai principi della scienza. Rifiutano di ascoltare chiunque, mettendo al primo posto i propri interessi, considerando solo sé stessi in ogni cosa e facendo ciò che vogliono. Di conseguenza, sotto il controllo, la supervisione e la gestione da parte della casa di Dio, a queste persone che volevano mangiare frutta a palate sono state poste delle restrizioni e alcune sono state potate. DiteMi: come pensate che si sentano ora costoro? Non sono forse estremamente delusi? Non ritengono che il mondo sia squallido e che non vi sia amore né calore nella casa di Dio? Non si sentono incredibilmente oppressi? (Sì.) Pensano costantemente: “Che c’è di male a fare quello che mi pare? Non posso godermi un po’ di verdura? Non mi lasciano nemmeno mangiare scodelle di pomodorini. Quanta avarizia! La casa di Dio non concede libertà alle persone. Se vogliamo mangiare pomodori ciliegini, ce li fanno piantare in base al numero di persone da sfamare. Che problema c’è se pianto due o trecento piante? Se non riusciremo a mangiarli tutti, li daremo agli animali”. È appropriato che tu mangi a scodelle? Ciò che consumi non dovrebbe essere sottoposto a moderazione e a un limite? La proporzione in cui si mangiano i vari alimenti creati da Dio dovrebbe basarsi sulla loro resa e sulla loro disponibilità stagionale. Gli alimenti di base dovrebbero essere quelli con un’alta resa, mentre quelli con una bassa resa, stagionali, con periodi di crescita brevi o una resa limitata andrebbero consumati in quantità minori; in alcuni luoghi specifici, le persone non li mangiano affatto, senza per questo perdere nulla. Ciò è ragionevole. Gli uomini nutrono sempre dei desideri e vogliono costantemente soddisfare i propri appetiti. Questo è appropriato? Non è appropriato nutrire costantemente desideri e appetiti. La casa di Dio ha le sue regole. Al suo interno vigono delle norme, un metodo di gestione e dei sistemi appropriati in tutti gli aspetti del lavoro. Se vuoi diventare un membro della casa di Dio, dovresti attenerti rigorosamente alle sue regole. Non dovresti essere impudente, bensì imparare a sottometterti e ad agire in modo che tutti siano soddisfatti. Questo è in linea con gli standard della coscienza e della ragione. Nessuna delle norme della casa di Dio è stabilita a vantaggio di un singolo individuo, ma per il bene di tutti i membri della casa di Dio. Tali norme sono volte a salvaguardare il lavoro e gli interessi della casa di Dio. Questi regolamenti e sistemi sono ragionevoli, e se le persone possiedono coscienza e ragione dovrebbero seguirli. Pertanto, qualunque cosa tu stia facendo, da un lato devi farla in conformità ai regolamenti e ai sistemi della casa di Dio, e dall’altro hai inoltre la responsabilità e l’obbligo di sostenere tutto questo, anziché agire costantemente in base ai tuoi interessi e alle tue prospettive personali. Non è così? (Sì.) Se vivere e lavorare nella casa di Dio ti fa sentire particolarmente oppresso, non è a causa di un problema con i regolamenti, i sistemi o i metodi di gestione in essa vigenti, quanto piuttosto per via di un tuo problema personale. Supponiamo che nella casa di Dio tu voglia sempre cercare l’autogratificazione e soddisfare i tuoi desideri personali, e che ti senta sempre incredibilmente oppresso, vincolato e sprovvisto di libertà, del tutto privo di serenità e gioia. Supponiamo che tu ti senta costantemente a disagio e offeso, impossibilitato a fare a modo tuo in qualsiasi ambito, a mangiare o a vestirti come vuoi, a indossare abiti alla moda o provocanti, e che tutto questo ti renda ogni giorno infelice e contrariato. Supponiamo che l’interazione con i fratelli e le sorelle ti metta costantemente a disagio e che pensi: “Queste persone condividono sempre con me sulla verità: è insopportabile! Non voglio comportarmi in questo modo. Voglio solo vivere felice, sereno e libero. Non mi sento così felice e libero come immaginavo sarei stato credendo in Dio. Non voglio essere limitato da nessuno. C’è sempre qualcuno a gestirmi e vincolarmi, e questo mi opprime”. Simili persone non amano tale ambiente di vita e provano avversione nei suoi confronti. Tuttavia, per ricevere benedizioni, non hanno altra scelta che impegnarsi. Non sanno dove sfogare le proprie frustrazioni, non osano piangere ad alta voce e spesso si sentono oppresse. L’unica soluzione, il metodo migliore per trattarle, è dire loro: “Puoi andartene. Mangia pure quello che vuoi, indossa i vestiti che preferisci, vivi la vita che vuoi, fai ciò che desideri, costruisciti la carriera che vuoi e persegui gli obiettivi e la direzione che desideri. La casa di Dio non te lo impedirà. Hai mani, piedi e cuore liberi e privi di legami. Nessuno ti vincola. A parte il fatto che ti sei impegnato nella casa di Dio per raggiungere un certo obiettivo, nessuno ti ha imposto queste regole, dicendoti che devi, assolutamente e senza deroghe, restare nella casa di Dio, la quale in caso contrario ti farà qualcosa”. Ti dico la verità: la casa di Dio non ti farà nulla. Se vuoi andartene, puoi farlo in qualsiasi momento. Ti basterà restituire alla chiesa i libri delle parole di Dio e passare le consegne di tutto il lavoro che stai svolgendo al momento. Puoi andartene quando vuoi. La casa di Dio non ti limita; non è la tua prigione, né un carcere. La casa di Dio è un luogo libero e le sue porte sono spalancate. Se ti senti oppresso, è perché non puoi fare a modo tuo, e questo significa che non è un luogo adatto a te. Non è la casa felice che cerchi, né il posto in cui dovresti stare. Se stai conducendo una vita così tanto in contrasto con la tua volontà, dovresti andartene. Capito? La casa di Dio non costringe mai i miscredenti o coloro che non perseguono la verità. Se desideri dedicarti agli affari, diventare ricco, avere una carriera o avventurarti nel mondo e farti un nome, allora questo è il tuo personale perseguimento e dovresti tornare nel mondo secolare. La casa di Dio non limita mai la libertà delle persone. Le sue porte sono spalancate. I miscredenti e coloro che non perseguono la verità possono andarsene e lasciarla in qualsiasi momento.

Alcuni non hanno semplicemente alcuna intenzione di svolgere i loro doveri e di condividere sulla verità. Non si sono adattati alla vita della chiesa, non riescono a farlo e si sentono sempre estremamente infelici e inermi. Ebbene, Io direi a queste persone: dovresti andartene quanto prima. Torna nel mondo secolare a cercare i tuoi obiettivi e la tua direzione e vivi la vita che dovresti vivere. La casa di Dio non obbliga mai nessuno. Nessuno dei regolamenti, dei sistemi o dei decreti amministrativi della chiesa è rivolto a te individualmente. Se li trovi difficili, non sei in grado di rispettarli e ti senti particolarmente infelice e oppresso, allora puoi scegliere di andartene. Coloro che sono in grado di accettare la verità e di sostenere i principi sono adatti a rimanere nella chiesa. Naturalmente, se non ti senti adatto a rimanere nella casa di Dio, vi sarà dunque un altro posto adatto a te? Sì, il mondo è vasto e ci sarà un luogo adatto a te. In breve, se qui ti senti oppresso, se non riesci a sentirti libero, se desideri spesso sfogarti e c’è sempre la possibilità che la tua natura venga fuori, allora sei in pericolo e non sei adatto a stare nella casa di Dio. Il mondo è vasto e vi sarà sempre un posto adatto a te. Prenditi il tempo necessario per trovarlo da solo. Questo non è forse un modo appropriato di gestire la questione? Non è ragionevole? (Sì.) Se tali individui si sentono così a disagio e tu vuoi comunque tenerli qui, non sei forse uno sciocco? Permettiamo loro di andarsene e auguriamo loro di realizzare i loro sogni, d’accordo? Quali sono i loro sogni? (Mangiare pomodorini a scodelle.) Vogliono anche mangiare riso e pesce a ogni pasto, tutto l’anno. Quali altri sogni hanno? Avere la sveglia naturale ogni giorno, lavorare quando vogliono e non avere nessuno che li gestisca o li supervisioni quando non hanno voglia di fare nulla. Non è forse questo il loro sogno? (Sì.) Che sogno grandioso! Quanto è nobile! DiteMi: persone come queste hanno delle buone prospettive? Si occupano del lavoro che spetta loro? (No.) In sintesi, costoro si sentono sempre oppressi. In parole povere, il loro desiderio è quello di assecondare la loro carne e di soddisfare i loro desideri. Sono troppo egoisti, vogliono fare tutto secondo i propri capricci e a proprio piacimento, ignorando le regole e non gestendo le questioni secondo i principi, comportandosi invece solamente in base ai sentimenti, alle preferenze e ai desideri personali e agendo in base ai propri interessi. Simili persone sono prive di normale umanità e non eseguono il lavoro che spetta loro. Coloro che non si dedicano al proprio lavoro si sentono oppressi in tutto ciò che fanno, ovunque vadano. Si sentirebbero oppressi anche se vivessero da soli. Volendo essere teneri, si può dire che non sono individui promettenti e che non si occupano del lavoro che spetta loro. Per essere più precisi, possiedono un’umanità anormale e sono un po’ sempliciotti. Come sono coloro che si occupano del proprio lavoro? Sono persone che considerano in modo semplice i bisogni primari come il cibo, i vestiti, l’alloggio e gli spostamenti. A loro basta che queste cose raggiungano uno standard normale. Hanno più a cuore il loro percorso di vita, la loro missione in quanto esseri umani, la loro visione della vita e i loro valori. Cosa pensano tutto il tempo le persone non promettenti? Riflettono sempre su come battere la fiacca, su come giocare d’astuzia per sfuggire alle responsabilità, su come mangiare bene e divertirsi, su come vivere nell’agio e nella comodità del corpo, senza considerare le questioni importanti. Pertanto, si sentono oppresse nell’ambiente e nel contesto dello svolgimento dei loro doveri nella casa di Dio. La casa di Dio richiede agli individui di acquisire alcune conoscenze comuni e professionali inerenti ai loro doveri in modo da poterli svolgere meglio. La casa di Dio richiede alle persone di nutrirsi spesso delle parole di Dio, in modo da comprendere meglio la verità, entrare nella verità realtà e conoscere i principi per ogni azione. Tutte queste cose in merito a cui la casa di Dio condivide e parla riguardano argomenti, questioni concrete, e così via, che rientrano nell’ambito della vita delle persone e dell’assolvimento dei loro doveri, e hanno lo scopo di aiutare le persone a eseguire il lavoro che spetta loro e a percorrere la retta via. Simili individui, che non si occupano del proprio lavoro e che fanno quello che vogliono, non desiderano fare queste cose appropriate. L’obiettivo finale che desiderano raggiungere facendo tutto ciò che vogliono sono le comodità, i piaceri e gli agi del corpo, non essere limitati né offesi in alcun modo, poter mangiare a sazietà tutto ciò che desiderano e agire a proprio piacimento. È a causa della qualità della loro umanità e dei loro perseguimenti interiori che si sentono spesso oppressi. Per quanto si possa condividere con loro sulla verità, non cambieranno, e il loro senso di oppressione non verrà eliminato. È semplicemente così che sono fatti: individui che non si occupano del lavoro che spetta loro. Anche se in apparenza non hanno commesso gravi malefatte né sono cattive persone, e nonostante sembrino aver solamente disobbedito ai principi e alle regole, in realtà la loro natura essenza è che non si occupano del proprio lavoro né seguono la retta via. Simili persone non possiedono la coscienza e la ragione dell’umanità normale e non possono raggiungerne l’intelligenza. Non pensano, non riflettono e non perseguono gli obiettivi che gli individui provvisti di normale umanità dovrebbero perseguire, né gli atteggiamenti di vita e i metodi esistenziali che le persone dotate di normale umanità dovrebbero adottare. Per tutto il tempo non pensano ad altro che a come ottenere gli agi e i piaceri del corpo. Tuttavia, nell’ambiente di vita della chiesa non possono soddisfare le loro preferenze fisiche e quindi si sentono a disagio e oppressi. Ecco come nascono queste loro emozioni. DiteMi: simili persone non hanno forse una vita estenuante? (Sì.) La loro vita è degna di compassione? (No, non è degna di compassione.) Esatto, non lo è. Per dirla in modo semplice, si tratta di individui che non si occupano del lavoro che spetta loro. Nella società, chi sono coloro che non si occupano del proprio lavoro? Sono i fannulloni, gli sciocchi, i nullafacenti, i teppisti, i mascalzoni e i perdigiorno, questa sorta di gente. Non vogliono apprendere nuove abilità o capacità, né intraprendere seriamente una carriera o trovare un lavoro per mantenersi. Sono i fannulloni e i perdigiorno della società. Si infiltrano nella chiesa e vogliono guadagnare qualcosa senza offrire niente in cambio e ottenere la loro parte di benedizioni. Sono degli opportunisti. Questi opportunisti non sono mai disposti a svolgere i loro doveri. Se le cose non vanno come vorrebbero, anche solo leggermente, si sentono oppressi. Desiderano sempre vivere liberamente, non intendono svolgere alcun tipo di lavoro, eppure vogliono del buon cibo e bei vestiti, mangiare tutto ciò che desiderano e dormire quando vogliono. Pensano che quando ciò avverrà sarà sicuramente un giorno meraviglioso. Non vogliono sopportare la benché minima avversità e desiderano una vita di godimento. Trovano persino estenuante vivere; sono schiavi delle emozioni negative. Si sentono spesso stanchi e confusi perché non possono fare a modo loro. Non vogliono occuparsi del proprio lavoro né gestire le proprie mansioni. Non vogliono dedicarsi a un singolo lavoro ed eseguirlo con costanza dall’inizio alla fine, considerandolo come la propria professione e il proprio dovere, come un obbligo e una responsabilità; non vogliono portarlo a termine e ottenere dei risultati, né compierlo al meglio. Non hanno mai pensato in questo modo. Vogliono solo agire in modo superficiale e usare il loro dovere come mezzo per guadagnarsi da vivere. Quando si trovano di fronte a un minimo di pressione o a una qualche forma di controllo, oppure quando è richiesto loro uno standard leggermente più elevato, o di assumersi un po’ di responsabilità, si sentono a disagio e oppressi. Sviluppano queste emozioni negative, trovano la vita estenuante e sono infelici. Uno dei motivi fondamentali per cui la vita sembra loro estenuante è che costoro sono privi di ragione. La loro ragione è compromessa, passano tutto il tempo ad abbandonarsi alle fantasie, vivendo in un sogno, tra le nuvole, immaginando sempre le cose più stravaganti. Per questo è molto difficile eliminare il loro senso di oppressione. Non sono interessati alla verità, sono dei miscredenti. L’unica cosa che possiamo fare è chiedere loro di lasciare la casa di Dio, di tornare nel mondo e di trovare il loro posto di agio e comodità.

Tutti quelli che credono veramente in Dio sono individui che si occupano del lavoro che spetta loro, disposti a svolgere i propri doveri, capaci di assumersi una parte del lavoro e di svolgerla bene in base alla propria levatura e alle regole della casa di Dio. Naturalmente, all’inizio può essere difficile adattarsi a questa vita. Potresti sentirti esausto fisicamente e mentalmente. Tuttavia, se possiedi davvero la determinazione a collaborare e la volontà di diventare una persona normale e buona e di raggiungere la salvezza, allora devi pagare un qualche prezzo e permettere a Dio di impartirti la Sua disciplina. Quando provi l’impulso a essere ostinato, devi ribellarti a esso e abbandonarlo, riducendo gradualmente la tua testardaggine e i tuoi desideri egoistici. Devi chiedere aiuto a Dio nelle questioni cruciali, nei momenti cruciali e nei compiti cruciali. Se sei determinato, dovresti chiederGli di castigarti e disciplinarti, e di illuminarti affinché tu possa comprendere la verità e ottenere così dei risultati migliori. Se la tua determinazione è autentica e preghi Dio in Sua presenza e Lo supplichi, Egli agirà. Trasformerà il tuo stato e i tuoi pensieri. Se lo Spirito Santo svolge una minima opera, muovendoti e illuminandoti un po’, il tuo cuore cambierà e il tuo stato subirà una trasformazione. Quando questa trasformazione avverrà, percepirai che vivere in questo modo non è opprimente. Il tuo stato e le tue emozioni di oppressione verranno trasformati e alleviati, e saranno diversi da prima. Sentirai che vivere in questo modo non è faticoso. Proverai piacere nell’assolvere il tuo dovere nella casa di Dio. Percepirai che è bello vivere, comportarsi e assolvere il proprio dovere in questo modo, sopportando le avversità e pagando un prezzo, seguendo le regole e agendo in base ai principi. Sentirai che questo è il tipo di vita che le persone normali dovrebbero avere. Quando vivrai in linea con la verità e compirai bene il tuo dovere, percepirai di avere il cuore saldo e sereno e una vita ricca di significato. Penserai: “Perché non l’ho capito prima? Perché ero così ostinato? Una volta vivevo secondo le filosofie e l’indole di Satana, non ero né un essere umano né un fantasma, e più vivevo e più soffrivo. Ora che comprendo la verità, posso liberarmi un minimo della mia indole corrotta e sperimentare la pace e la gioia autentiche di una vita spesa a compiere il mio dovere e a praticare la verità!” Il tuo stato d’animo non sarà allora cambiato? (Sì.) Una volta che ti sarai reso conto del motivo per cui la tua vita ti sembrava opprimente e miserabile, una volta che avrai identificato la causa principale della tua sofferenza e risolto il problema, potrai sperare di cambiare. Fintanto che ti impegnerai in direzione della verità, ti dedicherai di più alle parole di Dio, condividerai di più sulla verità e ascolterai anche le testimonianze esperienziali dei tuoi fratelli e delle tue sorelle, allora otterrai un percorso più chiaro, e a quel punto il tuo stato non migliorerà? Se il tuo stato migliorerà, le tue emozioni di oppressione si attenueranno a poco a poco e non vi sarai più invischiato. Naturalmente, in circostanze o contesti particolari potranno emergere di tanto in tanto sentimenti di oppressione e dolore ma, se ricercherai la verità per eliminarli, queste emozioni opprimenti scompariranno. Nell’assolvimento del dovere sarai in grado di offrire la tua sincerità, la tua piena forza e la tua lealtà e avrai la speranza di essere salvato. Se riesci a subire una tale trasformazione, allora non devi lasciare la casa di Dio. La tua capacità di subire questa trasformazione dimostrerà che c’è ancora speranza per te, una speranza di cambiamento e di salvezza. Dimostrerà che sei ancora un membro della casa di Dio, ma che sei stato influenzato troppo a lungo e troppo a fondo da vari intenti egoistici e considerazioni personali, o da diverse abitudini e idee cattive, che ti hanno causato l’intorpidimento della coscienza e la perdita di sensibilità, e hanno compromesso i tuoi ragionamenti e intaccato il tuo senso di vergogna. Se saprai subire una tale trasformazione, la casa di Dio sarà lieta che tu rimanga, che compia bene il tuo dovere, che realizzi la tua missione e che porti a termine fino in fondo il lavoro di cui ti stai occupando. Naturalmente, coloro che provano queste emozioni negative possono essere aiutati solo con un cuore amorevole. Se una persona rifiuta costantemente di accettare la verità e rimane impenitente nonostante i ripetuti ammonimenti, dovremmo dirle addio. Se invece è davvero intenzionata a cambiare, a trasformarsi e a invertire la rotta, saremo lieti di tenerla con noi. Se qualcuno è veramente intenzionato a rimanere e a cambiare i suoi precedenti approcci e modi di vivere, se è in grado di subire una graduale trasformazione mentre svolge il suo dovere, e più lo svolge, più migliora, allora saremo lieti di invitarlo a restare, sperando che continui a migliorare. Esprimiamo inoltre per simili individui un grande augurio: auguriamo loro di lasciarsi alle spalle le loro emozioni negative, di non restare più invischiati in esse né avvolti dalla loro ombra, e di dedicarsi invece al proprio lavoro e di percorrere la retta via, attuando e vivendo ciò che le persone normali dovrebbero in base ai requisiti di Dio, e adempiendo costantemente bene ai propri doveri nella casa di Dio in conformità ai Suoi requisiti, senza più vivere alla deriva. Auguriamo loro di avere un futuro promettente e di smettere di agire a proprio piacimento, di non preoccuparsi esclusivamente della ricerca del piacere e del godimento fisico, e di pensare invece di più alle questioni legate all’assolvimento dei propri doveri, al cammino che percorrono nella vita e al vivere la normale umanità. Auguriamo loro con tutto il cuore che possano vivere felici, liberi e privi di vincoli nella casa di Dio, sperimentando pace e gioia ogni giorno e provando calore e piacere nella loro vita qui. Non è questo l’augurio più grande? (Sì.) Ho terminato il Mio augurio e invito tutti voi ad estendere loro i vostri dal profondo del cuore. (Il nostro augurio di cuore è che costoro possano vivere felici, liberi e privi di vincoli nella casa di Dio, sperimentando pace e gioia ogni giorno e provando calore e piacere nella loro vita qui.) Cos’altro poi? Che ne dite di augurare loro con tutto il cuore di non vivere più nella morsa di emozioni di oppressione? (Sì.) Questo è il Mio augurio. Voi ne avete altri da dedicargliene? (Il mio augurio sentito è che sappiano occuparsi del lavoro che spetta loro, migliorando continuamente nell’adempimento dei loro doveri.) Questo è un buon augurio? (Sì.) Ce ne sono altri? (Il mio augurio sentito è che possano iniziare presto a vivere una normale umanità.) Questo augurio forse non è molto elevato, ma lo ritengo concreto. Gli esseri umani dovrebbero vivere un’umanità normale e non sentirsi oppressi. Perché non siamo in grado di sopportare le avversità che gli altri riescono a sopportare? Se un individuo possiede la coscienza, la ragione e il senso della vergogna dell’umanità normale, nonché i perseguimenti, i metodi esistenziali e gli obiettivi corretti di perseguimento che le persone normali dovrebbero avere, non si sentirà oppresso. Questo non è forse un buon augurio? (Sì.) Altro? (Il mio augurio è che collaborino armoniosamente con i loro fratelli e sorelle, che nella casa di Dio percepiscano il Suo amore e che agiscano secondo i principi da essa forniti.) Questo requisito è elevato? (No.) Poiché non è elevato, è facile da raggiungere? Percepire l’amore della casa di Dio è alquanto in linea con la realtà: è ciò di cui questi individui hanno bisogno, non è vero? (Sì.) I requisiti posti loro non sono elevati. Innanzitutto, devono possedere la coscienza e la ragione dell’umanità normale. Non dovrebbero oziare né vivere alla deriva; dovrebbero imparare a vivere, a svolgere il loro lavoro e a farsi carico delle loro responsabilità e dei loro doveri. Devono poi imparare come vivere, a vivere la normale umanità e ad adempiere bene alle loro responsabilità e ai loro doveri. Così facendo, saranno in grado di provare conforto, pace e gioia nella casa di Dio e saranno ben disposti a vivere e ad assolvere i loro doveri al suo interno. Dopo essersi liberati dalle emozioni di oppressione e negatività, a poco a poco saranno capaci di perseguire la verità e di collaborare in armonia con gli altri. Questi sono i requisiti posti a tali individui. Indipendentemente dalla loro età, non abbiamo nei loro confronti grandi desideri o requisiti elevati: solo quelli di cui abbiamo parlato. Prima di tutto, devono imparare a svolgere il lavoro che spetta loro, ad assumersi le responsabilità e gli obblighi di una persona normale e adulta, e poi imparare a rispettare le regole, ad accettare la gestione, la supervisione e la potatura da parte della casa di Dio e a svolgere bene i propri doveri. Questo è l’atteggiamento corretto che una persona dotata di coscienza e ragione dovrebbe adottare. In secondo luogo, dovrebbero possedere una corretta comprensione e conoscenza delle responsabilità, degli obblighi, dei pensieri e dei punti di vista inerenti alla coscienza e alla ragione dell’umanità normale. Dovresti liberarti delle tue emozioni negative e della tua oppressione e affrontare correttamente le varie difficoltà che ti si presentano nella vita. Per te non si tratta di cose aggiuntive, fardelli o vincoli, bensì di ciò che in quanto adulto normale dovresti sopportare. Ciò significa che ogni adulto, indipendentemente dal sesso, dalla levatura, dalle competenze o dai talenti che possiede, deve sopportare tutte le cose che gli adulti devono sopportare, tra cui: gli ambienti di vita a cui gli adulti devono adattarsi, le responsabilità, gli obblighi e le missioni che dovrebbero assumersi e il lavoro che dovrebbero svolgere. Per prima cosa, dovresti accettare positivamente queste cose, invece di aspettarti che gli altri provvedano a fornirti cibo e vestiti o di fare affidamento sui frutti del lavoro altrui per tirare avanti. Inoltre, dovresti imparare ad adattarti a vari tipi di regole, regolamenti e gestioni e ad accettarli, così come dovresti accettare i decreti amministrativi della casa di Dio e imparare ad adattarti all’esistenza e alla vita tra le altre persone. Dovresti possedere la coscienza e la ragione della normale umanità, approcciarti correttamente alle persone, agli eventi e alle cose che ti circondano e gestire e risolvere in maniera corretta i vari problemi che affronti. Queste sono tutte cose di cui una persona dotata di normale umanità dovrebbe occuparsi; si può anche dire che si tratta della vita e dell’ambiente di vita che un adulto dovrebbe affrontare. Per esempio, in quanto adulto, dovresti fare affidamento sulle tue capacità per mantenere e sfamare la tua famiglia, indipendentemente da quanto difficile possa essere la tua vita. Questa è l’avversità che dovresti sopportare, la responsabilità che dovresti adempiere e l’obbligo che dovresti assolvere. Dovresti assumerti le responsabilità che spettano a un adulto. Non importa quanta sofferenza sopporti, quanto grande sia il prezzo da pagare o quanto tu ti senta triste: dovresti tenere per te le tue insoddisfazioni e non sviluppare emozioni negative né lamentarti di nessuno, poiché questo è ciò che gli adulti dovrebbero sopportare. In quanto adulto devi farti carico di queste cose, senza lamentarti né opporti, e soprattutto senza evitarle né rifiutarle. Vivere alla deriva, essere oziosi, fare le cose a proprio piacimento, essere ostinati o capricciosi, fare ciò che si vuole fare e non fare ciò che non si vuole fare: questo non è l’atteggiamento che dovrebbe avere un adulto nella vita. Ogni adulto deve assumersi le responsabilità che competono agli adulti, indipendentemente dalla pressione che affronta, come le avversità, le malattie e anche le varie difficoltà: sono cose che tutti dovrebbero sperimentare e sopportare. Fanno parte della vita di una persona normale. Se non riesci a sopportare la pressione o a tollerare la sofferenza, significa che sei troppo fragile e inutile. Chiunque viva deve sopportare questa sofferenza, nessuno può evitarla. Sia nella società che nella casa di Dio, è la stessa cosa per tutti. Questa è la responsabilità che dovresti assumerti, il pesante fardello di cui un adulto dovrebbe farsi carico e ciò che dovrebbe sostenere, e non dovresti sottrarti. Se cerchi continuamente di sfuggirvi o di scacciare tutto questo, allora le tue emozioni di oppressione verranno fuori e vi sarai sempre invischiato. Se invece riesci a comprendere e ad accettare correttamente tutto ciò e a considerarlo come una parte necessaria della tua vita e della tua esistenza, allora questi problemi non dovrebbero costituire un motivo per sviluppare emozioni negative. Da un lato, devi imparare a farti carico delle responsabilità e degli obblighi che gli adulti dovrebbero avere e assumersi. Dall’altro, dovresti imparare a coesistere in armonia con gli altri, nel tuo ambiente di vita e di lavoro, con normale umanità. Non fare semplicemente come ti pare e piace. Qual è lo scopo della convivenza armoniosa? È quello di eseguire meglio il lavoro e di adempiere meglio agli obblighi e alle responsabilità che in quanto adulto dovresti completare e assolvere, di ridurre al minimo le perdite causate dai problemi che affronti nel tuo lavoro e di ottimizzare al massimo i tuoi risultati e la tua efficienza. Questo è ciò che dovresti conseguire. Se possiedi una normale umanità, dovresti raggiungere questo obiettivo nel lavorare con gli altri. Per quanto riguarda la pressione sul lavoro, che provenga dal Supremo o dalla casa di Dio, oppure che si tratti di pressione esercitata su di te da parte di fratelli e sorelle, è qualcosa che dovresti sopportare. Non puoi dire: “È una pressione eccessiva, non lo farò. Sono solo in cerca di svago, agio, felicità e comodità nell’assolvere il mio dovere e lavorare nella casa di Dio”. Non funzionerà; questo non è un pensiero che un adulto normale dovrebbe avere, né la casa di Dio è un luogo in cui tu possa abbandonarti alle comodità. Ognuno si assume una certa dose di pressione e di rischio nella sua vita e nel suo lavoro. In qualsiasi lavoro, specialmente nell’assolvimento del tuo dovere all’interno della casa di Dio, dovresti sforzarti di ottenere risultati ottimali. A un livello superiore, questo è ciò che Dio insegna e richiede. A un livello inferiore, è l’atteggiamento, il punto di vista, lo standard e il principio che ogni persona dovrebbe adottare nel suo comportamento e nel suo modo di agire. Quando svolgi un dovere nella casa di Dio, devi imparare ad attenerti ai suoi regolamenti e sistemi, a conformarti, apprendere le regole e comportarti in modo educato. Questa è una parte essenziale del comportamento di una persona. Non dovresti passare tutto il tempo ad assecondare le tue preferenze invece di lavorare, non pensando seriamente a nulla, oziando, agendo con sconsideratezza e perseguendo il tuo personale modo di vivere come fanno i non credenti. Non suscitare il disprezzo degli altri, non diventare un moscerino in un occhio o una spina nel fianco, non indurre tutti a evitarti o a respingerti e non fungere da ostacolo o da intralcio in alcun aspetto del lavoro. Questa è la coscienza e la ragione che un adulto normale dovrebbe possedere, nonché la responsabilità che dovrebbe assumersi. Queste sono alcune delle cose che devi fare per assumerti tale responsabilità. Ti è chiaro? (Sì.)

Se sei determinato, se riesci a considerare come scopi e obiettivi del tuo perseguimento le responsabilità e gli obblighi che le persone dovrebbero assumersi, ciò che gli individui dotati di normale umanità devono conseguire e le cose che gli adulti devono realizzare, e se sai assumerti le tue responsabilità, allora, a prescindere da quale prezzo pagherai e da quanto dolore sopporterai, non ti lamenterai; e fintanto che riconoscerai che si tratta dei requisiti e delle intenzioni di Dio sarai in grado di sopportare qualsiasi sofferenza e di compiere bene il tuo dovere. Arrivato a questo punto, quale sarebbe il tuo stato d’animo? Sarebbe diverso; percepiresti pace e stabilità nel cuore e proveresti piacere. Vedi, è solo cercando di vivere l’umanità normale e perseguendo le responsabilità, gli obblighi e la missione che le persone dotate di un’umanità normale dovrebbero assumersi e assolvere che si percepiscono pace e gioia nel cuore e si prova piacere. A quel punto gli individui non hanno ancora raggiunto la fase in cui gestiscono le faccende secondo i principi e ottengono la verità, ma hanno ormai subìto un cambiamento. Queste sono le persone che possiedono coscienza e ragione; sono individui retti, capaci di superare ogni difficoltà e di intraprendere qualsiasi compito. Sono i buoni soldati di Cristo, sono stati addestrati e nessuna difficoltà può sconfiggerli. DiteMi: cosa pensate di tale comportamento? Queste persone non hanno forza d’animo? (Sì.) Hanno forza d’animo e la gente le ammira. Costoro potrebbero mai continuare a provare oppressione? (No.) E in che modo hanno dunque trasformato queste emozioni di oppressione? Per quale motivo queste emozioni non li turberanno né emergeranno in loro? (Perché amano le cose positive e si assumono un fardello nei loro doveri.) Esatto: si tratta di dedicarsi al proprio lavoro. Quando le persone si concentrano su ciò che compete loro e mettono in gioco la coscienza e la ragione della normale umanità, nonché il senso di responsabilità e il senso della missione che possiedono, allora sono capaci di ottenere buoni risultati a prescindere dal ruolo che rivestono. Possono riuscire in qualsiasi compito, senza la minima oppressione, angoscia o depressione. Pensi che Dio benedica queste persone? Coloro che possiedono una coscienza e una ragione di questo tipo e un’umanità normale avrebbero forse difficoltà a perseguire la verità? (No.) In base ai perseguimenti, ai punti di vista e agli approcci esistenziali dell’umanità normale, non troveranno molto difficile perseguire la verità. Quando le persone raggiungono questo punto, sono vicine a comprendere la verità, a praticarla, ad agire secondo le verità principi e a entrare nella verità realtà. Che cosa significa “vicine”? Significa che la loro prospettiva sul comportamento che assumono e l’approccio esistenziale che hanno scelto sono completamente positivi e propositivi, conformi in essenza alla normale umanità richiesta da Dio. Significa che hanno raggiunto gli standard da Lui stabiliti. Una volta raggiunti tali standard, questi individui sapranno comprendere la verità quando ne sentiranno parlare e risulterà loro molto meno difficile metterla in pratica. Sarà facile per loro entrare nella verità realtà e agire in base alle verità principi. In totale, quanti sono gli aspetti di ciò che le persone dotate di un’umanità normale dovrebbero fare? Circa tre. Quali sono? DiteMelo. (Il primo è imparare ad adempiere alle responsabilità e agli obblighi che un adulto dovrebbe assumersi e assolvere. Il secondo è imparare a coesistere armoniosamente con gli altri nel proprio ambiente di vita e di lavoro con una normale umanità, e non fare tutto a proprio piacimento. E il terzo è imparare ad attenersi agli insegnamenti di Dio nell’ambito della ragione della normale umanità e ad aderire agli atteggiamenti, ai punti di vista, agli standard e ai principi che si dovrebbero assumere nel proprio comportamento, ossia seguire le regole.) Questi tre elementi sono ciò che gli individui dotati di un’umanità normale dovrebbero possedere. Se le persone iniziano a pensare a questi aspetti, a concentrarsi su di essi e a impegnarsi a fondo in questa direzione, cominceranno a occuparsi del lavoro che spetta loro; proveranno ancora emozioni negative? Si sentiranno ancora oppresse? Quando ti dedicherai al lavoro, ti occuperai delle faccende che ti competono e ti assumerai le responsabilità e gli obblighi che spettano a un adulto, avrai così tante cose da fare e a cui pensare che sarai estremamente occupato. Coloro che al momento stanno svolgendo i loro doveri nella casa di Dio, in particolare, hanno forse il tempo di sentirsi oppressi? Non ce l’hanno. Ebbene, qual è il problema di coloro che provano oppressione, che sono di cattivo umore e che si sentono giù di morale o depressi ogni volta che capita loro qualcosa di leggermente sgradevole? Il fatto che non si occupano delle cose giuste e sono oziosi. Il fatto che non si occupano del lavoro che spetta loro né hanno consapevolezza di ciò che dovrebbero fare, motivo per cui la loro mente diventa oziosa e i loro pensieri corrono senza freni. Non fanno che rimuginare, senza una strada da percorrere, e quindi provano oppressione. Più pensano, più si sentono scontenti e disperati, e meno trovano un cammino da percorrere; più pensano e più la loro vita gli appare inutile e la loro condizione miserabile, e più si intristiscono. Sono del tutto incapaci di venirne fuori e alla fine rimangono intrappolati in queste emozioni di oppressione. Non è vero? (Sì.) In realtà questo problema è facile da risolvere, perché ci sono così tante cose che dovresti fare, così tante cose giuste a cui pensare e da considerare che non avrai il tempo di pensare a quelle inutili, alle attività di ricerca del piacere. Coloro che hanno la mente abbastanza oziosa da pensare a queste cose preferiscono rilassarsi piuttosto che lavorare, sono degli ingordi fannulloni e non si dedicano al lavoro che spetta loro. Quelli che non si dedicano al proprio lavoro cadono spesso in preda a emozioni di oppressione. Costoro non si occupano delle cose giuste quando invece c’è un mucchio di questioni importanti da gestire, e non vi dedicano alcuna considerazione né azione. Trovano però il tempo per lasciar vagare la mente, per frignare e lamentarsi del proprio corpo fisico, per preoccuparsi del futuro e agitarsi per il dolore che hanno sopportato e il prezzo che hanno pagato. Quando non riescono a risolvere tutto questo, a sopportarlo o a trovare uno sfogo per tali insoddisfazioni, si sentono oppressi. Temono di perdere le benedizioni quando pensano di lasciare la casa di Dio, temono di andare all’inferno se compiranno il male, e non sono disposti a perseguire la verità né a svolgere bene i loro doveri. Di conseguenza, provano oppressione. Non è così? (Sì.) Esatto. Se un individuo si dedica al proprio lavoro e segue la retta via, queste emozioni non emergeranno in lui. Anche se occasionalmente sperimenterà emozioni di oppressione a causa di circostanze particolari e transitorie, si tratterà solo di stati d’animo passeggeri, poiché le persone con un corretto stile di vita e una giusta prospettiva sull’esistenza supereranno rapidamente tali emozioni negative. Di conseguenza, non ti troverai spesso in preda a emozioni di oppressione. Ciò significa che tali emozioni non ti turberanno. Potrai sperimentare dei malumori temporanei, ma non ne sarai intrappolato. Questo rimarca l’importanza di perseguire la verità. Se cerchi di dedicarti al tuo lavoro, se ti assumi le responsabilità che competono agli adulti e miri a un approccio esistenziale normale, buono, positivo e propositivo, allora non svilupperai queste emozioni negative. Queste emozioni di oppressione non emergeranno in te e non ne sarai preda.

Abbiamo quindi finito di condividere in merito alla questione e alla difficoltà di eliminare l’oppressione, cosa che comprende i tre aspetti appena menzionati. Auguriamo con tutto il cuore a coloro che sono caduti in preda a emozioni di oppressione, e a coloro che ne sono stati intrappolati ma desiderano liberarsene, di non esserne più controllati. Speriamo che possano presto lasciarsi alle spalle le emozioni negative dell’oppressione e vivere la sembianza di persone normali, adottando un approccio esistenziale normale e appropriato. Questo è un buon augurio? (Sì.) In tal caso, dovreste esprimerlo anche voi. (Auguriamo a coloro che sono caduti in preda a emozioni di oppressione, e a coloro che ne sono stati intrappolati ma desiderano liberarsene, di non esserne più controllati. Speriamo che possano presto lasciarsi alle spalle le emozioni negative dell’oppressione e vivere la sembianza di persone normali, adottando un approccio esistenziale normale e appropriato.) Questo è un augurio realistico. Ora che lo abbiamo espresso, il fatto che queste persone possano liberarsi dalle emozioni di oppressione dipende in definitiva dalle loro scelte personali: dovrebbe essere una questione semplice. In effetti, è qualcosa che le persone dotate di una normale umanità dovrebbero possedere. Se un individuo ha una determinazione e una volontà abbastanza forti nel perseguire la verità e le cose positive, allora sarà facile per lui liberarsi dalle emozioni di oppressione. Non sarà un compito difficile. Se invece qualcuno non ama perseguire la verità e le cose positive e non gradisce le cose positive, allora lasciamolo in preda alle emozioni di oppressione. Lasciamolo perdere. Non dobbiamo più augurargli alcunché, va bene? (Va bene.) Questo è un altro modo di gestire la situazione. C’è una soluzione a ogni problema, e tutto può essere affrontato e risolto in base alle verità principi e alle circostanze reali delle persone. Per oggi abbiamo terminato di esprimere il nostro augurio e abbiamo condiviso a fondo in merito a diverse situazioni. Abbiamo detto tutto quello che c’era da dire su questo tipo di persone, quindi concluderemo qui la discussione.

12 novembre 2022

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