38. Lezioni apprese dai fallimenti
Prima, quando credevo nel Signore Gesù, leggevo spesso la Bibbia e diffondevo il Vangelo del Signore. Dopo aver creduto in Dio Onnipotente e aver letto le Sue parole, ho imparato che Dio Onnipotente esprime la verità degli ultimi giorni per compiere l’opera di giudizio delle persone, per purificarle e salvarle. Quindi sono diventata ancora più attiva nel mio dovere di diffondere il Vangelo. Attraverso la pratica, è diventata più chiara la verità della testimonianza dell’opera di Dio, ho afferrato i principi della predicazione del Vangelo e ho acquisito una certa esperienza, quindi la mia predicazione era stata piuttosto efficace. Tutti i miei fratelli e le mie sorelle dicevano che ero davvero brava e che avrei potuto comprendere le nozioni dei candidati al Vangelo e condividerle per eliminarle. I problemi che loro trovavano difficili non erano una grande sfida per me. Successivamente, mentre predicavo il Vangelo, sono stata arrestata dalla polizia e condannata a un anno di prigione. Una volta uscita, ho ricominciato subito a predicare il Vangelo. Molti dei miei fratelli e sorelle avevano appena imparato a predicare il Vangelo e non stavano ottenendo grandi risultati, così il leader mi ha incaricata dell’opera di evangelizzazione. Con i miei fratelli e sorelle avevo analizzato alcune nozioni comunemente sostenute dai candidati al Vangelo, e avevo spiegato come eliminarle attraverso la condivisione. A volte incontravamo candidati al Vangelo con molte nozioni religiose, e i fratelli e le sorelle condividevano con loro più volte senza alcun effetto. Ma quando io condividevo con loro, eliminavo rapidamente le loro nozioni. Col passare del tempo, l’opera di evangelizzazione della nostra chiesa ha ottenuto risultati sempre migliori. Lentamente, ho cominciato ad ammirare me stessa. Pensavo di avere davvero una levatura elevata e che avrei potuto eliminare facilmente i problemi che gli altri fratelli e sorelle non riuscivano a eliminare. Pensavo di essere un talento raro. Cominciai ad avere una stima sempre più alta di me stessa, e disprezzavo gli altri per la loro disattenzione e scarsa levatura.
Una volta è venuta da me una sorella che irrigava i nuovi arrivati. Affermava che un nuovo arrivato aveva sollevato alcune domande e voleva che io condividessi insieme a lei. Ero così arrabbiata con lei. Pensavo: “Perché non riesci a eliminare un problema così semplice? Sei così disattenta nel tuo dovere, così superficiale. La tua levatura è così scarsa che non riesci nemmeno a eliminare le nozioni di un nuovo arrivato?” Quindi l’ho rimproverata dicendo: “Se non sai nemmeno irrigare correttamente un nuovo arrivato, a cosa servi?” La sorella si è limitata a chinare la testa e non diceva nulla. Le lacrime le scendevano dagli occhi. Sapevo che non era stato giusto parlarle così. Tuttavia pensavo: “Se non sono dura con lei, non se la prenderà a cuore e non migliorerà”. In seguito non ha più osato venire da me quando aveva un problema. Era negativa e limitata. Sentiva che la sua levatura era troppo scarsa per svolgere il suo dovere e irrigare i nuovi arrivati. Sapevo come si sentiva, ma non avevo riflettuto su di me. Non avevo condiviso né cercato di aiutarla. Dentro di me la sminuivo: non era forse provocare ritardo far fare a lei questo lavoro se non riusciva a eliminare problemi così semplici? Quindi, dopo questo, le ho impedito di irrigare quel nuovo arrivato. Un’altra volta, io e una leader della chiesa tenevamo una riunione per i nuovi arrivati. Dopo la condivisione della leader, i problemi dei nuovi arrivati non erano stati eliminati. Pensavo: “Sei la leader e non riesci nemmeno a irrigare i nuovi arrivati”. Quindi ho preso l’iniziativa e chiesto loro: “Avete compreso tutti quello che ha detto la sorella poco fa?” Hanno scosso la testa dicendo che non era ancora chiaro. Successivamente, ho parlato a lungo con loro delle tre fasi dell’opera di Dio. Hanno ascoltato con gioia e molti di loro hanno detto: “Se la metti così, ora abbiamo capito”. Scoprire che avevano questo atteggiamento nei miei confronti mi ha fatto sentire molto felice. Mi sembrava di essere migliore della leader a predicare il Vangelo e a irrigare.
In seguito, mi sono messa costantemente in mostra sminuendo gli altri. La mia indole era diventata sempre più arrogante. Imponevo la mia volontà su tutte le questioni legate al lavoro, grandi o piccole. Pensavo di essere migliore dei miei fratelli e sorelle, e che anche se avessi discusso con loro, la decisione sarebbe comunque dipesa da me, quindi avrei anche potuto prendere semplicemente le mie decisioni ed evitare di perdere tempo. Con l’opera di predicazione e irrigazione, avevo la sensazione che tutti gli altri fossero inferiori a me e che fosse meglio fare tutto da sola. Così avevo cominciato a predicare e irrigare allo stesso tempo. Svolgevo tutti i tipi di lavoro da sola. Ero così occupata che i miei piedi quasi non toccavano terra. Poi la leader ha scoperto che non istruivo nessuno, che non lasciavo che gli altri facessero pratica e mi ha sfrondata. Ha detto: “Ti stai occupando di tutto da sola. Non pensi di essere arrogante?” Anche se ero stata sfrondata e rimproverata, non pensavo fosse un grosso problema. Sentivo che ogni giorno, dall’alba al tramonto, ero impegnata a predicare e a irrigare i nuovi arrivati e, secondo me, questo dimostrava che stavo sostenendo un fardello per lo svolgimento del mio dovere. Pensavo anche che la mia levatura e le mie capacità lavorative fossero buone e che, finché ottenevo risultati, la mia arroganza non fosse un problema. In seguito, ho continuato a fare le cose a modo mio. Qualunque problema si presentasse, lo affrontavo io stessa, senza parlarne con gli altri. Alcuni dei miei fratelli e sorelle si sentivano limitati. Pensavano di non essere abbastanza bravi e vivevano nella negatività. Altri erano diventati particolarmente dipendenti da me. Non si assumevano alcun fardello nei loro doveri e aspettavano sempre le mie istruzioni, e questo influiva sull’opera di evangelizzazione e sull’opera di irrigazione. Non molto tempo dopo tutto questo, i miei occhi avevano iniziato a lacrimare cronicamente. A volte peggiorava così tanto che non riuscivo a vedere niente. Il medico ha detto che i miei dotti lacrimali erano ostruiti e che avevo bisogno di un intervento chirurgico. Mentre tornavo a casa, ho iniziato a pensare: “Se improvvisamente sono stata colpita da questa malattia agli occhi, dietro deve esserci la volontà di Dio. L’ho offeso in qualche modo?” Allora ho cominciato a riflettere sullo stato in cui stavo svolgendo il mio dovere. In cuor mio pegavo Dio, chiedendoGli di illuminarmi così da poter comprendere il mio problema.
Tornata a casa, ho letto queste parole di Dio: “Alcuni, avendo svolto un po’ di lavoro e avendo guidato una chiesa con risultati piuttosto buoni, pensano di essere superiori agli altri e spesso diffondono parole come: ‘Perché Dio mi mette in una posizione di rilievo? Perché continua a fare il mio nome? Perché continua a parlare con me? Dio ha un’alta considerazione di me perché possiedo levatura e sono superiore alla gente comune. Voi siete addirittura invidiosi del fatto che Dio mi tratti meglio. Cos’avete da invidiare? Non vedete quanto lavoro e quanti sacrifici faccio? Non dovreste essere invidiosi di nessuna delle cose belle che Dio mi dona, perché me le merito. Ho lavorato per tanti anni e ho sofferto molto. Merito di essere riconosciuto e dispongo dei requisiti’. Altri dicono: ‘Dio mi ha permesso di partecipare alle riunioni dei collaboratori e di ascoltare la Sua condivisione. Io ho questa qualifica: e voi ce l’avete? In primo luogo, ho ottima levatura e perseguo la verità più di voi. Inoltre, mi spendo più di voi e riesco a portare a termine il lavoro della chiesa: e voi ne siete in grado?’ Questa è arroganza. Nell’eseguire i loro doveri e il loro lavoro, le persone ottengono risultati diversi. Alcune ne ottengono di buoni, mentre altre di scadenti. Alcune sono nate con una buona levatura e sono anche in grado di ricercare la verità, quindi i risultati dei loro doveri migliorano rapidamente. Questo è dovuto alla loro buona levatura, la quale è predestinata da Dio. Ma come risolvere il problema degli scarsi risultati ottenuti nello svolgimento del proprio dovere? Devi ricercare costantemente la verità e lavorare sodo, così anche tu potrai gradualmente ottenere buoni risultati. Fintanto che ti impegnerai per acquisire la verità e ti spingerai al limite delle tue capacità, Dio approverà. Ma, a prescindere dal fatto che i risultati del tuo lavoro siano buoni o meno, non devi avere idee sbagliate. Non pensare: ‘Dispongo dei requisiti per essere al pari di Dio’, ‘Dispongo dei requisiti per godere di ciò che Dio mi ha donato’, ‘Dispongo dei requisiti per farmi lodare da Dio’, ‘Dispongo dei requisiti per guidare gli altri’ o ‘Dispongo dei requisiti per dare lezioni agli altri’. Non dire che disponi dei requisiti. Le persone non dovrebbero avere questi pensieri. Se hai questi pensieri, è la prova che non occupi il posto che ti spetta e che non possiedi nemmeno la ragionevolezza di base che un essere umano dovrebbe possedere. Come puoi quindi liberarti della tua indole arrogante? Non puoi” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Una natura arrogante è alla radice dell’opposizione dell’uomo a Dio”). Le parole di Dio esponevano il mio stato. Mi ero resa conto che il mio comportamento era stato dominato dalla mia natura arrogante. Quando ero riuscita ad ottenere dei risultati svolgendo l’opera di predicazione e irrigazione, mi ero sentita confortata. Avevo pensato che le mie capacità e la mia levatura fossero talmente buone da essere indispensabile per l’opera di evangelizzazione. Avevo preso queste competenze come capitale. Ero così arrogante che ignoravo tutti gli altri. Mi comportavo come se fossi al di sopra degli altri, rimproverandoli e limitandoli. Quando una sorella aveva avuto difficoltà a irrigare i nuovi arrivati, non l’avevo aiutata a risolvere il problema: avevo semplicemente usato il mio status per rimproverarla. E quando io e la leader avevamo irrigato insieme i nuovi arrivati, e la leader non aveva eliminato i loro problemi, non avevo collaborato con la condivisione. Invece, avevo guardato dall’alto in basso la leader e l’avevo deliberatamente messa in imbarazzo davanti ai nuovi arrivati. Quando sorgevano problemi sul lavoro, non cercavo i principi della verità né discutevo con i miei fratelli e sorelle. Pensavo di avere l’esperienza necessaria per capire a fondo le cose così chiaramente da poter decidere e occuparmi di tutto da sola. Non avevo dato a nessun altro la possibilità di fare pratica, e anche quando mi avevano sfrondata, non l’avevo considerato un problema. Pensavo di sostenere un fardello nello svolgimento del mio dovere. Ho dato per scontata l’anzianità e non ho accettato di essere sfrondata. Ero davvero molto arrogante. Nel mio cuore, non temevo né mi sottomettevo a Dio. Ero responsabile dell’opera di evangelizzazione. Avrei dovuto addestrare anche i miei fratelli e sorelle a predicare il Vangelo. Invece li disprezzavo e li sminuivo, e mi occupavo di tutto da sola. Di conseguenza, si erano sentiti limitati da me e alcuni dipendevano davvero dalle mie istruzioni, incapaci di sopportare un fardello nell’ambito del loro dovere, con un impatto sull’opera di evangelizzazione. Questo non significava compiere il mio dovere, ma significava fare del male e ostacolare l’opera di evangelizzazione. Prima pensavo di assumermi un fardello nell’ambito del mio dovere facendo tutto da sola. In realtà ero solo arrogante. Mi ero messa al di sopra degli altri, trattandoli come insignificanti e facendomi carico di tutto, agendo volontariamente e incautamente con la mia indole arrogante, senza pensare a Dio o agli altri. Non era questa l’indole dell’arcangelo? Se non mi fossi pentita, sarei stata respinta ed eliminata da Dio. Pensando a questo, mi sono resa conto che Dio mi stava castigando e disciplinando con questa malattia. Se Dio non avesse ideato questa situazione per me, avrei continuato ad agire secondo la mia indole arrogante. Avrei continuato a fare cose malvagie, a offendere l’indole di Dio e a subire punizioni. Quando ho capito questo, ho pianto e pregato Dio: “Oh Dio! Sono così arrogante che non ho umanità né ragione. Non sono degna di vivere al Tuo cospetto. Dio! Non voglio oppormi o ribellarmi a Te. Voglio pentirmi!” Successivamente, ho condiviso apertamente il mio stato con i fratelli e le sorelle. Ho esposto e analizzato come li avessi danneggiati per via della della mia indole arrogante, e mi sono scusata. Dopodiché sono diventata più umile nello svolgimento del mio dovere. Discutevo di tutto con i miei fratelli e sorelle, e in breve tempo la mia malattia si è risolta. Ho ringraziato Dio dal profondo del cuore.
Dopo un po’, a causa delle necessità dell’opera evangelica, la chiesa mi ha assegnato il compito di diffondere il Vangelo in un luogo diverso. Non ho potuto fare a meno di ricominciare ad ammirarmi: sembrava che la predicazione del Vangelo fosse andata bene. Altrimenti perché mi avrebbero mandata da un’altra parte a diffondere il Vangelo? Un giorno sono andata a predicare il Vangelo a due credenti. Non pensavo che sarebbe stato difficile, quindi non ho cercato di capire in anticipo la loro situazione o le loro principali nozioni. Invece, come avevo fatto in precedenza, ho reso testimonianza diretta delle tre fasi dell’opera di Dio. Appena hanno sentito questo hanno capito che ero una credente di Dio Onnipotente, e così hanno alzato la guardia. Non erano disposti a sentire altro. In quel momento sono rimasta sbalordita. Avevo fatto tutta questa strada per arrivare qui e pensavo che avrei potuto espandere rapidamente l’opera di evangelizzazione. Non avrei mai pensato di fallire così presto. Come avrei potuto espandere l’opera di evangelizzazione adesso? Eppure non ero ancora disposta a mollare. Forse si trattava di un problema occasionale e questa volta avevo semplicemente combinato un pasticcio. Diffondevo il Vangelo da tanti anni, quindi ero certa che avrei potuto conquistare le persone. Ma ovunque andassi, fallivo. Mi sentivo così frustrata e vivevo in uno stato di abbattimento. Successivamente sono stata destituita. Mi addolorava pensare che la mia predicazione fosse così inefficace. Mi sentivo inutile. Se la cosa fosse continuata, non sarei stata eliminata? Mi mancavano i giorni in cui predicavo con passione il Vangelo. Anche se il lavoro era duro e faticoso, mi aveva reso felice ottenere risultati così buoni. Ma perché non riuscivo a ottenere quei risultati adesso? Al pensiero di ciò, sentivo un dolore insopportabile al cuore. Nel mio dolore, pregavo Dio ancora e ancora: “Oh Dio! Quali lezioni devo imparare da questa situazione? Per favore, illuminami e guidami a comprendere me stessa”.
Mentre cercavo, ho visto questo passaggio delle parole di Dio: “Quando qualcuno ha un dono o un talento, significa che è intrinsecamente più bravo in qualcosa o che eccelle in qualche modo rispetto agli altri. Per esempio, potresti reagire un po’ più rapidamente degli altri, capire le cose un po’ prima di loro, padroneggiare certe abilità professionali o essere un oratore eloquente, e così via. Questi sono doni e talenti che una persona può possedere. Se hai determinati talenti e punti di forza, il modo in cui li comprendi e li gestisci è molto importante. Se pensi di essere insostituibile perché nessun altro ha i tuoi talenti e i tuoi doni, e di star praticando la verità se usi i tuoi doni e i tuoi talenti per svolgere il tuo dovere, questa visione è giusta o sbagliata? (È sbagliata.) Perché dici che è sbagliata? Cosa sono esattamente i doni e i talenti? In che modo dovresti comprenderli, usarli e trattarli? Di fatto, qualunque dono o talento tu abbia, esso non significa che possiedi la verità e la vita. Se le persone hanno determinati doni e talenti, è appropriato che svolgano un dovere in cui farne uso, ma ciò non significa necessariamente che stiano praticando la verità, né che stiano agendo secondo i principi. Per esempio, se sei nato con il dono del canto, la tua capacità di cantare rappresenta forse la pratica della verità? Significa forse che canti secondo i principi? Non è così. Supponiamo, per esempio, che tu abbia un talento naturale per le parole e sia bravo a scrivere. Se non comprendi la verità, la tua scrittura può forse essere in linea con la verità? Significa necessariamente che possiedi una testimonianza esperienziale? (No.) Quindi, i doni e i talenti sono una cosa diversa dalla verità e non possono essere paragonati a essa. Qualsiasi dono tu possieda, se non persegui la verità non svolgerai bene il tuo dovere. Alcune persone ostentano spesso i loro doni e in genere si sentono migliori degli altri, quindi guardano gli altri dall’alto in basso e nello svolgimento dei propri doveri non sono disposte a collaborare con gli altri. Vogliono sempre essere al comando, con il risultato che nello svolgimento dei loro doveri violano spesso i principi, e inoltre la loro produttività lavorativa è molto scarsa. I doni che possiedono le hanno rese arroganti e presuntuose, le hanno portate a guardare gli altri dall’alto in basso, a sentirsi sempre migliori degli altri e a pensare che nessuno sia bravo quanto loro, cosa che le induce a compiacersi di sé stesse. Queste persone non sono forse state rovinate dai loro doni? Certo. Le persone che possiedono doni e talenti tendono moltissimo all’arroganza e alla presunzione. Se non perseguono la verità e vivono sempre in base ai loro doni, corrono un grave pericolo. Qualunque dovere svolgano nella casa di Dio, qualunque tipo di talento possiedano, se non perseguono la verità non riusciranno certamente a compiere bene il loro dovere. Quali che siano i loro doni e i loro talenti, dovrebbero svolgere bene quel tipo di dovere. Se sono anche in grado di comprendere la verità e di agire secondo i principi, i loro doni e i loro talenti verranno messi a frutto nello svolgimento di quel dovere. Coloro che non accettano la verità, non ricercano le verità principi e si limitano ad agire facendo affidamento sui loro doni, non otterranno alcun risultato nell’assolvimento dei loro doveri e rischieranno di essere eliminati. […] Coloro che posseggono doni e talenti pensano di essere molto intelligenti, di comprendere ogni cosa, ma non sanno che doni e talenti non rappresentano la verità, che tali cose non hanno alcuna correlazione con la verità. Quando le persone agiscono facendo affidamento sui loro doni e sulle loro fantasie, i loro pensieri e le loro opinioni vanno spesso contro la verità, ma loro non se ne rendono conto e pensano comunque: ‘Visto come sono intelligente? Ho fatto scelte così intelligenti, ho preso decisioni così sagge! Nessuno di voi può eguagliarmi’. Vivono costantemente in uno stato di narcisismo e apprezzamento di sé. Per loro è difficile placare il proprio cuore e riflettere su ciò che Dio chiede loro, su cosa sia la verità e cosa siano le verità principi. Per loro è difficile capire la verità, e anche se assolvono dei doveri non sono in grado di praticare la verità, quindi è anche molto difficile per loro entrare nella verità realtà. In breve: se una persona non è in grado di perseguire e di accettare la verità, allora, a prescindere dai doni o dai talenti che possiede, non sarà in grado di svolgere bene il proprio dovere: questo è fuori da ogni dubbio” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Su cosa, esattamente, le persone fanno affidamento per vivere?”). Dopo aver meditato sulle parole di Dio, ho capito che avere talenti e doni speciali non significa possedere la verità. Se non comprendi la verità o svolgi il tuo dovere senza ricercare i principi, e usi sempre i tuoi talenti e doni come capitale, col tempo diventerai sempre più arrogante. Mi ero resa conto che, da quando avevo iniziato il mio dovere, avevo vissuto grazie ai miei doni. Conoscevo bene la Bibbia e avevo esperienza nella predicazione del Vangelo, quindi avevo considerato queste cose come un capitale, diventando sempre più arrogante. Guardavo dall’alto in basso tutti gli altri. Li trattavo come se non avessero importanza. La leader mi aveva sfrondata per la mia arroganza, ma non l’avevo accettato. Usavo ancora i miei doni come capitale e rifiutavo i suoi suggerimenti. Quando predicavo da un’altra parte non ricercavo le verità principi. Facevo affidamento sui miei doni e sulla mia esperienza, cercando di ottenere grandi risultati. Di conseguenza, avevo fallito più e più volte. Ma anche allora non pensavo che il mio atteggiamento fosse un problema. Non avevo riflettuto. Pensavo sfacciatamente che, poiché avevo doni ed esperienza, potevo compiere egregiamente il mio dovere. Ero così arrogante e irrazionale. Ho pensato a Paolo, che era talentuoso, intelligente ed eloquente. Aveva una profonda conoscenza delle Scritture ed era eccellente nel predicare il Vangelo e nel convertire le persone, ma considerava tutto ciò come capitale. La sua indole era diventata sempre più arrogante e ignorava le altre persone. Affermava di non stare dietro agli apostoli e lavorava solo per amore delle ricompense e della corona. Affermava addirittura che per lui vivere è Cristo. Alla fine era stato punito da Dio. La sua storia dimostra che avere doni non significa possedere la verità realtà. Se non persegui la verità, la tua indole corrotta non cambierà e sarai smascherato ed eliminato. Successivamente avevo visto un altro passaggio delle parole di Dio che aveva fatto un po’ di chiarezza. Dio Onnipotente dice: “Siete in grado di percepire la guida di Dio e l’illuminazione dello Spirito Santo mentre svolgete il vostro dovere? (Sì.) Se riuscite a percepire l’opera dello Spirito Santo, eppure avete ancora alta stima di voi stessi e ritenete di possedere la realtà, allora cosa sta succedendo? (Quando lo svolgimento del nostro dovere ha dato qualche frutto, pensiamo che sia merito nostro tanto quanto lo è di Dio. Ingigantiamo all’inverosimile la rilevanza del nostro contributo, convinti che nulla sia stato più importante del nostro apporto, e che senza di esso l’illuminazione di Dio non sarebbe stata possibile.) Allora perché Dio ha illuminato te? Dio può illuminare anche altre persone? (Sì.) Quando Dio illumina qualcuno, è per la Sua grazia. E cos’è mai quel poco di collaborazione da parte tua? È qualcosa di cui hai il merito, o è tuo dovere e tua responsabilità? (È nostro dovere e nostra responsabilità.) Quando riconosci che è tuo dovere e tua responsabilità, allora hai il giusto atteggiamento mentale, e non penserai a cercare di prendertene il merito. Se pensi sempre ‘Questo è il mio contributo. L’illuminazione di Dio sarebbe stata possibile senza la mia collaborazione? Questo compito richiede la collaborazione dell’uomo; il nostro contributo determina il grosso del risultato’, allora ti sbagli. Come avresti potuto collaborare se lo Spirito Santo non ti avesse illuminato e se nessuno avesse condiviso con te le verità principi? Non sapresti nemmeno cosa Dio richiede, né conosceresti la via della pratica. Se anche volessi sottometterti a Dio e contribuire, non sapresti come fare. Questa tua ‘collaborazione’ non è forse solo una parola vuota? Senza autentica collaborazione, non stai facendo altro che agire secondo le tue idee personali; e, in questo caso, il dovere che svolgi potrebbe mai essere all’altezza dei requisiti? Assolutamente no, e questo rivela il problema in questione. Quale problema? Qualunque dovere si svolga, conseguire dei risultati, svolgere il proprio dovere in maniera soddisfacente e guadagnare l’approvazione di Dio dipende dalle azioni di Dio. Anche se adempi alle tue responsabilità e al tuo dovere, se Dio non opera, non ti illumina e non ti guida, tu non conoscerai il tuo cammino, la tua direzione e i tuoi obiettivi. Alla fine che cosa ne deriva? Dopo aver faticato per tutto quel tempo, non avrai svolto il tuo dovere in modo corretto, né avrai acquisito la verità e la vita: tutto sarà stato inutile. Pertanto, svolgere il tuo dovere in maniera soddisfacente, edificando fratelli e sorelle e guadagnando l’approvazione di Dio dipende interamente da Dio! Gli esseri umani possono fare soltanto quelle cose di cui sono personalmente capaci, che dovrebbero fare e che rientrano nelle loro capacità intrinseche, nient’altro. In definitiva, quindi, svolgere il tuo dovere in maniera efficace dipende dalla guida impartita dalle parole di Dio e dall’illuminazione e dalla direzione da parte dello Spirito Santo; solo allora potrai comprendere la verità, e portare a termine l’incarico di Dio secondo il cammino che Egli ti ha affidato e i principi che ha stabilito. Questa è la grazia e la benedizione di Dio, e le persone sono cieche se non riescono a vederlo” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “I principi che devono guidare il proprio comportamento”). Leggendo le parole di Dio, ho capito che i risultati che avevo ottenuto predicando il Vangelo e irrigando i nuovi arrivati non erano il mio credito e capitale, ma dalla grazia di Dio e dalla guida dello Spirito Santo. Se le parole di Dio non avessero condiviso su tutti gli aspetti dei principi della verità per concederci una direzione e un percorso di pratica, cosa avrei capito? Senza l’illuminazione dello Spirito Santo e la guida delle parole di Dio, non importa quanto fossi eloquente, di alta levatura o conoscessi la Bibbia, non avrei mai eliminato le nozioni di quelle persone religiose. Nella rivelazione dei fatti avevo capito che senza l’illuminazione dello Spirito Santo, ero solo una stupida che non riusciva a risolvere nulla, che non riusciva a convertire nemmeno una persona. Avevo sempre pensato che ottenere risultati nel mio dovere significava che la mia levatura era buona, che ero capace. In realtà non capivo l’opera di Dio né conoscevo la mia stessa misura. Avevo sempre usato questi elementi come capitale per mettermi in mostra. Ero così spudorata al riguardo.
Successivamente, ho letto altre parole di Dio: “Dio ama l’umanità, le vuole bene, mostra sollecitudine nei suoi confronti e provvede a essa costantemente e incessantemente. In cuor Suo non ha mai la sensazione che questo sia un aggravio dell’opera o qualcosa che meriti un gran credito. Non ritiene nemmeno che salvare gli uomini, sostentarli e concedere loro ogni cosa equivalga a dare loro un enorme contributo. Si limita a provvedere all’umanità tranquillamente e silenziosamente, a Suo modo e attraverso la Sua essenza e attraverso ciò che Egli ha ed è. A prescindere da quanto provveda agli uomini e li aiuti, Dio non pensa e non prova mai a prenderSi il merito. Ciò dipende dalla Sua essenza, ed è precisamente anche una vera espressione della Sua indole” (La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “L’opera di Dio, l’indole di Dio e Dio Stesso I”). Leggendo le parole di Dio mi sono commossa. L’indole di Dio è così buona e splendida! Per salvare noi, che siamo stati profondamente corrotti da Satana, Dio si è fatto carne due volte. Ha svolto così tanto lavoro, ha detto così tanto e ha sopportato grandi umiliazioni e dolori. Ma Dio non l’ha mai espresso all’umanità. Non ha mai pensato che questa fosse una questione che meritasse molto credito. L’essenza di Dio non rivela alcuna traccia di arroganza e ostentazione. Invece, lavora silenziosamente per completare la Sua opera. L’umiltà e il nascondimento di Dio sono ammirevoli. Io non sono brava come una formica. Ho ottenuto alcuni risultati positivi nel mio dovere e ho pensato di essere straordinaria. Pensavo di aver ottenuto così tanto che guardavo tutti gli altri dall’alto in basso. Quando pensavo a come mi fossi comportata quando avevo fatto la predica e sminuito altre persone, al mio tono e ai miei modi… provavo disgusto. Se Dio non avesse disposto tutto questo per rivelarmi e sfrondarmi, la mia natura arrogante avrebbe disturbato e intralciato il lavoro della chiesa. Ma Dio mi aveva impedito di percorrere quel sentiero malvagio e mi aveva permesso di pentirmi e cambiare. Dio mi stava salvando. Gli ero così grata! Quindi, ho pregato Dio: “Dio! Non voglio vivere secondo la mia indole arrogante. Possa Tu guidarmi, salvarmi e aiutarmi a vivere come un essere umano”.
Qualche tempo dopo, il mio stato era leggermente migliorato. Il mio leader aveva fatto in modo che irrigassi di nuovo i nuovi arrivati. A un certo punto, una delle mie sorelle ha avuto dei problemi a irrigare un nuovo arrivato e non sapeva cosa fare. Così è venuta da me, in cerca di condivisione. Ho scoperto che non aveva colto adeguatamente la radice dei problemi di quel nuovo arrivato, e ho cominciato a disprezzarla. Pensavo: “La tua levatura è troppo bassa. Non vedi nemmeno i problemi del nuovo arrivato. Se tutti irrigano i nuovi arrivati come fai tu, il lavoro della chiesa non sarà ostacolato?” Ma questa volta ero consapevole che stavo rivelando la mia indole arrogante. Così ho pregato Dio, ribellandomi a me stessa. Poi ho letto queste parole di Dio: “Se sei ferrato nella conoscenza professionale, non devi darti delle arie né ostentare le tue qualifiche; devi insegnare in modo propositivo le tue abilità e la tua conoscenza ai principianti, in modo che tutti possano svolgere bene insieme i loro doveri. Potrai anche essere il più esperto nella tua professione e il più abile nel tuo mestiere, ma questo è un dono che ti viene da Dio, e dovresti utilizzarlo per svolgere il tuo dovere e sfruttare i tuoi punti di forza. Per quanto abile o talentuoso tu sia, non puoi occuparti del lavoro da solo; un dovere viene svolto in modo più efficace se tutti sono in grado di apprendere le competenze e la conoscenza di una professione. Come dice il proverbio, un uomo capace ha bisogno del sostegno di altre tre persone. Quali che siano le capacità di un individuo, senza l’aiuto di tutti gli altri, non bastano. Pertanto, nessuno dovrebbe essere arrogante e nessuno dovrebbe voler agire o prendere decisioni da solo. Le persone dovrebbero ribellarsi alla carne, mettere da parte le proprie idee e opinioni e lavorare in armonia con tutti gli altri. Chiunque possieda una conoscenza professionale dovrebbe aiutare amorevolmente gli altri, in modo che anche loro possano padroneggiare tali abilità e conoscenze. Questo giova allo svolgimento del dovere. […] Se tieni conto delle intenzioni di Dio e sei disposto a essere leale verso il lavoro della Sua casa, dovresti mettere a disposizione tutti i tuoi punti di forza e le tue capacità, in modo che gli altri possano impararli e farli propri e svolgere meglio i loro doveri. Questo è in linea con le intenzioni di Dio; solo chi si comporta così possiede umanità ed è amato e benedetto da Dio” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Adempiere bene il proprio dovere richiede un’armoniosa cooperazione”). Le parole di Dio mi mostravano un percorso di pratica. La sorella stava imparando a irrigare i nuovi arrivati. Era naturale che non riuscisse a comprendere o eliminare certi problemi. Avrei dovuto fare del mio meglio per aiutarla e insegnarle come eliminarli. Quindi, ho condiviso con lei e insieme abbiamo trovato passaggi rilevanti delle parole di Dio. In seguito, i problemi del nuovo arrivato sono stati risolti ed egli ha cominciato a desiderare di predicare il Vangelo. Io e la sorella eravamo così felici. In seguito, quando ho lavorato con i miei fratelli e sorelle, sono stata più umile. A volte, quando si predica il Vangelo e si irrigano i nuovi arrivati, questi non sono in grado di eliminare i problemi dei candidati al Vangelo e dei nuovi arrivati, ma non li sminuisco più. Invece, condividiamo e ricerchiamo sui principi insieme. Quando offrono suggerimenti alternativi, nego consapevolmente me stessa e li ascolto. Non mi impongo più né li guardo dall’alto in basso. Questo ha donato pace e liberazione al mio cuore.