8. Lezioni apprese dall’assegnazione delle chiese
All’inizio del 2021, dato che si era costituito un certo numero di chiese nuove, la leader ha deciso di riassegnare le chiese tra i collaboratori e me. Al principio non avevo un’opinione al riguardo, ma quando ho saputo di più circa la situazione ho capito che mi sarei occupata di alcune delle chiese più problematiche, dove i membri non erano ancora saldi nella fede ed era ancora in corso la selezione di leader e diaconi. Le chiese di cui si sarebbe fatta carico sorella Lilia, invece, erano in condizioni decisamente migliori rispetto alle mie. Avevano nuovi credenti di buona levatura, che erano piuttosto ben radicati, nonché leader e diaconi responsabili. Non ho potuto fare a meno di invidiarla. Mi chiedevo perché le chiese migliori fossero andate a lei, mentre le mie erano piene di problemi. Mi sarebbero costate un’enorme fatica! Se non fossi riuscita a risollevarne le sorti, la leader cosa avrebbe pensato di me? Avrebbe detto che ero un’incapace e che non riuscivo a concludere niente? Di certo non mi avrebbe tenuta in alta considerazione. Ero davvero delusa. In seguito, ogni volta che partecipavo alle riunioni delle mie chiese, si presentavano molteplici problemi e ci voleva un sacco di tempo per risolverli. In altre parole, non avevo molto tempo libero e faticavo a svolgere il mio dovere. Ho considerato che un compito che Lilia riusciva a completare in un’ora a me ne portava via due o tre. Certo, la mia levatura e le mie abilità erano limitate, ma quelle chiese avevano tantissimi problemi. Se non avessi fatto progressi evidenti, nonostante tutto il tempo e l’impegno che dedicavo al mio dovere, la leader, dopo aver confrontato i miei risultati con quelli di Lilia, di sicuro avrebbe concluso che io ero mediocre, che non stavo facendo bene e non ero all’altezza di Lilia. In quei giorni ero piuttosto in cattivo stato e mi sentivo irritata e amareggiata ogni volta che si presentavano dei problemi. Ero stanca, sia fisicamente, sia emotivamente. Così mi sono presentata al cospetto di Dio per pregare e ricercare: “Dio, so che hai consentito Tu questa distribuzione delle responsabilità di lavoro e che devo sottomettermi alle Tue orchestrazioni, eppure provo lo stesso resistenza. Ti prego, illuminami affinché io comprenda le Tue intenzioni e veda la mia corruzione”.
Poi ho letto le parole di Dio: “Se hai imparato molto e ti è stato dato molto da Dio, ti dovrebbe essere assegnato un fardello più pesante, non per renderti la vita difficile, ma perché ti si addice alla perfezione. È tuo dovere, perciò non cercare di essere selettivo, non dire di no, non provare a evitarlo. Perché pensi che sia difficile? In realtà, se ti ci dedicassi un po’, saresti completamente all’altezza del compito. Pensare che sia duro, che sia un trattamento di parte, che tu venga deliberatamente preso di mira: questa è la rivelazione di un’indole corrotta. È rifiutarsi di assolvere il proprio dovere, è non accettare da Dio. Questo non è praticare la verità. Quando sei selettivo nell’assolvere il tuo dovere e fai tutto ciò che è leggero e facile, e solo se ti fa fare bella figura, questa è un’indole satanica corrotta. Il fatto che tu non riesca ad accettare il tuo dovere o a sottometterti dimostra che sei ancora ribelle verso Dio, che ti stai opponendo, che Lo rifiuti e Lo eviti. Questa è un’indole corrotta. Quando arrivi a capire che è un’indole corrotta, cosa dovresti fare? Se ritieni che i compiti assegnati ad altri possano essere completati facilmente mentre quelli assegnati a te ti tengono occupato per molto tempo e ti richiedono di impegnarti nella ricerca, e ciò ti rende infelice, è giusto da parte tua sentirti infelice? No di certo. Quindi, cosa dovresti fare quando ritieni che questa cosa non sia giusta? Se sei contrario e dici: ‘Ogni volta che assegnano i lavori, mi danno quelli difficili, sporchi e impegnativi, e assegnano ad altri quelli leggeri, semplici e di alto profilo. Pensano di potermi trattare in questa maniera? Questo non è un modo equo di distribuire i compiti!’, se è questo il tuo pensiero, è sbagliato. A prescindere dal fatto che ci siano delle deviazioni nella distribuzione dei lavori o che questi siano distribuiti in modo ragionevole oppure no, cos’è che Dio sottopone a scrutinio? Egli sottopone a scrutinio il cuore di una persona, considera se questa ha sottomissione nel proprio cuore, se sa farsi carico di fardelli per Dio e se Lo ama. Valutando in base ai requisiti di Dio, le tue scuse non sono valide, il tuo svolgimento del dovere non è accettabile e ti manca la verità realtà. Sei del tutto privo di sottomissione e ti lamenti quando svolgi alcuni doveri impegnativi o sporchi. Qual è il problema in questo caso? Innanzitutto, la tua mentalità è sbagliata. Che cosa significa questo? Significa che l’atteggiamento che hai verso il tuo dovere è sbagliato. Se pensi sempre al tuo orgoglio e ai tuoi interessi, se non prendi in considerazione le intenzioni di Dio e non hai alcuna sottomissione, allora questo non è il giusto atteggiamento che dovresti avere nei confronti del tuo dovere. Se ti spendessi sinceramente per Dio e avessi un cuore che Lo ama, come tratteresti i doveri sporchi, impegnativi o difficili? La tua mentalità sarebbe diversa: sceglieresti di fare tutto ciò che è difficile e cercheresti di farti carico di grossi fardelli. Faresti ciò che gli altri non sono disposti a fare, e lo faresti esclusivamente per amore di Dio e per soddisfarLo. Saresti pieno di gioia nel fare ciò, senza la benché minima rimostranza” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Leggendo le parole di Dio, ho riflettuto su ciò che avevo mostrato di me nei giorni precedenti. Vedendo che i membri delle chiese che mi erano state affidate non erano ben radicati, e che pochi di loro erano pronti per compiere un dovere, sentivo in me molta resistenza. La selezione dei leader e dei diaconi per tutti i posti non era conclusa e i vari progetti erano difficili da gestire. Occorrevano tempo ed energia per risolvere ogni problema, ma le cose potevano comunque non andare per il meglio, il che non sarebbe stato un bene per me. Volevo solo gestire delle buone chiese, quelle in cui non c’è bisogno di preoccuparsi e si ottengono risultati più facilmente, così gli altri mi avrebbero apprezzata. Continuavo a pensare che il modo in cui era stato ridistribuito il lavoro non era giusto, che Lilia aveva un lavoro facile che l’avrebbe messa in buona luce, mentre io ne avevo uno difficile e stancante tramite il quale non potevo emergere. Questo suscitava in me resistenza e semplicemente non volevo sottomettermi. Attraverso la rivelazione delle parole di Dio ho capito che stavo facendo la schizzinosa e mi stavo opponendo a un dovere che non mi recava benefici. Rifiutavo il dovere e non ero affatto sottomessa. Avevo sempre pensato di essere coscienziosa e responsabile nel mio dovere e non mi sarei mai aspettata di essere messa a nudo in quel modo. Ho capito che affrontavo il mio dovere con le intenzioni e le prospettive sbagliate. Invece di sottomettermi a Dio e ripagare il Suo amore, volevo l’ammirazione e gli elogi degli altri. Il modo in cui affrontavo il mio dovere era ripugnante per Dio.
Ho letto un passo della parola di Dio: “Se vuoi offrire tutta la tua lealtà in tutte le cose per soddisfare le intenzioni di Dio, non puoi farlo svolgendo solamente un dovere; devi accettare qualsiasi incarico Dio ti affidi. Che corrisponda o meno ai tuoi gusti o ai tuoi interessi, o sia qualcosa che non ti piace, che non hai mai fatto prima o che è difficile, dovresti comunque accettarlo e sottometterti. Non solo devi accettarlo, devi anche collaborare in modo proattivo e impararlo, mentre ne fai esperienza e ottieni l’ingresso. Anche se affronti avversità, sei stanco, vieni umiliato o ostracizzato, devi comunque offrire tutta la tua lealtà. Solo praticando in questo modo, sarai in grado di offrire tutta la tua lealtà in tutte le cose e soddisfare le intenzioni di Dio. Devi considerarlo come il tuo dovere da svolgere, non come una faccenda personale. In che modo dovresti intendere i doveri? Come un incarico che il Creatore, Dio, assegna a qualcuno; è così che nascono i doveri delle persone. L’incarico che Dio ti affida è il tuo dovere, ed è perfettamente naturale e giustificato che tu svolga il tuo dovere come Dio esige. Se ti è chiaro che questo dovere è un incarico da parte di Dio, che si tratta del Suo amore e della Sua benedizione che discendono su di te, allora sarai in grado di accettare il tuo dovere con un cuore che ama Dio, sarai in grado di avere considerazione per le Sue intenzioni mentre svolgi il tuo dovere, e saprai superare ogni difficoltà per soddisfarLo. Coloro che si spendono veramente per Dio non potrebbero mai rifiutare il Suo incarico; non potrebbero mai rifiutare alcun dovere. Qualunque sia il dovere che Dio ti affida, indipendentemente dalle difficoltà che comporta, non dovresti rifiutarlo, ma accettarlo. Questo è il cammino di pratica, ossia praticare la verità e offrire tutta la tua lealtà in tutte le cose al fine di soddisfare Dio. Qual è il fulcro della questione? È nelle parole ‘in tutte le cose’. ‘Tutte le cose’ non significa necessariamente le cose che ti piacciono o che sei bravo a fare, e tanto meno le cose che ti sono familiari. A volte ci saranno cose in cui non sei bravo, cose che dovrai imparare, cose difficili, o cose per cui dovrai soffrire. Tuttavia, indipendentemente da cosa si tratti, se ti è stato affidato da Dio, devi accettarlo da parte Sua; devi accettare e svolgere bene il tuo dovere, offrendogli tutta la tua lealtà e soddisfacendo le intenzioni di Dio. Questo è il cammino di pratica. Qualunque cosa accada, devi sempre cercare la verità e, una volta certo di quale tipo di pratica sia in linea con le intenzioni di Dio, devi praticare in questo modo. Soltanto se agisci in questo modo stai praticando la verità, e solo in questo modo puoi entrare nella verità realtà” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Un dovere è un incarico affidatoci da Dio, nonché la nostra responsabilità e il nostro obbligo. Per quanto sia difficile, e che ci porti o meno a conseguire la gloria, siamo obbligati ad accettarlo. Questo è l’approccio da adottare verso il nostro dovere; questa è la ragionevolezza che un essere creato deve avere di fronte a Dio. Le chiese che gestivo al momento non erano quelle che volevo e il mio desiderio di prestigio non veniva soddisfatto, ma dovevo accettare quell’incarico da parte di Dio e smettere di considerare il mio dovere dalla prospettiva sbagliata. Allora mi sono rivolta a Lui in preghiera, intenzionata a sottomettermi alle Sue orchestrazioni, a dare il massimo nel mio dovere, a irrigare in modo appropriato i nuovi credenti e ad aiutarli a radicarsi presto sulla vera via. Finito di pregare, mi ero ricomposta e i problemi generati dalla riassegnazione del lavoro non mi irritavano più così tanto.
Con la diffusione del Vangelo e sempre più chiese che aprivano, la leader ha di nuovo ridistribuito le nostre responsabilità. Una tra le chiese di mia competenza che andava un po’ meglio delle altre e una sorella che svolgeva bene il lavoro di irrigazione sono state assegnate ad altri collaboratori. Ne ero turbata e scontenta. Mi era parso che capissero bene la mia situazione, che mi erano state assegnate le chiese più problematiche e stavo già lavorando sodo. Finalmente avevo una brava irrigatrice, e ora me la portavano via. Avrei mai avuto qualcosa del mio lavoro da esibire? Cosa avrebbero pensato tutti, se avessi continuato a conseguire scarsi risultati? Avrebbero pensato che fossi un’inetta e che non riuscissi a concludere niente. Sarebbe stato terribile! Con che faccia mi sarei poi presentata alle riunioni dei collaboratori? A furia di pensarci mi è venuto da piangere. Mi sono resa conto di provare ancora delusione e disobbedienza nei confronti della ridistribuzione del lavoro. Ho pregato subito Dio e ho riflettuto su me stessa. Poi ho letto un passo delle Sue parole: “Indipendentemente dal lavoro che intraprendono, gli anticristi non tengono mai in minima considerazione gli interessi della casa di Dio. Si preoccupano soltanto se i loro interessi saranno colpiti, pensano solo a quel poco di lavoro che devono svolgere e che va a loro vantaggio. Per loro, il lavoro principale della chiesa è solo qualcosa di cui occuparsi nel tempo libero. Non lo prendono affatto sul serio. Si mobilitano solo quando vengono spinti all’azione, si limitano a ciò che piace loro fare, e lavorano solamente allo scopo di mantenere il proprio prestigio e il proprio potere. Ai loro occhi, qualsiasi lavoro organizzato dalla casa di Dio, l’opera di diffusione del Vangelo e l’ingresso nella vita dei prescelti di Dio non hanno importanza. […] non importa quale dovere stiano svolgendo, tutto ciò a cui gli anticristi pensano è se questo consentirà loro di conquistare la scena; se si tratta di qualcosa che accrescerà la loro reputazione, si scervellano per trovare un modo per imparare a farlo, per portarlo a termine; tutto ciò di cui si preoccupano è se li distinguerà. In qualunque cosa facciano o pensino, si interessano solo della propria fama, del proprio guadagno e del proprio prestigio. A prescindere da quale compito stiano svolgendo, non fanno che competere su chi sia migliore e chi peggiore, chi vinca e chi perda, chi abbia la reputazione più alta. Si preoccupano solo di quante persone li adorano e li ammirano, di quante obbediscano loro e di quanti seguaci abbiano. Non tengono mai condivisioni sulla verità né risolvono i problemi reali. Non pensano mai a come fare le cose secondo principio quando svolgono il proprio dovere, né riflettono se siano stati leali, se abbiano adempiuto alle loro responsabilità, se nel loro lavoro ci siano state deviazioni o sviste, o se ci sia qualche problema, e tanto meno pensano a ciò che richiede Dio e a quali sono le Sue intenzioni. Non prestano la minima attenzione ad alcuna di queste cose. Si impegnano duramente e fanno le cose solo per fama, guadagno e prestigio, per soddisfare le proprie ambizioni e i propri desideri personali. Questa è la manifestazione dell’egoismo e della viltà, non è vero? Ciò espone pienamente come abbiano il cuore colmo dei loro personali desideri, ambizioni e richieste insensate; ogni loro azione è governata dalle loro ambizioni e dai loro desideri. Qualunque cosa facciano, la motivazione e la fonte sono i loro personali desideri, ambizioni e richieste insensate. Questa è la manifestazione più tipica dell’egoismo e della viltà” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Quarto excursus: Riepilogo sul carattere degli anticristi e sulla loro indole essenza (Parte prima)”). Le parole di Dio dicono che gli anticristi sono vili ed egoisti, che compiono il loro dovere guidati dai propri desideri e ambizioni e che la loro preoccupazione principale è sempre quella di proteggere i propri interessi. A prescindere da quale dovere svolgano, non pensano mai a come attenersi alle intenzioni di Dio, a come compiere bene il loro dovere o a come garantire che il lavoro della chiesa non sia intralciato. Pensano solo alla fama e al prestigio, senza riguardo per gli interessi della chiesa. Quanto a ciò che manifestavo io, dopo aver notato i tanti problemi riguardanti le chiese sotto la mia responsabilità, per prima cosa ho considerato che sarebbe stato terribile essere guardata dall’alto in basso per aver conseguito esiti scarsi, anziché pensare a come affidarmi a Dio e fare del mio meglio per sostenere quelle chiese. Provavo resistenza e indignazione per come il lavoro era stato ridistribuito e ho persino iniziato a battere la fiacca nel mio dovere. Quando ho saputo che una sorella competente nel mio ambito di lavoro veniva trasferita in un’altra chiesa, la mia prima reazione è stata pensare che sarei stata privata di una valida collaboratrice e i risultati sarebbero calati, ragion per cui la leader avrebbe creduto che non fossi all’altezza dell’incarico. Pensavo solo a proteggere la mia reputazione e i miei interessi e a come cavarmela senza fare troppa fatica pur dando una buona impressione e destando ammirazione. Non consideravo il lavoro della chiesa nel suo complesso. Ero egoista e vile, e questo rivelava in me l’indole di un anticristo. Pensandoci bene, sapevo che dietro la mia assegnazione alle chiese più impegnative si celava l’intenzione di Dio. Quelle difficoltà, ovvero chiese con molteplici problemi e nuovi arrivati non ancora saldi nella fede, rendevano necessario che mi affidassi di più a Dio e ricercassi la verità per risolverle. Dovevo anche pagare un prezzo più alto per sostenere e irrigare i nuovi arrivati affinché riuscissero ad apprendere alla svelta la verità dell’opera di Dio e a radicarsi sulla vera via. Era una buona occasione di pratica per me. E più aumentavano le difficoltà, più ero costretta a ricercare la verità e trovare soluzioni, finendo così per cogliere molte verità. Era un bene per il mio accesso alla vita. Allora mi sono resa conto che l’assegnazione di quel dovere non era un tentativo di rendermi le cose difficili. Aveva l’approvazione di Dio ed era a mio beneficio. Dovevo accettare il mio dovere, sottomettermi e metterci il cuore. Questa consapevolezza mi ha aiutata a cambiare atteggiamento, e non mi sono sentita più così male.
Poi ho letto un altro passo delle parole di Dio che mi ha aiutata a capire meglio il mio problema. Dio Onnipotente dice: “Se qualcuno afferma di amare e di perseguire la verità, ma essenzialmente il suo obiettivo è quello di distinguersi, di mettersi in mostra, di indurre gli altri a stimarlo, di raggiungere i propri interessi, e se non assolve il suo dovere al fine di sottomettersi a Dio o di soddisfarLo, bensì per ottenere fama, guadagno e prestigio, allora il suo è un perseguimento illegittimo. Stando così le cose, quando si tratta del lavoro della chiesa, le azioni di simili persone costituiscono un ostacolo o aiutano a portarlo avanti? Sono chiaramente un ostacolo; non vi apportano alcun avanzamento. Alcuni sventolano la bandiera dell’eseguire il lavoro della chiesa eppure perseguono la propria fama, il proprio guadagno e il proprio prestigio, conducono un’operazione personale, si creano il proprio piccolo gruppo, il proprio piccolo regno: sono forse un tipo di persona che sta svolgendo il proprio dovere? Tutto il lavoro che svolgono sostanzialmente intralcia, disturba e danneggia il lavoro della chiesa. Quali sono dunque le conseguenze del loro perseguimento di fama, guadagno e prestigio? In primo luogo, esso influisce sul modo in cui i prescelti di Dio si nutrono normalmente delle parole di Dio e su come comprendono la verità, ostacola il loro ingresso nella vita, impedisce loro di accedere alla giusta via della fede in Dio e li conduce sul sentiero sbagliato, cosa che li danneggia e li porta alla rovina. E che effetto ha in definitiva sul lavoro della chiesa? Lo disturba, danneggia, lo distrugge. Queste sono le conseguenze provocate dal perseguimento di fama, guadagno e prestigio. Svolgere il proprio dovere in questo modo non può forse definirsi come percorrere il cammino di un anticristo? Quando Dio chiede alle persone di rinunciare alla fama, al guadagno e al prestigio, non le sta privando del diritto di scegliere; piuttosto, ciò dipende dal fatto che, perseguendo fama, guadagno e prestigio, le persone intralciano e disturbano il lavoro della chiesa e l’ingresso nella vita dei prescelti di Dio, e possono addirittura influenzare più individui nel loro nutrirsi delle parole di Dio, nel comprendere la verità e nell’ottenere in tal modo la salvezza da parte di Dio. Questo è un fatto indiscutibile. Quando le persone perseguono la fama, il guadagno e il prestigio personali, è certo che non perseguiranno la verità e non compiranno lealmente il loro dovere. Parleranno e agiranno solo per la fama, il guadagno e il prestigio, e tutto il lavoro che svolgeranno, senza la minima eccezione, sarà a tal fine. Comportarsi e agire in questo modo è, senza dubbio, percorrere il cammino di un anticristo; è un intralcio e un disturbo dell’opera di Dio, e tutte le svariate conseguenze che ne derivano ostacolano la diffusione del Vangelo del Regno e il portare avanti la volontà di Dio all’interno della chiesa. Si può quindi affermare con certezza che il cammino percorso da coloro che perseguono la fama, il guadagno e il prestigio è il cammino dell’opposizione a Dio. È un’opposizione intenzionale contro di Lui, un dirGli di no: è collaborare con Satana nell’opporsi a Dio e nell’esserGli ostili. Tale è la natura del perseguimento di fama, guadagno e prestigio. Il problema delle persone che perseguono i propri interessi personali è che gli obiettivi che perseguono sono quelli di Satana, obiettivi malvagi e ingiusti. Quando le persone perseguono interessi personali come la fama, il guadagno e il prestigio, diventano inconsapevolmente un canale di Satana, un suo mezzo e, per di più, una sua incarnazione. Costoro ricoprono un ruolo negativo nella chiesa; l’effetto che hanno sul lavoro della chiesa, sulla normale vita della chiesa e sul normale perseguimento dei prescelti di Dio è quello di disturbare e compromettere; hanno un effetto avverso e negativo. Quando qualcuno persegue la verità è in grado di avere considerazione delle intenzioni di Dio e del Suo fardello. Nell’assolvimento del suo dovere, sostiene il lavoro della chiesa sotto ogni aspetto. Una persona di questo tipo è in grado di esaltare e testimoniare Dio e porta beneficio a fratelli e sorelle, li supporta, provvede a loro, e Dio ottiene gloria e testimonianza, cosa che getta il disonore su Satana. Come risultato del perseguimento di una persona di questo tipo, Dio guadagna un essere creato veramente capace di temere Dio ed evitare il male, in grado di adorare Dio. Come risultato di tale perseguimento, si realizza anche la volontà di Dio, e l’opera di Dio può progredire. Agli occhi di Dio, un simile perseguimento è positivo, è corretto. Tale perseguimento è di enorme beneficio per i prescelti di Dio, ed è inoltre davvero utile per il lavoro della chiesa, aiuta a farlo progredire ed è approvato da Dio” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9: Parte prima”). Le parole di Dio mi hanno aiutata a capire meglio il mio perseguire l’interesse personale. Mi sono resa conto che, quando persegue il proprio interesse personale, l’individuo agisce per conto di Satana, diventando un suo strumento per intralciare il lavoro della chiesa. Prima di allora, avevo sempre creduto che solo chi fa cose palesemente malvagie, come ostacolare manifestamente il lavoro e la vita della chiesa, agisce come un lacchè di Satana. Ma ora capivo che semplicemente perseguire interessi egoistici nel nostro dovere e trascurare quelli della chiesa ne influenza negativamente il lavoro ostacolandolo e intralciandolo. Ho pensato a come mi ero esposta mentre svolgevo il mio dovere. All’apparenza non battevo mai la fiacca, riuscivo a sopportare la sofferenza e a lavorare a tutte le ore e non avevo mai fatto nulla che recasse chiaramente intralcio alla chiesa, ma la mia intenzione era sbagliata. Stavo facendo un buon lavoro non per soddisfare Dio, ma per distinguermi dagli altri e farmi ammirare. Scontenta delle chiese che mi erano state assegnate, sono diventata negativa e ho battuto la fiacca. Non riuscivo proprio a sottomettermi e a pensare al modo migliore di continuare a svolgere il mio dovere o di sostenere prontamente i fratelli e le sorelle. Senza volerlo, avevo già ostacolato il nostro lavoro di irrigazione. La verità era che avevo più esperienza dei miei collaboratori. Tra le altre sorelle, alcune erano nuove del mestiere e non avevano dimestichezza con buona parte del lavoro della chiesa, dunque era giusto, dalla prospettiva generale della chiesa, assegnare a loro le chiese e il personale migliori. Io invece mi stavo comportando da egoista e volevo che le chiese e il personale migliori restassero di mia competenza. Ma assegnare le chiese problematiche ai nuovi collaboratori, come volevo io, avrebbe compromesso il nostro lavoro riducendone l’efficienza, e questo sarebbe andato a discapito della chiesa nel complesso. Le mie chiese avevano più problemi, il che in effetti era una buona occasione per formarmi. Impegnandomi di più potevo portare a termine del buon lavoro, a beneficio della nostra efficienza generale. Non era forse la soluzione migliore? In quel momento mi sono resa conto di quanto la mia mentalità egoista e spregevole fosse stata esposta dalla questione delle chiese ridistribuite. Ho compreso che, permeando il mio dovere coi miei interessi personali, non potevo che intralciare il lavoro della chiesa. Ho pensato a come, in passato, avevo trasgredito perseguendo la fama e il prestigio e proteggendo i miei interessi personali. Sapevo che, se non fossi cambiata ostinandomi invece ad assecondare i miei interessi, avrei ancora intralciato il lavoro della chiesa e sarei stata respinta con sdegno da Dio. Questa consapevolezza mi ha spaventata. Ho pregato Dio, pentendomi: “Dio, svolgendo il mio dovere non ho fatto altro che proteggere i miei interessi senza pensare al lavoro complessivo della chiesa e ad attenermi alle Tue intenzioni. Con un’umanità come la mia, non sono degna di assumermi un dovere. Dio, intendo davvero pentirmi”.
In seguito ho trovato un percorso di pratica nelle parole di Dio: “Per tutti coloro che svolgono un dovere, indipendentemente da quanto profonda o superficiale sia la loro comprensione della verità, il modo più semplice di praticare l’accesso alla verità realtà è pensare agli interessi della casa di Dio in ogni cosa e abbandonare i propri desideri egoistici, gli intenti personali, le proprie motivazioni, l’orgoglio e il prestigio. Mettere gli interessi della casa di Dio al primo posto è il minimo che si dovrebbe fare. Se un individuo che svolge un dovere non sa fare neppure questo, allora come si può affermare che lo sta svolgendo? Quello non è svolgere il proprio dovere. Per prima cosa dovresti pensare agli interessi della casa di Dio, tenere in considerazione le Sue intenzioni e il lavoro della chiesa. Metti queste cose di fronte a tutto; soltanto in seguito puoi pensare alla stabilità del tuo prestigio o a come gli altri ti considerano. Non trovi che sia un po’ più facile dividere tutto in due passaggi e accettare qualche compromesso? Praticando così per un po’, arriverai a sentire che soddisfare Dio non è poi così difficile. Inoltre, dovresti essere in grado di ottemperare alle tue responsabilità, adempiere ai tuoi obblighi, assolvere il tuo dovere e mettere da parte i tuoi desideri egoistici, i tuoi intenti e le tue motivazioni; dovresti mostrare considerazione per le intenzioni di Dio e porre al primo posto gli interessi della Sua casa, il lavoro della chiesa e il dovere che devi assolvere. Dopo aver sperimentato ciò per qualche tempo, capirai che questo è un buon modo di comportarsi. È vivere in maniera retta e onesta e non essere una persona abietta e vile; è vivere giustamente e onorevolmente anziché essere spregevole, abietto e un buono a nulla. Ti renderai conto che è così che una persona dovrebbe agire e che quella è l’immagine che dovrebbe vivere. Il desiderio di soddisfare i tuoi interessi si affievolirà a poco a poco” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Libertà e liberazione si possono guadagnare solo liberandosi della propria indole corrotta”). La lettura delle parole di Dio mi ha insegnato che in ogni cosa bisogna mettere al primo posto gli interessi della chiesa, non il beneficio personale. La reputazione e il prestigio sono transitori: perseguirli non ha senso. L’unico modo di guadagnarsi l’approvazione di Dio è non vivere secondo un’indole corrotta, praticare la verità e soddisfare le Sue intenzioni. Comprenderlo è stato illuminante per me. A prescindere da come venivano distribuite le responsabilità, non potevo continuare a considerare i miei interessi personali e a proteggere la mia reputazione e il mio prestigio. Dovevo sottomettermi e svolgere bene il mio dovere. Dovevo concentrarmi sul vivere davanti Dio e accettare il Suo esame. Dovevo mettere il cuore nel mio dovere e adempiere alle mie responsabilità indipendentemente da ciò che gli altri pensavano di me. Questo era in linea con le intenzioni di Dio.
Nei giorni seguenti mi sono dedicata con tutta me stessa al mio dovere senza pensare ai miei interessi. Così facendo, ho sentito di non essere più vincolata e influenzata dalla mia indole corrotta. Un giorno, discutendo di lavoro con me, una sorella ha detto che non sapeva parlare molto bene l’inglese e le serviva un interprete quando andava a controllare una delle sue chiese; questo la metteva in difficoltà e il lavoro ne risentiva. Visto che il mio inglese era buono, ho pensato che forse potevamo scambiarci di posto e potevo occuparmi io di quella chiesa. Subito dopo però mi è venuto in mente che la sua era una chiesa piena di problemi e probabilmente occuparmene avrebbe implicato faticare tanto per fare pochi progressi. Allora cosa avrebbero pensato gli altri di me? Meglio non fare lo scambio, ho pensato. Ma poi mi sono resa conto che stavo di nuovo facendo i miei calcoli, stavo pensando al mio orgoglio e al mio prestigio, così ho pregato Dio, disposta a ribellarmi a me stessa. Sapevo di non poter continuare a vivere nella corruzione pensando solo ai miei interessi come in passato. Se quel cambiamento poteva recare dei benefici al lavoro della chiesa, dovevo farlo. In seguito ho riflettuto sulle competenze degli altri collaboratori, giungendo alla conclusione che in effetti per me sarebbe stato meglio scambiarmi di posto con la sorella. Ho condiviso i miei pensieri con la leader e, dopo aver preso in considerazione la questione, lei e gli altri collaboratori sono stati d’accordo. Dopo che avevamo fatto i cambiamenti necessari, mi sentivo a mio agio e provavo un indescrivibile senso di gioia. Come dice Dio: “Dovresti essere in grado di ottemperare alle tue responsabilità, adempiere ai tuoi obblighi, assolvere il tuo dovere e mettere da parte i tuoi desideri egoistici, i tuoi intenti e le tue motivazioni; dovresti mostrare considerazione per le intenzioni di Dio e porre al primo posto gli interessi della Sua casa, il lavoro della chiesa e il dovere che devi assolvere. Dopo aver sperimentato ciò per qualche tempo, capirai che questo è un buon modo di comportarsi. È vivere in maniera retta e onesta e non essere una persona abietta e vile; è vivere giustamente e onorevolmente anziché essere spregevole, abietto e un buono a nulla. Ti renderai conto che è così che una persona dovrebbe agire e che quella è l’immagine che dovrebbe vivere” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Libertà e liberazione si possono guadagnare solo liberandosi della propria indole corrotta”).
Da allora ho smesso di essere negativa in merito alle chiese di cui ero responsabile e ho fatto del mio meglio per occuparmi del lavoro di ciascuna. Quando gli irrigatori si lamentavano dei loro problemi di lavoro, condividevo sulle parole di Dio per correggere le loro prospettive errate, affidandomi a Dio e ricercando insieme a loro la verità per affrontare quelle difficoltà. Quando vedevo che c’erano tanti problemi coi nuovi arrivati e che alcuni di loro non partecipavano normalmente alle riunioni, anziché lamentarmi del lavoro, mi concentravo nel parlare personalmente con i fratelli e le sorelle, per arrivare a capirne le difficoltà, e nel condividere con loro sulle parole di Dio. Quanto al non avere abbastanza leader e diaconi per i posti disponibili, ho lavorato di più sulla coltivazione degli individui con talento. Condividevo sul significato e sui princìpi dello svolgimento di un dovere con i fratelli e le sorelle che avevano la levatura per assumersi quei ruoli e dedicavo del tempo a lavorare al loro fianco. Quando notavo che nelle chiese venivano trascurati dei compiti piuttosto complicati, mi facevo avanti e me ne occupavo io. Sul momento non sapevo se sarei stata capace di eseguirli bene, ma sapevo nel mio cuore di non poter lasciare le cose come stavano. Invece di considerare egoisticamente solo la mia area di competenza, dovevo prestare attenzione alla volontà di Dio e sostenere il lavoro complessivo della chiesa. Dopo un po’ di tempo ci sono stati dei progressi nel lavoro e sono stati selezionati leader e diaconi per tutte le chiese che gestivo. Il doppio delle persone rispetto a prima si era assunto un dovere e, tra i membri appena coltivati, alcuni erano in grado di gestire le loro aree di competenza da soli. Nelle chiese che prima non andavano tanto bene, il lavoro stava migliorando sotto ogni aspetto. Riuscivo davvero a vedere la mano di Dio all’opera. Inoltre, ho veramente sperimentato che ciò che Dio vuole dalle persone è cuore e obbedienza; quindi, se sappiamo prestare attenzione alle Sue intenzioni e pensare solo al lavoro della chiesa, invece che ai nostri interessi personali, possiamo ottenere la Sua guida. Comprenderlo ha rafforzato la mia fede in Lui. Lode a Dio Onnipotente!