67. Vivere un po’ di parvenza umana è senza dubbio fantastico
Dio Onnipotente dice: “Prima della conclusione dei 6.000 anni del Suo piano di gestione, prima che Egli renda manifesta la fine di ogni categoria umana, l’opera di Dio sulla terra è in vista della salvezza, è interamente destinata a rendere del tutto completi coloro che Lo amano e a ricondurli sotto la Sua autorità. Indipendentemente dal modo in cui Dio salva le persone, tutto viene compiuto facendo sì che si distacchino dalla loro vecchia natura satanica; cioè, Dio salva le persone facendo in modo che ricerchino la vita. Se non ricercano la vita, non avranno nessuna possibilità di accettare la salvezza di Dio. […] In passato, i Suoi strumenti di salvezza consistettero nel mostrare il più grande amore e la più profonda compassione, al punto da consegnare tutto Se Stesso a Satana in cambio dell’intero genere umano. Oggi non è affatto come in passato: oggi, la vostra salvezza avviene al tempo degli ultimi giorni, durante la classificazione di ciascuno a seconda del proprio genere; gli strumenti della vostra salvezza non sono amore e compassione, bensì castigo e giudizio, così che l’uomo possa essere salvato più radicalmente. Così, tutto ciò che ricevete è castigo, giudizio e una punizione spietata, ma sappiate che in questo non c’è la benché minima punizione, sappiate che, per quanto aspre siano le Mie parole, ciò che vi colpisce sono quelle poche che a voi sembrano pronunciate in modo del tutto spietato, e sappiate che, per quanto grande sia la Mia ira, ciò che ricade su di voi non sono che parole di insegnamento, e non c’è in Me alcuna intenzione di farvi del male, né di mettervi a morte. Non è un dato di fatto? Sappiate che oggi, sia che si tratti di giudizio giusto, sia che si tratti di raffinamento e castigo spietati, tutto è per la vostra salvezza. Indipendentemente dal fatto che oggi ci sia la classificazione di ciascuno a seconda del tipo di persona che è, o l’evidenziazione delle categorie dell’uomo, tutte le affermazioni e l’opera di Dio hanno come unico fine la salvezza di coloro che Lo amano veramente. Il giudizio giusto ha come scopo la purificazione dell’uomo, lo spietato raffinamento avviene al fine di mondare l’uomo, le parole aspre o il castigo hanno come unico fine quello di mondare l’uomo e di condurlo alla salvezza” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Dovreste mettere da parte i benefici della posizione e comprendere la volontà di Dio di dare la salvezza all’uomo”). Una volta ero convinta che Dio dimostrasse il Suo amore concedendo grazia e benedizioni alle persone. Non capivo perché Dio dicesse che anche il Suo giudizio e il Suo castigo erano amore. Ma poi sono stata giudicata, smascherata, trattata e affinata dalle parole di Dio, e ho ottenuto una certa comprensione della mia natura satanica, arrogante e presuntuosa. Sono diventata meno insolente, e capace di pregare consapevolmente Dio e ricercare la verità di fronte a un problema; ho anche acquisito la capacità di ascoltare i suggerimenti degli altri e di vivere un po’ di umana sembianza. È così che ho sperimentato veramente che il giudizio e il castigo di Dio sono la Sua salvezza per l’umanità, e il più sincero tipo di amore.
Lo scorso anno, la chiesa si stava preparando a girare un film, e i fratelli e le sorelle hanno proposto me per il ruolo di regista. Ricordo quando ho iniziato a svolgere quel dovere, mi sentivo un po’ nervosa, ma ho pregato Dio tutto il tempo e i miei nervi si sono pian piano calmati e io sono riuscita a rompere il ghiaccio. Ho studiato tanto, imparando come girare un film, e sono gradualmente giunta a fare mie alcune di quelle abilità. E poi, i fratelli e le sorelle hanno continuato ad adottare le mie idee. Quando hanno visto quello che ho girato, a tutti è piaciuto molto. Il capo ha anche detto che ero tagliata per fare la regista. La cosa mi ha reso felicissima e ho pensato: “Con un altro po’ di esercizio acquisirò abilità, non c’è dubbio”. Di lì in poi, quando lavoravo con i fratelli e le sorelle, non ero modesta come una volta, ma parlavo con sicurezza e tenevo la testa ben alta. Inoltre, volevo avere l’ultima parola in tutto e non tenevo conto di nessun altro. Non appena qualcuno metteva in discussione la mia idea o ne suggeriva una diversa, io ero irremovibile, impaziente e lo trattavo con superiorità. Sentivo di essere superiore agli altri sotto ogni aspetto e avrebbero dovuto fare quello che dicevo e basta, invece di fare tante storie. Inoltre, ai miei occhi, le cose di cui parlavano erano insignificanti, non meritavano nemmeno di essere discusse. Quindi chiedevo sempre: “È una questione di principio?” per metterli a tacere. Una volta, sorella Zhang, la protagonista, mi aveva chiesto di dare uno sguardo ai costumi che aveva scelto. Ho pensato: “Come fai ad avere un gusto così pessimo?” Gliene ho fatti scegliere di completamente nuovi. Ho scartato molti dei costumi che aveva scelto. Ero pervasa da questa idea di essere la regista, quindi credevo di avere ragione io e che loro dovessero ascoltarmi. I fratelli e le sorelle alla fine si sentivano limitati da me e non volevano più avanzare suggerimenti. In realtà, mi sentivo male quando me ne rendevo conto, ma poi pensavo: “Lo faccio solo per il nostro lavoro e non posso che avere ragione”. Perciò, non vi davo molto peso. In quel periodo, il mio capo mi ha offerto una condivisione e mi ha messa a nudo, dicendo che ero troppo arrogante e che mi piaceva controllare le persone, e mi ha avvisata di non concentrarmi sugli altri, ma di riflettere su me stessa e praticare la verità per risolvere i miei problemi. All’epoca, però, non comprendevo affatto la mia natura. Sentivo di essere davvero responsabile nel mio lavoro. Continuavo a vivere in quello stato di ribellione e ostinatezza e non ero più in grado di lavorare bene con i fratelli e le sorelle. Il tempo passava e nel nostro lavoro continuavano a spuntare fuori problemi che ci impedivano di procedere.
Sono venuta a sapere che un capogruppo di mia conoscenza era stato rimosso poiché, a causa della sua arroganza, ritardava il lavoro e limitava i fratelli e le sorelle, incapace di accettare la verità. Questo mi ha fatto provare un certo timore. Sapevo che da un po’ mi comportavo proprio come quel capogruppo. Ho immaginato che Dio mi stesse avvertendo, pertanto ho deciso che non potevo continuare a comandare tutti a bacchetta in quel modo. Al contrario, dovevo controllarmi, parlare in maniera più gentile e fare del mio meglio per comunicare e discutere del mio lavoro con gli altri. Ma ancora non comprendevo affatto la mia natura, quindi non cercavo la verità per risolverla.
Dopo un po’, siccome il lavoro della nostra squadra procedeva molto a rilento, il capo ha stabilito che sorella Liu lavorasse con me. All’inizio, non riuscivo proprio ad accettarlo. Pensavo che il capo dubitasse della mia capacità però, siccome era già stato stabilito, ho stretto i denti con riluttanza. Nelle discussioni di lavoro, da quel momento in poi, vedevo che il capo chiedeva sempre consigli a sorella Liu. Ero davvero a disagio e sentivo che il capo non aveva grande considerazione di me. Ho iniziato ad avercela con lei. Ma, ancor di più, ero refrattaria verso sorella Liu. Non riuscivo ad accettarla. Pertanto, ogni volta che discutevamo di lavoro, me ne stavo in silenzio accigliata. Una volta, ha individuato alcuni problemi nel lavoro della squadra e ha dato dei suggerimenti che sono piaciuti a tutti i nostri fratelli e sorelle, ma a me non ne andava bene nemmeno uno. Mi rifiutavo di ascoltare qualsiasi suo suggerimento. Quando si chiedeva la mia opinione, reprimevo la rabbia e dicevo: “Non mi interessa”. Il capo allora mi ha trattata, dicendo che non stavo sostenendo il lavoro della casa di Dio. Stavo veramente male e sapevo che, a qualunque costo, non potevo continuare a sfogare la mia frustrazione nel lavoro della casa di Dio. Ma davvero non riuscivo ad accettarlo. Pensavo: “Se ascoltate in continuazione sorella Liu, cosa c’è da discutere?” Continuavo a pensare di avere ragione in tutto quindi, nelle discussioni successive, mi aggrappavo alle mie opinioni ed ero in disaccordo con sorella Liu perfino quando i suoi suggerimenti erano ragionevoli. Pensavo che si stesse mettendo in mostra. C’è stata una volta in cui lei ha proposto un certo attore e io ho tirato fuori ogni tipo di problema relativo a quell’attore e ho scartato la sua proposta. Non avevo proprio voglia di ascoltarla. Volevo essere a capo di tutto il lavoro. Sorella Liu alla fine si sentiva limitata da me e non avanzava più suggerimenti. In quel periodo, poiché vivevo dentro un’indole arrogante e ipocrita e non cercavo la verità, il mio spirito è pian piano precipitato nelle tenebre. Ogni giorno mi sentivo depressa e sembrava che Dio Si stesse nascondendo da me. Nella preghiera, non avevo nulla da dirGli e non capivo fino in fondo le Sue parole quando le leggevo. Avevo la mente vuota e nel mio dovere ero ottusa. Non riuscivo a individuare nessun problema. Vivevo in uno stato di ansia e continuavo a sentire che stava per accadere qualcosa.
Alcuni giorni dopo, la nostra responsabile è venuta da noi per tenere una riunione. Ha messo a nudo la mia indole e ha detto che ero troppo arrogante, che ero dispotica e arbitraria nel mio dovere e avevo davvero turbato il nostro lavoro. Mi ha detto di andare a casa a meditare e a riflettere seriamente su me stessa. Le sue parole mi hanno sconvolta, ma ho pregato Dio con sincerità, dicendo: “Oh Dio, non importa in quale situazione mi trovi, credo che tutto questo sia stato stabilito da Te e sono disposta a sottomettermi”. Quella notte non sono riuscita a dormire per niente. Pensavo che ero una regista da tanto tempo ma, dall’indomani, avrei dovuto andarmene. Non potevo rinunciarci ed ero davvero sconvolta, non riuscivo a trattenere le lacrime. Volevo usare quell’opportunità per meditare e riflettere su me stessa, così da potermi risollevare là dove ero caduta. Una volta a casa, però, non riuscivo a concentrarmi sulle parole di Dio e mi trovavo davvero in grande difficoltà. Non potevo fare altro che presentarmi dinanzi a Lui e invocarLo ripetutamente. Dicevo: “Dio, soffro così tanto. Ti prego, aiutami e proteggi il mio cuore così che io possa comprendere la Tua volontà in questa situazione e conoscere me stessa”. Pregando Dio incessantemente, alla fine sono riuscita a provare un po’ di pace.
Il giorno successivo, alcuni fratelli e sorelle sono venuti a vedere come stessi, per darmi condivisione e aiutarmi, e hanno parlato di alcuni miei problemi. Ricordo che una sorella ha detto: “Diventi arrogante dopo aver conseguito alcuni risultati nel tuo dovere e vuoi avere l’ultima parola in ogni cosa. Sei davvero dispotica e non c’è proprio modo di lavorare con te”. Un altro fratello ha detto: “Nelle discussioni di lavoro, siamo tutti rilassati quando tu non ci sei; appena ti presenti, invece, siamo tutti in tensione, nel timore che bocci tutti i nostri pensieri e idee”. Ogni parola che fuoriusciva dalla loro bocca era come un coltello nel cuore. Mi vergognavo di affrontarli e mi sentivo così male. In tutta la vita, non mi ero mai sentita un tale fallimento come persona. Era così peggiorata che i fratelli e le sorelle non osavano avvicinarsi a me e avevano paura quando mi vedevano. Ho pensato: “Sono ancora una persona per bene? Come ho fatto a essere così insensibile?” Non avevo mai capito che la mia indole arrogante potesse limitare e danneggiare così tanto gli altri. Già sapevo di essere arrogante e il capo me lo ha comunicato spesso, ma non vi avevo mai dato grande peso. Al contrario, pensavo che la mia arroganza fosse dovuta alla mia grande levatura. Chi ha talento e grande levatura, ma non è arrogante? È per questo che non ho mai cercato la verità per risolvere la mia arroganza. Ma, attraverso l’aiuto e la condivisione dei fratelli e delle sorelle, finalmente ho trovato la pace nel cuore e sono riuscita a tranquillizzarmi per riflettere sul mio comportamento.
Mentre riflettevo, ho letto due passi delle parole di Dio, Dio dice: “Se davvero possiedi la verità dentro di te, il cammino che percorri sarà naturalmente la retta via. Senza la verità, è facile commettere il male, e lo commetterai tuo malgrado. Per esempio, se in te ci fossero arroganza e presunzione, ti sarebbe impossibile astenerti dallo sfidare Dio; ti sentiresti costretto a farlo. Non lo faresti intenzionalmente, ma saresti guidato dalla tua indole arrogante e presuntuosa. La tua superbia e il tuo orgoglio ti porterebbero a disprezzare Dio e a considerarLo privo di qualsiasi importanza; ti indurrebbero a esaltare te stesso, a metterti costantemente in mostra e, alla fine, a sederti al Suo posto e a rendere testimonianza per te stesso. A lungo andare, trasformeresti le tue idee, la tua mentalità e le tue nozioni in verità da adorare. Guarda quanto male commettono le persone sotto il dominio della loro natura arrogante e presuntuosa!” (“Solo perseguendo la verità si può conseguire un cambiamento di indole” in “Registrazioni dei discorsi di Cristo degli ultimi giorni”). “L’arroganza è la radice dell’indole corrotta dell’uomo. Più le persone sono arroganti, più tendono a resistere a Dio. Quanto è serio questo problema? Non solo le persone dall’indole arrogante considerano tutti gli altri in una posizione inferiore, ma, quel che è peggio, hanno persino un atteggiamento di sufficienza nei confronti di Dio. Anche se dall’esterno potrebbe sembrare che alcuni credano in Dio e Lo seguano, non Lo trattano affatto come Dio. Sentono sempre di possedere la verità e hanno un’opinione smodata di se stessi. Questa è l’essenza e la radice dell’indole arrogante, e viene da Satana. Il problema dell’arroganza, pertanto, deve essere risolto. Sentirsi migliore di un altro è cosa da poco; il problema cruciale è che un’indole arrogante impedisce di sottomettersi a Dio, al Suo governo e alle Sue disposizioni. Chi ha tale indole si sente sempre portato a competere con Dio per avere potere sugli altri. Questo tipo di persona non riverisce minimamente Dio, e tanto meno Lo ama o si sottomette a Lui” (La condivisione di Dio). Attraverso le parole di Dio, mi sono resa conto che la mia arroganza e presunzione mi portavano a ribellarmi contro Dio e a resisterGli. Poiché avevo svolto il mio dovere di regista, quando ho avuto qualche successo, ho pensato che fosse dovuto al mio duro lavoro personale, che ero migliore degli altri. Ho iniziato a ignorare gli altri e a confidare strenuamente in me stessa, volendo avere l’ultima parola in ogni cosa. Quando nel mio dovere non riuscivo a raggiungere risultati, non riflettevo mai sulla possibilità che il problema fosse mio, ma mi concentravo sui miei fratelli e sorelle. Trattavo e davo lezioni agli altri con fare sufficiente, la mia arroganza e presunzione mi facevano sentire superiore a tutti. Non riuscivo a vedere i punti di forza di nessuno e pensavo che le mie idee fossero le migliori. Bocciavo puntualmente le proposte di tutti ed ero dispotica. Non riuscivo a conoscere me stessa a causa della mia arroganza e presunzione e, perfino dopo essere stata ripetutamente potata e trattata, mi rifiutavo di accettarlo o di riflettere su me stessa. Non avevo alcun desiderio di ricercare. Quando il mio lavoro procedeva a rilento e ormai era chiaro che non riuscivo a gestirlo, mi ostinavo a non voler lavorare con gli altri e non lasciavo che si intromettessero nei miei compiti. Sentivo che ciò avrebbe compromesso la mia autorità e minacciato la mia reputazione e posizione. Volevo avere il controllo totale e volevo avere l’ultima parola. Non stavo percorrendo il cammino della resistenza a Dio? Quando nel suo dovere sorella Liu riscontrava qualche successo che minacciava la mia posizione, sapevo bene che aveva ragione e che le sue proposte avrebbero giovato al lavoro della casa di Dio, ma non volevo accettarlo. Al contrario, ero cavillosa e, quando vedevo che i nostri fratelli e sorelle concordavano con lei, non ce la facevo proprio a sopportarlo e sfogavo la mia frustrazione nel lavoro della chiesa. Il lavoro della casa di Dio ne avrebbe risentito, ma ero disposta ad accettarlo pur di proteggere la mia reputazione e il mio prestigio. Che fine aveva fatto la mia riverenza verso Dio? E la mia coscienza e ragionevolezza? Ho capito che avevo vissuto secondo la mia indole satanica arrogante e presuntuosa, imponendo ai fratelli e alle sorelle i miei pensieri e le mie opinioni come se fossero la verità, costringendo le persone ad ascoltarmi in tutto. Non stavo pretendendo di mettermi allo stesso livello di Dio e di comandare gli altri? Avevo già da tempo violato i decreti amministrativi di Dio: “L’uomo non dovrebbe magnificare né esaltare sé stesso. Dovrebbe invece adorare ed esaltare Dio” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “I dieci decreti amministrativi cui gli eletti di Dio devono obbedire nell’Età del Regno”). Ho finalmente compreso che mi trovavo in una posizione precaria. In apparenza, svolgevo il mio dovere ogni giorno e davo l’impressione di spendermi con fervore, ma in ogni modo stavo rivelando un’indole satanica. Tutte le mie azioni erano contrarie alla verità, stavo disturbando il lavoro della chiesa. Stavo compiendo il male, resistevo a Dio e offendevo la Sua indole! Mi sono chiesta come fossi arrivata a quel punto. Era perché avevo una natura così arrogante e inflessibile. Non accettavo mai la verità, pertanto ho finito per attirare l’ira di Dio su di me. Ho capito che ero stata corrotta da Satana così a fondo che non possedevo la minima realtà della verità. Essere in grado di assumermi un dovere così importante era segno che Dio mi stava innalzando e il successo che riscontravo nel mio dovere era da ricondurre all’opera dello Spirito Santo, non dipendeva affatto dalle mie capacità. Ho compreso che, quando nel mio dovere mi affidavo alla mia natura arrogante, lo Spirito Santo smetteva di operare e io non riuscivo a venire a capo di niente né a risolvere nulla. Nonostante ciò, continuavo a sentire di andare bene. Ero arrogante oltre ogni ragionevolezza, senza un briciolo di autoconsapevolezza. Solo allora ho iniziato a provare disgusto e odio per la mia natura arrogante.
In seguito, ho letto queste parole di Dio: “Tutti voi vivete in un luogo peccaminoso e lascivo; siete tutti lascivi e peccatori. Oggi non solo potete vedere Dio ma, cosa più importante, avete ricevuto il castigo e il giudizio, avete ricevuto la salvezza più profonda, ossia l’amore grandissimo di Dio. Tutte le Sue azioni sono amore vero per voi; Egli non ha alcuna cattiva intenzione. È per i vostri peccati che vi giudica, cosicché esaminiate voi stessi e riceviate questa meravigliosa salvezza. Tutto questo è fatto allo scopo di rendere l’uomo completo. Dal principio alla fine, Dio Si è adoperato al massimo per salvare l’uomo e non è di certo disposto a distruggere completamente gli uomini che ha creato con le Sue Stesse mani. Ora è venuto in mezzo a voi per compiere la Sua opera: non è forse questa una salvezza addirittura più grande? Se vi odiasse, compirebbe forse ancora un’opera di tale grandezza per guidarvi personalmente? Perché dovrebbe soffrire così? Dio non vi odia né ha alcuna cattiva intenzione verso di voi. Dovreste sapere che l’amore di Dio è l’amore più vero. È solo per la disobbedienza della gente che Egli deve salvare le persone attraverso il giudizio; altrimenti, salvarle sarebbe impossibile” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “La verità intrinseca dell’opera di conquista (4)”). Ho letto ripetutamente le parole di Dio. Provavo una tale sensazione di calore ed ero così commossa. Ho capito che, mettendomi a nudo in quel modo, Dio non mi stava condannando o eliminando e non mi stava rendendo le cose difficili di proposito. In realtà, lo stava facendo per la mia salvezza. Ho una natura così arrogante e inflessibile e Dio sapeva di cosa avessi bisogno. Perdendo il mio dovere e venendo potata e trattata dai fratelli e dalle sorelle, sono giunta a conoscere la mia indole arrogante, sono riuscita a riflettere sul cammino che avevo intrapreso e a pentirmi sinceramente dinanzi a Dio, così non mi sarei più ribellata e non avrei più resistito a Lui. Sebbene in quel periodo io abbia sperimentato dolore e negatività, senza quel tipo di giudizio e castigo, il mio cuore intorpidito non si sarebbe potuto svegliare. Non avrei potuto riflettere sul mio comportamento o giungere a conoscere l’indole giusta di Dio. Non mi sarei potuta pentire sinceramente dinanzi a Lui, ma avrei solo continuato a oppormi a Lui, finendo per offendere la Sua indole ed essere punita. Ho finalmente sperimentato di persona che il castigo e la rivelazione delle parole di Dio erano segno della Sua protezione per me e del Suo amore che è sommamente vero. Ero così grata a Dio quando me ne sono resa conto e sentivo che in futuro avrei dovuto perseguire la verità con cuore sincero, così da potermi liberare della mia indole corrotta e vivere presto una parvenza umana.
In seguito, ho continuato a pregare e cercare. Mi chiedevo come potessi smettere di vivere in base alla mia indole arrogante e di resistere a Dio. Mentre cercavo, ho letto queste parole di Dio: “La natura arrogante ti rende testardo. Chi ha questa indole testarda non è forse incline a essere arbitrario e sconsiderato? Come rimedi, allora, alla tua testardaggine? Quando hai un’idea, la esponi e dici che cosa pensi e credi riguardo a tale questione e poi lo comunichi a tutti. Prima di tutto, puoi far luce sul tuo modo di vedere le cose e puoi cercare la verità; questo è il primo passo da compiere per vincere quest’indole testarda. Il secondo passo avviene quando altre persone danno voce a opinioni diverse: a quale pratica puoi ricorrere per evitare di essere testardo? Per prima cosa, devi avere un atteggiamento di umiltà, mettere da parte ciò che credi sia giusto e far sì che tutti comunichino. Anche se pensi che il tuo modo sia giusto, non dovresti continuare a insistervi. Questo è il primissimo tipo di passo avanti; mostra un atteggiamento di ricerca della verità, di negazione di te stesso e di soddisfazione della volontà di Dio. Acquisito questo atteggiamento e, contemporaneamente, non attenendoti alla tua opinione, tu preghi. Poiché non distingui ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, permetti a Dio di rivelare e dire qual è la cosa migliore da fare, la più consona. Mentre tutti si uniscono nella condivisione, lo Spirito Santo porta a ciascuno l’illuminazione” (La condivisione di Dio). Ho trovato un cammino di pratica nelle parole di Dio. Se non volevo vivere nell’arroganza o essere autoritaria nel mio dovere, dovevo avere un cuore che cercava la verità e riveriva Dio. Dovevo cooperare con i fratelli e le sorelle e, quando si fosse verificata una divergenza di opinioni, avrei dovuto essere capace di negare me stessa e mettere da parte il mio ego, pregare Dio e cercare la verità. Solo con questa mentalità sarebbe stato più facile ricevere l’illuminazione dello Spirito Santo e non mi sarei più ribellata a Dio, non Gli avrei resistito, né avrei danneggiato il lavoro della Sua casa perché rimanevo aggrappata alle mie idee personali. Essermi resa conto di tutto ciò è stato come se si fosse accesa una luce nel mio cuore. Ho pregato così: “Dio, d’ora in poi, desidero lavorare in armonia con i fratelli e le sorelle, così che possiamo cercare insieme la verità e svolgere il nostro dovere in conformità con i principi”.
Poco dopo, per il mio dovere mi è stato chiesto di trascrivere qualche riga di calligrafia. Quando l’ho saputo, ho pensato: “Un paio di caratteri di calligrafia non sono nulla. Ho studiato calligrafia, quindi sono piuttosto sicura di me nello svolgere questo dovere”. Ho trascritto un paio di versioni e, dopo averle guardate, sorella Liu ha detto: “Penso che non sia male”. In quel momento, mi sono sentita maldisposta nei suoi confronti e ho pensato: “Lo dici con una tale riluttanza. La mia calligrafia era davvero così brutta? Ho studiato calligrafia, è una cosa in cui sono brava. Non ne so più io di te? Deduco che non hai occhio per questo tipo di cose e stai cavillando di proposito”. Mentre mi scorrevano nella mente quei pensieri, però, all’improvviso mi sono resa conto di essere nel torto. Questo atteggiamento non stava di nuovo mettendo a nudo un’indole corrotta? Senza indugiare, mi sono presentata dinanzi a Dio e ho pregato: “Oh Dio, voglio avere un atteggiamento obbediente, essere una persona che cerca la verità e mette da parte se stessa, voglio dare tutto nello svolgimento del mio dovere”. Ho trascritto un’altra versione con quei pensieri in mente e, quando sorella Liu l’ha vista, ha dato qualche suggerimento in più, chiedendo se potessi renderla più precisa. Diversi fratelli e sorelle, in realtà, hanno detto che andava bene. In base a come ero prima, se pensavo di aver ragione e anche gli altri erano d’accordo con me, non c’era altro da dire e non mi spostavo di un centimetro. Ma, in quel momento, non la vedevo più così. Ho pensato: “I fratelli e le sorelle stanno fornendo diversi punti di vista mentre riflettono sul nostro dovere. Nessuno lo sta facendo per complicare le cose agli altri. E le mie idee non sono necessariamente giuste. In definitiva, dobbiamo decidere quale idea porterà i risultati migliori nel nostro dovere”. Con questo stato d’animo, ho preso l’iniziativa e ho detto: “Che ne dite se redigo un’altra versione, così voi potete decidere quale sia la migliore? Usate quella che vi piace di più, non importa quale”. Mentre scrivevo con quei pensieri in testa, mi sentivo così calma e in pace, e non pensavo affatto alla possibilità di perdere la faccia. Dopo aver terminato, ho chiesto loro di darmi altri pareri e i fratelli e le sorelle mi hanno dato ulteriori suggerimenti. Erano tutte osservazioni valide. In seguito ho sentito che avevo avuto davvero parecchie colpe e che i fratelli e le sorelle avevano tanti punti di forza che io non possedevo. Molte loro idee e proposte compensavano le mie debolezze. Pertanto, attraverso l’aiuto di tutti e compensando a vicenda le debolezze gli uni degli altri, alla fine siamo riusciti meglio a svolgere il nostro dovere. Dopo aver lavorato in questo modo con i fratelli e le sorelle per un po’ di tempo, ho iniziato a sentirmi davvero in pace e molto più vicina a tutti gli altri. Non ero nemmeno più così impudente o altezzosa e arrogante come prima e non ero complicata quando gli altri si avvicinavano a me. Ho, inoltre, scoperto che non era tanto difficile accettare i suggerimenti dei fratelli e delle sorelle e che ero in grado di prendere nel modo giusto quanto mi dicevano riguardo alle mie mancanze. Accadevano cose che non mi piacevano e io mostravo una certa arroganza, però i fratelli e le sorelle mi ricordavano di come ero e io riuscivo a presentarmi immediatamente dinanzi a Dio. Ero disposta a mettere da parte me stessa, cercare la verità e svolgere il mio dovere in conformità con i principi. Dopo aver attraversato tutto ciò, quello che davvero provavo nel cuore era un senso di vera felicità. Ho capito che riuscivo finalmente a mettere in pratica alcune delle parole di Dio, cosa che per me prima era stata tanto difficile. Mettere da parte me stessa e accettare i suggerimenti degli altri è stato davvero difficile, ma ora sono in grado di mettere in pratica un po’ delle parole di Dio. Finalmente riesco a vivere un po’ di parvenza umana. Non sono impudente come prima, non sono così ripugnante agli occhi di Dio e non sto limitando gli altri come facevo in precedenza. Ogni volta che ripenso a tutto ciò, mi sento così grata a Dio. Se Dio non mi avesse trattata e potata, senza il giudizio e le rivelazioni delle Sue parole, non so davvero quanto potrei essere arrogante o corrotta oggi. Quel briciolo di comprensione e di cambiamento che ho raggiunto ora sono da ricondurre interamente al giudizio e al castigo delle parole di Dio.