Cosa ho guadagnato nelle avversità
Alla fine del 2019, un mio parente ha condiviso con me il Vangelo di Dio Onnipotente degli ultimi giorni. Ho visto che le parole di Dio Onnipotente avevano autorità ed erano la verità. Ho sentito che era la voce di Dio e quindi ho accettato con gioia la Sua nuova opera. Leggevo la parola di Dio ogni giorno e non volevo perdermi nemmeno una riunione. A volte, nel posto in cui mi trovavo, c’erano problemi con internet o con la corrente elettrica e non potevo partecipare alle riunioni online. Mi irritava molto, ma in seguito leggevo subito i dettagli della riunione, e poi inviavo la mia comprensione della parola di Dio al gruppo, comunicavo con i fratelli e le sorelle e svolgevo il mio dovere al meglio delle mie capacità.
Trascorso un certo periodo, sono stato eletto leader della chiesa. In un primo tempo, condividevo la responsabilità del lavoro con altri due leader, quindi non lo trovavo troppo difficile o stressante. Ma poi sono stato scelto per supervisionare il lavoro di diverse chiese. All’inizio, non volevo compiere quel dovere, perché sentivo di non aver praticato a lungo come leader, di avere ancora molte carenze, e pensavo che ci fossero ancora cose che non capivo, quindi temevo di non riuscire a svolgerlo bene. In seguito, ho letto la parola di Dio: “Noè non aveva ascoltato che pochi messaggi, e all’epoca Dio non aveva espresso molte parole, quindi va da sé che Noè non capiva molte verità. Non comprendeva la scienza moderna né la cultura moderna. Era un uomo estremamente ordinario, un membro qualsiasi del genere umano. Però sotto un certo aspetto era diverso da tutti gli altri: sapeva ascoltare le parole di Dio, sapeva seguire e attenersi alle parole di Dio, sapeva quale fosse la posizione dell’uomo ed era in grado di credere veramente e di obbedire alle parole di Dio: nient’altro. Questi pochi e semplici fondamenti furono sufficienti a consentire a Noè di realizzare tutto ciò che Dio gli aveva affidato, ed egli perseverò in questo non per pochi mesi, né per qualche anno, né per vari decenni, ma per più di un secolo. Non è strabiliante questo numero? Chi avrebbe potuto farlo se non Noè? (Nessuno.) E perché no? Secondo alcuni, è dovuto al fatto di non capire la verità; ma questo non si accorda con i fatti. Quante verità capì Noè? Perché Noè fu capace di tutto questo? I credenti di oggi hanno letto molte delle parole di Dio, capiscono alcune verità: allora perché non sono capaci di tanto? Secondo altri, è per via dell’indole corrotta delle persone; ma Noè non aveva forse un’indole corrotta? Perché Noè fu in grado di realizzare tanto mentre le persone di oggi non ne sarebbero capaci? (Perché le persone di oggi non credono alle parole di Dio, non le considerano la verità e non vi si attengono.) E perché sono incapaci di considerare verità le parole di Dio? Perché sono incapaci di attenersi alle parole di Dio? (Non hanno un cuore che teme Dio.) Allora, quando le persone non hanno comprensione della verità e non hanno ascoltato molte verità, come fanno ad avere un cuore che teme Dio? (Bisogna avere umanità e coscienza.) Esatto. Nell’umanità delle persone devono essere presenti due cose fra le più preziose: la prima è la coscienza, la seconda è la ragionevolezza dell’umanità normale. Il possesso della coscienza e della ragionevolezza dell’umanità normale è il requisito minimo per essere una persona; è il criterio basilare e fondamentale per valutare una persona. Ma tutto questo è assente negli esseri umani di oggi, perciò, per quante verità ascoltino e capiscano, non sono capaci di avere un cuore che teme Dio. Allora qual è la differenza nell’essenza degli esseri umani di oggi in confronto a Noè? (Non hanno umanità.) E qual è l’essenza di questa mancanza di umanità? (Sono bestie e demoni.) ‘Bestie e demoni’ non suona certo bene, ma è in linea con i fatti; un modo più educato per dirlo sarebbe che sono privi di umanità. Le persone prive di umanità e di ragione non sono persone, sono addirittura meno che bestie. Noè fu in grado di portare a termine l’incarico di Dio perché, quando ascoltò le parole di Dio, seppe mandarle a memoria; per lui, l’incarico di Dio fu un impegno vita natural durante, la sua fede era incrollabile, la sua volontà rimase inalterata per cento anni. Questo perché aveva un cuore che temeva Dio, era una persona reale, e aveva la massima ragionevolezza, tanto che Dio gli affidò la costruzione dell’arca. Persone dotate di tanta umanità e ragionevolezza quanta ne possedeva Noè sono molto rare, sarebbe molto difficile trovarne un’altra” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Secondo excursus – Come Noè e Abramo ascoltarono le parole di Dio e Gli obbedirono (Parte prima)”). Noè non aveva mai ascoltato messaggi profondi e non capiva molte verità, ma aveva un cuore che temeva Dio e Gli obbediva. Quando Dio disse a Noè che avrebbe spazzato via l’umanità con un diluvio e che lui avrebbe dovuto costruire un’arca, Noè accettò senza esitare. Era consapevole che l’incarico che Dio gli aveva affidato non era facile, perché per costruire un’arca sarebbe stato necessario abbattere alberi e fare misurazioni precise; tuttavia, anche se il progetto era lungo e difficile, non si tirò indietro, perché sapeva che era un incarico affidatogli da Dio. Riflettendo sulle parole di Dio, mi sono reso conto che io non avevo l’umanità né il senno di Noè. Quando il leader mi ha affidato il lavoro di diverse chiese, non ho avuto fede in Dio e ho fatto affidamento solo sulle mie capacità. Sentivo che le mie abilità lavorative erano limitate, che non avevo praticato a lungo come leader della chiesa e che avevo molte carenze. Temendo di non riuscire a svolgere bene quel dovere, non ero disposto ad accettarlo. Non avevo fede in Dio come Noè, né un cuore che temeva Dio e Gli obbediva, né tanto meno l’umanità o il senno che Noè possedeva. Rendendomi conto di questo, non mi sono più preoccupato, e ho deciso di obbedire e accettare quel dovere come Noè aveva accettato il suo.
Tuttavia, una volta iniziato, ho incontrato un nuovo problema. Ho scoperto che avevo molto lavoro da eseguire. Per esempio, dovevo conoscere le condizioni dei fratelli e delle sorelle della chiesa, sostenere coloro che non si riunivano normalmente, sapere quali difficoltà avevano nei doveri e condividere per risolverle, aiutarli a imparare a svolgere i loro doveri, e così via. Erano tutte responsabilità che spettavano a me. Di fronte a questi problemi, non sapevo da dove cominciare né come svolgere bene quel lavoro, e mi sentivo stressatissimo. Quelle difficoltà mi hanno fatto diventare negativo, e volevo solo dire al leader che non mi sentivo adatto per quel dovere perché non avevo esperienza e mi stavo trovando molto in difficoltà. In seguito, il leader ha saputo del mio stato e mi ha inviato un passo della parola di Dio per aiutarmi. Ho letto la parola di Dio: “Quando Dio inviò Mosè a guidare gli israeliti fuori dall’Egitto, quale fu la reazione di Mosè al fatto che Dio gli avesse affidato un tale incarico? (Disse di non essere eloquente, bensì lento di parola e di lingua.) Aveva quell’unico, piccolo scrupolo: che non era eloquente, bensì lento di parola e di lingua. Ma oppose forse resistenza all’incarico di Dio? Come vi reagì? Si prostrò. Cosa significa prostrarsi? Significa sottomettersi e accettare. Mosè si prostrò interamente davanti a Dio, incurante delle proprie preferenze personali, e non menzionò alcun problema che potesse avere avuto. Qualunque incarico Dio intendesse affidargli, lo avrebbe eseguito immediatamente. Perché era in grado di accettare l’incarico di Dio anche quando sentiva di non poter fare nulla? Perché dentro di sé nutriva una fede reale. Aveva sperimentato la sovranità di Dio su tutte le cose e tutte le questioni e nei quarant’anni di esperienza nel deserto aveva capito che la sovranità di Dio è onnipotente. Perciò, accettò solerte l’incarico di Dio e si mise all’opera per eseguire ciò che Dio gli aveva commissionato senza dire una parola. Cosa significa che si mise all’opera? Significa che nutriva una vera fede in Dio, faceva veramente affidamento su di Lui e veramente Gli si sottometteva. Non fu vile, non scelse di testa sua né tentò di rifiutarsi. Ebbe invece fede totale e, colmo di fiducia, si mise all’opera per eseguire l’incarico che Dio gli aveva affidato. Egli credeva ciò: ‘Se questo è l’incarico di Dio, allora tutto sarà eseguito come Egli dice. Dio mi ha detto di portare gli israeliti fuori dall’Egitto, quindi andrò. Poiché questo è ciò che Dio ha commissionato, Egli opererà e mi darà la forza. Io devo solo collaborare’. Questa è la comprensione di Mosè. […] All’epoca, le circostanze non erano favorevoli né per gli israeliti né per Mosè. Condurre gli israeliti fuori dall’Egitto era, da un punto di vista umano, un compito semplicemente impossibile, poiché il Mar Rosso delimitava l’Egitto, e attraversarlo sarebbe stata una sfida enorme. Possibile che Mosè non sapesse quanto sarebbe stato difficile adempiere a questo incarico? In cuor suo lo sapeva, eppure disse solo di essere lento di parola e di lingua e che nessuno avrebbe ascoltato i suoi discorsi. In cuor suo, non rifiutò l’incarico di Dio. Quando Dio gli disse di condurre gli israeliti fuori dall’Egitto, Mosè si prostrò e lo accettò. Perché non menzionò le difficoltà? Forse perché, dopo quarant’anni nel deserto, non conosceva i pericoli del mondo degli uomini, o l’evoluzione della situazione in Egitto, o in quali difficili condizioni versassero attualmente gli israeliti? Non sapeva discernere chiaramente queste cose? È questo il punto? Certamente no. Mosè era intelligente e saggio. Conosceva tutte queste cose, avendole subite e sperimentate di persona nel mondo degli uomini, e non le avrebbe mai dimenticate. Le conosceva fin troppo bene. Sapeva quindi quanto fosse difficile l’incarico che Dio gli aveva affidato? (Sì.) Se lo sapeva, come mai fu in grado di accettarlo? Aveva fiducia in Dio. Grazie all’esperienza di una vita intera, credeva nell’onnipotenza di Dio e dunque accettò quell’incarico affidatogli da Dio con il cuore colmo di fede e senza nutrire alcun dubbio. […] DiteMi: nei suoi quarant’anni nel deserto, Mosè poté sperimentare che con Dio nulla è difficile e che l’uomo è nelle mani di Dio? Assolutamente sì, questa fu la sua esperienza più vera. Nei suoi quarant’anni nel deserto, moltissime cose misero a rischio la sua vita, e Mosè non sapeva se sarebbe sopravvissuto. Ogni giorno lottava per la sua vita e pregava Dio di proteggerlo. Questo era il suo unico desiderio. In quei quarant’anni, ciò che sperimentò più profondamente furono la sovranità e la protezione di Dio. In seguito, quindi, quando accettò l’incarico di Dio, la sua prima reazione dev’essere stata: ‘Nulla è difficile con Dio. Se Dio dice che è possibile, allora certamente è così. Dal momento che Dio mi ha affidato un tale incarico, di sicuro Se ne occuperà, e sarà Lui a occuparSene, non un uomo’. Prima di agire, le persone devono pianificare e prepararsi in anticipo. Devono prima occuparsi dei preliminari. Dio deve forse fare queste cose prima di agire? Non ne ha bisogno. Ogni essere creato, per quanto influente, per quanto abile o potente, per quanto dissennato sia, è nelle mani di Dio. Mosè aveva fede, conoscenza ed esperienza di ciò, e pertanto non nutriva nel cuore alcun dubbio né paura. Di conseguenza, la sua fede in Dio era estremamente autentica e pura. Si può affermare che Mosè fosse colmo di fede” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Solo con la vera obbedienza si può avere una fede autentica”). Dopo aver letto la parola di Dio, ho capito che ero un codardo che non confidava in Dio e che non avevo fede in Lui. Dio chiamò Mosè a condurre gli israeliti fuori dall’Egitto affinché non fossero più schiavi. Mosè non aveva un esercito per combattere il faraone, e fu molto difficile per lui portare a termine l’incarico, però riuscì a obbedire alla parola di Dio, confidando che Egli avrebbe condotto personalmente il Suo popolo fuori dall’Egitto. Ripensando a me stesso, di fronte a tanto lavoro che non riuscivo a svolgere, volevo abbandonare quel dovere perché sentivo di essere davvero sotto pressione, e che quel dovere era un peso per me e non avrei saputo eseguirlo. Non avevo fiducia né fede in Dio. Credevo solo nelle mie limitate capacità. Pensavo che saper svolgere bene il mio lavoro avesse a che fare con la mia levatura e la mia esperienza. Non credevo che fosse Dio a fare tutto e che noi avessimo solo un ruolo da comprimari. Ero veramente arrogante. È stato Dio a permettermi di svolgere quel dovere. Tutto è governato e predisposto da Lui. Dovevo avere fede per collaborare concretamente. Da allora in poi, non ho più potuto rifiutare quel dovere. Credevo che, fintanto che mi fossi affidato a Dio e avessi guardato a Lui, Egli mi avrebbe guidato e aiutato, permettendomi di capire la verità e ogni sorta di principi dell’adempimento del dovere tramite difficoltà di tutti i generi, e conducendomi a poco a poco a svolgere bene il mio dovere. Inoltre ho imparato che avere la possibilità di far bene quel dovere era un’occasione di pratica che Dio mi concedeva, e tramite questo rafforzamento della mia fede e dei miei punti deboli ho potuto farmi carico di fardelli più pesanti e fare la mia parte: ecco il favore di Dio nei miei confronti.
In Venezuela, negli ultimi anni ci sono stati problemi con l’acqua, l’elettricità, internet e l’economia, e a volte dovevamo lavorare più del solito per mantenere le nostre famiglie. Io e mio padre uscivamo a pescare tutte le notti alle tre e tornavamo nel pomeriggio, non prima delle tre o le quattro. Stare in mare tutto il giorno mi sfiniva ma, quando tornavo a casa, non volevo riposare, perché avevo ancora tanto da imparare nel mio dovere, e dovevo dedicare più tempo allo studio, a equipaggiarmi meglio e a colmare le mie lacune per poterlo compiere adeguatamente. Se non avessi svolto bene il mio dovere, avrei deluso Dio. Ho pensato ai santi dell’Età della Grazia. Seguirono il Signore Gesù, diffusero il Vangelo, compirono il loro dovere, affrontarono numerosi pericoli e difficoltà e soffrirono molto. Era forse paragonabile al poco che stavo soffrendo io? Perciò, la prima cosa che facevo ogni giorno quando tornavo a casa era prendere il telefono e vedere quali lavori e incarichi c’erano. Inoltre, mandavo messaggi ai fratelli e alle sorelle chiedendo loro se avessero qualche difficoltà. Se c’era qualcuno che non sapeva come svolgere il proprio dovere, lo aiutavo e gli raccontavo quello che avevo imparato svolgendo il mio. Nello svolgimento del mio dovere, ho iniziato a imparare a fare affidamento su Dio e, quando i miei fratelli e sorelle attraversavano delle difficoltà, pregavo Dio di guidarmi e di consentirmi di reperire le parole di Dio che li avrebbero aiutati. Dopo aver condiviso con loro sulla parola di Dio e sulla mia esperienza e comprensione, le loro condizioni in qualche modo miglioravano. Aiutando fratelli e sorelle, anch’io ne guadagnavo qualcosa, e la mia comprensione della verità è diventata ancora più chiara di prima. In questo processo, ho visto che, fintanto che ci affidiamo a Lui con tutto il cuore, Dio ci guiderà sempre, in qualsiasi difficoltà. Anche se le difficoltà crescevano di giorno in giorno, io non ero debole come all’inizio. Ben presto, però, è emerso un altro grave problema. Poiché nel posto in cui mi trovavo internet funzionava male, non avevo modo di riunirmi o comunicare regolarmente con i miei fratelli e sorelle, e non riuscivo a svolgere il mio dovere. Sapevo di non poter fare nulla per ovviare al problema, così ho pregato a lungo Dio, chiedendoGli di guidarmi a risolverlo. Dopo aver pregato, mi sono gradualmente calmato. Poi, ho letto la parola di Dio: “Quando ti trovi nel tuo momento peggiore, quando la tua capacità di percepire Dio è al minimo, quando provi grande sofferenza e solitudine, quando ti senti lontano da Dio, cosa dovresti fare più di qualsiasi altra cosa? InvocarLo. Invocare Dio ti darà forza. Invocare Dio ti consentirà di percepire la Sua esistenza e la Sua sovranità. Invocando Dio, pregandoLo e mettendo la tua vita nelle Sue mani, sentirai che Egli è al tuo fianco e che non ti ha abbandonato. La tua fede crescerà, quando sentirai che Dio non ti ha abbandonato e che è davvero al tuo fianco? Se hai una fede autentica, si consumerà e si affievolirà con il passare del tempo? Assolutamente no” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Solo con la vera obbedienza si può avere una fede autentica”). Quando incontrate delle difficoltà, invocate Dio con il cuore e avrete fede e forza. Le capacità degli esseri umani sono limitate. Non abbiamo la possibilità di vedere al di là del nostro campo visivo, quindi temiamo sempre le difficoltà che si presentano davanti ai nostri occhi. Dio governa ogni cosa e, fintanto che ci affideremo sinceramente a Lui, Egli ci guiderà e ci aiuterà a compiere i nostri doveri. La parola di Dio mi ha dato fede e forza. Non potevo fallire nel compiere il mio dovere di fronte alle numerose difficoltà. Dovevo pregare e affidarmi a Dio per superarle, e dedicarmi ancora di più all’adempimento del mio dovere. Così, ho iniziato a cercare in strada una connessione internet più stabile che mi permettesse di riunirmi normalmente. A volte, quando conducevo un incontro, uscivo verso le otto di sera e tornavo a casa solo verso le dieci e mezza o le undici, conclusa la riunione. Avevo molta paura quando rincasavo, poiché vivevo in una zona pericolosa e temevo che qualcuno mi aggredisse per rubarmi il telefono; in tal caso, non avrei potuto continuare a riunirmi né a svolgere il mio dovere. Pregavo spesso Dio, chiedendoGli di darmi la forza di resistere attraverso le difficoltà. Poco tempo dopo, ho ricevuto un messaggio. Un fratello aveva saputo della mia situazione e aveva preso l’iniziativa di scrivermi: “Fratello, so che stai attraversando un periodo difficile in questo momento, e che esci in strada a tarda sera per compiere il tuo dovere. È estremamente pericoloso. Ho una bicicletta da prestarti quando ne hai bisogno. In questo modo, ti sarà più facile spostarti”. Quanta gratitudine ho sentito nei confronti di Dio. In quelle difficoltà ho imparato molto, anche ad affidarmi a Dio. Ho capito che Dio è sovrano su tutte le cose, e che Egli predispone gli ambienti per tutti. Nel corso della mia esperienza, ho visto le azioni di Dio, e la mia fede in Lui è ormai diventata più forte. Quando gli altri affrontavano difficoltà simili alle mie, condividevo con loro sulla parola di Dio e un po’ anche sulla mia esperienza, per aiutarli e dare loro fede in Dio.
Ogni giorno, tornato dalla pesca, restavo in casa a leggere la parola di Dio e, all’ora prevista per le riunioni, uscivo in bicicletta per trovare una buona connessione internet. Ogni volta pregavo Dio perché mi guidasse a svolgere meglio il mio dovere. Non ero più preoccupato per la mia situazione difficile. Volevo solo compiere bene il mio dovere, secondo la volontà e le richieste di Dio. Anche se dovevo affrontare altre difficoltà, ero intenzionato a obbedire alla sovranità e alle disposizioni di Dio, a sperimentare l’ambiente che Egli aveva predisposto per me e a cercare di soddisfare il Suo cuore. Qualche tempo dopo, i fratelli e le sorelle mi hanno aiutato a trovare una casa migliore, con una connessione internet relativamente stabile. Ero davvero grato a Dio Onnipotente, perché lì potevo svolgere meglio il mio dovere e, sotto la Sua guida, avevo fatto grandi progressi nel compierlo. In seguito, il leader mi ha comunicato che sarei diventato responsabile di più lavoro, che il mio fardello sarebbe aumentato, che avrei avuto molti più compiti da fare e che avrei dovuto occuparmi di ancora più fratelli e sorelle e dare loro un aiuto. Ma non ho più alcuna preoccupazione o lamentela. Finché continuerò a confidare in Dio e ad affidarmi a Lui, Egli mi guiderà e mi aiuterà a svolgere bene il mio dovere.
In seguito, ho letto altre parole di Dio: “Più tieni conto della volontà di Dio, più grande sarà il tuo fardello, e più grande è il tuo fardello, più ricca sarà la tua esperienza. Quando terrai conto della volontà di Dio, Egli ti caricherà di un fardello per poi illuminarti sui compiti che ti ha affidato. Quando Dio ti darà questo fardello, ti concentrerai su tutte le verità a esso collegate mentre ti nutrirai delle parole di Dio. Se il tuo fardello ha a che vedere con la condizione di vita dei tuoi fratelli e sorelle, significa che esso ti è stato affidato da Dio e che dovrai sempre portarlo con te nelle tue preghiere quotidiane. Ciò che Dio fa è stato dato in carico a te e tu sei disposto a fare ciò che Dio desidera fare; ecco cosa significa assumere il fardello di Dio come proprio” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Tieni conto della volontà di Dio al fine di ottenere la perfezione”). “In molti casi le prove sono oneri che Dio assegna agli esseri umani. Per quanto grande sia l’onere che Dio ti ha assegnato, questo è il fardello che devi assumere, poiché Dio ti capisce e sa che potrai sopportarlo. L’onere assegnatoti da Dio non eccederà la tua levatura o i limiti della tua resistenza, perciò senza dubbio potrai sopportarlo. Qualunque onere Dio ti assegni, qualunque prova, devi rammentare una cosa: che tu capisca o no la volontà di Dio e che dopo aver pregato tu riceva o no l’illuminazione e la rivelazione da parte dello Spirito Santo, e che questa prova sia per te una disciplina o un avvertimento da parte di Dio, non ha importanza se non capisci. Se non rallenti l’adempimento del tuo dovere e sai attenerti fedelmente a tale dovere, Dio sarà compiaciuto e tu rimarrai saldo nella tua testimonianza” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Solo nella lettura frequente delle parole di Dio e nella meditazione sulla verità si trova un cammino da percorrere”). Leggendo la parola di Dio, ho capito che Egli non ci affida fardelli che non siamo in grado di sostenere, che conosce la nostra levatura e le nostre capacità. Più siamo disposti a tener conto della Sua volontà e ad assumerci un fardello maggiore, più ricche saranno le nostre esperienze e più profonda sarà la nostra comprensione di Dio. Ora, dopo aver vissuto queste difficoltà, capisco che, nei momenti difficili, posso conoscere meglio me stesso e le azioni di Dio e avere più fede in Lui. Quando ho iniziato a svolgere quel dovere, non avevo fede, non sapevo come pregare Dio, né come affidarmi a Lui e non cercavo la Sua guida. Mi limitavo a fare affidamento sui miei talenti per svolgere il mio dovere. Dopo aver letto la parola di Dio e aver compreso la Sua volontà, ho acquisito fede e ho lavorato duramente nel mio dovere. Pregavo spesso e mi affidavo a Dio, e cercavo e comunicavo con i leader, comprendendo i principi attinenti al mio dovere e alcuni percorsi e vie secondo cui svolgere il lavoro della chiesa. Dopo questa esperienza, non sono più in uno stato negativo, e non mi sento più incapace di svolgere bene il mio dovere. Quando mi accade qualcosa, ogni giorno, imparo a cercare la verità, a svolgere adeguatamente il mio dovere con scrupolosità, e se incontro delle difficoltà prego Dio, e Lui mi guida e mi aiuta a superare tutti questi ambienti e difficoltà. Inoltre, i miei problemi o lo stress non mi sembrano più tanto gravi. Se non avessi attraversato queste difficoltà, non sarei stato illuminato da Dio, non avrei acquisito queste consapevolezze e questi vantaggi, ancor meno avrei avuto una reale esperienza, e dunque non saprei compiere adeguatamente il mio dovere. Ora capisco la parola di Dio che dice: “Più tieni conto della volontà di Dio, più grande sarà il tuo fardello, e più grande è il tuo fardello, più ricca sarà la tua esperienza” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Tieni conto della volontà di Dio al fine di ottenere la perfezione”). Desidero portare più fardelli per ripagare l’amore di Dio.
Oggi, il Venezuela ha molte difficoltà con l’economia, i servizi pubblici e internet. Anche se a volte mi sento stressato, ho imparato ad affidarmi a Dio, a cercarLo e ad avere fede in Lui. Se non avessi affrontato queste difficoltà, non avrei capito l’importanza di svolgere il mio dovere, né saprei come cercare Dio nelle difficoltà. Ringrazio Dio per avermi permesso di ricavarne tutto questo e avermi fatto acquisire tale conoscenza.
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