24. Non sono più vincolata dalla trasgressione
Un giorno di luglio 2006, sono stata improvvisamente arrestata mentre mi recavo a un incontro con i miei colleghi. Quella notte mi hanno portata in un luogo segreto per l’interrogatorio. La polizia mi aveva trovato addosso le ricevute dei soldi della chiesa, e così mi hanno interrogata a turno, facendomi pressione affinché fornissi i nomi dei custodi del denaro della chiesa e dei leader anziani. Non ho risposto, quindi mi hanno frustata con una cintura di cuoio, mi hanno ammanettato i polsi e mi hanno appesa con una catena di ferro. Mi hanno torturata così per una settimana. Avevo sete e fame e mi mancavano le forze. A un certo punto ho perso conoscenza. Quando mi sono svegliata, non so cosa mi avessero dato da bere, ma avevo uno strano sapore in bocca; mi sentivo soffocare e avevo dolori acuti in tutto il corpo. In quel momento, la mia carne ha raggiunto il limite di sopportazione e non sapevo cosa mi avrebbero fatto dopo. Ero molto spaventata; temevo di non poter sopportare la tortura e di diventare un Giuda; in cuor mio pregavo sinceramente Dio chiedendoGli di aiutarmi a rimanere salda nella mia testimonianza. Vedendo che ero stata tormentata in quel modo e non avevo ancora tradito i leader e il denaro della chiesa, la polizia ha cambiato tattica e ha usato l’affetto familiare per convincermi, affermando: “È da qualche anno che non torni a casa. La tua famiglia e i tuoi figli devono davvero sentire la tua mancanza. Dove sono i soldi della chiesa? Se ci dici tutto ti lasceremo tornare a casa”. Avevano anche tirato fuori dei contanti e affermato di aver già trovato i custodi del denaro della chiesa. Sentendo questo, ho pensato tra me e me: “Dato che hanno già sequestrato i soldi, non fa differenza se parlo oppure no. Se dicessi loro qualcosa, potrebbero smettere di torturarmi”. Ho raccontato loro di una delle famiglie che custodiva il denaro della chiesa, e la polizia mi ha chiesto di accompagnarli a prendere quei soldi. Solo allora cho capito di essere caduta nella loro trappola. A quel tempo ho sopportato tutto ciò che potevo sopportare. Ho pensato tra me e me: “Ho già tradito la famiglia di custodi. Se non li porto lì, continueranno sicuramente a torturarmi. Inoltre, è passata una settimana da quando sono stata arrestata e il denaro della chiesa dovrebbe essere stato spostato”. In questo momento di cattivo giudizio ho condotto la polizia a casa del custode. Dopo che la chiesa ha saputo della notizia del mio arresto, ha prontamente trasferito i soldi della chiesa. Il fratello della famiglia custode era stato quasi arrestato, ma sotto la protezione di Dio era sfuggito all’irruzione della polizia. Dal momento che non avevano trovato i soldi della chiesa, la polizia mi ha condannata arbitrariamente a un anno e nove mesi di prigione.
Ogni giorno trascorso in prigione era pieno di sofferenza e dolore, soprattutto quando pensavo alle parole di Dio che affermavano: “Non avrò più alcuna pietà per coloro che non Mi hanno mostrato la minima lealtà durante il tempo della tribolazione, poiché la Mia pietà giunge solo fino a questo punto. Inoltre, non provo alcuna simpatia per chi un tempo Mi ha tradito, e meno ancora Mi piace associarMi a coloro che svendono l’interesse dei loro amici. Questa è la Mia indole, indipendentemente da quale persona si tratti” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Prepara sufficienti buone azioni per la tua destinazione”). Sapevo molto bene che tradendo il fratello ero diventata un Giuda. Ho offeso l’indole di Dio e ho commesso un peccato imperdonabile. Pensando a questo, il mio cuore era addolorato. Avevo tradito Dio e di certo non mi avrebbe salvata. Il tempo della mia fede in Dio sarebbe potuto essere completamente finito. Da quel momento in poi mi sono sentita molto avvilita e ho passato ogni giorno nel dolore. Il mio cuore soffriva e sentivo che sarebbe stato meglio morire. Aspettavo solo di morire e quel giorno sarei stata libera. Anche se pregavo ancora Dio, ogni volta che pensavo alla mia trasgressione, sentivo che Dio non mi avrebbe più voluta, e credevo di non essere degna di presentarmi al Suo cospetto. Due anni dopo essere stata rilasciata dal carcere, i fratelli e le sorelle mi hanno trovata e, visto che avevo una certa auto-conoscenza, mi hanno permesso di riprendere la mia vita della chiesa assegnandomi un dovere. Ero molto commossa e pensavo che Dio mi stesse offrendo la possibilità di pentirmi, e mi sentivo ancora più in debito con Lui. Mentre pregavo Dio piangevo lacrime amare: “Dio! Non sono davvero degna di presentarmi al Tuo cospetto. Di fronte alle circostanze, non ho reso alcuna testimonianza. Ho venduto un fratello, diventando un Giuda e un marchio di vergogna. Oggi mi hai dato la possibilità di ritornare in chiesa e compiere il mio dovere; riesco a vedere la Tua misericordia”. In cuor mio avevo deciso segretamente di compiere diligentemente il mio dovere, rimediare alla mia trasgressione e ripagare l’amore di Dio. In seguito, indipendentemente dal dovere assegnatomi dalla chiesa, ho sempre collaborato con entusiasmo. Non importa quanto avverse fossero le circostanze che incontravo, non lasciavo che queste difficoltà mi abbattessero. Volevo fare del mio meglio per rimediare alla mia trasgressione.
Un giorno sentii che Chen Hua era stata arrestata ed era diventata un Giuda tradendo molti leader, lavoratori e famiglie custodi, ed era poi stata allontanata dalla chiesa. Sentendo questa notizia, ho pensato subito alla mia situazione. Anche io avevo tradito delle persone e ciò aveva quasi portato la polizia a sequestrare i soldi della chiesa, per questo motivo il fratello custode non era potuto tornare a casa. Pensavo che la natura del mio tradimento del fratello fosse la stessa di quella di Chen Hua; era una macchia enorme. Dio non avrebbe perdonato la mia trasgressione. Ora, Chen Hua era stata allontanata dalla chiesa e forse un giorno sarei stata allontanata ed eliminata anche io. Pensando a questo, mi sentivo molto avvilita. Dopodiché, benché svolgessi qualunque dovere la chiesa mi assegnasse, non ho avuto più la forza di spendermi per Dio come in passato. A volte, quando dovevo pagare un prezzo e ricercare i principi della verità, non lo facevo. Mi accontentavo semplicemente di portare a termine il lavoro nel modo prescritto e di prestare un po’ di servizio. Inoltre non consideravo se il mio lavoro stesse ottenendo risultati, contando solo su un livello minimo di coscienza per sostenere il mio dovere. Ricordo che in quel periodo una sorella temeva di essere arrestata e non osava fare il suo dovere. Sapevo che avrei dovuto aiutarla e sostenerla, ma poiché avevo tradito Dio che titolo avevo io per offrire condivisione agli altri? Non ero dell’umore giusto per riflettere su come condividere per ottenere risultati, e mi limitavo ad agire senza convinzione e a esprimere un po’ di conoscenza dottrinale. Sapevo che affrontare il mio dovere con questo atteggiamento non era in linea con la volontà di Dio e volevo sforzarmi di cambiare il mio stato, ma non appena pensavo al fatto di aver commesso una trasgressione così grande e di non avere speranza di essere salvata, il mio cuore si sentiva stanco e trascorrevo ogni giorno senza meta. Quando ho rivelato un’indole corrotta nell’adempimento del mio dovere, sapevo che avrei dovuto ricercare la verità per eliminare il mio problema e che farlo sarebbe stato vantaggioso per il mio lavoro e per il mio ingresso nella vita, ma non appena pensavo all’imperdonabile trasgressione e a come avrei potuto essere allontanata, non riuscivo a farlo. Mi bastava semplicemente completare il mio lavoro ogni giorno, e non mi concentravo sulla ricerca della verità per eliminare il mio stato. In seguito, avevo spesso mal di testa e ricorrenti disturbi allo stomaco. All’inizio trattavo correttamente il mio stato, ma col passare del tempo non solo non guarivo dalla mia malattia, ma questa si era anche aggravata. Mi sono chiesta se fosse la punizione di Dio. In passato avevo tradito Dio, facendomi disprezzare e detestare, e ora mi ero ammalata. Dio sicuramente non mi voleva. A volte non producevo risultati nel mio dovere e pensavo che Dio non stesse operando su di me. Era inutile che continuassi a perseguire la verità e a compiere il mio dovere. Ogni volta che avevo questi pensieri provavo un sentimento di turbamento indescrivibile nel cuore. Allora mi ero davvero pentita di aver tradito Dio. Se avessi potuto resistere ancora un po’, non sarei rimasta salda nella mia testimonianza? Perché avevo tradito il fratello? Odiavo me stessa perché mi prendevo troppa cura della mia carne e il mio cuore non desiderava veramente Dio. Se allora fossi rimasta salda nella mia testimonianza, non avrei dovuto sopportare questo tormento spirituale? Più ci pensavo, più ero turbata, e spesso vivevo in uno stato di negatività.
Una volta ho parlato del mio stato con una sorella, e lei mi ha letto un passaggio delle parole di Dio: “Vi è anche un’altra causa per cui gli individui sprofondano nell’emozione della depressione: alcune cose particolari accadono loro prima di crescere o dopo essere diventati adulti, ossia commettono alcune trasgressioni o compiono azioni idiote, sciocche e ignoranti. A causa di queste trasgressioni, di queste azioni idiote e ignoranti, sprofondano nella depressione. Questo tipo di depressione è una condanna di sé stessi, nonché una sorta di classificazione del genere di persona che si è. […] Ogni volta che ascoltano un sermone o una condivisione sulla verità, questa depressione si insinua piano piano nella loro mente e nell’intimo del loro cuore, e mettono sé stessi sotto torchio, chiedendosi: ‘Ne sono capace? So perseguire la verità? Sono in grado di raggiungere la salvezza? Che tipo di persona sono? Ho fatto quella cosa in passato, ero quel tipo di persona. Ormai non ho più speranza di essere salvato? Dio mi salverà comunque?’ Alcuni a volte riescono ad abbandonare e lasciarsi alle spalle le loro emozioni di depressione. Prendono la loro sincerità e tutta l’energia che riescono a trovare e le applicano nell’assolvimento del loro dovere, dei loro obblighi e delle loro responsabilità; sono inoltre capaci di mettere tutto il cuore e tutta la mente nel perseguire la verità e nel riflettere sulle parole di Dio, e dedicano impegno alle parole di Dio. Tuttavia, nel momento in cui si presenta una situazione o una circostanza particolare, l’emozione della depressione torna a impossessarsi di loro e li fa sentire di nuovo colpevoli nel profondo del cuore. Pensano: ‘Tu hai fatto quella cosa in passato, eri quel tipo di persona. Puoi ottenere la salvezza? Ha senso praticare la verità? Cosa pensa Dio dell’azione che hai compiuto? Ti perdonerà per quello che hai fatto? Pagare ora questo prezzo può compensare la trasgressione che hai commesso?’ Spesso si rimproverano e si sentono in colpa nel profondo, non fanno che dubitare, si tormentano continuamente con mille domande. Non riescono mai a lasciarsi alle spalle o a scacciare queste emozioni di depressione e provano un senso di disagio perenne per l’azione vergognosa che hanno compiuto. Così, nonostante credano in Dio da tanti anni, è come se non avessero mai ascoltato e capito nulla di ciò che Egli ha detto. È come se non sapessero se l’ottenimento della salvezza li riguarda oppure no, se potranno essere assolti e redenti, o se dispongono dei requisiti per ricevere il giudizio e il castigo di Dio e la Sua salvezza. Non sanno nulla di tutto ciò. Poiché non ricevono alcuna risposta e non ottengono alcun verdetto preciso, si sentono sempre depressi nel profondo. Nel loro intimo, ripensano di continuo a ciò che hanno fatto, lo ripercorrono nella loro mente più e più volte, ricordando come tutto è cominciato e come si è concluso e rivivendolo dall’inizio alla fine. Indipendentemente dal modo in cui lo ricordano, si sentono sempre peccatori, e quindi nel corso degli anni provano una costante depressione per la faccenda. Anche quando svolgono il loro dovere, anche quando sono responsabili di un certo lavoro, sentono di non avere alcuna speranza di essere salvati. Per questo motivo non affrontano mai apertamente la questione del perseguimento della verità e non la considerano come qualcosa di estremamente corretto e importante. Credono che l’errore che hanno commesso o le azioni che hanno compiuto in passato siano mal visti dalla maggior parte delle persone, o pensano di poter essere condannati e disprezzati dagli altri, o addirittura condannati da Dio. Non importa a che punto sia l’opera di Dio o quanti discorsi Egli abbia pronunciato: costoro non affrontano mai correttamente la questione del perseguimento della verità. Perché? Non hanno il coraggio di lasciarsi alle spalle la depressione. Questa è la conclusione finale che simili individui traggono dall’aver vissuto una simile esperienza e, poiché non traggono la conclusione corretta, non sono in grado di liberarsi della loro depressione” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità I, “Come perseguire la verità (2)”). Queste parole di Dio erano strettamente legate al mio stato. In effetti, in questi anni ogni volta che sentivo che qualcuno veniva espulso perché era un Giuda, lo associavo a me stessa, credendo di aver tradito il fratello, di essere stata un Giuda e di aver trasgredito davanti a Dio; Dio mi avrebbe ancora voluta? Avevo ancora qualche speranza di essere salvata? Non appena pensavo a questo, vivevo nella negatività. Anche se in superficie svolgevo il mio dovere, interiormente non sostenevo veramente un fardello, e credevo ancora di più che il perseguimento della verità non mi riguardasse. Mi ponevo sempre fuori dalla schiera di coloro che perseguivano la verità. Non osavo accettare le parole di guida, incoraggiamento o esortazione di Dio, pensando che quelle parole non fossero state pronunciate per persone come me. Mi sentivo addirittura indegna quando prestavo un giuramento davanti a Dio, e credevo di essere ancora più indegna di accettare il giudizio e il castigo delle Sue parole. Soprattutto quando ho sentito che Chen Hua era stata un Giuda ed era stata allontanata, pensavo che Chen Hua e io fossimo uguali. Volevo salvarmi la pelle, quindi avevo venduto i soldi della chiesa e il fratello, con il risultato che il fratello era stato perseguitato e non poteva tornare a casa. Per proteggere me stessa, avevo causato una disgrazia gravissima a quest’ultimo. Ero davvero troppo egoista, troppo priva di umanità! La natura delle mie azioni era quella di Giuda. In base a quello che avevo fatto, Dio avrebbe potuto farmi qualsiasi cosa. Anche se mi avesse mandata all’inferno, non sarebbe stato eccessivo. Ma Dio non mi ha affatto trattata in base alla mia trasgressione, e mi ha dato la possibilità di vivere la vita della chiesa e di compiere il mio dovere. Che io possa essere viva e compiere il mio dovere era la grazia e l’elevazione di Dio. Avrei dovuto perseguire la verità ed eliminare la mia corruzione, pentirmi e compiere bene il mio dovere. Tuttavia, ero ancora presa dalla mia trasgressione, e questo mi faceva preoccupare per le mie prospettive e per il mio destino. Vivendo in uno stato di abbattimento e negatività, ero diventata sempre più passiva nello svolgimento del mio dovere e questo non solo comportava perdite nel mio lavoro, ma interferiva anche con il mio ingresso nella vita. Ho perso molte opportunità di ottenere la verità. Dopo aver letto questo passaggio delle parole di Dio, sentivo che Dio mi parlava faccia a faccia. Non voleva che le persone cadessero nello sconforto dopo aver commesso una trasgressione; Egli desiderava che fossero in grado di riflettere su se stesse e continuare a impegnarsi nel perseguimento. A prescindere dal momento, non bisogna rinunciare a perseguire la verità. Vedendo quanto fosse reale l’amore di Dio, ho deciso di cercare la verità e di liberarmi dalle catene del mio stato negativo.
Successivamente ho letto alcune parole di Dio: “Le persone hanno fede in Dio allo scopo di ottenere benedizioni, ricompense e corone. Questo non si trova forse nel cuore di tutti? Sì, è un dato di fatto. Anche se le persone non ne parlano spesso, e addirittura nascondono la loro mira e il loro desiderio di ottenere benedizioni, questa mira e questo desiderio sono sempre stati incrollabili nel profondo dei loro cuori. Non importa quanta teoria spirituale capiscano, quanta esperienza o conoscenza abbiano, quali doveri siano in grado di svolgere, quanta sofferenza sopportino o quale prezzo paghino: non rinunciano mai alla mira a ottenere benedizioni nascosta nel profondo del loro cuore, e si adoperano sempre silenziosamente al suo servizio. Non è forse questa la cosa sepolta più profondamente nei loro cuori? Senza questa mira a ricevere benedizioni, come vi sentireste? Con quale atteggiamento svolgereste il vostro dovere e seguireste Dio? Cosa succederebbe alle persone se si liberassero di questa mira a ricevere benedizioni nascosta nei loro cuori? È possibile che molti diventerebbero negativi, mentre alcuni perderebbero la motivazione a svolgere i loro doveri. Perderebbero interesse nella loro fede in Dio, come se la loro anima fosse svanita. Darebbero l’impressione che il loro cuore fosse stato strappato via. Ecco perché dico che la motivazione a ottenere benedizioni è qualcosa di profondamente nascosto nel cuore delle persone” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Sei indicatori di crescita nella vita”). Ho capito che Dio espone come tutti i credenti in Dio abbiano le proprie motivazioni nascoste. È tutto per ottenere benedizioni, e una volta che le proprie prospettive e il proprio destino vengono coinvolti e loro non riescono a ottenere benedizioni, pensano che credere in Dio non abbia senso, vivono in stato di abbattimento e non si impegnano nel loro cuore. Questo è il perseguimento sbagliato dell’uomo nella sua fede in Dio. Ho riflettuto su me stessa basandomi sulle parole di Dio: allora, quando avevo appena accettato questa fase dell’opera di Dio, mi spendevo e mi impegnavo in ogni modo per ottenere benedizioni. Dopo essere stata arrestata, ho tradito il fratello e ho ceduto alla trasgressione perché avevo paura di sopportare le difficoltà e di essere tormentata a morte. Pensavo che non avrei mai avuto un’altra possibilità di salvarmi, vivevo in uno stato di abbattimento e avevo pronunciato un verdetto su me stessa. Dopo essere uscita di prigione, la mia disponibilità ad accettare e sottomettermi a qualunque dovere svolgessi era solo per espiare i miei peccati e ottenere benedizioni, e non era vero pentimento. Una volta pensavo di non poter essere salvata e che non avrei ottenuto benedizioni, quindi sono diventata così negativa che non ero dell’umore giusto per compiere il mio dovere. Ho capito di aver compiuto il mio dovere allo scopo di ottenere benedizioni e di aver concluso una transazione con Dio. Ero proprio come Paolo. Allora Paolo aveva fatto tutto il possibile per resistere al Signore Gesù, catturando e perseguitando i discepoli del Signore e, alla fine, era stato colpito da una luce brillante. A quel tempo aveva ammesso solo i suoi peccati e, più tardi, quando aveva diffuso il Vangelo per il Signore, lo aveva fatto anche in nome dell’espiazione; nessuno di questi era vero pentimento e cambiamento. Non conosceva la propria essenza di opposizione a Dio e quando il suo lavoro produceva dei risultati, pensava di avere capitale, al punto di aver compiuto apertamente una transazione con Dio affermando: “Ormai mi è riservata la corona di giustizia” (2 Timoteo 4:8). Aveva offeso l’indole di Dio e da Lui era stato maledetto e punito. Riflettendo sulle parole di Dio, mi odiavo ancora di più. Avevo fatto un male così grande e stavo ancora compiendo una transazione con Dio; non avevo alcun motivo! Anche se non avessi avuto un buon esito e una buona destinazione in futuro, quella sarebbe stata la giustizia di Dio. Sarebbe stata causata dalle mie malefatte e dal tradimento di Dio. Le vesciche sui piedi provengono dal cammino che ho percorso; devo raccogliere ciò che ho seminato. Qualunque sia il mio esito, dovrei assumere la mia posizione di essere creato e svolgere bene il mio dovere; questa è la ragione e la pratica che dovrei possedere. Mi sono presentata davanti a Dio e ho pregato: “Dio! Credevo in Te per ottenere benedizioni e ricompense, e rinunciando e spendendomi stavo compiendo una transazione con Te. Non ho alcun motivo! Se qualcuno avesse un cane, quel cane saprebbe ripagare il suo proprietario e tenere la casa al sicuro. Invece io… mi hai irrigata e mi hai fornito tante verità mostrando misericordia e tolleranza nei miei confronti, ma io ho compiuto una transazione con Te. Quando pensavo di non avere una buona destinazione, non volevo compiere diligentemente il mio dovere. Sono anche peggio di un cane! Dio, sono disposta a pentirmi. Non importa quale sarà il mio esito in futuro, svolgerò lealmente il mio dovere e non crederò più in Te solo per ottenere benedizioni”.
Dopodiché, ho letto altre parole di Dio che mi hanno portata a conoscere la Sua indole giusta. Dio Onnipotente dice: “Molti hanno trasgredito e si sono macchiati in diversi modi. Per esempio, alcuni si sono opposti a Dio e hanno detto cose blasfeme; alcuni hanno rifiutato l’incarico ricevuto da Dio e non hanno svolto il loro dovere, e sono stati sdegnati da Dio; alcuni hanno tradito Dio quando si sono trovati di fronte alle tentazioni; altri hanno tradito Dio firmando le ‘Tre lettere’ quando erano in arresto; alcuni hanno rubato le offerte; altri le hanno sperperate; alcuni hanno disturbato spesso la vita della chiesa e recato danno al popolo eletto di Dio; alcuni hanno formato cosche e trattato gli altri con asprezza, portando il caos nella chiesa; alcuni hanno spesso diffuso nozioni e morte, danneggiando fratelli e sorelle; altri si sono abbandonati alla fornicazione e alla promiscuità, esercitando una pessima influenza. Basti dire che ognuno ha le sue trasgressioni e le sue macchie. Eppure alcuni sono in grado di accettare la verità e pentirsi, mentre altri non ci riescono e morirebbero prima di pentirsi. Quindi le persone andrebbero trattate secondo la loro natura essenza e il loro conseguente comportamento. Coloro che sanno pentirsi sono quelli che credono veramente in Dio; quanto ai veri impenitenti, coloro che andrebbero allontanati ed espulsi saranno allontanati ed espulsi. […] Il modo in cui Dio gestisce ogni persona si basa sulle situazioni effettive delle circostanze e del retroscena di quella persona in quel momento, così come sulle sue azioni e sul suo comportamento, e sulla sua natura essenza. Dio non farà mai torto a nessuno. Questa è un aspetto della Sua giustizia. […] Il modo in cui Dio gestisce una persona non è semplice come si immagina. Quando l’atteggiamento di Dio verso una persona è di odio o disgusto, oppure quando si tratta di cosa questa persona dica in un dato contesto, Dio comprende bene lo stato di tale persona. Questo perché Dio sottopone a scrutinio il cuore e l’essenza dell’uomo. Le persone pensano sempre: ‘Dio ha soltanto la Sua divinità. Egli è giusto e non tollera offesa da parte dell’uomo. Non considera le difficoltà dell’uomo, né Si mette nei suoi panni. Se una persona dovesse resisterGli, Lui la punirà’. Le cose non stanno affatto così. Se è questo il modo in cui qualcuno intende la Sua giustizia, la Sua opera e il Suo modo di trattare le persone, allora si sta sbagliando di grosso. Nel determinare l’esito di ogni persona, Dio non Si basa sulle nozioni e sulle fantasie dell’uomo, ma sulla Propria indole giusta. Egli ripagherà ogni persona a seconda di come questa abbia agito. Dio è giusto e, prima o poi, Si assicurerà che tutte le persone vengano totalmente convinte” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Dopo aver letto le parole di Dio, ho capito che Lui possiede dei principi nel modo in cui tratta l’uomo. Non determina l’esito delle persone in base a un momento di trasgressione, ma piuttosto dal contesto e dalla natura delle loro azioni e dal fatto che siano in grado o meno di accettare la verità e di pentirsi veramente: questa è la giustizia di Dio. Riflettendo su questo, improvvisamente ho visto la luce. Ho capito che non c’era solo il giusto giudizio nel modo in cui Dio tratta l’uomo, ma anche la misericordia. Non trattava le persone con un approccio valido per tutti. Ripensando a quando ho tradito Dio perché la mia carne era debole, credevo che finché avessi fatto qualcosa del genere, sarei stata condannata ed eliminata; non importa quanto mi pentissi, non c’era modo per me di essere salvata. Ora, sembrava che non comprendessi l’indole giusta di Dio. È come se sia io che Chen Hua avessimo tradito gli interessi della casa di Dio. La chiesa mi aveva dato un’altra possibilità di compiere il mio dovere, e questo si basava principalmente sul contesto e sulla natura del mio tradimento, misurato rispetto al mio comportamento coerente nello svolgimento del dovere. Allora ero stata torturata dalla polizia per sette giorni e sette notti e il mio corpo non poteva più resistere. Non avevo capito a fondo l’astuto piano di Satana e in un momento di debolezza avevo tradito Dio. Questo non aveva causato grandi perdite, e in seguito ho provato rimorso e odiato me stessa. Questa era considerata una trasgressione grave e la casa di Dio mi ha dato la possibilità di pentirmi. Invece, dopo che Chen Hua era stata arrestata, la polizia le aveva fatto solo qualche domanda quando lei aveva ceduto al potere violento del gran dragone rosso e tradito molti leader, lavoratori e le case di coloro che custodivano libri, portando all’arresto di molti fratelli e sorelle e causando enormi perdite al lavoro della chiesa. La trasgressione di Chen Hua non era stata un momento di debolezza; aveva l’essenza di Giuda. La chiesa laveva rimossa a causa della natura delle sue azioni e alle conseguenze che hanno portato. Questa era assolutamente la giustizia di Dio. Comprendendo tutto ciò, mi sono resa conto dell’indole giusta di Dio e ho capito che questa era meravigliosa e buona. Tuttavia, ero stata in guardia e dubitavo di Dio, e ora sentivo ancora di più di essere in debito con Lui. Avevo deciso di pentirmi e cambiare, e se mai fossi stata arrestata e perseguitata di nuovo, non importa quanto dolore soffrisse la mia carne e se fossi morta, sarei rimasta salda nella mia testimonianza a Dio e avrei umiliato Satana, senza tradire più il Signore.
Successivamente ho letto un altro passaggio delle parole di Dio e ho scoperto come avrei dovuto trattare la mia trasgressione. Dio Onnipotente dice: “E in che modo puoi essere assolto e perdonato da Dio? Dipende dal tuo cuore. Se veramente ti confessi, riconosci il tuo errore e il tuo problema e, sia che si tratti di una trasgressione che hai commesso sia che si tratti di un peccato, adotti un atteggiamento di genuina confessione, provi odio autentico per ciò che hai fatto e inverti davvero rotta, in modo da non compiere mai più quell’azione sbagliata, allora un giorno Dio ti concederà la Sua assoluzione e il Suo perdono, ossia non determinerà più la tua fine in base alle cose ignoranti, sciocche e sporche che hai fatto in passato. […] Alcuni chiedono: ‘Quanto devo pregare prima di essere sicuro che Dio mi abbia perdonato?’ Quando non ti sentirai più in colpa per l’accaduto, quando non scivolerai più nella depressione a causa di questa faccenda, allora avrai ottenuto dei risultati, e questo dimostrerà che Dio ti avrà assolto. Quando nessun individuo, nessun potere e nessuna forza esterna potrà disturbarti e non sarai limitato da alcun evento, persona o cosa, allora avrai ottenuto dei risultati. Questo è il primo passo che devi compiere. Il secondo è, mentre implori costantemente Dio per l’assoluzione, ricercare in modo attivo i principi che dovresti seguire nello svolgimento del tuo dovere; solo così sarai in grado di svolgerlo bene. Naturalmente, si tratta anche di un’azione pratica, di un’espressione e di un atteggiamento concreti che compensano la tua trasgressione e dimostrano che sei pentito e che ti sei ravveduto; ecco ciò che dovresti fare. Quanto bene svolgi il tuo dovere, l’incarico che Dio ti ha affidato? Lo approcci con un atteggiamento di depressione o secondo i principi che Dio ti chiede di seguire? Offri la tua lealtà? Su quali basi Dio dovrebbe assolverti? Hai espresso pentimento? Che cosa stai mostrando a Dio? Se desideri ricevere da parte Sua l’assoluzione, devi innanzitutto essere sincero: da un lato devi avere un serio atteggiamento di confessione, dall’altro devi applicare la tua sincerità e svolgere bene il tuo dovere, altrimenti non c’è nulla di cui parlare. Se riesci a fare queste due cose, se riesci a commuovere Dio con la tua sincerità e la tua buona fede e a portarLo ad assolverti dai tuoi peccati, allora sarai proprio come le altre persone. Dio ti guarderà come guarda gli altri, ti tratterà come loro, ti giudicherà, ti castigherà, ti metterà alla prova e ti raffinerà come fa con loro: non verrai trattato diversamente. In questo modo, non solo avrai la determinazione e il desiderio di perseguire la verità, ma Dio ti illuminerà, ti guiderà e provvederà a te allo stesso modo degli altri nel tuo perseguimento della verità. Naturalmente, poiché ora nutri un desiderio sincero e genuino e hai un atteggiamento serio, Dio ti tratterà come chiunque altro e, proprio come gli altri, avrai la possibilità di ottenere la salvezza. Lo capisci, vero? (Sì.)” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità I, “Come perseguire la verità (2)”). Riflettendo sulle parole di Dio ho capito che, indipendentemente dalle trasgressioni commesse in passato, ciò che Dio vuole è il vero pentimento e cambiamento. Se una persona commette un errore, deve presentarsi davanti a Dio e ammettere sinceramente i propri peccati. Successivamente, deve attenersi al proprio dovere e svolgerlo lealmente, utilizzando azioni pratiche per rimediare alle proprie trasgressioni. Proprio come Davide, al quale Dio aveva mandato un profeta per parlargli poiché aveva commesso adulterio dormendo con la moglie di Uria. Davide sapeva di aver commesso un peccato, lo aveva ammesso e aveva mostrato rimorso a Dio. Ha pianto abbastanza lacrime da far galleggiare il letto nella sua stanza e quando ha raggiunto la vecchiaia, non ha voluto nemmeno toccare la fanciulla che gli scaldava le coperte. Inoltre, oltre al profondo rammarico, ha usato anche l’azione pratica per mantenere il suo dovere, costruendo un tempio santo e guidando gli israeliti ad adorare Jahvè Dio. L’atteggiamento di Davide verso la sua trasgressione non era di abbattimento, ma piuttosto di positività e avanzamento. Si era davvero pentito ed era cambiato. C’era anche Pietro, che aveva rinnegato il Signore tre volte e aveva perso la sua testimonianza. Nemmeno l’atteggiamento di Pietro era di abbattimento. Invece, aveva ammesso sinceramente le sue trasgressioni davanti a Dio e si era davvero pentito. Alla fine, è stato crocifisso a testa in giù per il Signore come testimonianza del suo amore per Dio. Dovevo seguire l’esempio di Davide e Pietro, affrontare la mia trasgressione con positività e abbandonare il mio stato di abbattimento, perseguendo il vero pentimento e il cambiamento davanti a Dio. Questa è la pratica e l’atteggiamento che avrei dovuto avere.
Successivamente, ho riflettuto sul motivo per cui avevo tradito Dio quando ero stata arrestata. Era perché ero troppo interessata alla mia carne e tenevo troppo alla mia vita. Ho pensato a ciò che ha affermato il Signore Gesù: “Perché chi vorrà salvare la sua vita la perderà, ma chi avrà perduto la propria vita per causa Mia la salverà” (Luca 9:24). In realtà, il fatto che io viva o muoia è orchestrato e governato da Dio. Anche se fossi stata perseguitata dalla polizia fino alla morte, finché fossi riuscita a rimanere salda nella testimonianza a Dio, la mia morte avrebbe avuto valore e significato. Avevo tradito Dio e, sebbene la mia carne non sopportasse la sofferenza, ciò che avevo sopportato era la sofferenza del mio cuore. Ogni volta che pensavo a come avevo tradito il fratello e il denaro della chiesa, provavo dolore come se il mio cuore fosse stato trafitto da un coltello. Era diventata la mia macchia permanente; il mio dolore senza fine. In realtà, la sofferenza carnale è temporanea e se la sopporti passerà, invece un cuore sofferente dura per sempre. Ho preservato la mia carne ma ho perso tutta la pace e la gioia; vivevo come un cadavere ambulante. Pensavo a quei fratelli e sorelle in carcere che erano rimasti saldi nella loro testimonianza. Sebbene la loro carne avesse sopportato molte sofferenze e alcuni fossero stati addirittura picchiati a morte dalla polizia, erano morti per la giustizia. Tale morte ha valore e significato ed è approvata e ricordata da Dio. Ho riconosciuto che c’era un altro aspetto del motivo per cui avevo tradito la chiesa, ossia che non avevo individuato l’astuto piano della polizia. Quando li ho sentiti affermare di aver trovato i soldi della chiesa, ho pensato che dal momento che l’avevano già sequestrato, non importava se avessi raccontato qualcosa o meno. Se avessi parlato, non sarei più stata torturata. Di conseguenza, ho perso la mia testimonianza. In realtà, indipendentemente dal fatto che avessero trovato i soldi della chiesa, avrei dovuto tenere la bocca chiusa. Ciò che Dio voleva era la mia lealtà e testimonianza. Avendo trovato il motivo del mio fallimento, ho preso una decisione: in futuro, se fossi stata arrestata di nuovo, non avrei tradito gli interessi della chiesa, anche se ciò avrebbe portato alla morte. Ripensando agli ultimi anni ho sempre evitato questo problema. Non ero stata disposta ad affrontare la realtà e a eliminare il mio problema. Anche se odiavo me stessa, non mi ero mai conosciuta veramente. Non ero uscita dal mio abbattimento. Sotto la guida delle parole di Dio, ho finalmente eliminato l’alienazione e le incomprensioni tra me e Dio. Ora Dio mi aveva concesso la grazia di svolgere il dovere di irrigare i nuovi arrivati, e io dovevo adempiere al mio lavoro di irrigazione secondo i principi, guidare i miei fratelli e le mie sorelle a comprendere la verità, mettere radici sulla vera via e preparare buone azioni. Ora potevo trattare correttamente la mia trasgressione e non fraintendevo più né stavo in guardia contro Dio. Mi sono anche aperta e ho condiviso su questa esperienza di fallimento con i fratelli e le sorelle, testimoniando l’indole giusta di Dio. Quando ci riunivamo in piccoli gruppi condividevo attivamente, e quando incontravo problemi e difficoltà nel mio dovere, potevo cercare consapevolmente la verità e riflettere su me stessa. Praticando per un periodo di tempo, ho chiaramente cambiato il mio stato e Dio mi stava guidando nell’adempimento del mio dovere. Vedendo che Dio non mi aveva abbandonata a causa della mia trasgressione e continuava a condurmi e guidarmi, ho capito che trasgredire non era la cosa più spaventosa che ci fosse. Finché ci si pente sinceramente e si riesce a praticare la verità secondo i principi, è possibile ottenere la misericordia e la guida di Dio. Proprio come sostiene Dio: “La misericordia e la tolleranza di Dio non sono rare: è raro il vero pentimento dell’uomo” (La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “Dio Stesso, l’Unico II”). Il fatto che io sia in grado di avere questa conoscenza e queste esperienze personali è tutto dovuto alla guida di Dio! Gloria a Dio!