98. Lezioni apprese dall’aver attaccato un’altra persona
L’anno scorso, sorella Liu ed io eravamo responsabili della produzione video della Chiesa. Lei aveva più capacità professionali ed esperienza di me, così chiedevo aiuto a lei ogni volta che ero in difficoltà. Andavamo molto d’accordo. Una volta, lavorando a un video, ho fatto un errore molto elementare, e lei è venuta ad aiutarmi non appena ha potuto. Mentre lo risolveva, mi ha chiesto: “Svolgi questo lavoro da un po’ ormai, come hai potuto sbagliare una cosa così semplice?” Ho subito provato ostilità: tutt’a un tratto si rivolgeva a me come se fossi davvero inesperta. Evidentemente non mi stimava. In seguito ho risolto il problema, ma per sfidarla. Qualche giorno dopo, alcuni fratelli hanno avuto problemi simili e, nell’elencarli in una riunione, sorella Liu ha usato il mio errore come esempio. La mia ostilità per lei è cresciuta. Poiché io ero uno dei supervisori, cosa avrebbero pensato di me se lei avesse parlato del mio errore davanti a tutti? Avrebero continuato a rispettarmi? Ero convinta che volesse mettermi in cattiva luce. Da allora ho iniziato a ignorarla, e non volevo chiedere aiuto a lei per i problemi che faticavo a risolvere. Nelle nostre discussioni di lavoro, me ne andavo appena finito per non doverle più parlare. Quando mi raccontava del suo stato, mi costringevo a qualche commento di circostanza, e non vedevo l’ora che finisse.
In seguito, sono stata rimossa perché stavo perseguendo il prestigio invece di svolgere lavoro concreto, e mi hanno affidato un altro dovere nel gruppo. Tempo dopo, sorella Liu mi ha chiesto come stessi, e le ho confidato le riflessioni derivate dalla mia sostituzione. Pensavo che mi avrebbe confortata e incoraggiata, ma, con mia sorpresa, mi ha detto: “Ultimamente sei stata più propositiva nel tuo dovere, ma hai una comprensione superficiale. Non hai riflettuto veramente sulla radice dei tuoi fallimenti. Ne ho parlato con sorella Wang, anche lei la pensa così…” Era imbarazzante sentirla elencare i miei problemi così esplicitamente. Mi sembrava che stesse calpestando i miei sentimenti, e dicendolo davanti ad altri fratelli e sorelle stava deliberatamente danneggiando la mia immagine. Ho ignorato tutto quello ha detto dopo. Le ho risposto brevemente, ma dentro fremevo di rabbia. Non volevo mai più condividere i miei veri sentimenti con lei, e le avrei dato un assaggio della sua stessa medicina alla prima occasione. Da quel momento in poi, a parte quando dovevamo discutere di lavoro, facevo di tutto per evitarla. Non volevo nemmeno più sentire la sua voce.
Un pomeriggio, una sorella del nostro gruppo mi ha scritto che doveva parlarmi urgentemente. Stavo lavorando a un video e non ho visto subito il messaggio, e questo ha rallentato il nostro lavoro. Sorella Liu mi ha chiamata per sapere perché non avessi risposto prima, e mi ha detto: “Vedo che manifesti il tuo solito problema. Non rispondi tempestivamente ai messaggi e a volte sei irreperibile. Il progetto che stai gestendo è molto importante, non può subire ritardi”. Invece io provavo ostilità e non volevo assolutamente ascoltarla. Sentivo di essere stata irresponsabile in passato, concentrandomi solo sul mio lavoro; ma, dopo la mia sostituzione, mi sembrava di aver iniziato a cambiare. Parlandomi così, non negava forse tutto il mio impegno recente? Mi disprezzava e pensava che non ricercassi la verità? Il mio preconcetto verso sorella Liu è andato aumentando sempre più. A volte, quando mi inviava messaggi di lavoro, non volevo nemmeno risponderle. Poco dopo, la leader mi ha chiesto di scrivere una valutazione su di lei. Sentivo di avere finalmente l’occasione giusta. Liu mi metteva sempre a nudo: ora potevo farlo io, in modo che capisse cosa si provava. Così ho elencato le sue carenze in dettaglio, enfatizzando il modo in cui calpestava i miei sentimenti con parole e azioni, e aggiungendo che non svolgeva lavoro pratico. In seguito, ho saputo che la leader l’aveva letta e poi aveva parlato di quelle carenze a sorella Liu, che si era impegnata consapevolmente a cambiare. Ma io ero ancora prevenuta nei suoi confronti. Così, una volta, in una riunione, ho approfittato della mia condivisione sulle parole di Dio per sfogare tutto ciò che mi tenevo dentro.
Ho ripensato alla sua scarsa considerazione per i miei sentimenti: dovevo smascherarla per mostrare a tutti che anche lei aveva molti difetti e non era affatto migliore di me. L’ho velatamente messa a nudo, dicendo: “Forse c’è una sorella che è supervisore e ha competenze tecniche, ma è irrispettosa nel modo in cui parla e sottolinea i problemi degli altri. A volte assume anche un tono piuttosto autoritario, elencando tutto ciò che non va negli altri, cosa che può farli sentire limitati nel loro dovere. Questo frena le persone e indirettamente intralcia la vita della Chiesa. Dobbiamo avere discernimento su questo tipo di persona”. Sentivo di essermi sfogata, ma è seguito un silenzio di diversi minuti e nessuno ha condiviso altro. Mi sentivo un po’ a disagio in quel momento. Non ero sicura che la mia comunione fosse stata appropriata, ma poi ho considerato che tutto quello che avevo detto era vero, quindi non poteva esserci nulla di sbagliato. Non ci ho più pensato. Con mia sorpresa, qualche giorno dopo, la leader mi ha detto che in quella riunione avevo criticato indirettamente sorella Liu, attaccandola e condannandola. Potevo aver ferito lei e indotto alcuni fratelli e sorelle a prendere le mie parti, a diventare prevenuti contro sorella Liu e a non appoggiarla nel lavoro. Era stato un danno e un intralcio. Il resoconto della leader mi ha davvero innervosita e spaventata. Sapevo che le parole di Dio dicono che condannare con leggerezza qualcuno in una riunione è un intralcio alla vita della Chiesa, è compiere il male. Conoscevo la gravità della natura di un simile comportamento. Al termine del nostro colloquio, ho subito cercato delle parole di Dio pertinenti alla situazione. Dio Onnipotente dice: “In tutte le Chiese, si verifica spesso il fenomeno di condannare, etichettare e punire arbitrariamente le persone. Alcuni nutrono dei pregiudizi verso gli altri, e così li mettono a nudo e li analizzano con il pretesto di fare comunione sulla verità. Lo fanno con le intenzioni e gli obiettivi sbagliati. Se lo scopo di condividere la verità è davvero quello di testimoniare Dio e inoltre giovare agli altri, dovresti fare comunione sulle tue esperienze, riflettere e conoscere te stesso, e apportare beneficio agli altri analizzando te stesso. Questo sarà più efficace e approvato dal popolo eletto di Dio. Se lo fai allo scopo di smascherare, attaccare e sminuire gli altri per elevare te stesso, allora Dio non lo approverà, e i tuoi fratelli e sorelle non ne trarranno alcun beneficio. Se l’intenzione di qualcuno è condannare e punire gli altri, questa persona è un malfattore che ha iniziato a compiere azioni malvagie. I prescelti di Dio devono essere in grado di discernere i malvagi. Se qualcuno smaschera e sminuisce intenzionalmente gli altri a causa della sua indole corrotta, dovrebbe essere aiutato amorevolmente; se non è in grado di accettare la verità e persiste in questo comportamento nonostante i ripetuti tentativi di insegnargli il contrario, allora è un’altra questione. Quanto ai malvagi che frequentemente condannano, etichettano e puniscono arbitrariamente le persone, dovrebbero essere scrupolosamente messi a nudo in modo che tutti possano acquisire discernimento su di loro, e poi andrebbe posto loro un freno. Questo è necessario, perché tali persone intralciano la vita della Chiesa, ne perturbano il lavoro, e sono inclini a ingannare le persone e a gettare la Chiesa nello scompiglio” (Come riconoscere i falsi capi (15)). “Attaccare e vendicarsi sono azioni e manifestazioni derivanti da una natura satanica maligna, nonché un tipo di indole corrotta. Le persone pensano così: ‘Se tu non sei gentile con me, io sarò scorretto con te! Se tu non mi tratti con dignità, perché io dovrei trattarti con dignità?’ Che modo di pensare è questo? Non è forse un modo di pensare vendicativo? Dal punto di vista di una persona comune, questo modo di vedere non è forse praticabile? Non è sostenibile? (Sì.) ‘Non attaccherò se non sarò attaccato; ma, se mi attaccheranno, di certo risponderò’ ed ‘Ecco un assaggio della tua stessa medicina’: i miscredenti dicono spesso cose di questo tipo; per loro sono fondamenti logici validi e del tutto conformi alle nozioni umane. Invece, che opinione dovrebbero avere di queste parole coloro che credono in Dio e perseguono la verità? Simili idee sono forse corrette? (No.) Perché non lo sono? Come dovrebbero essere considerate? Da dove hanno origine queste cose? (Da Satana.) Provengono da Satana, senza alcun dubbio. Da quale aspetto di Satana provengono? Provengono dalla natura maligna di Satana; contengono veleno e racchiudono il vero volto di Satana in tutta la sua malvagità e abiezione. Racchiudono l’essenza stessa di tale natura. Qual è la natura dei punti di vista, dei pensieri, delle espressioni, delle parole e perfino delle azioni che racchiudono l’essenza di tale natura? Non sono forse di Satana? Sì. E questi aspetti di Satana sono forse in linea con l’umanità? Sono forse in linea con la verità? Si basano sulle parole di Dio? (No.) Sono forse le azioni che dovrebbero compiere i seguaci di Dio, e i pensieri e i punti di vista che dovrebbero possedere? (No.) Allora, quando agisci o consideri le cose in questo modo, o esprimi queste idee, ciò è in linea con la volontà di Dio? Poiché queste idee provengono da Satana, sono conformi all’umanità, alla coscienza e alla ragione? (No)” (“Solo trasformare la tua indole corrotta può liberarti da una condizione di negatività” in “I discorsi di Cristo degli ultimi giorni”). Valutare il mio comportamento in base alle parole di Dio mi ha molto spaventata. Nel mio rapporto con sorella Liu, quando lei mi faceva notare in privato i miei problemi senza influenzare il mio pristigio o la mia immagine, allora sapevo accettarlo; ma, quando in seguito ha analizzato i miei errori davanti a tutti, mi sono sentita umiliata. Pensare che gli altri avrebbero perso stima di me me l’ha fatta odiare, e non volevo parlarle. Nelle nostre discussioni di lavoro, ho iniziato a ignorarla. Quando ha rilevato i miei problemi ed è stata così schietta, e poi ha parlato di me con un altro supervisore in quel modo, mi sono infuriata. Era come se in un istante avesse rovinato la buona immagine che mi ero creata con tanta fatica, e provavo un’ostilità tale da non voler nemmeno sentire la sua voce. Quando mi ha detto che non avevo risposto subito ai messaggi e mi ha ammonita a non rallentare il lavoro come in passato, sentivo che mi stava delimitando, negando il mio cambiamento e rendendomi le cose difficili. Ho sfogato la mia frustrazione attraverso il mio dovere, non rispondendole di proposito. Il mio preconcetto contro sorella Liu cresceva sempre più ed ero colma di risentimento nei suoi confronti. Ho approfittato della mia valutazione per esprimere le mie lamentele personali, evidenziando i suoi difetti in modo che la leader la trattasse, o addirittura la sostituisse, e io provassi un po’ di sollievo. Per vendicarmi di lei, condividendo in quella riunione, l’ho criticata per la sua scarsa umanità e ho cercato di convincere gli altri a discernerla e a isolarla per poter sfogare la mia ira. Manifestavo un’indole malvagia, ero priva della minima umanità o ragionevolezza. Parlandomi di questo e criticandomi, sorella Liu si assumeva la responsabilità del lavoro della casa di Dio e mi aiutava a conoscere me stessa, ma io non lo accettavo affatto. Ero infantile e riversavo la mia frustrazione nel mio dovere, addirittura usando le parole di Dio per attaccarla e scagliarmi contro di lei. Tenntavo di formare una cerchia, intralciando la vita della Chiesa e sabotando il lavoro della casa di Dio. Alcune parole di sorella Liu hanno messo a repentaglio il mio prestigio, così l’ho attaccata per vendicarmi. È stato orribile da parte mia. Nenche un miscredente, se ragionevole, si comporterebbe così. Le parole di Dio dicono: “Se i credenti usano un linguaggio e un comportamento noncurante e smodato quanto quello dei non credenti, sono ancora più malvagi di questi ultimi; sono veri e propri demoni” (“Un monito per coloro che non praticano la verità” in “La Parola appare nella carne”). Sono una persona di fede. Mi ero nutrita di moltissime parole di Dio, eppure non sapevo nemmeno accettare qualche consiglio. Potevo forse definirmi umana? Stavo seguendo queste filosofie sataniche: “Se tu sei scortese, allora io sarò ingiusto!” e “Io non attaccherò, se nessuno mi attacca; ma, se lo fanno, sicuramente risponderò”. Sfogavo il mio malcontento senza alcun timore verso Dio. Non stavo affatto vivendo un’umana sembianza. Mi sentivo molto turbata e in colpa; così, penitente, ho pregato Dio, desiderosa di liberarmi dei miei preconcetti verso sorella Liu. Nei giorni successivi, quando avevo del tempo libero, pensavo a quanto andavamo d’accordo all’inizio; perché ero diventata così ostile verso di lei? Sapevo che le sue critiche erano fondate, e forse era stata dura e un po’ brusca, ma non era un grave problema. Perché non riuscivo ad accettarlo e mi scagliavo contro di lei?
Nella mia ricerca, ho letto un passo delle parole di Dio. “Quando gli anticristi sperimentano la potatura e il trattamento, spesso manifestano una forte ostilità, e poi cominciano a fare del loro meglio per scagionarsi, ricorrendo a sofismi ed eloquenza per ingannare le persone. Questo è abbastanza comune. La loro manifestazione di rifiuto per la verità mette completamente a nudo la loro natura satanica di odio e disprezzo nei confronti della verità. Essi appartengono in tutto e per tutto alla genia di Satana. Qualsiasi azione compiano, la loro indole e la loro essenza vengono esposte. Specialmente nella casa di Dio, tutte le loro azioni sono condannate e definite malefatte, e tutto ciò che fanno conferma pienamente che gli anticristi sono Satana e demoni. Pertanto, sono piuttosto scontenti e certamente recalcitranti a subire la potatura e il trattamento; ma, oltre alla ribellione e all’ostilità, provano anche odio verso la potatura e il trattamento, odiano coloro che li potano e li trattano, e odiano coloro che mettono a nudo la natura della loro essenza ed espongono le loro malefatte. Gli anticristi pensano che chi li espone stia semplicemente dando loro del filo da torcere, quindi danno del filo da torcere a chiunque li esponga. A causa della loro natura da anticristi, non sono mai gentili con chi li pota o li tratta, né tollerano o sopportano chi lo fa, tanto meno gli saranno grati o lo elogeranno. Al contrario, se qualcuno li pota o li tratta e fa perdere loro dignità e reputazione, in cuor lor covano odio per questa persona, e vogliono trovare un’opportunità per vendicarsi di lei. Quanto odio provano per le persone? Questo è ciò che pensano e ciò che dicono apertamente agli altri: ‘Oggi mi hai potato e trattato: bene, ora la nostra faida è scolpita nella pietra. Tu vai per la tua strada e io per la mia, ma giuro che mi vendicherò! Se mi confesserai la tua colpa, ti inchinerai a me, o ti inginocchierai e mi supplicherai, allora ti perdonerò, altrimenti non lascerò mai correre!’ Qualunque cosa dicano o facciano, gli anticristi non vedono mai l’amorevole potatura da parte di qualcuno, il suo trattamento o il suo aiuto sincero come manifestazioni dell’amore e della salvezza di Dio. Al contrario, li considerano un’umiliazione, un momento di estremo imbarazzo. Questo dimostra che gli anticristi non accettano affatto la verità, e questa è la loro indole” (“Fanno il loro dovere solo per distinguersi e alimentare i loro interessi e ambizioni; non considerano mai gli interessi della casa di Dio e addirittura li vendono in cambio della gloria personale (Parte ottava)” in “Smascherare gli anticristi”). Dalle parole di Dio, ho visto che gli anticristi non accettano le critiche, accampano scuse e manifestano avversione, e arrivano a vedere l’altra persona come un nemico ed escogitano sistemi per attaccarla e vendicarsi. Odiano la verità per natura e non l’accetteranno mai. Sapevo che quello che sorella Liu diceva di me era tutto vero; quindi, qualsiasi tono usasse, voleva aiutarmi a conoscere me stessa e non prendermi di mira intenzionalmente. Chiaramente, non ero scrupolosa nel dovere né mi assumevo le mie responsabilità, e questo ha ostacolato la produzione video. Sorella Liu ha analizzato e sviscerato quei problemi, per evitare che ripetessimo gli stessi errori e rallentassimo lo svolgimento del lavoro. Ha anche rilevato che, dopo la mia sostituzione, avevo scarsa comprensione di me, e me l’ha gentilmente fatto notare. Voleva aiutarmi a conoscermi meglio e a pentirmi veramente. Eppure, nonostante il suo continuo sostegno, io non solo non le ero grata, ma pensavo che cercasse di svergognarmi e ferire la mia dignità. Mi sono molto risentita con lei e ho iniziato a trattarla come un nemico, cercando occasioni di vendetta. Volevo persino che gli altri la isolassero e la escludesero. Ero subdola e astiosa come un anticristo. Gli anticristi si nutrono di adulazione, e amano smisuratamente chiunque tessa le loro lodi. Al contrario: più qualcuno è sincero, più si scagliano contro di lui. Chiunque li offenda o ferisca i loro interessi ne farà le spese, e si fermeranno solo dopo averlo annientato. Questo danneggia e compromette enormemente il lavoro della Chiesa e l’altrui ingresso nella vita. Dio scaccia per sempre gli anticristi perché hanno compiuto il male e offeso la Sua indole. Alcune parole di sorella Liu hanno leso la mia reputazione e il mio prestigio, quindi volevo vendicarmi. Mi sarei placata solo quando lei avesse riconosciuto il suo torto e avesse smesso di “provocarmi”. Ero davvero malvagia e crudele. Odiavo la verità proprio come i malfattori e gli anticristi, e percorrevo la via di un anticristo. Se non avessi cambiato la mia indole da anticristo, quando avessi avuto una posizione, sapevo che mi sarei scatenata e avrei compiuto ancora più male, finendo con l’essere dannata e punita da Dio. Potevo vedere che le conseguenze erano davvero spaventose. Ho pregato Dio, cercando una via di pratica e di ingresso.
Poi, ho letto queste parole di Dio: “Se il tuo leader, il tuo responsabile o i fratelli e le sorelle intorno a te spesso ti supervisionano, ti osservano, vogliono conoscerti meglio e, allo stesso tempo, vogliono aiutarti e sostenerti, quale atteggiamento dovresti avere al riguardo? Dovresti opporti, metterti sulla difensiva e manifestare ostilità, oppure dovresti accettarlo con umiltà? (Dovremmo accettarlo con umiltà.) Cosa significa accettarlo con umiltà? Significa che dovresti accogliere tutto questo come proveniente da Dio e mai trattarlo avventatamente. Se qualcuno in effetti rileva un tuo problema e te lo fa notare, ti aiuta ad acquisire discernimento e a risolverlo, si sta assumendo la responsabilità verso di te e il lavoro che gestisci. Ciò non deriva da Satana, né dalla malvagità, ma da un atteggiamento responsabile nei confronti del lavoro della casa di Dio. Origina dall’amore e viene da Dio. Dovresti accoglierlo in quanto proveniente da Dio, e non dovresti mai trattarlo con avventatezza o agire d’impulso, e inoltre non dovresti nutrire alcuna resistenza o metterti sulla difensiva, né formulare alcuna congettura nel tuo cuore. Ognuna di queste cose è sbagliata e non in linea con i principi. Non denota un atteggiamento di accettazione della verità. L’atteggiamento più corretto sarebbe accogliere, in quanto proveniente da Dio, ogni pratica, dichiarazione, supervisione, osservazione, correzione, nonché potatura e trattamento che ti siano d’aiuto, e non cedere all’avventatezza. L’avventatezza è qualcosa che proviene dal maligno, da Satana, non da Dio, e non è l’atteggiamento che una persona dovrebbe avere nei confronti della verità” (Come riconoscere i falsi capi (7)). Dalle parole di Dio, ho imparato che, se evidenziano i miei problemi, i miei fratelli non sono affatto malvagi, non si stanno prendendo gioco di me; anzi, sono responsabili verso il lavoro della casa di Dio e verso il mio ingresso nella vita. A prescindere da quanto io possa capire dei problemi che hanno menzionato, dovrei accettarlo, in quanto proviene da Dio, e sottomettermi, senza cavillare su ciò che è giusto o sbagliato, né irritarmi o vendicarmi. Quando non riesco a capire del tutto qualcosa, dovrei comunque pregare e continuare a riflettere, o consultare fratelli e sorelle più esperti per ricercare e condividere. Questo è l’atteggiamento per accettare la verità. Avevo velatamente criticato sorella Liu in una riunione, e alcuni fratelli e sorelle che non conoscevano la realtà potevano esserne ingannati, col rischio che questo influenzasse la loro collaborazione nei doveri. Così, in una riunione, ho approfittato di una mia condivisione sulle parole di Dio per aprirmi, in modo che gli altri ottenessero discernimento su ciò che avevo fatto. In seguito, sorella Liu mi ha cercata per parlare di lavoro, e ho ammesso sinceramente che, in reazione ai suoi suggerimenti, avevo manifestato un’indole di odio per la verità e scopi malvagi. Ho visto che lei non sembrava affatto biasimarmi o disprezzarmi. Mi sono sentita così imbarazzata. Da allora, siamo andate di nuovo molto d’accordo. Quando evidenziava i miei problemi, non mi preoccupavo più così tanto del suo tono di voce, sapendo che, se giovava al mio dovere, allora dovevo accettarlo. A volte, sul momento, mancavo di consapevolezza, e allora pregavo Dio e rinunciavo a me stessa, senza preoccuparmi della reputazione o di far valere le mie ragioni, e poi in seguito ci riflettevo su. Lavorando con lei in questo modo, mi sono sentita via via più serena.
Mi è capitato poi di lavorare a un video in fretta, ignorando i principi, col risultato che andava rifatto da capo per via di alcuni difetti. Un altro supervisore, sorella Chen, mi ha inviato un messaggio in privato chiedendomi di correggerlo, e ho pensato che fosse finita lì. Invece, con mia sorpresa, i miei errori sono stati di nuovo menzionati in una riunione di lavoro. Ho ritenuto davvero imbarazzante il fatto che lei parlasse di me davanti a tutti in quel modo! Ho iniziato a sentirmi prevenuta nei confronti di sorella Chen, come se stesse sollevando un polverone senza motivo e calpestando la mia dignità. Volevo trovare il modo di difendermi e salvare la faccia davanti a tutti. Ma poi ho capito che il lavoro andava rifatto perché ero stata troppo sotto pressione. Sorella Chen stava condividendo al riguardo per segnalarmelo, così che potessi riflettere sul mio atteggiamento verso il dovere e anche i fratelli e le sorelle potessero usarlo come monito a non commettere lo stesso errore. Proteggeva il lavoro della Chiesa. Accampare delle scuse per salvarmi la faccia e diventare prevenuta contro sorella Chen non sarebbe stato odiare e rifiutare la verità? Sapevo di non poter continuare ad agire per corruzione, così mi sono aperta con tutti e in dettaglio sui miei errori. Quando ho finito, hanno condiviso alcuni modi utili per affrontare problemi di quel tipo; nella mia successiva produzione video, ho seguito i loro suggerimenti, evitando così di ripetere gli stessi errori. Ho veramente sperimentato che, accettando i consigli dei miei fratelli, posso evitare seccature ed essere più produttiva, nonché conoscere meglio me stessa ed essere degna di entrare nella vita.
Attraverso ciò, ho davvero sperimentato che è importante accettare di buon grado le critiche. Se quello che dicono gli altri è giusto e in linea con la verità, devo mettere da parte l’orgoglio e accettarlo incondizionatamente. Se invece lo rifiuto a priori, mi oppongo a potatura e trattamento, e sviluppo preconcetti o addirittura attacco gli altri, manifesto in questo modo di essere un anticristo e, se non mi pento, sarò condannata e scacciata da Dio. In passato, quasi nessuno mi aveva trattata in modo così diretto, e io non mi conoscevo. Pensavo di avere una buona umanità e di saper accogliere la verità. Ora vedo che disprezzo la verità e non ho una buona umanità. Ciò che ho guadagnato e imparato oggi lo devo solo al giudizio e al castigo delle parole di Dio. E sono pronta a sperimentarlo ulteriormente e a cambiare la mia indole corrotta. Lode a Dio!