86. Cosa dovremmo perseguire nella vita?
Da piccola non godevo di buona salute e molti dei soldi della nostra famiglia venivano in genere destinati alle mie cure, perciò ero sgradita a mio padre, che spesso mi picchiava e mi gridava contro. Per questo motivo, gli altri mi deridevano ed escludevano. Spesso mi nascondevo a piangere da sola per l’infelicità e il torto subito. Ciò che sentivo era: “Voi mi guardate dall’alto in basso. Quando crescerò, intendo avere una carriera sfolgorante per farvela vedere a tutti”. Io e mio marito non andavamo d’accordo da sposati, così abbiamo divorziato. Ho affidato mio figlio di 4 anni a mia madre e sono andata ad aiutare una mia compagna di classe che aveva aperto un salone di bellezza. Era un’insegnante di economia; quindi, dato che doveva lavorare, mi ha chiesto di aiutarla a gestire il negozio. D lì a poco è completamente cambiata, è diventata distaccata e altezzosa e mi dava ordini dall’alto della sua posizione di capo. Ero molto a disagio e tra di noi si è creata una distanza. Un giorno abbiamo litigato per una qualche questione e io volevo licenziarmi. Lei mi ha schernita, dicendo: “Song Zihan, non ti sto sminuendo. Se riesci a farcela senza di me, mi mangio il cappello!” Quelle sue parole mi hanno davvero infastidita. È stato un duro colpo per la mia autostima. Ho pensato: “Sei troppo irrispettosa. Non si dovrebbe giudicare un libro dalla copertina. Visto quanto hai appena detto, farò carriera anche a costo di morire, così te la faccio vedere. Ti farò ingoiare le parole umilianti che mi hai rivolto oggi. Un giorno ti guarderò mangiare il cappello”. Ho preso le mie cose e me ne sono andata come una furia quel giorno stesso.
Ho iniziato a lavorare e a risparmiare, senza chiedere mai ferie nemmeno quando mi ammalavo. Quando ero stanca e mi faceva male la schiena, stringevo i denti e andavo avanti. Dopo quattro mesi ho iniziato a gestire un salone di parrucchieri da sola, per risparmiare; facevo un solo pasto al giorno. Di notte avevo lo stomaco che brontolava e bevevo acqua per placare la fame. A volte le attività andavano bene e lavoravo fino alle 2 o alle 3 del mattino prima di andare a letto. Mi alzavo a fatica alle 6 del mattino, con gli occhi ancora semichiusi. Avevo le mani screpolate e coperte di ustioni chimiche dovute ai prodotti per la permanente. Le dita mi sanguinavano non appena le piegavo: era davvero doloroso. Mi nascondevo spesso a piangere sotto le coperte, ma appena pensavo al disprezzo di mio padre e alle prese in giro della mia compagna di classe mi esortavo in silenzio, pensando: “Per avere successo devi sopportare grandi sofferenze” e “Si deve avere il fegato di combattere per la propria dignità”. Sentivo che un giorno ce l’avrei fatta e che tutti quelli che mi avevano guardata dall’alto in basso e avevano ferito il mio orgoglio mi avrebbero vista con occhi nuovi. Ero estremamente motivata a lavorare sodo. Nel 1996, ho finalmente aperto il mio salone. Era più grande di quello della mia compagna di classe e decorato in modo più accattivante. Il giorno dell’inaugurazione mi sono commossa fino alle lacrime. Ho pensato: “Finalmente ho aperto un negozio e ora sono io il capo: posso camminare a testa alta. In un secondo momento, voglio ampliarlo e renderlo ancora più bello e accattivante, così umilierò del tutto la mia compagna di classe. Se i miei amici e la mia famiglia sapessero che ho aperto un negozio tutto mio ne sarebbero impressionati”. Dopo tre anni di duro lavoro, avevo messo da parte un po’ di soldi. Per ottenere il rispetto di più persone, li ho reinvestiti per aprire un salone di bellezza molto più grande e un’azienda di cosmetici, e ho avviato una catena con nove negozi in diverse regioni. Ho anche partecipato a diversi concorsi nazionali per aziende del settore, vincendo alcune medaglie d’oro. Dopo anni di duro lavoro, mi sono finalmente guadagnata molto rispetto nel settore, e mi sono riempita di un senso di gioia che non riesco a descrivere. Volevo salire in vetta a una montagna e gridare: “Il mio sogno si è avverato! Non sono più quella persona che tutti prendevano in giro!” Mentre tornavo a casa in macchina, tutti mi guardavano con invidia. Provavo un vero senso di soddisfazione e orgoglio. Mi pareva di essere sulla strada giusta, e in futuro avrei dovuto impegnarmi ancora di più per ampliare la mia azienda.
Nel 2002, ho aperto un grande salone di bellezza in un’altra grande città. Man mano che la mia attività cresceva, sempre più persone conoscevano il mio nome. Sentivo di poter camminare a testa alta, di essere più viva, e una spinta in più muoveva i miei passi. Mi sono detta: “Se incontro la mia compagna di classe, devo assolutamente ‘ringraziarla’. Senza i suoi commenti umilianti, non avrei quello che ho oggi”. Ma, con sorpresa, ho saputo che si era ammalata di cancro ai polmoni ed era morta. Ero sconvolta e davvero contrariata. Non capivo come la vita delle persone potesse essere così fragile. Era morta a soli 39 anni. Dopo aver pagato un prezzo così alto, avevo finalmente successo, e volevo che si rimangiasse le parole con cui mi aveva tanto insultata, calpestando la mia dignità. Ma era troppo tardi per mostrarle il mio momento di successo e di gloria, visto che era morta così d’improvviso. Per quanta fama o quanto successo si abbiano, non si può portare nulla con sé quando si muore, quindi qual è il senso della vita? Questo pensiero mi ha fatta sentire inspiegabilmente contrariata e avvilita. La morte della mia compagna di classe aveva avuto un forte impatto su di me. Per un certo periodo, quella domanda mi ha tormentata costantemente, ma nessuno sapeva darmi una risposta.
Di lì a poco mi sono di nuovo lanciata nel lavoro e ho considerato di cambiare carriera. Aprire un salone di bellezza era comunque un’attività di basso livello nella scala sociale, mentre quello di medico era un lavoro di alto prestigio e molto rispettato. Quindi, noncurante delle alte tasse universitarie, sono andata in diverse grandi città, alla ricerca di medici e agopuntori famosi da cui apprendere la medicina cinese. Nel tentativo di realizzare il mio sogno, ho trascurato l’istruzione di mio figlio, arrivando persino a dimenticare del tutto la sua esistenza. Non mi sono occupata di mia madre anziana e nemmeno dei miei affari, lanciandomi invece con tutta me stessa nello studio. Mentre camminavo, mangiavo o ero sdraiata a letto, non facevo che leggere delle aride teorie della medicina cinese, senza avere il tempo di divertirmi con i miei amici o di parlare con i miei genitori o con le mie sorelle. A volte mi risultava davvero pesante e volevo abbandonare gli studi ma, al pensiero di come apprendere la medicina avrebbe potuto elevare il mio prestigio sociale e procurarmi più ammirazione da parte della gente, mi richiamavo a non abbandonare a metà strada, pena l’essere guardata dall’alto in basso dagli altri. Dovevo portare a termine gli studi, per quanto difficile e faticoso potesse essere. Per elevarmi al di sopra degli altri, continuavo a motivare me stessa in questa maniera. Grazie a 15 anni di studio, ricerca e pratica diligenti, mi sono guadagnata una certa reputazione nel campo medico e ho iniziato a viaggiare per tutto il Paese tenendo corsi di agopuntura e di assistenza sanitaria. Dopo un lungo periodo in cui sono stata sempre impegnata in corsi di formazione, a prendere continuamente aerei e treni, ho sviluppato alcuni disturbi digestivi che mi hanno compromesso seriamente anche il sonno, e avevo costantemente vertigini e capogiri. Ma non sono andata a farmi vedere da un medico. Una volta la mia infiammazione allo stomaco si è scatenata e ho anche sviluppato una fistola anale e un grave episodio di feci emorragiche. Proprio allora dovevo tenere un corso, quindi ho dovuto tenere duro e prendere un aereo per una città distante quasi 500 chilometri. Appena atterrata, sono stata circondata da fiori e applausi e ho sentito voci invidiose di approvazione alle mie spalle: “Quella è la professoressa Song, così giovane e bella”. “Sì, ho seguito uno dei suoi corsi: è stato eccellente”. In quel momento ho sentito che tutti i miei sacrifici e il mio duro lavoro erano valsi la pena, e mi sono più volte ripetuta in silenzio: “Sii forte, puoi farcela. Il successo deriva da una gran mole di duro lavoro”. Ho lottato per sopportare il forte dolore addominale e il sudore freddo, mentre ero in piedi sul palco a tenere discorsi per tre giorni con il sorriso sulle labbra. Quando sono scesa dal palco ho fatto un cenno di saluto agli studenti, e in quel momento ho avvertito una strana tristezza per quanto vuoto era tutto ciò. Ho trascinato il mio corpo debole e sfinito in albergo, sono crollata sul letto e ho fissato il soffitto con sguardo vuoto. Mi ha assalita un inspiegabile senso di solitudine e desolazione. Fiori e applausi erano sempre stati l’emblema del mio successo e della mia fama, ma duravano poco, erano del tutto effimeri. Non mi aiutavano affatto a liberarmi dal malessere e dal senso di vuoto. Mi chiedevo continuamente: “Ora che mi sono guadagnata il rispetto e l’ammirazione degli altri, perché non provo nemmeno un briciolo di felicità? Mi sento invece vuota, infelice, impotente e sola. Per cosa vivono davvero le persone? Come si può vivere una vita significativa?”
Ogni volta che trascinavo il mio corpo stanco a casa, mia madre, intristita, mi chiedeva più volte: “Tesoro, sei sempre così impegnata da mattina a sera. Sei fisicamente esaurita. Ne vale la pena? Dovresti credere in Dio: è stato Lui a crearci. Con la fede acquisirai la verità, ed è questo l’unico modo per vivere una vita significativa e serena. Senza la fede, tutto ciò che persegui in questo mondo ti risulterà vuoto”. In realtà sapevo che la fede era una cosa buona, ma mettevo tutto il cuore nel lavoro. Intendevo diventare una credente da più anziana, quando sarei andata in pensione. Come potevo non concentrarmi sulla mia carriera a un’età così giovane? Ecco perché non prendevo sul serio le parole di mia madre.
Poiché ero cronicamente esaurita, sia nel lavoro che a livello emotivo, ho sviluppato un disturbo endocrino e le mie difese immunitarie ne hanno risentito. Ho contratto una strana malattia cutanea che mi dava un prurito incredibile proveniente dallo strato profondo della pelle. Grattarmi non serviva a nulla, così come era inutile assumere farmaci. Con una mano mi afferravo la pelle del viso, mentre con l’altra punzecchiavo la pelle più e più volte con un ago da test cutaneo finché il viso non mi si copriva di sangue. La pelle mi prudeva in modo insopportabile, e desideravo morire. Avevo il viso terribilmente gonfio. Nello specchio non vedevo né un essere umano né un fantasma, e sapevo di non poter uscire di casa. Mi dicevo: “Posso fornire agli altri la cura per malattie di difficile trattamento di ogni tipo, ma non a me stessa. Che cosa patetica!” Ero assurta alla gloria, mentre ora ero un totale disastro. Volevo suicidarmi buttandomi dalla finestra. Continuavo a piangere e a lamentarmi: “Oh! Devo aver compiuto un terribile male in una vita passata, e questo è il mio contrappasso!” In seguito, mi sono rivolta a un medico di medicina cinese perché mi curasse. Mi ha detto che aveva già visto un caso simile e che 20 anni di terapie non avevano potuto nulla. Sentirglielo dire è stato devastante per me. Avrei davvero trascorso il resto della mia vita in quel modo? Avevo faticato quasi tutta la vita per farmi un nome, eppure ecco com’ero ridotta. Che senso aveva la mia vita? Tutto ciò che volevo era ingoiare dei sonniferi e farla finita. Proprio quando mi preparavo a porre fine alla mia vita, nell’aprile del 2018, mia madre ha condiviso con me ancora una volta l’opera di Dio degli ultimi giorni.
Ho visto un dramma musicale della Chiesa di Dio Onnipotente, “La storia di Xiaozhen”, che mi ha incredibilmente commossa. Vi erano riportate delle parole di Dio: “L’Onnipotente ha pietà di questi uomini che hanno sofferto profondamente; allo stesso tempo è stanco di queste persone prive di coscienza, perché ha dovuto aspettare troppo a lungo una risposta dall’umanità. Desidera cercare, cercare il tuo cuore e il tuo spirito, portarti acqua e cibo e svegliarti, affinché tu possa non avere più sete e fame. Quando sei stanco e inizi a sentire la cupa desolazione di questo mondo, non essere smarrito, non piangere. Dio Onnipotente, l’Osservatore, accetterà il tuo arrivo in qualunque momento. Vigila al tuo fianco, aspettando che torni indietro. Attende il giorno in cui, d’un tratto, recupererai la memoria: quando ti renderai conto che sei venuto da Dio, che in un momento imprecisato hai smarrito la strada, che in un momento imprecisato hai perso conoscenza lungo il cammino e che in un momento imprecisato hai acquisito un ‘padre’; quando ti renderai conto, inoltre, che l’Onnipotente ha sempre vigilato, aspettando il tuo ritorno per un periodo molto, molto lungo. Egli vigila con una brama disperata, aspettando una reazione senza alcuna risposta. Il Suo vigilare e attendere è inestimabile ed è per il bene del cuore e dello spirito umani. Forse questo vigilare e attendere è indefinito, e forse sta volgendo al termine, ma dovresti sapere esattamente dove sono il tuo cuore e il tuo spirito in questo momento” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Il sospiro dell’Onnipotente”). Ogni frase delle parole di Dio parlava al mio cuore. La storia di Xiaozhen sembrava proprio un ritratto della mia vita. Potevo percepire Dio che mi chiamava a braccia spalancate: “Figlia, torna da Me!” L’amore di Dio mi ha commossa fino alle lacrime e non riuscivo a smettere di singhiozzare. In quel momento, ho avvertito il calore derivante dall’essere tornata a casa. Il mio cuore errante aveva trovato il suo porto ed era al sicuro. Potevo finalmente condividere con Dio quegli anni di solitudine, infelicità e tristezza, e persino i segreti che non avevo mai rivelato a nessuno. Nel mio cuore ho gridato: “Solo Dio sa quanto sia stata miserevole la mia vita. Solo il Creatore può nutrire autentico amore per gli esseri umani!” In lacrime, mi sono presentata davanti a Dio e Gli ho detto: “Dio, quando ero sfinita per gli sforzi dedicati alla carriera, hai condiviso ripetutamente il Vangelo con me attraverso mia madre, ma io per poter perseguire la mia carriera non ero disposta a presentarmi davanti a Te. Vedere Xiaozhen che sul palco invocava ripetutamente ‘Dio’, ‘Dio’, è stato come una serie di pugni nello stomaco. Mi odio per aver ripetutamente respinto la Tua mano salvifica, ferendoTi più e più volte. Eppure Tu non hai rinunciato a salvarmi. Sei rimasto al mio fianco, aspettando il momento in cui mi sarei rivolta verso di Te, così da potermi salvare dal mio mare di dolore. O Dio, voglio credere in Te. Voglio seguirTi scrupolosamente e adorarTi!” Poi, ho gridato a Dio tutto ciò che avevo seppellito nel cuore per tutti quegli anni. Mi sono sentita molto più leggera e il mio umore è migliorato. Potermi presentare al cospetto di Dio mi ha resa la persona più felice del mondo e ho provato un profondo rimorso per quanto ero stata testarda e per aver costantemente rifiutato la salvezza di Dio.
Da allora, ho divorato le parole di Dio con avidità. Mi ha profondamente commossa vedere il vero quadro dell’umanità corrotta da Satana che Dio ci illustra. Tutte le parole di Dio sono verità e mettono a nudo noi uomini per come siamo veramente. Riunirsi con i fratelli e le sorelle e cantare inni di lode a Dio era davvero appagante per me. Ero molto felice. Ho visto che i fratelli e le sorelle erano onesti e sinceri gli uni con gli altri. Quando rivelavano corruzione, sapevano condividere apertamente e aiutarsi l’un l’altro senza trame o inganni di alcun tipo. Mi sembrava di vivere in un mondo completamente diverso e ho del tutto dimenticato la mia passata infelicità. Anche la mia salute è gradualmente migliorata. Ero così grata a Dio per la Sua salvezza. Ho considerato che, da quando ero diventata una credente, leggendo le parole di Dio e cantando inni in Sua lode ogni giorno, ero stata davvero felice. Perché quando nel mondo avevo una carriera, reputazione, prestigio e denaro non ero affatto felice e anzi la mia vita era incredibilmente miserevole? In seguito, ho letto alcune parole di Dio: “Satana usa fama e profitto per controllare i pensieri dell’uomo, finché le persone non riescono a pensare ad altro che non sia fama e profitto. Si affannano per fama e profitto, patiscono disagi per fama e profitto, sopportano umiliazioni per fama e profitto, sacrificano tutto ciò che hanno per fama e profitto, ed esprimeranno giudizi o prenderanno decisioni per fama e profitto. In tal modo, Satana lega le persone con catene invisibili ed esse non hanno la forza né il coraggio di liberarsene. Portano inconsapevolmente il peso di queste catene e continuano ad arrancare con grande difficoltà. Per amore di tale fama e profitto, l’umanità evita Dio e Lo tradisce e diventa sempre più malvagia. In questo modo, quindi, una generazione dopo l’altra viene distrutta nella fama e nel profitto di Satana” (La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “Dio Stesso, l’Unico VI”). “Se non comprendi la verità, non sarai in grado di discernere chiaramente la questione e penserai: ‘È bene avere la volontà di lottare, è appropriato. Come possono le persone vivere se non hanno un po’ di volontà di lottare? Se non hanno un po’ di volontà di lottare, non avranno né spirito né forza per vivere. A quel punto che senso ha vivere? Si sottomettono a ogni situazione avversa: quanto è da deboli e da codardi!’ Tutti pensano di dover lottare per dimostrare il loro valore. In che modo lottano per dimostrare il loro valore? Ponendo l’accento sulla parola ‘lotta’. Qualsiasi situazione si trovino ad affrontare, tentano di raggiungere i loro obiettivi lottando. La mentalità del non arrendersi mai fino alla morte trova le sue origini nella parola ‘lotta’. […] Ogni giorno che vivono, lottano. Qualunque cosa facciano, cercano sempre di ottenere la vittoria lottando e poi di ostentarla. Tentano di lottare per dimostrare il loro valore in tutto ciò che fanno: possono riuscirci? Per cosa esattamente stanno competendo e lottando? Tutte le lotte che ingaggiano sono volte alla fama, al guadagno e al prestigio, sono tutte finalizzate al loro interesse personale. Perché lottano? Al fine di apparire come degli eroi e di essere considerati superiori agli altri. Tuttavia, le loro lotte devono concludersi con la morte e costoro devono essere puniti. Non c’è dubbio su questo. Ovunque vi siano Satana e i demoni, c’è una lotta. Alla fine essi saranno distrutti e anche le lotte finiranno. Questo sarà l’esito per Satana e i demoni” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Primo excursus – Qual è la realtà della verità?”). Le parole di Dio hanno dissipato la confusione nel mio cuore e mi sono subito sentita illuminata. Ho capito che la fama, il successo e il prestigio sono un mezzo, una tattica che Satana usa per corrompere, fuorviare e controllare le persone. Sono inoltre catene che Satana ci mette addosso, catene da cui nessuno di noi può liberarsi. In quei 28 anni di duro lavoro la mia vita era stata miserevole. Avevo assunto veleni satanici del tipo “Si deve avere il fegato di combattere per la propria dignità”, “Ci si dovrebbe sforzare di raggiungere la dignità”, “Per avere successo devi sopportare grandi sofferenze”, “Mentre l’uomo si affanna verso l’alto, l’acqua scorre verso il basso” e “L’uomo lascia il proprio nome ovunque vada, così come l’oca emette il suo grido ovunque voli” come cose positive da perseguire. Li avevo presi come obiettivi di vita. Mi affannavo come una pazza sulla strada del perseguimento della fama e del successo, vivendo una vita miserevole. Ho ripensato all’inizio di tutto: quando la mia compagna di classe mi ha derisa e sminuita, ho giurato che avrei lottato per fargliela vedere. Mi sono fatta strada in ambienti di prestigio e fama. Ho iniziato a sforzarmi e a soffrire per ottenere fama e successo. Avevo le mani screpolate e sanguinanti a causa dei prodotti chimici per la permanente, ma non volevo spendere soldi per assumere qualcuno. Per risparmiare, facevo un solo pasto al giorno e placavo la mia fame con l’acqua. Ero allo stremo delle forze, ma comunque non riposavo. “Per avere successo devi sopportare grandi sofferenze” mi motivava a perseguire fama e successo. In seguito, finalmente mi sono fatta un nome a livello locale e per un po’ sono stata soddisfatta, ma non ho mai rallentato nel mio perseguire fama e prestigio. La mia ambizione e il mio desiderio continuavano a crescere. Per migliorare la mia posizione sociale, aumentare la mia fama e ottenere l’ammirazione e la stima di più persone, non mi è affatto pesato passare 15 anni a studiare medicina, senza tempo per tornare a casa da mia madre e da mio figlio. Non pensavo ad altro che alla mia carriera e alla mia reputazione. Una volta raggiunto il successo, ho trascurato tutto per crogiolarmi tra fiori e applausi. Ho persino respinto più volte la mano salvifica di Dio. Per procurarmi le lusinghe e le lodi degli altri, ho messo in scena una recita. Ero fisicamente esaurita ed esausta al punto di ammalarmi, eppure continuavo a tenere conferenze. Poi tutta la stanchezza accumulata è sfociata in un’insolita malattia e ho desiderato morire. Camminare sotto il peso delle catene della fama e del successo era estenuante. Come un asino che trascina una macina nel buio: per quanto forte tirassi, non riuscivo comunque a liberarmi. Vivevo secondo quei veleni satanici, non avevo altro che la fama e il successo nel cuore e la stima degli altri nella mente. Ero diventata davvero egoista e vile, ero del tutto priva di senso di intimità e di amore. Ero come una creatura a sangue freddo, non vivevo né come un essere umano né come una bestia. Solo io conoscevo il dolore che si nascondeva dietro la reputazione che avevo acquisito. Non era un percorso di vita appropriato. Per quel singolo commento della mia compagna di classe, non ho voluto essere una persona normale, bensì dominare gli altri, venire esaltata. Per oltre vent’anni ho sofferto come se stessi arrostendo in un forno. Proprio come dicono le parole di Dio: “Se si vuole sempre essere qualcuno di eccezionale, una spanna sopra gli altri, allora ci si getta in pasto ai lupi, ci si caccia in un tritacarne e ci si complica la vita” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 12 – Vogliono ritirarsi quando non c’è prestigio né alcuna speranza di ottenere benedizioni”). Se non fosse per le rivelazioni delle parole di Dio, nessuno di noi si accorgerebbe che “Ci si dovrebbe sforzare di raggiungere la dignità” e “Per avere successo devi sopportare grandi sofferenze” sono falsità, tattiche che Satana usa per corrompere gli esseri umani.
Ho letto altre parole di Dio: “Quando non si ha Dio, quando non si riesce a vederLo né a riconoscerNe chiaramente la sovranità, ogni giorno è insignificante, inutile, triste. Ovunque una persona si trovi, qualunque lavoro faccia, i suoi mezzi di sostentamento e il perseguimento dei suoi obiettivi non le portano altro che un dolore interminabile e una sofferenza per cui non esiste sollievo, al punto che essa non sopporta di guardare al passato. Soltanto quando si accetta la sovranità del Creatore, quando ci si sottomette alle Sue orchestrazioni e disposizioni e si cerca la vera vita umana, ci si inizia a liberare gradualmente da tutto il dolore, da tutta la sofferenza e da tutta la vacuità della vita” (La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “Dio Stesso, l’Unico III”). Dalle parole di Dio, ho capito che il motivo per cui per oltre 20 anni avevo sofferto così tanto era che non conoscevo Dio. Vivevo secondo filosofie sataniche senza un obiettivo e una direzione di vita appropriati. È stato questo a mettermi su un sentiero sbagliato. Satana si prendeva gioco di me senza pietà e io vivevo una vita priva di significato. Dovevo presentarmi davanti a Dio, accettare le Sue parole come base della mia esistenza, sottomettermi al Suo governo e alle Sue disposizioni, e intraprendere il cammino del temere Dio ed evitare il male per trovare la retta via nella vita. Proprio come Giobbe, che era l’uomo più ricco d’Oriente e possedeva ricchi averi di famiglia ma sapeva che tutto ciò che abbiamo è predisposto dalla sovranità di Dio. Egli non perseguiva fama o prestigio, né se ne beava, limitandosi invece a lavorare normalmente. Viveva libero e felice. Poi, da un giorno all’altro, i beni di famiglia gli vennero strappati via e tutti i suoi figli morirono, ma Giobbe continuò a lodare il nome di Dio, dicendo: “Jahvè ha dato, Jahvè ha tolto; sia benedetto il nome di Jahvè” (Giobbe 1:21). Egli rese a Dio una meravigliosa testimonianza. Giobbe seppe sottomettersi al governo e alle disposizioni di Dio e intraprese il cammino del temere Dio ed evitare il male. Visse con dignità e alla fine ottenne l’approvazione di Dio. Volevo imitare Giobbe, abbandonare la strada sbagliata che avevo intrapreso nella vita, avere autentica fede, leggere le parole di Dio, perseguire la verità e compiere il dovere di un essere creato. Quello era l’unico modo per liberarmi dal vuoto e dal dolore che avevo nel cuore, e dai soprusi e dalle catene di Satana. Era l’unica strada per me. Ho pregato Dio, intenzionata a diventare una persona che ascolta le Sue parole e Gli obbedisce.
Tuttavia, quando ero intenzionata ad abbandonare la carriera e a dedicarmi alla fede e ai doveri, ho incontrato alcuni ostacoli. Un giorno ho ricevuto una telefonata di mio figlio. L’azienda era sull’orlo della chiusura e lui voleva che tornassi in pista per salvarla. Sono stata molto combattuta quando me l’ha chiesto. Dopo 28 anni di duro lavoro, sarebbe davvero finita così? In un attimo sarei rimasta senza niente, come prima che la mia carriera decollasse. In che termini gli altri mi avrebbero vista e avrebbero parlato di me? Come avrei potuto guardarli in faccia? Non avrei avuto di che vivere. Non ero disposta ad abbandonare tutto così. Quando ho considerato di tornare per salvare l’azienda, entrambe le braccia mi si sono arrossate e hanno iniziato a prudere da matti, come in passato il mio viso. Ero dolorante e anche alquanto scocciata. Poiché non mi ero ancora ripresa del tutto, cosa sarebbe successo se fossi andata in azienda e avessi avuto una ricaduta? Sapevo che, di fronte a una simile avversità, parlare con Dio era l’unica soluzione. Così L’ho pregato: “Dio! So che prima percorrevo la strada sbagliata, inseguendo soldi e fama. Ora voglio leggere le Tue parole e svolgere il mio dovere ogni giorno, ma la mia azienda sta per chiudere. Sono molto combattuta. Non voglio che l’attività per la quale ho lavorato duramente per oltre 20 anni chiuda in questo modo. Dio, non so davvero cosa fare. Ti prego, guidami”. Poi, una mattina, un’altra tirocinante mi ha chiamata per dirmi che il nostro insegnante aveva avuto un ictus in aereo ed era stato portato all’ospedale, ma non poteva essere salvato. Ho capito che Dio mi lanciava un monito e un avvertimento, con cui mi mostrava che, per quanto denaro o quanta fama avessi, non potevano salvarmi la vita. Dopo aver riagganciato, mi sono inginocchiata davanti a Dio in lacrime e ho pregato: “O Dio! So che hai ascoltato la mia preghiera. La morte del mio insegnante mi ha aperto gli occhi. Ora capisco che il fatto di poter vivere è la salvezza che mi doni. Quando ero torturata dalla malattia al punto di voler morire e porre fine a tutto, Tu mi hai permesso di sentire la Tua voce, salvandomi. Oggi voglio fare tesoro di questa preziosa opportunità e non posso ripetere gli stessi errori”.
Durante quel periodo, ho letto alcune parole di Dio che mi hanno davvero commossa e mi hanno mostrato più chiaramente cosa dovremmo perseguire nella vita. Dio dice: “Sebbene le varie capacità di sopravvivenza di cui le persone acquisiscono la padronanza durante la vita possano offrire una profusione di agi materiali, non portano mai vera pace e consolazione al cuore, bensì inducono gli individui a smarrire costantemente la direzione, ad avere difficoltà nel controllarsi, e a perdere ogni opportunità di scoprire il significato della vita; queste capacità di sopravvivenza creano un sottofondo di ansia riguardo a come affrontare adeguatamente la morte. In questo modo, la vita delle persone è rovinata” (La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “Dio Stesso, l’Unico III”). “Gli uomini passano la vita a inseguire il denaro e la fama; si aggrappano a questi fili di paglia pensando che siano i loro unici mezzi di sostentamento, come se, possedendoli, potessero continuare a vivere, potessero esonerarsi dalla morte. Soltanto quando stanno per morire, tuttavia, si rendono conto di quanto queste cose siano distanti da loro, di quanto essi siano deboli davanti alla morte, di quanto facilmente vadano in pezzi, di quanto siano soli e impotenti, senza alcun luogo in cui rifugiarsi. Si accorgono che la vita non si può comprare con il denaro o con la fama, che per quanto una persona sia facoltosa, per quanto alta sia la sua posizione, tutti sono parimenti poveri e insignificanti dinanzi alla morte. Si rendono conto che il denaro non può comprare la vita, che la fama non può cancellare la morte, che né l’uno né l’altra possono allungare l’esistenza di una persona anche solo di un minuto o di un secondo. Più gli uomini ragionano in questo modo, e più desiderano continuare a vivere; più ragionano in questo modo, e più temono l’avvicinarsi della morte. Solo a questo punto si rendono davvero conto che la vita non appartiene all’uomo, che egli non ne ha il controllo e che non ha voce in capitolo sul fatto di vivere o di morire, che tutto ciò va oltre il suo governo” (La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “Dio Stesso, l’Unico III”). Le parole di Dio mi hanno riempito il cuore di luce e sono state illuminanti. Ho pensato al mio insegnante, che per tutta la vita aveva inseguito fama e successo. Ovunque andasse veniva acclamato, e si poteva affermare che godeva di fama e successo. Tuttavia, per quanto fosse realizzato, quando si è ammalato e ha rischiato la morte, la fama non è valsa a salvargli la vita. Questo mi ha fatto capire che, per quanto qualcuno possa godere di alta reputazione, questa non può prolungargli la vita di un solo istante. Per quanti soldi qualcuno possieda, non può comprarsi la salute. Anch’io in passato ero così. Godevo di successo e fama, ma il tormento della malattia era tale che ho desiderato morire. A cosa serviva una reputazione più elevata? Non poteva lontanamente alleviare il mio vuoto emotivo e il mio dolore fisico. Poi ho autenticamente sperimentato che la fama e il successo sono come meteore, cose vuote che passano in un lampo, che danno un piacere e una soddisfazione momentanei. Non ero comunque una persona, pur avendo raggiunto la fama e fatto fortuna? Avevo bisogno di mangiare tre volte al giorno per riempirmi la pancia e di un posto per dormire. Ho affrontato la mia solitudine, ho sopportato tutto il mio dolore, mi sono fatta carico di enormi sforzi e ho gestito la mia malattia, tutto quanto da sola. Ero proprio come tutti gli altri. Senza fede, senza presentarci davanti a Dio e leggere le Sue parole, non possiamo comprendere la Sua sovranità né distinguere tra cose positive e negative. Tutto ciò che possiamo fare è seguire le tendenze, le malvagie tendenze mondane, trascinandoci passo dopo passo, intralciati dalle catene della fama e del successo, con Satana che si trastulla con noi, ci calpesta e ci ferisce. Le morti della mia compagna di classe e del mio insegnante mi hanno fatto da monito. Se avessi continuato a inseguire fama e successo, avrei fatto la loro stessa fine. Solo allora, resamene conto, ho iniziato a provare autentica paura. Ho pregato Dio, pronta a liberarmi dalle catene della fama e del successo, ad avere fede autentica e a intraprendere il cammino del perseguimento della verità e della sottomissione a Dio.
Più tardi, ho notato un passaggio delle parole di Dio che mi ha resa decisa nella mia scelta. Dio Onnipotente dice: “Siete disposti a beneficiare delle Mie benedizioni sulla terra, simili a quelle di cui si beneficia nei cieli? Siete disposti a far tesoro della comprensione di Me, del godimento delle Mie parole e della conoscenza di Me, come le cose più preziose e significative della vostra vita? Siete davvero capaci di ubbidire completamente a Me, senza pensare alle vostre prospettive? Siete realmente in grado di abbandonarvi nelle Mie mani al punto da essere messi a morte da Me, e da farvi guidare da Me, come pecore? Tra di voi c’è qualcuno capace di compiere tali azioni? È possibile che tutti quelli che sono accolti da Me e che ricevono le Mie promesse siano coloro che si guadagnano le Mie benedizioni? Avete compreso qualcosa da queste parole? Se vi metto alla prova, riuscite a sottomettervi completamente alla Mia mercé e, nel mezzo di queste prove, a cercare le Mie intenzioni e percepire il Mio cuore? Io non voglio che tu sia capace di pronunciare molte parole toccanti, o di raccontare tante storie entusiasmanti; piuttosto, ti chiedo di essere in grado di renderMi una bella testimonianza, e di entrare pienamente e profondamente nella realtà. Se non parlassi direttamente, riusciresti ad abbandonare tutto ciò che ti circonda e a consentirMi di usarti? Non è questa la realtà che richiedo? Chi riesce a cogliere il significato delle Mie parole? Tuttavia, vi chiedo di non farvi più opprimere dai dubbi, di essere intraprendenti nel vostro ingresso, e di capire la sostanza delle Mie parole. Ciò vi impedirà di fraintenderle, e di recepire in maniera poco chiara ciò che voglio dire, offendendo così i Miei decreti amministrativi. Spero che nelle Mie parole comprendiate le volontà che ho per voi. Non pensate più alle vostre prospettive, e agite come avete stabilito davanti a Me, di sottomettervi alle orchestrazioni di Dio in tutte le cose. Tutti quelli che si trovano nella Mia casa dovrebbero fare il possibile; tu dovresti offrire il lato migliore di te stesso all’ultima parte della Mia opera sulla terra. Sei realmente disposto a mettere in pratica queste cose?” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Parole di Dio all’intero universo, Cap. 4”). Dopo aver letto le parole di Dio, mi sono commossa al punto che le lacrime sgorgavano a fiotti. Riuscivo a percepire Dio al mio fianco, come se fossi faccia a faccia con Lui, ed Egli mi chiedeva se ero pronta a mettere tutto nelle Sue mani, ad accettare le Sue disposizioni e a sottomettermi a Lui. Ho pensato a Pietro. Per tutta la vita perseguì l’amare e il soddisfare Dio e alla fine si sottomise a Lui fino alla morte, amandoLo al massimo. Fu crocifisso a testa in giù per Dio, rendendo una clamorosa testimonianza e vivendo una vita significativa. Ho pensato al passato, al commento privo di importanza della mia compagna di classe. Ho sacrificato la mia giovinezza e la mia salute, inseguendo disperatamente fama, successo e prestigio per essere ammirata, procurandomi una vita di totale infelicità. Dio mi ha strappata al mare della gente e poi mi ha salvata dall’orlo della morte. Ho avuto la grande fortuna di presentarmi al Suo cospetto e di udire la Sua voce, accettando personalmente che mi irrigasse e pascesse. È stata l’incredibile salvezza che Egli mi ha donato. Negli ultimi giorni, Dio ha espresso così tante verità per purificare e salvare noi esseri umani, affinché abbandoniamo la nostra indole satanica, ci liberiamo completamente dai vincoli dell’influenza di Satana e non subiamo più il danno da parte della sua corruzione, prima che Dio ci accolga infine nel Suo Regno. Non potevo perdere questa occasione irripetibile che ha Dio di salvare e perfezionare l’uomo, e soprattutto non potevo deludere Dio e i Suoi enormi sforzi. Dovevo avere autentica fede e perseguire la verità. A questo pensiero, ho detto a Dio nel mio cuore: “Dio, sono pronta! Anche se in vecchiaia non mi rimarrà nulla, né fama né successo, voglio comunque sottomettermi alle Tue disposizioni, essere una persona che ascolta le Tue parole, si sottomette a Te e compie il dovere di un essere creato”.
Dopo di che, ho lasciato l’attività a mio figlio perché la gestisse lui e ho finalmente detto addio per sempre alla mia vecchia vita. Ho recuperato la salute. Di lì a breve ho assunto un dovere nella chiesa e ho cominciato a sperimentare le persone e le situazioni disposte da Dio. Ora mi concentro sul perseguire la verità e sul trarre degli insegnamenti, e provo una pace che non ho mai sperimentato prima. Lode a Dio!