18. Le conseguenze della ricerca di comodità
Nella chiesa, ero addetta alla produzione video. Svolgendo quel lavoro mi sono resa conto che nei progetti più difficili la produzione era molto dispendiosa, dato che si dovevano testare e modificare più volte gli effetti fotogramma per fotogramma e che spesso bisognava ricominciare daccapo perché non andava bene. Invece i progetti abbastanza semplici richiedevano uno sforzo minore e andavano più spesso a buon fine. Ho pensato: “I progetti difficili richiedono molta tecnica, mi costringono a lunghe riflessioni, alla ricerca di materiali da analizzare e studiare, e il ciclo di produzione è lungo. I progetti più semplici non sono così faticosi: basta saper padroneggiare metodi e abilità semplici, senza contare che il ciclo di produzione è più breve; significa impiegare meno tempo per portarlo a termine. Credo che producendo quelli più semplici mi risparmierò un sacco di problemi”. Così svolgevo i miei doveri facendomi un quadro di quali fossero difficili e quali facili e decidendo di conseguenza di quali occuparmi. Una volta ne ho scelto uno facile lasciando la gestione di quelli difficili a fratelli e sorelle. Vedendo che accettavano di buon grado, mi sono sentita un po’ in colpa: non mi stavo forse tirando indietro di fronte alle difficoltà, non stavo evitando di affrontare di petto le situazioni? Ma poi mi sono detta: “I progetti difficili richiedono troppo tempo ed energia e un estremo sforzo mentale: è massacrante. Quindi meglio scegliere quelli semplici”. Una volta, dopo avere portato a termine un progetto, mi è sembrato che ci volessero delle migliorie, ma non volevo lavorare troppo per apportare modifiche. Vedendo che i fratelli e le sorelle non avevano riscontrato alcun difetto, non ho apportato modifiche e l’ho consegnato così com’era. A volte, quando avevo dei problemi a produrre i video, ci pensavo su giusto un momento e poi chiedevo aiuto ai miei fratelli e sorelle. In questo modo non solo risolvevo in fretta il problema, ma lo risolvevo anche senza stancarmi, e mi sembrava un modo veloce di portare a termine i miei compiti. Ma poi mi sentivo in colpa, dato che in realtà gli interventi erano molto semplici e sarebbe bastato un piccolo sforzo per risolvere i problemi. Chiedere aiuto ai fratelli e alle sorelle li rallentava nello svolgimento dei loro doveri, ma io non riflettevo su me stessa. Di conseguenza, quei sotterfugi sono diventati la norma durante lo svolgimento dei miei doveri.
Dal momento che oltre a creare i video dovevo guidare fratelli e sorelle nello studio e migliorarne le capacità professionali, mi toccava lavorare più del solito. Non solo dovevo imparare le competenze professionali, ma anche reperire materiale e preparare le lezioni in base alle necessità e alle carenze di fratelli e sorelle. Mi risultava difficile e faticoso. Allora ho cominciato a escogitare modi per risparmiare tempo e stancarmi meno, e ho deciso di inviare a fratelli e sorelle dei tutorial perché potessero studiare da soli, così non avrei dovuto perdere tempo e fatica a preparare le lezioni. Più ci pensavo, più sentivo che non c’era modo migliore. Dopo un po’ di tempo, fratelli e sorelle mi hanno detto che i tutorial non risolvevano i loro problemi. Mi dispiaceva, e non avendo alternative ho trovato del materiale che mi permetteva di insegnare a tutti in modo semplice, convincendomi che fosse sufficiente fare in modo che ognuno fosse organizzato nello studio. Non molto tempo dopo, il nostro capogruppo ha detto che c’erano dei problemi in un video che avevamo prodotto di recente, e questo aveva rallentato il progresso del nostro lavoro. La cosa non mi ha spinto a riflettere e neppure a capire me stessa; la mia sensazione era che lo svolgimento di quel dovere richiedesse non solo di soffrire e pagare un prezzo, ma anche di assumersi responsabilità in caso di esito negativo, e che si ottenessero risultati scarsi a fronte di una gran mole di lavoro; questo mi rendeva ancora più restia a svolgere quel dovere.
Un giorno la mia leader è venuta da me e mi ha smascherata per essere stata negligente e astuta nello svolgimento dei miei doveri, dicendo che se le cose non fossero cambiate sarei stata sollevata dall’incarico. Sentire quelle parole, sebbene riconoscessi di essere stata negligente, non ha suscitato in me alcun pentimento. Quando ho pensato alle difficoltà e ai problemi che avrei dovuto affrontare per gli studi futuri, non volevo più assumermi la responsabilità di organizzare lo studio di tutti; questo infatti mi avrebbe reso le cose più facili. Il giorno dopo sono andata dalla leader e le ho detto: “Potresti far organizzare lo studio del nostro gruppo a qualcun altro? Io non ne sono capace”. Lei, per tutta in risposta, mi ha trattata dicendo: “Davvero non sai farlo bene? Ma ci hai almeno provato? Tu eviti sempre il lavoro duro, sei superficiale e cerchi di fare la furba, e possiedi una cattiva umanità. Visto che ti comporti così, significa che non sei davvero tagliata per questo genere di cose. Per ora, recita le tue devozioni e rifletti su te stessa, e aspetta le ulteriori disposizioni della chiesa”. A quelle parole mi è sembrato che il mio cuore si svuotasse di colpo. Vedevo tutti i miei fratelli e sorelle impegnati nei loro doveri, mentre io ero stata sollevata dal mio e l’avevo perso: è indicibile quanta tristezza provassi. Non avevo mai creduto di poter davvero perdere il mio dovere. Ma poi ho pensato: “Dio detiene la sovranità su tutte le cose. La mia rimozione è la manifestazione dell’indole giusta di Dio. Devo obbedire, riflettere e conoscere me stessa”. Nei giorni seguenti, la scena in cui la mia leader mi congedava ha continuato a ripetersi nella mia mente come un film. Ripensare alle sue parole mi faceva sentire infelice, specie il fatto che mi avesse definita una persona dall’umanità cattiva. Non ero capace di riflettere né di conoscere me stessa e così, afflitta dal dolore, ho pregato Dio affinché mi guidasse a comprendere me stessa.
Poi ho letto delle parole di Dio: “È qualcosa all’interno di un’indole corrotta a gestire le cose in maniera così frivola e irresponsabile: si tratta della meschinità a cui le persone fanno ricorso. In tutte le questioni, dicono ‘va bene così’ e ‘ci va vicino’; è un atteggiamento fatto di ‘forse’, ‘circa’ e ‘ottanta per cento’; fanno le cose in maniera superficiale, si accontentano di fare il minimo e sono soddisfatti di cavarsela alla meno peggio; non vedono il motivo di prendere le cose sul serio o di mirare alla precisione e vedono ancor meno senso nel ricercare le verità principi. Non è forse un aspetto dell’indole corrotta? È forse una manifestazione di normale umanità? No. È giusto invece definirla arroganza, ed è anche del tutto opportuno chiamarla dissolutezza, ma per coglierne il significato preciso l’unica parola adatta è ‘meschinità’. Molte persone hanno dentro di loro questa meschinità, solo in misura diversa. In tutte le questioni desiderano fare le cose in modo sciatto e superficiale, e in tutto ciò che fanno vi è un sentore di inganno. Imbrogliano gli altri quando possono, prendono scorciatoie quando ne hanno l’occasione, e risparmiano tempo alla prima possibilità. Pensano: ‘Finché evito di essere smascherato, non causo problemi e non sono chiamato a rispondere, posso cavarmela in qualche modo. Non vale la pena faticare per fare bene un lavoro’. Simili persone non imparano a fare bene niente e non si applicano né soffrono e pagano un prezzo nello studio. Vogliono soltanto farsi un’idea approssimativa dell’argomento e poi si dichiarano esperti in materia, credendo di aver appreso tutto quel che c’è da sapere, e poi cercano di cavarsela alla meno peggio. Non è forse un atteggiamento che molti hanno verso le cose? È forse un atteggiamento valido? No. In parole semplici, è un ‘cavarsela alla meno peggio’. Tale meschinità è presente in tutta l’umanità corrotta. Le persone che nella loro umanità sono meschine adottano l’idea e l’atteggiamento di ‘arrangiarsi’ in qualsiasi cosa facciano. Persone siffatte sono forse in grado di svolgere adeguatamente il loro dovere? No. Sono in grado di fare le cose con principio? Ancora più improbabile” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 8 – Vogliono che gli altri obbediscano solo a loro, non alla verità o a Dio (Parte seconda)”). “Come si può notare la differenza tra persone nobili e vili? Basta guardare il loro atteggiamento e le loro azioni verso i doveri, il modo in cui trattano le cose e come si comportano quando emergono dei problemi. Le persone dotate di integrità e dignità sono meticolose, serie e diligenti nelle loro azioni e sono disposte a fare sacrifici. Le persone prive di integrità e di dignità sono disordinate e sciatte nelle loro azioni, cercano sempre qualche trucco, vogliono sempre limitarsi a cavarsela alla meno peggio. Non importa quale tecnica studino, essi non vi si applicano diligentemente, sono incapaci di apprenderla e, per quanto tempo passino a studiare, rimangono del tutto ignoranti. Sono persone di carattere vile” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 8 – Vogliono che gli altri obbediscano solo a loro, non alla verità o a Dio (Parte seconda)”). Le parole di Dio mi hanno trafitto il cuore, specie le frasi “imbrogliano gli altri quando possono, prendono scorciatoie quando ne hanno l’occasione”, “prive di integrità e di dignità” e “carattere vile”. Ogni parola era rivelatrice della mia umanità e del mio atteggiamento verso i doveri. Mi sono resa conto che quello era esattamente il modo in cui li svolgevo: cavandomela sempre alla bell’e meglio, limitandomi a fare le cose in modo passabile, cercando sempre il modo di non soffrire, lo stratagemma facile, senza mai pensare a come svolgere bene i miei doveri. Per evitare i disagi carnali e le sofferenze, sceglievo sempre i progetti più semplici e facili. Una volta terminato un progetto, anche quando notavo problemi e margini di miglioramento non avevo voglia di apportare modifiche e me lo facevo andar bene. Di fronte all’esigenza del gruppo di acquisire competenze professionali, trovavo troppo faticoso organizzare lo studio dei fratelli e delle sorelle. Così, per evitare dei disagi materiali, ero ricorsa a trucchi e astuzie propinando loro dei tutorial da seguire autonomamente, col risultato che non erano mai migliorati, svolgevano i doveri meno efficacemente e il lavoro progrediva più lentamente. Nello svolgimento dei doveri non avevo fatto che escogitare trucchi e inganni, senza mai pensare al lavoro della chiesa. Ero del tutto priva di umanità! Ero proprio egoista, spregevole e di carattere vile! Riflettendo su queste cose, ho provato un profondo rimorso e senso di colpa. Poi ho letto nella parola di Dio: “In superficie, alcuni non sembrano avere problemi gravi durante lo svolgimento dei loro doveri. Non fanno nulla di eccessivamente malvagio; non provocano intralci o disturbi, e non percorrono il cammino degli anticristi. Nel compiere i loro doveri, non fanno emergere errori gravi o problemi di principio, però, senza rendersene conto, in pochi anni vengono messi a nudo per la mancanza totale di accettazione della verità, smascherati come miscredenti. Come mai? Gli altri non sanno vedere una questione, ma Dio esamina il cuore di questi individui nel profondo e vede il problema. Sono sempre stati negligenti e non hanno mai mostrato pentimento nel compiere i loro doveri. Col passare del tempo, vengono naturalmente messi a nudo. Che cosa significa rimanere impenitenti? Significa che, pur avendoli compiuti con costanza, hanno sempre avuto verso i loro doveri l’atteggiamento sbagliato, un atteggiamento noncurante e sommario, indifferente, e non sono mai coscienziosi, tanto meno mettono tutto il cuore nei loro doveri. Possono anche metterci un certo impegno, ma fanno le cose per pura formalità. Non danno tutto di sé ai loro doveri e le loro trasgressioni sono infinite. Agli occhi di Dio, non si sono mai pentiti; sono sempre stati negligenti e superficiali, e non si è mai verificato alcun cambiamento in loro; ossia, non abbandonano il male che hanno fra le mani e non si pentono dinanzi a Lui. Dio non vede in loro un atteggiamento di pentimento, né un’inversione del loro atteggiamento. Persistono nell’affrontare i loro doveri e gli incarichi affidati da Dio con un tale atteggiamento e un tale metodo. In ciò che fanno non vi è alcun cambiamento di questa indole ostinata e intransigente e, per di più, non si sono mai sentiti in debito con Dio, non hanno mai percepito che il loro fare le cose in modo noncurante e sommario è una trasgressione, un’azione malvagia. Nel loro cuore, non hanno la sensazione di essere in debito, un senso di colpa, di rimprovero, tanto meno di autoaccusa. E, col passare del tempo, Dio vede che le persone di questo genere sono irrecuperabili. Qualunque cosa Dio dica e per quanti sermoni ascoltino o quanto della verità capiscano, il loro cuore non si smuove e il loro atteggiamento non cambia né ha una svolta. Dio vede questo, e dice: ‘Per questa persona non c’è speranza. Niente di ciò che dico le tocca il cuore, niente di ciò che dico la induce a compiere una svolta. Non vi è modo di cambiarla. Questa persona non è adatta a compiere il suo dovere, non è adatta a prestare servizio nella Mia casa’. E perché Dio dice questo? Perché, quando compie il suo dovere e svolge un lavoro, questa persona è costantemente negligente e superficiale. Per quanto venga potata e trattata, e malgrado tutta la sopportazione e la pazienza che le vengono riservate, non vi è alcun effetto e non si riesce a farla veramente pentire o cambiare. Non si riesce a farle compiere bene il suo dovere, a farle intraprendere il cammino della ricerca della verità. Perciò, questa persona è irrecuperabile. Quando Dio stabilisce che una persona è irrecuperabile, continuerà a seguire da vicino questa persona? No. Dio la abbandonerà” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). “Il modo in cui consideri gli incarichi di Dio è davvero importante, è una questione molto seria! Se non sei in grado di portare a termine ciò che Dio affida alle persone, allora non sei degno di vivere alla Sua presenza e meriti di essere punito. È perfettamente naturale e giustificato che gli uomini dovrebbero portare a termine qualsivoglia incarico Dio affidi loro. Questa è la loro responsabilità più elevata, non meno importante della loro stessa vita. Se non prendi sul serio gli incarichi di Dio, allora Lo tradisci nel modo più grave. Facendo ciò, sei più deprecabile di Giuda e meriti di essere maledetto” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Come conoscere la natura umana”). Ho riletto la parola di Dio più e più volte. Mi sono resa conto che in passato, nonostante in apparenza assolvessi i doveri di cui ero incaricata, in cuor mio avevo tradito Dio. Mi ero sottratta ai doveri pesanti, avevo pensato solo ai miei interessi carnali, a sottrarmi alla sofferenza e a evitare di pagare un prezzo, cavandomela sempre con trucchi e astuzie. Anche quando avrei potuto migliorare il mio lavoro non l’avevo fatto perché; anche se non era stato svolto molto bene almeno era concluso, e tanto bastava. Non avevo mai preso sul serio il problema della mia superficialità e non avevo mai riflettuto su me stessa. La mia leader mi aveva smascherata e messa in guardia, ma io non mi ero minimamente pentita e avevo continuato a pensare ai miei interessi carnali. Di fronte alla prospettiva di un duro lavoro e di un prezzo da pagare, non avevo più voluto farlo. Perché ero così insensibile e testarda? Dio mi aveva fornito ripetute occasioni per pentirmi e cambiare, manifestando così la Sua misericordia nei miei confronti, e io invece avevo preso in considerazione solo i miei interessi carnali, senza cercare la verità né riflettere su me stessa, continuando a oppormi ostinatamente a Lui. Ero così ribelle! Un dovere è un incarico e una responsabilità assegnati da Dio, e si dovrebbe fare del proprio meglio per adempierlo. Io, invece, mi sottraevo ai doveri pesanti, cavandomela in qualche modo per ingannare Dio, e avendo addirittura la faccia tosta di chiedere un dovere più leggero. Non equivaleva forse a tradirLo? L’indole giusta di Dio non tollera offesa, e Dio detestava tutto ciò che avevo fatto. La mia rimozione era stata la dimostrazione della Sua giustizia. Nel momento in cui me ne sono resa conto, ho provato un certo spavento, e anche rammarico per aver fatto cose che spezzavano il cuore a Dio. Non potevo più continuare a cavarmela in quel modo. Dovevo pentirmi e cambiare.
In seguito mi sono occupata di diffondere il Vangelo con i fratelli e le sorelle. Poiché non conoscevo bene i principi e non ero brava a parlare con la gente mi è sembrato un dovere molto difficile e ancora una volta mi sono ritrovata a non voler lavorare duramente né fare sacrifici. Ma ripensando al mio precedente atteggiamento di trascuratezza verso il dovere ho capito che la possibilità di predicare il Vangelo era la grande misericordia che Dio in quel momento manifestava per me. Non dovevo scappare di fronte ai problemi come in passato. Dopo averlo capito, ho percepito una maggiore positività nel mio progresso. Ho riflettuto su me stessa: perché volevo sottrarmi non appena il mio dovere mi si prospettava problematico? Ho letto nelle parole di Dio: “Oggi, non credi alle parole che dico e non poni alcuna attenzione a esse; quando arriverà il giorno di diffondere questa opera e la vedrai nella sua totalità, ti pentirai, e in quel momento resterai interdetto. Ci sono benedizioni, eppure non sai goderne, e c’è la verità, ma tu non la persegui. Non ti guadagni il disprezzo per te stesso? Oggi, anche se la fase successiva dell’opera di Dio deve ancora iniziare, non c’è niente di eccezionale in merito alle richieste a te fatte e a ciò che ti viene chiesto di vivere. C’è tanta opera e così tante verità; non sono degne di essere conosciute da te? Il castigo e il giudizio di Dio non sono in grado di risvegliare il tuo spirito? Il castigo e il giudizio di Dio non sono capaci di farti odiare te stesso? Sei contento di vivere sotto l’influenza di Satana, in pace e gioia e con un po’ di conforto carnale? Non sei la più infima di tutte le persone? Nessuno è più stolto di coloro che pur avendo contemplato la salvezza non cercano di ottenerla; sono persone che si saziano della carne e godono di Satana. Speri che la tua fede in Dio non comporti sfide o tribolazioni, né la benché minima avversità. Persegui costantemente cose immeritevoli e non attribuisci alcun valore alla vita, e anteponi, invece, i tuoi pensieri stravaganti alla verità. Sei talmente indegno! Vivi come un maiale – che differenza c’è tra te, i maiali e i cani? Quelli che non perseguono la verità e invece amano la carne, non sono tutte bestie? I morti senza spirito non sono tutti dei cadaveri ambulanti? […] Ti dono la vita umana vera, ma tu non la persegui. Non sei allora del tutto simile a un maiale o a un cane? I maiali non aspirano alla vita dell’uomo né a essere purificati, e non capiscono che cosa sia la vita. Ogni giorno, dopo aver mangiato a sazietà, si mettono semplicemente a dormire. Io ti ho dato la vera via, ma tu non l’hai guadagnata: sei a mani vuote. Sei disposto a continuare a condurre questa vita, la vita di un maiale? Quale significato ha, per persone simili, essere vive? La tua vita è spregevole e ignobile, vivi in mezzo a sudiciume e dissolutezza e non persegui alcun obiettivo; non è la tua vita la più ignobile di tutte? Hai l’impudenza di volgere lo sguardo a Dio? Se continui a fare esperienza in questo modo, non è che non otterrai nulla? Ti è stata data la vera via, ma che alla fine tu la possa guadagnare o meno dipende dalla tua ricerca personale” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Le esperienze di Pietro: la sua conoscenza del castigo e del giudizio”). Ogni domanda di Dio mi trafiggeva il cuore, come se mi chiamasse a rendere conto davanti a Lui, e mi sono sentita grandemente in debito verso di Lui. Dio incarnato ha espresso tanta verità per irrigarci e nutrirci al fine di consentirci di acquisire la verità, liberarci dalla nostra indole corrotta e avere la possibilità di essere salvati. Questa è la più grande benedizione di Dio per il genere umano. Chi è davvero saggio farà tesoro della possibilità offerta dall’opera di Dio e coglierà al volo il suo tempo per perseguire la verità, adempiere ai doveri di un essere creato, perseguire un cambiamento nella sua indole di vita mentre svolge i doveri, e alla fine comprenderà la verità e sarà salvato da Dio. Invece i ciechi e gli ignoranti aspirano al godimento materiale e si limitano a tirare avanti, non impegnandosi a fondo per perseguire la verità. Agiscono meccanicamente, non profondono impegno nei loro doveri e pur credendo per molto tempo non arrivano mai a comprendere la verità, non ottengono cambiamenti nella loro indole di vita e finiscono per essere eliminati da Dio. Ho pensato ai miei comportamenti. Non ero proprio quel genere di persona ignorante? Filosofie sataniche come “Vivi la vita con il pilota automatico” e “La pigrizia ha le sue benedizioni” erano i principi in base ai quali vivevo. Ogni giorno mi accontentavo dello status quo e lavoravo per tirare avanti cercando le comodità carnali. Avevo creduto in Dio per anni senza perseguire la verità e senza domandarmi se avessi trasformato la mia indole e se il mio dovere fosse in sintonia con la volontà di Dio. Per me il piacere carnale era più importante rispetto a guadagnare la verità, quindi mi ero sottratta invariabilmente ai doveri pesanti, cavandomela in qualche modo attraverso le astuzie e gli inganni, e qualunque cosa facessi mi ero rifiutata di pagare un prezzo. In questo modo non solo i miei doveri non avevano prodotto risultati, ma avevano anche provocato un ritardo e un impatto negativo sul lavoro della chiesa. E tuttavia non avevo provato rimorso né senso di colpa. Ero davvero ottusa. Solo allora mi sono resa conto che vivendo in base a quelle false leggi di Satana, cercando solo l’agio carnale, non facendo sforzi e non cercando il progresso, diventando sempre più corrotta, con la coscienza ancora più ottusa, senza obiettivi di vita, stavo sprecando la mia vita. La colpa era solo mia se avevo perso il mio dovere. Ero troppo pigra, dotata di carattere frivolo e indegna della fiducia degli altri, e questo disgustava i miei fratelli e sorelle e destava l’odio di Dio. In passato avevo considerato i doveri che richiedevano requisiti elevati e molti compiti come una fonte di sofferenza, mentre non era affatto così. Ovviamente la mia natura era troppo pigra ed egoista, e mi preoccupavo troppo della carne. Dover compiere uno sforzo e pagare un prezzo di fronte alle difficoltà incontrate svolgendo i miei doveri erano cose che ero in grado di sopportare, perché Dio non insegna mai a cantare ai maiali. E Dio attraverso quelle difficoltà aveva smascherato la mia indole corrotta e le mie mancanze, in modo che potessi conoscere me stessa, cercare la verità per risolvere i problemi e cambiare la mia indole di vita. Allo stesso tempo, Dio sperava che imparassi a guardare a Lui, ad affidarmi a Lui nel far fronte a quelle difficoltà, e che avessi una fede sincera. In passato sono stata ignorante, cieca, ignara della volontà di Dio. Ho perso molte opportunità di acquisire la verità ed essere perfezionata da Dio e sprecato tanto tempo meraviglioso. Pur godendo delle comodità carnali e non soffrendo né sacrificandomi più di tanto, non possedevo alcuna verità realtà e la mia indole corrotta restava irrisolta, non collezionavo buone azioni nello svolgere i miei doveri, ritardavo il lavoro della chiesa, e Lui mi odiava. Continuando a vivere in modo così confuso, alla fine avrei perso del tutto la Sua salvezza. Rendendomene conto ho provato un profondo pentimento, odiandomi, desiderosa di non vivere più in quella maniera.
Un giorno, durante i devozionali, ho letto due passi della parola di Dio: “La ricerca di oggi è volta interamente a porre le basi dell’opera futura, affinché tu possa essere usato da Dio e possa testimoniarLo. Se ne fai l’obiettivo della tua ricerca, riuscirai a guadagnare la presenza dello Spirito Santo. Più in alto poni l’obiettivo della tua ricerca, più puoi essere perfezionato. Più persegui la verità, più opera lo Spirito Santo. Più energia immetti nella tua ricerca, più otterrai. Lo Spirito Santo perfeziona gli uomini in base al loro stato interiore. Alcuni dicono di non essere disposti a lasciarsi usare o perfezionare da Dio, e di volere solo che la loro carne resti al sicuro e non soffra disgrazie. Alcuni sono restii a entrare nel Regno, ma sono disposti a scendere nel pozzo dell’abisso. Anche in questo caso Dio esaudirà il tuo desiderio. Qualunque cosa tu persegua, Dio la farà accadere. Dunque, cosa stai cercando attualmente? Il perfezionamento? Con le tue azioni e la tua condotta attuali miri ad essere perfezionato da Dio e guadagnato da Lui? Devi costantemente misurarti in questo modo nella vita di tutti i giorni. Se persegui un unico obiettivo con tutto il cuore, è certo che Dio ti perfezionerà. Tale è il cammino dello Spirito Santo. Il cammino lungo il quale lo Spirito Santo guida gli uomini si raggiunge attraverso ciò che cercano. Più aneli ad essere perfezionato e guadagnato da Dio, più lo Spirito Santo opererà in te. Più trascuri di ricercare e più sei negativo e retrivo, più limiti le opportunità di operare dello Spirito Santo; con il passare del tempo lo Spirito Santo ti abbandonerà. Desideri essere perfezionato da Dio? Desideri essere guadagnato da Dio? Desideri essere usato da Dio? Dovreste cercare di fare ogni cosa allo scopo di essere perfezionati, guadagnati e usati da Dio, così che l’universo e tutte le cose possano vedere le azioni di Dio palesate in voi. Fra tutte le cose siete i padroni, e fra tutto ciò che esiste farete sì che Dio goda della testimonianza e della gloria tramite voi: questo dimostra che siete la più benedetta tra tutte le generazioni!” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Le persone la cui indole è cambiata sono coloro che sono entrati nella realtà delle parole di Dio”). “Devi patire privazioni per la verità, dare te stesso alla verità, sopportare umiliazioni per la verità e, per ottenerne di più, devi subire ulteriori sofferenze. Questo è ciò che dovresti fare. Non devi gettare via la verità per una vita pacifica in famiglia, e non devi perdere la dignità e l’integrità della tua vita per un momentaneo godimento. Dovresti perseguire tutto ciò che è bello e buono, e cercare un cammino di vita che sia più significativo. Se conduci un’esistenza così mediocre e non persegui alcun obiettivo, non stai sprecando la tua vita? Che cosa puoi guadagnare da una vita del genere? Dovresti rinunciare a tutti i piaceri della carne per il bene di una verità, e non dovresti gettare via tutte le verità per il bene di un po’ di divertimento. Persone simili non hanno alcuna integrità né dignità; non vi è alcun significato nella loro esistenza!” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Le esperienze di Pietro: la sua conoscenza del castigo e del giudizio”). Dalla parola di Dio ho capito che, per guadagnare la verità nei propri doveri, bisogna abbandonare la carne e praticare la verità, per potersi finalmente liberare della propria indole corrotta ed essere perfezionati da Dio. È il modo più significativo e prezioso di vivere. Abbandonare la verità per una transitoria comodità carnale significa vivere senza integrità, senza dignità, nonché perdere l’opera dello Spirito Santo finendo per essere abbandonati e scacciati da Dio e per perdere ogni possibilità di salvezza. Ho anche imparato che per liberarsi del desiderio della comodità carnale bisogna avere un cuore che persegue la verità, riflettere spesso su sé stessi quando accade qualcosa, concentrare i propri sforzi sui doveri e, nel momento in cui si incontrano delle difficoltà, essere capaci di mettere da parte la carne, di abbandonare sé stessi e di proteggere il lavoro della chiesa. È così che si ricevono la guida e l’opera dello Spirito Santo. Una volta capite queste cose, il mio cuore si è illuminato e ho giurato che avrei rinunciato alla carne e mi sarei dedicata con tutta me stessa ai miei doveri. Da allora ho iniziato a valutare con coscienza come predicare bene il Vangelo. Quando i principi non mi erano chiari ricercavo con i miei fratelli e sorelle, e trovavo il tempo per studiare insieme a tutti gli altri. In seguito, con l’aumentare del numero di persone che esaminano la vera via, il mio lavoro è diventato più impegnativo, ma senza più risultarmi così pesante: al contrario, sentivo che era mio compito e mia responsabilità. Pur essendo molto indaffarata tutti i giorni, mi sentivo arricchita.
Inaspettatamente, un giorno, la mia leader è venuta da me e mi ha chiesto di tornare a occuparmi della produzione video. La notizia mi ha resa davvero entusiasta. Non sapevo cosa dire, se non essere riconoscente verso Dio. Mi sono ricordata di quando in passato avevo avuto a cuore la carne e affrontato i doveri con leggerezza, cavandomela in qualche modo, e mi sono sentita grandemente in debito con Dio. Dato che non potevo rimediare ai miei errori del passato, non mi restava che essere diligente e pagare un prezzo nello svolgere i doveri che avrei avuto da quel momento in poi e, attraverso lo svolgimento dei miei doveri, ripagare l’amore di Dio. In seguito, ogni volta che mi sono trovata di fronte a qualche difficoltà nello svolgimento del mio dovere ho pregato Dio con consapevolezza, riflettendo su come risolverla. Una volta uno dei miei progetti non era riuscito molto bene e il capogruppo e il supervisore non sapevano come risolverlo. Anch’io mi trovavo in difficoltà e non sapevo da dove cominciare per sistemarlo. Mi sono detta: “Posso continuare a provare, a investirci tempo e a lavorarci su, ma non so se sarò in grado di sistemarlo, quindi forse dovrebbe occuparsene qualcun altro”. Ho capito che quei pensieri erano di nuovo una manifestazione della mia riluttanza ad affrontare le difficoltà, così ho subito pregato Dio. Ho ricordato le Sue parole: “Quando ti imbatti in un dovere, ed esso ti viene affidato, non pensare a come evitare di affrontare le difficoltà; se una cosa è difficile da gestire, non metterla da parte e non ignorarla. Devi affrontarla a testa alta. Devi ricordare in ogni momento che Dio è con le persone e che loro devono solamente pregare e ricercare davanti a Lui se hanno delle difficoltà; e che con Dio niente è difficile. Devi avere fede in questo” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). La parola di Dio mi ha fornito una via di pratica. A prescindere da quali problemi e difficoltà incontriamo, dobbiamo affidarci a Dio per cercare il modo di risolverli. Non dobbiamo evitare le difficoltà o sottrarci ai nostri doveri a causa della sofferenza della carne. Sarebbe un tradimento nei confronti di Dio e una slealtà verso il nostro dovere. Quando l’ho capito, ho promesso a me stessa che questa volta mi sarei affidata a Dio impegnandomi per risolvere il problema. Così mi sono calmata, ho provato a sistemare il problema e, con mia sorpresa, in men che non si dica l’ho risolto. Quando hanno visto il video, tutti hanno espresso giudizi positivi e non avevano modifiche da suggerire. Dopo aver praticato in quel modo ho provato agio e tranquillità nel cuore. Ho percepito che la dignità umana si ottiene solo pagando un prezzo durante lo svolgimento del proprio dovere. Sia lodato Dio!