58. Fuggendo dal Covo dei Demoni
Un giorno, nel maggio del 2004, era in corso una riunione tra me e due sorelle quando all’improvviso hanno fatto irruzione più di venti poliziotti e ci hanno gridato: “Nessuna si muova, sedetevi a terra!” Ci hanno fotografate e poi hanno messo a soqquadro la casa da cima a fondo come una banda di criminali. Uno dei poliziotti ha trovato nella mia borsa una quietanza di versamento di fondi per la chiesa del valore di 200.000 yuan. Il cuore mi è balzato in gola mentre pensavo: “Ora che hanno trovato questa ricevuta, mi chiederanno sicuramente dove si trova il denaro versato alla chiesa”. Ho rivolto prontamente una preghiera a Dio, chiedendoGli di aiutarmi a non tradirLo come aveva fatto Giuda e di permettermi di rimanere salda nella mia testimonianza per Lui. Un poliziotto mi ha chiesto: “Questa è la tua borsa?” Vedendo che non rispondevo, mi ha schiaffeggiato forte in viso e mi ha presa a calci. Poi ci hanno trascinate nell’auto di servizio.
Giunti all’ufficio di pubblica sicurezza, siamo state separate e portate dentro per essere interrogate. Il comandante della Brigata per la Sicurezza Nazionale mi ha chiesto quale fosse il mio livello di leadership e chi fossero le persone con cui ero solita riunirmi. Vedendo che non rispondevo, ha afferrato un libro e mi ha colpito più volte sul viso e sulla testa, procurandomi un dolore lancinante al volto. Ho pensato tra me e me: “A che torture mi sottoporranno per avere da me quei 200.000 yuan? Sarò in grado di resistere? E se crollo e tradisco Dio come Giuda?” Non appena mi sono venuti in mente questi pensieri, sono stata presa dall’ansia e ho chiesto a Dio di darmi fede e forza. Quindi ho pensato alle Parole di Dio che dicono: “Coloro che sono al potere potranno sembrare malvagi dall’esterno, ma non abbiate timore, questo avviene perché avete poca fede. Purché la vostra fede cresca, nulla sarà troppo difficile” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Discorsi di Cristo al principio, Cap. 75”). “Proprio così”, ho pensato. “Per quanto questi poliziotti possano essere spietati, sono tutti nelle mani di Dio. Senza il permesso di Dio, non possono nemmeno alzare un dito su di me. Devo avere fede in Dio e mettermi nelle Sue mani. Non importa come mi tratta la polizia, devo affidarmi a Dio e rimanere salda nella mia testimonianza per Lui”. Ho chiesto piena di rabbia: “Con quali capi d’accusa ci avete arrestate e picchiate? Quale legge abbiamo infranto?” Un altro poliziotto ha risposto con cattiveria: “Ti ostini a negare la tua colpa? Credere in Dio Onnipotente è contro la legge, il partito e il nostro Paese!” Ho risposto: “Nella nostra fede non facciamo null’altro che riunirci e leggere le Parole di Dio. Non partecipiamo mai alla politica, quindi come potremmo agire contro il partito e il Paese? State violando consapevolmente la legge arrestandoci e picchiandoci senza motivo”. Lui si è talmente arrabbiato che si vedeva che stava per mettersi a picchiarmi, ma proprio in quel momento è arrivato un altro agente che ha detto loro di andare a cena e riprendere l’interrogatorio più tardi in serata.
Quella sera mi hanno portato in un albergo e mi hanno messa sotto torchio per sapere chi custodisse i 200.000 yuan di fondi della chiesa e dove si trovassero. Vedendo che mi ostinavo a non rispondere, uno degli agenti mi ha dato uno schiaffo così forte che ho iniziato a vedere le stelle e le guance mi bruciavano per il dolore. Il comandante della Brigata per la Sicurezza Nazionale ha cercato di intimorirmi, dicendo: “Solo pochi giorni fa abbiamo arrestato alcuni dei tuoi leader superiori. Ti seguiamo da tempo e sappiamo che sei una leader. È meglio che collabori pienamente o ti picchieremo a morte!” L’ho ignorato e ho solo continuato a pregare Dio in cuor mio, chiedendoGli di darmi coraggio e saggezza così da non temere Satana. Dopo di che, un altro agente ha detto con un sorriso insincero: “Non devi far altro che dirci ciò che sai e poi potrai andare a casa. Tua figlia è ancora così piccola e non c’è nessun altro che possa prendersi cura dei tuoi genitori. Come faranno a cavarsela senza di te a casa ad assisterli? Dicci quello che sai ora o andrai in prigione!” Al sentire questo, ho pensato: “I miei genitori sono entrambi ultrasettantenni e mia figlia è ancora così piccola. Chi si occuperà di loro se verrò condannata al carcere?” A quel pensiero, non ho potuto fare a meno di mettermi a piangere. Proprio allora ho pensato alle Parole di Dio che dicono: “In ogni momento, il Mio popolo dovrebbe restare in guardia contro le scaltre macchinazioni di Satana, proteggendo per Me la porta della Mia casa; […] in modo da evitare di cadere nella trappola di Satana, a quel punto sarebbe troppo tardi per rammaricarsene” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Parole di Dio all’intero universo, Cap. 3”). Le Parole di Dio mi hanno ricordato che Satana stava solo cercando di far leva sulla preoccupazione che nutrivo verso i miei familiari per indurmi a tradire Dio. Non potevo cadere nella sua trappola. Ho pensato a un altro passo delle Parole di Dio che recita: “Perché non li metti nelle Mie mani? Non hai abbastanza fede in Me? Oppure temi che Io prenda provvedimenti inopportuni per te? Perché ti preoccupi costantemente dei tuoi consanguinei e sei lì a struggerti per i tuoi cari? Occupo un po’ di spazio nel tuo cuore?” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Discorsi di Cristo al principio, Cap. 59”). In effetti, il destino di mia figlia e dei miei genitori era interamente nelle mani di Dio e spettava a Lui decidere e organizzare, quindi di cosa dovevo preoccuparmi? Dovevo affidarli a Dio e non dovevo tradire i miei fratelli e le mie sorelle perché preoccupata per la mia famiglia. In silenzio, ho fatto un giuramento: “Se anche dovessi restare in prigione per il resto dei miei giorni, non venderò mai i miei fratelli e le mie sorelle né tradirò Dio!” Proprio in quel momento è entrato un altro agente e ha detto che dovevano interrogare prima le altre due sorelle. A quel punto si sono spostati in una stanza adiacente, lasciando solo due agenti a sorvegliarmi. Poco dopo, ho sentito il suono agghiacciante delle urla ripetute delle mie sorelle. Ero furiosa: in quanto credenti e seguaci di Dio seguivamo la retta via senza infrangere leggi, eppure il Partito Comunista Cinese ci aveva arrestate e torturate. Ho pensato alle Parole di Dio che dicono: “Da migliaia di anni questa è terra del sudiciume: è insopportabilmente sporca, la disperazione abbonda, i fantasmi scorrazzano in ogni dove, illudendo e ingannando, muovendo accuse prive di fondamento, rozzi e crudeli, mentre calpestano questa città fantasma disseminandola di cadaveri; il puzzo di putrefazione copre la terra e pervade l’aria, e la sorveglianza è strettissima. Chi riesce a vedere il mondo al di là del cielo? […] Antenati dei tempi antichi? Amati condottieri? Si oppongono tutti a Dio! La loro intromissione ha lasciato tutto ciò che è sotto il cielo in uno stato di tenebra e caos! Libertà religiosa? I diritti e interessi legittimi dei cittadini? Sono tutti trucchi per coprire il peccato!” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Lavoro e ingresso (8)”). Il Partito Comunista Cinese è un diavolo che odia e si oppone a Dio. L’incarnazione di Dio e la salvezza dell’umanità sono un’occasione davvero gioiosa, ma il Partito Comunista Cinese non permette a Dio di venire sulla terra. Non ci vogliono permettere di credere in Dio, di seguirLo e di camminare sulla retta via. Perseguitano ferocemente Cristo e si accaniscono contro i seguaci di Dio. Sono dediti a sradicarci tutti, a estirparci e a sopprimere l’opera di Dio per raggiungere la sovranità eterna e soddisfare la loro sfrenata ambizione di controllare l’umanità; sono davvero ostili. Odiavo il Partito Comunista Cinese, quel vecchio demone, con tutto il mio cuore, e più mi perseguitavano, più desideravo seguire Dio. A costo di qualsiasi sofferenza ero determinata a rimanere salda nella mia testimonianza a Dio per umiliare Satana.
Più tardi, poco dopo le 4 del mattino, le guardie si sono sdraiate sui loro letti e si sono addormentate. Ho provato un incredibile impulso di correre fuori di lì e fuggire, ma temevo anche che, se non ci fossi riuscita e fossi stata riportata lì, la polizia avrebbe adottato con me tattiche di tortura ancora più crudeli. Mi sono affrettata a pregare Dio: “O Dio! Se mi hai aperto questa via d’uscita, ti prego di infondermi la fede, il coraggio e la saggezza di cui ho bisogno per fuggire da questa fossa di leoni”. Dopo aver terminato la mia preghiera, ho pensato alle Parole di Dio che recitano: “Di tutto ciò che avviene nell’universo, non vi è nulla su cui Io non abbia l’ultima parola. C’è niente che non sia nelle Mie mani?” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Parole di Dio all’intero universo, Cap. 1”). Le Parole di Dio mi hanno dato forza: Dio è onnipotente e regna sovrano su tutte le cose. Anche Satana è nelle mani di Dio. Ho pensato a come Mosè, mentre stava guidando gli israeliti fuori dall’Egitto ed era intrappolato tra le bighe che li inseguivano e il Mar Rosso di fronte a loro, invocò seriamente Jahvè Dio e Dio aprì per loro un sentiero, separando le acque del Mar Rosso e rivelando una striscia di terra asciutta al centro. Dopo che gli israeliti ebbero attraversato il Mar Rosso, Dio richiuse rapidamente il sentiero che si era aperto tra le due muraglie d’acqua, inghiottendo così gli Egizi che li stavano inseguendo. Rendendomi conto che tutte le cose sono rimesse alla sovranità di Dio, mi sono sentita meno spaventata e ho avuto il coraggio e la fede per fuggire. Ho aperto piano la porta e l’ho richiusa delicatamente dietro di me, per poi scendere lentamente al primo piano con le babbucce in mano. Non c’era nessuno alla reception, ma quando sono arrivata all’ingresso dell’edificio mi sono accorta che era chiuso a chiave. Ho pensato: “Ora non potrò più scappare. Sarà meglio che torni indietro. Se i poliziotti scoprono quello che ho fatto, sicuramente mi riempiranno di botte”. Ero incredibilmente agitata e il cuore mi batteva fuori dal petto. Tuttavia, con mia sorpresa, mentre tornavo indietro verso la seconda rampa di scale ho notato all’improvviso che c’era un’uscita sul retro. Mi sono così lentamente avvicinata per dare un’occhiata, ma anche quella porta era chiusa a chiave: un’altra delusione. Ho pensato: “O Dio! Non cercherò di fuggire se Tu non lo permetti. Sono pronta a sottomettermi alle Tue disposizioni e ai Tuoi piani. Se davvero ho il Tuo permesso, allora Ti prego di aprire una via per me”. Ho tirato con attenzione il catenaccio e, con mia grande sorpresa, si è aperto subito! Ero così felice e sono corsa fuori dalla porta sul retro il più velocemente possibile. Ho corso con tutte le mie forze e, dopo un tragitto estenuante, sono finalmente arrivata a casa di mia zia, a circa quattro chilometri di distanza.
Subito dopo essermi seduta a casa di mia zia, ho sentito tutt’a un tratto il suono penetrante delle sirene della polizia che provenivano dalla strada, le stesse che usavano quando inseguivano i veri criminali. Al solo pensiero dei volti feroci di quegli agenti e delle loro varie tecniche di tortura, sono stata presa dal panico e ho temuto che mi avrebbero presa da un momento all’altro. Proprio allora, le Parole di Dio mi hanno dato ancora una volta conforto: “Non temere, il Dio Onnipotente degli eserciti sarà certamente con te; Egli vi protegge ed è il vostro scudo” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Discorsi di Cristo al principio, Cap. 26”). Le Parole di Dio sono state per me un’immediata iniezione di coraggio e di fede. Con la protezione di Dio, di che cosa dovevo avere paura? Dio non mi aveva già aiutato a uscire dalla fossa dei leoni? Dovevo avere fede in Dio e rimettermi completamente nelle Sue mani. Quanto avrei sofferto era già stato predestinato da Dio e se fossi stata arrestata di nuovo, sarebbe stato solo con il Suo consenso. A questo pensiero mi sono sentita un po’ più serena, ma poi ho pensato a come il figlio e la nuora di mia zia fossero contrari al fatto che lei credesse in Dio e avessero addirittura voluto mandarla alla stazione di polizia in più di un’occasione. Non ero sicura di cosa avrebbero fatto se avessero scoperto che il Partito Comunista Cinese mi stava cercando, perciò sapevo che dovevo andarmene da lì il più velocemente possibile.
Per assicurarmi di non essere riconosciuta, mi sono tagliata i capelli corti e mi sono cambiata gli abiti. Poi, la terza mattina a casa di mia zia, verso le 4, sono sgattaiolata fuori e ho percorso 20 chilometri in bicicletta lungo strade secondarie fino a casa di Sorella Dong En. Mi sono ricordata che avevo promesso ad alcune sorelle di chiamarle ogni giorno intorno a mezzogiorno, ma loro non sapevano che ero stata arrestata e che la polizia aveva il mio telefono: se mi avessero chiamato, sarebbero state sorvegliate e alla fine arrestate. Così ho comprato una nuova scheda telefonica e le ho chiamate per dire loro di spegnere subito i cellulari. Sfortunatamente, la polizia stava già controllando le loro chiamate e, non appena le ho contattate, ha immediatamente localizzato la mia posizione. Pochi giorni dopo, verso le 7 di sera, il Partito Comunista Cinese ha mobilitato un’imponente forza di polizia composta da ufficiali dell’ufficio di pubblica sicurezza, polizia armata e agenti SWAT per cercarmi e arrestarmi nel villaggio di Dong En. Appena il marito di Dong En l’ha scoperto, mi ha detto in fretta e furia che la polizia aveva circondato il villaggio e che probabilmente erano venuti a prendere me. In quel momento, il mio cuore ha iniziato a battere all’impazzata per lo spavento e sono scesa di corsa al piano di sotto senza nemmeno togliermi le pantofole. Quando sono arrivata al primo piano, sono stata subito accolta da Sorella Liu Yi, che viveva nello stesso villaggio. Mi ha afferrato e siamo uscite di corsa dalla casa per raggiungere un campo di soia a una cinquantina di metri di distanza. Non appena ci siamo accovacciate in quel campo, una squadra di sette od otto agenti è entrata nella casa di Dong En e ha iniziato a perquisire ogni piano con le torce elettriche. Poiché dopo avermi cercato per più di mezz’ora, ancora non mi trovavano, hanno preso il marito di Dong En. Liu Yi e io siamo rimaste nascoste in quel campo di soia fino alle 11 circa di quella sera, quando lei decise di tornare a casa di Dong En per vedere come stavano le cose, credendo che la polizia se ne fosse già andata. È rimasta via per molto tempo e mi sono terribilmente preoccupata per lei, ma non ho avuto il coraggio di agire avventatamente. Poi, all’improvviso, un’auto della polizia si è fermata davanti alla casa e, pochi istanti dopo, ho dovuto assistere impotente al momento in cui hanno scortato Liu Yi nell’auto della polizia. Non ho potuto fare a meno di trattenere le lacrime e mi sono odiata per aver permesso a Liu Yi di rientrare in casa, ma tutto ciò che potevo fare era dire una preghiera silenziosa per lei.
In quel momento non avevo il coraggio di andare a casa degli altri fratelli e sorelle e non sapevo dove fuggire, così ho iniziato semplicemente a correre senza meta verso sud. Ma alcuni cani del villaggio non smettevano di corrermi dietro e di abbaiare. Avevo paura che la polizia sarebbe venuta a cercarmi se li avesse sentiti, così mi sono nascosta velocemente in un campo di grano. Poco dopo, ho sentito i motori degli scooter girare nelle vicinanze e sono quasi morta di paura. Ho pensato tra me e me: “Non c’è modo di fuggire con tutta questa polizia in giro che mi cerca. Sanno che sono una leader e hanno quella ricevuta: se mi prenderanno di nuovo, sicuramente mi uccideranno. È davvero il mio destino essere uccisa dal Partito Comunista Cinese così giovane?” Quando mi sono resa conto di ciò, mi sono un po’ avvilita, ma proprio allora mi sono ricordata che le Parole di Dio dicono: “Chi, tra tutti gli uomini, non è accudito agli occhi dell’Onnipotente? Chi non vive nella predestinazione dell’Onnipotente? La vita e la morte dell’uomo sono frutto della sua scelta personale? L’uomo è artefice del proprio destino?” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Parole di Dio all’intero universo, Cap. 11”). In effetti, il mio destino era nelle mani di Dio che aveva l’ultima parola sulla mia vita o sulla mia morte. Se Dio non ha permesso che io venissi arrestata e torturata a morte dal Partito Comunista Cinese, la polizia non può certo togliermi la vita. Quando Satana ha attaccato e tentato Giobbe, non aveva il permesso di Dio di ucciderlo, quindi poteva solo danneggiare il suo corpo e non poteva togliergli la vita. Ho pensato a un altro passo delle Parole di Dio che dice: “Negli ultimi giorni dovete rendere testimonianza a Dio. Per quanto sia grande la vostra sofferenza, dovreste camminare fino alla fine, e anche al vostro ultimo respiro, dovete ancora essere fedeli a Dio e alla Sua mercé; solo questo è vero amore per Lui e una testimonianza forte e clamorosa” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Solamente affrontando prove dolorose puoi conoscere l’adorabilità di Dio”). Le Parole di Dio mi hanno inondata di fede. Sapevo che dovevo rimettermi nelle mani di Dio e sottomettermi alle Sue disposizioni e ai Suoi piani. Anche se mi fosse rimasto un solo respiro, dovevo rimanere fedele a Dio e non tradirLo mai. Ho pensato a Pietro che, dopo aver sperimentato ogni sorta di persecuzione e di difficoltà, è stato disposto a essere crocifisso a testa in giù per testimoniare il suo amore per Dio. Nel corso dei secoli, innumerevoli santi hanno sacrificato la loro vita per diffondere il Vangelo, rendendo una testimonianza incrollabile e risonante a Dio per umiliare e sventare i piani di Satana. Poter vivere queste persecuzioni e difficoltà e avere l’opportunità di rendere testimonianza a Dio è stata, di fatto, una benedizione. Rendendomi conto di questo, ho provato un rinnovato senso di coraggio e così ho pregato Dio, giurandoGli che avrei reso testimonianza a Lui davanti a Satana, anche se ciò significava mettere a repentaglio la mia vita. Dopo aver pregato, mi sono sentita meno in preda al panico e ho iniziato a pensare a come potermi affidare a Dio per fuggire. Sapevo di non poter prendere la strada principale, così ho girato intorno alla foresta alla periferia del villaggio e l’ho attraversata, correndo a volte lungo il bordo del fiume. Grazie alla protezione di Dio, alla fine sono riuscita a fuggire dal villaggio incolume.
Quando sono riemersa dalla foresta, era già notte fonda e non sapevo bene dove andare, così ho deciso di dirigermi verso casa di mia sorella, a circa 10 chilometri di distanza. Ho sentito degli scooter percorrere la strada principale e ho capito che la polizia stava ancora cercando di accerchiarmi e tagliarmi la strada, così ho corso a piedi nudi attraverso piccoli sentieri nella natura selvaggia. Dopo circa due o tre chilometri, ho attraversato delle risaie e mi sono ferita tagliandomi il piede su una mattonella, ma non avevo tempo per pensare al dolore – ho continuato a correre in avanti il più velocemente possibile. Alla fine sono arrivata a una strada sterrata, che era l’unica a condurre a casa di mia sorella. La ghiaia comprimeva il taglio sul piede, provocandomi un dolore lancinante, ma ho dovuto stringere i denti e non ho osato fermarmi. Proprio quando stavo per passare davanti a una stazione elettrica di pompaggio, ho sentito uno scooter arrivare dietro di me e mi sono fiondata in fretta in alcuni cespugli sul lato della strada. Lo scooter si è fermato vicino alla stazione e un agente di polizia ha chiesto all’anziano che lavorava come addetto se avesse visto una donna passare di lì. Il vecchio ha risposto di non aver visto nulla. Ho pensato tra me e me: “Non posso continuare a camminare su questa strada sterrata. Dovrei tornare a camminare lungo le risaie o sulle strade secondarie; forse così riuscirei a eludere la polizia”. Dopo circa un altro mezzo chilometro, vedendo che l’alba si stava lentamente avvicinando, ho pensato che la polizia si fosse ritirata dopo avermi cercato per tutta la notte e che potessi tornare sulla strada principale. Ma con mia sorpresa, all’improvviso ho scorto il capitano della Brigata per la Sicurezza Nazionale e due poliziotti a pochi passi di distanza, uno seduto su uno scooter, uno in piedi accanto allo scooter e un altro accovacciato a terra. Ero così spaventata che pensavo che il cuore mi sarebbe uscito dal petto. Ho pensato tra me e me: “Ora sono spacciata, non c’è più modo di scappare. Ho corso tutta la notte, ma non sono riuscita a sfuggire alle loro grinfie”. Mi sono affrettata a pregare Dio: “Oh Dio! Tutte le cose sono sotto il Tuo controllo. Se Tu permetti che io venga arrestata dalla polizia, sono pronta a consegnarmi e a lasciare che tutto proceda secondo le Tue disposizioni”. Dopo aver pregato, mi sono sentita un po’ più calma e, dopo essermi lisciata i capelli, sono rimasta ferma per qualche secondo e poi ho fatto un passo avanti. Se avessero voluto arrestarmi, avrebbero potuto farlo tranquillamente in quel momento, ma, con mia sorpresa, rimasero fermi dov’erano, immobili come tre sculture di legno. Sembrava che non mi avessero riconosciuto perché avevo tagliato i capelli e cambiato i vestiti, e avevo un aspetto completamente diverso da quando mi avevano arrestato per la prima volta. Vedendo che non sembravano reagire alla mia presenza, mi sono sentita un po’ più coraggiosa e sicura di me e ho continuato a camminare. Mentre passavo davanti a loro, ho trattenuto il respiro nervosamente; era come se tutto intorno a me fosse congelato. Ho visto una stradina che andava verso est, così mi sono incamminata lentamente verso di essa, ma i tre ufficiali non si erano ancora mossi. Avevo assistito ancora una volta all’onnipotente sovranità di Dio. Quando mi ero allontanata di circa 10 metri da loro, ho sentito il capitano gridare alle mie spalle: “Xiao Kang, Xiao Kang, sei tu Xiao Kang?” Deve aver gridato verso di me quattro o cinque volte. Quando l’ho sentito gridare il mio nome, il cuore mi batteva all’impazzata e ho iniziato a sudare freddo. Volevo più di ogni altra cosa lanciarmi in una folle corsa, ma le mie gambe non ascoltavano i comandi del mio cervello. Mi era venuto in mente che se mi fossi messa a correre, loro avrebbero capito che ero io e mi avrebbero inseguito. Mi sono affrettata a pregare Dio, chiedendoGli di aiutarmi a mantenere la calma e non farmi prendere dal panico. Dopo aver pregato, mi sono sentita un po’ più calma e, per quanto la polizia mi chiamasse, l’ho semplicemente ignorata e ho continuato a camminare. Nessuno dei poliziotti mi ha inseguito. Proprio così, con la protezione di Dio, sono scappata proprio sotto il loro naso.
Questa fuga incredibilmente rischiosa mi ha fatto pensare a un passo delle Parole di Dio: “Per quanto ‘potente’ sia Satana, per quanto sia audace e ambizioso, per quanto grande sia la sua capacità di infliggere danni, per quanto di ampia portata siano le tecniche con cui corrompe e alletta l’uomo, per quanto astuti siano i trucchi e le macchinazioni con cui intimidisce l’uomo, per quanto mutevole sia la forma in cui esiste, non è mai stato in grado di creare un unico essere vivente, non è mai stato in grado di stabilire leggi o regole per l’esistenza di tutte le cose e non è mai stato in grado di governare e dominare qualsivoglia oggetto, animato o inanimato. Nel cosmo e nel firmamento non vi è una singola persona o un solo oggetto che sia nato da Satana o che esista per causa sua; non vi è una singola persona o un solo oggetto che sia governato o controllato da Satana. Al contrario, Satana non solo deve vivere sotto il dominio di Dio, ma deve anche sottomettersi a tutti i Suoi ordini e comandi. Senza il permesso di Dio, è difficile che Satana tocchi anche una goccia d’acqua o un granello di sabbia sulla terra; senza il permesso di Dio, Satana non è nemmeno libero di spostare le formiche qua e là sulla terra, e tanto meno l’umanità, che è stata creata da Dio” (La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “Dio Stesso, l’Unico I”). Ho visto che Dio è onnipotente, regna sovrano su tutte le cose e ha la massima e ultima autorità. È stato Dio a rendere ciechi i poliziotti, permettendomi di passare inosservata. Ripensando a questi due casi di repressione e arresto da parte del Partito Comunista Cinese, mi sono resa conto che non esiste un luogo in cui la potenza di Dio non arrivi. Quando sono stata arrestata, Dio mi ha aperto una via d’uscita, permettendomi di fuggire senza incidenti. La polizia si è mobilitata con un’operazione massiccia per trovarmi e arrestarmi, circondando la casa e il villaggio in cui mi trovavo, ma non è riuscita a prendermi. Poi, hanno cercato di inseguirmi e di tagliarmi la strada, ma in qualche modo non mi hanno riconosciuto quando sono passata proprio davanti a loro. Più ci pensavo, più sentivo che Dio è veramente onnipotente e che, per quanto Satana agisca con ferocia, non può alzare un dito su di me senza il permesso di Dio.
In seguito, alcuni fratelli e sorelle mi hanno detto che il Partito Comunista Cinese aveva affisso in tutta la contea dei cartelli con la mia foto e una didascalia che recitava: “Pericolosa perturbatrice dell’ordine pubblico”. La polizia stava anche controllando gli autobus della città con la mia foto, chiedendo se qualcuno sapesse dove mi trovavo. Poiché la polizia mi stava ancora cercando, non potevo uscire per svolgere i miei doveri e dovevo nascondermi nella casa della famiglia che mi ospitava, ed ero costantemente in ansia. Dopo di allora, non sono uscita per più di un anno e mi sono sentita così oppressa e scoraggiata. A volte mi sembrava che fosse troppo difficile e doloroso credere in Dio nel paese del gran dragone rosso. Ho visto un passo delle Parole di Dio che dice: “Dal momento che l’opera di Dio viene intrapresa in una terra che Gli si oppone, l’intera Sua opera incontra ostacoli enormi e occorre tempo perché molte delle Sue parole si realizzino; così, per effetto delle parole di Dio, la gente subisce un raffinamento e questo è un altro elemento di sofferenza. È estremamente arduo per Dio attuare la Sua opera nella terra del gran dragone rosso, ma è attraverso tale difficoltà che Dio compie una fase della Sua opera, rendendo così manifesta la Sua saggezza e i Suoi meravigliosi atti, e usando quest’opportunità per rendere completo questo gruppo di persone” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “L’opera di Dio è semplice come l’uomo la immagina?”). Mi sono resa conto che Dio non stava intenzionalmente facendo soffrire le persone, piuttosto stava usando le circostanze avverse create dall’arresto e dalla persecuzione dei credenti da parte del Partito Comunista Cinese per perfezionare la fede e l’amore delle persone e creare un gruppo di vincitori.
Ripensando a tutta questa esperienza – dall’arresto alla fuga e fino ad oggi – ho affrontato parecchie difficoltà, ma ciò mi ha permesso di riconoscere chiaramente l’essenza diabolica dell’opposizione del Partito Comunista Cinese a Dio. Il Partito Comunista Cinese non è più in grado di fuorviarmi e mi sono ribellata a esso e l’ho abbandonato. Allo stesso tempo, ho visto da vicino e di persona che Dio è stato con me passo dopo passo, aiutandomi ogni volta che ne avevo bisogno e aprendomi ripetutamente una via. Le parole di Dio mi hanno dato fede e forza e mi hanno guidato più volte fuori dalla tana del leone. Ho visto la sovranità onnipotente di Dio e questo ha rafforzato la mia fede in Dio. Più ci penso, più mi rendo conto di aver guadagnato tanto attraverso queste difficoltà e persecuzioni. Alla luce di tutto ciò, non provo più amarezza, ma piuttosto sento che Dio mi ha mostrato la grazia e mi ha privilegiato facendomi sperimentare la Sua opera attraverso questa difficile situazione. A prescindere dalla caccia e dalla persecuzione del Partito Comunista Cinese, continuerò a inseguire la verità, a compiere il mio dovere e a ricambiare l’amore di Dio!