37. Una dolorosa lezione imparata dall’essere astuta e ingannevole
Nel 2020 mi stavo occupando di progettazione nella chiesa, soprattutto disegno tecnico. Dopo qualche tempo mi sono accorta che il disegno tecnico procedeva più a rilento rispetto agli altri lavori. La mia supervisora si occupava anche di altri lavori, perciò seguiva da vicino il nostro. Ho cominciato a rallentare il passo. Dato che non c’era nessuno a mettermi fretta, mi limitavo ai miei doveri di routine. Mi dicevo che finché non fossi stata con le mani in mano e avessi portato a termine qualche disegno ogni giorno, andava bene così. In qualsiasi caso, era un lavoro rilassante; non comportava urgenze né sofferenza fisica. Avevo talento nel disegno tecnico: ero a conoscenza di tutti i principi e i trucchi della professione. Così ero certa che non sarei stata sollevata da quel dovere e alla fine sarei stata salvata. Con una prospettiva di quel tipo, nel mio dovere non avevo né obiettivi giornalieri né una programmazione. Facevo semplicemente quello che riuscivo a fare e mi andava bene indipendentemente dalla quantità. Non davo mai l’impressione di essere inattiva, ma ero perfettamente rilassata. Quando disegnavo facevo molta fatica a concentrarmi. Controllavo subito i messaggi quando comparivano nella mia chat, rispondevo e gestivo le cose indipendentemente dalla loro importanza o urgenza. Sprecavo molto tempo senza rendermene conto. A volte ci riunivamo la mattina e, se avessi usato bene il mio tempo, nel corso della giornata sarei riuscita a ultimare tre disegni, e invece mi ritenevo già molto soddisfatta dopo aver terminato il primo, convinta che due disegni fossero sufficienti dato che la riunione mattutina aveva già occupato metà della giornata. Così tiravo per le lunghe e finivo per completarne solo due. Non solo: usavo anche il tempo libero che avevo per guardare i notiziari. Non pensavo al mio ingresso nella mia vita né ai potenziali problemi nel mio dovere. In quei frangenti eseguivo il mio dovere come un mero obbligo, senza concentrarmi sulla lettura delle parole di Dio o riflettere su di me. Manifestavo corruzione, ma non cercavo la verità per risolverla. Poiché non avevo particolari difficoltà nelle abilità della professione e avevo portato a termine un discreto numero di disegni, ero convinta di svolgere bene il mio dovere.
Il carico di lavoro continuava ad aumentare, ma dato che eravamo troppo lenti a disegnare il lavoro andava accumulandosi. Un progetto è rimasto incompleto per un mese intero. Quando la supervisora è venuta a saperlo e ha controllato il nostro rendimento giornaliero, si è resa conto di quanto fosse scarsa la nostra produttività e ci ha potati duramente per il fatto di essere pigri e negligenti nel dovere. Ha detto che non avevamo alcun senso di urgenza, neanche quando ci rendevamo conto di quanto il lavoro fosse rallentato e nessuno di noi lo segnalava, e che eravamo negligenti, non ci assumevamo un fardello e ci trascinavamo nel nostro dovere, cosa che ostacolava l’evangelizzazione. Sono rimasta molto sorpresa nel sentire la supervisora parlare così. In generale ero convinta di essere piuttosto alacre e produttiva, dunque perché a un calcolo attento il risultato era così scarso? Questo non faceva di me una parassita che approfittava della chiesa? Se fossi andata avanti così sarei stata destituita ed eliminata. Poi, sotto il controllo della supervisora, la mia efficienza nel compiere il mio dovere è alquanto migliorata. Tuttavia, vedere tutti i progetti in sospeso mi faceva sentire in ansia, in particolare il fatto che la supervisora seguisse più da vicino il lavoro e a volte facesse domande precise cercando di capire dove avessimo delle difficoltà. Quando vedeva che stavamo di nuovo battendo la fiacca, usava un tono più duro con noi. La cosa mi infastidiva. Era facile per lei giudicare, ma questo era chiedere troppo. Credeva che fosse facile realizzare quei disegni? Stavo già lavorando sodo: poteva pretendere tutto quello che voleva, ma non ero sovrumana! Ero in uno stato di ostilità e dunque non mi sentivo propensa a soffrire ulteriormente o a pagare un prezzo. Gli sforzi superficiali che facevo per finire rapidamente erano solo una messinscena per la supervisora. Temevo che se fossi stata troppo lenta sarei stata potata. Mi sentivo trascinata a forza e ogni giorno ero stanchissima. Spesso fantasticavo su quanto sarebbe stato bello poter completare tutti i disegni in un attimo, e addirittura invidiavo le altre sorelle, convinta che i loro doveri fossero molto rilassanti, a differenza dei miei, dato che avevo un’infinità di disegni da fare ogni giorno. Era noioso e faticoso, e se non avessi lavorato di lena sarei stata potata. Reputavo l’incarico inappropriato. Poiché non ero nello stato giusto, per un po’ di tempo sono stata costantemente in preda al sonno. Sebbene di notte dormissi molto, durante il giorno ero mezzo addormentata e dovevo fare appello a tutte le mie energie per lavorare ai disegni. Poi ho visto che le due sorelle con cui lavoravo avevano dei problemi con il lavoro. Una non capiva i principi e la sua pignoleria su delle inezie ostacolava l’avanzamento del nostro lavoro, l’altra si limitava a fare il minimo indispensabile; ma io mi sono limitata a far notare loro queste cose qualche volta, senza dare seguito alla cosa o parlarne alla leader. In seguito la nostra capogruppo si è accorta di quei problemi e li ha risolti, ma a quel punto il nostro lavoro aveva già subito un rallentamento.
Un giorno, inaspettatamente, la leader è venuta a cercarmi e mi ha detto: “Ti stai comportando in modo superficiale, astuto e irresponsabile nel tuo dovere. Ti sforzi solo quando qualcuno ti sprona. Non ti stai spendendo veramente per Dio. Per via del tuo comportamento, sei stata destituita. Puoi svolgere un lavoro di progettazione part-time, ma se non ti pentirai in futuro non ci sarà bisogno di te”. Quello smascheramento da parte della leader mi ha lasciata senza parole. Era vero che eseguivo il mio dovere in quel modo, ma quello era un fulmine a ciel sereno. Lì per lì, non sono riuscita ad accettare quella realtà. Ho ammesso di aver ritardato il lavoro della chiesa causando un danno effettivo. Ero davvero infelice, colma di rimorso e senso di colpa, e capivo che l’indole giusta di Dio non tollera offesa da parte dell’uomo. Quando Dio osserva una persona, non guarda a quanto sembri comportarsi bene o darsi da fare. Guarda il suo atteggiamento verso la verità e il dovere. Ma io ero stata alquanto incurante nei confronti del mio dovere, limitandomi al minimo indispensabile, trascinandomi, e necessitando sempre di essere spronata dagli altri. Non ero cambiata dopo essere stata potata ed era già da molto tempo che disgustavo Dio. La mia rimozione era il castigo e la disciplina di Dio. La colpa era solo mia: stavo raccogliendo ciò che avevo seminato. Mi sentivo pronta a sottomettermi, a riflettere veramente su me stessa e a pentirmi per rimediare alle mie trasgressioni passate. Però c’era una cosa che non capivo: all’inizio avevo desiderato lavorare bene, e allora perché andando avanti avevo svolto il mio dovere a quel modo? Qual era il motivo? Confusa, ho pregato Dio, chiedendoGli di illuminarmi a comprendere il mio problema.
Poi, una volta, nei miei devozionali, ho letto questo passo delle parole di Dio: “Se svolgeste il vostro dovere in maniera coscienziosa e responsabile, non ci vorrebbero neanche cinque o sei anni per saper parlare delle vostre esperienze e testimoniare Dio, e i vari lavori verrebbero svolti con grande efficienza; ma voi non siete disposti a tener conto delle intenzioni di Dio, né vi sforzate di acquisire la verità. Ci sono alcune cose che non sapete fare, perciò vi do istruzioni precise. Non è necessario che pensiate, dovete solo ascoltare e andare avanti. Questa è l’unica responsabilità che dovete assumervi; ma anche questo va oltre le vostre capacità. Dov’è la vostra lealtà? Non si vede da nessuna parte! Non fate altro che dire cose gradevoli. Nel vostro cuore, sapete che cosa dovreste fare, ma semplicemente non mettete in pratica la verità. Questa è ribellione contro Dio e fondamentalmente è una mancanza di amore per la verità. Nel vostro cuore, sapete benissimo come agire secondo la verità: ma non la mettete in pratica. È un problema grave; voi osservate la verità senza metterla in pratica. Non siete affatto persone che si sottomettono a Dio. Per svolgere un dovere nella casa di Dio, il minimo che dobbiate fare è ricercare e mettere in pratica la verità e agire secondo i principi. Se non sai mettere in pratica la verità nello svolgimento del dovere, dove mai puoi metterla in pratica? E, se non metti in pratica nessuna verità, sei un miscredente. Qual è realmente il tuo scopo se non accogli la verità e tanto meno la metti in pratica, e se nella casa di Dio ti limiti a cercare di cavartela in qualche modo? Vuoi fare della casa di Dio la tua casa di riposo o un ospizio di carità? In tal caso, ti sbagli: la casa di Dio non si occupa di profittatori, di perdigiorno. Chiunque abbia scarsa umanità, non compia volentieri il proprio dovere o sia inadatto a svolgere un dovere deve essere allontanato; tutti i miscredenti che non accolgono affatto la verità devono essere eliminati. Alcune persone comprendono la verità, ma non riescono a metterla in pratica nello svolgimento dei propri doveri. Quando vedono un problema non lo risolvono, e nonostante sappiano che qualcosa è loro responsabilità non danno il massimo. Se non porti a termine nemmeno le responsabilità di cui sei capace, che valore o effetto può avere lo svolgimento del tuo dovere? Ha un significato credere in Dio in questo modo? Una persona che comprende la verità ma non è capace di metterla in pratica, che non è in grado di sopportare le difficoltà che dovrebbe, una persona del genere non è adatta a svolgere un dovere. Alcuni di coloro che svolgono un dovere lo fanno in realtà solo per essere sfamati. Sono dei mendicanti. Pensano che, se svolgono qualche compito nella casa di Dio, avranno garantiti vitto e alloggio e otterranno il sostentamento senza bisogno di trovare un lavoro. Sussiste davvero una transazione di questo genere? La casa di Dio non provvede ai fannulloni. Se qualcuno che non pratica minimamente la verità ed è costantemente superficiale nello svolgere il proprio dovere dice di credere in Dio, Dio lo riconoscerà? Tutte queste persone sono dei miscredenti e, agli occhi di Dio, dei malfattori” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Per svolgere bene il proprio dovere, bisogna almeno possedere coscienza e ragione”). Ripensando alle parole di Dio, mi è sembrato che Egli mi stesse smascherando di persona. Era l’esatta descrizione di come svolgevo il mio dovere. Ho ripercorso tutte le cose che erano accadute, una per una. Quando mi ero accorta che la supervisora non verificava assiduamente il lavoro, avevo cominciato ad approfittarne, ad essere subdola e astuta. Non davo l’impressione di stare con le mani in mano, ma neanche concludevo molto. Nel tempo libero non pensavo ai problemi presenti nel mio dovere né al mio ingresso nella vita, ma guardavo i notiziari spinta da curiosità: non c’era nulla che andasse bene nel mio cuore. Non ero minimamente consapevole di provocare un ritardo nel nostro lavoro. Avevo migliorato un po’ la mia efficienza lavorativa dopo essere stata potata dalla supervisora, ma mi ero costretta a quello sforzo solo per non essere destituita. Ero stata resistente e mi ero lamentata della sua supervisione e del suo controllo, infastidita persino dal dover eseguire il mio dovere. Mi sembrava un lavoro ingrato e difficile. Pur sapendo che una delle sorelle con cui lavoravo era negligente e ostacolava il lavoro, avevo chiuso un occhio. Mi sono resa conto di non manifestare alcuna sincerità nei confronti del mio dovere. Non stavo affatto praticando la verità né tenendo in considerazione le intenzioni di Dio. Mi interessavano solo le comodità materiali e il relax. Ero un parassita in cerca di un pasto gratis fornito dalla chiesa. Ero priva di coscienza e ragione! Non mi comportavo in modo diverso da quei miscredenti che si preoccupano solo di mangiare a sazietà e di ottenere benedizioni. Non era perché non capivo gli aspetti tecnici della professione o non avevo le giuste capacità che eseguivo il mio dovere a quel modo, ma perché ero priva di umanità e non perseguivo la verità, e bramavo le comodità della carne. Non ero affatto degna di compiere un dovere nella chiesa.
Riflettendo su me stessa, ho letto alcune parole di Dio: “Tutti i prescelti di Dio stanno ora praticando lo svolgimento dei propri doveri, e Dio Si serve dello svolgimento dei doveri da parte delle persone per perfezionare un gruppo ed eliminarne un altro. Quindi è lo svolgimento del dovere che rivela ogni tipo di persona, e ogni tipo di persona ingannevole, miscredente e malvagio viene rivelato ed eliminato nello svolgimento del proprio dovere. Coloro che svolgono i loro doveri con lealtà sono persone sincere; coloro che sono costantemente superficiali sono persone ingannevoli e scaltre, e sono dei miscredenti; e coloro che causano intralcio e disturbo nello svolgimento dei loro doveri sono persone malvagie e anticristi. […] Tutti vengono smascherati nello svolgimento del loro dovere: se si assegna un dovere a una persona, presto si scoprirà se questa sia sincera o ingannatrice e se ami o no la verità. Chi ama la verità sa svolgere con sincerità il proprio dovere e difendere il lavoro della casa di Dio; chi non ama la verità non difende minimamente il lavoro della casa di Dio ed è irresponsabile nello svolgimento del proprio dovere. Questo è evidente fin da subito a chi è perspicace. Chiunque svolga male il proprio dovere non ama la verità né è una persona sincera: simili individui saranno tutti rivelati ed eliminati. Per svolgere bene il proprio dovere, è necessario avere un senso di responsabilità e un senso del fardello. In tal modo, il lavoro sarà senz’altro svolto correttamente. È preoccupante solo quando una persona non ha un senso del fardello o di responsabilità, quando deve essere sollecitata a fare tutto, quando è sempre superficiale e cerca di scaricare sugli altri la responsabilità di eventuali problemi, ritardandone così la risoluzione. È ancora possibile fare un buon lavoro, in quel caso? Lo svolgimento del suo dovere può forse dare dei risultati? Non vuole svolgere nessuno dei compiti che le vengono assegnati e, quando vede che altri hanno bisogno di aiuto nel loro lavoro, li ignora. Si limitano a fare un po’ di lavoro solo se le viene imposto, solo quando la situazione si fa critica e non ha altra scelta. Questo non è svolgere un dovere: è lavoro occasionale! I lavoratori occasionali sono ingaggiati da un datore di lavoro e vengono pagati a giornata o a ore a seconda di quanto tempo hanno lavorato: si aspettano di essere pagati. Hanno paura di svolgere qualsiasi lavoro che il loro capo non veda, temono di non essere ricompensati per quello che fanno, lavorano sempre e solo per salvare l’apparenza, e questo significa che non hanno alcuna lealtà” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Solo una persona sincera può vivere una vera sembianza umana”). “Credere in Dio significa percorrere la retta via nella vita, e bisogna perseguire la verità. È una questione di spirito e di vita, ed è una cosa diversa dalla ricerca di ricchezza, gloria e celebrità duratura che attuano i non credenti. Si tratta di percorsi separati. Nel loro lavoro, i non credenti pensano a come faticare di meno e fare più soldi, ai loschi tranelli che potrebbero mettere in atto per guadagnare di più. Pensano tutto il giorno a come arricchire sé stessi e aumentare il patrimonio della famiglia, arrivando a escogitare mezzi spregiudicati per raggiungere i loro obiettivi. Questa è la via del male, la via di Satana, ed è la via che percorrono i non credenti. La via percorsa dai credenti in Dio è quella di perseguire la verità e di acquisire la vita; è la via del seguire Dio e di acquisire la verità” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Solo una persona sincera può vivere una vera sembianza umana”). Dalle parole di Dio, ho visto che coloro che non credono affrontano il lavoro con una mentalità da posto fisso. Vogliono più soldi in cambio di meno lavoro o, meglio ancora, per essere pagati senza muovere un dito. Quando qualcuno controlla il loro lavoro attuano una messinscena e si danno un po’ da fare, e invece quando nessuno li sta osservando sono subdoli e ingannevoli. Comunque stia andando il lavoro non avvertono una grande urgenza, basta che vengano pagati puntualmente. Mi sono resa conto che anch’io ero così. Quando non ero sotto pressione né in difficoltà nel mio lavoro, quando non dovevo soffrire o pagare un prezzo, il mio dovere non era poi così male. Pensavo che bastasse non stare con le mani in mano e riuscire a portare a termine alcuni compiti per non essere eliminata, che avrei avuto i requisiti per rimanere nella chiesa e che alla fine sarei stata salvata, prendendo due piccioni con una fava. Non sembravo particolarmente pigra, e gli altri non rilevavano problemi, però non davo il massimo, mi accontentavo di lavorare un po’ e il resto del tempo mi informavo su cose poco importanti e mi soffermavo su cose irrilevanti in cerca di novità. Non facevo che trastullarmi. Quando il nostro lavoro era in ritardo, mi comportavo come se non fosse un grosso problema e continuavo a muovermi con la solita flemma. Dopo essere stata potata e smascherata mi ero impegnata un po’ di più per salvare la faccia e non essere sollevata dall’incarico, ma non appena le richieste erano aumentate avevo opposto resistenza, mi ero lamentata e avrei voluto passare a un dovere più facile e rilassante. In apparenza svolgevo il mio dovere, ma stavo solo eseguendo un compito perché la mia supervisora lo vedesse. Non avevo sincerità verso il mio dovere né verso Dio. Volevo pagare un prezzo irrisorio in cambio delle benedizioni del Regno dei Cieli. Significava cercare di ottenere una transazione con Dio. Non mi ero mai resa conto di essere una persona così subdola e scaltra. Avevo goduto di tutto ciò che Dio mi aveva donato e del nutrimento delle Sue parole, eppure nel mio dovere cercavo solamente agi e comodità, facendo solo ciò che non comportava sofferenze, senza considerare affatto il lavoro della chiesa o l’urgente volontà di Dio. Non avevo alcun timore di Dio. Stavo forse compiendo un dovere? Stavo chiaramente ritardando il lavoro della chiesa, ed ero un’opportunista che si approfittava della chiesa. Riflettendo, ho capito che ero così egoista e spregevoleperché seguivo delle filosofie sataniche, come “Ognuno per sé e che gli altri si arrangino”, “Compiere grandi sforzi per ottenere una carica così da avere cibo e vestiti” e “La vita è breve: goditela finché puoi”. Questi motti erano diventati la mia natura. Vivendo in base a queste cose, nell’agire consideravo solo i miei interessi materiali. Ero convinta che nella vita si dovesse essere gentili con sé stessi, che esaurirsi e lavorare troppo non valesse la pena, che essere liberi e tranquilli fosse meraviglioso, mentre preoccuparsi e stancarsi fosse roba da perdenti. Avevo sempre questo atteggiamento negligente e approssimativo nel mio dovere, finendo col ritardare il lavoro della chiesa e rovinare il mio stesso carattere. Ero una credente ma non mettevo in pratica le parole di Dio, vivendo invece secondo le parole diaboliche di Satana, diventando sempre più egoista, scaltra e depravata. Non avevo carattere né dignità e non ero degna di fiducia. Anche un non credente, se si approcciasse alle cose con questo tipo di mentalità opportunistica sul lavoro, forse potrebbe farla franca per un certo periodo di tempo, ma dopo un po’ verrebbe scoperto. Come se non bastasse, io svolgevo un dovere nella chiesa, e Dio non si era lasciato ingannare dai miei tranelli e trucchi. Aveva visto che non mi stavo affatto spendendo per Lui, ma che tiravo solo avanti. Lì mi sono resa conto che non c’era da stupirsi se al lavoro ero sempre assonnata e svogliata e non percepivo la presenza di Dio. Era perché mi comportavo in modo astuto e ingannevole, cosa che Dio trova disgustosa e odiosa. Egli mi nascondeva il Suo volto già da molto tempo. Senza l’opera dello Spirito Santo, ero diventata davvero insensibile, e quindi, per quanto conoscessi bene le tecniche della professione o avessi esperienza, non producevo buoni risultati.
In seguito ho letto altre parole di Dio che mi hanno chiarito la natura della negligenza nel dovere, e ho compreso che l’indole di Dio è inoffensibile. Dio dice: “Il modo in cui consideri gli incarichi affidati da Dio è davvero importante, è una questione molto seria! Se non sei in grado di portare a termine ciò che Dio affida alle persone, allora non sei degno di vivere alla Sua presenza e meriti di essere punito. È perfettamente naturale e giustificato che gli uomini dovrebbero portare a termine qualsivoglia incarico Dio affidi loro. Questa è la loro responsabilità più elevata, non meno importante della loro stessa vita. Se non prendi sul serio gli incarichi affidati da Dio, allora Lo tradisci nel modo più grave. Facendo ciò, sei più deprecabile di Giuda e meriti di essere maledetto. Le persone devono acquisire una comprensione approfondita di come considerare ciò che Dio affida loro e, come minimo, devono capire che gli incarichi che Dio affida all’umanità sono un’esaltazione e una grazia speciale da parte Sua, sono le cose più gloriose. Ogni altra cosa può essere tralasciata. Se anche occorre sacrificare la propria vita, si deve comunque adempiere l’incarico affidato da Dio” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Come conoscere la natura umana”). “Una volta ho affidato a qualcuno un incarico. Mentre gli spiegavo il compito, lo ha annotato con cura sul suo quaderno. Ho visto con quanta attenzione lo faceva: sembrava percepire un senso del fardello nei confronti del lavoro e avere un atteggiamento attento e responsabile. Dopo avergli affidato il lavoro, ho iniziato ad aspettare un aggiornamento; trascorse due settimane, non avevo ancora ricevuto alcuna notizia. Così sono andato a cercarlo e a chiedergli come procedesse l’incarico che gli avevo affidato. Mi ha risposto: ‘Oh, no, me ne sono dimenticato! Ripetimi di cosa si trattava’. Cosa pensate della sua risposta? Questo era il tipo di atteggiamento che aveva quando svolgeva un lavoro. Ho pensato: ‘Questa persona è davvero inaffidabile. Allontanati da Me, e in fretta! Non voglio più vederti!’ Ecco come Mi sentivo. Quindi, vi dirò una cosa: non dovete mai associare le parole di Dio alle menzogne di un imbroglione, è una cosa che Dio detesta. Alcuni dicono di valere quanto la loro parola, che la parola che danno è un pegno. Se è così, quando si tratta delle parole di Dio, sono capaci di fare ciò che esse dicono quando le ascoltano? Sono in grado di attuarle con la stessa attenzione con cui si occupano dei loro affari personali? Ogni frase di Dio è importante. Egli non dice buffonate. Ciò che Egli dice, gli uomini devono attuarlo ed eseguirlo. Quando Dio parla, Si sta forse consultando con gli uomini? Certo che no. Ti sta ponendo delle domande a risposta multipla? Certamente no. Se riesci a capire che le parole e gli incarichi ricevuti da Dio sono ordini, che l’uomo deve fare come dicono e attuarli, allora hai l’obbligo di attuarli ed eseguirli. Se pensi che le parole di Dio siano solo uno scherzo, semplici osservazioni casuali che si possono fare o non fare a piacimento, e le tratti come tali, allora sei del tutto privo di ragionevolezza e indegno di essere definito una persona. Dio non ti parlerà mai più. Se una persona fa sempre le sue scelte quando si tratta delle richieste, degli ordini e degli incarichi ricevuti da Dio, e li tratta con un atteggiamento di superficialità, allora è un tipo di persona che Dio detesta. Se, nelle cose che ti ordino e ti affido direttamente, hai sempre bisogno che Io ti sorvegli e ti sproni, che ti segua, dovendo sempre preoccuparMi, indagare e controllare ogni cosa in ogni momento, allora dovresti essere eliminato” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Terzo excursus: Come Noè e Abramo obbedirono alle parole di Dio e Gli si sottomisero (Parte seconda)”). Dalle parole di Dio ho imparato che gli esseri creati devono eseguire e rispettare tutto ciò che Egli dice e tutto ciò che richiede. Se non prendiamo sul serio le parole di Dio ma abbiamo sempre bisogno della supervisione e dei richiami degli altri nel nostro lavoro, o se ci limitiamo a fare il minimo con riluttanza quando qualcuno ci obbliga, questo è essenzialmente ingannare e raggirare Dio, cosa che Gli provoca disgusto e odio. Una persona di questo genere non merita di udire le parole di Dio né di rimanere nella chiesa, e deve essere eliminata. Mi ha davvero spaventata pensare alle parole di Dio, soprattutto alla parte in cui dice: “Questa persona è davvero inaffidabile. Allontanati da Me, e in fretta! Non voglio più vederti!” Ho provato rimorso e senso di colpa per le trasgressioni commesse in precedenza nel mio dovere, e le lacrime scorrevano inesauribili sul mio viso. Ripensando all’atteggiamento che avevo nei confronti del dovere, era proprio come rivelato da Dio: estremamente incurante. Questo è un momento cruciale per l’espansione del Vangelo del Regno e gli altri fratelli e sorelle farebbero di tutto per compiere un dovere. Io, invece, bramavo le comodità materiali, ero approssimativa e superficiale nel mio dovere, accontentandomi di offrire manodopera senza cercare di essere efficiente, e questo si ripercuoteva sui miei risultati lavorativi. Ero una fannullona, noncurante verso il dovere, pigra e interessata solo al mio benessere personale. La chiesa mi aveva affidato un lavoro di importanza vitale a cui avrei dovuto dedicarmi con tutta me stessa, avrei dovuto adempiere alla mia responsabilità, ma io lo consideravo alla stregua di un capitale, una merce di scambio da usare per vivere a spese della chiesa, senza soffrire, senza pagare un prezzo anche minimo, senza pensare a come migliorare il mio lavoro. Mi limitavo al minimo indispensabile. Non mi importava quanto fossero lenti i miei progressi o quanto fosse in ansia Dio. Mi preoccupavo solo di non stancarmi troppo. Ero negligente e incurante verso il mio dovere, volevo solo tirare avanti, battendo la fiacca ovunque fosse possibile. Non avevo posto per Dio nel cuore, né tantomeno avevo un cuore che teme Dio. La leggerezza con cui trattavo il mio dovere non mi rendeva inferiore persino a un cane? I cani sono fedeli ai loro padroni. Che il padrone sia al loro fianco o meno, adempiono le loro responsabilità e vegliano sulla casa del padrone. Visto il mio comportamento, non ero degna di continuare a svolgere un dovere. Ho giurato a me stessa che da quel giorno in poi mi sarei pentita e avrei ripagato i miei debiti.
Poi, durante i devozionali, ho letto un passo delle parole di Dio che mi ha fornito un percorso su come compiere il mio dovere in futuro. La parola di Dio dice: “Che cosa pensò nel cuore Noè, una volta che Dio gli ebbe ordinato di costruire un’arca? Egli pensò: ‘Da oggi in poi nulla avrà rilevanza quanto costruire l’arca, nulla sarà altrettanto importante e urgente. Ho udito le parole provenire dal cuore del Creatore e ho percepito la Sua intenzione pressante, perciò non devo attardarmi; devo costruire con grande sollecitudine l’arca di cui Dio ha parlato e che ha richiesto’. Qual era l’atteggiamento di Noè? Egli non osò essere negligente. E in che modo eseguì la costruzione dell’arca? Senza indugio. Egli attuò ed eseguì ogni dettaglio delle parole e delle istruzioni di Dio con grande sollecitudine e con tutte le proprie energie, senza essere minimamente superficiale. In sintesi, l’atteggiamento di Noè nei confronti degli ordini del Creatore fu di sottomissione. Egli non era incurante, e non c’era resistenza né indifferenza nel suo cuore. Al contrario, Noè cercò diligentemente di capire l’intenzione del Creatore memorizzando ogni dettaglio. Quando comprese l’intenzione pressante di Dio, decise di accelerare il passo, di portare a termine con grande sollecitudine quanto Dio gli aveva ordinato. Che significava ‘con grande sollecitudine’? Significava portare a termine nel più breve tempo possibile un lavoro che in precedenza avrebbe richiesto un mese, concludendolo forse con tre o cinque giorni di anticipo rispetto alla tabella di marcia, senza andare mai a rilento né procrastinare minimamente, bensì portando avanti l’intero progetto nel miglior modo possibile. Naturalmente, nell’eseguire ogni lavoro, faceva del suo meglio per ridurre al minimo le perdite e gli errori e per non svolgere alcun lavoro in un modo che portasse a doverlo ripetere; e completava inoltre ogni compito e procedura nei tempi previsti e adeguatamente, garantendone la qualità. Questa era una vera e propria manifestazione del non andare mai a rilento. Qual era dunque il prerequisito per il suo non andare mai a rilento? (Aveva prestato ascolto agli ordini di Dio.) Sì, tali erano il prerequisito e il contesto per questo. Ora, perché Noè fu in grado di non andare mai a rilento? Secondo alcuni, Noè possedeva vera sottomissione. Allora cos’è che possedeva che gli permise di giungere a tale vera sottomissione? (Aveva considerazione del cuore di Dio.) Giusto! Ecco che cosa vuol dire avere cuore! Chi ha cuore è in grado di avere considerazione del cuore di Dio; chi non ha cuore è un guscio vuoto, uno sciocco, non sa avere considerazione del cuore di Dio. La sua mentalità è: ‘Non mi interessa quanto questo sia urgente per Dio, farò come voglio io; in ogni caso, non sono ozioso né indolente’. Questo tipo di atteggiamento, questo tipo di negatività, la totale mancanza di propositività: non si tratta di persone che hanno considerazione del cuore di Dio, né capiscono come averne. In tal caso, possiedono forse vera fede? Decisamente no. Noè aveva considerazione del cuore di Dio, possedeva vera fede, e fu pertanto in grado di portare a termine l’incarico ricevuto da Dio. Quindi, non basta semplicemente accettare l’incarico ricevuto da Dio ed essere disposti a compiere qualche sforzo. Dovete anche avere considerazione del cuore di Dio, dare il massimo ed essere leali, e questo vi richiede di avere coscienza e ragionevolezza; questo è ciò che le persone dovrebbero avere e che era presente in Noè” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Terzo excursus: Come Noè e Abramo obbedirono alle parole di Dio e Gli si sottomisero (Parte seconda)”). Dalle parole di Dio, ho visto che Noè aveva ottenuto l’approvazione da Dio perché nutriva una fede autentica in Lui e teneva conto della Sua volontà. Quando aveva ricevuto l’incarico da Dio, aveva fatto della costruzione dell’arca la sua priorità. Non aveva pensato alle sue sofferenze fisiche o a quanto sarebbe stato difficile. In quell’epoca preindustriale, la costruzione di un’arca così enorme aveva probabilmente richiesto un grande sforzo fisico e mentale, oltre a costargli lo scherno degli altri. In simili circostanze, Noè era rimasto forte per 120 anni per portare a termine l’incarico di Dio, e alla fine aveva recato conforto al cuore di Dio. Noè si era speso veramente per Dio meritando la Sua fiducia. Quanto a me, se non c’era nessuno che mi spronasse e controllasse, ne approfittavo per essere pigra e scaltra, per bramare le comodità materiali, battendo la fiacca nel mio lavoro, senza mai preoccuparmi di quanto fossi d’ostacolo. Ero proprio priva di umanità e non meritavo la salvezza di Dio. Ora sapevo che compiere un dovere deve essere come Noè che costruisce l’arca, che è necessario un agire concreto. Devo sfruttare ogni secondo per progredire, per lavorare in modo più efficiente. Anche se non c’è nessuno a spronarmi o a controllarmi, devo essere responsabile e fare del mio meglio. È l’unico modo per essere una persona dotata di coscienza e umanità.
Da allora ho iniziato a programmare il mio tempo. Quando non svolgevo lavori di progettazione, nel tempo libero aiutavo in altri doveri e tenevo sotto controllo il mio stato. La mia agenda era ogni giorno pienissima, ma mi sentivo davvero in pace ed ero più dedita al mio dovere rispetto al passato. A volte, quando un lavoro era quasi terminato, sentivo nuovamente la voglia di rallentare, oppure, se un progetto era bloccato perché non avevo programmato bene il mio tempo, ero tentata di prendermela comoda, dicendomi che non ero un membro del gruppo e nessuno mi spronava, e che oltretutto stavo dando una mano con un altro lavoro e quindi una maggiore lentezza nel lavoro di progettazione era comprensibile. Nel momento in cui lo pensavo mi rendevo conto di essere in uno stato sbagliato e ricercavo subito la verità per risolvere il problema. Ho letto questo passo nelle parole di Dio: “Quando si svolge il proprio dovere, si sta in effetti facendo ciò che si deve fare. Se lo fai dinanzi a Dio, se svolgi il tuo dovere e ti sottometti a Dio con un atteggiamento di sincerità e col cuore, questo atteggiamento non sarà molto più giusto? Come puoi allora applicare questo atteggiamento alla tua vita quotidiana? Devi fare di ‘adorare Dio col cuore e con sincerità’ la tua realtà. Quando vuoi essere negligente e sbrigartela alla buona, quando vuoi agire in maniera evasiva e oziosa, e quando ti distrai o preferiresti divertirti, devi domandarti: ‘Comportandomi così, sono forse inaffidabile? Questo significa dedicare il mio cuore all’assolvimento del dovere? Facendo così sono sleale? Facendo così, sto forse mancando di essere all’altezza dell’incarico affidatomi da Dio?’ Ecco come devi riflettere su te stesso. Se ti accorgi di essere sempre superficiale nel tuo dovere, di essere sleale, e di aver ferito Dio, cosa dovresti fare? Dovresti dire: ‘In quel momento, ho intuito che c’era qualcosa che non andava, ma non l’ho considerato un problema; ci sono passato sopra con noncuranza. Solo ora mi rendo conto di essere stato davvero superficiale, di non essere stato all’altezza delle mie responsabilità. Sono davvero privo di coscienza e di ragione!’ Hai individuato il problema e acquisito una qualche conoscenza di te stesso: ora, quindi, devi cambiare! Avevi un atteggiamento sbagliato verso l’assolvimento del tuo dovere. Eri superficiale, come se si trattasse di un lavoro opzionale, e non ci mettevi il cuore. Se sarai di nuovo così superficiale, dovrai pregare Dio e permettere che Lui ti disciplini e castighi. Devi avere questa volontà nell’assolvere il tuo dovere. Solo allora puoi davvero pentirti. Puoi ravvederti solo quando hai la coscienza pulita e hai cambiato atteggiamento verso il tuo dovere” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Solo nella lettura frequente delle parole di Dio e nella meditazione sulla verità si trova un cammino da percorrere”). La lettura delle parole di Dio mi ha fornito maggiore chiarezza sul cammino della pratica. Un dovere è un incarico affidato da Dio. Che qualcuno ci supervisioni o meno, dobbiamo accettare lo scrutinio di Dio e fare del nostro meglio. Avere sempre bisogno di qualcuno che mi spronasse a svolgere un minimo lavoro significava una mancanza di devozione, e anche gli altri lo trovavano vergognoso. Non potevo più essere così, dovevo avere un cuore che teme Dio e accettare il Suo scrutinio. Dovevo essere intraprendente nel mio dovere senza bisogno che qualcun altro mi spronasse. Quando in entrambi i lavori il ritmo era frenetico e dovevo pagare un prezzo, organizzavo i miei impegni in anticipo e facevo del mio meglio, cercando di non essere approssimativa nel lavoro. Affrontando le cose in questo modo, dopo un po’ di tempo ho iniziato a vedere dei risultati nel mio dovere. Sebbene dovessi impegnarmi di più rispetto a prima e investire energie, non mi sentivo affatto stanca, bensì calma e in pace. Quando nel mio dovere incontravo delle difficoltà, attraverso la ricerca della verità ottenevo più guadagni. Facevo progressi nelle mie capacità professionali e nel mio ingresso nella vita.
Un giorno, nel giugno del 2021, la leader è venuta a parlarmi e mi ha detto che sarei stata riassegnata alla squadra. Ero così emozionata che non sapevo nemmeno cosa dire e ho ringraziato Dio dal cuore. Quell’esperienza mi aveva mostrato quanto fossi pigra, egoista e spregevole. Mi odiavo profondamente, e ora sapevo fare tesoro dell’opportunità di svolgere un dovere. Avevo anche un minimo di cuore che teme Dio. A volte mi sentivo ancora pigra, e allora pregavo Dio e Gli chiedevo di sottoporre a scrutinio il mio cuore. Quando diventavo negligente, scaltra e subdola chiedevo a Dio di smascherarmi, rimproverarmi e disciplinarmi immediatamente. Da quando ho messo in pratica questo modo di fare, sono diventata molto meno subdola e riluttante a lavorare e ho ottenuto risultati migliori nel mio dovere, cosa che mi ha fatta sentire davvero appagata. La leader in seguito mi ha detto che stavo svolgendo il mio dovere molto meglio che in passato. Questo mi ha commossa e motivata. Ero consapevole di non fare ancora abbastanza e di dover continuare a lavorare sodo. Sono grata a Dio per avermi castigata e disciplinata, perché questo mi ha aiutata a cambiare atteggiamento nei confronti del mio dovere.