52. Destituita: un campanello d’allarme di cui avevo bisogno
Ho accettato l’opera di Dio Onnipotente degli ultimi giorni nel 2008. Attraverso la lettura della parola di Dio, le riunioni e la condivisione, ho imparato che, per essere salvati e raggiungere una destinazione meravigliosa, non dobbiamo solo ricercare la verità, ma anche adempiere ai nostri doveri di esseri creati. Ho quindi giurato silenziosamente a me stessa di ricercare la verità e adempiere al mio dovere. Ho notato che alcuni fratelli e sorelle che servivano nella chiesa come leader o capigruppo condividevano spesso sulla parola di Dio nelle riunioni per risolvere i problemi ed erano sempre occupati con il lavoro della chiesa. Credevo quindi che, per essere assegnati a doveri tanto importanti, dovessero aver ricevuto la lode di Dio e pensavo che ricercassero la verità, perciò li ammiravo profondamente. Per contro, sentivo che chi svolgeva doveri ordinari che non richiedevano di condividere sulla verità per risolvere i problemi – ad esempio, accogliere fratelli e sorelle o gestire altri affari generali – non avrebbe ottenuto l’ammirazione altrui e che, per di più, aveva ben poche possibilità di essere salvato in futuro. In seguito, accogliendo una leader della chiesa, ho visto che spesso condivideva sulla parola di Dio per risolvere i problemi dei fratelli e delle sorelle, perciò ho pensato che dovesse certamente comprendere la verità in misura notevole. Quando ho notato anche che i leader di più alto rango si riunivano spesso con lei per fare comunione sulla parola di Dio, ho pensato che di certo la chiesa la coltivava e che lei aveva ottime possibilità di essere salvata. Ero verde d’invidia, e il mio desiderio di diventare leader è diventato ancora più forte e ho giurato a me stessa che avrei assunto un dovere importante in futuro.
In seguito, sono diventata capogruppo responsabile dell’irrigazione e supervisionavo il lavoro di diversi gruppi. Ero davvero contenta di questo e pensavo: “Se la leader mi ha assegnato un dovere tanto importante vorrà dire che, almeno in parte, possiedo la verità realtà e che perseguo la verità. Sembra, dopotutto, che io abbia una possibilità di essere salvata”. Rendendomi conto di ciò, ringraziavo continuamente Dio. Dopodiché, ogni giorno mi davo un gran da fare nella chiesa, lavorando sodo per assicurarmi che i nuovi arrivati si radicassero il prima possibile sulla vera via. Ma, poiché non condividevo la verità con chiarezza, continuavamo a non ottenere risultati nel nostro lavoro di irrigazione, e molti nuovi arrivati non erano ancora regolarmente presenti alle riunioni. La mia ansia è cresciuta ancora di più quando ho visto che la maggior parte dei nuovi arrivati di cui era responsabile un altro capogruppo partecipava regolarmente alle riunioni e svolgeva attivamente i propri doveri. Mi sono detta: “Quando la nostra leader vedrà che non ho ottenuto buoni risultati nel mio dovere, penserà forse che non possiedo la verità realtà e che non so svolgere lavoro effettivo? Se vengo destituita, come potrò mai svolgere un altro dovere altrettanto importante? Non sarà forse tutto finito, per me, se la leader mi riassegna ad affari generali irrilevanti? Non è grave se i miei fratelli e le mie sorelle non mi ammirano, però se perdo la mia possibilità di ottenere una destinazione e un esito meravigliosi, questo sì che è un problema serio! Non va bene così: devo riunire tutto il personale addetto all’irrigazione e trovare un modo per risolvere questo problema il prima possibile!” Dopodiché, ho iniziato a condividere con tutti i gruppi addetti all’irrigazione, e li ho istruiti a dare sostegno a tutti i nuovi arrivati che non partecipavano alle riunioni e a indurli a presenziare regolarmente entro le due settimane successive. Tuttavia, come prima cosa non ho condiviso adeguatamente su come risolvere i problemi e le difficoltà reali che stavamo incontrando nel lavoro d’irrigazione. In seguito, ho sentito che una delle sorelle era scoppiata in lacrime, dicendo che la mia comunione non le aveva fornito un percorso di pratica e che lei si sentiva molto limitata da me. Quando ha detto così, non solo non mi sono fermata a riflettere su me stessa, ma ho anche continuato a pensare di avere ragione. Dopo tre mesi, i gruppi che supervisionavo non stavano ancora ottenendo buoni risultati ed ero preoccupata che la leader mi destituisse. Pensavo che, non appena fossi stata destituita, per me sarebbe stata la fine. L’opera di Dio stava chiaramente volgendo al termine: se fossi stata destituita ed eliminata, come avrei potuto ottenere una destinazione e un esito favorevoli? Avrei potuto ancora essere salvata? Tutti i miei anni di fede sarebbero stati vani? Più ci pensavo e più mi sentivo prendere dal panico; non sapevo cosa fare. Alla fine, è risultato che non ero tagliata per quel lavoro e sono stata destituita. La leader mi ha riassegnato il compito di accogliere fratelli e sorelle in base ai bisogni attuali della chiesa.
Quando la leader mi ha comunicato la riassegnazione, sono rimasta completamente sbalordita. “Accogliere fratelli e sorelle? Sono davvero così scarsa? Magari non ho fatto il miglior lavoro possibile nell’irrigazione, ma non può essere andata tanto male da venire riassegnata all’accoglienza. Cosa penseranno di me i fratelli e le sorelle?” Poi mi sono ricordata di una sorella che era stata riassegnata all’accoglienza e da sette anni non aveva più ottenuto un’altra promozione, e allora ho opposto una resistenza ancora maggiore, convinta che non avrei avuto alcuna possibilità di distinguermi in un dovere così ordinario e che non sarei mai stata salvata. Considerando quanto mi ero adoperata, quanto avevo sofferto e tutti i sacrifici che avevo fatto nei miei anni da credente, non avrei mai pensato che sarei finita a fare accoglienza. Cosa poteva riservarmi di bello il futuro? Detto questo, sarebbe stato del tutto irragionevole rifiutare il mio incarico, quindi dovevo solo sottomettermi. Tuttavia, sono diventata completamente passiva: quando si trattava di trovare un appartamento da prendere in affitto, le mie gambe erano così pesanti che riuscivo a malapena a camminare. Nel pieno della mia sofferenza, ho pregato più volte Dio: “Amato Dio! So che è stato con il Tuo permesso che la chiesa mi ha incaricata di accogliere fratelli e sorelle, ma io non riesco proprio a sottomettermi. Non sono ancora disposta a svolgere questo dovere e mi sento debole e negativa. Oh, Dio! So di essere in una condizione di incertezza, Ti prego di salvarmi! Non voglio andare avanti così”. Dopo aver concluso la preghiera, ho letto la parola di Dio: “In questo momento, la maggior parte delle persone si trova in questo tipo di stato: ‘Per poter ottenere delle benedizioni mi devo sacrificare per Dio e pagare un prezzo per Lui. Per poter ottenere delle benedizioni devo abbandonare tutto per Dio; devo portare a termine ciò che Lui mi ha affidato e devo compiere bene il mio dovere’. Questo stato è dominato dal desiderio di guadagnarsi benedizioni ed è un esempio di come alcuni si impegnino a fondo per Dio al solo scopo di ricevere ricompense da Lui e di ottenere una corona. Una persona che si comporta in questo modo non ha la verità dentro di sé e di certo la sua conoscenza è limitata ad alcune parole e dottrine, di cui fa sfoggio ovunque vada. Il suo cammino è quello di Paolo. La fede in Dio di un individuo di questo tipo è un atto di costante sforzo, ed egli è intimamente convinto che più fa, più dimostrerà la sua lealtà a Dio, che più fa, più Dio sarà sicuramente soddisfatto, e che più fa, più meriterà di essere incoronato davanti a Dio e più grandi saranno le benedizioni che guadagnerà. Pensa che, se riuscirà a sopportare le sofferenze, a predicare e morire per Cristo, a sacrificare la propria vita e a portare a termine tutti i compiti che Dio gli ha affidato, allora sarà una delle persone che ottengono le benedizioni maggiori e che sicuramente riceverà una corona” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Come percorrere il cammino di Pietro”). “Gli anticristi considerano ricevere benedizioni come più importante dei cieli, della vita, del perseguimento della verità, del cambiamento dell’indole o della salvezza personale, e più importante che svolgere bene il proprio dovere ed essere un essere creato all’altezza degli standard. Pensano che essere un essere creato all’altezza degli standard, svolgere bene il proprio dovere ed essere salvati siano tutte cose insignificanti, a malapena degne di menzione o commento, e che invece ottenere benedizioni sia l’unica cosa in tutta la loro vita a cui non possono mai smettere di pensare. In qualsiasi circostanza affrontino, per quanto seria o insignificante, la rapportano all’essere benedetti, sono estremamente cauti e attenti, e si tengono sempre pronta una via d’uscita. Dunque, quando il suo dovere viene modificato e si tratta di una promozione, un anticristo penserà di avere la speranza di essere benedetto. In caso di demansionamento, da caposquadra ad assistente caposquadra, o da assistente caposquadra a membro ordinario del gruppo, prevede che questo sarà un problema gravissimo e reputa piuttosto scarse le sue speranze di ottenere benedizioni. Che tipo di prospettiva è questa? È una prospettiva corretta? Assolutamente no. È una prospettiva assurda!” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 12: Vogliono abbandonare quando non hanno prestigio né alcuna speranza di ottenere benedizioni”). Attraverso lo smascheramento della parola di Dio, mi sono resa conto che stavo vivendo e ricercando solo per ottenere benedizioni. Era soltanto a questo scopo che mi adoperavo per Dio e non risparmiavo alcuno sforzo nello svolgimento del mio dovere. Le mie convinzioni non erano diverse da quelle di un anticristo: pensavo di avere buone possibilità di ottenere benedizioni nel ruolo di leader, e che al contrario, se fossi stata trasferita da un dovere importante a uno insignificante, le mie possibilità di ottenere benedizioni sarebbero state scarse. Se ripenso a quando ho iniziato a credere in Dio, provavo autentica invidia per i leader, convinta che svolgessero tutti dei doveri importanti, che avessero una buona levatura e che perseguissero la verità. Credevo che loro sarebbero stati salvati e perfezionati da Dio e che avrebbero sicuramente ottenuto grandi benedizioni in futuro. Quanto a quelli che svolgevano doveri insignificanti, invece, pensavo che non possedessero la verità realtà e che avessero scarse possibilità di essere salvati e di ottenere benedizioni. Poiché i miei pensieri erano dominati da questa idea, cercavo continuamente di diventare leader. Quando non sono riuscita a ottenere risultati nel mio dovere di capogruppo, non ho riflettuto su me stessa, preoccupandomi solo del rischio di essere destituita. Per mantenere la mia posizione e ottenere un rapido successo, ho persino usato la mia autorità per limitare i miei fratelli e sorelle. Quando la chiesa mi ha destituita e incaricata di accogliere fratelli e sorelle, ero del tutto contraria a questa decisione. Sono diventata negativa e ho battuto la fiacca nel mio dovere, pensando che le mie prospettive future sarebbero state cupe dopo aver assunto un ruolo del genere. Ognuna di queste situazioni ha chiaramente smascherato la mia ossessione per le benedizioni. Mi sono resa conto che credevo in Dio, facevo sacrifici e mi adoperavo solo per ottenere benedizioni. Non mi stavo sottomettendo a Dio e non stavo minimamente svolgendo il mio dovere di essere creato. Avevo un rapporto puramente transazionale con Dio nel mio dovere e stavo percorrendo il cammino di un anticristo.
In seguito, mi sono imbattuta in queste parole di Dio: “Nella casa di Dio si parla costantemente di accettare l’incarico ricevuto da Dio e dell’adeguato adempimento del proprio dovere. Come nasce il dovere? In senso lato, nasce in conseguenza dell’opera di gestione di Dio per portare la salvezza all’umanità; in senso più specifico, man mano che l’opera di gestione di Dio si svolge tra gli uomini, emerge un lavoro variegato il quale richiede che le persone collaborino e lo portino a termine. Da qui sono derivate le responsabilità e le missioni che le persone devono compiere, e tali responsabilità e missioni sono i doveri che Dio conferisce all’umanità. Nella casa di Dio, i diversi compiti che richiedono la cooperazione delle persone sono i doveri che esse dovrebbero svolgere. Vi sono pertanto differenze tra i doveri in termini di migliori e peggiori, nobili e umili, o grandi e piccoli? Tali differenze non esistono; purché qualcosa abbia a che fare con l’opera di gestione di Dio, sia un requisito dell’opera della Sua casa, e sia necessario alla diffusione del Vangelo di Dio, allora è dovere di una persona. È questa l’origine e la definizione del dovere” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Qual è l’adeguato assolvimento del proprio dovere?”). “Per un essere creato, saper adempiere il dovere di un essere creato e soddisfare il Creatore è la cosa più bella tra gli uomini e la si dovrebbe raccontare a tutti perché possano lodarla. Gli esseri creati dovrebbero accettare in maniera incondizionata tutto ciò che il Creatore affida loro; per l’umanità è una questione sia di felicità che di privilegio, e per tutti coloro che sanno adempiere il loro dovere di esseri creati nulla è più bello o memorabile: è qualcosa di positivo. E quanto a come il Creatore tratti coloro che sanno adempiere il loro dovere di esseri creati e che cosa prometta loro, è una questione che riguarda il Creatore; non è affare dell’umanità creata. Per dirla in modo un po’ più chiaro e semplice, deciderà Dio, e le persone non hanno alcun diritto di interferire. Tu otterrai ciò che Dio ti darà, e se non ti darà niente non potrai dire niente. Quando un essere creato accetta l’incarico da parte di Dio e collabora col Creatore per compiere il proprio dovere e fare ciò che può, non è una transazione o uno scambio; le persone non dovrebbero cercare di scambiare espressioni di atteggiamenti o azioni e comportamenti per ottenere promesse o benedizioni da Dio. Quando il Creatore vi affida questo incarico, è giusto e opportuno che voi, in quanto esseri creati, accettiate tale dovere e incarico. Vi è forse una qualche transazione qui? (No.) Dal lato del Creatore, Egli intende affidare a ciascuno di voi i doveri che le persone dovrebbero svolgere; dal lato dell’umanità creata, le persone dovrebbero accettare di buon grado tale dovere, considerandolo un obbligo di vita, il valore da vivere in questa vita. Qui non vi è transazione, non si tratta di uno scambio alla pari, e tanto meno ciò comporta una qualche ricompensa o altre affermazioni immaginate dalle persone. Non si tratta neanche lontanamente di una compravendita; non si tratta di scambiare con qualcos’altro il prezzo che le persone pagano o il duro lavoro che forniscono nell’assolvere il loro dovere. Dio non l’ha mai detto e non andrebbe compreso dalle persone in questo modo” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9: Parte settima”). Grazie alla parola di Dio, ho capito che i doveri sono incarichi che Egli affida alle persone. La chiesa assegna i doveri in base alle proprie necessità del momento nonché alla levatura e ai talenti di ognuno. Tutti i doveri sono importanti, poiché ciascuno di essi svolge un ruolo nel diffondere e testimoniare l’opera di Dio degli ultimi giorni. Nessun dovere è più importante di un altro: ognuno di essi è indispensabile per il lavoro della chiesa. Stando così le cose, dovevo accettare il mio dovere incondizionatamente e svolgerlo al meglio delle mie capacità. Queste sono la coscienza e la ragionevolezza che un essere creato dovrebbe possedere. Dio mi aveva donato la grazia di poter compiere il mio dovere affinché svolgendolo perseguissi la verità, sperimentassi la parola e l’opera di Dio, riconoscessi ed eliminassi la mia indole corrotta, e infine giungessi a temere Dio e a sottomettermi a Lui senza essere soggetta alle catene e alle devastazioni della mia indole satanica. Tuttavia, non capivo l’intenzione di Dio, classificavo i doveri in migliori e peggiori, e consideravo il mio dovere come un mezzo per ottenere benedizioni. Cercavo di imbrogliare e usare Dio, immaginando di ottenere benedizioni come ricompensa per aver svolto il mio dovere. Quant’ero egoista e spregevole! Ho visto chiaramente che, se non avessi rettificato la mia prospettiva errata sulla ricerca e non avessi eliminato la mia indole corrotta, allora non avrebbe contato quanto fosse importante il mio dovere o quanto mi fossi adoperata e quanti sacrifici avessi fatto: non avrei mai ottenuto la lode di Dio e alla fine sarei stata eliminata e punita. Avendo riconosciuto tutto ciò, ho compreso la condizione d’incertezza in cui mi trovavo ed ero pronta a correggere le mie intenzioni e a compiere bene il mio dovere.
In seguito, ho letto i seguenti passi della parola di Dio: “Non vi è correlazione fra il dovere dell’uomo e l’eventualità che egli sia benedetto o maledetto. Il dovere è ciò che l’uomo dovrebbe compiere; è la sua vocazione mandata dal cielo e non dovrebbe dipendere da ricompense, condizioni o ragioni. Soltanto così egli starà compiendo il suo dovere. Benedetto è chi, dopo avere sperimentato il giudizio, viene reso perfetto e gioisce delle benedizioni di Dio. Maledetto è chi, dopo avere sperimentato il giudizio e il castigo, non va incontro a una trasformazione dell’indole, ossia non viene reso perfetto, bensì punito. Ma a prescindere dal fatto che siano benedetti o maledetti, gli esseri creati dovrebbero compiere il loro dovere, fare ciò che dovrebbero fare e ciò che sono in grado di fare; questo è il minimo che una persona, una persona che ricerca Dio, dovrebbe fare. Tu non dovresti compiere il tuo dovere solo per essere benedetto, né rifiutarti di agire per timore di essere maledetto. Lasciate che vi dica quest’unica cosa: compiere il proprio dovere è ciò che l’uomo dovrebbe fare, e se non è in grado di farlo, questo dimostra la sua ribellione” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “La differenza tra il ministero di Dio incarnato e il dovere dell’uomo”). “Io decido la destinazione di ciascuna persona non in base all’età, all’anzianità, alla quantità di sofferenza, né men che meno, al grado in cui suscita compassione, ma in base al fatto che possieda la verità. Non c’è altro criterio di scelta che questo. Dovete rendervi conto che anche tutti coloro che non seguono la volontà di Dio saranno puniti. Questo è un dato di fatto immutabile” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Prepara sufficienti buone azioni per la tua destinazione”). La parola di Dio mi ha insegnato che il dovere che si svolge non influisce sulla possibilità di ottenere benedizioni o di imbattersi in sventure. Un dovere è un incarico affidato da Dio ed è responsabilità dell’uomo: dover svolgere il proprio dovere è perfettamente naturale e giustificato. La chiave per la salvezza è ricercare la verità, acquisirla e riuscire a trasformare la propria indole. Non ha nulla a che fare con il dovere che si svolge. Svolgere un dovere importante e avere molto prestigio non significa possedere la verità realtà. Se non si cerca la verità, non si cambia la propria indole e si arriva perfino a barattare con Dio per ottenere benedizioni, se Lo si imbroglia e Lo si usa, e se si intralcia il lavoro della chiesa, allora si verrà rivelati ed eliminati, e non si sarà mai salvati da Dio. Anche se ci è stato affidato un dovere all’apparenza insignificante, finché si fa del proprio meglio, si ricerca la verità e si riesce a trasformare la propria indole, allora si verrà salvati. Ho pensato ai vari falsi leader che erano stati rivelati ed eliminati: svolgevano doveri importanti, si riunivano e facevano comunione, si adoperavano, pativano sofferenze ed erano ammirati da tutti i fratelli e le sorelle. Eppure non perseguivano la verità, fornivano alle persone solo conoscenze dottrinali, non praticavano né sperimentavano minimamente la parola di Dio; si adoperavano e facevano sacrifici solo per ottenere benedizioni e per proteggere il proprio prestigio e la propria fama. Sebbene credessero in Dio da anni, non conoscevano ancora sé stessi, né avevano trasformato la propria indole; dato che percorrevano il cammino sbagliato, sono stati destituiti. Mi sono resa conto che era assurdo e in contraddizione con la verità della parola di Dio credere che coloro che sopportavano la sofferenza, si adoperavano, avevano una posizione di rilievo e svolgevano doveri importanti sarebbero stati salvati e ricompensati con una destinazione e un esito meravigliosi, mentre coloro che svolgevano compiti mediocri e insignificanti avevano scarse possibilità di essere salvati o di ottenere benedizioni. Ho pensato a Paolo, che ebbe una posizione elevata nella chiesa, diffuse il Vangelo in lungo e in largo, sopportò grandi sofferenze e si guadagnò l’ammirazione e il rispetto di tutti, compreso il mondo religioso moderno, che lo vede come un modello da cui imparare. Eppure Paolo non cercò mai la verità, né tantomeno si sforzò di trasformare la propria indole, e si adoperò solo per ottenere benedizioni e una corona. Percorse la via dell’opposizione a Dio e, alla fine, fu punito da Lui. Al contrario, l’opera di Pietro non fu esteriormente impressionante come quella di Paolo, ma egli perseguì la verità e l’amore di Dio nel proprio dovere, attribuì importanza alla conoscenza di sé stesso e alla conoscenza di Dio nel giudizio e nel castigo divini che subì. Alla fine, fu crocifisso a testa in giù per Dio, ottenendo sottomissione a Lui fino alla morte e amandoLo al massimo, e venendo in questo modo perfezionato da Lui. Dio è santo e giusto: non porterà nel Regno coloro che barattano con Lui, che Lo imbrogliano e Gli si oppongono, né tantomeno permetterà di restarvi a quelli della stirpe di Satana che sono permeati da un’indole corrotta. Soltanto coloro che perseguono la verità e la trasformazione dell’indole, e che alla fine acquisiscono la verità, si sottomettono a Dio e seguono la Sua volontà, possono entrare nel Regno di Dio. Dopo aver compreso tutto questo, mi sono sentita molto più libera e pronta a sottomettermi a Dio e a fare del mio meglio per accogliere fratelli e sorelle. Tuttavia, proprio mentre mi preparavo a iniziare a farlo, la mia leader mi ha inviato un messaggio in cui mi comunicava che, per esigenze legate al lavoro della chiesa, mi aveva assegnata a un’altra chiesa dove avrei irrigato i nuovi arrivati. Quando ho ricevuto il messaggio, non ho potuto fare a meno di ringraziare Dio. L’ho pregato, dicendoGli che ero pronta a impegnarmi e a ricercare la verità, a concentrarmi sulla trasformazione della mia indole e a compiere diligentemente il mio dovere.
Oggi riesco in parte a riconoscere il mio desiderio di benedizioni e il mio rapporto transazionale con Dio. Vedo quanto sono stata egoista e spregevole, e sono disposta a sottomettermi e a svolgere seriamente il mio dovere di essere creato. Tutto ciò è dovuto alla salvezza di Dio, e Lo ringrazio enormemente.