29. Perché fingo costantemente?
Nell’agosto 2021, ho iniziato la formazione per irrigare dei nuovi credenti. Dal momento che non avevo una pronuncia inglese standard, avevo paura che quando condividevo con loro mi avrebbero guardata dall’alto in basso, quindi in genere comunicavo con loro solo tramite messaggi scritti. Tuttavia, usare continuamente quel metodo influiva sul progresso dell’irrigazione. Durante una riunione, una sorella ha raccontato che non parlava benissimo inglese, ma che voleva essere in grado di condividere verbalmente con i nuovi arrivati e di affrontare le loro varie nozioni e difficoltà in modo tempestivo, così usava un software di traduzione come supporto. In questo modo, riusciva a condividere con loro a voce il più possibile. Paragonare il mio atteggiamento nei confronti del dovere al suo mi ha fatta vergognare. Sebbene non sapesse parlare bene inglese, era stata comunque in grado di trovare un modo per comunicare verbalmente con i nuovi arrivati. Il mio unico problema era non avere una pronuncia standard, mentre ero fluente nella conversazione quotidiana; avevo solo paura che i nuovi arrivati affermassero che il mio inglese fosse carente e quindi non volevo comunicare verbalmente con loro. Questo ha influenzato direttamente l’esito della mia irrigazione. C’erano sempre più nuovi credenti che accettavano l’opera di Dio degli ultimi giorni, quindi dovevamo intensificare il nostro lavoro di irrigazione e aiutarli a radicarsi stabilmente sulla vera via il più presto possibile. Io, invece, pensavo solo alla mia reputazione e al mio prestigio, non a come irrigare tempestivamente i nuovi arrivati. Non avevo la minima considerazione delle intenzioni di Dio! Così, ho detto una preghiera, intenzionata ad affidarmi a Dio e a provare a comunicare verbalmente con i nuovi arrivati. Da quel momento, ho iniziato a praticare il mio inglese parlato, iniziando con i nuovi arrivati con cui già avevo familiarità. Dopo un po’ di tempo, non ho più avuto paura di conversare a voce. Ricordo che una volta stavo parlando con un nuovo credente e non solo sono riuscita a esprimermi in modo fluente, ma ho anche risolto il suo problema. È difficile da credere: non avrei mai pensato che un’unica conversazione verbale potesse essere più efficace di giorni e giorni di messaggi.
Poiché sempre più nuovi membri entravano a far parte della chiesa, la leader ha incaricato a me e sorella Mavis di collaborare alla gestione dell’irrigazione. Quando ho saputo di questa soluzione, sono rimasta alquanto sorpresa. Avevo appena iniziato a praticare l’irrigazione dei nuovi arrivati, c’erano ancora molte verità sull’opera di Dio che non capivo e il mio inglese era mediocre. Come potevo assumermi una responsabilità del genere? Mavis si occupava dell’irrigazione dei nuovi arrivati da più tempo di me, quindi aveva più esperienza sotto tutti i punti di vista. Inoltre, parlava inglese piuttosto bene. Se fossimo diventate collaboratrici, considerando le mie reali capacità, la verità non sarebbe stata esposta non appena avessi aperto bocca? Avrebbe potuto dire che la mia condivisione sulla verità non era chiara, che non ero adatta a quel dovere. Proprio mentre mi preoccupavo di questo, Mavis è venuta a discutere con me il lavoro e mi ha chiesto come fosse il mio inglese. Senza pensarci due volte, ho risposto: “Il mio inglese è pessimo. Riesco a capirlo, ma non lo parlo molto bene. Me la cavo con la comunicazione scritta”. Lei mi ha risposto: “Allora tu puoi assumerti la responsabilità di organizzare gli incontri con i nuovi credenti e io invece di tenere condivisione con loro. Possiamo lavorare insieme”. Quando ho sentito Mavis dire questo, ho pensato che dichiarare di non saper parlare bene inglese era stata un’ottima scusa e che così non avrei dovuto parlare durante le riunioni. Fintanto che fossi stata zitta, i miei difetti e le mie mancanze non sarebbero mai emersi. Quando poi Mavis avrebbe irrigato i nuovi arrivati, potevo stare lì ad ascoltare e imparare e, con il tempo, una volta presa la mano, avrei potuto comunicare verbalmente con loro. In questo modo, non mi avrebbero capita a fondo.
La prima volta che io e Mavis abbiamo irrigato insieme i nuovi arrivati, ho notato che lei interagiva con loro in un inglese fluente, ma oltre a “Ciao!”, io non ho osato aggiungere altro. Avevamo concordato che, alla fine dell’incontro, avrei parlato con i nuovi credenti per farmi un’idea dei loro problemi e delle loro difficoltà e risolverli il prima possibile, ma mi sentivo riluttante. Nella loro prima interazione con Mavis, avrebbero visto quanto parlava bene inglese e che era in grado di condividere chiaramente sulla verità. Se avessero parlato con me in seguito e mi avessero sentita incespicare con le parole, si sarebbero resi conto della netta differenza. Che opinione avrebbero avuto di me a quel punto? Ci ho pensato più e più volte, e ho deciso di continuare a inviare messaggi scritti. In seguito, a parte qualche dialogo orale con i pochi nuovi credenti che conoscevo abbastanza bene, ho interagito con gli altri solo mediante messaggi scritti. Tuttavia, era un modo più lento di comunicare. Molto spesso qualcuno non era online quando gli inviavo un messaggio, e quando poi mi rispondeva non me ne rendevo conto. Alcuni problemi che avrebbero potuto essere risolti a voce in pochi minuti, non venivano necessariamente risolti neanche in un paio di giorni tramite messaggi. Solo quando abbiamo fatto il punto del lavoro svolto, ho notato che quasi la metà dei nuovi credenti di cui ero responsabile non partecipava regolarmente alle riunioni. Ero sconvolta. Com’era possibile? Mavis mi ha chiesto: “Perché mandi sempre dei messaggi ai nuovi credenti? Perché non parli mai con loro direttamente?” Ho tentennato, esitante, perché non volevo rivelarle la ragione. Sapevo che, se avessi parlato direttamente con loro per risolvere i loro problemi e le loro difficoltà, alcuni avrebbero iniziato a frequentare regolarmente le riunioni. Ma avevo paura di mostrare le mie debolezze e utilizzavo i messaggi, e questo aveva portato a quelle conseguenze.
Quella notte mi sono rigirata di continuo nel letto, non riuscivo a dormire. Più ci pensavo, peggio mi sentivo. Se i dubbi e le diverse nozioni dei nuovi credenti non fossero stati risolti subito, avrebbero potuto abbandonare la fede in qualsiasi momento. Questa era una grave negligenza nel dovere! Perché insistevo a inviare messaggi in merito a questioni che potevano essere risolte con tre minuti di conversazione? Non è che non sapessi parlare inglese. Non molto tempo prima ero riuscita a comunicare oralmente, quindi perché avevo smesso? Pensavo al fatto che alcuni nuovi arrivati non partecipavano regolarmente alle riunioni perché non li avevo irrigati a dovere, e avrei voluto mangiarmi le mani. Ero così arrabbiata che ho pregato Dio, chiedendoGli di guidarmi nella comprensione di me stessa. Poi, ho letto questo passo delle parole di Dio: “Le persone stesse sono esseri creati. Gli esseri creati possono raggiungere l’onnipotenza? Possono conseguire la perfezione e l’impeccabilità? Possono conseguire la competenza in ogni cosa, arrivare a comprendere, a capire a fondo ogni cosa e a essere capaci di ogni cosa? No. Negli esseri umani, tuttavia, esistono diversi tipi di indole corrotta e una debolezza fatale: non appena acquisiscono una capacità o imparano una professione, pensano di essere abili, di essere persone di prestigio e valore, di essere professionisti di qualche tipo. Non importa quanto mediocri siano, desiderano tutti spacciarsi per qualcuno di famoso o di eccezionale, di trasformarsi in una qualche celebrità minore, di far sì che la gente li consideri perfetti e impeccabili, senza neppure un difetto; desiderano diventare, agli occhi degli altri, famosi, influenti, o figure importanti, potenti, capaci di fare qualunque cosa, persone cui nulla è impossibile. Ritengono che, se ricercano l’aiuto degli altri, appariranno incapaci, deboli e inferiori, e che gli altri li guarderanno dall’alto in basso. Per questo motivo vogliono sempre mantenere le apparenze. Alcuni, quando viene chiesto loro di fare qualcosa, dicono di saperlo fare, ma in realtà non è così. Poi, in segreto, si informano e cercano di imparare a farlo, ma dopo averlo studiato per giorni ancora non capiscono come si fa. Alla domanda su come se la stiano cavando, rispondono: ‘Manca poco, ci sono quasi!’ Ma nei loro cuori pensano: ‘Non ci sono ancora, non ne ho idea, non so cosa fare. Non devo farmi scoprire, devo continuare a fingere, non posso lasciare che gli altri vedano le mie mancanze e la mia ignoranza, non posso permettere loro di guardarmi dall’alto in basso!’ Che problema è questo? Cercare di salvare la faccia a ogni costo è un inferno in vita. Di che genere di indole si tratta? L’arroganza di simili persone non ha confini, hanno perduto ogni ragionevolezza! Non vogliono essere come tutti gli altri, non vogliono essere persone ordinarie, normali, ma individui sovrumani, eccezionali, fenomenali. È un problema davvero enorme! Per quanto riguarda la debolezza, i difetti, l’ignoranza, la stupidità e la mancanza di comprensione che fanno parte della normale umanità, costoro camufferanno tutto e non lasceranno che gli altri lo vedano, e poi continueranno a fingere. […] le persone di questo tipo non vivono forse con la testa tra le nuvole? Non stanno sognando? Non sanno chi siano né come vivere un’umanità normale. Non hanno mai agito nemmeno una volta come esseri umani pratici. Se passi le tue giornate con la testa tra le nuvole, cavandotela alla meno peggio, non facendo nulla con i piedi per terra, vivendo sempre di fantasia, allora questo è un problema. Il percorso che scegli nella vita non è corretto” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Le cinque condizioni da soddisfare per intraprendere la retta via della fede in Dio”). Riflettendo sulle parole di Dio, ho capito che fingevo e indossavo una maschera. Temevo che i nuovi credenti mi guardassero dall’alto in basso perché il mio inglese parlato non era ottimo, quindi non osavo conversare con loro. Dopo che io e Mavis abbiamo iniziato a lavorare insieme, ho visto che parlava inglese davvero bene e la sua condivisione sulla verità era più chiara della mia. Temevo che i miei fratelli e sorelle mi avrebbero trovata deludente in confronto e avevo paura che Mavis mi avrebbe capita a fondo, così ho finto ancora di più. Quando Mavis mi ha chiesto come fosse il mio inglese, le ho detto intenzionalmente che non lo parlavo bene, accampando una scusa per non dover tenere condivisione verbalmente. Ogni volta che io e lei ci occupavamo dell’irrigazione insieme, non parlavo apertamente. Non adempivo al mio dovere. Quando irrigavo io i nuovi arrivati, mandavo loro dei messaggi invece di tenere delle conversazioni dirette, con la conseguenza che molti dei loro problemi non venivano risolti tempestivamente, quindi restavano negativi e non partecipavano alle riunioni. Stavo ostacolando il nostro lavoro. Mi nascondevo sempre, per paura che le mie debolezze venissero rivelate. Volevo imparare le cose dietro le quinte per poi tornare e sorprendere tutti. Che arroganza! Non sapevo affrontare correttamente i miei difetti e le mie mancanze, ma volevo apparire eccezionale e diversa da tutti gli altri. Proprio come ha rivelato Dio: “Non vogliono essere come tutti gli altri, non vogliono essere persone ordinarie, normali, ma individui sovrumani, eccezionali, fenomenali. È un problema davvero enorme!” Non parlavo bene inglese e avevo irrigato i nuovi credenti per un breve periodo. Non avevo molta esperienza nel lavoro di irrigazione. La chiesa aveva fatto in modo che irrigassi i nuovi arrivati stranieri e questo mi aveva dato un’ottima opportunità di praticare che avrei dovuto apprezzare. Tuttavia, invece di compiere bene il mio dovere, volevo sempre coprire i miei difetti e dare l’impressione di essere in grado di fare qualsiasi cosa, in modo che gli altri mi stimassero e mi ammirassero. Ero del tutto priva di ragione e di consapevolezza di me stessa. Sapevo che dovevo smettere di fingere e di camuffarmi. A prescindere da cosa pensassero gli altri, dovevo abbandonare la mia vanità, compiere il mio dovere e adempiere alle mie responsabilità. Questo era ciò che dovevo mettere in pratica.
Ho letto altri due passi delle parole di Dio che mi hanno fornito un percorso di pratica. Dio Onnipotente dice: “Devi cercare la verità per risolvere qualsiasi problema che si presenti, qualunque esso sia, e non camuffarti in nessun modo e non indossare una maschera con gli altri. Le tue mancanze, le tue carenze, i tuoi difetti, la tua indole corrotta: sii completamente aperto su tutto questo e condividilo con gli altri. Non tenertelo dentro. Imparare ad aprirti è il primo passo per avere accesso alla vita, ed è il primo ostacolo, il più difficile da superare. Una volta che l’avrai superato, entrare nella verità sarà facile. Cosa significa compiere questo passo? Significa che stai aprendo il tuo cuore e mostrando tutto ciò che hai, che sia buono o cattivo, positivo o negativo; che ti stai mettendo a nudo per gli altri e perché Dio lo veda; che non stai nascondendo nulla a Dio, che non Gli celi nulla, che non metti su alcuna maschera, senza propensione all’inganno né trucchi, e sei parimenti aperto e onesto con le altre persone. In questo modo vivi nella luce, e non solo Dio ti sottoporrà a scrutinio, ma gli altri potranno vedere che agisci secondo principio e con una certa trasparenza” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). “Al cospetto di Dio, non importa quanto ti camuffi, quanto ti nascondi o cosa inventi sul tuo conto: Dio ha una chiara visione di tutti i tuoi pensieri più autentici e di ciò che nascondi nel tuo intimo più profondo e interiore; non c’è una sola persona il cui intimo nascosto e interiore possa sfuggire allo scrutinio di Dio” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Sei indicatori di crescita nella vita”). Riflettendo sulle parole di Dio, ho capito che il primo passo per eliminare la mia indole corrotta era imparare ad aprirmi, smettere di simulare e di fingere, e portare alla luce le mie inadeguatezze, i miei fallimenti e la corruzione che rivelavo. Dovevo essere una persona diretta, sincera e senza pretese davanti ai miei fratelli e sorelle e davanti a Dio. A quel punto sarei stata in grado di rilassarmi e sentirmi libera nel mio dovere. Comprendere questo mi ha dato la fiducia e il coraggio di mettere in pratica la verità, e così ho cercato la mia leader e Mavis e ho parlato loro apertamente del mio stato e della mia comprensione. Non mi hanno guardata dall’alto in basso; anzi, hanno pazientemente condiviso con me le loro esperienze per aiutarmi a capire il mio problema. In seguito, quando irrigavo i nuovi arrivati, non ero più limitata dalla mia vanità. Ho iniziato a concentrarmi sul comunicare con loro verbalmente, in modo da poterli aiutare a risolvere più rapidamente i loro dubbi. Quando trovavo una parola che non conoscevo o che non riuscivo a pronunciare, prendevo un dizionario o usavo un software di traduzione. Col tempo, il mio inglese parlato è migliorato. Mi sembrava che, condividendo apertamente con i miei fratelli e sorelle e non nascondendomi né fingendo, potevo conoscere la mia corruzione e i miei difetti e, quando mi trovavo nel mio stato negativo, cambiarlo rapidamente. Proprio come dice Dio: “Imparare ad aprirti è il primo passo per avere accesso alla vita, ed è il primo ostacolo, il più difficile da superare. Una volta che l’avrai superato, entrare nella verità sarà facile” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Pensavo, dopo aver affrontato tutto questo, di aver imparato ad aprirmi e a cambiare. Tuttavia, successivamente, sono stata smascherata di nuovo da un’altra situazione.
Una volta, dei nuovi credenti volevano condividere il Vangelo con alcuni dei loro familiari e amici, così io e il leader abbiamo spiegato loro i princìpi da applicare. Avevo appena finito di presentarmi, quando una dei nuovi credenti ha detto che non riusciva a capire quello che stavo dicendo. Il capogruppo si è affrettato ad aiutarmi a spiegare: ha detto che la mia pronuncia inglese non era chiara, e poi ha iniziato a parlare con i nuovi arrivati. Mi sentivo un’estranea mentre li ascoltavo conversare con scioltezza, e mi sono fatta tutta rossa in viso. È stato davvero imbarazzante. Inizialmente, volevo che il capogruppo avesse la possibilità di imparare da me e di fare un po’ di pratica, ma non riuscivo nemmeno a presentarmi correttamente: cosa avrebbero pensato di me il capogruppo e i nuovi arrivati? Avrebbero pensato che il mio inglese era pessimo, quindi che dovevo essere incompetente anche sul lavoro? A quel punto, chi mi avrebbe dato ascolto quando avrei monitorato il lavoro? Questi pensieri mi hanno lasciato un’indescrivibile sensazione di fallimento e mi sentivo molto scoraggiata. In quel momento, anche la leader della chiesa era un membro del gruppo. Temevo che si collegasse online, vedesse cosa stava succedendo, pensasse che il mio inglese era scarso e che non ero in grado di eseguire il lavoro, e per questo mi sostituisse. Non volevo che mi vedessero per ciò che ero, così ho ricominciato a nascondere le mie carenze, a comunicare tramite messaggi e non a voce, e a trasformare le discussioni di gruppo in chat private individuali. Dopo un po’ di tempo, ho iniziato a sentirmi davvero esausta. Avevo paura che tutti scoprissero la realtà dei fatti e mi guardassero dall’alto in basso. Vivevo ogni giorno in quello stato e non avevo tempo né energia per pensare a come svolgere bene il mio dovere. Sentivo crescere l’oscurità nel mio cuore e non riuscivo a percepire la guida di Dio. Neanche nel mio dovere avevo alcuna direzione. Sapevo di trovarmi in uno stato pericoloso, ma non riuscivo a superarlo. Così, ho detto una preghiera nel mio cuore, chiedendo a Dio di guidarmi a uscire da quella situazione.
Un giorno, ho guardato un video di testimonianza intitolato “Le ragioni della finzione”, e alcune delle parole di Dio in esso citate mi hanno profondamente colpita. Dio Onnipotente dice: “Che tipo di indole è quando si cerca sempre di apparire diversi, si dissimula, ci si dà sempre delle arie in modo da farsi stimare dagli altri e non far vedere loro i propri difetti e manchevolezze, quando si cerca sempre di presentare agli altri il proprio lato migliore? Si tratta di arroganza, falsità, ipocrisia, è l’indole di Satana, qualcosa di malvagio. Prendete i membri del regime satanico: a prescindere da quanto combattano, contendano o uccidano nell’oscurità, a nessuno è permesso di segnalarli o denunciarli. Temono che gli altri vedano il loro volto demoniaco, e fanno di tutto per coprire la cosa. In pubblico si fanno belli in ogni modo, dicendo quanto amino la gente, quanto siano grandi, gloriosi e infallibili. Questa è la natura di Satana. Le caratteristiche preminenti della natura di Satana sono l’inganno e la falsità. E qual è lo scopo dell’inganno e della falsità di Satana? Raggirare le persone, impedire loro di vedere la sua essenza e ciò che è veramente, e così raggiungere lo scopo di prolungare il suo dominio. Le persone comuni possono non avere un tale potere e prestigio, ma anche loro desiderano che gli altri abbiano un parere positivo su di loro, e che la gente abbia un’alta stima di loro e li elevi a una posizione di rilievo nel proprio cuore. Questa è un’indole corrotta e, se le persone non comprendono la verità, non sono in grado di riconoscere questo fatto. […] Commettere un errore o fingere: quale delle due ha a che fare con l’indole? Fingere è una questione di indole, implica un’indole arrogante, malvagità e falsità; è estremamente disprezzato da Dio. […] Se non cerchi di simulare o di giustificarti, se sei in grado di ammettere i tuoi errori, tutti diranno che sei onesto e saggio. E cosa ti rende saggio? Tutti commettono errori. Tutti hanno colpe e difetti. E, in realtà, tutti posseggono la medesima indole corrotta. Non pensare di essere più nobile, perfetto e gentile degli altri; questo è assolutamente irragionevole. Una volta che l’indole corrotta delle persone e l’essenza e il vero volto della loro corruzione ti saranno chiari, non tenterai di coprire i tuoi errori, né userai gli errori degli altri contro di loro, bensì sarai capace di affrontare correttamente entrambe le situazioni. Solo allora diventerai perspicace e non farai cose insensate, il che ti renderà saggio. Coloro che non sono saggi sono degli sciocchi, e si soffermano sempre sui loro piccoli errori mentre si aggirano furtivamente dietro le quinte. È disgustoso assistere a questo. Infatti, quello che stai facendo appare immediatamente ovvio agli altri, eppure tu stai ancora platealmente fingendo. Per gli altri sembra l’esibizione di un clown. Non è insensato? Lo è davvero. Le persone insensate non posseggono la minima saggezza. Per quanti sermoni ascoltino, non capiscono comunque la verità e non vedono nulla per ciò che è veramente. Non scendono mai dal loro piedistallo, pensando di essere diverse da tutti gli altri e più rispettabili di loro; questa è arroganza e presunzione, questa è stupidità. Gli stupidi mancano di comprensione spirituale, non è così? Le questioni in cui sei insensato e imprudente sono quelle in cui manchi di comprensione spirituale e non riesci a comprendere facilmente la verità. Questa è la realtà della questione” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “I principi che devono guidare il proprio comportamento”). Ho riflettuto sulle parole di Dio: mi hanno davvero scossa. Fingere e commettere un errore sono due cose di natura diversa. Il mio inglese non era buono: quindi, quando sbagliavo, potevo imparare e praticare. Tuttavia, mi nascondevo sempre in modo che gli altri non potessero vedere la vera me. Dietro questo c’era la mia indole corrotta di arroganza, propensione all’inganno e malvagità, qualcosa per cui Dio prova disgusto e odio. Ero nuova nella pratica di quel dovere, quindi errori, sviste e manifestazioni di corruzione erano inevitabili. Non erano cose di cui vergognarsi e potevano essere risolte cercando la verità. Invece io, da quando avevo assunto la responsabilità del lavoro di irrigazione, mi ero messa nella posizione di comando, pensando di dover essere migliore di una persona normale, o altrimenti i nuovi arrivati mi avrebbero guardata dall’alto in basso. Quando quella nuova credente ha detto che non riusciva a capire quello che dicevo, mi sono sentita come se le mie inadeguatezze fossero state esposte e la mia immagine fosse stata danneggiata, e che i nuovi credenti mi avrebbero guardata dall’alto in basso e non mi avrebbero dato ascolto. Ancor di più, temevo che la mia leader notasse le mie mancanze e non mi ritenesse all’altezza del lavoro, e quindi mi rimuovesse. Ho pensato a un modo per nascondere i miei fallimenti così da proteggere il mio prestigio e la mia immagine, arrivando persino a ostacolare il lavoro della chiesa. Ho sostituito la comunicazione verbale con scambi scritti, e ho usato le chat private al posto delle riunioni di gruppo per discutere del lavoro, ritardando così il nostro lavoro di irrigazione. Stavo sulla difensiva e mi allontanavo sempre di più da Dio. Era tutto così propenso all’inganno! Leggere i brani delle parole di Dio che giudicano e smascherano la natura satanica mi ha fatta tremare. Dio dice che l’inganno e il raggiro costituiscono l’aspetto più rilevante della natura satanica, e che sono qualcosa di estremamente malvagio. Il gran dragone rosso è particolarmente abile a fingere e a ingannare. Parla sempre della sua immagine “grande, gloriosa e corretta” per convincere la gente ad adorarlo e a seguirlo, nel tentativo di rafforzare la sua dittatura. Fa di tutto per nascondere le azioni malvagie che compie dietro le quinte, fuorviando e ingannando così le persone di tutto il mondo. Riflettendo sul mio comportamento, ho visto che stavo fingendo affinché gli altri avessero un’immagine positiva di me e vedessero solo i miei pregi. Stavo davvero mostrando un’indole malvagia e propensa all’inganno! Questa indole non era la stessa del gran dragone rosso? A cosa serve conquistare il rispetto e l’ammirazione degli altri con l’inganno e la finzione? Nascondendo le mie mancanze e le mie inadeguatezze, ricorrendo a dei trucchi per raggirare Dio e gli altri, non solo non facevo progressi, ma ritardavo anche il lavoro di irrigazione dei nuovi arrivati. Non era una cosa davvero sciocca? Molti nuovi credenti stavano leggendo le parole di Dio e apprendendo della Sua volontà di salvare l’umanità. Potevano vedere i disastri aumentare e la pandemia peggiorare sempre di più, e sapevano che accettare l’opera di Dio degli ultimi giorni era l’unica via di sopravvivenza per le persone. Erano disposti a condividere il Vangelo con i loro amici e familiari, per portarli davanti a Dio e metterli in condizione di ottenere la Sua salvezza. Ma io non mi preoccupavo minimamente del loro ingresso nella vita. Per difendere la mia inutile vanità, non rispondevo tempestivamente alle domande dei fratelli e delle sorelle sulla condivisione del Vangelo. Questo rallentava molte persone nell’approfondire la vera via e nel rivolgersi verso Dio. E non mi rendeva forse un ostacolo, un intoppo per l’opera di evangelizzazione? Riflettendo al riguardo, mi sono resa conto che stavo vivendo secondo la mia indole corrotta e, sebbene in apparenza stessi compiendo il mio dovere, in realtà mi stavo opponendo a Dio, ostacolando il lavoro della chiesa e danneggiando i miei fratelli e sorelle. Mi odiavo e provavo disgusto per me stessa dal profondo del cuore. Sentivo di dovere molto a Dio e che avevo anche deluso i miei fratelli e sorelle. Ho pregato Dio per dirGli che ero pronta a pentirmi e che desideravo perseguire la verità e svolgere il mio dovere con fermezza.
Una volta, durante le mie devozioni spirituali, ho letto questo passo delle parole di Dio: “Non hai bisogno di proteggere con ogni mezzo la tua reputazione, la tua immagine e il tuo prestigio, né hai bisogno di coprire o camuffare i tuoi errori. Non serve che ti impegni in questi sforzi inutili. Se riesci ad abbandonare queste cose, sarai molto rilassato e vivrai senza vincoli né dolore, interamente nella luce. Imparare ad essere aperto quando tieni condivisioni è il primo passo per avere accesso alla vita. Poi, devi imparare ad analizzare i tuoi pensieri e le tue azioni per vedere quali sono sbagliati e quali non piacciono a Dio, e devi immediatamente cambiarli e correggerli. Che scopo ha correggerli? Accogliere e fare propria la verità, sbarazzandoti invece di ciò che dentro di te appartiene a Satana e sostituendolo con la verità. Prima facevi tutto secondo la tua indole propensa all’inganno, che mente ed è ingannevole; sentivi di non poter ottenere nulla senza mentire. Ora che comprendi la verità e aborrisci il modo di agire di Satana, non agisci più in quel modo, bensì secondo onestà, sincerità e sottomissione. Se non reprimi nulla, se non indossi maschere, non simuli e non nascondi le cose, se ti metti a nudo davanti a fratelli e sorelle, se non celi i tuoi più intimi pensieri e idee, ma anzi permetti agli altri di vedere il tuo atteggiamento onesto, allora la verità si radicherà gradualmente in te, fiorirà e porterà frutto, darà dei risultati, a poco a poco. Se il tuo cuore è sempre più onesto e via via più orientato verso Dio, e se sai proteggere gli interessi della casa di Dio quando svolgi il tuo dovere e la tua coscienza è turbata quando invece non riesci a farlo, allora questa è la prova che la verità ha avuto effetto su di te, ed è diventata la tua vita” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Le parole di Dio mi hanno fornito uno specifico percorso di pratica. Dovevo compiere il mio dovere con un cuore schietto e puro e, per quanto elevata o scarsa fosse la mia levatura o quali difetti e mancanze avessi, non potevo fingere. Dovevo mostrare a tutti la vera me e aprirmi su me stessa anche se avevo commesso un errore. Questo modo di vivere non sarebbe costato fatica ed è approvato da Dio. Di fatto, i miei problemi e le mie mancanze non sarebbero scomparsi solo perché cercavo di nasconderli, quindi dovevo affrontarli con calma, riconoscere le mie mancanze ed essere una persona che poteva mettersi a nudo e aprirsi. Se non capivo qualcosa, dovevo porre domande e imparare di più per poter gradualmente migliorare nel mio lavoro. Inoltre, avrei dovuto considerare il ruolo di comando affidatomi dalla leader come una responsabilità che accettavo da Dio, non come fonte di prestigio. Dovevo abbandonare l’identità di una persona di comando e mettere al primo posto il mio dovere. A prescindere da ciò che gli altri pensassero o dicessero, dovevo correggere le mie motivazioni, avere consapevolezza del mio ruolo e compiere il dovere di un essere creato.
Da quel momento in poi, ho rinunciato al mio orgoglio e ho cercato attivamente i nuovi arrivati per comunicare con loro verbalmente e aiutarli a risolvere le difficoltà e i problemi che avevano nei loro doveri. Ho anche praticato maggiormente le mie capacità di conversazione in inglese e ho lavorato sulla mia pronuncia; quando mi imbattevo in cose che non capivo, chiedevo ad altri fratelli e sorelle e imparavo dai loro punti di forza. Una volta, mentre partecipavo a un incontro online con alcuni nuovi credenti, quando stavamo iniziando a salutarci, mi sono bloccata nel pronunciare il nome di una di loro. La nuova credente mi ha corretta più volte. Mi sentivo un po’ in imbarazzo e mi chiedevo perché ne facesse una questione. Bastava correggermi solo una volta, con tutte quelle persone in ascolto! Poi, ho ricordato queste parole di Dio: “Non hai bisogno di proteggere con ogni mezzo la tua reputazione, la tua immagine e il tuo prestigio, né hai bisogno di coprire o camuffare i tuoi errori. Non serve che ti impegni in questi sforzi inutili. Se riesci ad abbandonare queste cose, sarai molto rilassato e vivrai senza vincoli né dolore, interamente nella luce” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Mi sono detta: “È vero: quando sbaglio, sbaglio. Perché devo sempre nasconderlo? Invece di concentrarmi sul mio dovere, sto pensando alla mia vanità, e non posso in nessun modo svolgere bene il mio dovere con un simile fardello”. Così, mi sono calmata e ho detto una preghiera, chiedendo a Dio di guidarmi ad abbandonare il mio orgoglio e a concentrarmi sul mio dovere. Dopo aver pregato, non mi sentivo più in imbarazzo, e neanche così limitata dalla mia pronuncia atipica. Ho chiesto alla nuova arrivata di aiutarmi a correggere la pronuncia. Poco dopo, una sorella che era stata in precedenza mia collaboratrice mi ha detto: “Cosa fai in genere per esercitarti con l’inglese? Comunichi molto bene con i nuovi credenti. Hai fatto così tanti progressi in questi mesi in cui non ci siamo viste!” Sentire questo mi ha davvero commossa, e sapevo che si trattava esclusivamente della guida e della grazia di Dio. Più esperienze di questo tipo mi capitano, più sento che aprirmi sul mio vero stato, senza camuffarmi o nascondermi, e compiere semplicemente con fermezza il mio dovere, è una pratica che mi colma il cuore di pace. Sia lodato Dio!