69. Come sono diventata una falsa leader

di Sonia, Corea del Sud

Alla fine del 2019, sono stata messa a capo della produzione video della chiesa. Percepivo un forte stress, perché l’incarico richiedeva competenze che non avevo mai appreso prima. La pressione di dover affrontare un lavoro con cui avevo così poca familiarità mi gravava come un enorme peso sul petto. Quando seguivo il lavoro, i capigruppo spesso discutevano di questioni tecniche e io me ne stavo lì seduta, capendo solo metà di quello che dicevano. Quando c’era qualcosa su cui non erano d’accordo, volevano da me un parere o dei suggerimenti e questo mi rendeva molto nervosa, perché non riuscivo a capire quale fosse il problema. A volte offrivo suggerimenti basati sull’istinto, ma non venivano seguiti. Mi vergognavo ogni volta che questo accadeva. Ero una leader della chiesa: cosa avrebbero pensato di me i miei fratelli e sorelle se non fossi riuscita a rilevare quei problemi o a suggerire delle soluzioni? Dopo che la cosa si è ripetuta diverse volte, non volevo più partecipare alle discussioni sul lavoro. Pensavo: “Non ho alcuna comprensione in merito a questo tipo di problemi tecnici e ormai è troppo tardi per imparare. Sono loro a produrre i video, quindi lascerò a loro l’incombenza di discutere di questa parte del lavoro. Non posso guidarli in questo ambito; posso invece aiutarli di più nel loro ingresso nella vita. Se i loro stati sono normali e sono capaci di gestire gli aspetti tecnici, non ho forse compiuto il mio dovere? In questo modo, non mi metterò in imbarazzo davanti a loro”. Con queste idee in mente, lasciavo che discutessero loro del lavoro, senza partecipare.

Tempo dopo, ho scoperto che la produzione video procedeva molto lentamente, erano emersi anche alcuni problemi di principio, e i fratelli e le sorelle non lavoravano insieme in modo armonioso. Diverse sorelle in successione mi hanno segnalato la capogruppo, sorella Sarah, dicendo che in alcune discussioni di lavoro era prepotente e costringeva gli altri ad ascoltarla, con la conseguenza che i video dovevano essere rifatti. Ho pensato: “Sarah possiede buona levatura. Anche se ha un’indole un po’ arrogante, è piuttosto capace. È normale che le persone dotate di un certo talento siano arroganti, mi basterà fare comunione con lei”. Così, ho attinto alla parola di Dio e ho condiviso con lei su come collaborare con gli altri e sulle lezioni che avrebbe dovuto imparare. Sarah si è detta intenzionata ad accettare le mie parole e a cambiare. Tuttavia, non molto tempo dopo, sorella Elsie è venuta a riferirmi che aveva investito tempo e fatica nella realizzazione di un video, ma Sarah ci aveva dato un’occhiata e l’aveva respinta interamente senza voler sentire ragioni. Elsie era molto contrariata e mi ha chiesto come avrebbe dovuto comportarsi. Mi sono chiesta: “C’è davvero qualcosa di male nel video prodotto da Elsie, o Sarah sta gestendo le cose secondo la sua indole arrogante?” Volevo che Elsie mi spiegasse la situazione nel dettaglio, in modo da sapere esattamente quale fosse il problema, ma poi ho considerato che non conoscevo bene quell’ambito del lavoro. Se me ne avesse parlato e non fossi riuscita a capire il problema, cosa avrebbe pensato di me? “Lasciamo perdere”, mi sono detta, “che discutano del problema tra loro. Sono convinta che mi basterà condividere con Elsie in merito al suo stato e dirle di sperimentare questa situazione come una potatura. Se riuscirà ad affrontare la questione in modo adeguato, il suo problema nella collaborazione con Sarah si risolverà”. Così ho condiviso con Elsie, dicendole di accettare i consigli degli altri, di non lasciarsi condizionare dall’orgoglio, di mettere in pratica la verità e di collaborare propositivamente con gli altri prima di ogni altra cosa. Quando ho finito di parlare, lei era ancora accigliata e se n’è andata demoralizzata. Anch’io ero molto irritata, perché sapevo che il suo problema non era stato veramente risolto. Avrei voluto sapere cosa non andasse nel suo video, ma temevo di non essere in grado di capirlo e di sembrare un’incompetente. Ho pensato: “Lasciamo stare, lascerò che se la vedano loro”. Poi, sono andata a fare comunione con Sarah per risolvere il suo stato. Le ho fatto notare che aveva un’indole arrogante e le ho detto di lavorare in armonia con gli altri, di discutere con loro i suoi suggerimenti anche quando erano validi, e che ciascuno doveva imparare dai punti di forza dell’altro. Lei ha promesso che si sarebbe concentrata per cambiare, ma in seguito è rimasta comunque molto arrogante e reputava sempre le proprie opinioni migliori di quelle altrui. Si riteneva abile ed esperta e superiore agli altri, e voleva sempre avere l’ultima parola quando lavorava con loro. Se i fratelli e le sorelle concordavano un piano di produzione diverso da quello che voleva lei, lo rifiutava e pretendeva che fosse rifatto secondo le sue richieste. Se gli altri ritenevano il suo piano inadatto e le davano dei consigli, lei non li accettava mai, liquidandoli come inutili. I fratelli e le sorelle non riuscivano a comunicare con lei e spesso dovevano rifare il loro lavoro. Tutti versavano in condizioni sempre peggiori e vivevano nella negatività. Mi irritava molto vedere che Sarah era arrogante, presuntuosa e dispotica, e che stava seriamente compromettendo l’avanzamento del lavoro, ma io non sapevo capire quei problemi tecnici. All’epoca avevo una vaga consapevolezza del fatto che Sarah non accettava la verità, non si era pentita e non era cambiata, e probabilmente non era più adatta a svolgere quel dovere. Ma poi ho pensato che era più capace degli altri in quell’ambito e mi sono chiesto, in caso fosse stata rimossa, se qualcun altro sarebbe stato in grado di assumersi il suo incarico. Ero dubbiosa e volevo riferirlo ai leader superiori, ma temevo che, se avessero visto il caos in cui avevo gettato il nostro lavoro, avrebbero potuto potarmi e destituirmi. Al termine della mia lotta interiore, ho deciso di fare di nuovo comunione con Sarah. Così, sono andata da lei e le ho fatto notare la sua indole arrogante, ho messo a nudo il suo essere sempre così dispotica e pretendere di avere l’ultima parola, e le ho detto che stava percorrendo il cammino di un anticristo. Lei non ha proferito parola in risposta, ma la sua opposizione era palese. In seguito, ha continuato a fare le cose a modo suo e spesso si metteva in mostra e sminuiva gli altri. La maggior parte dei fratelli e delle sorelle si sentiva limitata e non voleva lavorare con lei. A causa del disturbo e dell’intralcio che Sarah causava, la produzione video subiva dei ritardi; alla fine, non ho avuto altra scelta che segnalare il problema ai leader superiori, i quali hanno indagato e poi sollevato Sarah dal suo incarico di capogruppo e me dal mio, con la motivazione che non svolgevo lavoro reale e non risolvevo i problemi reali.

Dopo essere stata destituita, mi sono limitata ad ammettere di avere scarsa levatura, di non comprendere quell’ambito del lavoro e di non saper svolgere lavoro reale. Non avevo alcuna reale comprensione dei miei problemi. In seguito, dopo aver letto la comunione di Dio su come discernere le varie manifestazioni dei falsi leader, ho iniziato a riflettere e a capire esattamente cosa avevo fatto. Dio Onnipotente dice: “I falsi leader sono bravi nel lavoro superficiale, ma non fanno mai un lavoro concreto. Non vanno a ispezionare, supervisionare o guidare le varie attività professionali, o a scoprire tempestivamente cosa sta succedendo nei diversi gruppi, verificando come sta procedendo il lavoro, quali problemi ci sono, se i supervisori del gruppo sono competenti nel loro lavoro, cosa i fratelli e le sorelle riferiscono riguardo a loro o come li valutano. Non controllano se qualcuno viene limitato dai capigruppo o dai supervisori, se i suggerimenti corretti che le persone danno vengono adottati, se qualcuno che ha talento o persegue la verità viene oppresso o escluso, se qualche persona senza malizia è vittima di maltrattamenti, se coloro che smascherano e segnalano i falsi leader vengono attaccati, sono oggetti di rappresaglie o vengono allontanati o espulsi, se i capigruppo o i supervisori sono persone malevole e se qualcuno viene tormentato. Se i falsi leader non fanno una minima parte di questo lavoro concreto, dovrebbero essere destituiti. Supponiamo, per esempio, che qualcuno riferisca a un falso leader che c’è un supervisore che spesso limita e opprime le persone. Tale supervisore ha fatto alcune cose in modo sbagliato, ma non lascia che i fratelli e le sorelle forniscano alcun suggerimento, e cerca persino scuse per discolparsi e difendersi, senza mai ammettere i propri errori. Un tale supervisore non dovrebbe essere prontamente destituito? Questi sono problemi che i leader dovrebbero risolvere in modo tempestivo. Alcuni falsi leader non permettono che i supervisori che hanno nominato vengono smascherati, qualunque problema sia emerso nel loro lavoro, e certamente non permettono che vengano segnalati ai superiori: dicono persino alle persone di imparare a sottomettersi. Se qualcuno espone i problemi relativi a un supervisore, questi falsi leader cercano di proteggerlo o di coprire la realtà dei fatti, dicendo: ‘Questo è un problema che riguarda l’ingresso nella vita del supervisore. È normale che abbia un’indole arrogante: chiunque abbia un po’ di levatura è arrogante. Non è un grosso problema, ho solo bisogno di condividere un po’ con lui’. Attraverso la condivisione, il supervisore esprime la propria posizione, dicendo: ‘Ammetto di essere arrogante. Ammetto che a volte mi preoccupo della mia vanità, del mio orgoglio e del mio prestigio e non accetto i suggerimenti degli altri. Ma le altre persone non sono brave in questa professione, spesso propongono suggerimenti inutili, quindi c’è un motivo per cui non le ascolto’. I falsi leader non cercano di comprendere a fondo la situazione, non guardano i risultati del lavoro del supervisore, né tanto meno come sono la sua umanità, la sua indole e il suo perseguimento. Tutto ciò che fanno è minimizzare le cose, dicendo: ‘Mi hanno fatto una segnalazione, quindi ti tengo d’occhio. Ti sto dando un’altra possibilità’. Dopo il loro discorso, il supervisore dice che è disposto a pentirsi, ma riguardo al fatto che in seguito si penta davvero o si limiti a mentire e ingannare, i falsi leader non vi prestano attenzione(La Parola, Vol. 5: Responsabilità di leader e lavoratori, “Responsabilità di leader e lavoratori (3)”). “I falsi leader svolgono il lavoro in modo incredibilmente ripetitivo e superficiale: convocano le persone per una chiacchierata, fanno un po’ di lavoro psicologico, le spronano un po’ e pensano che questo equivalga a fare un lavoro concreto. Ciò è superficiale, non è vero? E quale problema si nasconde dietro questa superficialità? Non si tratta forse di ingenuità? I falsi leader sono estremamente ingenui e valutano anche le persone e le cose in modo incredibilmente ingenuo. Niente è più difficile da eliminare dell’indole corrotta delle persone: il lupo perde il pelo ma non il vizio. I falsi leader non riescono affatto a capire a fondo questo problema. Pertanto, riguardo al genere di supervisori che nella chiesa causano costantemente disturbi e limitano e tormentano sempre le persone, i falsi leader non fanno altro che parlare con loro e potarli con una manciata di parole, tutto qui. Non li destituiscono né li riassegnano tempestivamente. Questo approccio dei falsi leader causa enormi danni al lavoro della chiesa e spesso fa sì che esso venga ostacolato, ritardato e danneggiato, e che venga a esso impedito di progredire in modo regolare, efficace e senza intoppi a causa delle azioni di disturbo di alcune persone malevole, il che è tutto una grave conseguenza del fatto che i falsi leader agiscono sulla base dei loro sentimenti, violando le verità principi e servendosi delle persone sbagliate. Da ciò che appare all’esterno, i falsi leader non stanno deliberatamente commettendo una miriade di malefatte, o facendo le cose a modo loro e fondando i propri regni indipendenti, come fanno gli anticristi. Ma i falsi leader non sono in grado di risolvere tempestivamente i vari problemi che sorgono nel lavoro della chiesa, e quando si verificano problemi con i supervisori dei vari gruppi, e quei supervisori non sono in grado di farsi carico del proprio lavoro, i falsi leader non sono in grado di cambiare i loro doveri o destituirli tempestivamente, arrecando gravi perdite al lavoro della chiesa. E tutto questo è causato dall’inadempienza al dovere da parte dei falsi leader(La Parola, Vol. 5: Responsabilità di leader e lavoratori, “Responsabilità di leader e lavoratori (3)”). Leggere queste parole di Dio mi ha colmata di tristezza e mi ha spezzato il cuore. Sentivo di essere uno dei falsi leader descritti da Dio. Egli rivela che i falsi leader non svolgono lavoro reale, non controllano, non supervisionano né dirigono mai il lavoro, e non cercano mai di capire personalmente i problemi reali o di monitorare i lavori specifici. Quando qualcuno segnala un problema relativo a un supervisore, i falsi leader non conducono mai un’indagine approfondita né discernono l’essenza di quel supervisore e gli effetti del suo lavoro. Si limitano a fornirgli condivisione e svolgere un po’ di lavoro ideologico, pensando che questo risolverà il problema. Di conseguenza, non trasferiscono tempestivamente i supervisori inadeguati, e ciò danneggia gravemente il lavoro. Io mi comportavo esattamente come rivelato da Dio. Mi interessavo raramente del lavoro, non mi informavo spesso su come procedeva e non fornivo indicazioni. Sapevo che la produzione video era lenta e che gli altri avevano segnalato che Sarah era arrogante, che insisteva per fare le cose a modo suo e che questo influiva sul lavoro, eppure mi ero limitata a condividere con lei in merito al suo stato. Non avevo indagato sulle controversie che aveva avuto con gli altri riguardo al processo di produzione video né su quale fosse l’origine del problema; mi ero limitata a dire loro in comunione che avrebbero dovuto acquisire consapevolezza della loro indole corrotta e trarne un insegnamento. Ero convinta che fare comunione e compiere lavoro ideologico fossero un modo per risolvere i problemi e svolgere lavoro reale, e non mi sono informata sui problemi reali che stavano ostacolando il progresso del lavoro, né li ho risolti. Non ho trasferito la capogruppo che creava intralcio e disturbo né mi sono occupata di lei, permettendole di continuare a ostacolare la produzione video. Non ero forse uno dei falsi leader rivelati dalla parola di Dio? In quel periodo, più di una persona mi ha riferito che si sentiva limitata da Sarah. Tutti i video dovevano essere approvati da lei e se gli altri prendevano decisioni senza consultarla, lei le bocciava. Di qualunque cosa discutessero, fratelli e sorelle dovevano aspettare i suoi suggerimenti, il che ritardava notevolmente il lavoro. In realtà, era lei a detenere ormai il potere nel gruppo e ad avere l’ultima parola. Gli altri segnalavano continuamente i suoi problemi, ma io ero cieca e ignorante e raramente avevo una comprensione profonda del lavoro, quindi mi limitavo a osservare quei problemi superficialmente e non ero in grado di discernere i gravissimi difetti di Sarah. Continuavo a pensare che fosse abile e semplicemente di indole un po’ arrogante, e che, con qualche condivisione, sarebbe stata in grado di riflettere su sé stessa e di acquisire una certa consapevolezza di sé. Poiché ero incapace di discernere chiaramente la natura del suo comportamento, per quanto condividessi, non facevo altro che sciorinare parole e dottrine e non risolvevo affatto il problema reale. Di conseguenza, per sei mesi molte persone sono state limitate da lei e si sono sentite negative e deboli, la produzione è stata inefficace e il lavoro sui video è stato gravemente ostacolato e disturbato. Solo allora ho capito chiaramente che il danno arrecato al lavoro era stato tanto ingente perché io non avevo svolto lavoro reale e non avevo trasferito in tempo una capogruppo inadeguata al ruolo. Ero davvero una falsa leader. All’inizio, pensavo di aver fallito nel mio incarico solo perché avevo scarsa levatura e non capivo quell’ambito lavorativo. Solo dopo aver valutato me stessa in base al metro della parola di Dio mi sono resa conto che non avevo nemmeno cercato di capire le questioni o di risolvere i problemi reali in prima persona. Non si trattava solamente di scarsa levatura: il problema era che non svolgevo lavoro reale.

Ho continuato a riflettere su me stessa: “Perché sono riluttante a imparare di più su questo lavoro?” Solamente dopo aver ricordato alcuni miei pensieri e comportamenti precedenti mi sono resa conto che, nel profondo, avevo sempre avuto una visione fallace. Sentendo di non capire quell’ambito lavorativo, non volevo occuparmi delle questioni che lo riguardavano né approfondirlo o studiarlo. Temevo che, se avessi discusso di quei problemi con persone che li comprendevano, avrei rivelato la mia ignoranza. Quindi, anche se il lavoro era qualcosa di cui avrei dovuto assumermi la responsabilità, volevo comunque ignorarlo. In seguito, ho letto nella parola di Dio: “La principale caratteristica del lavoro dei falsi capi è blaterare di dottrine e ripetere meccanicamente slogan. Dopo avere emanato i loro ordini, semplicemente si lavano le mani della faccenda. Non pongono domande sul successivo sviluppo del lavoro; non chiedono se siano emersi problemi, deviazioni o difficoltà. Considerano terminato il loro incarico non appena assegnano il lavoro ad altri. In realtà, come leader, dopo aver dato disposizioni per il lavoro, devi seguire l’andamento del lavoro. Anche se quell’ambito lavorativo non ti è familiare, persino se non ne sai nulla, puoi trovare il modo di fare il tuo lavoro. Puoi rivolgerti a qualcuno che lo afferri davvero, che conosca la professione in questione, così che faccia dei controlli e fornisca suggerimenti. Da quei suggerimenti potrai risalire ai principi appropriati e riuscirai così a seguire il lavoro. Che il tipo di professione in questione ti sia familiare o no, che tu la comprenda o meno, devi come minimo presiedere al lavoro, seguirlo, indagare e porre domande su come procede. Devi mantenere il controllo su queste cose: è la tua responsabilità, fa parte del tuo lavoro. Non seguire il lavoro, non fare niente altro una volta che sia stato assegnato, lavarsene le mani, è il modo in cui si comportano i falsi leader. Anche non seguire il lavoro o non fornire indicazioni al riguardo, non informarsi sui problemi che si presentano o non risolverli, e non afferrare i progressi o l’efficienza del lavoro sono manifestazioni dei falsi leader(La Parola, Vol. 5: Responsabilità di leader e lavoratori, “Responsabilità di leader e lavoratori (4)”). Dalla parola di Dio, ho capito che non monitorare i lavori specifici perché non li comprendevo e non risolvere i problemi reali che si verificavano nel lavoro era una manifestazione da falsa leader irresponsabile che si sottrae ai propri obblighi. Come leader, il minimo che si debba fare è presiedere e seguire il lavoro, informarsi sui suoi progressi, rilevare e risolvere i problemi che si verificano in esso. Anche se non si possiede molta comprensione in un ambito, si può chiedere a chi invece ne ha di fare verifiche e offrire suggerimenti, e collaborare con questa persona per compensare le proprie carenze. In tal modo, si può comunque svolgere un buon lavoro. Io, invece, cercavo di evitare tutto ciò che riguardava il lavoro tecnico e non prendevo parte ai lavori specifici perché non li capivo. Mi comportavo così per coprire le mie mancanze e le mie carenze, per mantenere la mia immagine e il mio prestigio, e perché temevo che i miei fratelli e le mie sorelle mi avrebbero guardata dall’alto in basso se non fossi stata in grado di guidarli. Quando emergevano problemi nella produzione, quando i fratelli e le sorelle non erano d’accordo su qualcosa, non riuscivano a collaborare e il progresso rallentava, invece di risolvere concretamente le cose, adottavo un approccio distaccato. Non ero proprio uno dei falsi leader rivelati dalla parola di Dio? Di fatto, tutto il lavoro della chiesa coinvolge le verità principi, quindi per svolgere bene un lavoro non basta la semplice padronanza di conoscenze specialistiche. In quanto leader, anche se non si comprende un ambito del lavoro, si devono conoscere le verità principi pertinenti per poterlo guidare e monitorare. Alcuni leader all’inizio non comprendono un certo ambito lavorativo, ma studiano duramente e arrivano a padroneggiare le verità principi pertinenti; dopodiché, sono in grado di guidare e monitorare realmente il lavoro, che così continua a migliorare. Mi sono chiesta: “Ho sempre detto di non capire quest’ambito del lavoro, ma ho mai provato a studiarlo? Mi sono impegnata o ho pagato un prezzo? Quando non sapevo come monitorare le cose, ho ricercato le verità principi?” Non avevo fatto nulla di tutto ciò. Sono stata sfuggente nel mio dovere, non ho cercato di progredire e, quando non capivo le cose, non ho tentato di imparare dagli altri, né tanto meno di cercare le verità principi. Ho accampato il pretesto della mia scarsa dimestichezza con quell’ambito lavorativo al fine di proteggere la mia reputazione e il mio prestigio, con la conseguenza che non si sono potuti risolvere tempestivamente molti problemi e molte difficoltà reali che gli altri riscontravano durante lo svolgimento dei loro doveri, con gravi ripercussioni sui risultati della produzione video. Tali sono state le conseguenze del fatto che ripetevo slogan, non svolgevo lavoro reale e non risolvevo i problemi reali.

In seguito, ho letto altre parole di Dio: “Quando Dio chiede alle persone di rinunciare alla fama, al guadagno e al prestigio, non le sta privando del diritto di scegliere; piuttosto, ciò dipende dal fatto che, perseguendo fama, guadagno e prestigio, le persone intralciano e disturbano il lavoro della chiesa e l’ingresso nella vita dei prescelti di Dio, e possono addirittura influenzare più individui nel loro nutrirsi delle parole di Dio, nel comprendere la verità e nell’ottenere in tal modo la salvezza da parte di Dio. Questo è un fatto indiscutibile. Quando le persone perseguono la fama, il guadagno e il prestigio personali, è certo che non perseguiranno la verità e non compiranno lealmente il loro dovere. Parleranno e agiranno solo per la fama, il guadagno e il prestigio, e tutto il lavoro che svolgeranno, senza la minima eccezione, sarà a tal fine. Comportarsi e agire in questo modo è, senza dubbio, percorrere il cammino di un anticristo; è un intralcio e un disturbo dell’opera di Dio, e tutte le svariate conseguenze che ne derivano ostacolano la diffusione del Vangelo del Regno e il portare avanti la volontà di Dio all’interno della chiesa. Si può quindi affermare con certezza che il cammino percorso da coloro che perseguono la fama, il guadagno e il prestigio è il cammino dell’opposizione a Dio. È un’opposizione intenzionale contro di Lui, un dirGli di no: è collaborare con Satana nell’opporsi a Dio e nell’esserGli ostili. Tale è la natura del perseguimento di fama, guadagno e prestigio. Il problema delle persone che perseguono i propri interessi personali è che gli obiettivi che perseguono sono quelli di Satana, obiettivi malvagi e ingiusti. Quando le persone perseguono interessi personali come la fama, il guadagno e il prestigio, diventano inconsapevolmente un canale di Satana, un suo mezzo e, per di più, una sua incarnazione. Costoro ricoprono un ruolo negativo nella chiesa; l’effetto che hanno sul lavoro della chiesa, sulla normale vita della chiesa e sul normale perseguimento dei prescelti di Dio è quello di disturbare e compromettere; hanno un effetto avverso e negativo(La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9: Parte prima”). Riflettendo sulle parole di Dio, ho visto che nel mio dovere agivo al solo scopo di mantenere la mia immagine e il mio prestigio e che non salvaguardavo minimamente il lavoro della chiesa, con la conseguenza di comprometterlo. Mi stavo comportando da serva di Satana, intralciando e ostacolando il lavoro della chiesa. Poiché temevo che gli altri mi guardassero dall’alto in basso se non capivo un ambito del lavoro, non partecipavo alle discussioni in merito e non seguivo i lavori specifici. Quando ho visto che la capogruppo si comportava dispoticamente e intralciava il lavoro, e che io ero incapace di risolvere la questione, ho temuto che i leader superiori scoprissero che non potevo svolgere lavoro reale e mi rimuovessero, così non ho segnalato loro la questione né ho cercato una soluzione, restandomene a guardare mentre il lavoro della chiesa ne risentiva. Nascondevo palesemente i fatti, ingannavo sia i miei superiori che i miei sottoposti, e facevo credere agli altri che il lavoro che supervisionavo fosse privo di problemi e procedesse normalmente, in modo da proteggere la mia posizione di leader. Mentre io facevo di tutto pur di proteggere la mia immagine e il mio prestigio, i miei fratelli e le mie sorelle erano limitati e non avevano modo di progredire nei loro doveri. Loro vivevano nel dolore e nell’infelicità e soffrivano in termini di ingresso nella vita, e il lavoro veniva gravemente ostacolato, ma a me non importava nulla di tutto questo. La mia non era forse una manifestazione da falsa leader? Riflettendo su queste cose, ho provato un po’ di paura, rimorso e rimpianto. Mi odiavo per il mio egoismo e la mia ingannevolezza. La mia coscienza era ormai così insensibile e intorpidita! La produzione video riveste un ruolo fondamentale nella diffusione del Vangelo. Svolgevo un dovere molto importante, eppure non tenevo conto dell’intenzione di Dio, difendevo la mia immagine e il mio prestigio in ogni cosa, e intralciavo e disturbavo il lavoro della chiesa. Il pensiero di come mi ero comportata nel mio dovere e del danno che avevo arrecato al lavoro della chiesa era doloroso come una lama conficcata nel cuore. Mi vergognavo moltissimo. Piangendo per il rimorso, ho pregato Dio: “Dio, sono stata subdola e infida nel mio dovere, non ho svolto lavoro reale ed è troppo tardi ormai per riparare al danno che ho causato al lavoro della chiesa. In futuro, voglio pentirmi davanti a Te nel mio dovere, e Ti chiedo di sottopormi a scrutinio”.

In seguito, ho trovato dei percorsi di pratica e di ingresso nella parola di Dio. Dio Onnipotente dice: “In che modo si può essere persone comuni e normali? In che modo si può, come dice Dio, assumere il posto che si confà a un essere creato, come si può non cercare di essere superuomini o personalità di spicco? Come si dovrebbe praticare per essere una persona comune e normale? Come si può fare? […] In primo luogo non darti un titolo e non diventarne vincolato, dicendo: ‘Io sono il leader, io sono il capogruppo, io sono il supervisore, nessuno conosce quest’attività meglio di me, nessuno comprende le competenze meglio di me’. Non farti prendere dal titolo che ti sei assegnato da solo. Non appena lo farai, esso ti legherà mani e piedi e ciò che dirai e farai ne risentirà. Anche il tuo normale modo di pensare e di giudicare ne risentirà. Devi liberarti dai vincoli di tale prestigio. Per prima cosa, ridimensiona questa posizione e questo titolo ufficiale e mettiti al posto di una persona comune. Se lo fai, la tua mentalità si normalizzerà in una certa misura. Devi inoltre ammettere: ‘Non so come fare questo, e neanche capisco quello: dovrò condurre ricerche e studi’, oppure: ‘Non mi è mai capitato prima, quindi non so cosa fare’. Quando sarai in grado di dire ciò che pensi veramente e di parlare sinceramente sarai in possesso di normale ragionevolezza. Altre persone conosceranno il vero te e avranno quindi una visione normale di te e tu non dovrai fingere né ti sentirai sotto una forte pressione, e sarai pertanto in grado di comunicare normalmente con le persone. Vivere in questo modo è liberatorio e facile; chi trova la vita stremante ne è personalmente la causa. Non fingere e non simulare. Apriti prima di tutto in merito a ciò che pensi in cuor tuo, ai tuoi veri pensieri, in modo che tutti ne siano consapevoli e li comprendano. Di conseguenza le tue preoccupazioni, le barriere e i sospetti tra te e gli altri verranno meno. C’è anche un’altra cosa che ti ostacola. Ti consideri sempre il capogruppo, un leader, un lavoratore o qualcuno in possesso di un titolo, di prestigio e di una reputazione: se ammetti di non capire qualcosa o di non saper fare qualcosa, non stai forse denigrando te stesso? Quando metti da parte queste catene nel tuo cuore, quando smetti di pensare a te stesso come a un leader o a un lavoratore, quando smetti di ritenerti migliore degli altri e senti di essere una persona comune, uguale a tutti gli altri e che esistono ambiti in cui sei inferiore agli altri, quando condividi in merito alla verità e alle questioni lavorative con questo atteggiamento l’effetto è diverso, come lo è l’atmosfera. Se in cuor tuo nutri sempre dei dubbi, se ti senti costantemente sotto pressione e limitato e se desideri liberarti di queste cose ma non ne sei capace, allora dovresti pregare seriamente Dio, riflettere su te stesso, notare i tuoi difetti e sforzarti di giungere alla verità. Se riesci a mettere in pratica la verità, otterrai risultati(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Fare tesoro delle parole di Dio è il fondamento della fede in Dio”). Dopo aver letto le parole di Dio, ho percepito molta più luce nel mio cuore. Mi ero sempre messa nella posizione di leader. Avevo sempre voluto fingere di sapere tutto per indurre gli altri ad ammirarmi e per nascondere loro chi ero veramente. Ero convinta che, per svolgere il ruolo di leader, dovessi essere superiore agli altri e capace di fare qualsiasi cosa, ma mi sbagliavo. La verità era che non ero migliore degli altri. Avevo la stessa indole corrotta dei miei fratelli e sorelle e c’erano molte cose che non riuscivo a vedere chiaramente o a capire. Essere una leader era solo un’occasione di pratica. Ora so che devo mettere da parte il mio rango, essere sincera, aprirmi con gli altri e lavorare con tutti su un piano di parità nello svolgimento dei nostri doveri. Se non capisco qualcosa, devo ammetterlo e lasciar condividere di più coloro che hanno comprensione. In questo modo, non solo posso risolvere tempestivamente i problemi del lavoro, ma anche compensare le mie carenze. Se c’è una questione che non riesco a capire o a risolvere, devo segnalarla immediatamente, così da evitare conseguenze gravi dovute a una gestione tardiva.

Ora mi hanno di nuovo selezionata come leader della chiesa. Sono davvero grata e so che Dio mi ha dato questa opportunità affinché possa pentirmi. Non posso rimediare alle mie trasgressioni passate, quindi in futuro voglio svolgere il mio dovere al meglio. Ho fatto tra me e me un giuramento: “Dio, per compiere bene questo dovere sono disposta a fare tutto ciò che posso e che devo. Se nello svolgerlo dovessi affidarmi alla mia indole corrotta e diventare di nuovo irresponsabile, spero che Tu mi castighi e mi disciplini”. Ora, ci sono molti compiti nel mio dovere che non conosco a fondo. A volte, quando i fratelli e le sorelle vengono da me per discutere di lavoro, non capisco bene alcune cose e sento ancora il desiderio di evitarle e di non partecipare. Tuttavia, quando penso alle lezioni che ho imparato dai miei precedenti fallimenti, provo un po’ di paura e prego subito Dio. Gli chiedo di aiutarmi a calmarmi, ad ascoltare con attenzione e a lavorare con i miei fratelli e sorelle per trovare il modo di risolvere i problemi. Quando mi assumo un fardello e mi impegno concretamente nei compiti, non solo riesco a identificare il problema, ma a volte sono capace di dare dei suggerimenti ragionevoli. In caso di questioni di principio che non sono in grado di discernere chiaramente o di risolvere, le segnalo ai leader superiori e chiedo aiuto. In questo modo, il lavoro non subisce ritardi e il problema viene risolto rapidamente.

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