15. Le contaminazioni nei miei sacrifici per Dio

di Jiang Ping, Cina

Un giorno, nell’aprile del 2020, ho avvertito un improvviso e acuto dolore al lato destro della schiena. Pensando di essermi stirata in qualche modo per sbaglio, non ci ho dato troppo peso: immaginavo che applicando un cerotto terapeutico sarebbe passato. Ma il cerotto non è servito a molto e, con mia grande sorpresa, il dolore è peggiorato. Era come essere trafitta da un ago: un dolore lancinante che mi attraversava il petto fino alla schiena. Nelle fasi più acute, sembrava che qualcosa stesse artigliando la mia carne e le mie ossa. Il dolore era così intenso che non saprei descriverlo. Per diverse notti mi ha addirittura fatto così male da impedirmi di dormire. Mi sentivo al limite della sopportazione fisica e volevo correre da un medico, ma avevo appena organizzato una riunione per condividere il Vangelo con alcune persone. Facendo un controllo l’avrei sicuramente ritardata. Ho pensato di aspettare qualche giorno e andare dopo l’incontro; del resto, era tutto nelle mani di Dio. Dovevo solo continuare a compiere il mio dovere e forse dopo qualche giorno mi sarei sentita meglio. Così ho resistito al dolore e sono andata in ospedale dopo aver diffuso il Vangelo. Il medico mi ha detto molto seriamente: “Perché ha aspettato fino a ora per venire? Non è una cosa da poco. È un herpes zoster causato da un virus. Se si aggrava potrebbe essere addirittura fatale”. Sono stata davvero colta di sorpresa. Non avrei mai immaginato che si trattasse di qualcosa di così grave, che potesse addirittura costarmi la vita se non curato! Condividevo attivamente il Vangelo e compivo il mio dovere: come potevo aver contratto una malattia così grave? Negli ultimi anni avevo fatto sacrifici, mi ero spesa e avevo sofferto e pagato un prezzo. Non avevo mai tradito Dio, nemmeno quando ero stata arrestata e brutalmente torturata dal Partito Comunista, e avevo ripreso a svolgere il mio dovere dopo il rilascio. Come avevo potuto ammalarmi lo stesso? Mi sentivo sempre più sconvolta mentre ci pensavo. Ero sull’orlo del pianto e sentivo un vuoto nel cuore.

All’epoca c’era molto da fare nella chiesa, così ho continuato a compiere il mio dovere mentre mi curavo. Quando uscivo in bicicletta, il minimo sobbalzo mi provocava un dolore lancinante. A volte venivo colpita da una fitta improvvisa e non riuscivo nemmeno a stare seduta. Quando tornavo a casa dal mio dovere, mi sdraiavo priva di forze e non avevo neppure voglia di parlare. Sapevo che tutto ciò mi stava accadendo con il permesso di Dio. Pregavo, cercavo e riflettevo sull’eventualità di star facendo qualcosa di non conforme all’intenzione di Dio, e io ho pensato che, fintanto che mi fossi resa conto del mio errore e avessi continuato a svolgere il mio dovere, avrei potuto guarire dalla malattia. Ma due mesi sono volati via in un attimo e io non stavo affatto migliorando. Mi preoccupava constatare il lungo decorso della mia malattia: cosa avrei fatto se non fossi più migliorata? Negli ultimi anni non avevo mai smesso di compiere il mio dovere. Avevo continuato a condividere il Vangelo anche quando ero malata, quindi perché ora non stavo guarendo? Pensarci mi faceva sentire sempre più offesa e turbata. Mi sono detta: “Se non guarisco, potrebbe arrivare il giorno in cui non sarò più in grado di svolgere il mio dovere e non potrò preparare buone azioni. In quel caso, potrò essere salvata? Tutto quello che ho dato in questi anni è stato vano? Dovrei risparmiare le mie energie per la salute e vedere come evolverà la mia malattia”. Da quel momento, non mi sono più impegnata tanto nel mio dovere. Nelle nostre riunioni di gruppo, mi limitavo a informarmi in modo superficiale sui potenziali neofiti e, se non ce n’erano, andavo a casa a riposare. Avevo davvero paura di sfinirmi e di ammalarmi ancora di più. In quel periodo, ero preda della preoccupazione per la mia malattia e molto depressa. Non traevo alcuna illuminazione dalle parole di Dio e la mia comunione nelle riunioni era davvero arida. Mi sentivo molto distante da Dio. Addolorata, L’ho pregato: “O Dio! Questa malattia mi rende infelice, ho delle lamentele e non sono affatto motivata a svolgere il mio dovere. Ti prego, illuminami per capire le Tue intenzioni. Voglio sottomettermi, riflettere su me stessa e apprendere una lezione”.

Ricercando, ho letto le parole di Dio: “Prima di tutto, quando le persone iniziano a credere in Dio, chi tra loro non ha i suoi scopi, le sue motivazioni e le sue ambizioni? Anche se alcune persone credono nell’esistenza di Dio, e l’hanno percepita, la loro fede in Dio contiene ancora quelle motivazioni, e il loro scopo ultimo nel credere in Dio è quello di ricevere le Sue benedizioni e le cose che essi desiderano. Nelle esperienze della vita, spesso pensano tra sé: ‘Per Dio ho rinunciato alla famiglia e alla carriera, e Lui che cosa mi ha dato? Devo anche aggiungere, e confermare: ho forse ricevuto qualche benedizione di recente? In questo periodo ho dato tanto, ho corso a destra e a manca, e ho sofferto da morire, ma in cambio Dio mi ha fatto qualche promessa? Si è forse ricordato delle mie buone azioni? Che fine farò? Potrò ricevere le benedizioni di Dio?…’ Ogni persona costantemente, nel suo intimo, fa questi calcoli, e avanza a Dio richieste che recano le sue motivazioni, le sue ambizioni e una mentalità affaristica. Vale a dire, nel suo intimo l’uomo saggia continuamente Dio, escogitando continuamente piani a proposito di Dio, e dibattendo costantemente con Lui il caso riguardante il proprio fine personale, e tentando di estorcere a Dio una dichiarazione, per vedere se Egli può concedergli ciò che desidera oppure no. Nello stesso tempo in cui ricerca Dio, l’uomo non Lo tratta come Dio. L’uomo ha sempre tentato di concludere accordi con Lui, facendoGli richieste senza tregua, e anche sollecitandoLo a ogni passo, tentando di prendersi tutto il braccio dopo aver avuto la mano. Mentre sta cercando di concludere accordi con Dio, l’uomo dibatte con Lui, e c’è anche chi, nel momento in cui gli capitano delle prove o si trova in determinate situazioni, spesso diventa debole, negativo e fiacco nel suo lavoro, e pieno di lamentele riguardanti Dio. Dal primo momento in cui ha iniziato a credere in Dio, l’uomo Lo ha considerato un pozzo di San Patrizio, un ‘jolly’, e si è autoproclamato come il più grande creditore di Dio, come se tentare di ottenere benedizioni e promesse da Dio fosse un suo diritto e obbligo innato, mentre la responsabilità di Dio sarebbe quella di proteggere l’uomo, prenderSi cura di lui e provvedere all’uomo. Ecco l’interpretazione di base del concetto ‘fede in Dio’ da parte di tutti coloro che credono in Lui, e tale è la loro più profonda comprensione di questo concetto(La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “L’opera di Dio, l’indole di Dio e Dio Stesso II”). Mi sono sentita davvero in colpa quando ho riflettuto sulle parole di Dio. Ho visto che nella mia fede semplicemente non stavo trattando Dio come tale. Lo trattavo come un coltellino svizzero, come una cornucopia, convinta che, fintanto che avessi continuato a spendermi per Lui, Egli mi avrebbe tenuta sana e al sicuro, che non avrei mai affrontato malattie o tragedie, che sarei riuscita a evitare ogni tipo di disastro, e che alla fine sarei stata salvata e avrei ottenuto una buona destinazione. Negli ultimi anni, avevo abbandonato la mia famiglia e rinunciato alla mia carriera per compiere il mio dovere, avevo sofferto e dato molto e non mi ero mai tirata indietro, nemmeno quando ero stata arrestata e torturata. Ma quando mi sono ammalata, e soprattutto quando ho visto che i miei problemi di salute tardavano a risolversi, ho incolpato Dio e ho cercato di ragionare con Lui. Ho fatto il computo di tutte le sofferenze che avevo patito negli anni e mi sono convinta che tutto quello che avevo dato sarebbe stato uno spreco se non fossi stata salvata, e nel mio dovere ho iniziato a battere la fiacca. Ho visto che non avevo fede allo scopo di acquisire la verità e sottomettermi a Dio, ma per scambiare la mia sofferenza e il mio duro lavoro con la grazia e le benedizioni di Dio. Questo non era forse ingannare e usare Dio? Allo scopo di salvare l’umanità, Dio ci ha donato numerose parole per irrigarci e sostenerci. Ma io non ripagavo il Suo amore, cercando invece di condurre transazioni con Lui. Quando non ha adempiuto a quello che volevo, ho iniziato a mostrare superficialità e negligenza nel mio dovere. Non ero affatto autentica nei confronti di Dio. Ero del tutto priva di coscienza e ragione! Mi sono presentata davanti a Dio in preghiera: “Dio, Ti sto usando e ingannando nella mia fede. Sono a malapena un essere umano! Voglio pentirmi davanti a Te. Ti prego di guidarmi”.

In seguito, ho letto la parola di Dio: “In molti casi le prove sono oneri che Dio assegna agli esseri umani. Per quanto grande sia l’onere che Dio ti ha assegnato, questo è il fardello che devi assumere, poiché Dio ti capisce e sa che potrai sopportarlo. L’onere assegnatoti da Dio non eccederà la tua statura o i limiti della tua resistenza, perciò senza dubbio potrai sopportarlo. Qualunque onere Dio ti assegni, qualunque prova, devi rammentare una cosa: che tu, dopo aver pregato, capisca o no le intenzioni di Dio e che tu riceva o no l’illuminazione da parte dello Spirito Santo, e che questa prova sia per te una disciplina o un avvertimento da parte di Dio, non ha importanza se non capisci. Fintanto che non rallenti l’assolvimento del tuo dovere e sai attenerti lealmente a tale dovere, Dio sarà compiaciuto e tu rimarrai saldo nella tua testimonianza. […] Nella tua fede in Dio e nella tua ricerca della verità, se sei in grado di dire: ‘Qualunque malattia o evento sgradevole Dio permetta che mi colpisca (qualunque cosa Egli faccia), io devo sottomettermi e rimanere al mio posto di essere creato. Prima di ogni altra cosa devo mettere in pratica questo aspetto della verità (la sottomissione), devo attuarlo, e vivere la realtà della sottomissione a Dio. Inoltre non devo accantonare ciò che Dio mi ha incaricato di fare e il dovere che devo svolgere. Perfino al mio ultimo respiro devo rimanere saldo nel mio dovere’, non significa forse rendere testimonianza? Quando hai questa determinazione e questo stato, sei ancora in grado di lamentarti di Dio? No. In un momento come questo, penserai: ‘Dio mi dà questo respiro, ha provveduto a me e mi ha protetto per tutti questi anni, mi ha sollevato da tanto dolore, mi ha donato tanta grazia e tante verità. Ho compreso verità e misteri che altri non capivano da generazioni. Ho acquisito tanto da Dio, perciò devo ripagarLo! In precedenza la mia statura era troppo scarsa, non capivo niente, tutto ciò che facevo era offensivo per Dio. Forse non avrò più in futuro un’altra occasione per ripagare Dio. Per quanto tempo mi rimanga da vivere, devo sacrificare quel poco di forze che ho e fare ciò che posso per Dio, affinché Egli veda che tutti questi anni in cui Egli ha provveduto a me non sono stati vani, ma hanno dato frutti. Voglio dare conforto a Dio e non ferirLo né deluderLo più’(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Solo nella lettura frequente delle parole di Dio e nella meditazione sulla verità si trova un cammino da percorrere”). Riflettendo sulle parole di Dio, sono riuscita a capire la Sua intenzione. Qualunque tipo di avversità io affronti, ogni cosa è permessa da Dio. Quella malattia era un carico che Dio mi dava da sopportare, che dovevo accettare e a cui dovevo sottomettermi; e dovevo rendere testimonianza. Ho pensato a Pietro, che cercò di soddisfare Dio e di sottomettersi a Lui. Patì malattie e visse privazioni, ma fu sempre in grado di accettarlo e non si lamentò mai. Quelle cose non cambiarono mai il suo amore per Dio. Dovevo restare al mio posto di essere creato come Pietro e trarre davvero un insegnamento da quella situazione. Ho continuato a prendere le medicine senza smettere di compiere il mio dovere, e non mi sentivo più limitata dalla mia malattia, che dopo alcuni mesi di graduale recupero è scomparsa. Ero così grata a Dio!

Un giorno di settembre, quando sono tornata a casa dopo aver condiviso il Vangelo, mio marito mi ha raccontato con tono serio che il giorno prima era andato a fare un normale controllo di routine e il medico gli aveva detto di tornare il giorno dopo per una risonanza magnetica. Questo mi ha davvero sconvolta e mi sono chiesta se avesse qualcosa di grave. Quella notte mi rigiravo nel letto e non sono riuscita a dormire. Ho cercato di consolarmi, ripetendomi che probabilmente non era niente di grave. Anche lui era un credente e io svolgevo un dovere lontano da casa, quindi Dio avrebbe dovuto proteggerlo. Il giorno dopo l’ho accompagnato in ospedale. Con mia grande sorpresa, gli è stato diagnosticato un cancro al pancreas. La notizia mi ha lasciata del tutto attonita. Avevo sentito dire che quel tipo di cancro era molto difficile da trattare e, se non veniva curato in tempo, poteva progredire molto rapidamente; inoltre, se era grave, poteva portare alla morte nel giro di pochi mesi. Ho considerato che mio marito sembrava pieno di vita, eppure forse non gli restava molto tempo. Mi sembrava che il cielo mi stesse crollando addosso. Ho pensato: “Io mi sono appena ripresa e ora mio marito ha un tumore. Perché sta succedendo questo?” Ogni volta che pensavo al cancro di mio marito, piangevo senza sosta. Addolorata, ho pregato Dio, chiedendoGli di vegliare sul mio cuore e di guidarmi a comprendere la Sua intenzione.

Ho letto queste parole di Dio: “Nella loro fede in Dio, quel che le persone cercano è ottenere benedizioni per il futuro: questo è il loro obiettivo nella fede. Tutti hanno questo intento e questa speranza, ma la corruzione nella loro natura deve essere risolta attraverso le prove e l’affinamento. Quali che siano gli aspetti in cui non sei purificato e riveli corruzione, questi sono gli aspetti nei quali devi essere affinato: questa è la disposizione di Dio. Dio crea per te un ambiente, costringendoti a essere lì affinato in modo che tu possa conoscere la tua corruzione. In definitiva raggiungi un punto in cui preferiresti morire per abbandonare i tuoi progetti e i tuoi desideri e sottometterti alla sovranità e alla disposizione di Dio. Pertanto, se le persone non subiscono diversi anni di affinamento, se non sopportano una certa dose di sofferenza, non potranno liberarsi dai vincoli della corruzione della carne nei loro pensieri e nel loro cuore. Quali che siano gli aspetti in cui le persone sono ancora soggette ai vincoli della loro natura satanica, e quali che siano gli aspetti in cui hanno ancora i loro desideri e le loro esigenze, questi sono gli aspetti nei quali devono soffrire. Solo dalla sofferenza si possono trarre lezioni, il che significa essere in grado di acquisire la verità e capire le intenzioni di Dio. In realtà, molte verità vengono capite sperimentando prove dolorose. Nessuno può comprendere le intenzioni di Dio, riconoscere la Sua onnipotenza e la Sua sapienza o apprezzare l’indole giusta di Dio quando si trova in un ambiente facile e confortevole o quando le circostanze sono favorevoli. Sarebbe impossibile!(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Ho riflettuto su me stessa alla luce delle parole di Dio. Quando ero stata malata, attraverso il giudizio e la rivelazione delle parole di Dio avevo riconosciuto la mia prospettiva sbagliata di perseguire le benedizioni ed ero stata pronta a sottomettermi, che guarissi oppure no. Pensavo di aver abbandonato la mia spinta a perseguire le benedizioni ma, quando mio marito si è ammalato di cancro, non ho potuto fare a meno di incolpare e fraintendere Dio. Mi sembrava che dovesse proteggerci, visto che eravamo credenti. Mi sono resa conto di quanto fosse radicata la mia brama di benedizioni. Se Dio non mi avesse rivelata in quel modo, avrei avuto difficoltà a riconoscere l’intenzione di ottenere benedizioni e i desideri smodati radicati nel profondo del mio cuore, e sarebbe stato ancora più difficile per me essere purificata e raggiungere una trasformazione. Poi ho capito che dovevo trarre una lezione dalla malattia di mio marito e smettere di incolpare Dio.

Dopo essermi calmata, ho riflettuto sul perché non riuscissi a fare a meno di lamentarmi e di fraintendere Dio quando mio marito si è ammalato di cancro. Ho letto nella parola di Dio: “Agli occhi degli anticristi, nonché nei loro pensieri e nelle loro opinioni, si devono trarre dei vantaggi dal seguire Dio; non si muoveranno mai in assenza di vantaggi. Se non vi sono fama, guadagno o prestigio di cui poter godere, se nessuno dei lavori o dei doveri che svolgono fa guadagnare loro l’ammirazione da parte degli altri, allora per loro non ha senso credere in Dio e svolgere i loro doveri. I primi vantaggi che devono guadagnare sono le promesse e le benedizioni di cui si parla nelle parole di Dio, e devono anche godere di fama, guadagno e prestigio all’interno della chiesa. Gli anticristi pensano che, in quanto credenti in Dio, si debba essere superiori agli altri, si debba essere ammirati, si debba essere speciali: come minimo, i credenti in Dio devono godere di queste cose. Se non ne godono, c’è da chiedersi se questo Dio in cui credono sia il vero Dio. La logica degli anticristi non è forse quella di prendere come verità le parole ‘Chi crede in Dio deve godere delle benedizioni e della grazia di Dio’? Provate ad analizzare queste parole: sono la verità? (No.) Ora è chiaro che queste parole non sono la verità; sono una fallacia, sono la logica di Satana e non hanno alcuna relazione con la verità. Dio ha mai detto: ‘Se le persone credono in Me, saranno sicuramente benedette e non patiranno mai avversità?’ Quale frase delle parole di Dio dice questo? Dio non ha mai pronunciato parole del genere o fatto questo. Quando si tratta di benedizioni e avversità, c’è una verità da ricercare. Qual è il detto saggio a cui le persone dovrebbero attenersi? Giobbe disse: ‘Abbiamo accettato il bene dalla mano di Dio, e rifiuteremmo di accettare il male?’ (Giobbe 2:10). Queste parole sono la verità? Sono parole di un uomo; non possono essere elevate all’altezza della verità, anche se in qualche modo sono conformi alla verità. In che modo sono conformi alla verità? Il fatto che le persone vengano benedette oppure patiscano avversità è interamente nelle mani di Dio, è tutto sotto la Sua sovranità. Questa è la verità. Gli anticristi credono in questo? No, non ci credono. Non lo riconoscono. Perché non ci credono e non lo riconoscono? (Hanno fede in Dio per essere benedetti, vogliono solo essere benedetti.) (Perché sono troppo egoisti e perseguono solo gli interessi della carne.) Nella loro fede, gli anticristi desiderano solo essere benedetti e non vogliono patire avversità. Quando vedono qualcuno che viene benedetto, che ha ricevuto dei benefici, grazia, più piaceri materiali e grandi vantaggi, credono che sia stato Dio a farlo, e che, se loro non ricevono tali benedizioni materiali, allora non è Dio ad agire. L’implicazione è: ‘Se tu sei davvero dio, allora puoi solo benedire le persone; dovresti risparmiare loro le avversità e non permettere che soffrano. Solo allora vi saranno un valore e un senso nella fede delle persone in te. Se, dopo averti seguito, le persone sono comunque vessate dalle avversità, se continuano a soffrire, allora che senso ha credere in te?’ Non ammettono che tutte le cose e tutti gli eventi sono nelle mani di Dio, che Dio regna sovrano su tutto. E perché non lo ammettono? Perché gli anticristi hanno paura di patire avversità. Vogliono solo ottenere vantaggi, approfittare, godere delle benedizioni; non vogliono accettare la sovranità o l’orchestrazione di Dio, ma solo ricevere da Lui dei vantaggi. Questo è il punto di vista egoistico e spregevole degli anticristi(La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 10: Parte sesta”). “Tutti gli esseri umani corrotti vivono per sé stessi. Ognuno per sé e che gli altri si arrangino: questo è il riassunto della natura umana. Le persone credono in Dio per il proprio interesse; quando rinunciano alle cose e si spendono per Dio, lo fanno per essere benedette e, quando Gli sono leali, è per essere ricompensate. Insomma, agiscono solo al fine di essere benedette e ricompensate ed entrare nel Regno dei Cieli. Nella società lavorano per il proprio vantaggio personale, mentre nella casa di Dio svolgono un dovere per essere benedette. È al fine di ottenere benedizioni che le persone rinunciano a tutto e riescono a sopportare molte sofferenze: non vi è prova migliore della natura satanica dell’uomo(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Le parole di Dio rivelano la prospettiva degli anticristi sulle benedizioni e sulle disgrazie. Nella loro fede, essi perseguono le benedizioni e sono convinti di doverne ricevere a motivo della loro fede. Se ciò non accade, pensano che avere fede non abbia significato e sono persino capaci di tradire Dio e abbandonarLo da un momento all’altro. Mi sono resa conto di avere la stessa visione della fede. Pensavo che, poiché avevo fatto tutti quei sacrifici, Dio avrebbe dovuto benedire me e la mia famiglia tenendola al sicuro e libera da malattie e calamità. Quindi, sia che la malattia colpisse mio marito oppure me, fraintendevo e incolpavo Dio. Gli ponevo addirittura richieste irragionevoli, pretendendo che guarisse me dal mio virus e mio marito dal cancro. Non appena Dio non soddisfaceva i miei desideri, non volevo più spendermi per il mio dovere. La mia prospettiva di fede era così assurda! La verità è che Dio non ha mai detto che ai credenti non accadrà nulla di brutto. Egli governa su tutto. Nascita, morte, malattia e salute sono nelle Sue mani; le persone non ricevono da Dio solamente benedizioni, ma anche disgrazie, e i credenti non fanno eccezione. Compiere un dovere è la cosa più giusta e naturale che un essere creato dovrebbe fare e non ha nulla a che fare con l’essere benedetti o meno. Ma io ero così profondamente corrotta da Satana che vivevo secondo veleni satanici come “Ognuno per sé e che gli altri si arrangino” e “Non fate nulla senza un tornaconto”. Pensavo costantemente ai miei interessi personali e consideravo Dio come qualcosa da usare. Volevo utilizzare le mie sofferenze, i miei sacrifici e il mio duro lavoro per indurre Dio a benedirmi. Quando Dio faceva qualcosa che comprometteva i miei interessi personali, ero piena di lamentele e di incomprensioni nei Suoi confronti, e addirittura ragionavo con Lui e Lo osteggiavo. Che tipo di credente ero mai? Ero davvero egoista e spregevole! Ho pensato a Paolo: anche lui soffrì molto per il Signore, ma non perseguì affatto la verità o la conoscenza di Dio. Voleva solamente usare i propri sacrifici, il proprio contributo e il proprio impegno come merce di scambio per ottenere ricompense e una corona. Disse: “Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede. Ormai mi è riservata la corona di giustizia” (2 Timoteo 4:7-8). Ciò che intendeva veramente era che, se Dio non lo avesse incoronato e ricompensato, allora Dio non era giusto. Paolo voleva sfruttare i propri sforzi e le proprie sofferenze come capitale per fare pressione su Dio e opporGlisi. Alla fine, Dio lo punì. Rendermene conto mi ha molto spaventata. Ho visto che nella mia fede non mi concentravo sulla ricerca della verità, ma solo sul perseguimento di grazia e benedizioni. Stavo percorrendo un cammino avverso a Dio. In quel modo non avrei mai acquisito la verità e la mia indole corrotta non sarebbe cambiata. Avrei finito per essere eliminata! In seguito, ho letto un altro passo della parola di Dio: “Potresti pensare che credere in Dio significhi soffrire o compiere ogni genere di azioni per Lui; potresti pensare che lo scopo di credere in Dio sia conseguire la pace della carne o fare in modo che tutto nella tua vita vada liscio, o che tu possa essere a tuo agio in tutto. Tuttavia, gli uomini non dovrebbero attribuire alla loro fede in Dio nessuno di questi scopi. Se credi per realizzare questi scopi, parti da un punto di vista sbagliato ed è semplicemente impossibile che tu sia perfezionato. Le azioni di Dio, l’indole giusta di Dio, la Sua saggezza, le Sue parole e la Sua prodigiosità e insondabilità sono tutte cose che gli uomini dovrebbero capire. Dopo averlo compreso, dovresti servirtene per liberare il cuore da tutte le pretese, le speranze e le nozioni personali. Solo eliminando queste cose puoi soddisfare le condizioni dettate da Dio, ed è solo così facendo che puoi avere vita e soddisfare Dio. Lo scopo di credere in Dio è soddisfarLo e vivere l’indole che Egli richiede, in modo che le Sue azioni e la Sua gloria possano manifestarsi attraverso questo gruppo di individui indegni. Questa è la giusta prospettiva per credere in Dio, e anche l’obiettivo che dovresti perseguire(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Coloro che devono essere resi perfetti devono essere sottoposti a raffinamento”). Le parole di Dio mi hanno mostrato ciò che dovrei perseguire. Nella mia fede, non dovrei ricercare le benedizioni né alcun tipo di beneficio, ma piuttosto cercare di conoscere e di soddisfare Dio, di essere come Giobbe, senza avanzare a Dio alcuna richiesta o pretesa. Giobbe credeva che tutto ciò che aveva gli era stato donato da Dio; quindi, sia che Dio gli desse o togliesse, sia che ricevesse benedizioni o disgrazie, Giobbe si sottometteva incondizionatamente a Dio e lodava la Sua giustizia. Pertanto, quando fu tentato da Satana, quando gli furono rubati tutti i suoi averi, i suoi figli morirono e il suo corpo si ricoprì di pustole, non si lamentò mai di Dio e continuò a lodarNe il nome. Qualunque cosa Dio facesse, Giobbe rimase al suo posto di essere creato, si sottomise a Dio e Lo adorò. La fede di Giobbe ricevette l’elogio da parte di Dio. Questa comprensione mi ha fornito un percorso di pratica. Che mio marito migliorasse o meno, dovevo sottomettermi a Dio e compiere il mio dovere.

Ho letto questo nelle parole di Dio: “Dio ha già pianificato completamente la genesi, l’avvento, la durata della vita, l’esito di tutti gli esseri creati, nonché la loro missione nella vita e il ruolo che svolgono nell’intera umanità. Nessuno può modificare tali cose; questa è l’autorità del Creatore. L’avvento di ogni essere creato, la sua missione nella vita, il termine della sua vita: tutte queste leggi sono state decretate da Dio molto tempo fa, così come Dio ha decretato l’orbita di ogni corpo celeste; quale orbita seguano tali corpi celesti, per quanti anni, in che modo orbitino, quali leggi seguano: tutto questo è stato decretato da Dio molto tempo fa e rimane immutato da migliaia, decine di migliaia, centinaia di migliaia di anni. Questo è decretato da Dio e questa è la Sua autorità(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Dalle parole di Dio, ho capito che il nostro destino, la durata della nostra vita e il nostro esito sono nelle mani del Signore della Creazione. La nostra nascita, la nostra morte, la nostra malattia e la nostra salute sono governate da Dio. È Dio a stabilire quando moriremo, e nessuno di noi può sottrarsi. Se, al contrario, il momento che Dio ha stabilito per noi non è ancora arrivato, non moriremo comunque, neanche se ci ammaliamo di cancro. Questa è l’autorità di Dio e nessuno può cambiarla. Capirlo mi ha aiutata a rilassarmi un po’. Sapevo che la salute di mio marito era nelle mani di Dio e che tutto ciò che potevo fare era sottomettermi a quanto Dio disponeva e compiere il mio dovere.

In ospedale, mio marito è stato sottoposto a chemioterapia per un certo periodo e, sorprendentemente, le cellule tumorali sono scomparse dal suo sangue. Tutti gli indicatori sono tornati normali, e il tumore si è ridotto della metà. Il medico ha dichiarato che un caso come il suo era molto raro. Nostro figlio ci ha raccontato che il padre di un suo collega si era ammalato dello stesso tipo di cancro, non aveva tollerato la prima somministrazione di chemio ed era morto in pochi mesi. Ero così grata a Dio per la rapida guarigione di mio marito. Ma ciò che mi ha resa più felice è stato che mio marito aveva sempre avuto fede soltanto a parole e aveva sempre perseguito il denaro; invece, dopo il cancro, ha acquisito una certa comprensione dell’onnipotente sovranità di Dio e poi ha diffuso il Vangelo e testimoniato le opere di Dio ad amici e parenti.

Sebbene questa esperienza sia stata dolorosa per me, ho acquisito una certa comprensione della mia brama di benedizioni e delle mie prospettive errate sulla ricerca, e ho corretto gli obiettivi del mio perseguimento nella fede. Sono tutte lezioni che ho appreso grazie a questa esperienza. Mi sono resa conto che l’opera di Dio di salvezza dell’umanità è davvero concreta!

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