Un’onta che viene dal mio passato
Nell’agosto del 2015, io e la mia famiglia ci siamo trasferiti nello Xinjiang. Mi era giunta voce che il Partito Comunista aveva attuato rigorose misure di sorveglianza e controllo in nome della lotta contro la violenza e i disordini della popolazione uigura, quindi la situazione era piuttosto pericolosa. Una volta arrivati nello Xinjiang, abbiamo trovato un’atmosfera ancora più tesa di quanto avessi immaginato. La polizia pattugliava ogni angolo e dovevamo sottoporci a una scansione corporea completa per passare i controlli di sicurezza ogni volta che andavamo al supermercato. Quando aspettavamo l’autobus, c’erano poliziotti che pattugliavano le fermate con le pistole allacciate alla schiena. Vedere tutto questo mi metteva in grande agitazione. Il Partito Comunista stava già arrestando e perseguitando i credenti, quindi l’aggiunta di quelle severe misure di sorveglianza e controllo significava rischiare di essere arrestata o uccisa in qualsiasi momento. Verso ottobre, ho saputo che due sorelle erano state arrestate mentre andavano a consegnare i libri delle parole di Dio e condannate a 10 anni. Sono rimasta piuttosto sconvolta: non erano leader o lavoratrici, ma erano comunque state condannate a 10 anni per aver consegnato i libri delle parole di Dio. Io ero la responsabile del lavoro della chiesa; quindi, se fossi stata arrestata, avrei preso 10 anni come minimo. Le immagini dei miei fratelli e sorelle torturati in prigione continuavano a scorrermi nella mente. Avevo molta paura e temevo che sarei stata arrestata e torturata anch’io, un destino sicuramente peggiore della morte. La mia paura non faceva che crescere e non avevo il coraggio di pensarci su un minuto di più. Tempo dopo, ho sentito alcuni fratelli e sorelle condividere su come guardavano e si affidavano a Dio per svolgere i loro doveri in quel tipo di ambiente, su come vedevano la Sua sovranità onnipotente e percepivano la Sua cura e protezione. Questo mi ha davvero incoraggiata e mi ha dato la fede necessaria per superare quella situazione.
Nel febbraio del 2016, ho appreso che in una delle chiese che supervisionavo c’era una persona malvagia, di nome Wang Bing, che trovava continuamente da ridire sui leader, intralciando gravemente la vita della chiesa. La situazione doveva essere risolta al più presto o avrebbe influito sulla vita dei fratelli e delle sorelle. Con alcuni collaboratori, abbiamo discusso della questione e secondo loro avrei dovuto recarmi in quella chiesa per affrontare il problema. Ma io avevo un po’ di paura e pensavo tra me e me: “Le sorelle condannate a 10 anni sono state arrestate in quella chiesa. Il Partito Comunista ha persino radunato gli abitanti del villaggio per annunciare la notizia, spaventandoli e minacciandoli di non credere in Dio. È così pericoloso lì. Mi arresteranno se ci vado?” Alla luce di questo, ho trovato una scusa per non andare. Ma poi ho visto che una delle mie collaboratrici era disposta a farlo e mi sono vergognata. Lei era una credente da poco tempo e aveva appena iniziato la formazione come leader. Quella chiesa aveva molti problemi e non era un ambiente facile. Mi sentivo in colpa a lasciar andare lei, così ho detto: “Forse è meglio che vada io”. Arrivata alla chiesa, ho constatato che Wang Bing non era in grado di condividere su alcuna comprensione delle parole di Dio durante le riunioni e che spesso trovava da ridire sui leader, intralciando gravemente la vita della chiesa. Ho suggerito al predicatore di limitare per prima cosa Wang Bing e di impedirgli di avere contatti con gli altri o di fuorviarli, e poi di condividere sulla verità con i fratelli e le sorelle per aiutarli ad acquisire discernimento su di lui. In quel modo gli avremmo impedito di intralciarli ulteriormente, e dopo avremmo potuto formare sorella Zhong Xin perché si assumesse la responsabilità del lavoro della chiesa il prima possibile. Ma nutrivo ancora qualche preoccupazione e sapevo che probabilmente ci sarebbe voluto un bel po’ di tempo per risolvere completamente i problemi di quella chiesa. Circa la metà dei fratelli e delle sorelle che ne facevano parte era stata arrestata; quindi, più tempo avrei trascorso lì, più rischi avrei corso. Ho pensato a come la casa di Dio avesse condiviso sul fatto che, in ambienti molto pericolosi, alcuni dei lavori della chiesa potevano essere ritardati per evitare di incorrere in perdite maggiori. Poiché avevamo già deciso una soluzione al problema, ho pensato di poter lasciare che da lì in poi fosse il predicatore a seguire e gestire le cose. Così ho assegnato in fretta gli incarichi rimanenti e sono tornata a casa.
Il predicatore ha poi riferito che Wang Bing stava diventando sempre più sfacciato e che stava formando una fazione all’interno della chiesa per attaccare i leader, intralciando gravemente la vita della chiesa. Ho condiviso con il predicatore in merito ad alcune soluzioni, ma il problema è rimasto irrisolto. Mi sentivo un po’ in colpa. Occuparmi dei disordini della chiesa era una mia responsabilità, ma io non ero disposta a risolvere il problema per paura di essere arrestata. Non era giusto. Poi però ho pensato che di recente una sorella era stata quasi arrestata mentre prendeva il treno per andare a una riunione. “Cosa farò se mi arrestano durante il viaggio in treno? Sono una leader, non posso svolgere il mio lavoro se la mia sicurezza non è garantita”. Così, ho continuato a scaricare i problemi di quella chiesa sul predicatore. Ma, poiché le sue capacità erano limitate, non si è giunti a nessuna soluzione.
Nel settembre del 2016, ho ricevuto inaspettatamente una lettera in cui si diceva che quattro fratelli e sorelle di quella chiesa erano stati arrestati. Una di loro, Zhong Xin, era stata brutalmente picchiata. Un paio di giorni dopo è arrivata un’altra lettera in cui si annunciava che la polizia l’aveva picchiata a morte. Questa notizia mi ha colpita come un pugno allo stomaco. Non riuscivo davvero ad accettarla. Sapevo che i metodi di tortura del Partito Comunista erano assolutamente spietati, ma non avrei mai immaginato che avrebbero picchiato a morte una persona nel giro di pochi giorni. Era terrificante. Mi sembrava che l’aria intorno a me si fosse congelata. Incapace di controllare le mie emozioni, sono scoppiata a piangere. Più ci pensavo, più ero sconvolta, e continuavo a chiedermi come fosse potuto accadere. Sapevo da tempo che una persona malvagia stava intralciando quella chiesa e che i suoi membri non erano in grado di vivere una regolare vita di chiesa. Ero una leader, ma per paura di essere arrestata non mi ero recata sul posto e non avevo risolto a fondo i problemi. Se mi fossi assunta un po’ più di responsabilità, o avessi pensato a come collaborare con gli altri membri della chiesa, e avessi risolto quei problemi e richiamato i fratelli e le sorelle alla cautela, forse Zhong Xin non sarebbe stata arrestata e picchiata a morte dalla polizia. La sua morte mi ha gettata in uno stato di forte senso di colpa. Ero terrorizzata e depressa. Il luogo in cui mi trovavo era davvero spaventoso e facevo fatica a respirare. Ma sapevo che in un momento così critico non potevo continuare a scappare, così mi sono impegnata ad aiutare il predicatore a gestire le conseguenze degli arresti. Prima che potessimo finire di occuparci di tutto, sono venuta a sapere che anche una delle mie collaboratrici era stata arrestata e che la polizia aveva ottenuto alcune informazioni sui principali leader e lavoratori della nostra chiesa. Ero stata in contatto frequente con quei fratelli e sorelle; quindi, se la polizia avesse esaminato i filmati di sorveglianza, era molto probabile che mi avrebbe trovata. Ero davvero preoccupata di poter essere arrestata da un momento all’altro. Se fossi stata condannata e mandata in prigione, non era certo che ne sarei uscita viva. Era molto probabile che avrei fatto la stessa fine di Zhong Xin, picchiata a morte dalla polizia in giovane età. Più ci pensavo, più mi sentivo spaventata, e restia a compiere il mio dovere. Non volevo nemmeno più rimanere in quel posto. Poiché non ho mai affrontato questo stato e per diversi mesi ho trascurato il problema dell’intralcio che Wang Bing arrecava alla chiesa, alla fine sono stata destituita. Dopo la mia rimozione, mi sono occupata di produzione testi per la chiesa, ma continuavo a percepire il pericolo di stare lì. Temevo di poter essere arrestata da un giorno all’altro e volevo davvero tornare a compiere il mio dovere nella mia città natale. I fratelli e le sorelle hanno fatto comunione con me, sperando che rimanessi per aiutarli ad affrontare le conseguenze di tutto quello che era successo. Ma io ero talmente sopraffatta dalla paura che non ho prestato alcun ascolto alle loro esortazioni e ho insistito per andarmene.
Nell’aprile del 2017, a causa del mio comportamento, la chiesa mi ha interdetta dalle riunioni e ha decretato che restassi isolata a casa a riflettere su me stessa. Non sono riuscita a trattenere le lacrime quando l’ho saputo. Tuttavia, avevo abbandonato il mio dovere e disertato la chiesa in un momento così critico, dunque sapevo di meritarlo. Potevo vedere la giustizia di Dio in tutto ciò ed ero disposta a sottomettermi. Un giorno, nelle mie devozioni, ho letto queste parole di Dio: “Se svolgi un ruolo importante nella diffusione del Vangelo e diserti la tua posizione senza il permesso di Dio, non c’è trasgressione più grande. Non si tratta forse di un atto di tradimento nei confronti di Dio? (Sì.) Quindi, secondo il vostro punto di vista, Dio come dovrebbe trattare i disertori? (Dovrebbero essere messi da parte.) Essere messo da parte significa essere ignorato, lasciato libero di fare ciò che vuoi. Se una persona che è stata messa da parte prova pentimento, è possibile che Dio veda che il suo atteggiamento è sufficientemente pentito e voglia riaverla. Ma verso coloro che disertano il loro dovere, e solo verso costoro, Dio non assume questo atteggiamento. Dio come tratta queste persone? (Dio non le salva; le disprezza e le respinge.) Giustissimo. Più specificamente, le persone che svolgono un dovere importante hanno ricevuto tale incarico da Dio e se lo disertano, per quanti risultati abbiano ottenuto in passato o quanti ne ottengano in seguito, agli occhi di Dio sono persone che L’hanno tradito e non avranno mai più l’opportunità di svolgere un dovere” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Diffondere il Vangelo è il dovere a cui sono moralmente obbligati tutti i fedeli”). “Dio nutre il massimo ribrezzo nei confronti delle persone che disertano il proprio dovere o che lo prendono alla leggera, e per i diversi comportamenti, azioni e manifestazioni di tradimento nei confronti di Dio, poiché tra i vari contesti, persone, questioni e cose disposti da Dio, queste persone svolgono il ruolo di ostacolare, danneggiare, ritardare, disturbare o compromettere il progresso dell’opera di Dio. E, per questo motivo, cosa prova Dio e in che modo reagisce nei confronti dei disertori e delle persone che Lo tradiscono? Che atteggiamento assume Dio? (Le odia.) Nient’altro che ribrezzo e odio. Prova pietà? No: non potrebbe mai provare pietà. Alcuni dicono: ‘Dio non è forse amore?’ Perché non ama simili persone? Non sono degne di amore. Se tu le ami, allora il tuo amore è sciocco, e il fatto che tu le ami non significa che le ami anche Dio; tu puoi anche averle a cuore ma Dio non lo fa, perché in queste persone non c’è nulla che ne sia degno. Quindi, Dio abbandona tali persone con determinazione e non concede loro una seconda possibilità. Questo è ragionevole? Non solo è ragionevole, ma è soprattutto un aspetto dell’indole di Dio, ed è anche la verità” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Diffondere il Vangelo è il dovere a cui sono moralmente obbligati tutti i fedeli”). Il giudizio e la rivelazione delle parole di Dio mi hanno fatta vergognare profondamente. Zhong Xin era stata picchiata a morte e la mia collaboratrice arrestata. In un momento così importante, avrei dovuto lavorare con i fratelli e le sorelle per gestire le conseguenze di tutto ciò, e invece ero semplicemente scappata. Chiunque possedesse un minimo di coscienza non avrebbe fatto una cosa del genere. Non riuscivo a perdonarmi. Ero sempre stata convinta che, qualunque cosa avessi fatto di male, Dio avrebbe avuto misericordia e mi avrebbe perdonata, purché mi fossi pentita davanti a Lui. Ma in quel momento ho capito che si trattava solo di una nozione e di una fantasia. Dio dice che abbandona coloro che trascurano i loro doveri e Lo tradiscono nei momenti critici, e che non darà loro una seconda possibilità. Leggendo le parole di Dio, ho appreso che la Sua misericordia e il Suo perdono si attengono a dei princìpi. Dio non concede il Suo perdono e la Sua misericordia a chiunque, indipendentemente del modo in cui Lo ha offeso. Dal momento in cui sono fuggita, mi sono sentita come se Dio avesse rinunciato a me. Non avevo pace nel mio cuore ed ero sopraffatta dal rimorso. Non so quante volte ho pregato o quante lacrime ho versato per questo. Che Dio mi abbandonasse o meno, volevo renderGli servizio per ripagare il mio debito, e sapevo che in qualunque modo mi avesse trattata e qualunque cosa avesse fatto sarebbe stato giusto. Con il mio comportamento avevo ferito Dio a tal punto che non mi sarei lamentata nemmeno se mi avesse mandata all’inferno. Avevo fatto alcuni sacrifici durante i miei anni di fede e volevo perseguire la salvezza: non avrei mai immaginato che, di fronte all’arresto e alla persecuzione per mano del Partito Comunista, avrei temuto la morte, abbandonato il mio dovere e tradito Dio, commettendo così una grave trasgressione. Quel pensiero mi rendeva davvero infelice e disperata. Non riuscivo a smettere di piangere ed ero sopraffatta dal rimorso. Avrei voluto non aver insistito per andarmene, e aver continuato a compiere il mio dovere e a occuparmi delle conseguenze degli arresti insieme agli altri in quel momento cruciale. Così non avrei vissuto in un tale tormento e disperazione. Non era così che volevo andassero le cose! Ma a quel punto era troppo tardi. Dovevo scendere a patti con le conseguenze delle mie azioni. Mi odiavo per la mia paura della morte e per quanto ero egoista e vile. Una persona come me non era degna del perdono e della misericordia di Dio. Sentivo che, dato che la chiesa non mi aveva espulsa, dovevo prestare servizio come meglio potevo per compensare la mia trasgressione. In seguito, nel compiere il mio dovere mi sono recata ovunque i leader mi inviassero, anche se mi mandavano a sostenere chiese in ambienti pericolosi. Dopo averlo fatto per un po’ di tempo, sono riuscita a ottenere qualche risultato nel mio lavoro. Ma non volevo mai parlare della morte di Zhong Xin e di come avevo abbandonato quella chiesa in un momento così cruciale. Volevo farmi scudo e dimenticarlo, ma non ci riuscivo. Sentivo che era profondamente impresso nel mio cuore e non sarebbe mai andato via. Ogni volta che il pensiero si affacciava alla mia mente, mi addolorava e mi colmava di senso di colpa.
Un giorno, ho letto delle parole di Dio che mi hanno chiarito il mio stato. Dio Onnipotente dice: “Gli anticristi fanno di tutto per garantire la propria incolumità. Ciò che pensano tra sé e sé è: ‘Devo assolutamente mantenermi al sicuro. Non importa chi arrestano, basta che non sia io’. A questo proposito, spesso si rivolgono a Dio in preghiera, supplicando che Dio impedisca loro di finire nei guai. Sentono che, qualunque cosa accada, stanno davvero svolgendo il lavoro di leader della chiesa e che Dio dovrebbe proteggerli. Per la propria sicurezza e per evitare l’arresto, sfuggire a ogni oppressione e restare in un ambiente sicuro, gli anticristi spesso implorano e pregano per la propria incolumità. Solo quando si tratta della propria sicurezza si affidano e si offrono veramente a Dio. Quando si tratta di questo, la loro fede è autentica e si affidano realmente a Dio. Si preoccupano di pregare Dio solo per chiederGli di proteggere la loro incolumità, senza pensare minimamente al lavoro della chiesa o al loro dovere. La sicurezza personale è il principio che li guida nel lavoro. Se un certo luogo è sicuro, allora gli anticristi sceglieranno di lavorarvi, e di fatto, appariranno molto propositivi e positivi, mettendo in mostra il loro grande ‘senso di responsabilità’ e la loro grande ‘lealtà’. Se un lavoro comporta un rischio e c’è la possibilità che vada male, che porti chi lo svolge a essere scovato dal gran dragone rosso, accampano scuse, passano la palla a qualcun altro e trovano un pretesto per sottrarvisi. Appena c’è un pericolo, o appena c’è l’indizio di un pericolo, cercano di trovare delle soluzioni per districarsene e abbandonare il loro dovere senza curarsi dei fratelli e sorelle. Pensano solo a togliersi dal pericolo. Forse in cuor loro sono già pronti. Appena il pericolo si palesa, abbandonano immediatamente quello che stanno facendo senza curarsi di come vada l’operato della chiesa, in quale perdita possano incorrere gli interessi della casa di Dio o quale sia il rischio per l’incolumità di fratelli e sorelle. Ciò che preme loro è scappare. Hanno persino un ‘asso nella manica’, un piano per proteggere se stessi. Appena il pericolo incombe su di loro o vengono arrestati, dicono tutto ciò che sanno, liberandosi e assolvendosi da ogni responsabilità per preservare la loro incolumità. Questo è il piano che hanno già pronto. Non sono persone disposte a soffrire la persecuzione perché credono in Dio; temono di essere arrestate, torturate e imprigionate. Il fatto è che hanno già da molto tempo ceduto a Satana. Sono terrorizzati dal potere del regime di Satana e ancor più spaventati da cose come la tortura e il duro interrogatorio a cui sono sottoposti. Quindi, se tutto va a gonfie vele, se non c’è minaccia alla loro incolumità né ci sono problemi a questo riguardo e non si prospetta nessun rischio, può essere che gli anticristi offrano il loro zelo e la loro ‘lealtà’, e persino i loro beni. Ma se le circostanze sono sfavorevoli e c’è la possibilità che vengano arrestati in qualsiasi momento per il fatto di credere in Dio e di fare il proprio dovere, e se la loro fede in Dio può portarli a essere licenziati dalla loro posizione ufficiale o abbandonati da parenti e amici stretti, allora sono eccezionalmente cauti, non predicando il Vangelo né testimoniando Dio né facendo il loro dovere. Quando c’è un lieve segnale di pericolo, si chiudono come violette; quando c’è un lieve segnale di pericolo insorge in loro immediatamente il desiderio di restituire alla chiesa i loro libri contenenti la parola di Dio e tutto ciò che è legato alla fede in Dio in modo da restare al sicuro e incolumi. Le persone di questo genere non sono pericolose? Se arrestate, non diventerebbero dei Giuda? Un anticristo è così pericoloso da poter diventare un Giuda in qualsiasi momento; ci sarà sempre la possibilità che volti le spalle a Dio. Inoltre, è estremamente egoista e meschino. Ciò è determinato dalla natura essenza di un anticristo” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9 – Parte seconda”). “Gli anticristi sono estremamente egoisti e meschini. Non hanno vera fede in Dio, tanto meno devozione a Dio; quando si imbattono in una questione, tutelano e proteggono soltanto sé stessi. Per loro nulla è più importante della propria incolumità. Non badano al danno arrecato al lavoro della chiesa: se sono ancora vivi e non sono stati arrestati, è questo l’importante. Queste persone sono estremamente egoiste, non pensano minimamente ai fratelli e alle sorelle, né al lavoro della chiesa; pensano soltanto alla propria incolumità. Sono anticristi” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9 – Parte seconda”). Il giudizio e la rivelazione delle parole di Dio mi hanno trafitto il cuore. Ero completamente messa a nudo, non potevo sfuggire. Ero esattamente il tipo di persona descritto da Dio, che di fronte al pericolo si preoccupava solo di proteggere sé stessa, che era egoista e spregevole e non aveva alcuna considerazione per il lavoro della chiesa o per la vita dei fratelli e delle sorelle. Ho ripensato a quando sono arrivata nello Xinjiang e ho visto quanto fosse terribile la situazione lì. Quando ho capito che rischiavo di essere arrestata o di perdere la vita da un momento all’altro, mi sono pentita di essere andata a compiere il mio dovere lì. Saputo che c’era una persona malvagia che creava intralcio in una delle chiese, ho accampato delle scuse per non andare perché avevo paura di essere arrestata e torturata, anche se la situazione aveva urgente bisogno di essere risolta. Alla fine ci sono andata, pur controvoglia, ma poiché pensavo solo alla mia sicurezza sono fuggita via prima che i problemi fossero risolti. Sapevo bene che c’erano gravi problemi in quella chiesa e che dovevo recarmi lì a occuparmene, ma temevo di morire, così ho approfittato della mia posizione per dare ordini invece di svolgere un vero lavoro. Ho persino spinto gli altri fratelli e sorelle a occuparsene mentre io mi nascondevo, trascinandomi nella mia ignobile esistenza. Di conseguenza, i problemi di quella chiesa sono rimasti irrisolti per diversi mesi. Ho persino trovato una scusa “ragionevole”: in quanto leader, per svolgere il mio lavoro dovevo proteggere la mia sicurezza personale; ma in realtà stavo solo accampando un pretesto per fuggire di fronte al pericolo. Quando Zhong Xin è stata arrestata e picchiata a morte dalla polizia, ho pensato solo alla mia sicurezza e ho temuto di poter essere arrestata e torturata a morte. Volevo persino trovare un’opportunità per abbandonare il mio dovere e lasciare quel luogo pericoloso. Dopo essere stata destituita, non volevo occuparmi delle conseguenze di tutto quello che era successo e sono tornata di corsa nella mia città natale. I fratelli e le sorelle non mi hanno rimproverata, ma dentro di me percepivo l’abbandono, il disgusto e la condanna di Dio nei miei confronti. Ciò che più mi dispiaceva era che la chiesa mi avesse dato la possibilità di essere una leader e avesse affidato tanti fratelli e sorelle alle mie cure. Eppure, quando il disastro si è abbattuto, sono semplicemente scappata, senza preoccuparmi se gli altri sarebbero vissuti o morti né pensare all’ostacolo che avrebbe subìto il lavoro della chiesa. Ero una vile disertrice e traditrice, e oggetto dello scherno di Satana. Inoltre, quella trasgressione era diventata una ferita insanabile nel profondo del mio cuore. Attraverso tutto ciò, ho visto che ero una vigliacca priva di umanità che viveva in modo egoista e vile! Le parole di Dio hanno colpito nel segno, rivelando gli spregevoli secondi fini nascosti nel profondo del mio cuore. Non potevo continuare a fuggire dalla realtà. A quel punto, ho avvertito una profonda consapevolezza di aver commesso un grave peccato tradendo Dio, e di non meritare la Sua salvezza. Ho anche pensato a come Dio Si sia fatto carne due volte e abbia dato tutto per salvare l’umanità. Duemila anni fa, il Signore Gesù fu crocifisso per redimere l’umanità. Ora, negli ultimi giorni, Dio Si è di nuovo incarnato per salvare l’umanità corrotta, mettendo a rischio la Sua vita per manifestarSi e operare nella tana del gran dragone rosso, costantemente braccato e perseguitato dal Partito Comunista. Ma Dio non ha mai rinunciato a salvare l’umanità. Ha continuato a esprimere verità per irrigarci e rifornirci. Dio ha dato tutto per l’uomo: il Suo amore per noi è così reale e disinteressato! Io invece ero incredibilmente egoista e meschina. Nel mio dovere, ho solo protetto me stessa e mi sono totalmente disinteressata del lavoro della chiesa. Ero profondamente in debito con Dio e non meritavo di vivere davanti a Lui. Tutto ciò che volevo allora era rendere servizio a Dio. In quel modo, speravo di poter espiare in parte il mio peccato.
Nel dicembre del 2021, sono stata eletta di nuovo leader della chiesa. Ma, al pensiero di come avessi tradito Dio e non meritassi di essere una leader, ho raccontato in lacrime a un altro leader di come in passato avessi abbandonato la chiesa. Lui mi ha detto: “Sono passati anni e tu sei ancora bloccata in questo stato di negatività e incomprensione. Ti risulterà difficile ottenere l’opera dello Spirito Santo in questo modo”. Mi sono anche chiesta perché fossi così depressa per la mia trasgressione dopo tutto quel tempo e come avrei potuto risolvere il mio stato. Dopo di che, mi sono impegnata a pregare e a ricercare. Ho letto queste parole di Dio: “Anche in momenti in cui ritieni che Dio ti abbia abbandonato e che tu sia precipitato nelle tenebre, non devi temere: se sei ancora vivo e non sei all’inferno, hai ancora una possibilità. Se invece sei come Paolo, il quale percorse ostinatamente il cammino di un anticristo e alla fine testimoniò che per lui vivere è Cristo, per te è finita. Se sei in grado di ravvederti, hai ancora una possibilità. Che possibilità hai? Di poterti presentare dinanzi a Dio e di saper ancora pregarLo e ricercare, dicendo: ‘O Dio! Ti prego, illuminami affinché io capisca questo aspetto della verità e questo aspetto del cammino della pratica’. Se sei un seguace di Dio, hai speranza di salvezza e riuscirai ad andare avanti sino alla fine. Queste parole sono sufficientemente chiare? Tendete ancora a essere negativi? (No.) Se si capisce la volontà di Dio, il sentiero è ampio. Se non si capisce la Sua volontà, è stretto, vi sono tenebre nel cuore, non si ha un cammino da percorrere. Coloro che non capiscono la verità sono così: hanno ristrettezza di vedute, cavillano sempre, si lamentano di Dio e Lo fraintendono. Di conseguenza, più avanzano e più il sentiero svanisce. In realtà non capiscono Dio. Se Dio trattasse gli esseri umani come loro immaginano, la razza umana sarebbe stata distrutta da molto tempo” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Come individuare la natura essenza di Paolo”). “Non voglio vedere nessuno sentirsi come se Dio lo avesse lasciato al freddo, come se Dio lo avesse abbandonato o gli avesse voltato le spalle. Vorrei vedere tutti sulla strada alla ricerca della verità e della comprensione di Dio, avanzare marciando baldanzosi con volontà incrollabile, senza dubbi, senza alcun fardello. Indipendentemente da quanti errori tu abbia commesso, da quanto tu ti sia allontanato dal cammino o da quanto tu abbia trasgredito in modo grave, non permettere che queste cose diventino un fardello o un ingombrante bagaglio da portare con te nella tua ricerca di comprendere Dio: continua ad avanzare marciando. In ogni momento Dio ha a cuore la salvezza dell’uomo; questo non muta mai. È la parte più preziosa dell’essenza di Dio” (La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “Dio Stesso, l’Unico VI”). “Dio Si adirò con i Niniviti perché i loro atti malvagi erano giunti ai Suoi occhi; in quel momento, la Sua collera derivava dalla Sua essenza. Tuttavia, quando la collera di Dio svanì ed Egli tornò a concedere alla popolazione di Ninive la Sua tolleranza, tutto ciò che Egli rivelò fu ancora la Sua essenza. La totalità di tale cambiamento fu dovuta al mutato atteggiamento dell’uomo nei confronti di Dio. Durante questo intero periodo di tempo, l’indole di Dio che non può essere offesa restò immutata, l’essenza tollerante di Dio non cambiò, né mutò la Sua essenza amorevole e misericordiosa. Quando gli esseri umani commettono atti malvagi e offendono Dio, Egli riversa su di loro la Sua collera. Quando gli esseri umani si pentono veramente, Dio ha un ripensamento e la Sua collera si placa. Quando gli esseri umani continuano ostinatamente a opporsi a Dio, la Sua furia è implacabile, e la Sua ira li incalzerà poco alla volta fino a distruggerli. Questa è l’essenza dell’indole di Dio. Che Dio esprima ira oppure misericordia e amorevolezza, è la condotta, il comportamento, l’atteggiamento che l’uomo assume dal profondo del cuore nei Suoi confronti a determinare che cosa si esprimerà attraverso la rivelazione della Sua indole” (La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “Dio Stesso, l’Unico II”). Quando ho letto queste parole di Dio, mi sono commossa e sentita profondamente in debito con Lui. Ho capito che per tutti quegli anni avevo frainteso Dio. La Sua volontà è quella di salvare l’umanità il più possibile. Egli non rinuncerebbe a qualcuno a causa di una trasgressione momentanea: gli darebbe ampie opportunità di pentirsi. Proprio come con gli abitanti di Ninive: Dio disse che li avrebbe distrutti solo perché compivano il male, Gli si opponevano e suscitavano la Sua ira. Tuttavia, prima di distruggere Ninive, mandò Giona a condividere la parola di Dio con loro, offrendo così loro un’ultima possibilità di pentirsi. Quando si pentirono veramente, l’ira di Dio si trasformò in perdono e misericordia ed Egli perdonò le loro azioni malvagie. In questo potevo vedere il grande amore e la grande misericordia di Dio nei confronti dell’uomo. La profonda ira e la generosa misericordia di Dio si attengono a dei princìpi e si basano interamente sull’atteggiamento che le persone hanno nei Suoi confronti. Sebbene le parole di giudizio e di rivelazione di Dio siano severe, e arrivino persino a condannare e maledire, non sono un conflitto reale, ma solamente uno scontro verbale. La volontà di Dio era che io comprendessi la Sua indole giusta e che non tollera offesa, che avessi un cuore che Lo temeva, che mi pentissi veramente davanti a Lui, e che Gli fossi leale e svolgessi bene il mio dovere in ogni momento e in ogni circostanza. A quel punto, mi sono resa conto che ero troppo intransigente e ribelle. Per anni avevo frainteso Dio, emettendo verdetti su me stessa sulla base delle mie nozioni e fantasie e intrappolandomi in un vicolo cieco. Dio non aveva davvero rinunciato a salvarmi. Stavo fraintendendo le buone intenzioni che la Sua salvezza celava. Questo mi ha ricordato qualcosa che Egli ha detto: “La misericordia e la tolleranza di Dio non sono rare: è raro il vero pentimento dell’uomo” (La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “Dio Stesso, l’Unico II”). Sebbene Dio possieda maestà e ira, sebbene ci giudichi e ci smascheri e arrivi persino a condannarci e maledirci, Egli è colmo di amore e di misericordia. Mi sono sentita davvero pentita e in colpa dopo aver compreso il desiderio di Dio di salvare l’umanità. Non volevo continuare a scappare dalla mia trasgressione e dalle mie incomprensioni del passato ed essere diffidente nei confronti di Dio. Ero pronta a pentirmi. Volevo rendere la lezione di quel fallimento un monito a me stessa. Ero stata egoista, vile e timorosa della morte. Di fronte al pericolo, ero diventata una disertrice, trascurando il lavoro della chiesa. Mi sono resa conto che la paura della morte era la mia più grande debolezza e che dovevo ricercare la verità per eliminarla e liberarmene.
In seguito, ho letto questo passo delle parole di Dio: “Dal punto di vista delle nozioni umane, pagarono un prezzo così alto per diffondere l’opera di Dio, ma alla fine furono uccisi da Satana. Questo non si accorda con le nozioni umane, ma è proprio ciò che accadde. È ciò che Dio permise. Quale verità si può ricercare in questo? Il fatto che Egli abbia permesso che morissero così era una maledizione e una condanna da parte di Dio, oppure il Suo piano e la Sua benedizione? Né una cosa né l’altra. Che cos’era allora? Oggi si riflette sulla loro morte con grande accoramento, ma così stavano le cose. Coloro che credevano in Dio morivano in quel modo, come si spiega? Quando accenniamo a questo argomento, voi vi mettete nei loro panni, dunque avete il cuore triste, provate dolore nel vostro intimo? Voi pensate: ‘Essi compirono il loro dovere di diffondere il Vangelo di Dio e vanno considerati uomini buoni, ma allora come mai fecero questa fine ed ebbero questo esito?’ In realtà, questo fu il modo in cui morì e perì il loro corpo; questa fu la modalità di dipartita dal mondo umano, ma ciò non significava che il loro esito fosse lo stesso. A prescindere dalle modalità della morte e della dipartita e comunque siano avvenute, non era il modo in cui Dio definiva l’esito finale di queste vite, di queste creature. È una cosa che devi capire chiaramente. Al contrario, utilizzarono proprio questa modalità per condannare questo mondo e testimoniare le azioni di Dio. Queste creature utilizzarono la loro preziosissima vita: sfruttarono l’ultimo istante della loro vita per testimoniare le azioni di Dio, testimoniare la Sua grande potenza e dichiarare a Satana e al mondo che le azioni di Dio sono giuste, che il Signore Gesù è Dio, che Egli è il Signore e l’incarnazione di Dio. Fino all’ultimo istante della loro vita non rinnegarono mai il nome del Signore Gesù. Non fu forse un genere di giudizio su questo mondo? Sfruttarono la loro vita per proclamare al mondo, per confermare agli esseri umani che il Signore Gesù è il Signore, che il Signore Gesù è Cristo, che Egli è l’incarnazione di Dio, che l’opera di redenzione da Lui compiuta per l’intera umanità consente all’umanità di continuare a vivere: questo dato di fatto è immutabile in eterno. In quale misura compirono il loro dovere coloro che subirono il martirio per aver diffuso il Vangelo del Signore Gesù? Nella misura estrema? E come si manifestò la misura estrema? (Diedero la vita.) Proprio così: pagarono il prezzo con la loro vita. Famiglia, ricchezza e beni materiali di questa vita sono tutte cose esteriori; l’unica cosa legata al sé è la vita stessa. Per ogni persona la vita è la cosa più degna di essere apprezzata, la più preziosa e, guarda caso, queste persone furono in grado di offrire il loro bene più prezioso, la vita, come conferma e testimonianza dell’amore di Dio per l’umanità. Fino al giorno in cui morirono, non rinnegarono il nome di Dio, né rinnegarono la Sua opera, e sfruttarono gli ultimi istanti di vita per testimoniare l’esistenza di questo dato di fatto: non è forse la testimonianza più alta? Questo è il modo migliore di compiere il proprio dovere; questo è ciò che significa adempiere la propria responsabilità. Quando Satana le minacciò e le terrorizzò e quando alla fine fece persino pagare loro il prezzo con la vita, non abbandonarono la loro responsabilità. Questo è ciò che significa compiere il proprio dovere nella misura estrema. Che cosa intendo con questo? Intendo forse farvi adottare lo stesso metodo per testimoniare Dio e diffondere il Suo Vangelo? Non sei tenuto necessariamente a fare così, ma devi capire che questa è la tua responsabilità, che se Dio ha bisogno che tu lo faccia, devi accettarlo come qualcosa che sei moralmente obbligato a fare” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Diffondere il Vangelo è il dovere a cui sono moralmente obbligati tutti i fedeli”). Leggere le parole di Dio mi ha colmata di vergogna. I santi nel corso dei secoli hanno dato la vita e versato il loro sangue per diffondere il Vangelo del Signore Gesù. Innumerevoli sono stati martirizzati per Dio. Sono stati lapidati, trascinati a morte da cavalli, bruciati vivi o crocifissi a testa in giù. Molti missionari sapevano che venendo in Cina rischiavano di essere uccisi, ma hanno comunque messo a rischio la loro vita per venire a predicare qui. E ora moltissimi credenti sono stati torturati e perseguitati a morte dal Partito Comunista per aver diffuso il Vangelo del Regno, sacrificando così la loro vita per rendere a Dio una clamorosa testimonianza. Sono stati perseguitati per la giustizia e tutte le loro morti sono state significative e approvate da Dio. Prima non ero in grado di vedere chiaramente queste cose e non avevo alcuna comprensione della sovranità onnipotente di Dio. Semplicemente, temevo la morte e pensavo che tutto sarebbe finito con essa. Ho abbandonato il mio dovere, ho vissuto un’esistenza ignobile e ho tradito Dio di fronte alla folle persecuzione del Partito Comunista. Questa è diventata una grave trasgressione e una macchia permanente nella mia fede. Ho capito allora che qualsiasi cosa affrontiamo nella vita e qualsiasi sofferenza sopportiamo è predisposta da Dio. Non possiamo sfuggirvi. Se era Dio a permettere che morissi, dovevo sottomettermi e seguire le orme dei santi che hanno sacrificato la loro vita per testimoniare Dio nel corso della storia. Questo pensiero mi ha consentito di affrontare l’eventualità della morte in modo adeguato e ha accresciuto la mia fede in Dio. Qualunque cosa avrei affrontato in futuro, ero pronta ad affidarmi a Dio e a rimanere salda nella mia testimonianza, e non avrei mai più abbandonato il mio dovere o tradito Dio.
Il 6 luglio del 2022, la mia collaboratrice è venuta da me e mi ha detto agitata: “È successo qualcosa. Tre leader sono stati arrestati”. La notizia mi ha messa a disagio. Quei tre leader avevano avuto contatti con molte persone e famiglie ospitanti, e uno di loro si era messo in contatto con noi solo pochi giorni prima. Dovevamo occuparci subito delle conseguenze del loro arresto per evitare perdite ancora più gravi. Ma provavo comunque un po’ di paura. Se quei fratelli e quelle sorelle erano sotto sorveglianza, avrei potuto cadere nella trappola della polizia entrando in contatto con loro. Ma poi ho pensato alla dolorosa lezione che avevo imparato quando avevo abbandonato la chiesa nella precedente occasione, e a come avevo tradito Dio e offeso la Sua indole. Era un dolore che non avrei mai dimenticato e non volevo ripetere lo stesso errore. Così, ho pregato Dio incessantemente: “O Dio, prometto di rimanere leale al mio dovere di fronte a questa situazione e di non scappare. Ti prego, dammi fede e forza”.
Dopo di che, mi sono affrettata a comunicare ai fratelli e alle sorelle che dovevano stare in allerta e ho spostato i libri delle parole di Dio in luoghi sicuri. Poi ho pensato che nemmeno la mia abitazione era sicura, così ho deciso di tornare a casa e di dire a mia suocera di andare ad affittare una stanza da qualche altra parte. Appena mi sono avvicinata all’ingresso, ho visto due giovani uomini vestiti di nero e non ho osato entrare. In seguito ho saputo che mia suocera era già stata arrestata e che quegli uomini vestiti di nero erano agenti di polizia. Ho saputo anche che la sorella che era uscita insieme a me per avvertire gli altri di trasferirsi non era tornata e probabilmente era stata arrestata. Le circostanze non mi permettevano di riflettere molto, così mi sono occupata immediatamente della situazione insieme alla sorella con cui collaboravo. In seguito, sono venuta a sapere che si trattava di un’operazione di arresto coordinata dal Partito Comunista e che tra la notte del 5 e la mattina del 6 erano state arrestate 27 persone. Di fronte a quella terribile situazione, sapevo che Dio mi stava dando la possibilità di compiere una scelta diversa. In passato mi ero comportata da disertrice, tradendo Dio. Questa volta non potevo deluderLo: dovevo affidarmi a Dio, svolgere il mio dovere e lavorare con gli altri per gestire le conseguenze di quegli arresti. Dopo di che, ho continuato a occuparmi della situazione con i miei fratelli e sorelle. Praticare in quel modo mi ha fatta sentire più a mio agio.
Quando ora parlo della mia trasgressione, sono in grado di affrontare e riconoscere il fatto che sono una persona egoista e spregevole che teme la morte. Non voglio più essere quel tipo di persona. Voglio che quella trasgressione mi faccia da monito, che sia un richiamo a non ripetere lo stesso errore. Ora, quando vedo fratelli e sorelle in una condizione simile, faccio comunione con loro, in modo che possano comprendere l’indole giusta di Dio che non tollera offesa e prenderlo come un avvertimento. Quella trasgressione è ancora impressa nel mio cuore e mi addolora tuttora, ma è anche diventata una delle esperienze di cui faccio più tesoro nella mia vita.
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