97. Come ho cambiato il mio atteggiamento orgoglioso
Una volta pensavo di essere molto intelligente. Credevo di riuscire a fare tutto senza l’aiuto degli altri. Sia a scuola che a casa, sapevo sempre rispondere a qualsiasi domanda mi facessero, anche quando i miei fratelli non erano in grado di rispondere, e li guardavo dall’alto in basso per questo. I miei fratelli maggiori dicevano che ero arrogante e presuntuoso, e che dovevo tenere in maggiore considerazione i sentimenti degli altri, ma io pensavo che lo dicessero perché erano invidiosi di me, quindi non prendevo troppo sul serio le loro accuse.
Nel 2019, ho accettato l’opera di Dio Onnipotente degli ultimi giorni. In breve tempo ho iniziato a irrigare i nuovi arrivati. Delle tre sorelle con cui lavoravo, due avevano accettato l’opera di Dio solo da pochi mesi, mentre la terza era sorella Jonna, che mi assisteva nel lavoro. All’epoca, ero stato scelto come capogruppo, il che significava ai miei occhi che ero il migliore della squadra. Mentre lavoravamo insieme, quando loro chiedevano “possiamo fare questo così?” o “vuoi fare questa cosa in un altro modo?”, io spesso le zittivo dicendo “no, non si può” o “no, non voglio”. Sentivo che il lavoro andava fatto come avevo indicato io. Per esempio, dopo le riunioni con i nuovi arrivati, ogni volta sorella Jonna chiedeva: “Dovremmo domandare loro se hanno capito tutto?” E io rispondevo: “Non ce n’è bisogno. Ho già chiesto loro durante la riunione, hanno capito, quindi non serve chiedere di nuovo”. Quando sorella Jonna diceva: “Nel condividere e testimoniare sulla verità dell’opera di Dio, dovresti parlare in modo più dettagliato, perché questo aiuterà i potenziali destinatari del Vangelo a determinare rapidamente che l’opera di Dio è reale”, io rispondevo senza pensarci: “Ho già detto tutto. Non c’è bisogno di ripeterlo”. A volte, sorella Jonna mi diceva di andare a informarmi sulla situazione dei nuovi arrivati, ma io non volevo andarci. Pensavo che, in quanto capogruppo, fossi io a dover organizzare quello che faceva lei, e non il contrario. Altre volte, sorella Jonna chiedeva se i nuovi arrivati fossero certi dell’opera di Dio. Questo suo costante coinvolgimento nel mio lavoro mi faceva irritare e così le dicevo: “Tu non sei la capogruppo, non hai il diritto di dirmi in che modo devo lavorare!” All’epoca ero molto arrogante, mi rifiutavo di collaborare armoniosamente con sorella Jonna, e non lo facevo nemmeno con le altre due sorelle. Raramente assegnavo loro qualche lavoro, preferivo prendermi cura io stesso dei nuovi arrivati. Pensavo che, avendo loro accettato l’opera di Dio solo da poco tempo, non fossero in grado di comprendere molte verità sulle visioni, e dunque non potessero far bene il loro lavoro. Quando guidavo le riunioni con loro, parlavo sempre molto e non davo loro il tempo di condividere. Temevo che non avrebbero condiviso bene e che i nuovi arrivati non le avrebbero capite. In realtà, i nuovi arrivati capivano benissimo le mie due sorelle. Solo che io non volevo che condividessero, perché le guardavo dall’alto in basso. Una volta, per dare ai nuovi arrivati una base nella vera via il prima possibile, volevo fare comunione su vari altri aspetti della verità, ma le mie sorelle hanno detto: “Non puoi. La nostra riunione dura solo un’ora e mezza. Se comunichi troppo, non ci sarà abbastanza tempo perché i nuovi arrivati capiscano appieno tutto. Possiamo dividere la comunione in più incontri”. Ma all’epoca ero riluttante ad accettare le loro opinioni, e ho fatto del mio meglio per convincerle a darmi ascolto. Alla fine, non hanno avuto altra scelta se non accettare. In seguito, è successo che stavamo irrigando più di venti nuovi arrivati. Quasi tutti erano presenti alla prima riunione, ma nelle riunioni successive mi sono accorto che sempre più neofiti erano assenti. Alla fine, solo tre degli oltre venti iniziali venivano regolarmente alle riunioni. Non mi era mai successa una cosa del genere e questo mi faceva sentire molto confuso e negativo. Poi, un giorno, il leader mi ha chiesto del mio stato, e io ho risposto: “Non è buono. In quest’ultimo periodo, i risultati del mio dovere sono stati molto scarsi. A ogni riunione faccio una buona comunione con i nuovi arrivati, poi chiedo loro se capiscono, e loro dicono sempre di sì, ma ora non stanno venendo alle riunioni e non so perché”. Il leader mi ha detto: “Dovresti riflettere su te stesso. Potresti aver fatto qualcosa che ha spinto i nuovi arrivati a non voler venire”. E ha continuato: “Hai chiesto alle tre sorelle che sono tue collaboratrici se hanno notato qualcosa di sbagliato nel contenuto o nei metodi della tua irrigazione?” Ho risposto: “No, non credo che abbiano consigli validi da dare”. Il leader ha detto: “È questo il problema. Dovresti chiedere il loro parere invece di fidarti sempre solo di te stesso”. Quando il leader ha detto queste parole, mi sono sembrate giuste. Non mi era mai venuto in mente di chiedere l’opinione delle mie sorelle collaboratrici. Avevo sempre pensato che ero più bravo di loro nel lavoro e che le loro idee erano inutili.
Poi il leader mi ha inviato un passo della parola di Dio. “Quando collaborate con altri per svolgere i vostri doveri, sapete essere aperti a opinioni diverse? Siete in grado di lasciar parlare gli altri? (Un po’ sì. In passato, molto spesso non ascoltavo i suggerimenti dei fratelli e delle sorelle e insistevo per fare le cose a modo mio. Solo in seguito, quando i fatti hanno dimostrato che mi sbagliavo, ho visto che la maggior parte dei loro suggerimenti era corretta, che la risoluzione di cui tutti discutevano era effettivamente adatta e che, basandomi sulle mie opinioni, non ero in grado di vedere le cose con chiarezza ed ero carente. Dopo aver vissuto questa esperienza, mi sono reso conto di quanto sia importante una collaborazione armoniosa.) E cosa potete dedurre da questo? Dopo aver fatto questa esperienza, avete ricevuto qualche beneficio e avete capito la verità? Pensate che qualcuno sia perfetto? Per quanto una persona sia forte o capace e dotata di talento, comunque non è perfetta. Bisogna rendersene conto, è un dato di fatto, ed è l’atteggiamento che le persone dovrebbero avere per approcciare correttamente i loro meriti e punti di forza o i loro difetti; questa è la razionalità che bisogna possedere. Con tale razionalità, puoi gestire correttamente i tuoi punti di forza e di debolezza nonché quelli degli altri, e questo ti consentirà di lavorare accanto a loro in armonia. Se hai compreso questo aspetto della verità e sai accedere a questo aspetto della verità realtà, puoi allora interagire in armonia con fratelli e sorelle, attingendo ai loro punti di forza per compensare i tuoi eventuali punti deboli. In tal modo, qualunque dovere tu stia assolvendo o qualunque cosa tu stia facendo, avrai sempre risultati migliori e riceverai la benedizione di Dio. Se pensi sempre di essere piuttosto bravo e che gli altri al confronto siano peggiori, e se vuoi sempre avere l’ultima parola, allora questo creerà dei problemi. Si tratta di un problema di indole. Tali persone non sono forse arroganti e presuntuose?” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Le parole di Dio hanno evidenziato il mio problema. Dio dice: “Quando collaborate con altri per svolgere i vostri doveri, sapete essere aperti a opinioni diverse? Siete in grado di lasciar parlare gli altri?” Mentre esaminavo i quesiti posti da Dio, ho riflettuto sulla mia collaborazione con le tre sorelle durante quel periodo. Mi rifiutavo di accettare tutti i suggerimenti che mi davano. Anche se la loro opinione era buona o giusta, non ero comunque mai d’accordo perché non volevo che pensassero che ero inferiore a loro. Pensavo di essere il migliore, quindi ero l’unico che poteva dare buoni consigli. Ero io il capogruppo, quindi dovevano ascoltarmi, non dovevo essere io ad ascoltare loro. Le parole di Dio dicono che tutti hanno dei difetti e hanno bisogno dell’aiuto degli altri, ma io ho sempre pensato di essere il migliore, superiore agli altri. Non erano forse arroganza e presunzione, le mie? Ho visto nelle parole di Dio che Egli detesta queste persone.
In seguito, ho letto un altro passo della parola di Dio. “Quando, nello svolgimento del proprio dovere, il lavoro deve essere sempre rifatto, il problema più grande non è la carenza di conoscenze specialistiche o la mancanza di esperienza, ma l’eccessiva presunzione e arroganza delle persone, che non lavorano in modo armonioso ma decidono e agiscono da sole, con il risultato di compromettere il lavoro, di non ottenere nulla e di sprecare tutti gli sforzi. E il problema più grave è rappresentato dall’indole corrotta delle persone. Quando l’indole delle persone è troppo corrotta, queste non sono brave persone, ma persone malevole. L’indole delle persone malevole è peggiore di una normale indole corrotta. Le persone malevole sono inclini a commettere azioni malvagie, a intralciare e disturbare il lavoro della chiesa. Quando svolgono un dovere, le persone malevole sono in grado solamente di fare le cose male e di rovinare tutto; la manodopera che offrono crea più problemi di quanto valga. Alcune persone non sono malevole, ma svolgono il loro dovere secondo la loro indole corrotta e, allo stesso modo, sono incapaci di svolgere bene il loro dovere. In sintesi, l’indole corrotta è un ostacolo enorme per le persone che svolgono bene il loro dovere. Quale aspetto dell’indole corrotta delle persone ha, secondo voi, il maggiore impatto sull’efficienza con cui esse svolgono il loro dovere? (L’arroganza e la presunzione.) E quali sono le principali manifestazioni dell’arroganza e della presunzione? Prendere decisioni da soli, fare di testa propria, non ascoltare i suggerimenti degli altri, non consultarsi con gli altri, non cooperare armoniosamente e cercare sempre di avere l’ultima parola sulle cose. Per quanto alcuni fratelli e sorelle cooperino per svolgere un particolare dovere, con ognuno di loro che svolge il proprio compito, certi capigruppo o supervisori vogliono sempre avere l’ultima parola; qualsiasi cosa facciano, non cooperano mai armoniosamente con gli altri, non si impegnano nella condivisione, e agiscono in modo avventato senza aver prima raggiunto il consenso con gli altri. Obbligano gli altri ad ascoltare solo loro, e qui sta il problema” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Adempiere bene il proprio dovere richiede un’armoniosa cooperazione”). Queste parole di Dio mi hanno colpito profondamente. Prima non capivo perché non riuscissi a fare il mio dovere in modo efficace. Solo dopo aver letto la parola di Dio ne ho compreso il motivo: la mia indole arrogante mi impediva di collaborare con gli altri. In quel periodo, quando lavoravo con le mie tre sorelle, avevo sempre l’ultima parola. Era evidente ogni volta che discutevamo di una riunione da svolgere: ognuno avrebbe dovuto dare il proprio parere e la propria opinione, poi avremmo dovuto decidere tutti insieme quale sarebbe stato il tema principale della riunione in modo da garantirne l’efficacia. Io però prendevo le decisioni senza tener conto del loro parere perché pensavo che la mia opinione fosse la migliore e che non avessi bisogno di ascoltare gli altri. Quando qualcuno sollevava un’obiezione, trovavo vari motivi per respingerla. Ero troppo arrogante per accettare i consigli degli altri, perciò il mio dovere non era guidato da Dio e non era efficace. Per me, questo fallimento è stato una rivelazione.
Un giorno, una sorella mi ha inviato due passi della parola di Dio. Dio dice: “Se, nel tuo cuore, comprendi veramente la verità, allora saprai come metterla in pratica e sottometterti a Dio, e intraprenderai naturalmente il cammino del perseguimento della verità. Se il cammino che percorri è quello giusto e in linea con le intenzioni di Dio, allora l’opera dello Spirito Santo non ti abbandonerà, e così ci saranno sempre meno possibilità che tu tradisca Dio. Senza la verità, è facile commettere il male, e lo commetterai tuo malgrado. Per esempio, se possiedi un’indole arrogante e presuntuosa, allora sentirti dire di non opporti a Dio non fa alcuna differenza, non puoi evitarlo, è al di là del tuo controllo. Non lo faresti intenzionalmente, ma saresti guidato dalla tua natura arrogante e presuntuosa. La tua arroganza e la tua presunzione ti porterebbero a disprezzare Dio e a considerarLo privo di qualsiasi importanza; ti indurrebbero a esaltare te stesso, a metterti costantemente in mostra; ti porterebbero a disprezzare gli altri, non lascerebbero spazio per nessuno nel tuo cuore se non per te stesso; ti priverebbero del posto per Dio nel tuo cuore, e alla fine ti farebbero sedere al Suo posto e pretendere che la gente si sottometta a te e venerare come verità i tuoi pensieri, le tue idee e le tue nozioni. Quanto male commettono le persone sotto il dominio della loro natura arrogante e presuntuosa! Per risolvere il problema di compiere il male, le persone devono prima risolvere il problema della loro natura. Senza un cambiamento di indole, non sarebbe possibile apportare una soluzione fondamentale a questo problema” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Solo perseguendo la verità si può conseguire un cambiamento di indole”). “Devi ricordare che svolgere il tuo dovere non è questione di intraprendere un’impresa o una gestione tutte tue. Non è il tuo lavoro personale, ma il lavoro della chiesa, e tu contribuisci soltanto con i punti di forza che hai. Ciò che fai all’interno dell’opera di gestione di Dio è solo una piccola parte della cooperazione dell’uomo. Il tuo è solo un ruolo minore e marginale. Questa è la responsabilità che sostieni. Nel tuo cuore dovresti possedere questa ragionevolezza. Perciò, indipendentemente dal numero di persone che svolgono i loro doveri insieme o da quali difficoltà incontrino, la prima cosa che tutti dovrebbero fare è pregare Dio e riunirsi in comunione, cercare la verità e poi determinare quali siano i principi della pratica. Quando svolgono i loro doveri in questo modo, avranno un cammino di pratica. Alcune persone cercano sempre di mettersi in mostra e, quando viene affidata loro la responsabilità di un lavoro, vogliono sempre avere l’ultima parola. Che tipo di comportamento è questo? Questo è dettarsi legge da sé. Pianificano da sé cosa fare, senza informare gli altri, e non discutono delle loro opinioni con nessuno; non le condividono con nessuno né le rivelano, bensì le tengono nascoste nel loro cuore. Quando arriva il momento di agire, vogliono sempre stupire gli altri con le loro splendide imprese, per fare una grande sorpresa a tutti, affinché gli altri abbiano stima di loro. Così facendo, svolgono forse il proprio dovere? Stanno cercando di mettersi in mostra; e, quando ottengono prestigio e fama, iniziano a condurre la loro impresa personale. Tali persone non hanno forse ambizioni sfrenate? Perché non dovresti dire a tutti ciò che stai facendo? Poiché questo lavoro non è soltanto tuo, perché dovresti agire senza discuterne con qualcuno e prendere decisioni da solo? Perché dovresti agire in segreto, operando di nascosto, affinché nessuno lo sappia? Perché dovresti sempre cercare di convincere le persone a dar retta solo a te? Chiaramente lo vedi come un tuo lavoro personale. Sei il capo e tutti gli altri sono lavoratori. Lavorano tutti per te. Quando hai costantemente una mentalità di questo tipo, non è forse un problema? Ciò che una simile persona rivela non è forse l’indole stessa di Satana? Quando persone del genere svolgono un dovere, prima o poi verranno eliminate” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Adempiere bene il proprio dovere richiede un’armoniosa cooperazione”). Solo leggendo la parola di Dio mi sono reso conto che l’arroganza era diventata la mia natura e ciò che rivelavo naturalmente. Quando avevo prestigio nella chiesa, volevo usarlo come un’occasione per mettere in mostra le mie capacità. Volevo dimostrare che ero il migliore e che scegliere me come capogruppo era la scelta giusta. Volevo anche dimostrare ai miei collaboratori che ero migliore di loro e che non avevo bisogno dei loro consigli o del loro aiuto. A causa della mia arroganza, ho sempre pensato di sapere tutto e che era inutile ascoltare chiunque altro. Ho trattato i miei pensieri come se fossero la verità, ho imposto agli altri di fare le cose come volevo io, e non ho cercato la verità né mi sono affidato a Dio nel mio dovere. Invece, mi sono affidato alla mia esperienza e alla mia intelligenza per irrigare i nuovi arrivati, costringendo gli altri a obbedirmi. Vivevo intrappolato nella mia indole arrogante, non accettavo la verità e imponevo agli altri di ascoltarmi. Non è forse questa l’indole di Satana? Prima di credere in Dio, ero già molto arrogante. Guardavo dall’alto in basso le persone che erano inferiori a me, compresi i miei fratelli. Ricordo che da bambino, quando non prendevo il voto più alto della mia classe, mio padre mi rimproverava gridando: “Devi avere il voto più alto agli esami, devi arrivare davanti a tutti gli altri!” Anche mia nonna mi diceva sempre: “Devi sforzarti di essere il migliore, soltanto così sarai rispettato”. Per questo ho sempre cercato di elevarmi al di sopra di tutti gli altri e di essere il numero uno. Per me era l’unico modo di dimostrare agli altri che ero il migliore. Pensavo che ascoltare gli altri mi mettesse in cattiva luce, quindi non volevo accettare i loro consigli. Solo grazie alla parola di Dio ho capito che quell’opinione era completamente sbagliata. Mi ponevo sempre al di sopra degli altri e mi rifiutavo di ascoltare chiunque altro, e questa è l’indole di Satana. Se non fossi cambiato, non solo non avrei ottenuto buoni risultati nel mio dovere, ma avrei compiuto il male e mi sarei opposto a Dio. Alla fine Egli mi avrebbe eliminato. La lettura della parola di Dio mi ha anche fatto capire che svolgere il mio dovere non è una mia impresa personale, è il lavoro della chiesa e io dovrei svolgerlo seguendo le richieste di Dio. Quando incontro delle difficoltà, dovrei collaborare con gli altri e dovremmo cercare insieme la verità per risolverle. Prima di prendere una decisione, dovrei inoltre chiedere consiglio agli altri. Se non considerassi le opinioni degli altri e agissi sempre unilateralmente, ritardando il lavoro della chiesa, allora fare il mio dovere in questo modo non sarebbe preparare azioni buone ma malvagie. Una volta riconosciuto questo, ho deciso di cambiare il mio atteggiamento nei confronti del mio dovere e di imparare a collaborare armoniosamente con i miei fratelli e le mie sorelle.
Durante le mie pratiche devozionali, ho visto un altro passo della parola di Dio: “Secondo voi, è difficile collaborare con altre persone? In realtà non lo è. Si potrebbe addirittura affermare che è facile. Ma perché le persone lo ritengono comunque difficile? Perché hanno un’indole corrotta. Per coloro che possiedono umanità, coscienza e ragionevolezza, collaborare con gli altri è relativamente facile e possono percepire che è qualcosa di gioioso. Questo perché non è facile per nessuno realizzare le cose da solo, e in qualsiasi campo sia coinvolto o qualunque cosa stia facendo, è sempre bene avere qualcuno che metta in luce le cose e offra assistenza: è molto più facile così che fare da soli. Inoltre, ci sono dei limiti alle capacità della levatura delle persone e a ciò che possono sperimentare. Nessuno può essere un esperto in tutti i mestieri: non è possibile per una sola persona sapere tutto, essere capaci di fare tutto, realizzare tutto: è impossibile, e tutti dovrebbero possedere tale ragionevolezza. E quindi, indipendentemente da ciò che fai, che sia importante o meno, avrai sempre bisogno di qualcuno che ti aiuti, che ti dia indicazioni e consigli, che faccia le cose in collaborazione con te. Questo è l’unico modo per essere sicuro che agirai in maniera più corretta, commetterai meno errori e avrai meno probabilità di smarrirti, il che è una buona cosa” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 8: Vogliono che gli altri si sottomettano solo a loro, non alla verità o a Dio (Parte prima)”). Dopo aver contemplato la parola di Dio, ho capito che solo collaborando con gli altri potevo veramente adempiere ai miei doveri e vivere una normale umanità. Dato che alcuni dei miei collaboratori avevano accettato l’opera di Dio solo da pochi mesi e avevano appena iniziato a irrigare i nuovi arrivati, pensavo che ci fossero molte cose che non capivano, mentre io credevo in Dio da tre anni e avevo più esperienza di loro, quindi non ho mai accettato i loro suggerimenti e le loro opinioni. Solo ora ho capito che questa concezione era sbagliata. Anche se credevo in Dio da più tempo e avevo più esperienza di loro, non significava che io fossi migliore di loro in tutto. Senza la collaborazione dei miei fratelli e delle mie sorelle, era impossibile per me svolgere bene il mio dovere. Per esempio, non avevo compreso appieno certe verità e questo mi portava a volte a offrire una cattiva comunione durante le riunioni. Avevo bisogno di un collaboratore che mi aiutasse a elaborare e a condividere con maggiore chiarezza. Ogni tanto, i nuovi arrivati non potevano venire alle riunioni per motivi di salute o di lavoro, e io non riuscivo a trovare nessuna parola di Dio che fosse adatta alle loro situazioni, quindi avevo bisogno anche dell’assistenza dei miei collaboratori. In verità, tutti hanno la possibilità di essere illuminati da Dio. Dio non ha illuminato solo me. Pensavo a me stesso in modo troppo elevato e consideravo gli altri degli stupidi. È stato un errore, una sciocchezza. L’illuminazione e la guida di Dio non dipendono da quanta esperienza lavorativa abbiamo, ma dalla nostra capacità di cercare e accettare la verità. In pratica, ognuno ha i suoi punti di forza, proprio come sorella Jonna, che portava un fardello nel suo compito e spesso dava buoni suggerimenti. Avrei dovuto collaborare con questa mia sorella e imparare dai suoi punti di forza per compensare le mie mancanze.
In seguito, ho cercato di ascoltare le opinioni delle sorelle che collaboravano con me nel mio dovere. Alla fine di ogni riunione, quando mi proponevano di chiedere individualmente ai nuovi arrivati se avessero capito il contenuto della riunione di quel giorno, ho fatto come mi suggerivano e non ho più opposto resistenza come prima. Quando mi chiedevano di condividere più dettagliatamente con i nuovi arrivati per cercare di alleviare la loro confusione, facevo anche quello. A volte, mi davano anche delle idee per irrigare meglio i nuovi arrivati e, una volta accettate, le ho messe in pratica. Dopo aver agito in questo modo, ho visto un maggior numero di nuovi arrivati partecipare alle riunioni, e questo mi ha reso molto felice. Ho pensato alle parole di Dio: “Lo Spirito Santo opera non solo in alcuni uomini di cui si serve Dio, ma anche nella chiesa. Potrebbe operare in chiunque. Potrebbe operare in te in questo momento, sicché tu sperimenterai quest’opera. Nel periodo successivo potrebbe compierla in qualcun altro. In tal caso devi affrettarti a seguire; più segui da vicino la luce attuale, più la tua vita può crescere. Qualunque genere di persona uno sia, se in lui opera lo Spirito Santo opera, devi seguire. Vivi di persona le sue esperienze e riceverai cose ancor più elevate. In tal modo progredirai ancora più velocemente. Questo è il cammino che conduce al perfezionamento dell’uomo e il modo in cui la vita cresce” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Coloro che si sottomettono a Dio con cuore sincero saranno certamente guadagnati da Lui”). Le parole di Dio mi hanno fatto capire ancora più chiaramente che non posso essere arrogante e presuntuoso, né insistere che si faccia a modo mio nello svolgimento del mio dovere. Devo, invece, ascoltare di più i consigli degli altri. Questo perché lo Spirito Santo illumina e rischiara tutti. Non importa da quanto tempo una persona creda in Dio o se abbia prestigio, purché ciò che dice sia in linea con la verità, dobbiamo accettare e sottometterci. Se ci rifiutiamo di ascoltare, non saremo guidati da Dio nel nostro dovere. Attraverso questa esperienza ho imparato l’importanza di collaborare armoniosamente con i miei fratelli e sorelle e di non insistere nel fare a modo mio nel mio dovere.