Un risveglio tardivo
Nel 2013, ho accolto l’opera di Dio Onnipotente degli ultimi giorni. All’epoca ero davvero entusiasta. Leggevo spesso la parola di Dio, andavo alle riunioni e condividevo attivamente. Non molto tempo dopo, la mia leader mi ha messa a capo di alcuni gruppi di riunione; mi incoraggiava spesso a perseguire la verità e intendeva formarmi come diacono per l’irrigazione. Allora, mi piaceva la sensazione di essere stimata, quindi mi impegnavo a fare comunione sulla verità e a risolvere i problemi dei fratelli e delle sorelle. Volevo che tutti mi ammirassero e dicessero che avevo un buon calibro; che, pur credendo da poco tempo, sapevo tenere condivisione sulla verità e risolvere i problemi; e che ero una persona che perseguiva la verità.
Poco dopo, sorella Xiaozhen si è trasferita nella nostra Chiesa. All’inizio ero io incaricata di irrigarla, e ci incontravamo. Dopo qualche tempo, la Chiesa ha tenuto delle elezioni; gli altri vedevano che perseguiva bene, aveva un buon calibro e accoglieva con purezza la verità, così l’hanno nominata diacono per l’irrigazione. All’epoca, godeva dell’ammirazione di fratelli e sorelle e della stima della leader, e io mi sentivo trascurata. Ero invidiosa e molto triste. Pensavo: “Se non ci fosse stata Xiaozhen, la leader avrebbe coltivato me al suo posto, ma ora è arrivata lei e mi ha rubato l’attenzione. Se pratica ancora un po’, mi supererà, e fratelli e sorelle la ammireranno più di me”. Più ci pensavo, più mi arrabbiavo, al punto da non riuscire a dormire. Per dissuaderla dal coltivare Xiaozhen, più volte, in presenza della leader, ho detto: “Xiaozhen non ha fede da molto, quindi non comprende la verità e non può utilizzarla per risolvere i problemi. Non è adatta al lavoro di irrigazione”. La mia leader si è resa conto che provavo invidia, e così ha condiviso con me e mi ha fatto notare i miei problemi, dicendo che bramavo il prestigio, invidiavo gli altri e non potevo tollerare di vederli superarmi, e che queste erano manifestazioni di cattiva umanità. Sapevo che era sbagliato invidiare Xiaozhen, che era una cosa che Dio odiava, e non potevo continuare così. Da allora, esteriormente ho iniziato a controllarmi e a non parlare più di Xiaozhen, ma dentro di me ero ancora invidiosa di lei. A volte, lei non sapeva delle cose di lavoro e chiedeva a me, e poi mi ha incaricata di sostenere i nuovi arrivati. Questo mi frustrava molto. Pensavo: “Una volta ero io a irrigare te; invece, ora che hai una posizione, mi comandi a bacchetta. Devo eseguire i tuoi ordini? Non sarò una leader o una lavoratrice, ma non valgo meno di te”. Mi dicevo: “Devo tenere più condivisioni sulla verità per risolvere i problemi dei nostri fratelli e sorelle. In questo modo, mi riterranno migliore di Xiaozhen. Allora è me che rispetteranno di più”. In seguito, ogni volta che vedevo i miei fratelli e sorelle in difficoltà o in cattivo stato, cercavo propositivamente la parola di Dio per fare comunione e aiutarli. Tutti reputavano buone le mie condivisioni, e questo mi rendeva molto felice.
Una volta, Xiaozhen ha evidenziato i problemi di Liang Jing. Liang Jing non l’ha accettato e, nella riunione, ha condiviso pregiudizi e critiche su Xiaozhen, e questo mi ha resa felice: “È bello vedere che tutti le muovono delle critiche. In questo modo, lei non avrà un posto nel cuore dei fratelli”. Sono subito intervenuta dopo Liang Jing, dicendo: “Neanche io ho una buona impressione di Xiaozhen. Ora che è un diacono per l’irrigazione, mi sembra si comporti come un funzionario. Mi dà continuamente ordini”. Quando ho finito, Liang Jing e un’altra sorella si sono dette d’accordo. Ho dichiarato che Xiaozhen aveva scarsa esperienza e comprensione e parlava in modo troppo brusco. Dopo le mie parole, il pregiudizio di Liang Jing nei confronti di Xiaozhen è aumentato ulteriormente. Quando poi, nelle riunioni, Xiaozhen condivideva, Liang Jing ascoltava con espressione contrariata, e a volte non faceva che bisticciare con Xiaozhen su questioni triviali, cosa che ha portato Xiaozhen a sentirsi limitata, e la vita della Chiesa a subire intralci e ostacoli. Allora, ipocritamente, ho condiviso con Liang Jing che avrebbe dovuto trattare Xiaozhen correttamente, ma in realtà ero molto felice. Liang Jing litigava sempre con Xiaozhen, e Xiaozhen ne risentiva molto. Se fosse diventata negativa e non avesse svolto bene il suo dovere, sarebbe stata sostituita, e allora fratelli e sorelle avrebbero perso stima di lei. Mi ha sorpresa vedere lo stato di Xiaozhen cambiare rapidamente. Si assumeva ancora un fardello nel suo dovere, tutelava il lavoro della Chiesa e aveva senso di giustizia. Alcuni mesi dopo, Xiaozhen è stata nominata leader della Chiesa. Fratelli e sorelle si rivolgevano a lei per ogni cosa, e io ero davvero sconsolata. Pensavo: “Anch’io so risolvere alcuni problemi. Non valgo meno di lei. Ma ora è lei la leader, e d’ora in poi fratelli e sorelle avranno posto nel cuore solo per lei, e per me no”. Questo mi faceva sentire invidiosa e ostile. Nelle riunioni, non volevo più parlare con lei. Quando vedevo che la sua comunione non era chiara o che qualche lavoro non era svolto bene, non cercavo di rimediare o di aggiustare le cose. Ho persino esposto deliberatamente i suoi problemi e l’ho presa di mira per metterla in cattiva luce.
Una volta, in una riunione, due sorelle hanno discusso a causa dei loro diversi punti di vista, perturbando la vita della Chiesa. L’ho riferito a Xiaozhen, ma lei era impegnata in altre cose e non è riuscita a risolvere il problema tempestivamente; così l’ho usato come pretesto e ho detto davanti a tutti che lei non svolgeva lavoro pratico, sperando che i nostri fratelli e sorelle smettessero di ammirarla. Dopo avermi ascoltata, alcuni l’hanno accusata di non risolvere i problemi, e questo ha fatto sentire Xiaozhen un po’ negativa e imbarazzata. Da allora, quando a una riunione era presente Xiaozhen, ero in continua disputa con lei. Per mettere lei in cattiva luce e indurre tutti ad ammirare me, se qualcuno aveva un problema, trovavo subito i brani della parola di Dio adatti a risolverlo ed ero la prima a tenere condivisione. Temevo che Xiaozhen lo facesse prima di me, togliendomi così la possibilità di mettermi in mostra. Quando Xiaozhen vedeva che avevo risolto il problema, non teneva la sua condivisione. Poiché facevo sfoggio di me così spesso, tutti mi ammiravano. Durante le riunioni, tutti si concentravano su di me, e si aspettavano che io facessi comunione e risolvessi ogni loro problema o difficoltà. Uno dei capigruppo mi ha ammonita perché perseguivo reputazione e autorità e percorrevo il cammino di un anticristo, ma non ci ho dato peso. In seguito, Xiaozhen si è sentita sempre più limitata nei suoi doveri, faceva meno comunione nelle riunioni, ed era in uno stato negativo. Ha detto che sarebbe stato meglio che io la sostituissi nel suo dovere. Si è anche offerta diverse volte di dimettersi. Alla fine, è stata rimossa perché era in cattivo stato e svolgeva male il suo dovere. Venirlo a sapere mi ha resa felice. Mi sono detta: “Xiaozhen è stata finalmente sostituita. Ora non apparirà migliore di me, e fratelli e sorelle non penseranno che io valga meno di lei”.
Poco tempo dopo, la mia leader ha saputo del mio comportamento e ha condiviso con me. Mi ha messa a nudo perché non avevo svolto un ruolo positivo nella Chiesa, contendendo il prestigio a Xiaozhen e spesso sminuendola, giudicandola ed escludendola, cosa che l’ha fatta sentire negativa e limitata, rendendole impossibile l’adempimento del suo dovere, e l’ha indotta alla fine a desiderare di dimettersi. Era un attacco rivolto a lei e un intralcio al lavoro della Chiesa. La mia leader mi ha anche fatto notare che risolvere i problemi dei miei fratelli e sorelle mi faceva apparire responsabile, ma in realtà mi stavo mettendo in mostra e conducendo gli altri al mio cospetto. Alla fine, la leader mi ha rimossa e separata dagli altri, e mi ha detto di riflettere su me stessa. Mi sono mostrata remissiva e obbediente, ma dentro di me la ritenevo un’ingiustizia. Ho pensato che la mia leader sfruttasse la mia corruzione come occasione per punirmi. Ho sfogato il mio malcontento nelle riunioni, accusando la leader di non attenersi ai principi, di punirmi arbitrariamente, e così via, inducendo tutti i presenti a giudicare lei e a difendere me. Per competere per il prestigio, ho formato una cerchia e intralciato gravemente il lavoro della Chiesa, e non ho riflettuto minimamente su me stessa né mi sono pentita dopo essere stata esposta e trattata più volte dai leader, dai lavoratori e dai fratelli e dalle sorelle; alla fine sono stata espulsa dalla Chiesa.
Sapere di questa disposizione mi ha sbalordita. Ero addolorata, e ho pianto molto. Mi sono detta: “Per me è finita. Non potrò vivere la vita della Chiesa né compiere il mio dovere, e non sarò salvata”. Sentivo di essere stata esclusa dalla casa di Dio, e per questo smascherata ed espulsa. Quando pregavo Dio, non riuscivo a percepire la Sua presenza, e mi sembrava di essere morta. Per il fatto che i miei fratelli e sorelle mi avevano messa a nudo, al di là del dolore e della disperazione, nutrivo molte lamentele e resistenze. Pensavo: “Ho davvero compiuto così tanto male? È poi così grave? Mi stavo davvero mettendo in mostra? Ogni mia condivisione non si basava forse sulla parola di Dio? Inoltre, credo in Dio da soli quattro anni, e ancora non comprendo la verità; quindi, anche se manifesto un po’ di corruzione e compio qualche azione malvagia, è perdonabile, e non vale la pena di espellermi, giusto? Non è stato un provvedimento troppo severo?” Più ci pensavo, più mi sentivo negativa. Ritenevo ormai la mia fede in Dio priva di speranza, e di non avere una fine né una destinazione. Non facevo che piangere. Per giorni non ho mangiato né dormito, e la testa mi faceva male come se si fosse aperta in due. Mi sentivo afflitta e disperata. Pensavo: “Visto che la vita è così dolorosa, sarebbe meglio morire e porre fine a tutto”.
Qualche giorno dopo, una sorella è venuta a trovarmi. Mi ha vista pallida, ha sentito la mia voce flebile, e ha capito che ero ancora in uno stato negativo, così ha condiviso con me, dicendo: “Se si presentano ambienti di questo tipo, è perché Dio vuole che riflettiamo su noi stessi, conosciamo la fonte del nostro male, ci pentiamo e cambiamo. Se invece non comprendiamo la volontà di Dio, non riflettiamo adeguatamente su noi stessi, pensiamo ancora al nostro esito e ci opponiamo passivamente, avanti di questo passo, saremo veramente detestati e ripudiati da Dio”. Ha poi aggiunto: “Le malefatte degli abitanti di Ninive offesero Dio ma, quando confessarono sinceramente i loro peccati e si pentirono davanti a Lui, Dio dissipò la Sua ira e mostrò loro misericordia”. Ascoltare la comunione di quella sorella mi ha un po’ sollevata.
Quando se n’è andata, ho aperto il libro delle parole di Dio e ho letto questo passo. “Per quanto Dio fosse stato in collera con i Niniviti, non appena essi proclamarono un digiuno e si coprirono di sacchi e cenere, il Suo cuore cominciò a intenerirsi ed Egli considerò di cambiare idea. Quando Egli annunciò loro che avrebbe distrutto la città – prima che essi confessassero i loro peccati e se ne pentissero – Dio era ancora adirato con loro. Quando invece i Niniviti compirono una serie di atti di pentimento, la collera di Dio si trasformò poco alla volta in misericordia e tolleranza nei loro confronti. […] Con il Suo atteggiamento Dio disse alla popolazione quanto segue: non è che Dio non tolleri gli esseri umani o che non voglia mostrare loro misericordia; piuttosto, sono loro che si pentono veramente davanti a Dio solo di rado, e solo di rado rinunciano ai loro modi malvagi e abbandonano la violenza delle loro mani. In altri termini, quando Dio è in collera con l’uomo, spera che questi riesca a pentirsi veramente e Si augura di assistere a un pentimento sincero dell’uomo, nel qual caso continuerà a concedergli generosamente misericordia e tolleranza. Dunque la condotta malvagia dell’uomo incorre nell’ira di Dio, mentre la misericordia e la tolleranza di Dio vengono concesse a coloro che Lo ascoltano e si pentono veramente dinanzi a Lui, a coloro che sanno rinunciare ai loro sentieri malvagi e abbandonare la violenza delle loro mani. L’atteggiamento di Dio si rivelò molto chiaramente nel modo in cui trattò i Niniviti: la misericordia e la tolleranza di Dio non sono affatto difficili da ottenere. Ciò che Egli richiede è un pentimento vero. Purché le persone rinuncino ai loro sentieri malvagi e abbandonino la violenza delle loro mani, Dio cambierà idea e muterà atteggiamento verso di loro” (La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “Dio Stesso, l’Unico II”). Leggere le parole di Dio mi ha davvero commossa. Gli abitanti di Ninive compirono troppo male e offesero Dio, ed Egli intendeva scatenare disastri per distruggerli. Ma, quando ascoltarono l’annuncio di Giona, seppero confessare sinceramente i loro peccati, pentirsi, e smettere di essere violenti e di compiere il male; a quel punto, Dio cambiò idea e mostrò loro tolleranza e misericordia. Le parole di Dio mi hanno dato speranza. Le mie azioni hanno intralciato il lavoro della Chiesa, e questa è un’offesa all’indole di Dio; così sono stata espulsa dalla Chiesa. Erano la collera di Dio e il Suo giusto castigo che si abbattevano su di me. Ma Dio non stava cercando di scacciarmi: Egli voleva che riconoscessi la mia indole corrotta e che mi pentissi sinceramente. E invece io cos’ho fatto? Non ho riflettuto su me stessa, non ho confessato i miei peccati a Dio e non mi sono pentita. Sono rimasta negativa e ribelle, e volevo persino oppormi a Dio con la mia stessa morte. Non sapevo cosa fosse giusto per me. Ero così irragionevole! Anche se ero stata espulsa dalla Chiesa, l’opera di salvezza svolta da Dio non si era ancora conclusa, quindi non potevo arrendermi. Dovevo riflettere su me stessa, cercare la verità per risolvere la mia indole corrotta, e pentirmi davanti a Dio.
Poi, L’ho pregato e ho letto le Sue parole per riflettere su me stessa. Una volta, mi sono imbattuta in questi passi delle Sue parole: “Ci sono persone che idolatrano Paolo in modo particolare. Amano uscire, tenere discorsi e lavorare, amano partecipare alle adunanze e predicare; amano essere ascoltati e adorati dalla gente, e che tutti ruotino intorno a loro. Amano essere considerate persone di prestigio dagli altri e gradiscono quando gli altri apprezzano l’immagine da loro presentata. Analizziamo la loro natura alla luce di questi comportamenti: qual è la loro natura? Se si comportano realmente in questo modo, allora ciò è sufficiente a dimostrare che sono arroganti e presuntuose. Non venerano affatto Dio; ricercano uno status più elevato e desiderano esercitare autorità sugli altri, dominarli e detenere una posizione di prestigio agli occhi altrui. Questa è la classica immagine di Satana. Gli aspetti della loro natura che emergono sono l’arroganza e la presunzione, una riluttanza a venerare Dio e un desiderio di essere venerati dagli altri. Simili comportamenti possono offrire una visione molto chiara della loro natura” (“Come conoscere la natura umana” in “I discorsi di Cristo degli ultimi giorni”). “Per esempio, se possiedi un’indole arrogante e presuntuosa, allora sentirti dire di non opporti a Dio non fa alcuna differenza, non puoi evitarlo, è al di là del tuo controllo. Non lo faresti intenzionalmente, ma saresti guidato dalla tua indole arrogante e presuntuosa. La tua arroganza e il tuo orgoglio ti porterebbero a disprezzare Dio e a considerarLo privo di qualsiasi importanza; ti indurrebbero a esaltare te stesso, a metterti costantemente in mostra; ti porterebbero a disprezzare gli altri, non lascerebbero spazio per nessuno nel tuo cuore se non per te stesso; priverebbero il tuo cuore del posto per Dio, e alla fine ti farebbero sedere al posto di Dio e pretendere che la gente si sottomettesse a te, e venerare come verità i tuoi pensieri, le tue idee e le tue nozioni. Guarda quanto male commettono le persone sotto il dominio della loro natura arrogante e presuntuosa!” (“Solo perseguendo la verità si può conseguire un cambiamento di indole” in “I discorsi di Cristo degli ultimi giorni”). Le parole di Dio rivelavano quanto io manifestavo. Possedevo un’indole arrogante ed egoista. Mi piaceva mettermi in mostra nelle condivisioni ed essere al centro dell’attenzione, e volevo occupare un posto nel cuore delle persone e indurle ad ammirarmi. Vivevo la natura di un demone, proprio come Satana. All’inizio, la leader si era dedicata a coltivare me, e questo mi piaceva molto. In seguito, l’ho vista apprezzare e coltivare Xiaozhen. Sono andata in crisi e ho temuto che Xiaozhen prendesse il mio posto, quindi ero invidiosa di lei e competevo con lei in tutto, sperando di surclassarla. Nelle riunioni, ogni volta che Xiaozhen era presente, cercavo di condividere prima di lei per paura che mi rubasse la scena. Per guadagnarmi la loro stima, condividevo propositivamente la parola di Dio per risolvere qualsiasi problema o difficoltà i miei fratelli e sorelle affrontassero, cosaì da mostrare che comprendevo la verità e mi assumevo un fardello verso il loro ingresso nella vita. E mi mettevo sempre in mostra, inducendo tutti i miei fratelli e sorelle a stimarmi e ad ammirarmi e a rivolgersi a me per ogni loro difficoltà o problema. Non stavo forse conducendo le persone al mio cospetto? Ho visto che ero diventata così arrogante da non rispettare nessuno e non avere Dio nel cuore. Non competevo per il prestigio con gli uomini, ma contendevo a Dio le persone, e questa era un’offesa alla Sua indole.
Dopo, ho letto di nuovo le parole di Dio. “Qualsiasi dovere svolgano, gli anticristi cercano di ricoprire una posizione di autorità e di prendere il comando. Non potrebbero mai accontentarsi di essere semplici seguaci. E cosa li ossessiona di più? Stare davanti agli altri e dare loro ordini, rimproverarli, far fare loro ciò che dicono. Non pensano mai a come eseguire correttamente il proprio dovere, e tanto meno, mentre lo svolgono, ricercano i principi della verità per praticare la verità e soddisfare Dio. Al contrario, si arrovellano il cervello per trovare il modo di distinguersi, per far buona impressione sui leader e indurli a promuoverli, in modo da poter diventare essi stessi un leader o un lavoratore e guidare altre persone. Passano tutto il tempo a pensare a queste cose e a sperare si realizzino. Gli anticristi non sono disposti a essere guidati da altri, né a essere semplici seguaci, e tanto meno a svolgere silenziosamente i loro doveri nell’anonimato. Qualunque dovere compiano, se non possono occupare il centro della scena, se non possono essere i leader e stare al di sopra degli altri, sono demotivati nell’adempierlo, diventano negativi e iniziano a essere negligenti. Senza la lode o l’ammirazione degli altri, provano ancor meno interesse, e ancor meno desiderio di adempiere ai loro doveri. Se invece, nell’adempimento dei loro doveri, possono essere al centro dell’attenzione e avere l’ultima parola, ne traggono forza e sono disposti a sopportare qualsiasi sofferenza. Hanno sempre motivazioni personali quando compiono i loro doveri, e desiderano sempre essere superiori agli altri per soddisfare il proprio bisogno di superare gli altri, i propri desideri e le proprie ambizioni. Nell’adempimento dei loro doveri, oltre a essere altamente competitivi in ogni ambito, per distinguersi, per stare in vetta e superare gli altri, pensano anche a come consolidare il proprio prestigio, la propria reputazione e la propria posizione. Se qualcuno minaccia il loro prestigio o la loro reputazione, non si fermano davanti a nulla, e non gli danno tregua, allo scopo di reprimerlo e escluderlo. Ricorrono addirittura a mezzi spregevoli per attaccare coloro che sono in grado di perseguire la verità, che compiono il loro dovere con lealtà e senso di responsabilità. Sono inoltre colmi di invidia e odio verso i fratelli e le sorelle che svolgono in modo impeccabile il loro dovere. Odiano in particolar modo coloro che gli altri fratelli e sorelle appoggiano e approvano; credono che tali persone costituiscano una seria minaccia a ciò per cui essi lottano, al loro prestigio e alla loro posizione, e in cuor loro giurano: ‘O tu o io, o me o te, non c’è posto per entrambi e, se non ti abbatto e non mi libero di te, non potrò mai vivere in pace!’ Sono del tutto intolleranti nei confronti dei fratelli e delle sorelle che hanno un’opinione diversa, che espongono alcune delle loro mancanze, o che minacciano il loro prestigio: pensano a ogni modo possibile per ottenere qualcosa su di loro, così da diffamarli e sminuirli, e non si fermeranno finché non ci saranno riusciti” (“Fanno il loro dovere solo per distinguersi e alimentare i loro interessi e ambizioni; non considerano mai gli interessi della casa di Dio e addirittura li vendono in cambio della gloria personale (Parte settima)” in “Smascherare gli anticristi”). “A prescindere dai mezzi con cui gli anticristi ingannano e cercano di irretire le persone, una cosa è certa: per il loro potere e il loro prestigio, si arrovelleranno e useranno ogni mezzo a loro disposizione per raggiungere i loro scopi. C’è poi un’altra certezza: qualunque cosa stiano facendo, non stanno compiendo il loro dovere, tanto meno il loro scopo è compiere bene il loro dovere, bensì raggiungere l’obiettivo di assumere potere all’interno della Chiesa. Inoltre, qualunque cosa facciano, non tengono mai in considerazione gli interessi della casa di Dio, tanto meno quelli dei prescelti di Dio. Non troverete mai nessuna di queste due cose nel dizionario degli anticristi; entrambe sono per natura assenti in loro. Non importa quale livello di leadership ricoprano, essi sono totalmente indifferenti agli interessi della casa di Dio e a quelli del Suo popolo eletto. Dalla prospettiva degli anticristi, il lavoro della chiesa e gli interessi della casa di Dio non hanno nulla a che fare con loro. Li disdegnano entrambi, e si curano solo del proprio prestigio e dei propri interessi personali. Da ciò, possiamo vedere che la natura e l’essenza degli anticristi non sono solo malvagie, ma anche profondamente egoiste e spregevoli. Essi agiscono solamente al servizio della propria fama, fortuna e posizione, noncuranti del fatto che gli altri vivano o muoiano, e useranno qualsiasi metodo privo di scrupoli per reprimere, escludere e punire brutalmente chiunque rappresenti una minaccia al loro prestigio” (“Confondono, adescano, minacciano e controllano gli altri” in “Smascherare gli anticristi”). Le parole di Dio mi hanno colpita dritto al cuore. Ho visto che le mie esternazioni e la mia indole erano le stesse rivelate da Dio sugli anticristi. Gli anticristi sono egoisti, spregevoli e pensano solo alla reputazione e al prestigio. Non considerano mai i sentimenti degli altri né proteggono il lavoro della famiglia di Dio. Se qualcuno minaccia la loro posizione, lo invidiano, lo odiano, o addirittura lo attaccano ed escludono senza scrupoli, e non sono soddisfatti finché non lo demoliscono e sconfiggono. Mi sono resa conto di fare lo stesso. Quando Xiaozhen è stata nominata diacono per l’irrigazione ed era molto stimata dalla leader e ammirata da fratelli e sorelle, io la consideravo una spina nel fianco e volevo sempre screditarla. Ho anche ripetutamente esposto i suoi difetti in presenza della leader, sperando di indurla a sostituirla, in modo che fratelli e sorelle si concentrassero su di me. In quanto diacono per l’irrigazione, Xiaozhen aveva il diritto di impartirmi ordini, ma io non ero in grado di sottomettermi. Ero sempre ostile con lei e mi rifiutavo di collaborare al suo lavoro, facendola sentire limitata nel suo dovere. Era appena diventata leader, quindi era normale che parte del lavoro non fosse perfetta. Ma, per indurre i miei fratelli e sorelle a ripudiarla e a non ascoltarla, sono stata pedante e ho infierito approfittando delle sue mancanze e sviste, ho esposto i suoi difetti, l’ho sminuita e giudicata di fronte ai nostri fratelli e sorelle, e ho seminato discordia alle sue spalle, istigando alcuni a sviluppare pregiudizi nei suoi confronti, a non sostenere il suo lavoro e a isolarla ed escluderla. Questo non solo ha intralciato la vita della Chiesa, ma ha imbarazzato Xiaozhen, l’ha resa negativa, e alla fine lei voleva dimettersi. Quando ho visto che si sentiva negativa e oppressa, non solo non mi sentivo in colpa, ma gioivo delle sue disgrazie, pensando di poter emergere quando lei fosse stata rimossa. Ero così malvagia e spregevole! Anche se Xiaozhen aveva fede da poco tempo e rivelava alcune carenze e difetti, aveva tuttavia buon calibro, era onesta e possedeva senso di giustizia. Quando vedeva che gli altri manifestavano problemi e carenze, sapeva fornire guida e aiuto, e anche salvaguardare gli interessi della casa di Dio. Averla come leader giovava al lavoro della casa di Dio e all’ingresso nella vita dei nostri fratelli e sorelle, e io avrei dovuto sostenerla e collaborare. Invece, per proteggere la mia reputazione e il mio prestigio, senza rispetto per il lavoro della casa di Dio, ho usato metodi privi di scrupoli per competere con lei e opprimerla perché la invidiavo. E non mi sarei fermata finché non fosse più stata in grado di compiere il suo dovere. Quello che ho fatto non solo ha arrecato dolore e danno a Xiaozhen, ma ha anche intralciato e perturbato il lavoro della casa di Dio. Ho visto che avevo scarsissima umanità e un’indole malvagia. Per conquistarmi il prestigio, ero disposta a punire gli altri. Ho pensato al gran dragone rosso che, per consolidare il suo regime, quando una persona o una forza mette in pericolo il suo prestigio, cerca in tutti i modi di sconfiggerla e criticarla, arrivando addirittura a uccidere. Ho visto che la mia natura era altrettanto crudele e malvagia di quella del gran dragone rosso! Capito questo, ho provato rimorso e odio verso me stessa. Dio mi ha dato la possibilità di compiere un dovere in modo che potessi perseguire la verità, liberarmi dalla corruzione, collaborare con i miei fratelli e sorelle, imparare dai loro punti di forza e proteggere il lavoro della Chiesa. Io, invece, l’ho minata e ho compiuto molte malefatte che hanno intralciato il lavoro della casa di Dio. Ero del tutto priva di coscienza e umanità, e non meritavo di essere definita umana. I miei fratelli e sorelle mi hanno più volte richiamata per aiutarmi, ma io avevo a cuore solo la reputazione e il prestigio e non li ho affatto presi sul serio; anzi, mi sono addirittura opposta e non volevo pentirmi. Dopo essere stata sostituita, non ho riflettuto su me stessa, ho presentato le mie lagnanze, ho riversato il mio malcontento sulla leader, istigando fratelli e sorelle a giudicarla, e ho continuato a perturbare la vita della Chiesa. Ho insistito nell’intraprendere questa strada senza uscita, e ho iniziato a riflettere e a conoscere me stessa solo quando sono stata espulsa dalla Chiesa. La mia indole era troppo ostinata e disprezzavo la verità. Nonostante sia stata trattata e disciplinata molte volte, non mi sono pentita, sono rimasta testardamente ostile a Dio, e ho usato mezzi spregevoli per abbattere e sconfiggere una brava persona che perseguiva la verità; sono stata competitiva e d’ostacolo all’opera di Dio, intralciando il lavoro della Sua casa, e ho sprecato l’opportunità donatami da Dio di acquisire la verità ed essere salvata. È stato per via della giustizia di Dio che sono stata espulsa dalla Chiesa. Era colpa mia. Non avevo subito alcun torto.
In seguito, ho letto due passi delle parole di Dio. “Ho operato tanto e pronunciato così tante parole tra di voi: quante sono entrate nelle vostre orecchie? A quante cose avete mai obbedito? Il momento in cui la Mia opera terminerà sarà anche quello in cui smetterai di opporti a Me e di ergerti contro di Me. Mentre Io opero, voi agite costantemente contro di Me, non vi attenete mai alle Mie parole. Io compio la Mia opera, e tu fai il tuo ‘lavoro’, ti costruisci il tuo piccolo regno. Non siete altro che un branco di volpi e cani, tutto ciò che fate è contro di Me! […] La vostra immagine è anche più grande di quella di Dio, il vostro prestigio è più elevato del Suo, per non parlare della vostra fama tra gli uomini: siete diventati idoli che le persone adorano. Non sei forse diventato l’arcangelo? Nel momento in cui gli esiti delle persone saranno rivelati, e sarà anche il momento in cui l’opera di salvezza si avvicinerà al termine, molti di voi saranno cadaveri senza possibilità di salvezza e dovranno essere eliminati” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Pratica (7)”). “Sottoporrò alla Mia punizione tutti coloro che hanno suscitato la Mia collera, farò piovere tutta la Mia ira su quelle bestie che un tempo desideravano starMi accanto come Miei pari senza tuttavia adorarMi o obbedirMi; il bastone con cui colpisco l’uomo si avventerà su quegli animali che un tempo godevano delle Mie attenzioni e dei misteri che rivelavo loro e che hanno cercato di trarre benefici materiali da Me. Non perdonerò nessuno che cerchi di prendere il Mio posto; non risparmierò nessuno di quelli che tentano di portarMi via cibo e vestiti. Per il momento, rimanete indenni e continuate ad avanzare richieste esagerate nei Miei confronti. Quando giungerà il giorno del giudizio, non avanzerete più alcuna pretesa nei Miei confronti; in quel tempo, lascerò che vi ‘divertiate’ come vi piace, vi caccerò la faccia nella terra e non potrete più rialzarvi!” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Avere un’indole immutata è essere ostili a Dio”). Le parole di Dio, colme di maestà e ira, mi hanno colpita al cuore. Ho percepito la collera di Dio, e ho visto che la Sua indole è giusta e non tollera offesa. Dio odia tutti coloro che Gli contendono la Sua posizione. Queste persone saranno maledette e punite da Dio, tutte e senza via di scampo. Per acquisire prestigio, ho conteso ad altri la fama e il successo, ho attaccato e ripudiato coloro che perseguivano la verità, mi sono messa sempre in mostra e ho condotto le persone al mio cospetto. Contendevo a Dio la posizione e le persone, e questo ha gravemente offeso la Sua indole. Sentivo di aver compiuto un grande male e di aver commesso un peccato imperdonabile. Era come aver bussato alle porte dell’inferno. Ero così terrorizzata che mi era difficile persino respirare. Non ero sicura di essere ancora degna della misericordia di Dio. Forse non mi avrebbe perdonata. Mi avrebbe uccisa e distrutta da un momento all’altro? Addolorata, ho ripetutamente pregato davanti a Dio, per confessare i miei peccati e pentirmi, con queste parole: “Dio, ho compiuto il male, mi sono opposta a Te e ho offeso la Tua indole. Vivo ogni giorno nel terrore che la punizione e le maledizioni mi colpiscano da un momento all’altro. Dio, desidero pentirmi. Ti prego, salvami”. Dopo aver pregato, ho riguadagnato un po’ di calma.
Durante i miei devozionali, ho letto queste parole di Dio: “Oggi Dio vi giudica, vi castiga e vi condanna, ma sappi che la ragione della tua condanna è che tu possa conoscere te stesso. Dio ti condanna, ti maledice, ti giudica e ti castiga affinché tu possa conoscere te stesso, affinché la tua indole possa cambiare e anche affinché tu possa conoscere quanto vali. Lo fa perché tu possa vedere che tutte le azioni di Dio sono giuste, che sono in accordo con la Sua indole e con le necessità della Sua opera, che Egli opera in conformità con il Suo piano di salvezza dell’uomo, e che Egli è il Dio giusto che ama, salva, giudica e castiga l’uomo. Se tu sapessi solo di essere di infimo livello, corrotto e disobbediente, ma non sapessi che Dio desidera rendere esplicita la Sua salvezza attraverso il giudizio e il castigo che Egli compie su di te oggi, allora non avresti modo fare esperienza e ancor meno saresti in grado di procedere oltre. Dio non è venuto per uccidere o per distruggere, bensì per giudicare, maledire, castigare e salvare. Prima della conclusione del Suo piano di gestione di seimila anni, prima che Egli renda manifesto l’esito di ogni categoria umana, l’opera di Dio sulla terra sarà compiuta ai fini della salvezza; sarà puramente destinata a rendere completi, da cima a fondo, coloro che Lo amano e a indurli a sottomettersi alla Sua autorità. […] Pensateci: se le Mie intenzioni, nel venire sulla terra, fossero state quelle di condannarvi e punirvi, anziché salvarvi, i vostri giorni sarebbero durati tanto a lungo? Avreste potuto voi, esseri in carne e ossa pieni di peccato quali siete, sopravvivere fino ad oggi? Se il Mio solo scopo fosse punirvi, perché Mi sarei dovuto incarnare e Mi sarei imbarcato in una tale grandiosa impresa? Non Mi sarebbe bastato pronunciare una sola parola per punire voi, miseri mortali? Avrei ancora bisogno di annientarvi dopo avervi espressamente condannato? Ancora non credete a queste Mie parole? Potrei salvare l’uomo solo mediante amore e compassione? O potrei usare solo la crocifissione per salvarlo? La Mia indole giusta non è forse più favorevole per rendere l’uomo completamente obbediente? Non è maggiormente in grado di salvare del tutto l’uomo?” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Dovreste mettere da parte i benefici della posizione e comprendere la volontà di Dio di dare la salvezza all’uomo”). Leggere le parole di Dio mi ha davvero commossa. Ho anche capito che Dio ha usato parole severe per smascherarmi e giudicarmi, e perfino condannarmi e maledirmi, ma lo scopo non era la mia dannazione, quanto piuttosto che mi conoscessi, distinguessi chiaramente la mia natura satanica di ribellione a Dio, e fossi in grado di pentirmi e cambiare. Mi ha inoltre permesso di conoscere l’indole giusta di Dio. Dio odia e trova intollerabili la competizione per il prestigio e l’intralcio e il danno arrecati al lavoro della Sua casa. Dio è la fonte di tutto ciò che è positivo, e non tollera la presenza di cose negative e malvagie. La Chiesa è il luogo in cui il popolo eletto di Dio adora Dio e persegue la verità, e in cui la volontà di Dio non trova ostacoli. Quanto a me, invece? Io non ho avuto un ruolo positivo nella Chiesa. Ho solamente arrecato intralcio e danno, e così l’ira di Dio si è abbattuta su di me e sono stata espulsa dalla Chiesa: era la giustizia di Dio. Per tutti quegli anni, non ho perseguito la verità, ma solo la fama e il prestigio. Quando qualcuno metteva in pericolo la mia posizione, sviluppavo invidia e malcontento, intralciando il lavoro della casa di Dio: questo è il cammino di un anticristo. Ho compiuto tanto male e meritavo di essere punita da Dio, ma Egli non mi ha trattata in proporzione alle mie malefatte. Quando ero addolorata disperata e pensavo alla morte, Dio temeva che cadessi nei tranelli di Satana, così Si è servito delle Sue parole e della comunione di una mia sorella per illuminarmi, guidarmi e liberarmi dalla mia negatività. Sentivo nel profondo del cuore che tutto questo era l’amore e la salvezza di Dio.
Una volta compresa la volontà di Dio, desideravo uscire da quella infelicità. Poi, ho letto un altro passo delle Sue parole: “Essendo una delle creature, l’uomo deve restare al suo posto e comportarsi con coscienza. Custodisci diligentemente ciò che ti viene affidato dal Creatore. Non agire fuori dagli schemi e non fare cose al di là della tua capacità o che siano sgradite a Dio. Non cercare di essere grande o di diventare un superman o qualcuno al di sopra degli altri, e non cercare di diventare Dio. Le persone non dovrebbero desiderare di essere così. Cercare di diventare grandi o un superman è assurdo. Cercare di diventare Dio è ancora più vergognoso; è disgustoso e spregevole. Ciò che è lodevole, e ciò a cui le creature dovrebbero attenersi più che a ogni altra cosa, è diventare una creatura vera; questo è l’unico obiettivo che tutte le persone dovrebbero perseguire” (La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “Dio Stesso, l’Unico I”). Le parole di Dio hanno destato in me imbarazzo e vergogna. Sono solo un piccolo essere creato, una persona sporca e corrotta, eppure volevo essere stimata e ammirata dagli altri. Mi mettevo sempre in mostra, cercavo di rubare la scena ovunque andassi, e usavo la parola di Dio per tenere condivisioni con gli altri. Ero del tutto priva di senno! Non possedevo alcuna realtà della verità, né una genuina conoscenza di me stessa. Conoscevo solo lettere e dottrine, eppure parlavo in continuazione. L’essenza delle mie parole era voler confondere. Non avevo la minima conoscenza di me stessa, eppure ho attaccato ed isolato Xiaozhen. Ero così irragionevolmente arrogante. Ero orribile, davvero disgustosa! Dovevo abbandonare le mie ambizioni e i miei desideri, comportarmi bene, stare al mio posto, e compiere il mio dovere con concretezza. Questa è la ragionevolezza che un essere creato dovrebbe possedere. Ho giurato di svolgere adeguatamente il mio dovere a prescindere dal mio esito. Per tutta la mia vita, sapevo di dover perseguire la verità, sfuggire alla mia corruzione e vivere un’umana sembianza per allietare il cuore di Dio. Da allora, ho pregato Dio ogni giorno per chiederGli di guidarmi a riflettere su me stessa, così da potermi pentire e cambiare. Quando leggevo le parole di Dio, mi impegnavo a valutarmi in base ad esse, e a ponderare ed analizzare ciò che ogni giorno manifestavo. Lentamente, ho acquisito una certa conoscenza della mia indole arrogante, delle mie azioni malvagie, della mia identità e della mia posizione. Ho inoltre fatto del mio meglio per diffondere il Vangelo a parenti, amici e conoscenti, ho contribuito al lavoro della Chiesa nella misura in cui potevo, e ho spesso ospitato i miei fratelli e sorelle. Ero molto felice, e ho deciso che, a prescindere da come Dio mi trattasse o dal fatto che ottenessi una buona destinazione, non avrei tentato alcuna transazione o richiesta, e avrei compiuto bene il mio dovere.
Inaspettatamente, un giorno di dicembre 2020, la mia leader mi ha informata che ero stata riammessa nella Chiesa, e che potevo di nuovo vivere la vita della Chiesa. Saputa questa notizia, ero così entusiasta che mi sono venute le lacrime agli occhi. Ho pensato tra me e me: “Ho compiuto così tanto male ma, pentendomi veramente, sono stata riammessa nella Chiesa. Questo è veramente l’amore e la misericordia di Dio”. In passato, ero sempre stata convinta di perseguire correttamente, di assumermi un fardello nel mio dovere e di amare i miei fratelli. Solo dopo essere stata smascherata, espulsa, giudicata e messa a nudo dalla parola di Dio, ho visto che ero stata corrotta da Satana al punto di diventare disumana e pensare esclusivamente al male. Se non fosse stato per il giudizio e il castigo di Dio, avrei continuato a perseguire il prestigio per soddisfare ambizioni e desideri personali, senza mai riflettere su me stessa e senza mai aprire gli occhi. Ho davvero sperimentato ciò che Dio dice: “Sappi che il castigo e il giudizio di Dio sono la luce, la luce della salvezza dell’uomo, e che per lui non esiste migliore benedizione, grazia o protezione” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Le esperienze di Pietro: la sua conoscenza del castigo e del giudizio”). Dopo aver vissuto questa esperienza, ho visto l’indole giusta di Dio, e la protezione e la salvezza che Egli mi dona. Anche se la mia indole è ancora gravemente corrotta, sono pronta a lavorare duramente per accettare il giudizio e il castigo di Dio e la potatura e il trattamento da parte dei miei fratelli e sorelle, e per perseguire un cambiamento d’indole e vivere un’umana sembianza.
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