11. Non impegnarmi nel mio dovere mi ha danneggiato
Nel 2018, lavoravo nella chiesa alla produzione video. All’inizio, poiché non avevo esperienza nel lavoro né familiarità con i principi pertinenti, studiavo molto e cercavo di acquisire le competenze necessarie. Dopo un po’ di tempo, le mie competenze tecniche sono molto migliorate e sono stato scelto come capogruppo. Ero entusiasta e mi impegnavo al massimo per adempiere al mio dovere. In seguito, è sorto un problema in uno dei nostri progetti video più complicati e il mio leader mi ha incaricato di indagare e risolverlo. Visti il complesso carico di lavoro e le mie scarse capacità, all’inizio collaboravo con i fratelli e le sorelle per trovare delle soluzioni. Ma dopo un periodo di duro lavoro, durante il quale le cose hanno cominciato a ingranare e le mie competenze tecniche sono migliorate, ho cominciato a impigrirmi. Mi sono detto: “Forse questo progetto non è ancora a livelli ottimali, ma è molto meglio di prima. Devo solo far sì che tutto continui a procedere come adesso. Non c’è bisogno di controllare spesso. È così stancante essere sempre in tensione”. Da allora, raramente approfondivo nuove abilità, e ho trascurato di imparare di più sul lavoro. A volte emergevano problemi nei video che realizzavo e gli altri mi consigliavano di migliorare le mie prestazioni. Anche se sapevo che avevano ragione, mi sono detto: “Ho già abbastanza lavoro così. Se dovessi dedicare più tempo allo studio, innanzitutto sarebbe faticoso; e se poi, dopo aver investito ulteriore tempo ed energia, i miei risultati non migliorassero? Tutto quel lavoro in più non sarebbe vano?” Così, ho ignorato i consigli degli altri. In seguito, il mio leader ha notato che il nostro lavoro procedeva lentamente e mi ha chiesto di individuare il problema. Il mio collaboratore mi ha richiamato più volte a risolvere il problema. All’epoca, ero un po’ ostile. Mi dicevo: “I nostri progressi saranno anche leggermente lenti, ma stiamo ottenendo risultati migliori di prima. Non dovremmo avere fretta”. Ma dentro di me sapevo che se avessi pianificato il lavoro con più attenzione poteva ancora esserci margine di miglioramento. Tuttavia, quando pensavo allo stress lavorativo che già avevo e a quanto sarebbe stato faticoso dedicare ancora più tempo a quel progetto, rimandavo di nuovo. In seguito, il mio leader mi ha fatto presente il problema altre due volte, e solo allora ho esaminato con riluttanza la situazione. Ma alla fine non sono riuscito a trovare una soluzione adeguata.
In seguito, non ero disposto a considerare il lavoro del gruppo né a fare sacrifici perché progredisse. Quando avevo del tempo libero, volevo solo riposare e a volte persino dormivo troppo, ritardando il lavoro. Quando facevo delle commissioni, a volte restavo fuori, eludendo per un po’ il mio dovere. E durante le pause del lavoro non pensavo a come migliorare le mie capacità, cogliendo invece l’opportunità per riposarmi. Così, sono diventato sempre più pigro; mi limitavo a controllare e assegnare il lavoro meccanicamente. Non aiutavo quasi mai gli altri a esaminare i loro errori e, quando sorgevano problemi, non volevo dedicarmi a cercare di risolverli. Di conseguenza, abbiamo procrastinato dei video che avrebbero potuto essere completati prima del previsto. In quel periodo, emergevano continuamente problemi nei video che realizzavo e nessuno dei fratelli e delle sorelle del mio gruppo è migliorato nel suo lavoro. Se si presentava anche la minima difficoltà nel lavoro, tutti si lamentavano. Non solo non ho saputo risolvere il problema attraverso la comunione, ma ho persino assecondato le loro lamentele. Per via dei miei fallimenti nel compiere lavoro concreto e dei mancati miglioramenti dopo le ripetute condivisioni del mio leader, ben presto sono stato sollevato dall’incarico di capogruppo. Essere rimosso mi ha fatto sentire malissimo, così ho pregato Dio e ho riflettuto.
Un giorno, nelle mie devozioni, ho letto queste parole di Dio: “Ci sono persone che non sono affatto disposte a soffrire nei loro doveri, che non fanno che lamentarsi ogni volta che affrontano un problema e si rifiutano di pagare un prezzo. Che tipo di atteggiamento è questo? Un atteggiamento superficiale. Qual è il risultato del compiere il proprio dovere in maniera superficiale e del prenderlo sottogamba? È che compirai il tuo dovere in maniera scadente, anche se saresti in grado di svolgerlo bene: non avrai fatto le cose come si deve, e Dio non sarà soddisfatto del tuo atteggiamento nei confronti del dovere. Se avessi saputo pregare Dio, ricercare la verità e metterci tutto il tuo cuore e la tua mente, se fossi stato capace di tale cooperazione, allora Dio avrebbe preparato per te tutto in anticipo, in modo che ogni cosa sarebbe andata al suo posto quando l’avessi fatta, e i risultati sarebbero stati buoni. Non ti serve esercitare un grande sforzo; quando non ti risparmi nel collaborare, Dio avrà già disposto tutto per te. Se sei scaltro e infido, se sei indifferente verso il tuo dovere e vai sempre fuori strada, allora Dio non farà nulla; perderai l’occasione, e Dio dirà: ‘Non ne sei capace; sei inutile. Fatti da parte. Ti piace essere scaltro e infido, vero? Ti piace essere pigro, prendertela comoda, non è così? Bene, allora prenditela comoda per l’eternità!’ Dio offrirà questa grazia e questa occasione a qualcun altro. Che dite: è una perdita o un guadagno? (Una perdita.) È una perdita enorme!” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Dopo aver letto le parole di Dio, ho ripensato al mio periodo come capogruppo: mi sono comportato proprio come rivelato dalle parole di Dio. Sono stato irrispettoso, irresponsabile e negligente nei confronti del mio dovere, non volevo impegnarmi. Appena diventato capogruppo, ci ho dedicato tempo e impegno ma, quando le mie capacità sono migliorate e ho ottenuto dei risultati, mi sono adagiato, riposavo sugli allori e assecondavo sempre la carne. Non facevo che pensare a come rilassarmi e a come avere una vita facile. Non ero disposto a dedicare alcuno sforzo al lavoro per migliorarlo. Anche quando rilevavo dei problemi evidenti, non li risolvevo subito, e quando gli altri li facevano notare li ignoravo. Come capogruppo, quando vedevo gli altri membri lamentarsi dei loro problemi, non solo non condividevo sulla verità per risolverli, ma li ho persino assecondati, concordando con loro. Era come se qualsiasi ritardo al lavoro di produzione video o i problemi degli altri non avessero nulla a che fare con me. Volevo solo godermela ed evitare di affaticarmi. Di conseguenza, nei video che producevamo emergevano continuamente problemi che ritardavano seriamente i progressi. Stavo trascurando un dovere molto importante; per le comodità e gli agi della mia carne, ero disposto a comportarmi in modo superficiale, a ingannare Dio e gli altri. Dov’era la mia riverenza per Dio? Dio aborre e disprezza simili atteggiamenti nei confronti del lavoro. Ripensando a tutti i problemi del mio lavoro, se vi avessi dedicato tempo e sacrificio, le cose non sarebbero andate così male. E invece ero pigro e non volevo soffrire né faticare. Di conseguenza, ho danneggiato il lavoro di produzione video. Ero così egoista, spregevole e privo di coscienza! Ero diventato così degenerato e degradato e non me ne rendevo nemmeno conto! Dio aveva orchestrato per me dei richiami ma io continuavo a non riflettere e a non pentirmi. Come ho potuto essere così insensibile e irresponsivo? Rendermene conto mi ha fatto sentire triste e in colpa. Per quanto ero irresponsabile e privo di coscienza, non meritavo di essere un leader. Era solo colpa mia se ero stato rimosso.
Un giorno, durante le mie devozioni, ho letto un altro passo delle parole di Dio: “Se prendi una persona che ha senso di responsabilità, ogni volta che le viene detto qualcosa o le viene data qualche istruzione, indipendentemente che a parlarle sia un leader, un lavoratore o il Supremo, quella persona penserà sempre: ‘Be’, poiché hanno così tanta stima di me, devo gestire bene questo problema e non deluderli’. Te la sentiresti di affidare un problema a una persona tanto coscienziosa e sensibile? La persona che incarichi di gestire un problema è qualcuno che credi sia affidabile e che stimi. Hai una buona opinione di questa persona e nutri molta stima di lei. In particolare, se le cose che ha fatto per te sono state tutte portate a termine in modo molto coscienzioso e hanno soddisfatto completamente le tue esigenze, penserai che sia una persona degna di fiducia. Dentro di te, l’ammirerai davvero e godrà di tutta la tua considerazione. Le persone desiderano essere associate a questo genere di persona, soprattutto Dio. Credete che Dio affiderebbe un dovere che l’uomo è obbligato a compiere a qualcuno che non è degno di fiducia? (No, non lo farebbe.) Che cosa si aspetta Dio da una persona a cui ha assegnato un determinato compito nella chiesa? In primo luogo, Dio spera che sia responsabile e diligente, che si occupi di quel compito con grande attenzione e che lo svolga bene. In secondo luogo, Dio spera che sia una persona degna di fiducia, che, a prescindere dal tempo necessario e dai cambiamenti accaduti nell’ambiente circostante, mantenga saldo il suo senso di responsabilità, e il suo carattere resista alla prova. Se è una persona degna di fiducia, Dio è rassicurato. Non controllerà più né darà più seguito a questo problema perché, dentro di Sé, Dio si fida di lei. Quando Dio le affida questo compito, questa persona è sicura di portarlo a compimento senza errori” (La Parola, Vol. 5: Le responsabilità di leader e lavoratori). Dalle parole di Dio, ho imparato che una persona dotata di umanità è responsabile nel suo lavoro e sa accettare l’esame di Dio e rimanere salda nel proprio dovere, eseguendo i propri compiti esattamente secondo i principi, in qualunque situazione si trovi. Questo è l’atteggiamento che dovremmo avere nei nostri doveri. Dato che la chiesa mi aveva assegnato al lavoro di produzione video, come minimo avrei dovuto compierlo al meglio delle mie capacità e identificare e risolvere tempestivamente i problemi che emergevano nel lavoro per garantire il suo normale svolgimento. Ma, pur avendo accettato volentieri di assumermi quel dovere, in seguito ho pensato solo ai miei agi e comodità e non ho svolto lavoro concreto, neanche quando gli altri mi hanno più volte sollecitato ed esortato a farlo. Mi fregiavo del titolo di “capogruppo” ma non facevo nulla, nemmeno il minimo indispensabile, nei doveri che mi venivano assegnati. Questo ha ritardato il lavoro di produzione video della chiesa. Sono stato davvero inaffidabile e privo di coscienza! In base a come mi ero comportato, avrei dovuto essere cacciato molto prima. Solo grazie alla misericordia e alla tolleranza di Dio mi è stato permesso di continuare a lavorare in quel gruppo. Allora, mi sono detto: “Devo cogliere questa opportunità e fare del mio meglio nel mio dovere”. Dopo di che, nel mio dovere ho smesso di accontentarmi dello status quo e, oltre a lavorare ai video che mi venivano assegnati, ho ripreso a cercare modi per aumentare la mia efficienza, e individuavo e segnalavo tempestivamente al capogruppo i nostri problemi. Discutevo anche con tutti gli altri di come risolverli. Anche se era più faticoso lavorare in questo modo, mi sentivo molto più tranquillo e a mio agio, sapendo di aver adempiuto alle mie responsabilità.
Poco tempo dopo, il leader della chiesa ha visto che ero migliorato e mi ha incaricato di supervisionare un progetto video. Volevo fare tesoro di quell’opportunità e dare il meglio di me. Controllavo il lavoro ogni giorno e annotavo tutti i problemi che avevamo. Quando ne rilevavo uno, trovavo subito un modo per risolverlo, e se non ci riuscivo mi consultavo e ne discutevo con il capogruppo. Tuttavia, tempo dopo, quando il nostro lavoro era produttivo e le mie capacità erano migliorate, è riemersa la mia passata pigrizia. Ho pensato: “In questi giorni il lavoro sta procedendo come da programma e non ci sono gravi problemi. Dovrei riposare un po’. Se lavoro così tanto ogni giorno e ho così tante cose di cui preoccuparmi, alla fine diventerà più di quanto possa gestire”. Non appena ho pensato questo, ho iniziato ad adagiarmi: mi limitavo a svolgere il mio lavoro meccanicamente, non mi preoccupavo più di migliorare le mie capacità o di risolvere problemi ed errori e nemmeno di informarmi con gli altri sullo stato del loro lavoro. Quando avevo del tempo libero, volevo solo rilassarmi, e a volte durante il lavoro o lo studio guardavo video divertenti o telefilm per passare il tempo. Questo ha bloccato video che avrebbero potuto essere conclusi prima del tempo e le mie prestazioni lavorative hanno iniziato a peggiorare. In quei giorni, ero frastornato e confuso. Non lavoravo ai video con lucidità, leggere le parole di Dio mi lasciava indifferente e sentivo un’oscurità diffondersi dentro di me. Inoltre, quando pregavo Dio, non riuscivo a sentire la Sua presenza. Anche se sapevo che continuare così era pericoloso, non sapevo lo stesso controllarmi e mi sentivo veramente addolorato e tormentato. Allora, mi è capitato di leggere un passo delle parole di Dio: “Se i credenti usano un linguaggio e un comportamento noncurante e smodato quanto quello dei non credenti, sono ancora più malvagi di questi ultimi; sono veri e propri demoni” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Un monito per coloro che non praticano la verità”). Era come se le parole di Dio avessero rivelato la mia esatta situazione. Credevo in Dio da molti anni, ma continuavo a trascurare i miei doveri e a cercare svago quando avrei dovuto lavorare. Non solo ero privo di lealtà, ma non rispettavo nemmeno i requisiti fondamentali del nostro lavoro. Nel mondo secolare, bisogna attenersi alle regole stabilite dalla propria azienda, e quando si lavora lo si deve fare diligentemente e senza battere la fiacca. Invece io, nel compiere il mio dovere nella chiesa, ero privo del minimo senso di responsabilità e trascuravo con leggerezza i miei doveri per gli agi della carne. Visto il mio comportamento sconsiderato e smodato, meritavo davvero di essere definito cristiano? Non stavo nemmeno rendendo un servizio nel mio dovere, e tanto meno lo adempivo in modo adeguato. Mi odiavo per la mia brama di comodità: perché ero privo anche della minima determinazione ad abbandonare la mia carne? Ho pensato ai miei fratelli e sorelle in Cina, che rischiavano l’arresto e la tortura da parte del PCC pur di non abbandonare i loro doveri, mentre io svolgevo il mio in un Paese libero e democratico, dopo essere fuggito dalla Cina, e non ero nemmeno disposto a dedicare al mio lavoro qualche impegno in più o sacrificio. Mi comportavo come un completo buono a nulla, ero del tutto privo di dignità e carattere. Più ci pensavo, più mi vergognavo di affrontare Dio o gli altri. Ho iniziato a farlo allora: “Ho già fallito una volta per aver assecondato la carne e aver eluso i miei doveri. Perché non ho imparato dai miei errori precedenti? Perché sono così volubile e incostante nel mio lavoro?” Ho pregato Dio più e più volte, chiedendoGli di illuminarmi affinché capissi la causa principale del mio problema.
Un giorno, nelle mie devozioni, mi sono imbattuto in questi passi. “Perché le persone sono sempre indisciplinate e pigre come se vivessero una vita da sonnambuli? Questo ha a che fare con un problema nella loro natura. Esiste una sorta di pigrizia nella natura umana. Qualsiasi compito debbano svolgere, le persone hanno sempre bisogno di qualcuno che le controlli e le sproni. A volte assecondano la carne e ne bramano le comodità, trattenendosi sempre. Sono eccessivamente calcolatrici e non sono affatto delle brave persone. Non si spingono mai a fare del loro meglio, indipendentemente dal dovere importante che stanno svolgendo. È un comportamento irresponsabile e sleale. Oggi ho detto queste cose per richiamarvi a non essere passivi nel lavoro. Dovete essere in grado di fare tutto quello che vi dico” (La Parola, Vol. 5: Le responsabilità di leader e lavoratori). “I falsi leader non svolgono un vero lavoro, ma sanno come comportarsi da funzionari. Qual è la prima cosa che fanno, una volta diventati leader? Cominciano a cercare di conquistare le persone. Si comportano secondo l’approccio ‘un nuovo manager deve dare una forte impressione’: per prima cosa compiono alcune azioni per conquistare gli altri, introducono alcune cose per rendere la vita delle persone più facile, cercano di fare buona impressione su di loro, di mostrare a tutti che sono in sintonia con la massa, in modo che tutti li lodino e li considerino come un genitore, dopodiché assumono ufficialmente il comando. Ritengono sia giusto e opportuno per loro godere degli orpelli del prestigio, ora che hanno il sostegno della maggioranza e la loro posizione è sicura. I loro motti sono: ‘La vita non è altro che mangiare e vestirsi’, ‘Cogli il piacere del momento, perché la vita è breve’ e ‘Oggi bevi il vino di oggi; di domani, preoccupatene domani’. Godono di ogni giorno così come viene, si divertono il più possibile e non pensano al futuro, né tanto meno hanno considerazione delle responsabilità che un leader dovrebbe assumersi e dei doveri che dovrebbe svolgere. Ripetono alcune parole e frasi di dottrina e svolgono meccanicamente alcuni compiti per salvare le apparenze, ma non eseguono un vero lavoro. Non cercano di approfondire i problemi reali della chiesa per risolverli definitivamente. Che senso ha svolgere un lavoro in modo così superficiale? Non è forse un inganno? Si possono affidare responsabilità serie a dei falsi leader di questo tipo? Sono in linea con i principi e le condizioni della casa di Dio per la selezione di leader e lavoratori? (No.) Queste persone non hanno coscienza né ragione, sono prive di senso di responsabilità, eppure desiderano lo stesso prestare servizio nella veste ufficiale di leader della chiesa: perché sono così spudorate? Alcuni hanno senso di responsabilità ma scarsa levatura e non possono essere leader, per non parlare della spazzatura umana che non ha alcun senso di responsabilità; costoro sono ancora meno qualificati per il ruolo di leader. Quanto sono pigri questi falsi leader indolenti? Rilevano un problema, sono consapevoli che si tratta di un problema, ma lo trattano come niente fosse e lo ignorano. Costoro sono così irresponsabili! Possono essere bravi a parlare e in apparenza possiedono della levatura ma, quando nella chiesa emergono dei problemi, sono incapaci di risolverli. Nonostante i problemi della chiesa continuino ad accumularsi e diventino come cimeli di famiglia, questi leader non se ne curano affatto, mentre si ostinano a svolgere meccanicamente alcuni compiti irrilevanti. E qual è il risultato finale? Non gettano forse il lavoro della chiesa nello scompiglio, non lo compromettono? Non creano forse disordine e disgregazione all’interno della chiesa? Questo è l’esito inevitabile” (La Parola, Vol. 5: Le responsabilità di leader e lavoratori). Riflettendo sulle parole di Dio, mi sono reso conto che mi adagiavo e mancavo di iniziativa nel mio dovere perché ero per natura pigro e amante del piacere. La mia mente era colma di filosofie sataniche come “La vita è solo mangiare e stare al caldo”, “Oggi bevi il vino di oggi; di domani, preoccupatene domani” e “Mangia, bevi e sii felice, perché la vita è breve”. Vivevo secondo queste falsità sataniche, convinto in questa vita terrena di dovermela godere. Non giustificando una sofferenza e uno sfinimento costanti, non ero in grado di perseverare in nulla di ciò che facevo. Consideravo come capitale il minimo risultato nel mio lavoro, e mi adagiavo e mi lasciavo andare. Proprio come a scuola: ogni volta che prendevo buoni voti e venivo elogiato da insegnanti e compagni di classe, volevo smettere di investire impegno ed energia nello studio e desideravo solo divertirmi. Smettevo di preoccuparmi di ascoltare in classe o di fare i compiti a casa ma, appena i miei voti iniziavano a peggiorare e genitori e insegnanti diventavano più severi con me, intensificavo lo studio e mi impegnavo a fondo finché i miei voti non tornavano a salire, e a quel punto mi adagiavo di nuovo e volevo tornare a divertirmi. In quegli anni, ero continuamente controllato da queste filosofie decadenti e sono diventato sempre più pigro, demotivato e privo di iniziativa. Ero volubile e incostante in tutto, non ero disposto a soffrire né a sacrificarmi e avevo sempre meno voglia di impegnarmi. Nel controllare i progressi del lavoro, ero pigro e privo di iniziativa tanto nel mio precedente ruolo di capogruppo quanto in quello attuale di membro regolare. Al primo risultato che ottenevo, volevo alternare il lavoro con il riposo per evitare di subire perdite e di stancarmi troppo. Anche quando sapevo bene che c’erano dei problemi nel lavoro, non li risolvevo, preferendo sprecare il mio tempo in futili divertimenti piuttosto che sacrificarmi un po’ di più per il mio dovere. Facevo quanto bastava a salvare le apparenze e ingannare il mio leader. Mi sono reso conto che non ero solo pigro, ma anche astuto e ingannevole, e non desideravo altro che vivere la mia vita nel relax e nell’agio. Avevo goduto tanto dell’irrigazione delle parole di Dio e della Sua protezione, ma non arrivavo nemmeno al minimo indispensabile. Non ero un inutile spreco di spazio, un parassita della chiesa? Dov’erano la mia umanità e la mia ragionevolezza? Mi viene in mente una frase della Bibbia che dice: “E la prosperità degli stolti li fa perire” (Proverbi 1:32). Se non mi fossi pentito, la chiesa per il momento poteva anche non scacciarmi, ma Dio scruta ogni cosa e lo Spirito Santo avrebbe smesso di operare in me. Prima o poi sarei stato scacciato.
In seguito, nutrendomi delle parole di Dio, ho iniziato a cambiare atteggiamento verso il mio dovere. La parola di Dio dice: “Il modo in cui consideri gli incarichi di Dio è davvero importante, è una questione molto seria! Se non sei in grado di portare a termine ciò che Dio affida alle persone, allora non sei degno di vivere alla Sua presenza e meriti di essere punito. È stabilito dal Cielo e riconosciuto dalla terra che gli umani dovrebbero completare qualsivoglia incarico Dio abbia loro affidato; questa è la loro responsabilità più elevata, non meno importante della loro stessa vita. Se non prendi sul serio gli incarichi di Dio, allora Lo tradisci nel modo più grave; in ciò, sei più deprecabile di Giuda e meriti di essere maledetto. Le persone devono acquisire una comprensione approfondita di come siano tenuti a considerare ciò che Dio affida loro e, come minimo, devono capire che gli incarichi che Dio affida all’umanità sono un’esaltazione e un privilegio speciale da parte di Dio, sono le cose più gloriose. Ogni altra cosa può essere tralasciata; se anche occorra sacrificare la propria vita, l’uomo deve pur sempre adempiere l’incarico di Dio” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Come conoscere la natura umana”). “L’uomo deve perseguire di vivere una vita di piena di significato e non dovrebbe essere soddisfatto delle proprie circostanze attuali. Per vivere a immagine di Pietro, egli deve possedere la conoscenza e le esperienze di Pietro. L’uomo deve perseguire cose che sono più alte e più profonde. Egli deve perseguire un più profondo, più puro amore per Dio e una vita che abbia valore e significato. Solo questa è la vita; solo allora l’uomo sarà uguale a Pietro. Devi concentrarti sull’essere proattivo circa il tuo ingresso dal lato positivo e non devi permetterti di ricadere nel peccato in modo arrendevole in nome di un appagamento momentaneo, ignorando più profonde, più specifiche e più pratiche verità. Il tuo amore deve essere pratico e devi trovare il modo di liberarti da questa vita depravata, spensierata, che non è affatto diversa da quella di un animale. Devi vivere una vita che abbia senso, una vita piena di valore, e non devi illuderti o trattare la tua vita come un giocattolo con cui trastullarti. Per tutti coloro che aspirano ad amare Dio, non ci sono verità inaccessibili e non c’è giustizia per la quale non si possa rimanere saldi. Come dovresti vivere la tua vita? Come dovresti amare Dio e utilizzare questo amore per soddisfare il Suo desiderio? Non c’è questione più grande nella tua vita. Soprattutto, devi avere tali aspirazioni e perseveranza, e non dovresti essere come chi è debole, senza spina dorsale. Devi imparare come sperimentare una vita piena di significato e a sperimentare verità significative, e non dovresti trattare te stesso con superficialità” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Le esperienze di Pietro: la sua conoscenza del castigo e del giudizio”). Attraverso le parole di Dio, ho capito che il valore e il significato della vita si trovano nel compiere il proprio dovere di essere creato. Ricercare sempre comodità e agio, mancare di iniziativa ed essere approssimativi nei doveri è tradire Dio, un comportamento che Egli maledice e aborrisce. Ho pensato a Pietro, che cercò diligentemente di amare e soddisfare Dio per tutta la vita, sempre attenendosi rigorosamente alle parole di Dio e cercando di migliorare. Pietro si adoperò costantemente per praticare la verità e soddisfare Dio, e alla fine fu crocifisso a testa in giù e rese una clamorosa testimonianza. E poi c’è Noè, che dopo aver accettato l’incarico di Dio lavorò per 120 anni alla costruzione dell’arca, senza mai esitare, neanche di fronte a innumerevoli difficoltà ed enormi sofferenze, impegnandosi senza sosta finché l’arca non fu terminata. Paragonandomi all’atteggiamento di Noè e Pietro verso Dio e il loro dovere, mi vergognavo terribilmente. Mi sono reso conto di essere egoista e pigro e di non possedere alcuna umanità. Non avevo il minimo senso di responsabilità verso il mio dovere, ero approssimativo e procrastinavo. Appena mi si chiedeva qualcosa di più o il lavoro si faceva impegnativo, iniziavo a lamentarmi della stanchezza, e battevo la fiacca e assecondavo la mia carne persino quando ero sollecitato dal mio leader. Non avevo la minima riverenza per Dio. Non ero diverso da un miscredente! Comportandomi così, alla fine potevo solo nuocere a me stesso. Eppure ritenevo sempre di essere nel giusto e mi accontentavo di compiere uno sforzo minimo. Ero così insensibile, sciocco e ignorante. Nonostante svolgessi il mio dovere in quel modo, Dio non mi aveva abbandonato e mi dava la possibilità di pentirmi. Non potevo continuare a ferire i sentimenti di Dio con la decadenza. Così, L’ho pregato dicendo: “Amato Dio, riconosco la mia natura indolente e la mia mancanza di umanità. Non voglio continuare a vivere in questo modo. Voglio ricercare seriamente la verità e compiere il mio dovere. Ti prego, scruta nel mio cuore”.
Da allora, ho investito più tempo ed energia nel mio dovere, e anche se ero quasi tutti i giorni impegnatissimo, trovavo lo stesso un po’ di tempo per studiare e migliorare le mie capacità tecniche. Inoltre, riepilogavo regolarmente i miei problemi e mi impegnavo senza sosta a migliorare le mie capacità. Poco tempo dopo, ho iniziato a ottenere risultati migliori nei video che producevo. Ho notato che quando condividevo ciò che avevo imparato con i miei fratelli sembrava risultare utile anche per loro. Mi sentivo davvero sereno e a mio agio. Era un po’ più faticoso compiere il mio dovere in quel modo, e c’era meno tempo per riposare, ma non ero stanco, né la percepivo come una sofferenza. Anzi, mi sentivo molto più lucido e pieno di energia; niente di paragonabile a prima, quando affrontavo ogni giorno con confusione e sbadataggine. Rilevavo anche più facilmente eventuali problemi nel nostro lavoro e, grazie alla comunione con i miei fratelli e sorelle e all’illuminazione di Dio, ne risolvevamo molti in modo tempestivo. Ma, poiché ero stato troppo corrotto da Satana, risentivo ancora delle sue filosofie di indolenza, di tanto in tanto. Quando ho iniziato a ottenere buoni risultati, mi sono di nuovo un po’ adagiato e volevo assecondare la mia carne. Una volta, controllando uno dei nostri video, ho letto che era uscito un nuovo film d’azione. Ho pensato: “Ultimamente il lavoro è stato così stressante: non mi farà male guardare qualcosa e staccare un po’”. Guardando il film, mi sono di colpo reso conto che ero tornato ai miei vecchi trucchi. Ho pensato a un passo delle parole di Dio. “Tu abbia voluto essere negligente e approssimativo nel compiere il tuo dovere. Hai cercato di evitare la fatica e il controllo da parte di Dio. In simili momenti, prega immediatamente davanti a Dio e rifletti sul fatto che sia stato o no il modo giusto di agire. Poi domandati: ‘Perché credo in Dio? Tale approssimazione può passare inosservata agli altri, ma passerà inosservata a Dio? Per di più, non ho fede in Dio per poter essere negligente, ma per essere salvato. Il mio agire in questo modo non è espressione di una normale umanità, né qualcosa che Dio ama. No, posso essere approssimativo e agire a mio piacimento nel mondo esterno, ma ora mi trovo nella casa di Dio, sotto la Sua sovranità, sotto l’esame dello sguardo di Dio. Sono una persona, devo agire secondo la mia coscienza, non posso fare come mi pare e piace. Devo agire secondo le parole di Dio, non devo essere negligente e superficiale, e nemmeno approssimativo. Allora, in che modo devo comportarmi per non essere negligente e superficiale? Devo impegnarmi. Fino a un attimo fa mi sembrava troppo faticoso farlo così, volevo evitare le avversità, ma ora capisco: potrà anche costare molta fatica farlo in questo modo, ma produce dei risultati, e quindi è così che va fatto’. Quando compi un lavoro e hai ancora paura delle avversità, in momenti simili devi pregare Dio: ‘O Dio! Sono pigro e disonesto, Ti prego di disciplinarmi, di rimproverarmi, in modo che io ne abbia percezione nella mia coscienza e provi vergogna. Non voglio essere negligente e superficiale. Ti prego di guidarmi e illuminarmi, di mostrarmi la mia ribellione e la mia spregevolezza’. Quando preghi in questo modo, rifletti e cerchi di conoscere te stesso, provi rimorso, sei in grado di odiare la tua spregevolezza, lo stato sbagliato del tuo cuore inizia a cambiare e sei capace di riflettere al riguardo e di dire a te stesso: ‘Perché sono negligente e superficiale? Perché mi comporto sempre in maniera approssimativa? Agendo in questo modo, privo di coscienza e di senno, sono ancora una persona che crede in Dio? Perché non prendo le cose sul serio? Non dovrei dedicarci un po’ più di tempo e di impegno? Non è un gran peso. Questo è ciò che dovrei fare; se non riesco a fare nemmeno questo, sono degno di essere definito umano?’ Di conseguenza, fai un proponimento e giuri: ‘O Dio! Ti ho deluso, sono davvero troppo corrotto e privo di coscienza e senno, non ho alcuna umanità, desidero pentirmi. Ti prego di perdonarmi, cambierò sicuramente. Se non mi pentirò, vorrei che Tu mi punissi’. In seguito, si verifica una trasformazione della tua mentalità e inizi a cambiare. Agisci e svolgi i tuoi doveri consapevolmente, con meno negligenza e superficialità, e ora sei in grado di soffrire e di pagare un prezzo. Percepisci che svolgere il tuo dovere in questo modo è meraviglioso, e hai il cuore colmo di pace e gioia. Quando si è capaci di accettare il controllo di Dio, quando si è capaci di pregarLo e di affidarsi a Lui, la propria condizione cambia rapidamente” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Fare tesoro delle parole di Dio è il fondamento della fede in Dio”). Dopo aver riflettuto sulle parole di Dio, ho trovato un percorso. Ero indolente per natura, preferivo le comodità e gli svaghi e non volevo soffrire. Da solo non sarei stato in grado di risolvere il problema; dovevo pregare Dio, affidarmi a Lui e accettare il Suo esame. Quando mi fossi di nuovo trovato a voler assecondare la mia carne e rilassarmi, avrei dovuto pregare subito Dio e chiederGli di punirmi e castigarmi. Solo allora sarei stato in grado di abbandonare la mia carne e di compiere bene il mio dovere. Così, in preghiera, ho parlato a Dio del mio stato e Gli ho chiesto di punirmi. Dopo aver pregato, mi sono d’un tratto rasserenato e ho ripreso a revisionare il video, ben attento ai principi e cercando informazioni pertinenti. Mentre mi concentravo sul mio lavoro, ho percepito la guida di Dio e sono stato in grado di identificare e risolvere rapidamente i problemi del video. Grazie a questa esperienza, ho acquisito maggiore sicurezza nell’affrontare la mia pigrizia. Ho capito che bastava affidarmi veramente a Dio e accettare il Suo controllo sul mio lavoro. Se avessi ricominciato ad assecondare la carne, avrei potuto affidarmi a Dio per frenarmi consapevolmente. In questo modo, avrei avuto la forza di superarlo e di compiere serenamente il mio dovere.
Oggi provo ancora spesso questa brama corrotta di comodità e agio, ma so che, purché segua le parole di Dio e le metta in pratica incessantemente, alla fine mi purificherò da questa indole corrotta e otterrò una trasformazione.