68. Come trattare la gentilezza dei genitori

di Jian Xi, Cina

Da bambina ero di costituzione debole e mi ammalavo spesso. A volte i miei genitori mi portavano di corsa in clinica nel cuore della notte. Bussavano alla porta di casa del medico a notte fonda e, per quanto brutto fosse il suo tono o cattivo il suo atteggiamento, i miei genitori erano sempre disposti a sopportarlo. Tutto perché io potessi ricevere cure tempestive. Temevano che le mie condizioni peggiorassero, quindi rimanevano la notte per prendersi cura di me. Poi, crescendo, quando vedevo i miei genitori esausti ogni giorno dopo il lavoro, mi dispiaceva per loro. Ma loro mi dicevano sempre: “Dobbiamo guadagnare di più per darti una vita migliore e per avere i soldi per comprarti ciò che ti piace”. Ho considerato che i miei genitori avevano fatto così tanto per me ed ero decisa a mostrare loro devozione e a non lasciarli stancare troppo. Quando i miei genitori andavano a lavorare, pulivo la casa, e ho imparato a fare il bucato e a cucinare. Ogni volta che i miei genitori tornavano a casa e vedevano che tutto era in ordine, dicevano con voce molto soddisfatta: “Non abbiamo cresciuto questa figlia invano!” Queste parole mi rendevano molto felice. Ritenevo che valesse davvero la pena rendere le cose un po’ più facili ai miei genitori e concedere loro un po’ più di tempo per riposare.

In seguito, tutti e tre abbiamo iniziato a credere in Dio e io mi sono trasferita altrove per svolgere il mio dovere. Mia madre mi sosteneva molto nel’assolvimento del mio dovere e anche mio padre, sebbene non altrettanto contento al riguardo, rispettava la mia scelta. In seguito, le circostanze sono peggiorate sempre più e molti fratelli e sorelle sono stati arrestati mentre svolgevano i loro doveri. Una volta sono tornata a casa e mio padre mi ha detto ansioso: “Ti abbiamo cresciuta per così tanti anni e non ti abbiamo mai chiesto un futuro troppo brillante; vogliamo solo che tu rimanga al nostro fianco. Ma tu te ne sei andata di casa per svolgere il tuo dovere e di solito non possiamo vederti quando vogliamo. Ora le circostanze sono piuttosto avverse; se ti arrestano in strada, cosa potrò fare io? Cosa ne sarà del tuo futuro?” Le parole di mio padre mi hanno molto sorpresa. Come poteva dire una cosa del genere? Se avessi rinunciato a svolgere i miei doveri per paura di essere arrestata, non avrei forse tradito Dio e non sarei diventata una disertrice? Ho detto a mio padre in tono grave: “Papà, non dovresti impedirmi di svolgere il mio dovere. Ora sono cresciuta, e andarmene di casa per svolgere il mio dovere è una scelta che ho fatto dopo un’attenta riflessione. Dovresti sostenermi!” Lui, molto arrabbiato, ha detto: “Ti ho cresciuta per tutti questi anni e tu te ne vai così. Ora mi è chiaro, direi. Ho allevato una miserabile ingrata!” Queste parole mi hanno molto addolorata e non sono riuscita a trattenere le lacrime. Ho pensato a quando da bambina mi ammalavo e mio padre mi teneva in braccio tutta la notte senza chiudere occhio, solo per prendersi cura di me, e a come i miei genitori lavoravano duramente per guadagnare soldi e fornirmi una buona vita. Invece ora non solo non ero loro devota, ma non potevo nemmeno far loro compagnia. Non avevo affatto adempiuto ai miei obblighi di figlia. Guardando mio padre voltarsi e andarsene arrabbiato, mi sono sentita in colpa; volevo stare con i miei genitori e passare più tempo con loro. Ma in quel momento ho pensato a Dio. Quando non credevo in Dio, spesso mi sentivo vuota dentro e non sapevo perché esistevo in questo mondo. Dopo aver iniziato a credere in Dio, leggendo le Sue parole sono arrivata a capire che è Dio che ha creato gli esseri umani e che mi ha donato questo respiro. Ho una mia missione in questo mondo. Solo allora ho trovato il valore della mia esistenza e non mi sono più sentita vuota e persa. Avendo goduto di un amore così grande da parte di Dio, non potevo essere priva di coscienza e rinunciare a svolgere il mio dovere. A quel punto ho acquisito la forza di ribellarmi alla mia carne e sono uscita per continuare a svolgere il mio dovere.

Nel 2019, una volta sono stata arrestata mentre svolgevo il mio dovere. Durante l’interrogatorio, i poliziotti hanno portato mio zio al centro di detenzione e hanno dichiarato che era il mio padre biologico. Mi hanno detto di spiegare senza indugio la situazione della chiesa, in modo che potessi tornare a casa e riunirmi ai miei genitori naturali. Non ho detto nulla. Alla fine mio zio ha pagato una cauzione per farmi rilasciare. La polizia sospettava che io seguissi i miei genitori nel credere in Dio e non mi ha permesso di tornare a casa o contattarli. Hanno solo permesso a mio zio di portarmi in un altro posto. Poiché mio zio mi aveva pagato la cauzione, la polizia lo chiamava per minacciarlo quasi ogni giorno. Lui credeva alle voci che sentiva dal Partito Comunista e cercava di impedirmi di credere in Dio. Diceva: “Sei un’adulta, dovresti sapere cosa è meglio. Io e tua madre, così come i tuoi genitori adottivi, non possiamo sopportare di essere tormentati in questo modo. Per via della tua fede in Dio, la polizia ci chiama ogni giorno per vessarci. Sono già così vecchio. Quando la polizia mi ha rimproverato, con grande vergogna ho messo una buona parola per te. Sai quanto è difficile questo per me?” Vedere il mio padre biologico e i miei genitori adottivi coinvolti nelle mie faccende mi ha molto addolorata. In antichità si diceva: “La devozione filiale è una virtù da considerare superiore a ogni altra”. Essere devoti verso i genitori e farli preoccupare meno è qualcosa che tutti i figli dovrebbero fare. I miei genitori adottivi mi hanno cresciuta per tutti questi anni e i miei genitori biologici sono stati ricattati perché pagassero 140.000 yuan alla polizia come mia cauzione. Mi sentivo così in colpa. Prima svolgevo i miei doveri e non potevo essere al loro fianco per prendermi cura di loro, e ora ero stata arrestata per la mia fede in Dio, coinvolgendoli nella mia sofferenza. Non ho fatto nulla di ciò che i figli dovrebbero fare; li ho solo caricati di fardelli. Più ci pensavo, più mi sentivo male, e mi sono persino detta: “È vero che i miei problemi familiari spariranno solo se smetto di credere in Dio? È vero che solo se morissi la polizia smetterebbe di sorvegliare strettamente la mia famiglia e i miei genitori non verrebbero più vessati e umiliati?” In quel momento mi sentivo estremamente oppressa. Sapevo di aver sviluppato il pensiero di tradire Dio e mi ritenevo in debito con Lui, ma appena pensavo a come i miei genitori adottivi e biologici erano stati coinvolti nei miei problemi mi riempivo di sensi di colpa. Subivo le due forze opposte e non riuscivo mai a stare tranquilla.

In quel periodo, mio zio e mia zia mi hanno costretta a iniziare a lavorare per impedirmi di credere in Dio. Mi hanno anche fatta sorvegliare dai miei colleghi e se solo tornavo a casa in ritardo mi interrogavano: “Dov’eri? Con chi eri?” Mia zia si è persino inginocchiata e ha implorato, rifiutandosi anche di mangiare, per farmi pressione affinché smettessi di credere in Dio. Di fronte a simili circostanze, ero sull’orlo di un crollo psicologico. Mi pareva di non avere nessuna libertà e soprattutto nessun diritto personale in quella casa. Mi sentivo come se mi stessero stringendo la gola e mi mancava il respiro. Volevo oppormi e discutere con loro: “Perché mi trattate così solo per la mia fede in Dio?” Ma non appena ho considerato che erano stati coinvolti in quel problema a causa mia e che avevano dovuto pagare così tanti soldi, l’opposizione nel mio cuore è scomparsa. Ho pensato invece che ero io a mancare di devozione, che non avevano altra scelta che trattarmi così e che i genitori hanno sempre ragione. Soprattutto quando pensavo a come negli ultimi anni non ero stata al fianco dei miei genitori per far loro compagnia e mostrare devozione filiale, mi pareva ancora di più di averli delusi. In quel periodo ho fatto di tutto per recuperare ciò che dovevo ai miei genitori. Ho comprato loro prodotti sanitari, mi sono occupata di tutte le faccende domestiche e ho fatto tutto il possibile per lavorare e guadagnare. Sopportavo volentieri l’avversità di fare gli straordinari fino a tarda notte tutti i giorni. Volevo solo guadagnare più denaro e aumentare il loro comfort. Senza rendermene conto, mi sono allontanata da Dio sempre più.

Dopo un certo periodo di tempo, gli agenti mi hanno chiamata per dirmi che sarebbero venuti a portarmi via e che volevano avere notizie sulla situazione della chiesa. Sapevo che, se avessi continuato a rimanere a casa, c’era la possibilità che mi arrestassero, ma ho considerato anche che, se me ne fossi andata, chissà quando sarei potuta tornare. Inoltre, se la polizia non mi avesse trovata, avrebbe portato via al posto mio i miei genitori e i miei zii? Se fosse davvero andata così, quanto sarei stata priva di devozione. Non riuscivo a pensare ad altro che alle parole dei miei genitori: mia zia voleva che rimanessi al suo fianco e desiderava avere una buona famiglia. Mio zio diceva che ero adulta e ragionevole e che dovevo mostrare considerazione nei loro confronti. Mio padre diceva che voleva che gli dimostrassi devozione filiale e che non voleva crescere una figlia ingrata. In quel momento mi è sembrato che tutto stesse crollando in pezzi. Allora ho pregato Dio: “Dio, poiché la polizia sta per arrestarmi, non posso restare a casa. Ma penso che se me ne andassi sarei priva di devozione e di coscienza. Sto soffrendo molto. Dio, cosa dovrei scegliere? Ti prego, guidami!” Dopo aver pregato, ho pensato a un passo delle parole di Dio: “Se non fosse per la predestinazione e per la guida del Creatore, una vita appena nata in questo mondo non saprebbe dove andare o dove stare, non avrebbe parenti né un luogo d’origine né una vera casa. Tuttavia, grazie alle disposizioni meticolose del Creatore, questa nuova vita possiede un posto dove stare, dei genitori, un luogo d’appartenenza e alcuni parenti, e di lì intraprende il proprio percorso. Durante tutto questo processo, il materializzarsi di questa nuova vita è determinato dai piani del Creatore, e tutto ciò che essa arriverà a possedere le viene concesso da Lui. Da un corpo che galleggia liberamente senza possedere nulla, essa si trasforma pian piano in un essere umano in carne e ossa, visibile e tangibile, in una delle creature di Dio, in grado di pensare, di respirare e di percepire il caldo e il freddo, capace di partecipare a tutte le consuete attività di un essere creato nel mondo materiale, e destinato a subire tutte le cose che un essere umano creato deve sperimentare nella vita. La predestinazione della nascita di una persona da parte del Creatore significa che Egli le concederà tutto il necessario per la sopravvivenza; e il fatto che una persona nasca significa, allo stesso modo, che essa riceverà da Lui tutto il necessario per la sopravvivenza, e che da quel momento in poi vivrà in un’altra forma, fornita dal Creatore e soggetta alla Sua sovranità(La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “Dio Stesso, l’Unico III”). Dalle parole di Dio, ho capito che sono solo un corpo solitario che fluttua libero. È stato Dio a predisporre per me una famiglia e dei genitori; Lui ha deciso tutto questo. Ma non sono nata in questo mondo solamente per godere del calore familiare e mostrare devozione filiale ai miei genitori, ma piuttosto per assumermi la responsabilità e la missione che spetta agli esseri creati. Ora, stavo pensando di rinunciare al mio dovere per soddisfare i miei genitori. Questo non era ciò che Dio voleva vedere. Dio mi aveva fornito tutto; non potevo rinunciare al mio dovere e tradirLo. Dopo di che, me ne sono andata di casa per svolgere il mio dovere.

Di lì a breve ho saputo che la polizia, non potendo arrestare me, aveva preso mio zio. Hanno diffuso l’annuncio che lo avrebbero rilasciato solo al mio ritorno. In quell’istante mi sono sentita un po’ mancare e ho pensato che ero in debito con mio zio. Desideravo ardentemente tornare e farmi prendere al suo posto. Non ero in vena di svolgere il mio dovere e pensavo solo alle voci e ai volti dei miei familiari. Credevo che le loro disgrazie fossero solo colpa mia, soprattutto quando consideravo che mio zio era stato arrestato; non sapevo come l’avrebbe trattato la polizia. Lo avrebbero picchiato? Più ci pensavo, più ero addolorata, e pregavo Dio nel mio cuore: “Dio, oggi mi trovo di fronte a delle circostanze di questo tipo e non so come sperimentarle. Il mio cuore soffre e non ho l’animo per svolgere il mio dovere. Non voglio vivere in questo stato. Dio, cosa dovrei fare? Ti prego di guidarmi, di farmi cambiare questo stato”. Dopo aver pregato, ho letto un passo delle parole di Dio: “Alcune persone abbandonano le loro famiglie perché credono in Dio e svolgono i loro doveri. Diventano note per questo motivo e il governo perquisisce spesso la loro casa, tormenta i loro genitori e li minaccia persino di consegnarle alla polizia. Tutti i vicini parlano di loro dicendo: ‘Questa persona non ha coscienza. Non si prende cura dei genitori anziani. Non solo manca di devozione, ma causa anche tanti problemi ai suoi genitori. È un figlio degenere!’. Queste parole sono in linea con la verità? (No.) Ma non sono tutte considerate giuste agli occhi dei non credenti? Tra i non credenti, si ritiene che questo sia il modo più legittimo e ragionevole di vedere la cosa e che sia in linea con l’etica umana, e in conformità con gli standard di condotta umana. Non importa quanto contenuto sia incluso in questi standard, per esempio come mostrare rispetto filiale ai genitori, come prendersi cura di loro nella vecchiaia e organizzare il loro funerale, o quanto ripagarli, e a prescindere dal fatto che questi standard siano o meno in accordo con la verità: agli occhi dei non credenti sono cose positive, sono energia positiva, sono giusti e sono ritenuti irreprensibili all’interno di ogni gruppo di persone. Tra i non credenti, questi sono gli standard in base ai quali si è tenuti a vivere, e tu devi fare queste cose affinché, in cuor loro, ti considerino una persona sufficientemente buona. Prima di credere in Dio e di comprendere la verità, non credevi forse fermamente anche tu che una simile condotta indicasse una brava persona? (Sì.) Inoltre, anche tu usavi questi parametri per valutarti e frenarti e ti imponevi di essere questo tipo di persona. Se volevi essere una brava persona, di sicuro avrai incluso tutto questo nei tuoi standard di condotta: come essere devoto ai tuoi genitori, come attenuare le loro preoccupazioni, come recare loro onore e vanto e come portare gloria ai tuoi antenati. Questi erano gli standard di condotta nel tuo cuore e la direzione della tua condotta. Tuttavia, dopo aver ascoltato le parole di Dio e i Suoi sermoni, il tuo punto di vista ha iniziato a cambiare e hai capito che devi rinunciare a tutto per assolvere il tuo dovere di essere creato e che Dio richiede alle persone di comportarsi in questo modo. Prima di acquisire la certezza che svolgere il tuo dovere di essere creato fosse la verità, ritenevi di dover essere devoto ai tuoi genitori, ma sentivi anche di dover svolgere il tuo dovere di essere creato e ti sentivi combattuto. Attraverso l’irrigazione e la pastura continua da parte delle parole di Dio, sei arrivato gradualmente a comprendere la verità ed è stato allora che ti sei reso conto che svolgere il tuo dovere di essere creato è qualcosa di perfettamente naturale e giustificato. Fino a oggi, molti sono stati in grado di accettare la verità e di abbandonare completamente gli standard di condotta derivanti dalle nozioni e dalle fantasie tradizionali dell’uomo. Quando abbandoni del tutto queste cose, non sei più frenato dalle parole di giudizio e di condanna dei non credenti quando segui Dio e svolgi il tuo dovere di essere creato, e puoi liberartene facilmente(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Cos’è la verità realtà?”). Dopo aver letto le parole di Dio, ero molto commossa. Nella maggior parte dei casi giudicavo giusto e sbagliato secondo lo standard della coscienza, ma questo non è in linea con la verità. La mia vita proviene da Dio; è Dio che ha portato la mia anima in questo mondo, ha disposto per me una famiglia e dei genitori, mi ha scelta perché accettassi la Sua salvezza degli ultimi giorni e mi ha dato la possibilità di svolgere il mio dovere di essere creato. Questo è l’amore e la grazia di Dio. E invece io, per via dell’arresto di mio zio da parte della polizia, ho pensato che la mia famiglia affrontasse quell’avversità a causa della mia fede in Dio, e volevo abbandonare il mio dovere e tradirLo. Quanto ero stupida! Tutto ciò che la mia famiglia ha subito fino a oggi è stato causato dal demone, il Partito Comunista. Esso si è opposto a Dio e ha perseguitato i cristiani, ha vessato la mia famiglia e arrestato mio zio, e non ha permesso ai miei genitori di trascorrere un solo giorno in pace. Il Partito Comunista era il vero colpevole! Ma io non odiavo il Partito Comunista e pensavo che fosse stata la mia fede in Dio a mettere nei guai la mia famiglia. Non sapevo davvero distinguere tra giusto e sbagliato. Ora, invece, capivo che era perfettamente naturale e giustificato che seguissi Dio e svolgessi il mio dovere. Queste sono la coscienza e la ragione che le persone dovrebbero avere! Ho pensato a un altro passo delle parole di Dio: “Quanto un individuo debba soffrire e quanto debba percorrere il suo cammino è stabilito da Dio, e nessuno può davvero aiutare qualcun altro(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Il cammino… (6)”). Che si creda in Dio o meno, la vita di tutti è nelle mani di Dio ed è controllata e governata da Lui. Dio ha predeterminato quanta sofferenza spetta a ognuno e noi non possiamo cambiarlo. Anche i miei genitori e i miei genitori adottivi sono nelle mani di Dio; dovrei metterli nelle Sue mani. Poi ho pregato silenziosamente Dio, disposta ad affidare tutto a Lui e a sottomettermi alle Sue disposizioni. Dopodiché, mi sono lanciata nell’assolvimento del mio dovere.

In seguito, ho letto un passo delle parole di Dio che mi ha fatto capire meglio il mio stato. Dio Onnipotente dice: “A causa del condizionamento della loro cultura tradizionale, nelle nozioni tradizionali del popolo cinese si ritiene che si debba osservare la devozione filiale verso i propri genitori. Chi non osserva la devozione filiale non è un figlio devoto. Queste idee sono state inculcate nelle persone fin dall’infanzia e vengono insegnate praticamente in ogni famiglia, così come in ogni scuola e nella società in generale. Quando la testa di una persona è stata riempita di queste cose, lei pensa: ‘La devozione filiale è la cosa più importante in assoluto. Se non la osservassi, non sarei una brava persona, non sarei un figlio devoto e verrei denunciato dalla società. Sarei una persona priva di coscienza’. È una visione corretta? Le persone hanno visto così tante delle verità espresse da Dio: Egli ha forse preteso che si mostrasse devozione filiale verso i propri genitori? Questa è forse una delle verità che i credenti in Dio devono capire? No, non lo è. Dio ha solo condiviso su alcuni principi. Qual è il principio a cui le parole di Dio richiedono di attenersi nel trattare gli altri? Amare ciò che Dio ama e odiare ciò che Dio odia: questo è il principio a cui ci si deve attenere. Dio ama coloro che perseguono la verità e che sono in grado di fare la Sua volontà; queste sono anche le persone che dovremmo amare. Coloro che non sono in grado di fare la volontà di Dio, che Lo odiano e si ribellano a Lui, simili persone sono detestate da Dio, e anche noi dovremmo detestarle. Questo è ciò che Dio chiede all’uomo. Se i tuoi genitori non credono in Dio, se sanno benissimo che la fede in Dio è il giusto cammino in grado di condurre alla salvezza eppure rimangono chiusi, allora non vi è alcun dubbio che siano persone che provano avversione e odio per la verità, e non vi è alcun dubbio che sono coloro che si oppongono a Dio e Lo odiano; e Dio naturalmente li odia e li aborrisce. Potresti aborrire genitori di questo tipo? Si oppongono a Dio e Lo insultano: in questo caso, sono sicuramente demoni e Satana. Anche tu sapresti odiarli e maledirli? Sono tutte domande reali. Se i tuoi genitori ti impediscono di credere in Dio, in che modo dovresti trattarli? Come richiesto da Dio, dovresti amare ciò che Dio ama, e odiare ciò che Dio odia. Durante l’Età della Grazia, il Signore Gesù disse: ‘Chi è Mia madre, e chi sono i Miei fratelli?’ ‘Poiché chiunque avrà seguito la volontà del Padre Mio che è ne’ cieli, esso Mi è fratello e sorella e madre’. Queste parole esistevano già nell’Età della Grazia, e oggi le parole di Dio sono ancora più chiare: ‘Ama ciò che Dio ama, odia ciò che Dio odia’. Queste parole vanno dritte al punto, eppure spesso le persone sono incapaci di comprenderne il vero significato. Se un individuo è qualcuno che nega Dio e Gli si oppone, che è maledetto da Dio, ma si tratta di un tuo genitore o parente e, per quanto tu ne sappia, non è un individuo malevolo e ti tratta bene, allora potresti essere incapace di odiarlo, e potresti persino rimanere in stretto contatto con lui, lasciando invariato il vostro rapporto. Sapere che Dio odia persone di questo tipo ti infastidirà, ma non sarai in grado di stare dalla parte di Dio e respingerla spietatamente. Sei costantemente limitato dai sentimenti, e non riesci a lasciar del tutto andare quella persona. Qual è la ragione? Questo accade perché i tuoi sentimenti sono troppo forti e ti impediscono di praticare la verità. Quella persona è buona con te, quindi non puoi arrivare a odiarla. Potresti riuscirci solo se ti facesse del male. Questo odio sarebbe in linea con le verità principi? Inoltre, sei schiavo delle nozioni tradizionali e pensi che, quando si tratta di un genitore o di un parente, se lo odiassi, saresti disprezzato dalla società e oltraggiato dall’opinione pubblica, e condannato in quanto manchi di devozione verso i tuoi genitori, privo di coscienza e disumano. Pensi che subiresti la condanna e la punizione divina. Anche se vuoi odiare quella persona, la tua coscienza non te lo permette. Perché la tua coscienza si comporta così? Perché una determinata mentalità ti è stata inculcata sin dall’infanzia, attraverso il tuo retaggio familiare, l’educazione impartita dai tuoi genitori e l’indottrinamento da parte della cultura tradizionale. Questa mentalità è radicata molto profondamente nel tuo cuore, e ti porta a credere erroneamente che la pietà filiale sia perfettamente naturale e giustificata e che qualunque cosa venga ereditata dai tuoi antenati sia sempre positiva. L’hai appresa nei primissimi anni di vita e resta quella dominante, costituisce un’enorme pietra d’inciampo e un disturbo alla tua fede e all’accettazione della verità, e ti rende incapace di mettere in pratica le parole di Dio, e di amare ciò che Dio ama e odiare ciò che Dio odia(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Soltanto riconoscendo le proprie idee fuorviate ci si può realmente trasformare”). Dalle parole di Dio, ho capito che Satana usava ogni tipo di mezzo per corrompere le persone. Per esempio, la guida dei nostri genitori, l’istruzione delle nostre scuole e le opinioni delle persone che ci circondano ci hanno fatto credere che, poiché i nostri genitori ci hanno cresciuti, dobbiamo ripagare la loro gentilezza, e che questo significa avere umanità e coscienza. Altrimenti, saremmo privi di coscienza e di devozione e gli altri ci sdegnerebbero. Fin da piccola, sono state inculcate in me queste idee e opinioni, come “La devozione filiale è una virtù da considerare superiore a ogni altra”, “I genitori hanno sempre ragione”, “Mostrare devozione filiale verso i genitori è perfettamente naturale e giustificato”. Poiché avevo dentro di me queste idee e opinioni tradizionali, quando me ne sono andata di casa per svolgere il mio dovere e non ho potuto prendermi cura dei miei genitori, ho provato rimorso e senso di colpa. Non ero in vena di svolgere il mio dovere e mi sono pentita di essermene andata per farlo. Quando ho visto mio zio spendere 140.000 yuan per farmi rilasciare e quando ho saputo che era stato vessato e arrestato dalla polizia, ho pensato che la mia famiglia era stata coinvolta in quei problemi solo perché io credevo in Dio, e volevo rinunciare a svolgere il mio dovere e tradire Dio, arrivando a desiderare di togliermi la vita. Mio zio e mia zia controllavano la mia libertà e sorvegliavano i miei spostamenti per impedirmi di credere in Dio. Mia zia si è persino inginocchiata e ha smesso di mangiare per costringermi a rinunciare alla fede in Dio. Soffrivo molto e mi sentivo estremamente oppressa. Ma non osavo e non volevo oppormi a loro. Ero convinta che “i genitori hanno sempre ragione” e che, in quanto loro figlia, far subire loro simili avversità, al punto da indurre mia zia a inginocchiarsi e a implorarmi, significasse che ero troppo priva di devozione. Anche se all’epoca sapevo che obbedire a loro e non svolgere il mio dovere sarebbe equivalso a tradire Dio e che avrei perso la possibilità di acquisire la verità, non avevo la forza di oppormi a loro. Non ho mai detto che avrei smesso di credere in Dio, ma i miei vari comportamenti per buona parte di quest’anno mostravano che mi ero piegata a Satana e al pensiero tradizionale. Non restavano che trasgressioni e macchie; ho tradito Dio più e più volte. Ora vedevo chiaramente che l’essere devoti verso i genitori, pur essendo una cosa positiva, non era la verità, perché un tale punto di vista mi avrebbe resa priva di principi e persino incapace di distinguere tra bene e male o tra giusto e sbagliato. Mio zio e mia zia hanno cercato di impedirmi di credere in Dio, imprigionandomi subdolamente, e pronunciavano parole blasfeme su di Lui. Hanno persino detto che finché erano in vita, fino al giorno della loro morte, non mi avrebbero permesso di credere in Dio, che se avessi scelto Dio avrei perso la mia famiglia, e che se avessi scelto la famiglia avrei perso Dio. La loro essenza era ostile alla verità e a Dio. Inoltre, il mio padre adottivo mi ha sempre ostacolata, assumendo il ruolo negativo di lacchè di Satana. Avrei dovuto discernerli, amando ciò che Dio ama e odiando ciò che Egli odia. Ma ero convinta che “la devozione filiale è una virtù da considerare superiore a ogni altra” e questo pensiero tradizionale mi stava portando a ribellarmi a Dio. Per poco non ho rinunciato a svolgere il mio dovere e non ho tradito Dio. Ora capivo che tutte le idee e i le opinioni che Satana inculcava nelle persone celavano trame astute. Erano fuorvianti e dannose per le persone.

In seguito, ho letto questo passo delle parole di Dio: “Quindi, per quanto riguarda le persone, non importa se i tuoi genitori si sono occupati di te scrupolosamente o se si sono presi molta cura di te: in ogni caso stavano solo adempiendo alla loro responsabilità e ai loro obblighi. Indipendentemente dal motivo per cui ti hanno allevato, era una loro responsabilità: poiché ti hanno messo al mondo, devono assumersi le responsabilità nei tuoi confronti. Alla luce di questo, tutto ciò che i tuoi genitori hanno fatto per te può forse considerarsi amorevolezza? La risposta è no, giusto? (Giusto.) Se le responsabilità che i tuoi genitori si sono assunti nei tuoi confronti non contano come amorevolezza, assumersi delle responsabilità nei confronti di un fiore o di una pianta, annaffiandoli e concimandoli, vale come amorevolezza? (No.) Questo è ancora più distante dall’amorevolezza. I fiori e le piante crescono meglio all’esterno: se sono piantati nel terreno, esposti al vento, al sole e all’acqua piovana, prosperano. Quando sono piantati in un vaso dentro casa, non crescono altrettanto bene che all’esterno; tuttavia, ovunque si trovino, vivono, non è così? Qualunque sia il luogo in cui si trovano, è stato stabilito da Dio. Tu sei una persona vivente e Dio Si assume la responsabilità di ogni vita, mettendola in condizione di sopravvivere e di seguire la legge a cui tutti gli esseri creati si attengono. Ma tu, in quanto persona, vivi nell’ambiente in cui i tuoi genitori ti allevano, quindi dovresti crescere e condurre la tua esistenza in quell’ambiente. Il fatto che tu viva in quell’ambiente è dovuto, su larga scala, a quanto stabilito da Dio; su scala minore, è dovuto al fatto che i tuoi genitori ti allevano, giusto? In ogni caso, allevandoti, i tuoi genitori stanno adempiendo a una responsabilità e a un obbligo. Condurti all’età adulta è un loro obbligo e una loro responsabilità, e non può definirsi amorevolezza. Se non può definirsi amorevolezza, allora non è qualcosa di cui ti spetta godere? (Sì.) È una sorta di diritto di cui dovresti godere. Dovresti essere allevato dai tuoi genitori perché, prima di raggiungere l’età adulta, il ruolo che svolgi è quello di un figlio che viene educato. Pertanto, i tuoi genitori stanno solo adempiendo a una sorta di responsabilità nei tuoi confronti, e tu la stai semplicemente ricevendo, ma ciò che stai ricevendo da loro non sono certo grazia e amorevolezza. Per qualsiasi creatura vivente, mettere al mondo dei figli e prendersi cura di loro, riprodursi e allevare la generazione successiva è una sorta di responsabilità. Per esempio, gli uccelli, le mucche, le pecore e persino le tigri devono prendersi cura della prole dopo averla messa al mondo. Non esistono esseri viventi che non allevino la propria prole. Potranno esserci delle eccezioni, ma non sono molte. È un fenomeno naturale nell’esistenza delle creature viventi, un loro istinto, e non può essere attribuito all’amorevolezza. Stanno solo rispettando una legge che il Creatore ha stabilito per gli animali e per l’umanità. Pertanto, il fatto che i tuoi genitori ti abbiano allevato non può essere classificato come amorevolezza. Alla luce di ciò, si può affermare che i tuoi genitori non sono tuoi creditori. Stanno adempiendo alle loro responsabilità nei tuoi confronti. A prescindere da quanto impegno e da quanto denaro investano per te, non dovrebbero chiederti di ricompensarli, poiché questa è la loro responsabilità di genitori. Dal momento che si tratta di una responsabilità e di un obbligo, dovrebbe essere gratuito e non prevedere nulla in cambio. Allevandoti, i tuoi genitori stavano semplicemente adempiendo alle loro responsabilità e ai loro obblighi, e questo non dovrebbe essere retribuito né costituire una transazione. Quindi non devi approcciarti ai tuoi genitori né gestire il tuo rapporto con loro sulla base dell’idea di ricompensarli(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità I, “Come perseguire la verità (17)”). Dalle parole di Dio ho capito che i genitori non mettono al mondo e crescono i figli e non si prendono meticolosamente cura di loro per gentilezza; si tratta invece della loro responsabilità e del loro obbligo di genitori. Proprio come ha detto Dio: se una persona porta da fuori dei fiori e dell’erba in casa, allora ha la responsabilità di prendersene cura, di annaffiarli e di concimarli; è la sua responsabilità. Un altro esempio sono i gatti, i cani e altri animali simili che si riproducono e si prendono cura dei cuccioli, cosa per loro istintiva. Gli esseri umani fanno lo stesso con i loro figli. Quando un bambino non è ancora adulto, crescerlo e prendersene cura è una responsabilità e un obbligo che tutti i genitori dovrebbero assolvere, e anche un istinto dato alle persone da Dio. I figli non sono in debito con i genitori per questo. Avevo sempre creduto che la cura meticolosa dei miei genitori adottivi fosse una gentilezza che doveva essere ripagata, e che dovessi ripagare mio zio e mia zia per avermi messa al mondo. Ora capivo che questo respiro mi è stato donato da Dio e non dai miei genitori. Se Dio non mi avesse donato questo respiro, anche se i miei genitori mi avessero messa al mondo, sarei stata nulla più che un feto nato morto. I miei genitori mi hanno allevata e si sono presi cura di me, fornendomi un buon ambiente in cui crescere. Questo è ciò che erano tenuti a fare come genitori, e ciò che Dio ha predeterminato e disposto. Inoltre, durante la mia crescita, è stato Dio a prenderSi davvero cura di me e a proteggermi. Proprio come la volta in cui, uscita da scuola, con la mia bicicletta elettrica andavo troppo veloce e non riuscivo a fermarmi, e mi sono ritrovata tra delle lastre di pietra e un grosso camion. In quel momento, il camion avanzava a tutta velocità e anche io non potevo fermarmi. Per tutto il tempo, il mio piede è rimasto incastrato tra il camion e la mia bicicletta, strusciandoci contro senza sosta. Quando la strada si è allargata, la mia bici si è finalmente fermata. È stato davvero angosciante. Al momento, molti avevano le mani sudate e pensavano che sarei certo rimasta gravemente ferita. Anche io credevo che non sarei stata più in grado di camminare con quel piede. Sono rimasta sbalordita nel constatare che non avevo una sola ferita sul corpo. Ho sperimentato in prima persona come Dio Si prende sempre silenziosamente cura di me e mi protegge. Inoltre, quando mio zio e mia zia hanno pagato 140.000 yuan alla polizia per farmi rilasciare, ho pensato che quella fosse la più grande gentilezza che potessi ricevere e che dovessi ripagarli. Ora capivo che, anche se in apparenza erano stati i miei zii a pagare quel denaro, sullo sfondo era Dio che governava e disponeva la sitazione. In quel periodo, i miei zii guadagnavano soldi molto facilmente, così facilmente che persino loro ne erano sorpresi. In realtà, ora che ci penso, se Dio non li avesse benedetti facendoli guadagnare tanto, allora da dove sarebbe arrivato il denaro per la mia cauzione? Ho ricordato che Dio ha detto: “Se qualcuno ci fa del bene, dovremmo accettarlo da Dio, in particolar modo i nostri genitori che ci hanno messi al mondo e allevati; tutto questo è stato predisposto da Dio. Dio detiene sovranità su tutto; l’uomo è solo uno strumento di servizio(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Soltanto riconoscendo le proprie idee fuorviate ci si può realmente trasformare”). In apparenza sono stati i miei genitori a crescermi e i miei zii a pagare per farmi rilasciare. Ma dal punto di vista della verità tutto questo è stato governato e disposto da Dio. Non sono in debito con loro. Non ho bisogno di usare la mia vita per saldare questo debito a spese della mia salvezza. Posso mostrare devozione filiale nei loro confronti, ma solo nei limiti delle mie possibilità. In circostanze e condizioni adeguate, posso tener loro compagnia e mostrare loro devozione filiale. Ma se non sussistono le condizioni non ho bisogno di rimproverarmi. Devo solo svolgere bene i miei doveri. Se rinunciassi a Dio e alla verità per mostrare devozione filiale ai miei genitori, forse la gente mi definirebbe una figlia devota, ma avrei tradito il Creatore, e questa è una grande ribellione e mancanza di umanità! Infatti, in verità ero in debito con Dio, non con i miei genitori. Erano state la cura e la protezione di Dio a permettermi di arrivare a quel giorno; era Lui che dovevo ringraziare di più! Così ho pregato Dio: “Dio, quello che i miei genitori sperimentano e il modo in cui li tratta la polizia è nelle Tue mani ora. Io non posso cambiare nulla e sono disposta a metterli nelle Tue mani. Voglio solo svolgere serenamente il mio dovere di essere creato e sperimentare adeguatamente la Tua opera”.

Da quel momento in poi, mi sono sentita un po’ più a mio agio rispetto alle circostanze che i miei familiari affrontavano, e ho iniziato a riflettere su come svolgere bene il mio dovere. Di lì a breve, mi sono messa in contatto con mia madre. Mi ha scritto una lettera in cui condivideva con me la sua esperienza. Mi ha detto che aver vissuto simili circostanze aveva rafforzato la sua determinazione a perseguire la verità, e di non preoccuparmi di ciò che succedeva a casa e di concentrarmi sul perseguimento della verità e sull’adempimento del mio dovere. Ha anche scritto che la polizia aveva constatato che non ero ancora tornata a casa e aveva capito che trattenere mio zio era inutile, così lo aveva rilasciato. In quel momento ero molto emozionata. Mi sono davvero resa conto che le circostanze che avevo affrontato fino ad allora racchiudevano l’intenzione di Dio e che erano volte a capovolgere la mia visione delle cose e a purificare le impurità dentro di me. Era Dio che Si assumeva la responsabilità della mia vita!

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