90. Il tuo dovere non è la tua carriera
L’anno scorso, gestivo il lavoro di due chiese. A volte, alcuni fratelli dovevano essere trasferiti dalle nostre chiese per svolgere un dovere altrove. All’inizio, ero felice di collaborare e fornivo immediatamente persone. Ma, dopo un po’ di tempo, ho capito che era più difficile portare a termine il mio lavoro quando quelli bravi venivano mandati in altre chiese. Ero preoccupata che il mio rendimento potesse risentirne, e che i leader mi avrebbero rimossa per non aver ottenuto risultati nel mio lavoro, col rischio di perdere la mia dignità e il mio prestigio. Col tempo, non ero più così pronta e disposta a fornire persone.
Non molto tempo prima, avevo notato che una nuova credente, sorella Ranna, aveva buona levatura ed era una fervente ricercatrice. Leggeva spesso le parole di Dio e guardava i video della chiesa, e mi faceva sempre domande su come praticare la verità ed entrare nella verità realtà. Ho considerato che la nostra chiesa aveva bisogno di un addetto all’irrigazione e che avrei dovuto promuoverla subito. In questo modo, non solo avrei irrigato nuovi credenti, ma avrei anche dimostrato di star ottenendo dei risultati nel mio dovere, e i leader avrebbero notato che ero davvero capace: sarebbe stata una vittoria per tutti. Per questa ragione, le ho fornito molto aiuto affinché comprendesse più verità e potesse assumersi il lavoro di irrigazione. Con mia grande sorpresa, un giorno un leader mi ha detto che un’altra chiesa aveva bisogno di qualcuno che si assumesse il lavoro di irrigazione, e voleva che il dovere andasse a sorella Ranna. Ero davvero furiosa e provavo resistenza quando l’ho sentito, pensando che quella chiesa non fosse l’unica ad avere bisogno di persone. Qualche giorno dopo, il leader ha di nuovo tirato fuori l’idea di trasferire sorella Ranna, dicendo che aveva buona levatura e forse poteva essere formata per assumersi responsabilità maggiori. La mia ostilità cresceva man mano che ascoltavo, e ho pensato: “Vuoi portarmela via così? Se il lavoro della nostra chiesa continua a risentirne, sarò rimossa”. Resami conto di questo, mi sono scagliata dicendo: “Stavo pensando che potrebbe rimanere qui ed essere coltivata per una posizione di leader”. In realtà, sapevo che c’erano diversi nuovi arrivati nell’altra chiesa e che avevano maggiore bisogno di irrigazione. Non osavo dire apertamente che non volevo lasciarla andare, reprimevo la collera e mi sentivo malissimo, non riuscivo ad accettarlo. Il leader aveva trasferito due capigruppo dalle nostre chiese non molto tempo prima, quindi avevo dovuto costantemente coltivare nuove persone e riempire i posti vacanti e, soprattutto, non era così facile trovare buoni candidati. Se non avessi ottenuto risultati soddisfacenti nel mio lavoro, non avrei mai avuto la possibilità di emergere, di dimostrare ciò di cui ero capace. Sentivo di non riuscire a svolgere quel dovere, e diventavo sempre più infelice. Mi sentivo davvero offesa e non riuscivo a trattenere le lacrime. Vedendomi in quello stato, il leader ha condiviso con me sulla volontà di Dio e sui principi secondo cui la chiesa distribuisce i doveri, ma io non ho ascoltato nemmeno una parola. Più avanti, mi ha detto che il mio comportamento stava ostacolando il lavoro della chiesa, però io non riuscivo assolutamente ad accettarlo. Pensavo: “Ma non vedi che lo faccio per il lavoro della nostra chiesa? Se ritieni che io sia d’intralcio, allora fallo: rimuovimi dal mio incarico, così non causerò più problemi”. Quel pensiero mi faceva stare male, perciò ho pregato Dio, dicendo: “Dio, non riesco proprio a sottomettermi a ciò che sta succedendo ora. Mi sento così offesa. Dio, Ti prego di guidarmi in modo che io possa capire cosa c’è di sbagliato in me”.
Dopo aver pregato, ho riflettuto sul perché, quando il leader doveva apportare normali cambiamenti, agli altri andava bene, mentre io ero l’unica ad avere un problema. Non riuscivo a non oppormi e a non contrastarlo, dentro di me nutrivo così tanta resistenza alla cosa. E non era solo una volta o due che mi comportavo così. Perché mi risultava così difficile sottomettermi? Poi mi sono ricordata di queste parole di Dio: “Un dovere non è la tua operazione, la tua carriera o il tuo lavoro; è l’opera di Dio. E l’opera di Dio richiede la tua collaborazione, cosa da cui ha origine il tuo dovere. Gli aspetti dell’opera di Dio ai quali l’uomo deve contribuire costituiscono il suo dovere. Il dovere è una parte dell’opera di Dio: non è la tua carriera, né i tuoi affari familiari o personali. Che abbia a che fare con questioni esteriori o interiori, che comporti fatica fisica o mentale, questo è il dovere che devi adempiere, è il lavoro della chiesa, è parte integrante del piano di gestione di Dio ed è l’incarico che Egli ti ha affidato. Non riguarda i tuoi affari personali. Come dovresti approcciarlo, allora? Come minimo non devi svolgere il tuo dovere a tuo piacimento, non devi agire in maniera sconsiderata” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Soltanto ricercando le verità principi si può svolgere bene il proprio dovere”). “Cos’è il dovere? È un incarico affidato da Dio alle persone, è parte del lavoro della casa di Dio, ed è una responsabilità e un obbligo che dovrebbero essere sostenuti da ciascuno dei prescelti da Dio. Il dovere è la tua carriera? È una questione personale di famiglia? È giusto dire che, una volta che un dovere ti è stato affidato, diventa un tuo affare personale? Assolutamente no. Dunque, come dovresti adempiere il tuo dovere? Agendo secondo i requisiti, le parole e i criteri di Dio, e basando il tuo comportamento sulle verità principi e non sui desideri soggettivi umani. Alcuni dicono: ‘Una volta che mi è stato affidato un dovere, non è forse affar mio? Il mio dovere è il mio incarico, e ciò di cui sono incaricato non è forse affar mio? Se tratto il mio dovere come un affare personale, questo non significa che lo compirò adeguatamente? Lo farei bene se non lo trattassi come un affare personale?’ Queste parole sono giuste o sbagliate? Sono sbagliate; sono in contrasto con la verità. Il dovere non è un tuo affare personale, è una questione di Dio, fa parte dell’opera di Dio, e tu devi fare come Dio ti chiede; solo compiendo il tuo dovere con un cuore che obbedisce a Dio potrai essere all’altezza dei requisiti. Se compi sempre il tuo dovere secondo le tue nozioni e fantasie, e secondo le tue personali inclinazioni, allora non soddisferai mai i requisiti. Compiere sempre il tuo dovere solamente nel modo in cui ti piace non è compiere il tuo dovere, poiché quello che stai facendo non rientra nell’ambito della gestione di Dio, non è il lavoro della casa di Dio; stai conducendo invece la tua personale operazione, svolgendo le tue mansioni, e perciò questo non viene ricordato da Dio” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Soltanto ricercando le verità principi si può svolgere bene il proprio dovere”). Ho riflettuto sulle parole di Dio e ho capito che il dovere non è una carriera, è l’incarico assegnato da Dio alle persone, e quindi dovrebbe essere svolto secondo i Suoi requisiti. Non dovevo fare solo ciò che volevo, in base ai miei desideri e progetti personali. Comportandomi così, avrei potuto dare l’idea di star svolgendo moltissimo lavoro, ma non sarebbe stato compiere il mio dovere; avrebbe significato gestire la mia impresa personale e resistere a Dio. Ripensando al mio comportamento, ogni volta che mi avevano chiesto di fornire delle persone, temevo che, se avessi lasciato andare i membri più efficienti nell’adempimento dei loro doveri, le nostre chiese non avrebbero ottenuto risultati soddisfacenti, e avrei potuto perdere la mia posizione. Per proteggere la mia fama e il mio prestigio, non volevo fornire persone. Sapevo in teoria che il mio dovere mi era stato affidato da Dio ed era mia responsabilità, però, in pratica, lo trattavo come se fosse la mia azienda, il mio lavoro. Dal momento che mi era stato dato quell’incarico, lo consideravo un mio affare personale, dunque avevo io l’ultima parola. Ero disposta ad aiutare a fornire persone solo se non si ripercuoteva sui risultati del mio lavoro ma, se ciò avveniva, mi impuntavo assolutamente e non lasciavo andare nessuno. Così, quando ho saputo che sorella Ranna sarebbe stata trasferita, ero delusa e non volevo lasciarla andare. Sentivo di aver subito un torto incredibile, e volevo persino fare una scenata, smettere di svolgere il mio dovere. Quello era forse compiere il mio dovere? Stavo chiaramente intralciando e ostacolando il lavoro della chiesa. Nello svolgimento del mio dovere, non consideravo il quadro generale, e non stavo sostenendo gli interessi della chiesa, anzi complottavo per il mio tornaconto, usando il mio dovere come un’occasione per lavorare per la reputazione e il prestigio. Non stavo forse conducendo una mia operazione personale? Per quanto lavoro potessi svolgere, Dio non avrebbe mai commemorato un simile comportamento. Dovevo collaborare con entusiasmo ogni volta che una chiesa aveva bisogno di qualcuno. Non potevo pensare solo ai miei interessi personali.
Il giorno dopo, un leader ha menzionato in una riunione che è compito dei leader della chiesa irrigare i fratelli e le sorelle e allo stesso tempo coltivare le persone in modo che ognuno possa svolgere un dovere che gli si addice. Sentirlo è stato come svegliarsi da un sogno. Aveva ragione. Irrigare i fratelli e le sorelle e aiutarli a trovare il giusto dovere faceva parte del mio lavoro. Invece, quando un’altra chiesa ha avuto bisogno di qualcuno, in apparenza non osavo rifiutarmi, ma nel mio cuore mi opponevo, accampando ogni sorta di scuse per non trasferire le persone. Questo non era svolgere il mio dovere. Non stavo adempiendo alle mie responsabilità in quel ruolo, e addirittura accusavo il leader perché mi metteva in una posizione difficile. E neanche riflettevo su me stessa, anzi stavo solo ostacolando il lavoro della chiesa. Quel tipo di comportamento non equivaleva forse a essere deliberatamente d’intralcio, proprio come aveva detto quella sorella? Mi sono ricordata che, agli inizi, quando ho assunto quel dovere, volevo solo dare il mio umile contributo al lavoro di evangelizzazione. Eppure ero diventata un ostacolo, una pietra d’inciampo. Allora, ho avvertito un certo rimorso, e mi sono detta che la volta successiva avrei dovuto mettere in pratica la verità, che non potevo semplicemente pensare a me stessa in maniera così egoista e spregevole.
Qualche giorno dopo, il leader mi ha inviato un messaggio chiedendomi di trasferire due membri del gruppo a un’altra chiesa. Ero del tutto calma quando l’ho letto, e ho visto che quella situazione mi dava la possibilità di mettere in pratica la verità. Tuttavia, mentre valutavo i membri del gruppo, ho provato una certa esitazione, e mi sono chiesta se dovessi davvero lasciare andare le due sorelle migliori del gruppo, o se magari non potessi trasferirne due che non erano altrettanto brave. Quel pensiero mi ha fatto capire che mi stavo comportando da egoista e stavo di nuovo commettendo lo stesso errore. Allora, ho letto un passo delle parole di Dio: “I cuori delle persone false e malvagie pullulano di ambizioni, piani e schemi personali. È facile mettere da parte queste cose? (No.) Cosa dovresti fare se desideri ancora adempiere il tuo dovere in modo adeguato ma non riesci a mettere da parte queste cose? Qui c’è un percorso: la natura di quel che stai facendo deve esserti chiara. Se qualcosa riguarda gli interessi della casa di Dio ed è di grande importanza, allora non devi rimandare, sbagliare, danneggiare gli interessi della casa di Dio o disturbarne il lavoro. Questo è il principio a cui dovresti attenerti nell’adempiere il tuo dovere. Se vuoi evitare di danneggiare gli interessi della casa di Dio, devi innanzitutto mettere da parte le tue ambizioni e i tuoi desideri; i tuoi interessi devono essere in qualche modo compromessi, vanno accantonati, e preferiresti patire qualche privazione che offendere l’indole di Dio, il che sarebbe un limite da non superare. Se danneggi il lavoro della chiesa per soddisfare le tue patetiche ambizioni e vanità, quale sarà per te la conseguenza finale? Sarai sostituito e forse scacciato. Avrai sfidato l’indole di Dio e forse non avrai altre possibilità di essere salvato. C’è un limite al numero di possibilità che Dio offre alle persone. Quante possibilità hanno le persone di essere esaminate da Dio? Questo viene stabilito in base alla loro essenza. Se tu sfrutti al massimo le opportunità che ti vengono date, se riesci a lasciar andare il tuo orgoglio e la tua vanità, e a dare la priorità al corretto svolgimento del lavoro della chiesa, allora hai la mentalità giusta” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Soltanto ricercando le verità principi si può svolgere bene il proprio dovere”). Leggendo queste parole, mi sono resa conto che, come minimo, non potevo influenzare né ostacolare il lavoro della chiesa, neanche se la mia dignità personale e il mio beneficio ne risentivano. In passato, mi ero sempre preoccupata del fatto che, se i membri più validi della chiesa fossero stati trasferiti altrove, il lavoro delle nostre chiese ne avrebbe risentito e io sarei stata destituita. Ma chi mai verrebbe rimosso per aver sostenuto gli interessi della chiesa e aver tenuto conto della volontà di Dio? Nessuno. D’altra parte, una persona egoista e spregevole, che si rifiuta di cedere i membri validi della chiesa, influenzando il lavoro della chiesa e i suoi interessi, sarebbe da destituire e scacciare. E, se anche mi fossi tenuta stretta quelle sorelle, ciò non garantiva che le nostre chiese non avrebbero avuto alcun problema. Se le mie motivazioni erano sbagliate e stavo proteggendo la mia fama e la mia posizione, allora non avrei ricevuto l’opera dello Spirito Santo, quindi come potevo ottenere buoni risultati nel mio dovere senza la guida di Dio? Questi pensieri mi hanno in qualche modo tranquillizzata e mi sono rivolta a Dio dal cuore: “Dio, voglio praticare la verità e soddisfarTi, e smettere di proteggere la mia fama e il mio prestigio”. Dopo di che, ho offerto all’altra chiesa i due membri più validi del gruppo. Mi sono sentita davvero in pace una volta praticato in questo modo. Essere una persona di quel tipo mi faceva stare bene.
Dopo quell’esperienza, pensavo di essere cambiata un po’. Invece, con mia grande sorpresa, di lì a poco sono stata messa di nuovo completamente a nudo. Un giorno, un leader mi ha chiesto di fornire qualche altro membro del gruppo di irrigazione, perché tra i nuovi arrivati delle nostre chiese c’erano parecchi bilingui. Stando così le cose, avrei dovuto rinunciare a quasi tutti quelli che erano bilingui e di buona levatura. A quel punto, ho iniziato a preoccuparmi di nuovo della mia dignità e della mia posizione. Temevo che, se quelle persone se ne fossero andate, il lavoro evangelico delle nostre chiese ne avrebbe risentito. Quella sera, il leader mi ha mandato un messaggio per controllare la situazione. Ho percepito grande resistenza dentro di me. Per ogni nome che tirava fuori, rispondevo a monosillabi: “Certo”, “Bene”. Quando chiedeva dei dettagli, non volevo dire nulla. Mi dicevo: “Innanzitutto, non ho mai voluto rinunciare a queste persone, ma tu continui a fare richieste. Stai dissanguando le nostre chiese, privandole di persone che sanno svolgere un dovere. Come faccio a portare avanti il mio lavoro?” Ero molto resistente e non riuscivo a sottomettermi.
Poi, in una riunione, ho visto un video in cui si recitavano le parole di Dio che mi ha aiutata a capire la mia corruzione. Dio Onnipotente dice: “L’essenza dell’egoismo e della bassezza degli anticristi è palese; le loro manifestazioni di questo tipo sono particolarmente evidenti. La chiesa affida loro un lavoro e, se apporta fama e benefici e permette loro di mettersi in mostra, sono molto interessati e disposti ad accettarlo. Se si tratta di un lavoro ingrato che comporta offendere delle persone, o che non permette loro di mettersi in mostra, o che non reca alcun beneficio al loro prestigio o alla loro reputazione, non hanno alcun interesse e non lo accettano, come se tale lavoro non avesse nulla a che fare con loro e non fosse il lavoro che dovrebbero svolgere. Quando incontrano delle difficoltà, non c’è alcuna possibilità che ricerchino la verità per risolverle, e tanto meno che cerchino di vedere il quadro generale e abbiano considerazione per il lavoro della chiesa. Per esempio, nell’ambito del lavoro della casa di Dio, in base alle esigenze generali del lavoro, ci possono essere dei trasferimenti di personale. Se alcune persone vengono trasferite da una chiesa, quale sarebbe il modo ragionevole per i leader di quella chiesa di trattare la questione? Qual è il problema, se si preoccupano solo degli interessi della propria chiesa e non degli interessi generali, e se non sono assolutamente disposti a trasferire le persone? Perché, in quanto leader della chiesa, non sono in grado di sottomettersi alle disposizioni generali della casa di Dio? Una persona del genere tiene forse conto della volontà di Dio? Presta attenzione al quadro generale del lavoro? Se non pensa al lavoro della casa di Dio nel suo insieme ma solo agli interessi della propria chiesa, non è forse molto egoista e spregevole? I leader della chiesa dovrebbero sottomettersi incondizionatamente alla sovranità e alle disposizioni di Dio, nonché alle disposizioni centralizzate e al coordinamento della casa di Dio. Questo è conforme alle verità principi. Quando il lavoro della casa di Dio lo richiede, chiunque, indipendentemente da chi sia, deve sottomettersi al coordinamento e alle disposizioni della casa di Dio e non deve assolutamente essere controllato da un singolo leader o lavoratore come se fosse una sua proprietà o fosse soggetto alle sue decisioni. L’obbedienza dei prescelti di Dio alle disposizioni centralizzate della casa di Dio è perfettamente naturale e giustificata, e non può essere sfidata da nessuno. A meno che un singolo leader o lavoratore non operi un trasferimento irragionevole e non conforme ai principi, caso in cui vi si può disobbedire, tutti i prescelti di Dio devono obbedire, e nessun leader o lavoratore ha il diritto o alcuna ragione di cercare di controllare qualcuno. Sosterreste l’esistenza di un qualsiasi lavoro che non sia l’opera della casa di Dio? Vi è forse un lavoro che non riguardi l’espansione del Vangelo del Regno di Dio? Tutto fa parte dell’opera della casa di Dio, ogni lavoro è uguale, e non esistono ‘tuo’ e ‘mio’. […] I prescelti di Dio dovrebbero essere distribuiti centralmente dalla casa di Dio. Questo non ha niente a che fare con nessun leader, capo squadra o singolo individuo. Tutti devono agire secondo principio; questa è la regola della casa di Dio. Quando gli anticristi non agiscono secondo i principi della casa di Dio, quando tramano costantemente per il proprio prestigio e i propri interessi e fanno in modo che fratelli e sorelle di buona levatura li servano per consolidare il proprio potere e prestigio, non è forse una cosa egoista e spregevole? All’esterno, tenendo al proprio fianco persone di buona levatura e non permettendo che la casa di Dio le trasferisca, sembrano considerare il lavoro della chiesa, ma in realtà pensano solo al proprio potere e al proprio prestigio, e niente affatto al lavoro della chiesa. Hanno paura di compiere male il lavoro della chiesa, di essere sostituiti e di perdere il loro prestigio. Quando gli anticristi non pensano al lavoro generale della casa di Dio pensano solo al proprio prestigio, proteggono il proprio prestigio senza alcun riguardo per gli interessi della casa di Dio e difendono il proprio prestigio e i propri interessi a scapito del lavoro della chiesa, questa è una cosa egoista e spregevole. Di fronte a una situazione del genere, come minimo bisogna pensare con la propria coscienza: ‘Queste persone appartengono tutte alla casa di Dio, non sono una mia proprietà personale. Anch’io sono un membro della casa di Dio. Che diritto ho di impedire alla casa di Dio di trasferire le persone? Dovrei considerare gli interessi generali della casa di Dio, invece di concentrarmi solo sul lavoro che rientra nel mio ambito di responsabilità’. Questi sono i pensieri che si dovrebbero trovare nelle persone dotate di coscienza e ragionevolezza, e questo è il senno che dovrebbero avere coloro che credono in Dio. La casa di Dio è impegnata nel lavoro dell’insieme, mentre le chiese sono impegnate nel lavoro delle parti. Pertanto, quando la casa di Dio ha un’esigenza particolare da parte della chiesa, la cosa più importante per i leader e i lavoratori è obbedire alle disposizioni della casa di Dio. I falsi leader e gli anticristi non hanno questa coscienza e questo senno. Sono tutti egoisti, pensano solo a sé stessi e non pensano al lavoro della chiesa. Considerano solo i benefici che hanno sotto gli occhi, non considerano il lavoro generale della casa di Dio, e quindi sono assolutamente incapaci di obbedire alle disposizioni della casa di Dio. Sono estremamente egoisti e spregevoli! Nella casa di Dio, sono sfacciati al punto di fare ostruzionismo, e osano perfino puntare i piedi; queste sono le persone più prive di umanità, sono persone malvagie. Ecco che tipo di persone sono gli anticristi. Trattano sempre il lavoro della chiesa, i fratelli e le sorelle, e anche tutti i beni della casa di Dio che cadono sotto la loro responsabilità, come una loro proprietà privata. Queste cose vengono distribuite, trasferite e utilizzate a loro discrezione, e alla casa di Dio non è consentito interferire. Una volta che si trovano nelle loro mani, è come se fossero in possesso di Satana, a nessuno è permesso toccarle. Loro sono i boss, i bulli locali, e chiunque entri nel loro territorio deve obbedire ai loro ordini e disposizioni e dare retta a loro. Questa è la manifestazione dell’egoismo e della bassezza nel carattere degli anticristi” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Quarto excursus – Riepilogo del carattere degli anticristi e dell’essenza della loro indole (Parte prima)”). Le parole di Dio hanno rivelato il mio stato. Voler tenere i fratelli e le sorelle sotto il mio controllo rifiutandomi di cederli ad altre chiese era egoista e spregevole, e stavo manifestando l’indole di un anticristo. In tutto quel periodo, mi sentivo davvero resistente e riluttante ogni volta che il leader voleva trasferire qualche membro delle nostre chiese. Addirittura avevo scatti d’ira, mi inalberavo, e mi sentivo tanto offesa da arrivare alle lacrime. Ho acconsentito solo quando il leader ha tenuto condivisione con me per aiutarmi a cambiare punto di vista, rivolgendomi alcune belle parole. Ero come il grande leader messo a nudo da Dio, volevo avere voce in capitolo sui trasferimenti delle chiese di cui ero responsabile. Quando servivano persone, potevano andare se lo dicevo io, altrimenti, senza il mio permesso, nessuno poteva toccarle. Nessuno poteva procedere senza il mio via libera. Tenevo le chiese saldamente sotto il mio controllo, era tutto sottoposto al mio comando. Non era Cristo il responsabile delle chiese, ero io. Era come se i nuovi arrivati che erano stati coltivati appartenessero a me. Volevo usare i loro successi nel dovere per consolidare la mia posizione. Che vergogna! Non ero forse sul cammino di un anticristo in opposizione a Dio? Quella situazione mi ha anche fatto pensare ai pastori e agli anziani del mondo religioso. Sanno che la Chiesa di Dio Onnipotente testimonia che il Signore è tornato ed esprime molte verità, ma hanno paura che le loro congregazioni seguano Dio Onnipotente una volta viste queste verità, e che così loro perderanno il prestigio, la reputazione e il sostentamento, quindi fanno tutto quanto è in loro potere per tenere i credenti lontani dalla vera via. Dichiarano apertamente che sono le loro pecorelle e non permettono al gregge di sentire la voce di Dio e seguirLo. Trattano i credenti come una loro proprietà privata, controllandoli serratamente e contendendoli a Dio. Tali pastori e anziani sono i servi malvagi, gli anticristi smascherati negli ultimi giorni. Le mie azioni erano forse diverse in essenza dalle loro? Controllavo gli altri per proteggere la mia dignità e la mia posizione. Sapevo che, se non mi fossi pentita, alla fine sarei stata dannata e punita da Dio insieme agli anticristi. Il popolo eletto di Dio appartiene a Lui, e a nessun essere umano. Chiunque sia necessario per svolgere un dovere in altre chiese può essere trasferito secondo necessità. Non avevo il diritto di trattenere nessun membro nelle chiese che gestivo. Quando i leader distribuiscono il lavoro e trasferiscono i fratelli, chiedono il mio contributo in segno di rispetto, nonché al servizio di una cooperazione più agevole. In effetti, sarebbe giustificabile anche trasferire direttamente qualcuno senza il mio consenso. Non avevo alcun diritto di tenere le persone sotto il mio controllo. Sapevo che non potevo continuare a vivere così egoisticamente. È stato Dio a donarmi il respiro, quindi perché combattevo per me stessa? Potrei non riuscire a dare un grande contributo alla chiesa, ma come minimo non dovrei interferire. Dovevo fare di più per giovare al lavoro della chiesa. Da quel momento in poi, ogni volta che era necessario, davo una mano attivamente con i trasferimenti, e ho smesso di pensare alla mia fama e alla mia posizione.
Tempo dopo, una sorella che avevo trasferito in un’altra chiesa mi ha mandato un messaggio: diceva che, lì, lei e altri fratelli e sorelle avevano ottenuto davvero molto dal loro lavoro di diffusione del Vangelo. Ho provato sia felicità che vergogna. Ero felice di sapere che potevano fare la loro parte nel diffondere il Vangelo del Regno. Ma mi vergognavo perché, se avessi ceduto volentieri le persone senza porre ostacoli, avrebbero potuto essere formate prima. Quindi ho pregato Dio: non volevo più vivere secondo la mia indole corrotta, ma fornire invece buoni candidati, dare il mio contributo al lavoro di evangelizzazione e adempiere il mio dovere.