75. Che cosa si ottiene camuffandosi e nascondendosi
Nell’ottobre del 2018, ho accolto l’opera di Dio Onnipotente degli ultimi giorni. Sei mesi dopo, sono stata nominata diacono per l’irrigazione nella mia chiesa. Appena assunto questo dovere ho avuto molte difficoltà ma, pregando e condividendo con i miei fratelli e sorelle, gradualmente ho appreso alcuni princìpi e ho ottenuto dei risultati nel mio compito. Nel mio tempo libero, praticavo anche la scrittura di articoli di testimonianza esperienziale, riflettevo spesso su me stessa, e mi sentivo ogni giorno molto appagata.
Un giorno, a gennaio del 2022, il mio leader mi ha detto: “Hai fatto dei progressi nell’ingresso nella vita, quindi vorremmo sceglierti come predicatrice. Ti andrebbe di farlo?” Ero un po’ agitata, e ho risposto: “Farò del mio meglio”. Il leader allora ha detto: “Hai scritto degli ottimi articoli di testimonianza esperienziale. Solo i fratelli e le sorelle che prestano attenzione al loro ingresso nella vita possono prestare servizio come predicatori, poiché sono capaci di risolvere davvero i problemi e le difficoltà dei loro fratelli e sorelle”. Sentire questo dal mio leader mi ha resa felice. Ho avuto l’impressione che mi stimasse e apprezzasse, quindi non potevo deludere tutti, e volevo mostrare loro di poter svolgere bene quel lavoro. In seguito, il leader mi ha affidato la responsabilità del lavoro di diverse chiese e mi ha insegnato molti princìpi. L’ambito di lavoro era più ampio ed ero responsabile di molti compiti, quindi ero sotto pressione e un po’ preoccupata di non esserne all’altezza. Vedevo alcuni fratelli e sorelle che svolgevano il mio stesso dovere e avevano familiarità con il lavoro, mentre io ero nuova e non sapevo come svolgerlo. Volevo esprimere le mie difficoltà, ma poi ho ripensato ai complimenti ricevuti dal mio leader. Ho cominciato a preoccuparmi, pensando: “Se sapesse che non capisco come svolgere questo lavoro, cosa penserebbe di me? Che non ne sono capace e che avermi scelta è stato un errore? Inoltre, adesso sono una predicatrice. Se nemmeno conosco il lavoro, come posso aiutare e sostenere i leader delle chiese?” Era un pensiero davvero logorante per me, ma ero troppo imbarazzata per condividere la mia pena con il leader.
Una volta, il nostro leader superiore stava discutendo con noi in merito al nostro lavoro, e ho visto che sorella Silvia e fratello Ricardo erano molto attivi nel rispondere alle sue domande, e sapevano anche come svolgere ogni aspetto del lavoro. Quando il leader mi ha chiesto: “Stai avendo qualche difficoltà?” Ho pensato: “Svolgiamo tutti lo stesso dovere. Se dico di sì, cosa penserà di me il leader? Mi reputerà incompetente?” Così ho mentito, diciendo che non stavo avendo alcun problema. In seguito, ogni volta che incontravamo il leader parlavo raramente. Quando lo facevo, prima pensavo sempre a come rispondere, per evitare che gli altri vedessero che c’erano molte cose che non capivo e mi guardassero dall’alto in basso. In questo modo, continuavo a nascondermi e a camuffarmi, mi sentivo molto limitata e diventavo sempre più passiva nel mio dovere. Volevo addirittura smettere di andare alle riunioni. Malgrado ciò, non volevo parlare del mio stato con i fratelli e le sorelle. Volevo mostrare agli altri solamente il mio lato migliore. Un giorno, ho preso appuntamento con due leader della chiesa per conoscere lo stato del lavoro della chiesa. Quando li ho incontrati, uno di loro mi ha detto entusiasta: “È bello averti come responsabile del nostro lavoro! Mi piace riunirmi con te e ti ammiro ogni volta che ascolto le tue condivisioni. Spero di poter essere come te in futuro”. L’altro leader ha detto: “Siamo felici di svolgere il nostro dovere con te. La tua condivisione è sempre illuminante”. In quel momento, volevo dire loro di non avere un’opinione così alta di me, che anche io avevo difficoltà nel mio dovere e sotto pressione diventavo negativa. Ma poi mi sono detta: “Se dico loro la verità, avranno ancora questa alta opinione di me in futuro? Chiederanno ancora a me se avranno dubbi?” Combattuta, alla fine non ho detto la verità. Un’altra volta, in una riunione, alcuni leader e diaconi della chiesa mi hanno detto che non sapevano svolgere alcuni lavori e si trovavano in difficoltà. Li ho confortati: “Non vi preoccupate, siamo nuovi nei nostri doveri. Lentamente impareremo le cose e riusciremo a capire”. In apparenza, non c’era nulla di sbagliato in quello che ho detto. Ma in realtà nemmeno io sapevo svolgere il lavoro. Temendo che vedessero la mia reale levatura, non ho osato parlare sinceramente, e mi sono limitata a dare loro un piccolo incoraggiamento che non ha risolto affatto i loro problemi. Poiché continuavo a nascondermi e a camuffarmi, ero in un pessimo stato, non riuscivo a sentire la guida dello Spirito Santo e mi sentivo emotivamente esausta. Spesso mi chiedevo: “Perché non riesco a svolgere il lavoro della chiesa come tutti gli altri?” Sapevo che avrei dovuto rivolgermi al mio leader per risolvere le mie difficoltà, ma temevo che, parlandone, lui avrebbe concluso che non ero adatta all’incarico. Ho ripensato all’inizio: ero stata scelta per quel dovere perché tutti dicevano che prestavo molta attenzione all’ingresso nella vita. Dovevano pensare che fossi una persona di buona levatura che perseguiva la verità. Se avessero saputo che c’erano così tante cose che non capivo e che non ero capace di svolgere il lavoro di chiesa, avrebbero certamente pensato che fosse stato un errore scegliermi come predicatrice. Alla luce di questo, avevo ancora più paura di parlare. Il mio stato peggiorava sempre di più e vivevo nell’oscurità e nella sofferenza. Ho pregato Dio: “Dio Onnipotente, non so come sperimentare questo ambiente. Ti chiedo di condurmi e guidarmi”.
Una volta, a una riunione, il nostro leader superiore ci ha chiesto della nostra esperienza in quel periodo. Gli altri si sono aperti sulla loro corruzione e sulle loro mancanze nei doveri, e io ho trovato il coraggio di parlare del mio stato. Il leader ha usato la sua esperienza per aiutarmi, e ha detto: “In quanto leader e lavoratori, non avete bisogno di capire tutto per fare bene il vostro dovere. Questa idea è sbagliata. Siamo solo persone comuni, quindi è normale che non comprendiamo e non riusciamo a discernere alcune cose. Ma se vogliamo fare i saccenti e non riusciamo a gestire correttamente le nostre carenze, e se, per mantenere il nostro prestigio e la nostra immagine, indossiamo delle maschere per camuffarci e ingannare gli altri e non lasciamo mai che vedano la nostra vera levatura, vivere è doloroso”. Poi il leader mi ha inviato alcune parole di Dio: “In che modo si può essere persone comuni e normali? In che modo si può, come dice Dio, assumere il posto che si confà a un essere creato, come si può non cercare di essere superuomini o personalità di spicco? […] In primo luogo non darti un titolo e non diventarne vincolato, dicendo: ‘Io sono il leader, io sono il capogruppo, io sono il supervisore, nessuno conosce quest’attività meglio di me, nessuno comprende le competenze meglio di me’. Non farti prendere dal titolo che ti sei assegnato da solo. Non appena lo farai, esso ti legherà mani e piedi e ciò che dirai e farai ne risentirà. Anche il tuo normale modo di pensare e di giudicare ne risentirà. Devi liberarti dai vincoli di tale prestigio. Per prima cosa, ridimensiona questa posizione e questo titolo ufficiale e mettiti al posto di una persona comune. Se lo fai, la tua mentalità si normalizzerà in una certa misura. Devi inoltre ammettere: ‘Non so come fare questo, e neanche capisco quello: dovrò condurre ricerche e studi’, oppure: ‘Non mi è mai capitato prima, quindi non so cosa fare’. Quando sarai in grado di dire ciò che pensi veramente e di parlare sinceramente sarai in possesso di normale ragionevolezza. Altre persone conosceranno il vero te e avranno quindi una visione normale di te e tu non dovrai fingere né ti sentirai sotto una forte pressione, e sarai pertanto in grado di comunicare normalmente con le persone. Vivere in questo modo è liberatorio e facile; chi trova la vita stremante ne è personalmente la causa. Non fingere e non simulare. Apriti prima di tutto in merito a ciò che pensi in cuor tuo, ai tuoi veri pensieri, in modo che tutti ne siano consapevoli e li comprendano. Di conseguenza le tue preoccupazioni, le barriere e i sospetti tra te e gli altri verranno meno. C’è anche un’altra cosa che ti ostacola. Ti consideri sempre il capogruppo, un leader, un lavoratore o qualcuno in possesso di un titolo, di prestigio e di una reputazione: se ammetti di non capire qualcosa o di non saper fare qualcosa, non stai forse denigrando te stesso? Quando metti da parte queste catene nel tuo cuore, quando smetti di pensare a te stesso come a un leader o a un lavoratore, quando smetti di ritenerti migliore degli altri e senti di essere una persona comune, uguale a tutti gli altri e che esistono ambiti in cui sei inferiore agli altri, quando condividi in merito alla verità e alle questioni lavorative con questo atteggiamento l’effetto è diverso, come lo è l’atmosfera. Se in cuor tuo nutri sempre dei dubbi, se ti senti costantemente sotto pressione e limitato e se desideri liberarti di queste cose ma non ne sei capace, allora dovresti pregare seriamente Dio, riflettere su te stesso, notare i tuoi difetti e sforzarti di giungere alla verità. Se riesci a mettere in pratica la verità, otterrai risultati. Qualunque cosa tu faccia, non parlare e non agire da una certa posizione o con un certo titolo. Per prima cosa, metti da parte tutto questo e occupa il posto di una persona comune” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Fare tesoro delle parole di Dio è il fondamento della fede in Dio”). “Se nel tuo cuore hai ben chiaro che tipo di persona sei, qual è la tua essenza, quali sono le tue carenze e quale corruzione riveli, dovresti condividerlo apertamente con gli altri in modo che possano vedere qual è il tuo vero stato e quali sono i tuoi pensieri e le tue opinioni, e che sappiano quale conoscenza possiedi di queste cose. Qualunque cosa tu faccia, non fingere e non simulare, non nascondere agli altri la tua corruzione e le tue carenze affinché nessuno le conosca. Questo tipo di comportamento falso è un ostacolo nel tuo cuore ed è anche un’indole corrotta e può impedire alle persone di pentirsi e cambiare. Devi pregare Dio e sottoporre a riflessione e analisi ciò che è falso come le lodi che ti attribuiscono gli altri, la gloria di cui ti ricoprono e le corone che ti conferiscono. Devi vedere il danno che queste cose ti arrecano. Così facendo valuterai te stesso in maniera chiara, acquisirai conoscenza di te stesso e smetterai di considerarti un superuomo o una personalità di spicco. Una volta acquisita questa consapevolezza di te stesso ti diventerà facile accettare la verità, accogliere nel tuo cuore le parole di Dio e ciò che Dio chiede all’uomo, accettare la salvezza del Creatore, rimanere costantemente una persona comune, un individuo onesto e affidabile e stabilire un rapporto normale tra te, che sei un essere creato, e Dio, che è il Creatore. Questo è esattamente ciò che Dio chiede alle persone, ed è del tutto alla loro portata” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Fare tesoro delle parole di Dio è il fondamento della fede in Dio”). Dopo aver letto la parola di Dio, ho iniziato a riflettere sul mio stato di quel periodo. Quando ho sentito il leader dire che ero stata scelta come predicatrice perché prestavo attenzione all’ingresso nella vita, mi sono sentita orgogliosa e compiaciuta. Sentivo di essere stata scelta per un incarico così importante perché perseguivo la verità ed ero capace nel lavoro. Ma, quando ho iniziato realmente a svolgere quel dovere, mi sono resa conto che non capivo molto del lavoro. Non afferravo alcuni dei princìpi e avvertivo molta pressione, e quindi spesso mi sentivo negativa. Ma non mi sono aperta sul mio stato reale e ho ingannato il mio leader dicendo che non avevo problemi, perché temevo non mi ritenesse all’altezza. Quando ho sentito i leader e i diaconi della chiesa elogiarmi e considerarmi addirittura un modello, sebbene sapessi che avrei dovuto parlare della mia corruzione e delle mie mancanze, e mostrare loro la mia vera statura, temevo che non avrebbero avuto un’alta considerazione di me dopo aver constatato la realtà dei fatti. Perciò ho taciuto. Non mi sono aperta neanche quando i leader e i diaconi mi hanno posto delle questioni che palesemente non sapevo come risolvere, né ho discusso con loro. Fingevo di capire quando non capivo e rispondevo con parole superficiali. Più e più volte mi sono camuffata e ho dato false impressioni di me, e tutto perché ero attaccata al titolo di “predicatrice”. Pensavo che, in quanto predicatrice, dovessi avere più comprensione e conoscenza degli altri, non avere carenze e non essere negativa o debole. Pensavo che solo così gli altri mi avrebbero ammirata e approvata. Per mantenere il mio prestigio e la mia immagine, ho indossato una maschera per nascondermi, e mi fingevo priva di corruzione. Anche quando mi sentivo tormentata, negativa e debole, per mantenere il titolo di “predicatrice” preferivo piangere in segreto e da sola piuttosto che aprire il mio cuore e chiedere aiuto. Quel titolo era troppo difficile e faticoso per me da portare. Quando la chiesa mi ha scelta come predicatrice, mi ha dato una possibilità di praticare e mi ha permesso di ricercare e capire più verità nel mio dovere. Ma io non ho seguito la retta via. Ho usato questa possibilità per inseguire fama e prestigio. Non andava forse contro l’intenzione di Dio? Dio non vuole che cerchiamo di essere dei superuomini o grandi persone, ma che occupiamo il nostro posto di esseri creati e siamo persone comuni, ordinarie, che perseguiamo la verità con i piedi per terra, affrontiamo onestamente le nostre carenze, ci apriamo con i nostri fratelli e sorelle e chiediamo aiuto. Questa è la ragionevolezza che dovremmo possedere. Dopo aver compreso l’intenzione di Dio ho provato un maggiore senso di libertà.
In seguito, ho letto alcune testimonianze esperienziali scritte da fratelli e sorelle che facevano riferimento a parole di Dio pertinenti al mio stato. Dio Onnipotente dice: “Indipendentemente dal contesto, qualunque dovere svolga, un anticristo cerca di dare l’impressione di non essere debole, di essere sempre forte, ricco di fede, mai negativo, affinché la gente non veda mai la sua statura reale o il suo vero atteggiamento verso Dio. Anzi, nel profondo del suo cuore, crede davvero che non esista nulla che non possa fare? Crede veramente di essere privo di debolezza, di negatività o di rivelazioni di corruzione? Assolutamente no. Gli anticristi sono bravi a fingere, a dissimulare. Amano mostrare alla gente il loro lato forte ed eccezionale; non vogliono che si veda quello debole e reale. Il loro scopo è palese: è, molto semplicemente, salvare la faccia, per proteggere il posto che hanno nei cuori degli altri. Sono convinti che se si aprissero con gli altri sulla propria negatività e debolezza, se rivelassero il proprio lato ribelle e corrotto, questo apporterebbe un grave danno al loro prestigio e alla loro reputazione, e sarebbe un problema maggiore di quanto valga la pena. Pertanto preferirebbero morire piuttosto che ammettere di avere momenti in cui siano deboli, ribelli e negativi. E se arrivasse un giorno in cui tutti vedessero il loro lato debole e ribelle, quando vedranno che sono corrotti e che non sono cambiati per niente, continuerebbero comunque a fingere. Pensano che se ammettessero di avere un’indole corrotta, di essere persone normali e insignificanti, allora perderebbero il loro posto nel cuore della gente, perderebbero l’adorazione e la venerazione di tutti, e quindi il loro fallimento sarebbe totale. E così, qualunque cosa accada, non si apriranno con gli altri; qualunque cosa accada, non cederanno il loro potere e il loro prestigio a qualcun altro; al contrario, fanno di tutto per competere, e non si arrenderanno mai” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9: Parte decima”). In un altro passo, Dio ha rivelato la natura e le conseguenze della ricerca di prestigio. La parola di Dio dice: “Tu ricerchi sempre la grandezza, la nobiltà e il prestigio; cerchi sempre l’esaltazione. Che cosa pensa Dio quando vede queste cose? Le aborrisce e prenderà le distanze da te. Più tu persegui cose come la grandezza, la nobiltà e il fatto di essere superiore agli altri, di distinguerti, di essere eminente e degno di nota, più Dio ti trova disgustoso. Se non rifletti su te stesso e non ti penti, allora Dio ti detesterà e ti abbandonerà. Evita di diventare qualcuno che Dio trova disgustoso; sii una persona che Dio ama. Quindi, come si può ottenere l’amore di Dio? Accettando la verità con obbedienza, rimanendo nella posizione di un essere creato, agendo in conformità alla parola di Dio con i piedi per terra, svolgendo bene i propri doveri, essendo una persona onesta e vivendo una sembianza umana. È sufficiente questo, Dio ne sarà soddisfatto. Le persone devono assicurarsi di non avere ambizioni e di non nutrire sogni inutili, di non cercare fama, guadagno e prestigio e di distinguersi dalla massa. Ancor di più, non devono tentare di essere grandi persone o superuomini, individui superiori agli altri e che si fanno adorare da loro. Questo è il desiderio dell’umanità corrotta, ed è il cammino di Satana; Dio non salva simili persone. Se le persone perseguono ininterrottamente la fama, il guadagno e il prestigio senza pentirsi, allora non c’è cura per loro, e un solo esito: essere eliminate” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Adempiere bene il proprio dovere richiede un’armoniosa cooperazione”). Ho riflettuto sulla parola di Dio e ho visto che gli anticristi sono ipocriti che si nascondono e si camuffano sempre. Non dicono mai la verità, non mostrano mai agli altri le loro debolezze e si fingono persone che comprendono la verità e che non hanno alcun difetto. Questo allo scopo di ottenere le lodi e l’ammirazione degli altri, in modo che tutti li seguano e li venerino. La loro natura è particolarmente arrogante e propensa all’inganno. Ho riflettuto sul mio comportamento e ho visto che era lo stesso di un anticristo. Fingevo sempre di sapere tutto. Volevo che gli altri mi ammirassero e mi ritenessero di buona levatura e capace di risolvere ogni problema, in modo che avessero un posto per me nel loro cuore, mi circondassero e mi adorassero. Ero così arrogante e irragionevole! Tutto ciò che pensavo e facevo era in totale opposizione a Lui. Specie quando ho letto queste parole di Dio: “Se le persone perseguono ininterrottamente la fama, il guadagno e il prestigio senza pentirsi, allora non c’è cura per loro, e un solo esito: essere eliminate”. Sapevo che era un avvertimento di Dio per me. Se avessi continuato a perseguire fama e prestigio, sarei stata sicuramente sdegnata da Dio, e alla fine sarei stata eliminata. Ho pregato Dio dicendo che volevo pentirmi, che non volevo perdere la mia possibilità di salvezza, e che intendevo diventare una persona pura e sincera.
Il giorno dopo, il leader mi ha detto su cosa condividere nella riunione successiva e mi ha chiesto di prepararmi a tenerla. Poi mi ha chiesto se avevo capito. In realtà, in quel momento non avevo realmente capito, ma temevo mi avrebbe ritenuta di scarsa levatura, così ho mentito e ho detto che avevo capito. Ma, quando ho iniziato a occuparmene, non sapevo quali parole di Dio avrei dovuto cercare. Ero estremamente agitata, mi sudavano le mani, non sapevo cosa fare, così ho pregato Dio: “Dio Onnipotente, sono stata corrotta da Satana troppo profondamente. Sono ancora condizionata da reputazione e prestigio. Non riesco a ribellarmi alla mia carne e a essere sincera. Ti prego, guidami a trovare un cammino di pratica”. Ho letto queste parole di Dio: “Alcune persone sono promosse e coltivate dalla chiesa, ricevendo una grande opportunità di formazione. Questo è un bene. Si può dire che sono state elevate e graziate da Dio. Come dovrebbero dunque svolgere il loro dovere? Il primo principio a cui dovrebbero attenersi è quello di comprendere la verità; quando non capiscono la verità devono cercarla e se, dopo averla cercata, continuano a non capirla da soli, possono trovare qualcuno che la comprende per condividere e cercare; questo renderà la soluzione del problema più rapida e tempestiva. Limitarti a concentrarti sul dedicare più tempo a leggere da solo le parole di Dio e passare più tempo a riflettere su di esse al fine di acquisire la comprensione della verità e risolvere il problema è un processo troppo lento; come dice il proverbio: ‘I rimedi lenti non vanno bene per le esigenze urgenti’. Se in merito alla verità desideri progredire rapidamente devi imparare a lavorare in armonia con gli altri, a porre più domande e a cercare di più. Solo allora la tua vita crescerà rapidamente e sarai in grado di risolvere i problemi tempestivamente e senza alcun ritardo. Poiché sei stato appena promosso e sei ancora in prova, e non comprendi realmente la verità né possiedi la verità realtà dal momento che manchi ancora di questa statura, non pensare che la tua promozione significhi che possiedi la verità realtà; non è così. È solo perché hai un senso del fardello verso il lavoro e possiedi la levatura di un leader che sei stato scelto per essere promosso e coltivato. Dovresti possedere questa ragione. Se, dopo essere stato promosso e diventato leader o lavoratore, inizi ad affermare il tuo prestigio e credi di essere qualcuno che persegue la verità e di possedere la verità realtà e se, indipendentemente dai problemi dei fratelli e delle sorelle, fingi di avere comprensione e di essere spirituale, allora questo è un modo sciocco di essere, lo stesso dei farisei ipocriti. Devi parlare e agire con sincerità. Quando non capisci, puoi chiedere agli altri o cercare condivisione dal Supremo: non c’è nulla di cui vergognarsi in tutto questo. Anche se non chiedi, il Supremo conoscerà comunque la tua vera levatura e saprà che non possiedi la verità realtà. Cercare e condividere è ciò che dovresti fare; questa è la ragione che dovrebbe possedere l’umanità normale e il principio a cui dovrebbero attenersi leader e lavoratori. Non è qualcosa per cui sentirsi in imbarazzo” (La Parola, Vol. 5: Responsabilità di leader e lavoratori, “Responsabilità di leader e lavoratori (5)”). Dopo aver letto le parole di Dio, ho capito che la chiesa mi ha scelta come predicatrice per darmi la possibilità di praticare e perché potessi imparare come svolgere il lavoro nel mio dovere. Questo non significava che fossi migliore degli altri o che sapessi tutto. Ero nuova in quel dovere, quindi era del tutto normale che ci fosse molto lavoro che non sapevo fare e di cui non riuscivo ad afferrare i princìpi. Inoltre, il fatto che sapessi scrivere testimonianze esperienziali significava solo che avevo una certa esperienza e comprensione superficiale della parola di Dio, non che comprendessi la verità e ne possedessi le realtà. Dovevo approcciare correttamente le mie mancanze e carenze, e quando non capivo qualcosa dovevo aprirmi e cercare la condivisione con i miei fratelli e sorelle. Non c’è nulla di cui vergognarsi in questo. Dovevo vergognarmi di fingere di capire quando non era vero, con la conseguenza che molti problemi non erano stati risolti in tempo e il lavoro della chiesa era stato rallentato. Ho anche perso ripetutamente l’opportunità di cercare la verità e ho vissuto nella negatività. Ero così sciocca! Non potevo continuare così. Dovevo correggere le mie intenzioni, aprirmi, ricercare e condividere con i miei fratelli e sorelle, e compiere bene il mio dovere. In seguito, ho consultato il leader sulle cose che non capivo o che non mi erano chiare e lui ha pazientemente condiviso con me. Avevo i pensieri molto più chiari. La riunione si è rivelata molto efficace e mi sono sentita rilassata e a mio agio.
Ora, nel mio dovere, incontro ancora molti problemi e difficoltà, ma so pregare e affidarmi a Dio, e spesso chiedo aiuto ai miei fratelli e sorelle. Inoltre, durante le riunioni, mi apro con loro e mostro la mia corruzione e i miei difetti. Così facendo, mi sento molto a mio agio e sicura. Sia lodato Dio!