41. La generosità al posto dell’invidia
Qualche anno fa, quando svolgevo il compito di capo della Chiesa, mi hanno affiancato sorella Xiaojie. Con il tempo, ho visto che era giovane ma di buona levatura, e davvero in gamba. Quando c’era un problema, praticava la verità e tentava di cercarne i princìpi. Io non ero al suo livello per levatura e capacità sul lavoro. La ammiravo molto e sentivo che aveva talento. Una volta, in una riunione tra collaboratori, un leader mi ha chiesto se nella Chiesa ci fosse qualcuno di grande levatura, che perseguiva la verità. Senza esitare, le ho parlato delle qualità di sorella Xiaojie. Poco tempo dopo, il leader l’ha invitata alla riunione dei collaboratori, chiedendole di venire anche a quelle seguenti. A poco a poco, mi sono sentita sempre più contrariata, pensando: “Prima partecipavo io alle riunioni e il leader mi coinvolgeva nel lavoro nella Chiesa. Ora fa venire Xiaojie. Pare che voglia concentrarsi sulla sua formazione. A saperlo prima, non avrei parlato delle sue qualità”. Mi sentivo dimenticata e abbandonata a causa sua. La mia agitazione cresceva e gradualmente mi convincevo che sarebbe stato fantastico se il leader l’avesse trasferita. Se fossimo rimaste separate, non sarei sembrata meno capace e magari sarei stata coinvolta di più. Ma sapevo che Xiaojie non sarebbe stata ritrasferita così presto. Era come se un peso enorme mi premesse sul cuore. Perdipiù, neanche volevo ammetterlo. Mi sono immersa nelle parole di Dio. Le ho lette, memorizzate e analizzate a fondo, in modo da poterla superare nella condivisione sulla verità e farmi valere. Ma le mie motivazioni erano errate. Stavo solo gareggiando con lei per la fama, quindi al mio compito mancava l’opera dello Spirito Santo. Non riuscivo a capire né a risolvere i problemi.
Una volta, due sorelle sono state scelte come diaconi della Chiesa. Temevano di comprendere troppo poche verità per risolvere i problemi pratici degli altri nell’accesso alla vita. Non volevano occuparsene. Alle loro parole, ho pensato: “Devo dimostrarmi all’altezza di sorella Xiaojie. Quali parole di Dio posso condividere per eliminare la loro condizione?” Appena le sorelle hanno finito, ho subito letto loro due passi delle parole di Dio e poi condiviso al riguardo. Ma volevo solo mettermi in mostra ed essere ammirata, non acquietarmi dinanzi a Dio e cercare la verità per trovare l’origine del problema. Ho tenuto una condivisione scialba. Vederle sedute lì, senza un cenno di assenso, è stato davvero imbarazzante. Non sapevo cosa dire. Poi è sorella Xiaojie ha iniziato a parlare di cosa significa svolgere il proprio compito, della propria esperienza e comprensione e della volontà di Dio. Commosse fino alle lacrime, le sorelle hanno accettato l’incarico. I loro sguardi ammirati per Xiaojie mi hanno lasciato l’amaro in bocca. Prima che venisse lei, mi appoggiavano tutti ma, dal suo ingresso nella Chiesa, aveva preso il sopravvento in tutto. Il leader la stimava e i fratelli la ammiravano, mentre io, che ero capo da più tempo, ero un gradino sotto. Cosa avrebbero detto gli altri? Che mi mancava la realtà della verità, che accanto a me lei brillava di più? In quel periodo, praticamente non avevo altro in mente. Mi sentivo come se mi avesse rubato la scena e ho iniziato a invidiarla. A volte speravo che ci fosse un modo di allontanarla dalla nostra Chiesa. Mi scervellavo, ma non mi veniva in mente alcuna soluzione. Sentivo di allontanarmi sempre più da Dio. Il mio spirito precipitava nel buio. Per i fratelli, la mia condivisione sulle parole di Dio non era né illuminante né risolutiva. Svolgevo sempre il mio compito, ma con grande tormento e dolore. In preghiera, ho fatto presente a Dio la mia condizione. Volevo comprendere la Sua volontà e conoscere la mia corruzione.
In seguito, ho letto queste Sue parole: “In quanto capi della Chiesa, dovreste imparare come scoprire e coltivare il talento, e non essere gelosi delle persone talentuose. In tal modo, avrete compiuto in maniera soddisfacente il vostro dovere e avrete fatto fronte alle vostre responsabilità; inoltre, avrete fatto il possibile per essere leali. Alcune persone temono sempre che gli altri rubino loro la scena e le superino, ottenendo riconoscimento mentre loro vengono trascurate. Ciò le induce ad attaccare e a escludere gli altri. Questo non è un esempio di invidia verso le persone più capaci di loro? Un simile comportamento non è egoista e spregevole? Che razza di indole è questa? Un’indole malevola! Spinge a pensare solo a se stessi, a soddisfare soltanto i propri desideri, a non mostrare alcuna considerazione per i doveri degli altri e a pensare solo ai propri interessi anziché a quelli della casa di Dio. Le persone di questo tipo hanno una cattiva indole e Dio non prova alcun amore per loro” (“Consegna il tuo vero cuore a Dio e potrai ottenere la verità” in “Registrazioni dei discorsi di Cristo degli ultimi giorni”). Sono parole che mi hanno davvero fatto male. Rivelavano proprio il mio stato. La sorella aveva levatura e condivideva in modo pratico, era stimata dal leader e apprezzata dagli altri, perciò io la invidiavo e la ostracizzavo. Volevo solo che se ne andasse. Non mi curavo dell’impatto sul lavoro della Chiesa o sugli interessi della casa di Dio. Ho dimostrato solo cattiveria. Sono stata egoista e spregevole. Dov’era la mia normale umanità? Dio poteva non essere disgustato da come svolgevo il mio compito? Avevo perso la guida dello Spirito Santo, cadendo nelle tenebre. Qui si palesava l’indole giusta di Dio. Così, L’ho pregato, chiedendoGli di farmi rinunciare al prestigio, di vivere una normale umanità e collaborare con quella sorella.
Poi, ho letto queste parole: “Se sei davvero capace di rispetto per la volontà di Dio, sarai in grado di trattare equamente gli altri. Se raccomandi qualcuno e quella persona viene educata a un individuo di talento, portando così un altro elemento valido nella casa di Dio, non avrai svolto bene il tuo lavoro? Non sarai stato leale nel compimento del tuo dovere? Questa è una buona azione dinanzi a Dio ed è il tipo di coscienza e di ragionevolezza che le persone dovrebbero possedere” (“Consegna il tuo vero cuore a Dio e potrai ottenere la verità” in “Registrazioni dei discorsi di Cristo degli ultimi giorni”). Ero in preda al rimorso e al senso di colpa. Dio vuole che chi ricerca la verità si elevi e cooperi con Lui. Ero un capo della Chiesa, ma non avevo a cuore i desideri di Dio. Vedere una persona del genere che lavora nella Chiesa non solo mi ha reso scontenta, ma anche invidiosa e preoccupata per il mio prestigio. Non avevo un minimo di coscienza e ragionevolezza. Ero del tutto incapace di fare il capo e odiavo quel mio egoismo. La buona levatura e la capacità di risolvere i problemi con la condivisione erano cose positive per il lavoro della Chiesa e per la vita dei fratelli. Avrei dovuto sostenere quella sorella e imparare dai suoi punti di forza. Collaborare con lei nel nostro compito era l’unico modo di attenersi alla volontà di Dio. Una volta compresa tale volontà, sentivo ancora un po’ di invidia notando l’approvazione degli altri per Xiaojie, ma poi pregavo Dio e rinunciavo a me stessa. Dovevo vivere dinanzi a Lui per svolgere bene il mio compito, smettendo di pensare a chi viene apprezzato. Così, l’invidia si è affievolita. Ho imparato a ricercare e discutere con lei di fronte a un problema, a compensare i miei difetti con le sue qualità, cercando insieme i principi della verità. Mi sentivo molto più libera e a mio agio. Dopo essere cambiata un po’, pensavo che la mia natura invidiosa fosse migliorata. Invece, con mia sorpresa, mi sono imbattuta in un’altra situazione che mostrava quanto fosse radicata la mia natura satanica. Per essere purificata, dovevo passare attraverso il giudizio e il castigo di Dio.
Una volta, io e Xiaojie siamo andate a una riunione di collaboratori, dove il leader mi ha salutato un attimo e poi si è messo a discutere con lei sul lavoro della Chiesa. Seduta da una parte, mi sentivo come una ruota di scorta e il mio umore si è fatto nero. Ho lanciato un’occhiataccia alla sorella. Sempre più sospettosa, mi sono detta: “Quindi, il leader ti considera più di me. Tu per lui sei la prediletta, come per tutta la Chiesa, e al confronto io servo solo a farti splendere”. Più tardi ho sentito che il leader aveva assegnato Xiaojie ai sermoni di un’altra zona e che voleva formarla ancora. Quel fatto mi contrariava parecchio. Perché proprio lei e non io? Mi chiedevo se fossi davvero così incapace: proprio non valeva la pena formarmi? Quella situazione mi imbarazzava. Per me, era come una doccia fredda. Proprio non mi andava giù, anche perché nel mio compito mi impegnavo quanto lei, eppure ero stata esclusa, e toccava a lei ascoltare i sermoni. Mi sentivo trascurata. Qualunque cosa facessi, non l’avrei mai raggiunta. Più facevo confronti, più ci stavo male e ho ricominciato a vivere in uno stato di invidia e risentimento. Non vedevo l’ora che il leader ci separasse per potermi distinguere.
Poco tempo dopo, suo marito si è ammalato gravemente. È stato un brutto colpo per lei. L’ho incoraggiata a cercare la volontà di Dio, in preghiera, attraverso quella prova ma mi è venuto spontaneo un pensiero: “Ormai aveva raggiunto l’apice. Adesso che viene raffinata, è in una brutta condizione. È la mia occasione di mettermi in mostra. Se la sua condizione migliora, non avrò un’altra possibilità. Spero che il suo affinamento duri un po’. Così tutti vedranno che condivide bene in situazioni normali, ma non sa vivere la realtà delle parole di Dio. A quel punto, smetteranno di ammirarla. Magari il leader vedrà che le manca la realtà della verità e smetterà di formarla. Di conseguenza, gli altri avranno un’alta opinione di me”. Non ho badato troppo al mio atteggiamento, lasciando che quelle idee fluissero libere. Un giorno, due sorelle hanno chiesto preoccupate di Xiaojie. Ho risposto che era in uno stato terribile, e anche se di solito condivideva bene, era diventata negativa durante la prova e mancava di vera statura. Finito di parlare, mi sono sentita inquieta. Stavo esagerando le cose per giudicarla e umiliarla. Ma, quando sono stata presa in parola, ho provato una certa soddisfazione. Immaginavo che non avrebbero più ammirato tanto Xiaojie. Però, quando l’ho vista più tardi, anche se soffriva molto e piangeva ogni volta che pregava, svolgeva il suo compito senza intoppi. Allora, mi è venuto il senso di colpa. Di fronte a quella prova, chiunque avrebbe sofferto e mostrato un po’ di debolezza. Se avessi avuto davvero umanità, avrei pregato per lei, facendo il possibile per aiutarla e sostenerla. Invece, cosa avevo fatto? Mi sentivo malissimo. Mi sono presentata dinanzi a Dio in preghiera, dicendo: “Oh Dio! Sono troppo invidiosa. Ho giudicato e umiliato sorella Xiaojie per poterla superare. Ho anche gioito del suo dolore, sperando che crollasse per la negatività. Sono del tutto priva di umanità. Dio, per favore illuminami per conoscere la mia corruzione e liberarmi dalla mia indole satanica”.
Dopo la preghiera, ecco ciò che ho letto nelle Sue parole: “Se alcuni vedono qualcuno che è migliore di loro, gli tarpano le ali, mettono in giro voci sul suo conto oppure ricorrono a mezzi privi di scrupoli affinché gli altri non lo ammirino e nessuno sia migliore di chiunque altro; questa è, dunque, l’indole corrotta dell’arroganza e della presunzione, oltre che della disonestà, della falsità e dell’insidiosità, e queste persone non si fermano davanti a nulla pur di raggiungere i loro scopi. Vivono così, eppure pensano ugualmente di essere grandi e di essere brave persone. Ma hanno cuori timorosi di Dio? Anzitutto, per parlare dal punto di vista della natura di tali questioni, coloro che si comportano così non fanno semplicemente ciò che vogliono? Considerano gli interessi della famiglia di Dio? Pensano soltanto ai propri sentimenti e vogliono unicamente raggiungere i propri scopi, qualunque sia la perdita subita dal lavoro della famiglia di Dio. Le persone di questo tipo non sono solo arroganti e presuntuose, ma anche egoiste e spregevoli; sono totalmente irriguardose della intenzione di Dio e, senza ombra di dubbio, non possiedono cuori timorosi di Dio. È per questo che fanno qualunque cosa vogliano e che agiscono immotivatamente, senza alcun senso di colpa, senza alcuna trepidazione, apprensione o preoccupazione, e senza considerare le conseguenze. È ciò che fanno spesso, e il modo in cui si sono sempre comportate. Quali sono le conseguenze a cui simili persone vanno incontro? Si troveranno nei guai, giusto? Per dirla con leggerezza, tali persone sono fin troppo invidiose e hanno un desiderio fin troppo forte di fama e prestigio personali; sono troppo ingannevoli e infide. Per dirla più duramente, il problema sostanziale è che il cuore di simili persone non è minimamente timorato di Dio. Non temono Dio, si ritengono persone della massima importanza e reputano ogni aspetto di sé più nobile di Dio e della verità. Nei loro cuori, Egli è il meno degno di nota, il più insignificante, e non gode di alcun prestigio. […] Direste o no che persone di questo tipo sono terribili? Che tipo di persona è una che non riverisce Dio? Non è arrogante? Non è Satana? Che tipo di cose sono quelle che non riveriscono Dio? Lasciando da parte gli animali, tutti quelli che non riveriscono Dio includono i demoni, Satana, l’arcangelo e quanti combattono Dio” (“Le cinque condizioni necessarie per intraprendere la retta via nella propria fede” in “Registrazioni dei discorsi di Cristo degli ultimi giorni”). Erano parole che colpivano al cuore. Io ero proprio quel tipo di persona. Sapevo che Xiaojie era di buona levatura, cercava la verità e andava formata, ma vedendo che il capo la stimava e voleva inviarla alle riunioni, ci sono rimasta male. Mi sentivo trattata ingiustamente e lo trovavo inaccettabile. Mi sono riempita di invidia e risentimento. Volevo solo che fosse trasferita. Quando era debole e sofferente durante la sua prova, all’apparenza l’avevo aiutata, ma in realtà gioivo del suo dolore. Speravo che diventasse negativa, per farmi tornare al centro dell’attenzione. L’ho anche giudicata e umiliata di fronte agli altri per elevare me stessa. Puntavo solo a distinguermi. Credevo in Dio da anni, ma non avevo alcuna riverenza per Lui. Ero invidiosa e ho compiuto cose inconcepibili solo per proteggere il mio prestigio. Che spregevolezza e malvagità! Ero meschina, vanitosa, cattiva e ignobile! Ero forse diversa da Satana? Solo Satana non sopporta che le cose vadano bene e vuole che la gente sia negativa, lontana da Dio e che Lo tradisca. Mi comportavo proprio come il lacché di Satana, intralciando il lavoro della Chiesa. Stavo danneggiando la casa di Dio e compiendo il male, alleata con Satana contro di Lui! E tuttavia, avevo un’alta opinione di me stessa. Chiaramente mi mancava la realtà della verità e la mia levatura era inferiore a quella di Xiaojie. Lottavo per il prestigio e volevo sempre superarla. Ero così arrogante e priva di qualsiasi consapevolezza di me stessa! Allora, mi sono odiata e volevo liberarmi appena possibile della mia indole satanica.
In seguito, ho letto questo nelle parole di Dio: “La fonte della resistenza e della ribellione dell’uomo verso Dio è la sua corruzione a opera di Satana. Essendo l’uomo stato corrotto da Satana, la sua coscienza si è intorpidita; l’uomo è immorale, i suoi pensieri depravati e i suoi schemi mentali sono arretrati. Prima che fosse corrotto da Satana, l’uomo seguiva naturalmente Dio e obbediva alle Sue parole dopo averle udite. Era dotato per natura di una ragione e di una coscienza solide, nonché di una normale umanità. A seguito della corruzione di Satana, la ragione, la coscienza e l’umanità originarie dell’uomo si sono indebolite e sono state compromesse da Satana. Egli ha perciò perduto l’obbedienza a Dio e l’amore per Lui. La ragione dell’uomo si è fatta aberrante, la sua indole è diventata come quella di un animale e la sua insubordinazione verso Dio sempre più frequente e grave. Ciononostante, l’uomo continua a non sapere e a non riconoscere ciò e non fa altro che opporsi e ribellarsi ciecamente. L’indole dell’uomo si rivela nel modo in cui si esplicitano la sua ragione, il suo discernimento e la sua coscienza, e, dato che la sua ragione e il suo discernimento non sono sani e la sua coscienza si è estremamente intorpidita, la sua indole è ribelle a Dio. Se la ragione e il discernimento umani non cambiano, allora anche la trasformazione dell’indole umana sarà impensabile, così come lo sarà il conformarsi alla volontà di Dio. Se la ragione dell’uomo non è sana, egli non può servire Dio e Dio non può servirsi di lui” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Avere un’indole immutata è essere ostili a Dio”). In questo modo, ho capito che mi ero sempre ribellata e opposta a Dio, vivendo nella corruzione perché ero stata corrotta da Satana. Mi erano stati instillati princìpi satanici come ad esempio “Ognuno per sé e che gli altri si arrangino”, “Io sono signore di me stesso in cielo e in terra”, “Ci può essere solo un maschio alfa” e “L’uomo lascia il proprio nome ovunque vada, così come l’oca emette il suo grido ovunque voli”. Avevo accettato questi adagi satanici, che mi avevano distorto le prospettive, le regole di sopravvivenza e il senno. Mi hanno resa più arrogante, malvagia e priva di umanità. Controllata da quelle tossine sataniche, cercavo solo fama e prestigio, desideravo essere ammirata. Volevo distinguermi dalla massa senza che nessuno mi superasse, e ogni volta che qualcuno lo faceva, mi veniva naturale entrare in competizione. Se non avevo la meglio, diventavo invidiosa o addirittura tentavo colpi bassi per raggiungere l’obiettivo. Non mostravo altro che l’indole satanica di arroganza, inganno e malvagità. A parole facevo il mio dovere, ma in realtà lavoravo per me stessa, commettevo il male e resistevo a Dio. Ho ripensato agli anticristi che erano stati espulsi. Erano invidiosi e rancorosi verso chi perseguiva la verità o si atteneva alla volontà di Dio e se uno minacciava la loro posizione, lo trattavano come una spina nel fianco. Erano oppressivi e perfidi e volevano persino far espellere dalla Chiesa chi ostacolava la loro supremazia. Alla fine sono stati tutti cacciati per il male che avevano compiuto. Io non ero così perfida e non compievo le malvagità degli anticristi, ma ero invidiosa e controllata dalla mia natura arrogante e cattiva. Ho persino escluso e giudicato sorella Xiaojie per mantenere la mia posizione. Ero sul cammino di un anticristo che avversa Dio. La Sua indole giusta non tollera alcuna offesa. Sapevo che se non mi fossi pentita, alla fine sarei stata rifiutata ed eliminata da Lui. Era terrificante per me. Sapevo che Dio, con il Suo giudizio severo, mi proteggeva. Altrimenti non avrei riflettuto su me stessa, e se avessi compiuto una vera malvagità, sarebbe stato tardi per pentirsene. Ero davvero commossa mentre meditavo sulla Sua volontà. L’ho pregato, pronta a pentirmi e a cambiare.
Un giorno, nei devozionali ho letto queste Sue parole: “Per tutti quelli che compiono il proprio dovere, indipendentemente da quanto profondamente capiscano la verità, e che desiderano accedere alla realtà della verità, il modo più semplice di praticare è pensare agli interessi della casa di Dio in tutto quello che si fa e abbandonare i propri desideri egoisti e motivazioni, intento personale, prestigio e posizione. Privilegiare gli interessi della casa di Dio è il minimo che si dovrebbe fare. Se chi compie il proprio dovere non sa fare neppure questo, allora come si può affermare che lo sta compiendo? Questo non è compiere il proprio dovere. Per prima cosa dovresti considerare gli interessi della casa di Dio, gli interessi di Dio stesso e la Sua opera, e mettere queste considerazioni prima di tutto; soltanto in seguito si può pensare alla stabilità della propria condizione o a come gli altri ci vedono. […] Inoltre, se riesci a ottemperare alle tue responsabilità, a adempiere ai tuoi obblighi e doveri, a mettere da parte i tuoi desideri egoistici, a mettere da parte i tuoi interessi e motivi, ad avere riguardo per la volontà di Dio e a porre al primo posto i Suoi interessi e quelli della Sua casa. Allora, dopo aver sperimentato ciò per qualche tempo, capirai che questo è un buon modo di vivere. È vivere in maniera retta e onesta, senza essere una persona abietta o un buono a nulla, e vivere giustamente e onorevolmente anziché essere gretto o meschino. Ti renderai conto che è così che una persona dovrebbe vivere e agire. Nel tuo cuore, il desiderio di gratificare i tuoi interessi si affievolirà a poco a poco” (“Consegna il tuo vero cuore a Dio e potrai ottenere la verità” in “Registrazioni dei discorsi di Cristo degli ultimi giorni”). “Le funzioni non sono le stesse. Esiste un unico corpo. Ognuno compie il proprio dovere, ognuno al proprio posto e intento a fare del proprio meglio – per ogni scintilla c’è un lampo di luce – e a ricercare la maturità nella vita. Così Io sarò soddisfatto” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Discorsi di Cristo al principio, Cap. 21”). Da queste parole, ho compreso che Dio predetermina la levatura di ognuno e il ruolo che può ricoprire. Non possiamo gareggiare o lottare per queste cose. Se qualcun altro ha levatura migliore, se Dio stabilisce che io sia erba e non albero, dovrei fare il filo d’erba e svolgere quel ruolo felicemente. Non volevo più competere con gli altri per il prestigio, ma rinunciare al mio egoismo e non vivere secondo la mia indole satanica, anteponendo gli interessi della casa di Dio, e svolgendo il mio compito per bene, con i piedi per terra. È l’unico modo per vivere nella luce. Mi sono aperta con le altre sulla mia corruzione e mi sono scusata con sorella Xiaojie. Quando ha saputo delle mie intenzioni e azioni malvagie, non mi ha incolpato, ma ha condiviso sulla verità per aiutarmi. Ero davvero commossa. Odiavo il fatto di non aver mostrato umanità e di averla ferita. In seguito ho pregato Dio: non volevo più fare complotti, ma solo svolgere il mio dovere.
Xiaojie è tornata dal suo viaggio poco più di un mese dopo e ha condiviso ciò che aveva imparato durante le riunioni. La sua condivisione è stata davvero edificante e fruttuosa ma, quando ho visto gli altri che ascoltavano attenti, di nuovo mi sono sentita un po’ contrariata. Ho capito che stavo lottando per il prestigio, che ero di nuovo invidiosa, così ho subito pregato Dio, disposta ad abbandonarmi. Mi è venuto in mente qualcosa che avevo sentito in un sermone: una persona ragionevole che serve Dio non diventa invidiosa ma spera che gli altri siano migliori di se stessa perché più persone possano condividere il fardello di Dio. Uno così proverà gioia quando Dio guadagna qualcuno. Ho compreso che era cresciuta e aveva imparato cose dall’ascolto dei sermoni, riuscendo a irrigare e aiutare gli altri. Ciò beneficiava la comprensione della verità da parte di tutti e portava conforto a Dio. Dovevo imparare da lei e far leva sulle sue qualità nel mio compito. Era la cosa essenziale. Quando ho pregato e ho rinunciato a me stessa, mi sono sentita molto più tranquilla. Qualunque cosa pensassero i fratelli, qualunque fosse la mia posizione nella Chiesa, per me non contava più. Mi sono calmata, ho ascoltato la sua condivisione e mi sono fatta illuminare. Ho lavorato con lei per cercare i principi della verità nel nostro lavoro. Dopo di allora, quando ho visto il leader discutere di qualcosa con lei, l’ho accettato di buon grado, senza invidia. È stato un grande sollievo per me. Ho sperimentato personalmente quanto si sente a proprio agio chi rinuncia all’invidia per la generosità, riuscendo pian piano a vivere una parvenza umana. Se sono cambiata un po’, è solo grazie al giudizio e al castigo delle parole di Dio. Ringrazio Dio, che mi ha salvata!