Dio è la mia forza nella vita
Sembra passato appena un attimo, eppure sono 14 anni che seguo Dio Onnipotente. In tutto questo tempo, ho sperimentato alti e bassi e il cammino è stato spesso difficile, ma, poiché ho avuto la parola di Dio, il Suo amore e la Sua misericordia ad accompagnarmi, mi sono sentita particolarmente appagata. In questi 14 anni, l’esperienza più memorabile è stata il mio arresto nell’agosto del 2003. Mentre ero in custodia, sono stata brutalmente torturata dalla polizia del Partito Comunista Cinese e resa quasi invalida. È stato Dio Onnipotente a vegliare su di me e a proteggermi e guidarmi ripetutamente con le Sue parole, permettendomi, alla fine, di superare le sevizie di quei demoni, di restare salda e rendere testimonianza. Nel corso di quell’esperienza, ho percepito nel profondo lo straordinario potere delle parole di Dio Onnipotente e la potenza della Sua forza vitale, e questo mi ha convinta che Dio Onnipotente è l’unico vero Dio che detiene la sovranità su tutto e domina tutte le cose. Ancora di più, Egli è la mia sola salvezza, l’Unico su Cui possa contare, e non vi è forza nemica che possa portarmi via da Dio o impedirmi di seguire i Suoi passi.
Ricordo quella sera, durante un incontro con due sorelle: all’improvviso, abbiamo sentito il cane abbaiare all’esterno e un rumore di persone che si avvicinavano al muro del cortile. Poco dopo, qualcuno ha bussato forte e con insistenza alla porta, urlando: “Aprite! Siete circondate!” Abbiamo radunato in fretta e messo via le nostre cose, ma, proprio in quel momento, la porta si è schiantata verso l’interno con un tonfo e il bagliore accecante di varie torce è stato puntato su di noi, obbligandoci a chiudere gli occhi. Subito, più di una dozzina di persone hanno fatto irruzione nella stanza e ci hanno spinto con forza contro la parete, sbraitando: “Non vi muovete! Non opponete resistenza!” Dopo di che, hanno perquisito la casa, distruggendo ogni cosa come predoni. A un certo punto, ho sentito due colpi d’arma da fuoco all’esterno, seguiti dalla voce di un poliziotto dentro casa che ha gridato: “Le abbiamo prese! Sono tre!” Ci hanno ammanettate, poi ci hanno spinte rudemente dentro un furgone. Ormai ero tornata in me e mi sono resa conto che eravamo state arrestate dalla polizia. Una volta dentro il veicolo, uno degli agenti, brandendo un manganello elettrico, ci ha intimato: “Aprite bene le orecchie: restate immobili, perché darò una bella scossa a chiunque si muova e, anche se ci rimane secca, non avrò infranto la legge!” Lungo il tragitto, due di quei poliziotti malvagi mi hanno schiacciata in mezzo a loro sul sedile e uno si è messo le mie gambe in grembo e mi ha tirata tra le sue braccia, dicendo in tono lascivo: “Perderò un’occasione se non approfitto di te!” Mi si è appiccicato addosso, anche se io cercavo di divincolarmi con tutte le mie forze, finché un altro agente non ha detto: “Smettila di spassartela! Sbrighiamoci a completare la missione, così possiamo chiudere la faccenda”. Solo allora mi ha lasciata in pace.
Ci hanno portate alla stazione di polizia e ci hanno rinchiuse dentro una stanzetta; dopo di che, ci hanno ammanettate ognuna a una sedia di metallo. La persona incaricata di sorvegliarci ci ha chiesto in tono inflessibile i nostri nomi e dove abitavamo. Ero agitata e non sapevo cosa rispondere, così ho pregato Dio in silenzio, chiedendoGli di ispirarmi saggezza e le parole giuste. È stato allora che le parole di Dio mi hanno illuminato: “Mettere sempre al primo posto gli interessi della famiglia di Dio; significa accettare l’esame minuzioso di Dio e obbedire alle Sue disposizioni” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Com’è il tuo rapporto con Dio?”). Giusto! Dovevo mettere al primo posto gli interessi della famiglia di Dio. Per quanto potessero torturarmi o tormentarmi, non potevo vendere i miei fratelli e sorelle, né diventare un Giuda e tradire Dio. Dovevo rimanere salda e testimoniare Dio. Dopo di che, per quanto continuasse a interrogarmi, io lo ignoravo. L’indomani mattina, quando stavano per portarci al centro di detenzione, il poliziotto lascivo ha detto: “Abbiamo organizzato un rastrellamento per catturarti! Dovevamo continuare a cercare finché non ti avessimo trovata!” Mentre mi metteva le manette, mi ha palpato il seno, cosa che mi ha fatto infuriare. Non avrei mai immaginato che la polizia del popolo mi avrebbe molestata in quel modo alla luce del giorno. Non erano altro che ladri e delinquenti! Era davvero disgustoso ed esecrabile!
Al centro di detenzione, per farmi dire il mio indirizzo di casa e ottenere informazioni sulla mia fede in Dio, la polizia ha mandato prima un’agente donna a blandirmi e convincermi facendo la parte della poliziotta buona. Quando si sono accorti che non stava funzionando, hanno girato contro la mia volontà un video in cui ero presente, dicendo che lo avrebbero portato alla stazione televisiva per rovinare la mia reputazione. Ma io sapevo che ero solo una credente in Dio che cercava la verità e percorreva il giusto cammino nella vita, e che non avevo fatto nulla di vergognoso, né di illegale o criminale; così, in tono offeso, ho risposto: “Fate quel che volete!” Constatato che anche questo espediente non sortiva alcun effetto, quei poliziotti malvagi mi hanno torturata ferocemente. Come se fossi una criminale incallita, mi hanno messo le manette e dei ceppi da 5 chili, poi mi hanno scortata fino a un veicolo che mi avrebbe condotta a un nuovo interrogatorio. Poiché i ceppi alle caviglie erano molto pesanti, ero costretta a trascinare i piedi. Camminare era davvero difficile, e sono bastati pochi passi perché la pelle dei piedi fosse lacera e scorticata. Una volta a bordo, mi hanno infilato un sacco nero sulla testa e mi hanno intrappolata in mezzo a due agenti. D’un tratto, scioccata, ho pensato: “Questi poliziotti malvagi sono totalmente privi di umanità e chissà quali crudeltà escogiteranno per torturarmi. Cosa accadrà se non riesco a resistere?” Così, ho subito pregato Dio: “Dio Onnipotente! La mia carne è debole di fronte alle circostanze che dovrò sopportare. Ti prego, proteggimi e dammi la fede. Non importa a quali torture verrò sottoposta: voglio rimanere salda nella mia testimonianza per soddisfarTi, e mi rifiuto categoricamente di tradirTi”. Siamo entrati in un edificio e mi hanno tolto il sacco dalla testa, poi mi hanno imposto di restare in piedi per un’intera giornata. Quella sera, un agente si è seduto davanti a me, ha accavallato le gambe e mi ha detto in tono feroce: “Collabora rispondendo alle mie domande e sarai rilasciata! Da quanti anni credi in Dio? Chi ti ha predicato la fede? Chi è il leader della tua Chiesa?” Quando sono rimasta in silenzio, l’agente ha urlato con rabbia: “Sembra che non parlerai se prima non ti chiariamo quale alternativa ti aspetta!” Mi ha ordinato di alzare le braccia sopra la testa e di non muoverle mentre continuavo a stare in piedi. In poco tempo, le braccia hanno cominciato a dolermi e non riuscivo più a tenerle in aria, ma lui non mi permetteva di abbassarle. Solo quando stavo ormai sudando e tremando in tutto il corpo e non riuscivo più a tenere su le braccia mi ha permesso di abbassarle, ma non di sedermi. Mi è stato imposto di rimanere in piedi fino all’alba e, a quel punto, avevo le gambe e i piedi gonfi e intorpiditi.
Il mattino del secondo giorno hanno cominciato di nuovo a interrogarmi, ma io mi sono rifiutata ancora di dire loro qualsiasi cosa. Hanno rimosso un lato delle manette (incatenate), poi il loro capo mi ha colpito violentemente dietro le ginocchia con un bastone di legno spesso 10 centimetri e lungo 70, costringendomi a inginocchiarmi. Ha infilato il bastone nello spazio dietro le ginocchia, mi ha tirato giù le braccia sotto il bastone e mi ha obbligato a rimettermi le manette. Con il petto compresso in quel modo era difficile respirare, e i tendini delle spalle erano tesi allo spasimo. I muscoli dei polpacci erano talmente tirati che sembravano sul punto di spezzarsi. Il dolore era così forte che tremavo in tutto il corpo. Dopo circa tre minuti, ho provato a correggere la mia posizione, ma non sono riuscita a sostenermi e, con un tonfo, sono caduta all’indietro, con il viso rivolto verso il soffitto. Uno dei quattro agenti nella stanza ha dato istruzioni ad altri due di disporsi uno alla mia destra e uno alla sinistra e di tirare il bastone di legno verso il basso con una mano, spingendo allo stesso tempo le mie spalle in avanti con l’altra; ha ordinato, poi, al terzo di afferrarmi la testa con le mani e di darmi un calcio nella schiena, obbligandomi ad assumere una posizione accovacciata, che mi hanno intimato di mantenere. Ma tutto il mio corpo soffriva in modo insopportabile e, di lì a poco, sono crollata di nuovo a terra, quindi mi hanno fatto accovacciare di nuovo. Ho continuato a cadere ed essere rimessa in posizione accovacciata più e più volte, e questo tormento è durato per circa un’ora, fino a che, quando erano ormai tutti sudati e senza fiato, il loro capo ha detto: “Basta, basta, sono troppo stanco!” Solo allora hanno rimosso lo strumento di tortura. Ero totalmente priva di forze e sono rimasta stesa sul pavimento, boccheggiante e stremata. A quel punto, le manette mi avevano raschiato via la pelle dai polsi e, sotto i ceppi, le caviglie erano coperte di sangue. Soffrivo a tal punto che sudavo copiosamente e, quando il sudore colava nelle ferite, era come se qualcuno mi tagliasse la carne con un coltello. In mezzo a tanta tribolazione, non ho potuto fare a meno di invocare Dio nel mio cuore: “O Dio! Salvami, non posso sopportarlo oltre!” E, in quel momento, le Sue parole mi hanno illuminato: “Quando gli esseri umani sono pronti a sacrificare la propria vita, tutto diventa insignificante e nessuno può avere la meglio su di loro. Che cosa potrebbe essere più importante della vita?” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Interpretazione dei misteri delle ‘Parole di Dio all’intero universo’, Cap. 36”). Le parole di Dio mi hanno subito chiarito ogni cosa. Satana sa che le persone tengono in gran conto la loro carne e, ancora di più, temono la morte; perciò confidava di ferire crudelmente la mia carne per farmi temere la morte, per spingermi, così, a tradire Dio. Era questo il suo piano, ma anche Dio Se ne stava avvalendo per mettere alla prova la mia fede e la mia lealtà nei Suoi confronti. Dio voleva che Lo testimoniassi in presenza di Satana, proprio per umiliare quest’ultimo. Una volta compresa la volontà di Dio, ho ritrovato la mia fede e la mia forza, così come la determinazione a rimanere salda e a testimoniare Dio, anche a costo della mia vita. Appena ho giurato che avrei rischiato la mia vita per soddisfare Dio, la mia sofferenza è diminuita notevolmente e non mi sono più sentita così afflitta e angosciata. In seguito, il poliziotto mi ha ordinato di alzarmi, osservando con rabbia: “Pensavo di averti detto di stare in piedi! Vediamo quanto duri!” E così mi hanno costretta a rimanere in piedi finché si è fatto buio. La sera, quando sono andata in bagno, avevo i piedi gonfi e coperti di sangue rappreso a causa dei ceppi, così ho potuto solo trascinarli sul pavimento, un breve tratto alla volta. Muovermi era incredibilmente difficoltoso e, a ogni passo, avvertivo un dolore tagliente ai piedi e lasciavo una chiara scia di sangue fresco. Mi ci è voluta quasi un’ora per percorrere i 30 metri fino al bagno e ritorno. Quella notte, non ho potuto evitare di massaggiarmi le gambe gonfie e doloranti, sia che le piegassi vicino al corpo sia che le stendessi. La sofferenza era enorme, ma a confortarmi c’era la consapevolezza che, grazie alla protezione di Dio, non Lo avevo tradito.
La mattina del terzo giorno, quei poliziotti malvagi hanno usato lo stesso metodo per torturarmi. Ogni volta che cadevo, il poliziotto al comando rideva malignamente e diceva: “Che bel capitombolo! Fanne un altro!” E poi mi tiravano su e io cadevo di nuovo, e lui diceva: “Mi piaci in quella posizione, ci stai bene. Fallo ancora!” Mi hanno torturata così per circa un’ora; poi, finalmente, hanno smesso, stanchi e con la fronte sudata. Sono crollata sul pavimento con la testa rivolta verso l’alto e la sensazione che il cielo stesse girando vorticosamente. Non riuscivo a smettere di tremare, rivoli salati di sudore mi impedivano di aprire gli occhi e lo stomaco era talmente sottosopra che mi veniva da vomitare. Mi sentivo come se stessi per morire. È stato allora che mi sono balenate nella mente le parole di Dio: “‘Perché la nostra momentanea, leggera afflizione ci produce un sempre più grande, smisurato peso eterno di gloria’. […] Il gran dragone rosso è nemico di Dio e Gli si accanisce contro e per questo motivo, in questa terra, coloro che credono in Dio sono sottoposti a umiliazione e oppressione. Ecco perché queste parole troveranno la loro realizzazione nel vostro gruppo di persone” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “L’opera di Dio è semplice come l’uomo la immagina?”). Le parole di Dio mi hanno fatto capire che in Cina, una nazione governata da demoni, dove credere in Dio e seguirLo ti assicura che soffrirai grande umiliazione e dolore, Dio intende usare questa persecuzione per costituire un gruppo di vincitori e così sconfiggere Satana, e sono proprio queste le occasioni in cui noi dobbiamo manifestare la gloria di Dio e testimoniarLo. Che io sia stata in grado di fare la mia parte per la gloria di Dio è per me un onore. Guidata dalle Sue parole, non solo ho scoperto una forza portentosa, ma ho anche dichiarato a Satana nel mio cuore: “Spregevole demonio, mi sono temprata; e, per quanto tu mi torturi, non mi assoggetterò a te. Anche se dovessi morire, giuro che resterò con Dio”. Quando l’agente capo ha visto che non avevo ancora risposto alle loro domande, ha rimosso stizzito il bastone di legno e poi ha sbraitato: “Avanti, alzati! Vedremo quanto durerà la tua ostinazione. Giocheremo una lunga partita, ma, alla fine, ti spezzeremo!” Non ho avuto altra scelta che alzarmi penosamente in piedi, ma avevo le gambe talmente gonfie e doloranti che non riuscivo a stare dritta, e ho dovuto appoggiarmi alla parete. Quel pomeriggio, l’agente capo mi ha detto: “Quando altre persone ‘fanno un giro sull’altalena’ parlano subito. Non puoi resistere per molto tempo! Guarda in che condizioni sono le tue gambe, e non vuoi ancora parlare. Non so dove prendi la forza…” Detto questo, mi ha guardata e ha urlato: “Ho costretto tanta gente a spifferare i propri segreti, e tu hai la faccia tosta di resistermi? Ah! Anche se non ti sciogliamo la lingua, possiamo sempre condannarti a una pena da 8 a 10 anni di prigione, e diremo ai detenuti di insultarti e picchiarti ogni giorno! Te la faremo pagare!” Udendo le sue minacce, ho pensato: “Dio è con me, quindi, anche se mi condannate a 8-10 anni di prigione, non ho paura”. Quando non ho reagito, si è dato una manata sulla coscia, ha battuto i piedi per terra e ha detto: “Abbiamo passato giorni interi a cercare di spezzarti. Se fossero tutti come te, come accidenti potrei fare il mio lavoro?” Ho sorriso dentro di me quando l’ho sentito dire queste parole, perché Satana era impotente, clamorosamente sconfitto dalla mano di Dio! In quel momento, non ho potuto fare a meno di pensare alle parole di Dio: “La forza vitale di Dio può prevalere su ogni potenza; inoltre, è superiore a ogni potenza. La Sua vita è eterna, la Sua potenza è straordinaria, e la Sua forza vitale non può essere sopraffatta da alcun essere creato né da alcuna forza nemica” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Solo il Cristo degli ultimi giorni può offrire all’uomo la via della vita eterna”). Ogni parola di Dio è la verità, e quel giorno l’ho sperimentato di persona. Non avevo mangiato o bevuto nulla e non avevo dormito per tre giorni, ed ero stata gravemente torturata, eppure resistevo ancora, e questo era dovuto interamente alla forza donatami da Dio. Era Dio che vegliava su di me e mi proteggeva. Senza il solido sostegno di Dio, sarei crollata da tempo. La forza vitale di Dio è davvero straordinariamente efficace, e Dio è davvero onnipotente! Dopo aver assistito alle azioni di Dio, la mia fede nel testimoniarLo davanti a Satana è diventata più forte.
La mattina del quarto giorno, i poliziotti malvagi mi hanno costretta ad allungare le braccia in avanti all’altezza delle spalle e a mantenere una posizione semi-accovacciata; dopo di che, hanno poggiato un bastone di legno sul dorso delle mie mani. In breve tempo, non riuscivo più a mantenere la posizione. Le mie mani hanno ceduto, e il bastone è caduto sul pavimento. Lo hanno raccolto e usato per percuotermi selvaggiamente le articolazioni delle dita e le ginocchia, infliggendomi un dolore lancinante a ogni colpo; poi, mi hanno obbligata a riassumere la posizione semi-accovacciata. Dopo vari giorni di tortura, le gambe erano di già gonfie e doloranti e così, dopo un solo istante in quella posizione, non hanno retto il mio peso e io sono crollata di schianto a terra. Mi hanno tirata su, ma, appena hanno mollato la presa, sono caduta di nuovo. La cosa si è ripetuta diverse volte. Le mie natiche erano già talmente coperte di lividi che non riuscivo a sopportare i continui colpi sul pavimento; in quello stato di sofferenza, ho cominciato a sudare in tutto il corpo. Mi hanno tormentata così per quasi un’ora. Dopo di che, mi hanno ordinato di sedermi sul pavimento e mi hanno portato una ciotola di acqua densa di sale, dicendomi di berla. Mi sono rifiutata, al che uno di quei poliziotti malvagi mi ha afferrato i lati del viso, mentre un altro mi ha messo una mano sulla fronte e con l’altra mi ha aperto a forza la bocca, versandomi il liquido in gola. L’acqua salata era caustica e amara, e ho sentito subito lo stomaco in fiamme, una sensazione talmente insopportabile che volevo piangere. Quando mi hanno vista così sofferente, hanno detto con perfidia: “Se ti colpiamo dopo che hai bevuto acqua salata, sanguinerai di meno”. A stento ho soffocato la rabbia sentendo queste parole. Non avrei mai immaginato che l’apparentemente integra polizia del popolo in Cina potesse essere così perversa e maligna. Non solo questi demoni malvagi erano intenzionati a trastullarsi con me e a farmi del male, volevano anche umiliarmi. Quella notte, uno di quegli agenti malvagi è venuto da me, si è accovacciato a terra e mi ha toccato il viso con una mano, dicendomi parole sconce. Mi sono talmente indignata che gli ho sputato in faccia. Lui si è infuriato e mi ha dato un violento ceffone, facendomi vedere le stelle e ronzare le orecchie. Poi, in tono minaccioso, ha detto: “Non hai ancora sperimentato il resto delle nostre tecniche di interrogatorio. Se muori qui, non lo saprà mai nessuno. Confessa, o avremo ancora tanto da divertirci con te!” Quella notte, sono rimasta sul pavimento, incapace di muovermi. Ho chiesto di andare al bagno e mi hanno detto di alzarmi da sola. Radunando tutte le mie forze, sono riuscita lentamente a mettermi in piedi, ma sono crollata di nuovo dopo aver fatto un solo passo. Non riuscivo a muovermi, così un’agente donna ha dovuto trascinarmi nel bagno, dove ho perso ancora una volta i sensi. Quando mi sono svegliata, ero nella mia stanza. Ho visto che le mie gambe erano talmente gonfie da risultare lucide, le manette e i ceppi erano affondati nella pelle dei polsi e delle caviglie, dove le ferite stillavano sangue e pus: era più doloroso di quanto possa descrivere. Ho pensato alle parole dell’agente che mi aveva toccata il viso, all’accenno fatto ad altre tecniche di tortura che avrebbero usato su di me, e non ho potuto fare a meno di sentirmi debole, così ho pregato Dio: “Dio! Non so cos’altro escogiteranno questi demoni per tormentarmi, e non posso resistere ancora a lungo. Ti prego, guidami, dammi fede, concedimi forza, e permettimi di rimanere salda nel testimoniarTi”. Dopo aver pregato, ho ricordato la sofferenza che Dio ha sopportato le due volte che Si è fatto carne al fine di salvare l’umanità: nell’Età della Grazia, per redimere il genere umano, il Signore Gesù è stato schernito, percosso e insultato dai soldati e dalla folla, è stato costretto a indossare una corona di spine e, alla fine, è stato inchiodato ancora vivo sulla croce; oggi, Dio ha corso un rischio ancor più grande incarnandoSi per operare in un Paese ateo e, in silenzio e senza lamentarSi, ha sopportato di essere perseguitato e arrestato dal governo del PCC, nonché di subire la resistenza, il rifiuto e la condanna feroci da parte del mondo religioso. Ho ricordato di nuovo le parole di Dio: “La sofferenza in cui incappate ora non è forse la stessa di Dio? State soffrendo insieme a Lui, ed Egli è con le persone nella sofferenza. Oggi avete tutti un ruolo nella tribolazione, nel Regno e nella pazienza di Cristo e poi, alla fine, otterrete la gloria. Questo genere di sofferenza è significativo. Non avere risolutezza non funzionerà. Devi capire il significato della sofferenza odierna e la ragione per cui devi soffrire così. Cerca un po’ di verità in questo e comprendi un po’ l’intenzione di Dio, e allora avrai la risolutezza per sopportare la sofferenza” (“Come conoscere la natura umana” in “I discorsi di Cristo degli ultimi giorni”). È vero, tempo fa Dio ha sopportato la sofferenza che io stavo patendo. Dio era innocente, eppure, per salvare l’umanità corrotta, ha sopportato ogni tormento e umiliazione, mentre la mia sofferenza era soltanto perché io potessi ottenere l’autentica salvezza. Considerando attentamente la questione, mi sono resa conto che la mia personale sofferenza non era affatto degna di essere menzionata accanto a quella patita da Dio. Alla fine, ho capito l’immensità del tormento e dell’umiliazione che Dio ha sopportato per salvarci, e ho sentito che il Suo amore per l’umanità è davvero potente e generoso! Nel mio cuore, ho avvertito desiderio e brama nei confronti di Dio. Attraverso la mia sofferenza, Dio mi ha permesso di capire di più la Sua potenza e la Sua autorità, e di rendermi conto che le Sue parole sono la forza vitale dell’uomo e che potevano condurmi a superare qualsiasi difficoltà; attraverso questa sofferenza, Dio stava anche affinando la mia fede, temprando la mia volontà, e consentendomi di supplire alle mie mancanze e di portare le mie inadeguatezze alla perfezione. Ho compreso la volontà di Dio e mi sono resa conto che la sofferenza che ho sopportato quel giorno era un grande dono della grazia di Dio e che Egli era con me, non ero sola. Non ho potuto evitare di rammentare un inno della Chiesa: “Dio è il mio sostegno, che timore c’è? Offro la mia vita per combattere Satana. Dio ci eleva, lasciamo tutto alle spalle e lottiamo per render testimonianza a Cristo. Dio compirà la Sua volontà su tutta la terra. Preparerò il mio amore e la mia lealtà e li donerò a Dio. Accoglierò con gioia il ritorno di Dio quando discenderà nella gloria, Lo incontrerò di nuovo quando si realizzerà il Regno di Cristo” (“Il Regno” in “Seguire l’Agnello e cantare dei canti nuovi”).
Il quinto giorno, quegli agenti malvagi hanno continuato a impormi di stare in posizione semi-accovacciata. Avevo le gambe e i piedi già così gonfi che non riuscivo affatto a reggermi, così i poliziotti mi hanno circondata, spintonandomi tra di loro, da uno all’altro. Alcuni hanno approfittato della mia situazione per palparmi. Frastornata, ho potuto solo lasciarli giocare con me come se fossi una bambola. Mi avevano già tormentata a un punto tale che mi girava la testa e avevo la vista confusa ma, proprio quando non riuscivo più a sopportarlo, ho sentito all’improvviso un rumore di passi fuori della stanza e, subito dopo, i poliziotti sono corsi alla porta, l’hanno chiusa e hanno posto fine al loro gioco crudele. Sapevo che era Dio a mostrarmi la Sua compassione e ad alleviare il mio dolore. Quella notte, uno dei perfidi agenti è venuto da me, si è tolto una scarpa e ha messo il piede puzzolente davanti alla mia faccia, dicendo in tono lascivo: “A cosa pensi mentre stai seduta lì? Agli uomini? E questo com’è? Ti piace la puzza del mio piede? Mi sa che è proprio quello che ti mancava!” Il suo linguaggio scurrile mi ha riempita di rabbia. L’ho fulminato con lo sguardo e, mentre osservavo la sua faccia impudente e disgustosa, ho ripensato a come fossi stata più e più volte capricciosamente tormentata e umiliata. Erano privi di qualsiasi umanità, erano peggio delle bestie, erano solo un branco di demoni totalmente sprovvisti di ragione, e io odiavo quei diavoli con tutta me stessa! Attraverso le mie personali esperienze nei giorni successivi, ho appurato che la polizia del popolo, da me considerata in passato un perfetto modello di rispettabilità, non era altro che un branco di spudorate canaglie, e questo mi ha dato la determinazione di abbandonare Satana e di restare salda nella mia testimonianza per soddisfare Dio.
Al sesto giorno, ho iniziato ad addormentarmi mio malgrado. L’agente capo ha annunciato fieramente: “Finalmente cominci a cedere al sonno! Vuoi dormire? Scordatelo! Ti priveremo del sonno finché non ti avremmo spezzato! Vediamo quanto duri!” Mi sorvegliavano a turno e, appena chiudevo gli occhi o mi ciondolava la testa, sbattevano le loro fruste sul tavolo o usavano un sottile bastone di legno per colpirmi le gambe, talmente gonfie che la pelle era lucida, oppure mi tiravano con forza i capelli o mi pestavano i piedi, e io ogni volta mi svegliavo di soprassalto. A volte, davano un calcio ai ceppi e, appena il ferro toccava le mie ferite in suppurazione, il dolore era sufficiente a procurarmi un penoso risveglio. Alla fine, la testa mi faceva così male che sembrava dovesse esplodere, la stanza ha preso a vorticare intorno a me e io sono crollata a faccia avanti sul pavimento, priva di sensi… In una nebbia ai limiti della consapevolezza, ho sentito il dottore che diceva: “Non l’avete fatta mangiare o dormire per giorni? Siete stati troppo duri. E questi ceppi sono già affondati nella carne. Non può più portarli”. Uscito il dottore, i poliziotti mi hanno messo dei ceppi che pesavano 2,5 chili e mi hanno medicato le ferite; soltanto allora sono tornata in me. Sapevo di essere sopravvissuta solo grazie all’onnipotenza di Dio e perché Egli mi stava segretamente proteggendo, alleviando la mia sofferenza e riducendo la mia tortura parlando per bocca del medico. Ho avuto più che mai fede in Dio e ho trovato la determinazione di combattere Satana sino alla fine. Dio era il mio forte sostegno e il mio rifugio. Sapevo che, senza il Suo permesso, Satana non avrebbe potuto togliermi la vita, per quanto mi avesse torturato.
La mattina del settimo giorno, ero troppo stremata per resistere oltre e mi addormentavo di continuo. Uno degli agenti malvagi, accortosi delle mie condizioni, non faceva che pestarmi i piedi, pizzicarmi il dorso delle mani e schiaffeggiarmi. Quel pomeriggio, i perfidi poliziotti mi hanno chiesto ancora una volta informazioni riguardo alla Chiesa. Ho pregato subito Dio: “O Dio! Mi hanno talmente privata del sonno che non riesco a pensare lucidamente. Ti prego, proteggimi e schiariscimi la mente, così che io possa testimoniarTi sempre”. Grazie alla protezione di Dio, nonostante fossi sveglia da sette giorni e sei notti, senza cibo, acqua o sonno, la mia mente è diventata perfettamente limpida e, in qualsiasi modo mi tentassero, non ho detto loro nulla. Successivamente, l’agente al comando ha tirato fuori una lista di collaboratori missionari che io avevo scritto e poi ha cercato di costringermi a rivelare altri nomi. Ma, dopo aver sperimentato la crudeltà inflitta da quei diavoli, non avevo intenzione di permettere che qualcuno dei miei fratelli e sorelle cadesse nelle loro mani, così ho invocato Dio perché mi desse forza e, appena l’agente si è distratto, mi sono lanciata in avanti, ho afferrato la lista, l’ho infilata in bocca e l’ho inghiottita. Due dei poliziotti malvagi hanno inveito contro di me mentre si precipitavano ad aprirmi la bocca e mi hanno schiaffeggiata ferocemente. I colpi mi hanno fatto uscire il sangue dagli angoli della bocca, girare la testa e gonfiare la faccia.
Dopo vari interrogatori infruttuosi, non hanno potuto far altro che gettare la spugna, così mi hanno rispedita al centro di detenzione. Lì, la polizia ha constatato che ero gravemente ferita e, temendo di doversi addossare la responsabilità nel caso fossi morta al centro di detenzione, si è rifiutata di accettarmi. Frustrati nel loro intento, i malvagi inquisitori sono stati costretti a portarmi in ospedale perché mi somministrassero ossigeno tramite intubazione. Successivamente, mi hanno riportata al centro di detenzione, dove sono rimasta in coma per quattro giorni e quattro notti. Dopo essere stata risvegliata dagli altri detenuti, ho perso altre due volte conoscenza. Alla fine, il governo del PCC mi ha condannata a un anno e nove mesi di rieducazione attraverso il lavoro per aver commesso il crimine di “far parte di un’organizzazione xie jiao”. Tuttavia, poiché ero stata pesantemente torturata, ero paralizzata e non riuscivo a camminare, e il campo di lavoro non ha volute accettarmi; così, la polizia ha diffuso in televisione un video su di me. Tre mesi dopo, mio marito ha finalmente saputo cosa mi fosse successo e ha versato 12.000 yuan come cauzione per farmi uscire di prigione in libertà vigilata. Quando mio marito è venuto a prendermi, ero ferita troppo gravemente per camminare, così ha dovuto portarmi di peso alla macchina. Tornata a casa, i medici che mi hanno visitata hanno accertato che avevo subito la dislocazione di due vertebre, che non sarei stata in grado di prendermi cura di me stessa in futuro e che sarei rimasta paralizzata a vita. Ho pensato che avrei passato il resto della mia esistenza a letto, ma, grazie alla misericordia di Dio e alle cure continue, un anno più tardi il mio corpo ha cominciato lentamente a ristabilirsi. Ho assistito davvero alla manifestazione del potere onnipotente di Dio, e anche del Suo amore per me. Grazie a Dio, ho potuto riprendere i miei doveri di essere creato!
Attraverso queste sofferenze e difficoltà, pur avendo sperimentato il dolore al massimo livello, ho guadagnato la ricchezza della vita. Non solo ho visto l’essenza demoniaca del governo del PCC ma, cosa più importante, ho assistito alle azioni portentose di Dio, ho visto l’autorità e il potere delle Sue parole, e ho percepito la straordinarietà e la vastità della forza vitale di Dio: nei miei momenti di maggiore debolezza e impotenza, sono state le Sue parole a infondermi forza e coraggio e a darmi la fede per liberarmi dalle forze delle tenebre di Satana; quando la mia carne non era in grado di sopportare altre torture e tormenti, Dio ha predisposto persone, situazioni e cose per alleggerire il mio fardello; quando sono stata tormentata da quei demoni fino a perdere conoscenza, l’opera meravigliosa di Dio ha aperto una via e mi ha salvata dal pericolo… Dopo aver sperimentato queste cose, ho capito che Dio è sempre stato al mio fianco, vegliando su di me, proteggendomi e camminando accanto a me. L’amore che Dio ha per me è davvero grande! Dio è la mia forza nella vita, il mio aiuto e il mio sostegno ogni volta che ne ho bisogno, e desidero dedicarmi anima e corpo a Lui, cercare di conoscerLo e vivere una vita piena di significato!
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