57. Perché è così difficile raccomandare altri?

di Steven, Stati Uniti

Nella chiesa ero preposto alla progettazione grafica. Oltre ad eseguire tale funzione, ogni giorno dovevo anche monitorare operativamente il lavoro del gruppo e risolvere i problemi dei fratelli e delle sorelle. Sebbene fossi impegnato ogni giorno, ogni volta che i fratelli e le sorelle avevano dei problemi e si rivolgevano a me per interrogarmi, accettando di fatto qualunque consiglio dessi loro, mi sentivo felice grazie alla piacevole impressione di essere ammirato da tutti.

In seguito, si unirono al gruppo dei nuovi fratelli e delle nuove sorelle. Non erano un granché in progettazione grafica e avevano bisogno del mio aiuto e della mia guida. All’improvviso, mi sentii sotto tanta pressione. Ogni giorno dovevo occuparmi personalmente della progettazione grafica, poi ero anche tenuto a guidare i fratelli e le sorelle di cui ho parlato e a monitorare operativamente il lavoro altrui. Ero ormai oberato al massimo, ma me la sarei cavata se ci fosse stato qualcuno a collaborare con me. Pensai così a Cheyenne. Si intendeva di tecnologia, era responsabile nell’eseguire il proprio dovere e, in pratica, era capace di portare seriamente a termine qualsiasi incarico le avessi dato. Decisi di raccomandare Cheyenne al supervisore e di sostenerne il ruolo di capogruppo, in maniera che potesse collaborare con me. Se avessimo condiviso entrambi la mole delle incombenze, il nostro lavoro si sarebbe fatto più efficiente e, all’insorgere di problemi, avremmo potuto discuterli insieme. Tuttavia, al momento di parlarne al supervisore, ebbi un pensiero improvviso: “Se Cheyenne diventa per davvero capogruppo, mica va a finire che mi ruba la scena? In tal caso, i fratelli e le sorelle non cercheranno la mia assistenza se hanno difficoltà e la mia fama non sarà più così alta ai loro occhi. Il mio ruolo di capogruppo è stato il risultato di un lavoro e di un impegno continui: ho insegnato a tutti la tecnica della progettazione grafica e ho risolto i loro problemi, le loro difficoltà. Ora invece, se mi mettessi a raccomandare Cheyenne, dividerei a metà la mia fama e la mia autorità e le condividerei con lei: non finirò per perderli del tutto?” Pensato questo, rinunciai all’intenzione di raccomandare Cheyenne. Riflettei: “Abbi solo un po’ di pazienza. Concentrati ancora un po’, fai ancora qualche piccolo sacrificio in più, forse riesco davvero a gestire il lavoro e… alla fine, tutto il merito sarà mio”. Passato un certo periodo, la chiesa decise di affidarmi un altro compito, per cui non avevo abbastanza tempo per monitorare operativamente il lavoro dei fratelli e delle sorelle, nonché gli sviluppi delle loro competenze professionali. Cominciai a preoccuparmi: se le cose fossero continuate di questo passo, il lavoro di formare le persone avrebbe subito senz’altro dei ritardi. Il mio tempo personale e la mia energia erano troppo limitati. Per tale motivo, provai ancora il desiderio di raccomandare Cheyenne al supervisore, ma, al momento di parlarne concretamente, esitai di nuovo: “Sono la persona che prende le decisioni finali per tutto il lavoro del gruppo, perderei questo potere se ci fossero due capigruppo. Mi toccherebbe comunicare e discutere qualsiasi questione con il mio pari e le mie parole non avrebbero più il peso di prima. Perché non sostenere temporaneamente l’onere da solo? Se insorge del lavoro per la cui gestione non ho tempo, lo seguirò un poco alla volta. Inoltre, formare gli altri è un processo che non si risolve in un giorno o due, e non sto intralciando o disturbando dolosamente l’opera. Mi sto solo limitando a non raccomandare un’altra persona, Dio non mi giudicherà”. In seguito, il lavoro di formazione progredì a rilento e, ogni volta che ci pensavo, mi sentivo colpevole. Per cui pregai Dio, dicendo: “O Dio, sulla base della mia situazione personale e del volume di lavoro attuale, la collaborazione tra due capigruppo sarebbe positiva per il lavoro; vorrei raccomandare Cheyenne, ma non riesco a formulare esplicitamente questa proposta. Perché trovo così difficile raccomandare gli altri? Ti prego di illuminarmi e guidarmi affiché conosca i miei problemi”.

Detto questo, rivelai la mia condizione al leader e costui mi inviò alcune parole di Dio. Dio dice: “In quanto leader della chiesa, non devi limitarti a imparare a usare la verità per risolvere i problemi, devi anche imparare a scoprire e a coltivare le persone di talento, che non devi assolutamente invidiare né reprimere. Praticare in questo modo porta vantaggi al lavoro della chiesa. Se riesci a coltivare alcuni di coloro che perseguono la verità così che collaborino con te e svolgano bene tutto il lavoro e alla fine avete tutti delle testimonianze esperienziali, allora sei un leader o un lavoratore qualificato. Se sei capace di gestire tutte le cose secondo i principi, allora stai dando prova della tua fedeltà. Alcuni hanno sempre paura che gli altri siano migliori o al di sopra di loro, che gli altri siano riconosciuti mentre loro vengono trascurati, e ciò li induce ad attaccare e a escludere gli altri. Questo non è un esempio di invidia nei confronti delle persone con talento? Non è egoista e spregevole? Che razza di indole è questa? È malignità! Coloro che pensano solo ai propri interessi, che soddisfano soltanto i propri desideri egoistici senza pensare agli altri né considerare gli interessi della casa di Dio hanno una cattiva indole e Dio non prova alcun amore per loro. Se sei davvero in grado di mostrare considerazione per le intenzioni di Dio, saprai trattare gli altri in modo giusto. Se raccomandi una persona valida e le permetti di ricevere addestramento e di svolgere un dovere, aggiungendo così una persona di talento nella casa di Dio, questo non renderà il tuo lavoro più facile? Allora non avrai mostrato fedeltà nel tuo dovere? Quella è una buona azione davanti a Dio; è il minimo di coscienza e di ragione che chi è al servizio come leader dovrebbe possedere(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Libertà e liberazione si possono guadagnare solo liberandosi della propria indole corrotta”). Dopo aver letto le parole di Dio, compresi che i leader e gli operai dovrebbero apprendere come scoprire e formare talenti, è un approccio utile per il lavoro della chiesa, si dovrebbe avere proprio tale coscienza e tale ragionevolezza. Se qualcuno ha riserve nel raccomandare persone che mettano a rischio il suo prestigio e soffoca simili talenti, tale comportamento implica avere invidia di chi sia valido, essere egoisti e vili. Così riflettevo tra me. Dei fratelli e delle sorelle si erano presentati per fare pratica di progettazione grafica. Avevano bisogno di essere formati e la loro perizia professionale doveva essere migliorata. Era un’incombenza veramente insormontabile per me solo, capivo chiaramente che avrei potuto farcela solo con un pari al mio fianco e che Cheyenne sarebbe stata una capogruppo adeguata, raccomandarla sarebbe stato utile per il lavoro. Tuttavia, mi preoccupava che, se si fosse rivelata più abile di me nel lavorare, i fratelli e le sorelle l’avrebbero ammirata e avrebbero ignorato me, che avrei perso così il mio prestigio. Credevo che avrei subito danni, per cui non raccomandai Cheyenne. Inoltre, pensai: “Se riuscissi a sopportare tante privazioni e pagare un prezzo immenso per farmi carico del lavoro in questione, alla fine, il merito sarebbe solo mio”. Per cui, strinsi i denti e svolsi il lavoro da solo: come risultato, l’opera di formare gli altri progrediva lentamente. In realtà, Dio mi stava incoraggiando e mi stava trattando in modo magnanimo, poiché mi stava permettendo di ricoprire la funzione di capogruppo, ma io non mostravo rispetto verso la Sua volontà. Non solo non formavo talenti, ma mi preoccupavo persino che Cheyenne potesse fare un buon lavoro e mi mettesse in una posizione di secondo piano. Vedevo che il lavoro cominciava ad avere ritardi. Nonostante questo, ancora non intendevo raccomandarla. Nel fare il mio dovere, tutelavo solo la mia fama, il mio utile e il mio prestigio, e non facevo attenzione al progresso o ai risultati del lavoro. Era una posizione veramente troppo egoista e mostrava un’assoluta mancanza di devozione verso il mio dovere!

In seguito, lessi altre parole di Dio: “Secondo voi, è difficile collaborare con altre persone? In realtà non lo è. Si potrebbe addirittura affermare che è facile. Ma perché le persone lo ritengono comunque difficile? Perché hanno un’indole corrotta. Per coloro che possiedono umanità, coscienza e ragionevolezza, collaborare con gli altri è relativamente facile e possono percepire che è qualcosa di gioioso. Questo perché non è facile per nessuno realizzare le cose da solo, e in qualsiasi campo sia coinvolto o qualunque cosa stia facendo, è sempre bene avere qualcuno che metta in luce le cose e offra assistenza: è molto più facile così che fare da soli. Inoltre, ci sono dei limiti alle capacità della levatura delle persone e a ciò che possono sperimentare. Nessuno può essere un esperto in tutti i mestieri: non è possibile per una sola persona sapere tutto, essere capaci di fare tutto, realizzare tutto: è impossibile, e tutti dovrebbero possedere tale ragionevolezza. E quindi, indipendentemente da ciò che fai, che sia importante o meno, avrai sempre bisogno di qualcuno disposto ad aiutarti, a darti indicazioni e consigli, e a fare cose in collaborazione con te. Questo è l’unico modo per essere sicuro che agirai in maniera più corretta, commetterai meno errori e avrai meno probabilità di smarrirti, il che è una buona cosa. Servire Dio, in particolare, è una cosa molto importante, e non eliminare la tua indole corrotta potrebbe metterti in pericolo! Quando le persone hanno un’indole satanica, possono ribellarsi e opporsi a Dio sempre e dovunque. Le persone che vivono secondo un’indole satanica possono rinnegare, avversare e tradire Dio in qualsiasi momento. Gli anticristi sono molto stupidi, non se ne rendono conto, e pensano: ‘Ho già fatto abbastanza fatica a conquistarmi il potere, perché dovrei condividerlo con qualcun altro? Cederlo agli altri significa che non ne avrò per me, giusto? Come posso dimostrare i miei talenti e le mie capacità senza potere?’ Non sanno che ciò che Dio ha affidato alle persone non è potere o prestigio, ma un dovere. Gli anticristi accettano solo il potere e il prestigio, mettono da parte i loro doveri e non svolgono un lavoro effettivo. Al contrario, perseguono solo la fama, il guadagno e il prestigio e vogliono soltanto prendere il potere, controllare il popolo eletto di Dio e crogiolarsi nei vantaggi del prestigio. Comportarsi in questo modo è molto pericoloso: è opporsi a Dio!(La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 8 – Vogliono che gli altri si sottomettano solo a loro, non alla verità o a Dio (Parte prima)”). Dio dice che nessuno può dominare in assoluto tutti i campi, tutti noi abbiamo bisogno di collaboratori e aiutanti in maniera da sopperire alle nostre lacune imparando gli uni dagli altri. In questo modo, possiamo ridurre gli errori e le devianze nel nostro lavoro, nonché assolvere al nostro dovere insieme, al fine di rendere felice Dio. Agli anticristi, invece, manca questa ragionevolezza: desiderano costantemente monopolizzare il potere e avere l’ultima parola, non vogliono mai collaborare con gli altri né permettono a costoro di prendere parte al loro lavoro. Riflettendoci, realizzai che anche io ero esattamente così. Ero troppo occupato per svolgere personalmente il dovere di capogruppo e c’erano un sacco di compiti che non potevo organizzare e realizzare prontamente. Nonostante questo, al momento di raccomandare Cheyenne, temevo che la mia autorità si indebolisse. Ero convinto che raccomandare Cheyenne come mia collaboratrice significasse cedere la mia autorità in qualità di capogruppo. Non sarei stato più nella condizione di dire l’ultima parola, prendere tutte le decisioni o mettermi in bella mostra dinanzi ai fratelli e alle sorelle. Per questo non volevo raccomandare Cheyenne. Scoprii la ragione per cui non ero in grado di raccomandare gli altri o collaborare con essi. Era perché non avevo la forza di rinunciare all’autorità e al prestigio in mio possesso. Davo un’importanza eccessiva alla mia autorità.

Successivamente, cercai di capire perché le dessi così tanta importanza. Lessi un passo nelle parole di Dio e ottenni alcune conoscenze su me stesso. Dio Onnipotente dice: “Per gli anticristi, la reputazione e il prestigio sono la vita. A prescindere dal modo e dall’ambiente in cui vivono, dal lavoro che fanno, da cosa perseguano, da quali siano i loro fini o la direzione della loro vita, tutto ruota attorno all’avere una buona reputazione e un elevato prestigio. E questo obiettivo non cambia; non riescono mai a mettere da parte tali cose. È questo il vero volto degli anticristi, è questa la loro essenza. Potresti metterli in una foresta primordiale nascosta tra le montagne, e non rinuncerebbero ugualmente al loro perseguimento di reputazione e prestigio. Puoi metterli in un qualsiasi gruppo di persone, e le uniche cose a cui riescono a pensare sono ugualmente la reputazione e il prestigio. Sebbene anche gli anticristi credano in Dio, considerano il perseguimento di reputazione e prestigio equivalente alla fede in Dio e vi danno lo stesso peso. In altre parole, mentre percorrono la via della fede in Lui, perseguono anche la reputazione e il prestigio. Si può dire che, in cuor loro, gli anticristi credono che il perseguimento della verità nella loro fede in Dio coincida con il perseguimento della reputazione e del prestigio; che il perseguimento della reputazione e del prestigio sia anche il perseguimento della verità, e che ottenere reputazione e prestigio equivalga a ottenere la verità e la vita. Se sentono di non possedere reputazione, guadagni o prestigio, se sentono che nessuno li ammira, o li venera, o li segue, allora ne sono molto delusi, ritengono che credere in Dio non abbia senso, nessun valore, e si dicono: ‘Una simile fede in dio non è un fallimento? Non è forse vana?’ Spesso ponderano queste cose nei loro cuori, riflettono su come poter ritagliarsi un posto nella casa di Dio, su come poter acquisire un’elevata reputazione all’interno della chiesa, in modo che gli altri li ascoltino quando parlano, li sostengano quando agiscono e li seguano ovunque essi vadano; in modo da avere l’ultima parola nella chiesa e godere di fama, guadagno e prestigio: si concentrano davvero su queste cose in cuor loro. È questo che simili persone perseguono. Perché pensano sempre a cose di questo tipo? Dopo aver letto le parole di Dio, dopo aver ascoltato i sermoni, davvero non capiscono tutto ciò, davvero non sono in grado di discernerlo? Le parole di Dio e la verità non sono realmente in grado di cambiare le loro nozioni, idee e opinioni? No, nella maniera più assoluta. Il problema risiede in loro, tutto dipende dal fatto che non amano la verità, dal fatto che, nei loro cuori, provano avversione per la verità, e di conseguenza sono assolutamente refrattari alla verità, cosa che è determinata dalla loro natura essenza(La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9 – Parte terza”). Dio evidenzia che non importa dove gli anticristi vivano o quale lavoro svolgano: essi non rinunceranno mai al raggiungimento del prestigio. Finché possono conseguire prestigio e autorità, credono fermamente di essere in grado di meritare l’elogio e l’ammirazione delle persone, di avere popolarità, nonché il diritto di imporre il proprio parere e di decidere. Credono fermamente che questo tipo di vita abbia valore e significato e che il mancato raggiungimento del prestigio li priverebbe della vera vita. Ecco: io ero proprio così. Ero stato gravemente influenzato da veleni satanici come “Distinguiti sugli altri e reca onore ai tuoi antenati” e “Ci può essere solo un maschio alfa”. Per questa ragione, sin dalla giovinezza, aspiravo ad essere una persona autorevole in età adulta: tutti mi dovevano ammirare e seguirmi con sguardo riverente, dovunque andassi. Ricordo che, all’inizio del college, condividevo le responsabilità di capoclasse con un altro studente. Dopo un po’ di tempo, sentii che la presenza di due capiclasse non mi avrebbe fatto splendere, per cui proposi di eleggere tra noi due un solo capoclasse. Ambivo ad essere eletto, così a partire da allora sarei stato al centro dell’attenzione generale, la persona più importante dell’intera classe – ma finì che elessero l’altro. Dal momento che non ero divenuto capoclasse, rifiutavo per partito preso gli altri ruoli dell’organico di classe e non li assolvevo. Una volta unitomi alla chiesa, continuavo a ritenere il conseguimento di prestigio come il fine ultimo del mo perseguimento, ero convinto che in qualità di capogruppo unico avrei imposto il mio parere e tutti mi avrebbero ammirato. Quando insorse la necessità di raccomandare Cheyenne, ebbi la convinzione che, tramite tale azione, lei avrebbe preso parte al mio prestigio e alla mia autorità: un bel giorno avrebbe iniziato a lavorare meglio di me e io, allora, avrei perso il mio peso e non avrei mai più goduto del senso di superiorità associato al fatto che ero messo su un piedistallo da tutti e tutti pendevano dalle mie labbra. A causa di quanto detto, preferivo ritardare il lavoro piuttosto che raccomandarla. Divenni uno schiavo del prestigio. Pensai a come, in quel tempo, poiché ero avido dei benefici del prestigio e non facevo avanzare realmente il lavoro, avevo commesso una trasgressione ed ero stato destituito. Fu allora che compresi che vivere in base alla filosofia e alle leggi di Satana mi avrebbe fatto solo procedere per un cammino errato e opporre resistenza a Dio, mio malgrado.

In seguito, lessi un altro passo nelle parole di Dio: “Chiunque persegua la fama, il guadagno e il prestigio invece di svolgere adeguatamente il proprio dovere sta giocando con il fuoco e con la propria vita. Chi gioca con il fuoco e con la propria vita può condannare se stesso in qualsiasi momento. Oggi, in quanto leader o lavoratore, stai servendo Dio, e questa non è una cosa comune. Non stai facendo qualcosa per qualcuno, tanto meno stai lavorando per poter pagare le bollette e mettere il cibo in tavola; stai invece svolgendo il tuo dovere all’interno della chiesa. E dato che, in particolar modo, questo dovere è un incarico affidatoti da Dio, che cosa implica il suo assolvimento? Che devi rendere conto a Dio del tuo dovere, che tu lo svolga bene o no; alla fine bisogna rendere conto a Dio, deve esserci un esito. Quello che hai accettato è un incarico da parte di Dio, una responsabilità sacra; quindi, più o meno importante che sia questa responsabilità, si tratta di una cosa seria. Quanto seria? Su scala minore, si tratta di capire se sei in grado di acquisire la verità in questa vita e di capire come Dio ti vede. Su scala più ampia è in diretta correlazione con le tue prospettive e il tuo destino, con il tuo esito; se commetti il male e ti opponi a Dio, sarai condannato e punito. Tutto ciò che fai quando svolgi il tuo dovere è registrato da Dio, e Dio ha i Suoi principi e i Suoi criteri per valutarlo e classificarlo; Dio determina il tuo esito in base a tutto ciò che manifesti mentre svolgi il tuo dovere. È una questione seria? Lo è davvero! Quindi, se ti viene assegnato un compito, sei tu da solo a gestire la questione? (No.) Quel lavoro non è una cosa che puoi portare a termine da solo, ma richiede effettivamente che tu te ne assuma la responsabilità. La responsabilità è tua; devi portare a termine tu quell’incarico. Questo cosa riguarda? Riguarda la collaborazione, il modo di collaborare nel servizio, di collaborare per svolgere il tuo dovere e per portare a termine il tuo incarico, il modo di collaborare per far sì che tu segua la volontà di Dio. Riguarda queste cose(La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 8 – Vogliono che gli altri si sottomettano solo a loro, non alla verità o a Dio (Parte prima)”). Avvertii un certo timore dopo aver finito di leggere le parole di Dio, soprattutto le seguenti: “Chiunque persegua la fama, il guadagno e il prestigio invece di svolgere adeguatamente il proprio dovere sta giocando con il fuoco e con la propria vita. Chi gioca con il fuoco e con la propria vita può condannare se stesso in qualsiasi momento”. Compresi che aspirare alla fama, al proprio utile e al prestigio era equivalente a giocare col fuoco e con la vita altrui, non considerare tale vita importante. I doveri di cui siamo investiti sono incarichi datici da Dio, sono una questione importantissima. Tuttavia, io interpretavo il mio dovere come uno strumento per ottenere autorità e prestigio; persino dopo aver compreso di non potermi fare carico da solo del lavoro in questione, non avevo preso una decisione ferma e non avevo raccomandato Cheyenne come mia collaboratrice, senza prendere minimamente in considerazione se il lavoro della chiesa ne avrebbe sofferto. Si trattava di una cosa che si opponeva a Dio e Gli peccava contro; non stavo forse giocando col fuoco? Come capogruppo, non solo non ero riuscito a compiere il mio dovere, ma il lavoro aveva persino subito dei ritardi sotto la mia supervisione. Il motivo di questa inadempienza non poteva certo essere ascritto a Dio! Avevo perseguito solo fama, utile, prestigio, avevo stimolato le persone ad ammirarmi e il cammino che avevo intrapreso era quello degli anticristi. Se non mi fossi pentito, non avrei ottenuto un buon esito e una buona destinazione. Quando ebbi compreso questo fatto, capii che il punto di vista a cui mi attenevo ciecamente prima, vale a dire “Anche se non raccomando altri, nella misura in cui non intralcio e non disturbo in maniera inequivocabile, Dio non mi condannerà”, non era in linea con la verità. Sebbene apparentemente sembrasse che fossi immerso nella realizzazione del mio dovere, soffrendo e facendo sacrifici, senza compiere nulla di inequivocabilmente malevolo, tuttavia, al fine di tutelare la mia autorità e il mio prestigio, preferivo ritardare il lavoro, piuttosto che raccomandare Cheyenne. Tutti i miei pensieri erano mirati a come proteggere la mia fama, il mio utile e il mio prestigio: tutti i miei pensieri erano malevoli e condannati da Dio. Dio esamina in profondità i cuori e le menti delle persone. Se non avessi lasciato il cammino malvagio e avessi continuato a perseguire credito e prestigio, alla fine sarei stato semplicemente condannato e punito da Dio.

In seguito, lessi altri due passi delle parole di Dio e vi trovai il cammino della pratica. Dio Onnipotente dice: “Per tutti coloro che svolgono un dovere, indipendentemente da quanto profonda o superficiale sia la loro comprensione della verità, il modo più semplice di praticare l’accesso alla verità realtà è pensare agli interessi della casa di Dio in ogni cosa e abbandonare i propri desideri egoistici, gli intenti personali, le proprie motivazioni, l’orgoglio e il prestigio. Mettere gli interessi della casa di Dio al primo posto è il minimo che si dovrebbe fare. Se un individuo che svolge un dovere non sa fare neppure questo, allora come si può affermare che lo sta svolgendo? Quello non è svolgere il proprio dovere. Per prima cosa dovresti pensare agli interessi della casa di Dio, tenere in considerazione le Sue intenzioni e il lavoro della chiesa. Metti queste cose di fronte a tutto; soltanto in seguito puoi pensare alla stabilità del tuo prestigio o a come gli altri ti considerano. Non trovi che sia un po’ più facile dividere tutto in due passaggi e accettare qualche compromesso? Praticando così per un po’, arriverai a sentire che soddisfare Dio non è poi così difficile. Inoltre, dovresti essere in grado di ottemperare alle tue responsabilità, adempiere ai tuoi obblighi, assolvere il tuo dovere e mettere da parte i tuoi desideri egoistici, i tuoi intenti e le tue motivazioni; dovresti mostrare considerazione per le intenzioni di Dio e porre al primo posto gli interessi della Sua casa, il lavoro della chiesa e il dovere che devi assolvere. Dopo aver sperimentato ciò per qualche tempo, capirai che questo è un buon modo di comportarsi. È vivere in maniera retta e onesta e non essere una persona abietta e vile; è vivere giustamente e onorevolmente anziché essere spregevole, abietto e un buono a nulla. Ti renderai conto che è così che una persona dovrebbe agire e che quella è l’immagine che dovrebbe vivere. Il desiderio di soddisfare i tuoi interessi si affievolirà a poco a poco(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Libertà e liberazione si possono guadagnare solo liberandosi della propria indole corrotta”). “In qualità di leader o di lavoratore, se ti ritieni sempre al di sopra degli altri e ti diletti nel tuo dovere come se fosse un incarico governativo, crogiolandoti sempre nei vantaggi del tuo prestigio, facendo costantemente i tuoi piani personali, sempre avendo considerazione e godendo della tua fama, del tuo guadagno e del tuo prestigio, conducendo sempre una tua operazione personale e cercando di ottenere un prestigio più elevato, di gestire e controllare un maggior numero di persone e di estendere la portata del tuo potere, questo è un problema. È molto pericoloso trattare un dovere importante come un’occasione per godere della tua posizione, come se fossi un funzionario governativo. Se ti comporti sempre in questo modo, se non vuoi collaborare con gli altri, se non vuoi disperdere il tuo potere né condividerlo con nessuno, se non vuoi che qualcun altro ti metta in ombra, che ti rubi le luci della ribalta, se vuoi goderti il potere da solo, allora sei un anticristo. Se invece cerchi spesso la verità, se pratichi ribellandoti alla tua carne, alle tue motivazioni e alle tue idee, e se sei in grado di prenderti la responsabilità di collaborare con gli altri, se apri il tuo cuore per consultare gli altri e ricercare con loro, se ascolti attentamente le loro idee e i loro suggerimenti e accetti i consigli che sono corretti e in linea con la verità, indipendentemente da chi provengano, allora stai praticando in modo saggio e corretto e sei capace di evitare di intraprendere la strada sbagliata, e questa è per te una protezione(La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 8 – Vogliono che gli altri si sottomettano solo a loro, non alla verità o a Dio (Parte prima)”). In qualità di credente in Dio, pur essendomi nutrito di così tante parole di Dio, non ero in grado di tutelare gli interessi della chiesa nell’assolvere al mio dovere, ma parlavo e agivo dappertutto in nome dei miei soli desideri egoistici, del credito e del prestigio: mi mancavano veramente coscienza e ragione, ero indegno di svolgere il mio dovere nella chiesa. Nella casa di Dio, regna la verità, regna la giustizia; chiunque possieda levatura e abilità e senta il fardello del lavoro della chiesa, costui deve essere raccomandato e gli si deve chiedere di assumersi il lavoro appropriato nella chiesa. Raccomandando gli altri, compare una persona in più a fare il lavoro della chiesa, il che è utile all’evoluzione del lavoro e a quella dei fratelli e delle sorelle. Se si aspira in maniera avida ai benefici del prestigio e si desidera monopolizzare l’autorità solo per noi stessi, nutrendo la volontà di porci al di sopra degli altri e avere l’ultima parola, restii a collaborare con altri, ci si troverà infine lungo il cammino di un anticristo. Ma se si ha un collaboratore e nel processo lavorativo si può discutere, imparare l’uno dall’altro e controllarsi a vicenda, si è in grado di evitare che una sola persona monopolizzi l’autorità, evitare di ritrovarsi lungo il cammino degli anticristi: tale raggiungimento diviene una sorta di scudo invisibile per chi lo consegua. Nel fare queste riflessioni, realizzai che raccomandare talenti non solo avrebbe giovato al lavoro della chiesa, ma avrebbe anche aiutato me. Compreso questo, inviai un messaggio al leader e raccomandai Cheyenne, il leader acconsentì alla collaborazione tra me e lei. Il mio cuore, allora, trovò un gran sollievo e si sentì veramente meglio. A partire da allora, discussi il lavoro con Cheyenne, condividemmo le responsabilità e, a poco a poco, migliorarono anche i risultati nella formazione delle persone. Tramite quest’esperienza, cominciai lentamente a capire quanto viene detto nelle parole di Dio: “Se raccomandi una persona valida e le permetti di ricevere addestramento e di svolgere un dovere, aggiungendo così una persona di talento nella casa di Dio, questo non renderà il tuo lavoro più facile? Allora non avrai mostrato fedeltà nel tuo dovere? Quella è una buona azione davanti a Dio; è il minimo di coscienza e di ragione che chi è al servizio come leader dovrebbe possedere(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Libertà e liberazione si possono guadagnare solo liberandosi della propria indole corrotta”). Dalle parole di Dio, vidi che raccomandare altri non avrebbe influenzato negativamente i miei interessi e che consisteva nel praticare la verità e nel preparare buone azioni. È una cosa utile, sia per me che per il lavoro della chiesa. Fare pratica in questo senso mi fa sentire meglio. Grazie Dio!

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