83. Perché non condivido tutto quando insegno agli altri?
Nel luglio del 2021, mi occupavo di produzione video nella chiesa. Sapevo che era un dovere molto importante, quindi ogni giorno passavo tanto tempo a guardare tutorial e a cercare informazioni. Ascoltavo attentamente ogni volta che gli altri discutevano di un’abilità tecnica, e poi la analizzavo e la approfondivo in dettaglio e infine la mettevo in pratica. Chiedevo inoltre aiuto a Dio quando incontravo delle difficoltà. Dopo aver annaspato per un po’, le mie competenze tecniche sono migliorate notevolmente. Trovavo nuovi stili di produzione e lavoravo in modo più efficiente. Tutti mi ammiravano e si rivolgevano a me per informazioni su questioni tecniche. Provavo un vero senso di realizzazione. Sentivo che tutto il mio duro lavoro non era stato vano, che finalmente ne stavo raccogliendo i frutti.
Vedendo i miei ottimi risultati nella produzione video, il supervisore mi ha chiesto di condividere le mie competenze tecniche e la mia esperienza con gli altri fratelli e sorelle. Alcuni di loro hanno persino chiesto espressamente di ascoltarmi parlare. Mi sembrava davvero un traguardo eccellente. Ma ho iniziato a preoccuparmi al pensiero di condividere i segreti del mio successo. Se avessi rivelato l’essenza di quelle abilità e tutti le avessero imparate, sarebbero gradualmente migliorati nel loro lavoro. Allora qualcuno sarebbe ancora venuto a chiedermi aiuto? Avrebbero continuato ad ammirarmi? Non dovevo rivelare loro tutto. Così, spiegavo alcune cose, ma ne tenevo altre per me. Sapevo che non era la cosa giusta da fare, ma mi trattenevo proprio quando ero sul punto di parlare, per il mio tornaconto. Tempo dopo, una sorella mi ha detto: “I video realizzati sulla base delle tue istruzioni sono molto migliori di prima, ma siamo ancora inefficienti. C’è qualcosa che non ci hai ancora insegnato?” Ho risposto con noncuranza: “Io li faccio così. Forse hai bisogno di più pratica per diventare più efficiente…” Non ha detto altro. In quel momento ho provato un po’ di rimorso e mi sono resa conto della mia falsità ma, al pensiero di come stessi lavorando in modo più efficiente rispetto agli altri, ho soffocato quel briciolo di senso di colpa.
Dalle sintesi mensili sono risultata quella che produceva più video, e con la migliore qualità. Questo mi ha resa molto soddisfatta di me stessa ed ero felice di aver deciso di non insegnare agli altri tutte le mie abilità. Se lo avessi fatto non sarei risultata la migliore. Proprio quando ero così soddisfatta di me stessa, il supervisore ha appurato che non avevo condiviso tutte le mie competenze con gli altri e mi ha trattata: “Sei proprio un’egoista! Non pensi al lavoro della chiesa, ma solo alla tua produttività. Vuoi soltanto metterti in mostra. Quanto puoi realizzare da sola? Se tutti conoscessero queste abilità, potremmo migliorare il progresso lavorativo generale”. Ero consapevole che avrebbe giovato al lavoro della chiesa, ma al pensiero che tutti gli altri sarebbero diventati più competenti e non mi avrebbero più ammirata mi sentivo molto combattuta. Ho pregato: “O Dio! Di recente non ho saputo evitare di essere ingannevole per il mio tornaconto personale. Non voglio più vivere in questa corruzione. Ti prego, guidami a capire il mio problema e a liberarmi di questa indole corrotta”.
Poi, nelle mie devozioni, ho letto queste parole di Dio. “I miscredenti hanno un certo tipo di indole corrotta. Quando insegnano agli altri qualche conoscenza o competenza professionale, pensano: ‘Quando l’allievo sa tutto ciò che sa il maestro, il maestro perde la sua fonte di sostentamento. Se insegno agli altri tutto ciò che so, nessuno mi guarderà più con rispetto e ammirazione e perderò tutto il mio prestigio di insegnante. Non va bene. Non posso insegnare loro tutto ciò che so, devo tenerne una parte per me. Insegnerò agli altri solamente l’ottanta per cento di ciò che so e conserverò il resto come asso nella manica; questo è l’unico modo per dimostrare di avere competenze superiori rispetto agli altri’. Che genere di indole è questa? È ingannevolezza. Quando insegnate agli altri, li assistete o condividete con loro qualcosa che avete studiato, quale atteggiamento dovete assumere? (Non dobbiamo risparmiare alcuno sforzo né tralasciare nulla.) […] Se offri le tue doti e specializzazioni nella loro integrità, esse risulteranno vantaggiose per tutti coloro che stanno compiendo il dovere in questione, nonché per il lavoro della chiesa. Non pensare che sia tutto a posto o di non avere tenuto nascoste conoscenze perché hai spiegato a tutti i concetti più basilari; non sarà sufficiente. Insegni soltanto alcune teorie o concetti che gli altri possono intendere alla lettera, ma l’essenza e i punti importanti sono al di là della comprensione di un principiante. Tu offri soltanto una panoramica, senza approfondire né entrare nei dettagli e, frattanto, pensi: ‘Beh, insomma, te l’ho detto e non ho tenuto nascosto nulla intenzionalmente. Se non capisci, è perché la tua levatura è troppo scarsa, perciò non dare la colpa a me. Non ci resta che vedere come Dio adesso ti guiderà’. Una simile riflessione racchiude un inganno, vero? Non è forse egoista e ignobile? Perché non puoi insegnare agli altri tutto ciò che hai nel cuore e tutto ciò che capisci? Perché, invece, tieni nascoste certe conoscenze? Questo è un problema che riguarda le tue intenzioni e la tua indole. […] È stancante per coloro che non ricercano la verità e vivono secondo un’indole satanica come i non credenti. Tra loro la competizione dilaga. Comprendere a fondo l’essenza di una competenza o imparare alla perfezione una professione non è cosa semplice, e quando qualcun altro se ne interessa e ne acquisisce a sua volta padronanza, il proprio modo di guadagnarsi da vivere è a rischio. Per proteggerlo, le persone sono tendono ad agire in questo modo. Devono essere caute tutto il tempo: ciò che hanno imparato è la loro moneta più preziosa. È il loro mezzo di sostentamento, il loro capitale, la loro linfa vitale e non devono permettere a nessun altro di esserne partecipe. Ma tu credi in Dio: se pensi e agisci in questo modo nella casa di Dio, nulla ti distingue da un non credente” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Leggendo questo passo, mi sono sentita come se Dio mi stesse giudicando e smascherando di persona. Mi sono resa conto che, dopo anni di fede, la mia indole di vita non era cambiata affatto. Proprio come una non credente, vivevo secondo regole di sopravvivenza sataniche, come “Ognuno per sé” e “Quando l’allievo sa tutto ciò che sa il maestro, il maestro diventa inutile”. Quando avevo delle abilità o delle tecniche speciali, volevo tenerle per me. Non accettavo di insegnare tutto a qualcun altro così facilmente rischiando di perdere la mia posizione e il mio sostentamento. In quel periodo, quando avevo più competenze tecniche degli altri ed ero più produttiva nel mio dovere, ero alquanto soddisfatta di me stessa e mi piaceva essere ammirata. Il supervisore mi ha chiesto di insegnare agli altri, ma per mantenere la mia posizione non dicevo loro tutto. Avevo paura che imparando ogni cosa gli altri mi avrebbero superata e che nessuno mi avrebbe più ammirata. Anche quando alcune persone venivano a chiedermi delle cose individualmente, nascondevo la verità, non rivelando loro tutto. Praticavo la filosofia satanica del “Quando l’allievo sa tutto ciò che sa il maestro, il maestro diventa inutile”. Per la reputazione e il prestigio, ero subdola e ricorrevo all’inganno, per paura che se gli altri avessero acquisito tutte le mie capacità non avrei più avuto la possibilità di mettermi in mostra. Non consideravo affatto il lavoro della chiesa, né tenevo conto della volontà di Dio. Trattavo le mie abilità come strumenti personali per mantenere la reputazione e il prestigio. Ero così egoista, vile e priva di umanità! Ho pregato Dio, pronta a mettere in pratica la verità e ad abbandonare la carne. Ho pensato a qualcosa che Dio ha detto: “Quando viene presentato qualche aspetto specifico di conoscenze professionali, la maggior parte delle persone ne sa comprendere soltanto il significato letterale; ci vuole un periodo di pratica prima che riesca ad afferrarne i punti principali e l’essenza. Se tu hai già compreso a fondo questi punti essenziali, devi spiegarli subito; non devi obbligare gli altri a seguire vie traverse e a passare tanto tempo a brancolare nel buio. Questa è la tua responsabilità; è ciò che devi fare. Soltanto se spieghi loro quelli che, a tuo giudizio, sono i punti principali e l’essenza, non terrai nascosto nulla, e soltanto allora non sarai egoista” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Le parole di Dio mi hanno fornito un percorso di pratica: dovevo condividere con i fratelli e le sorelle tutte le tecniche e le conoscenze relative al nostro lavoro, in modo che tutti evitassero di perdere ulteriore tempo in approcci approssimativi e potessero avere più ispirazioni basate su quelle fondamenta e continuare a migliorare nel loro dovere. Questo avrebbe giovato al lavoro della chiesa. Tra l’altro, io avevo delle competenze professionali e discreti successi nel mio dovere non perché fossi più intelligente o più motivata degli altri, ma per la grazia di Dio, che mi aveva concesso quel pizzico di ispirazione. Non potevo pensare solo a me stessa: dovevo adempiere alle mie responsabilità e condividere tutte le mie conoscenze con gli altri. Così il nostro lavoro sarebbe migliorato nel complesso. Quindi ho insegnato tutte le competenze professionali che conoscevo ai fratelli e alle sorelle, e quando scoprivo una nuova tecnica valida la condividevo di mia iniziativa. Dopo un po’ di tempo, la produttività del nostro gruppo è salita alle stelle e alcuni di noi hanno proposto innovazioni basate sulle competenze acquisite da me.
Un mese dopo, a causa di cambiamenti nel personale, il supervisore ha chiesto al capogruppo Claudio di occuparsi di un nuovo gruppo e ha passato a me il suo ruolo. Ero davvero grata a Dio e volevo svolgere bene il mio lavoro. Poiché i fratelli e le sorelle del gruppo di Claudio erano tutti nuovi nella produzione video e inesperti, ha mandato alcuni di loro di buona levatura a imparare da noi. Apprendevano tutti in fretta e in breve tempo hanno ottenuto una buona padronanza delle competenze e sono migliorati nel loro dovere. Ero demoralizzata. Erano venuti per imparare alcune abilità e noi avevamo condiviso tutto con loro. Se la cosa fosse andata avanti e la produttività del loro gruppo avesse continuato ad aumentare, avrebbero potuto superare il nostro gruppo. Per mantenere alta la produttività del nostro gruppo, ho rimosso dal gruppo online quelli che erano venuti per imparare. Ho anche iniziato a studiare le tecniche e le abilità produttive di altre chiese. La mia idea era che loro avevano ormai imparato tutte le abilità che noi già conoscevamo; quindi, se ne avessimo apprese di nuove senza condividerle, non sarebbero stati in grado di superarci. Ma con mia sorpresa, dopo che li ho rimossi dal gruppo, la nostra produttività non solo non è aumentata, ma è addirittura diminuita. I membri del gruppo hanno sperimentato diversi stati negativi e problemi e io stessa ero smarrita. Non avevo nessuna idea per i video e non riuscivo a risolvere i problemi del gruppo. Ho capito che, se non avessi cambiato il mio stato, avrei sicuramente influito sul rendimento del gruppo. Ho pregato Dio: “Dio, ultimamente nel mio dovere, per quanto mi sforzi, non trovo una direzione. Ti prego, illuminami e guidami a conoscere me stessa e a uscire da questo guaio”.
Un giorno, nelle mie devozioni, ho letto questo passo delle parole di Dio: “Quando le persone vivono in uno stato sbagliato e non pregano Dio né ricercano la verità, lo Spirito Santo le abbandonerà e Dio non sarà presente. Come possono coloro che non ricercano la verità possedere l’opera dello Spirito Santo? Dio ne è disgustato, il Suo volto si nasconde a loro, così come lo Spirito Santo Si cela a loro. Quando Dio non sarà più all’opera, potrai fare come vuoi tu. Una volta che ti avrà scartato, non sarai finito? Non combinerai niente. Come mai i non credenti hanno così tante difficoltà nel fare le cose? Non è che ognuno di loro si tiene le proprie opinioni per sé? Si tengono tutto dentro e non sono capaci di combinare nulla: ogni cosa, anche la più semplice, è faticosissima. Così è la vita sotto il dominio di Satana. Se agisci come i non credenti, in cosa sarai mai diverso da loro? Tra voi non c’è nessuna differenza. Se a esercitare il potere sono coloro che vivono secondo un’indole satanica, coloro che non possiedono la verità, allora non è di fatto Satana che detiene il potere? Se le persone agiscono per lo più in opposizione alla verità, l’opera dello Spirito Santo cessa e Dio le consegna a Satana. Una volta nelle mani di Satana, tra le persone emerge ogni forma di bruttezza, per esempio l’invidia e il conflitto. Cosa illustrano questi fenomeni? Che l’opera dello Spirito Santo è cessata, che Egli Si è congedato e che Dio non è più all’opera. Senza l’opera di Dio, di che utilità è per l’uomo capire le mere lettere e dottrine? Di nessuna utilità. Senza l’opera dello Spirito Santo, le persone sono vuote dentro: nulla è comprensibile per loro. Sono come i morti, e quando arriverà il momento rimarranno impietrite. L’ispirazione, la saggezza, l’intelligenza, l’intuizione e l’illuminazione dell’umanità provengono tutte da Dio; sono tutte opera di Dio” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Dalle parole di Dio, potevo percepire la Sua indole giusta. Dio ha un atteggiamento diverso nei confronti delle persone a seconda del loro comportamento. Se qualcuno ha il giusto intento nel suo dovere, ricerca la verità e collabora con gli altri per sostenere il lavoro della chiesa, ottiene l’opera dello Spirito Santo. Se invece non pratica la verità e vive secondo la sua indole satanica, Dio lo abbandona con disgusto. Ho pensato ai membri dell’altro gruppo che avevano cercato di imparare da noi. Vedendo che apprendevano velocemente ed erano più efficienti di noi, ero invidiosa. Li ho rimossi dal gruppo perché li potessimo superare, impedendo loro di continuare a ricevere formazione da parte nostra. Così non ci avrebbero superati. Mi comportavo proprio come una non credente, facevo tutto per il mio tornaconto. Avevo sempre paura che gli altri mi superassero e che questo influisse sulla mia reputazione e il mio prestigio. Non sostenevo affatto il lavoro della chiesa: ero incredibilmente egoista e spregevole. Ho letto nelle parole di Dio: “Senza l’opera di Dio, di che utilità è per l’uomo capire le mere lettere e dottrine? Di nessuna utilità. Senza l’opera dello Spirito Santo, le persone sono vuote dentro: nulla è comprensibile per loro. Sono come i morti, e quando arriverà il momento rimarranno impietrite”. Quando ho iniziato quel lavoro, volevo imparare le competenze e compiere bene il mio dovere. Pregavo e chiedevo aiuto quando avevo un problema, apprendevo in fretta e non mi sentivo mai stanca. Ma, da quando ho iniziato a vivere in competizione, non ricercando la verità e agendo per corruzione in ogni occasione, Dio era disgustato e mi ha abbandonata. Non avevo direzione né scopo nel mio dovere e mi sentivo un’inetta in tutto. Ho notato che, quando Dio non operava su di me, quel poco di conoscenza professionale che avevo diventava inutile. Questa era la conseguenza del fatto che non avevo le giuste intenzioni nel mio dovere, proteggevo sempre i miei interessi e non praticavo la verità.
Poi, ho rammentato un passo delle parole di Dio. Dio smaschera gli anticristi perché considerano solo i loro interessi, senza considerare quelli della casa di Dio. La parola di Dio dice: “Indipendentemente dal lavoro che intraprendono, le persone che sono anticristi non tengono mai in minima considerazione gli interessi della casa di Dio. Si preoccupano soltanto se i loro interessi saranno colpiti, pensano solo a quel poco di lavoro che devono svolgere e che va a loro vantaggio. Per loro, il lavoro principale della chiesa è solo qualcosa di cui occuparsi nel tempo libero. Non lo prendono affatto sul serio. Compiono semplicemente uno sforzo superficiale, si limitano a ciò che piace loro fare, e lavorano solamente per mantenere la propria posizione e il proprio potere. Ai loro occhi, qualsiasi lavoro organizzato dalla casa di Dio, l’opera di diffusione del Vangelo e l’ingresso nella vita dei prescelti di Dio non hanno importanza. A prescindere da quali difficoltà abbiano gli altri nel loro lavoro, quali problemi abbiano riscontrato e riferito loro, quanto siano sincere le parole degli altri, gli anticristi non vi prestano alcuna attenzione, non si lasciano coinvolgere, è come se questo non avesse nulla a che fare con loro. Sono del tutto indifferenti agli affari della chiesa, indipendentemente da quanto siano importanti. Anche quando il problema è proprio sotto i loro occhi, si limitano ad affrontarlo in modo superficiale. Solo quando vengono trattati direttamente dal Supremo e viene loro ordinato di risolvere un problema, svolgono a malincuore un po’ di lavoro reale e forniscono al Supremo un risultato visibile; subito dopo, ritornano ai loro affari. Nei confronti dell’opera della chiesa e delle cose rilevanti nel contesto generale, sono disinteressati, noncuranti. Ignorano persino i problemi che scoprono, forniscono risposte evasive o liquidano con qualche parola chi pone loro domande in merito ai problemi, e li affrontano soltanto con grande riluttanza. Questa è la manifestazione dell’egoismo e della bassezza, non è così? Per di più, non importa quale compito stiano svolgendo, tutto ciò a cui gli anticristi pensano è se aumenterà il loro prestigio; se si tratta di qualcosa che accrescerà la loro reputazione, si scervellano per trovare un modo per imparare a farlo, per portarlo a termine; tutto ciò di cui si preoccupano è se li distinguerà. In qualunque cosa facciano o pensino, si interessano solo della propria reputazione e del proprio prestigio. A prescindere da quale compito stiano svolgendo, non fanno che competere su chi sia migliore e chi peggiore, chi vinca e chi perda, chi abbia la reputazione più alta. Si preoccupano solo di quante persone li ammirino, di quante obbediscano loro e di quanti seguaci abbiano. Non tengono mai condivisioni sulla verità né risolvono i problemi reali. Non pensano mai a come fare le cose secondo principio quando si compie il proprio dovere, o se siano stati fedeli, se abbiano adempiuto alle loro responsabilità, se abbiano deviato, o se ci sia qualche problema, né a ciò che richiede Dio e a ciò che è la Sua volontà. Non prestano la minima attenzione ad alcuna di queste cose. Si impegnano duramente e fanno le cose solo per il proprio prestigio e la propria fama, per soddisfare le proprie ambizioni e i propri desideri personali. Questa è la manifestazione dell’egoismo e della bassezza, non è vero? Ciò rivela pienamente come abbiano il cuore colmo dei loro personali desideri, ambizioni e richieste insensate; ogni loro azione è governata dalle ambizioni e dai loro desideri. Qualunque cosa facciano, la motivazione e il punto di partenza sono i loro personali desideri, ambizioni e richieste insensate. Questa è la manifestazione più tipica dell’egoismo e della bassezza” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Quarto excursus – Parte prima”). Le parole di Dio rivelano che gli anticristi agiscono solo per la propria reputazione e il proprio prestigio, senza pensare al lavoro della chiesa. Non interessa loro nulla delle disposizioni della chiesa e dei problemi che gli altri hanno nei loro doveri. Ignorano tutte le difficoltà che i fratelli e le sorelle affrontano, sono davvero egoisti, vili e privi di ogni umanità. Ho considerato il comportamento degli anticristi e riflettuto su come in apparenza soffrissi e mi sacrificassi, facendo del mio meglio per imparare le abilità, ma non stavo considerando la volontà di Dio. Trattavo il mio dovere come un mezzo per ottenere prestigio e una buona reputazione. Non consideravo altro se non godere di prestigio tra le persone e se gli altri mi ammirassero e stimassero o meno. Non pensavo mai a ciò che Dio richiedeva o a come avrei dovuto soddisfarLo. Alcuni risultati nel mio dovere e avere tutti che si rivolgevano a me con le loro domande soddisfacevano appieno il mio desiderio di reputazione e prestigio. Quando condividevo le mie conoscenze professionali con gli altri, ero subdola, ingannavo e tenevo nascosto qualcosa di ciò che sapevo. Non ho condiviso tutte le mie competenze e ho rimosso dal nostro gruppo le persone che si stavano formando in modo che non potessero imparare da noi, perché temevo che acquisissero quelle capacità e mi rubassero la scena. Ma noi realizziamo video per diffondere le parole di Dio, quindi avrei dovuto collaborare con gli altri per svolgere bene i nostri doveri, in modo che più persone che anelano all’apparizione di Dio potessero giungere più in fretta al Suo cospetto, perseguire la verità ed essere salvate. E invece, per difendere la mia reputazione e il mio prestigio, non ero disposta a condividere le mie competenze con nessuno. Consideravo le mie competenze professionali e le mie risorse di apprendimento come una mia proprietà personale, di cui godere solo io. Volevo soltanto mettermi in mostra e soddisfare la mia sfrenata ambizione di essere ammirata dagli altri. Non consideravo minimamente il lavoro della chiesa o la volontà di Dio. In che modo il mio comportamento era diverso da quello di un anticristo? Mi sembrava uno stato davvero pericoloso, così ho pregato nel mio cuore: “O Dio! Non voglio continuare a ignorare la mia coscienza e a pensare solo ai miei interessi. Sono pronta a pentirmi, a insegnare a tutti le capacità che ho e a compiere bene il mio dovere”.
Poi, ho letto queste parole di Dio: “Se le persone non comprendono la verità, nulla risulterà loro più difficile da abbandonare dei loro interessi personali. Questo perché le loro filosofie di vita sono ‘Ognuno per sé e che gli altri si arrangino’ e ‘Arricchirsi o morire’. È evidente che vivono solo per i loro interessi. Le persone pensano che se non avessero i loro interessi, ossia se li perdessero, non sarebbero in grado di sopravvivere, come se la loro sopravvivenza fosse inscindibile da essi, e quindi la maggior parte di loro è cieca a tutto tranne che ai propri interessi. Li mettono al di sopra di qualsiasi altra cosa, vivono solo per i propri interessi, e fare in modo che vi rinuncino è come chiedere loro di rinunciare alla propria vita. Cosa fare, dunque, in queste circostanze? Le persone devono accettare la verità. Solo quando capiscono la verità possono discernere l’essenza dei loro interessi personali; solo allora possono imparare a rinunciare, ad abbandonare e a saper sopportare il dolore di lasciare andare ciò che amano così tanto. E, quando sarai in grado di farlo e rinuncerai ai tuoi interessi, ti sentirai più a tuo agio e più in pace nel cuore, e così facendo prevarrai sulla carne. Se ti aggrappi ai tuoi interessi e non accetti minimamente la verità, e se in cuor tuo dici: ‘Che c’è di male nel ricercare i miei interessi personali e nel rifiutare di subire una qualunque perdita? Dio non mi ha punito, e cosa può mai farmi la gente?’, allora nessuno ti farà niente. Ma, se questa è la tua fede in Dio, alla fine non riuscirai ad acquisire la verità e la vita, e questa sarà per te un’enorme perdita: non potrai essere salvato. Esiste forse rimpianto più grande? Questo è ciò che alla fine deriva dal perseguire i propri interessi. Se le persone perseguono solo la fama e il prestigio, se perseguono solo i propri interessi, allora non acquisiranno mai la verità e la vita, e saranno loro a perderci. Dio salva coloro che perseguono la verità. Se non accetti la verità, e se non sei capace di riflettere sulla tua indole corrotta e conoscerla, allora non ti pentirai sinceramente e non avrai accesso alla vita. Accettare la verità e conoscere te stesso è la via per la crescita nella vita e per la salvezza, è la possibilità di presentarti davanti a Dio per accettare il Suo esame, il Suo giudizio e il Suo castigo, e acquisire la vita e la verità. Se rinunci a perseguire la verità per perseguire invece la fama, il prestigio e i tuoi interessi personali, questo equivale a rinunciare all’opportunità di ricevere il giudizio e il castigo di Dio e di ottenere la salvezza. Tu scegli la fama, il prestigio e i tuoi interessi, ma ciò a cui rinunci è la verità, e ciò che perdi è vita e la possibilità di essere salvato. Quale tra queste cose ha maggiore significato? Se scegli i tuoi interessi e rinunci alla verità, non sei forse stupido? Per essere chiari, è una grande perdita in cambio di un piccolo vantaggio. Fama, prestigio, denaro e interessi sono tutti transitori, effimeri, mentre la verità e la vita sono eterne e immutabili. Se le persone risolvono questa loro indole corrotta che le induce a perseguire la fama e il prestigio, allora possono sperare di ottenere la salvezza” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Conoscere la propria indole è il fondamento per trasformarla”). Dalle parole di Dio ho capito che, se mi fossi sempre aggrappata ai miei interessi e avessi totalmente trascurato la pratica della verità, sarei stata io a subire delle perdite, non gli altri. Avrei perso la possibilità di ottenere la verità, e sarei stata incredibilmente sciocca. Prima vivevo secondo filosofie sataniche. Credevo nel detto per cui “Quando l’allievo sa tutto ciò che sa il maestro, il maestro diventa inutile”, pensando che insegnando agli altri ciò che sapevo ci avrei perso. Se fossero stati bravi a imparare e avessero ottenuto risultati migliori di me, non avrei goduto di speciale prestigio tra le persone. Solo allora ho capito che si trattava di una fallacia satanica e di un approccio ingannevole alle cose. Vivere in quel modo avrebbe potuto solo rendermi sempre più egoista, ingannevole e priva di umanità. Alla fine, Dio mi avrebbe smascherata e scacciata. Dovevo mettere da parte i miei interessi e insegnare agli altri ciò che sapevo. Solo così mi sarei conformata alla volontà di Dio e avrei adempiuto alle mie responsabilità. Questo era il modo per provare pace nel cuore. Inoltre, quando i fratelli e le sorelle avevano nuove idee sulla base di ciò che avevo insegnato loro, potevano incrementare le mie capacità. Non era affatto una perdita. Non volevo continuare a vivere in modo così egoistico: ogni volta che avevo un approccio o un’abilità validi, ero felice di parlarne a tutti.
Un giorno, una sorella mi ha chiesto come migliorare l’efficienza del lavoro. Mi è venuto in mente che, se avessi condiviso con lei i metodi del nostro gruppo e il suo ci avesse superati, avremmo fatto una figura peggiore. E poi cosa avrebbero pensato gli altri di me? Proprio in quel momento, ho rammentato le parole di Dio: “Dovresti essere in grado di ottemperare alle tue responsabilità, adempiere ai tuoi obblighi e doveri, mettere da parte i tuoi desideri egoistici, mettere da parte i tuoi intenti e motivi, avere riguardo per la volontà di Dio e porre al primo posto gli interessi della Sua casa, l’opera della chiesa e il dovere che devi compiere. Dopo aver sperimentato ciò per qualche tempo, capirai che questo è un buon modo di comportarsi. È vivere in maniera retta e onesta, senza essere una persona abietta o un buono a nulla, e vivere giustamente e onorevolmente anziché essere spregevole e meschino. Ti renderai conto che è così che una persona dovrebbe vivere e agire. Nel tuo cuore, il desiderio di gratificare i tuoi interessi si affievolirà a poco a poco” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Libertà e liberazione si possono guadagnare solo eliminando la propria indole corrotta”). Quella sorella è venuta a chiedermi come aumentare la sua efficienza per il bene del lavoro della chiesa. Dovevo smettere di pensare alla mia reputazione e al mio prestigio e considerare gli interessi della chiesa, abbandonare i miei desideri e intenti egoistici e aiutare gli altri. Così, ho detto alla sorella tutto quello che sapevo. Farlo mi ha trasmesso un senso di pace. Con mia sorpresa, lei mi ha dato anche del buon materiale didattico, che mi ha aiutata a migliorare le mie capacità. Ero così commossa che non sapevo cosa dire. Ho solo ringraziato Dio più e più volte nel mio cuore. Imparare un po’ alla volta ad abbandonare i miei interessi personali mi ha permesso di assaporare la dolcezza della pratica della verità. In seguito, ho inviato agli altri tutto il materiale didattico e le abilità e le tecniche utili che avevo raccolto perché potessero consultarli.
Questa esperienza mi ha mostrato quanto profondamente Satana mi avesse corrotta. Mettevo i miei interessi personali sopra ogni altra cosa e non pensavo al lavoro della chiesa. Avevo la stessa indole di un anticristo, ma Dio non mi ha trattata in base alle mie trasgressioni. Ha predisposto una situazione dopo l’altra per purificarmi e trasformarmi. Questo era l’amore di Dio. Ho anche sperimentato l’indole giusta di Dio. Quando ero sulla strada sbagliata, Dio mi nascondeva il Suo volto e io mi ritrovavo sempre in un vicolo cieco. Quando ho messo in pratica le parole di Dio, ho corretto i miei intenti, ho sostenuto il lavoro della chiesa e ho condiviso con gli altri la conoscenza che possedevo, tutti hanno iniziato a scambiarsi reciprocamente competenze e tecniche e la produzione video del nostro gruppo è migliorata. Ho veramente sperimentato la pace che deriva dall’agire secondo le parole di Dio. A volte, di fronte ai problemi, penso ancora ai miei interessi personali, ma so affidarmi a Dio e rinunciare a me stessa. Sia lodato Dio per la Sua salvezza!