Gli insegnamenti che ho tratto dalla mia sostituzione
Nel 2018 ero responsabile della produzione video. A volte, c’erano più video da realizzare nello stesso momento, e dovevano essere assegnati alle persone giuste per la produzione. Ogni volta pensavo rapidamente a come ripartire il lavoro ma, quando parlavo del mio piano di distribuzione al fratello e alla sorella miei collaboratori, loro aggiungevano sempre integrazioni e miglioramenti. A volte, mi facevano notare dove non consideravo le cose nel loro insieme, e mi sentivo un po’ in imbarazzo quando avevano molti suggerimenti. Il modo in cui evidenziavano i miei problemi mi faceva sempre sentire incapace nel lavoro. Mi sono chiesto cosa pensassero gli altri di me come capogruppo. Per di più, uno dei miei due collaboratori aveva capacità lavorative eccezionali. L’altro aveva molta esperienza professionale e inoltre credeva in Dio da lungo tempo. Entrambi consideravano i problemi in modo completo e non mi stavano dando la possibilità di farmi notare. Pensavo a come, col tempo, i miei fratelli e sorelle avrebbero visto che, a parte produrre qualche video, come capogruppo non ero molto utile al lavoro svolto dal gruppo. Più ci pensavo, più stavo male, e ho cominciato a chiedermi: “Se sapessi fare di più e meglio ciò che non riescono a gestire i miei collaboratori, non riuscirei a distinguermi? Le mie capacità professionali sono piuttosto buone rispetto al gruppo, e i fratelli e le sorelle dicono che ho un buon ingresso nella vita; quindi, se dedico più tempo a risolvere gli stati dei miei fratelli e sorelle e condivido di più le mie conoscenze professionali, mi guarderanno certamente con ammirazione”. Così, indipendentemente dal fatto che ne avessero bisogno o che avessero problemi, andavo sempre a parlare con loro sui loro stati e a condividere. Inoltre, spesso cercavo informazioni tecniche e riepilogavo le tecniche professionali da condividere con loro. Anche quando questo ritardava il mio lavoro di produzione video, insistevo comunque nel farlo. Ritenevo che il prezzo pagato valesse la pena.
Poiché le mie intenzioni erano sbagliate, non riuscivo a comprendere il lavoro cruciale, l’efficacia del mio lavoro diminuiva visibilmente ed emergevano continui problemi. Una volta ho commesso un errore elementare che probabilmente neanche un principiante avrebbe mai fatto, e questo mi ha fatto vergognare molto. Ho pensato: “È ridicolo che, come capogruppo, abbia commesso un errore così basilare. Se non faccio qualcosa per ripristinare la mia immagine, come potrò mantenere il mio ruolo?” Dopo di che, per evitare di essere guardato dall’alto in basso, mi sono immerso nel lavoro. Non mi informavo affatto sull’andamento del lavoro del gruppo, e ogni volta che ricevevo un compito lo assegnavo in tutta fretta ai fratelli e sorelle, e chiudevo lì la faccenda. Questo mi ha portato più volte a ritardare l’assegnazione dei compiti perché non seguivo il lavoro in tempo. Allora ero davvero insensibile. Quando accadevano queste cose, non riflettevo su me stesso. In seguito, per esigenze lavorative, io e i miei collaboratori abbiamo formato nuovi membri per il gruppo. Pensavo che Laura, che io stavo formando, avesse una base più solida degli altri, e se fossi riuscito a coltivarla rapidamente avrei potuto dimostrare di saper coltivare bene gli altri. Tuttavia, dopo un periodo di contatto effettivo con lei, ho scoperto che la sua levatura era media e che progrediva abbastanza lentamente. In seguito, ho smesso di formarla con cura e attenzione. Quando aveva delle domande, le rispondevo alla meno peggio. A volte, quando non capiva le mie risposte, mi dava persino fastidio spiegargliele. Di conseguenza, passato un po’ di tempo, non solo non progrediva, ma per lei diventava sempre più difficile svolgere il suo dovere. In seguito, una mia collaboratrice si è offerta di insegnare le tecniche a Laura insieme a me, e io mi sono detto: “Ora stai solo attaccando la mia immagine. In ogni caso, sono io il capogruppo. Pensi che abbia bisogno del tuo aiuto per insegnare a Laura? Questo mi farebbe apparire completamente incapace, non trovi?” Ma sapevo di essere inefficiente nel formarla, quindi non potevo rifiutare apertamente. Potevo solo accettare con riluttanza. Per recuperare un po’ di dignità, volevo trovare altre opportunità per dimostrare il mio valore. Una volta, un altro gruppo aveva delle difficoltà professionali e mi ha chiesto aiuto. Ho pensato: “È un’occasione rara. Se riesco a risolvere il problema come si deve, i fratelli e le sorelle di sicuro mi ammireranno, e la mia buona reputazione potrebbe persino diffondersi in altri gruppi”. Però, una volta esaminata la situazione, ho scoperto che serviva molto tempo e impegno per affrontare la questione. In quel momento, avevo già molti problemi nel mio lavoro che dovevano essere risolti con urgenza, e quello dell’altro gruppo non era poi così urgente. Ho pensato che forse avrei dovuto accantonare il loro problema per il momento. Tuttavia, la ritenevo una buona occasione per ripristinare la mia immagine: non potevo lasciarmela sfuggire. Inoltre, i miei collaboratori potevano gestire il lavoro del nostro gruppo e fare a meno di me per una volta. Alla luce di questo, sono andato avanti con piena fiducia.
Non facevo che pensare a come destare l’altrui ammirazione nei miei confronti, quindi non ero affatto attento al lavoro del gruppo, e questo ha rallentato molto il lavoro di produzione video. Inoltre, poiché non seguivo prontamente il lavoro, c’era un arretrato di compiti e l’efficacia del lavoro è diminuita visibilmente. Ero uno dei principali supervisori, eppure non sapevo come risolvere quei problemi, e il mio stato peggiorava sempre di più. Sebbene mi impegnassi ogni giorno, non producevo comunque buoni risultati. Quando è venuta a sapere della situazione, la mia leader mi ha trattato, dicendo che ero concentrato su fama e prestigio nel mio dovere e che non stavo risolvendo i problemi specifici del nostro lavoro. Dopo di che, anche se ho operato dei cambiamenti esteriori, non ho mai cercato veramente di conoscere me stesso e, in ogni questione, per prima cosa cercavo ancora di proteggere la mia reputazione e il mio prestigio. In seguito, Laura è stata assegnata a un altro dovere perché non sapeva lavorare ai video in modo autonomo. Prima di andarsene, ha segnalato alcuni dei problemi che aveva avuto durante l’ultimo periodo di lavoro e ha detto che, quando le insegnavo le competenze professionali, aveva molte difficoltà che non riusciva a risolvere, e che le sue competenze professionali sono migliorate solo quando un’altra sorella ha iniziato a insegnargliele. Quando ho visto cosa aveva scritto mi sono infuriato. Ho pensato: “Se lo leggessero la mia leader o i miei collaboratori, cosa penserebbero? Di certo che non so fare nulla”. Per proteggere il mio prestigio e la mia immagine, ho segnalato alla mia leader i problemi di Laura, sminuendo deliberatamente la sua levatura, esagerando sul fatto che era negligente nel dovere e spesso controbatteva, e mi sono preso la briga di sottolineare le carenze della sua umanità. Con mia sorpresa, la leader ha risposto: “Se questo è vero, forse non è adatta al suo attuale lavoro di irrigazione dei neofiti”. Non avrei mai immaginato che le mie parole potessero portare a una tale conseguenza. Se Laura non avesse potuto irrigare i neofiti per ciò che avevo detto, allora avrei davvero fatto del male. Volevo spiegarmi con la mia leader, ma ho considerato che avevo già una cattiva immagine agli occhi di tutti. Se fossi stato sincero al riguardo, non solo sarei sembrato inutile nel mio lavoro, ma le persone avrebbero pensato che avevo una cattiva umanità. Così, ho detto ambiguamente alla leader: “Dovresti approfondire”. E la leader, dopo aver indagato e verificato, ha scoperto che i problemi di Laura non erano così gravi come sostenevo e non l’ha trasferita.
Poiché perseguivo ostinatamente reputazione e prestigio e mi rifiutavo di cambiare, basandosi sulle valutazioni dei miei fratelli e sorelle, la leader ha concluso che ero irresponsabile nel mio dovere, non svolgevo lavoro concreto e agivo solo per mettermi in mostra, e alla luce di questo mi ha destituito. Non riuscivo a capire. Mi impegnavo così tanto nel mio dovere ogni giorno, eppure era finita così. Se i miei fratelli e sorelle avessero scoperto il motivo della mia sostituzione, avrebbero sicuramente detto che avevo cattiva umanità e che non perseguivo la verità. Come avrei affrontato tutti loro in futuro? Questo mi provocava una tristezza inesprimibile, ma sapevo che, a prescindere da tutto, prima di ogni altra cosa dovevo obbedire. Avevo intrapreso quella strada e potevo incolpare solo me stesso. In quel periodo volevo riflettere sui miei problemi, così ho pregato Dio e Gli ho chiesto di guidarmi a conoscere me stesso.
In seguito, ho letto alcune parole di Dio e ho trovato un passo che descriveva perfettamente il mio stato. Dio Onnipotente dice: “Gli anticristi vivono ogni giorno solo per la reputazione e il prestigio, vivono solamente per godere degli orpelli del prestigio, questo è tutto ciò a cui pensano. Anche quando occasionalmente soffrono qualche piccola difficoltà o pagano un minimo prezzo, lo fanno per acquisire prestigio e reputazione. Perseguire il prestigio, detenere il potere e avere una vita facile sono le cose principali per cui gli anticristi tramano sempre una volta iniziato a credere in Dio, e non si arrendono finché non raggiungono i loro obiettivi. Se le loro azioni malvagie vengono scoperte vanno nel panico, come se il cielo stesse per cadere su di loro. Non riescono a mangiare né a dormire e sembrano assenti, come se soffrissero di depressione. Quando si chiede loro cosa non vada, inventano bugie e rispondono: ‘Ieri sono stato così impegnato che non ho dormito tutta la notte, quindi sono molto stanco’. Ma, in realtà, nulla di tutto ciò è vero, è tutto un inganno. Si sentono così perché non fanno che riflettere: ‘Le cattive azioni che ho compiuto sono state scoperte, quindi come posso ripristinare la mia reputazione e il mio prestigio? Con quali mezzi posso redimermi? Con quale tono posso spiegarmi a tutti? Cosa posso dire per impedire che capiscano chi sono veramente?’ Per molto tempo non riescono a capire cosa fare, e si deprimono. A volte i loro occhi fissano un unico punto e nessuno sa cosa stiano guardando. Il problema li porta ad arrovellarsi il cervello, a vagliare ogni possibile pensiero e a non voler mangiare né bere. Nonostante ciò, continuano a dare l’impressione di interessarsi al lavoro della chiesa e chiedono agli altri: ‘Come procede l’evangelizzazione? Quanto efficace si sta rivelando la predicazione? I fratelli e le sorelle hanno ottenuto qualche ingresso nella vita, di recente? Qualcuno ha causato intralcio o disturbo?’ Pongono queste domande in merito al lavoro della chiesa al solo scopo di mettersi in mostra davanti agli altri. Se venissero a conoscenza di un problema non saprebbero in alcun modo risolverlo, quindi le loro domande sono una mera formalità che altri tendono a prendere per attenzione verso il lavoro della chiesa. Se qualcuno facesse un resoconto dei problemi della chiesa che costoro devono risolvere, scuoterebbero semplicemente la testa. Nessuna trama sarebbe loro utile e, anche se volessero camuffarsi, non potrebbero farlo e rischierebbero di essere scoperti e smascherati. Questo è il problema più grande che gli anticristi affrontano in tutta la loro vita. […] Ovunque siano al potere gli anticristi, a prescindere dalla portata della loro influenza, fosse anche un solo gruppo, essi condizioneranno l’opera della casa di Dio e l’ingresso nella vita di una parte del popolo degli eletti di Dio. Se detengono il potere in una chiesa, in quel luogo il lavoro della chiesa e la volontà di Dio sono ostacolati. Perché in certe chiese non si riescono ad attuare le disposizioni lavorative della casa di Dio? Perché gli anticristi detengono il potere in quelle chiese. Chiunque sia un anticristo non si spenderà sinceramente per Dio e il compimento dei suoi doveri sarà solo una formalità svolta in modo meccanico. Anche se sono leader o lavoratori, non svolgeranno alcun lavoro reale e parleranno e agiranno solo per il nome, i guadagni e il prestigio, senza salvaguardare in alcun modo il lavoro della chiesa. Dunque, cosa fanno gli anticristi tutto il giorno? Si occupano di simulare e di mettersi in mostra. Fanno solo cose che riguardano la loro fama e il loro prestigio. Sono impegnati a ingannare gli altri, ad attirare le persone, e, quando avranno accresciuto le loro forze, andranno a controllare ulteriori chiese. Vogliono solo regnare come re e trasformare la chiesa in un loro regno indipendente. Desiderano solo essere il grande capo, avere un’autorità completa e unilaterale, controllare più chiese. Non si curano di nient’altro, nella maniera più assoluta. Non si preoccupano del lavoro della chiesa né dell’ingresso nella vita del popolo eletto di Dio, e tanto meno interessa loro che la volontà di Dio venga compiuta o no. Si preoccupano solo di quando potranno detenere autonomamente il potere, controllare il popolo eletto di Dio e porsi su un piano di parità con Dio. I desideri e le ambizioni degli anticristi sono davvero smisurati! Per quanto possano sembrare solerti nel lavoro, gli anticristi sono occupati solo nelle loro imprese personali, nel fare ciò che piace loro e nelle cose inerenti alla loro fama e al loro prestigio. Non pensano minimamente alle loro responsabilità o al dovere che dovrebbero svolgere, e non fanno assolutamente nulla di appropriato. Questo è ciò che sono gli anticristi: sono il diavolo Satana, che intralcia e disturba l’opera di Dio” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9 – Parte seconda”). La parola di Dio ha rivelato che gli anticristi vivono solo per la reputazione e il prestigio e non svolgono mai alcun lavoro concreto. Per impedire agli altri di discernerli e vederli per ciò che sono, si arrovellano per trovare un modo di mantenere la loro posizione, e sono disposti a ritardare il lavoro della chiesa per questo. Ho riflettuto su tutte le mie azioni e sul mio atteggiamento da quando ero capogruppo, e ho visto che mi ero comportato da anticristo. Quando mi sono accorto che i miei collaboratori vedevano le questioni nel loro complesso e sottolineavano sempre le mie carenze nel lavoro, ho temuto che i miei fratelli e sorelle mi ritenessero di scarsa levatura e incompetente nel mio lavoro, così ho cercato di cogliere ogni opportunità per recuperare la mia dignità. Passavo il tempo a organizzare i dati sulle abilità professionali in modo che tutti vedessero che mi assumevo un fardello e comprendevo queste cose. Ho persino messo da parte e ignorato i problemi urgenti del mio gruppo che dovevano essere risolti e ho dedicato invece il mio tempo a risolvere quelli di un altro gruppo per mettermi in mostra. Dopo aver commesso un errore nel mio video, per timore che gli altri ritenessero le mie capacità scarse, ho messo da parte il lavoro del gruppo e mi sono immerso nei miei compiti di produzione, sperando di svolgerli abbastanza bene da dimostrare le mie capacità. Ho anche sfruttato la coltivazione degli altri per dimostrare chi ero, ma vedendo che Laura non cresceva abbastanza in fretta da dimostrare le mie capacità, ho iniziato a comportarmi in modo freddo e superficiale nei suoi confronti, e questo le ha reso impossibile padroneggiare le competenze. Volevo solo perseguire la reputazione e il prestigio e agire a mio vantaggio, senza svolgere reale lavoro. Ho causato ritardi e danni al lavoro della chiesa. Il mio non era forse lo stesso comportamento di un anticristo? Neanche dopo che Laura è stata trasferita dal suo dovere ho provato alcun senso di colpa e, poiché aveva sottolineato le mie mancanze e le mie carenze, ho cercato di giustificarmi e difendermi per proteggere la mia reputazione e il mio prestigio, sminuendola e giudicandola, fin quasi a farla trasferire di nuovo. Ero stato davvero maligno, egoista e spregevole! Pensare a tutto il male che avevo causato al lavoro della chiesa e a Laura mi rendeva davvero infelice. Quelle azioni avevano macchiato il mio cammino di fede in Dio! In seguito, ho pregato Dio per confessarmi e pentirmi.
Un giorno, ho letto un passo della parola di Dio: “Quando Dio chiede che le persone rinuncino alla fama e al prestigio, non le sta privando del diritto di scegliere; piuttosto, ciò dipende dal fatto che, perseguendo fama e prestigio, le persone intralciano e disturbano il lavoro della chiesa e l’ingresso nella vita dei prescelti di Dio, e possono addirittura influenzare gli altri nel loro nutrirsi delle parole di Dio, nel comprendere la verità e nell’ottenere in tal modo la salvezza da parte di Dio. Questo è un fatto indiscutibile. Quando le persone perseguono la fama e il prestigio personali, è certo che non perseguiranno la verità e non assolveranno lealmente il loro dovere. Parleranno e agiranno solo per la fama e il prestigio, e tutto il lavoro che svolgeranno, senza la minima eccezione, sarà a tal fine. Comportarsi e agire in questo modo è, senza dubbio, percorrere il cammino degli anticristi; è un intralcio e un disturbo dell’opera di Dio, e tutte le svariate conseguenze che ne derivano ostacolano la diffusione del Vangelo del Regno e il libero fluire della volontà di Dio all’interno della chiesa. Si può quindi affermare con certezza che il cammino percorso da coloro che perseguono la fama e il prestigio è il cammino della resistenza a Dio. È una resistenza intenzionale contro di Lui, un dirGli di no: è collaborare con Satana nel resistere a Dio e nell’opporsi a Lui. Tale è la natura del perseguimento di fama e prestigio. Il problema delle persone che perseguono i propri interessi personali è che gli obiettivi che perseguono sono quelli di Satana, obiettivi malvagi e ingiusti. Quando le persone perseguono interessi come la reputazione e il prestigio, diventano inconsapevolmente uno strumento di Satana, un suo mezzo e, per di più, una sua incarnazione. Costoro ricoprono un ruolo negativo nella chiesa; l’effetto che hanno sull’opera della chiesa, sulla normale vita della chiesa e sul normale perseguimento dei prescelti di Dio è quello di disturbare e compromettere; hanno un effetto avverso e negativo” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9 – Parte prima”). Dopo aver letto la parola di Dio, ho finalmente capito che, quando perseguivo il prestigio e proteggevo i miei interessi personali, in sostanza agivo come servo di Satana e intralciavo il lavoro della chiesa. Sapevo di avere capacità lavorative e professionali inferiori ai miei collaboratori. Se fossi stato in grado di imparare umilmente da loro e collaborare armoniosamente con loro, non solo avrei fatto dei progressi nelle mie capacità, ma avrei anche saputo comprendere alcune verità principi. Sarebbe stata una buona cosa per me. Ma non sapevo cosa fosse bene per me. Il titolo di “capogruppo” mi aveva fatto completamente perdere la testa. Non investivo tempo nel mio reale dovere, né mi dedicavo al mio lavoro principale. Invece, escogitavo modi per camuffarmi e mettermi in mostra così che gli altri mi ammirassero. Occupavo la posizione di capogruppo senza svolgere realmente lavoro concreto, e ostacolavo e ritardavo i progressi del nostro lavoro. Dio odia e detesta le cose che ho fatto. La mia sostituzione ha rivelato l’indole giusta di Dio e la Sua protezione per me. Pensare al danno che ho causato al lavoro della chiesa mi ha colmato di senso di colpa. Ho pregato Dio: “Dio, il mio desiderio di prestigio è troppo forte! Senza questa rivelazione, non so per quanto tempo sarei rimasto insensibile. Voglio usare questo fallimento per riflettere adeguatamente su me stesso e risolvere il mio problema”.
In seguito, mentre ricercavo la via da praticare, ho letto due passi delle parole di Dio: “Non fare sempre cose per il tuo tornaconto e non considerare costantemente i tuoi interessi; non preoccuparti degli interessi degli uomini e non pensare affatto al tuo orgoglio, alla tua reputazione e al tuo prestigio. Devi prima considerare gli interessi della casa di Dio e farne la tua priorità. Devi tenere in considerazione la volontà di Dio e cominciare col riflettere se ci siano state o meno impurità nello svolgimento del tuo dovere, se tu sia stato devoto, se tu abbia adempiuto le tue responsabilità e abbia dato tutto te stesso, e, allo stesso modo, se tu abbia o meno riflettuto con tutto il cuore sul tuo dovere e sul lavoro della chiesa. Devi considerare queste cose. Se ci pensi spesso e le comprendi, ti sarà più facile svolgere bene il tuo dovere” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Libertà e liberazione si possono guadagnare solo eliminando la propria indole corrotta”). “Se le persone perseguono solo la fama, il profitto e il prestigio, se perseguono solo i propri interessi, allora non acquisiranno mai la verità e la vita, e alla fine saranno loro a subire una perdita. Dio salva coloro che perseguono la verità. Se non accetti la verità, e se non sei capace di riflettere sulla tua indole corrotta e di conoscerla, allora non ti pentirai sinceramente e non avrai accesso alla vita. Accettare la verità e conoscere te stesso è la via verso la crescita nella vita e la conquista della salvezza, è la possibilità di presentarti davanti a Dio per accettare il Suo esame, il Suo giudizio e il Suo castigo, e acquisire la verità e la vita. Se rinunci a perseguire la verità per perseguire invece la fama, il prestigio e i tuoi interessi personali, questo equivale a rinunciare all’opportunità di accettare il giudizio e il castigo di Dio e di ottenere la salvezza. Tu scegli la fama, il profitto e il prestigio e i tuoi interessi, ma ciò a cui rinunci è la verità, e ciò che perdi è la vita e la possibilità di essere salvato. Quale tra queste cose ha maggiore significato? Se scegli i tuoi interessi e rinunci alla verità, non è forse sciocco? Per dirlo in termini colloquiali, equivale a subire una grande perdita in cambio di un piccolo vantaggio. Fama, profitto, prestigio, denaro e interessi sono tutti transitori, effimeri, mentre la verità e la vita sono eterne e immutabili. Se le persone eliminano ogni indole corrotta che le induce a perseguire la fama, il profitto e il prestigio, allora possono sperare di ottenere la salvezza. Inoltre, le verità che le persone acquisiscono sono eterne; Satana non può portar loro via queste verità, né può nessun altro. Tu rinunci ai tuoi interessi, ma ciò che guadagni sono la verità e la salvezza; questi risultati sono tuoi e li consegui per te stesso. Se le persone scelgono di praticare la verità, allora, anche se hanno perso i loro interessi, stanno guadagnando la salvezza di Dio e la vita eterna. Quelle sono le persone più intelligenti. Se le persone rinunciano alla verità per i propri interessi, allora ciò che perdono sono la vita e la salvezza di Dio; quelle sono le persone più stolte” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Conoscere la propria indole è il fondamento per trasformarla”). La parola di Dio mi ha fatto capire che nel nostro dovere dobbiamo abbandonare le intenzioni e i desideri sbagliati. Invece della reputazione e del prestigio, dobbiamo sempre mettere gli interessi della chiesa al primo posto in ogni cosa. Solo praticare in questo modo è in linea con la volontà di Dio, ed è il minimo indispensabile che una persona con coscienza e ragione dovrebbe fare. Resomi conto di queste cose, ho rinunciato consapevolmente alla mia carne, non ho più pensato alla reputazione e al prestigio e mi sono concentrato sul corretto adempimento del mio dovere. Oltre a portare a termine i miei compiti di produzione, annotavo i problemi e le deviazioni frequenti nel mio lavoro e in quello degli altri, e li sottoponevo all’attenzione dei capigruppo e dei miei fratelli e sorelle per discuterne e trovare soluzioni. Questa pratica era di giovamento a tutti, e abbiamo potuto fare progressi nelle nostre capacità professionali. Quando ho visto questo risultato, sono stato molto grato a Dio. Dipendeva dal fatto che tutti svolgevano i loro doveri con un solo cuore e una sola mente. In passato, cercavo sempre di proteggere la mia reputazione e il mio prestigio. Agivo sempre per migliorare la mia immagine e mettermi in mostra nel mio dovere, non risolvevo alcun problema pratico, e non facevo che accumulare trasgressioni. Quando invece ho smesso di pensare alla mia reputazione e al mio prestigio, e ho preso l’iniziativa di rivelare le carenze e gli errori nel lavoro, non solo i miei fratelli e sorelle non mi hanno guardato dall’alto in basso, ma discutevano e collaboravano con me, e abbiamo trovato un modo migliore per svolgere il nostro dovere. Solo allora ho capito quanto fossi sciocco a camuffarmi e a far sfoggio di me. Se avessi praticato in questo modo prima, non avrei ritardato il lavoro.
Un po’ di tempo dopo, la mia leader mi ha assegnato un lavoro part-time di irrigazione dei neofiti. Ha detto che, poiché alcuni di loro non avevano ancora trovato un fondamento sulla vera via, stavano diventando passivi e deboli, e non partecipavano alle riunioni quando erano in difficoltà o i pastori li disturbavano, motivo per cui avevano urgente bisogno di sostegno attraverso l’irrigazione. Sebbene sapessi quanto fosse importante quel dovere, ero lo stesso un po’ riluttante, più che altro perché era un lavoro part-time: per quanto l’avessi svolto bene, nessuno del nostro gruppo lo avrebbe notato. Così ho pensato che avrei potuto dedicare più tempo al mio lavoro principale. Potevo dedicare il mio tempo libero a migliorare le mie tecniche professionali. Se fossi diventato più efficace nel mio lavoro principale, i miei fratelli e sorelle mi avrebbero ammirato. Così, per tale ragione, non volevo impegnarmi troppo nell’irrigazione dei neofiti. Nei giorni successivi, però, ho sentito che il mio stato era errato, così mi sono aperto e ho condiviso con i miei fratelli e sorelle, e allora mi sono reso conto che stavo ancora perseguendo la reputazione e il prestigio. Ho letto queste parole di Dio: “Sebbene la maggior parte delle persone affermi di perseguire volentieri la verità, quando si tratta di metterla in pratica o di pagare un prezzo per essa, alcuni semplicemente rinunciano. Questo è, in essenza, un tradimento. Più un momento è cruciale, più devi rinunciare agli interessi della carne e mettere da parte la vanità e l’orgoglio; se non sei in grado di farlo, non puoi guadagnare la verità e ciò dimostra che non obbedisci a Dio. Se più un momento è cruciale, più gli uomini sono in grado di sottomettersi, abbandonare gli interessi personali, la vanità e l’orgoglio e compiere adeguatamente il proprio dovere, soltanto allora saranno ricordati da Dio. Queste sono tutte buone azioni! A prescindere da quale dovere si compia o da cosa si faccia, che cos’è più importante, la propria vanità e il proprio orgoglio oppure la gloria di Dio? Quale dei due va scelto? (La gloria di Dio.) Che cosa riveste maggiore importanza: le tue responsabilità o i tuoi interessi? Fare fronte alle tue responsabilità, questa è la cosa più importante, e hai l’obbligo morale di farlo” (La condivisione di Dio). Dopo aver letto la parola di Dio, ho visto chiaramente che, a prescindere dal fatto che fossi o meno ammirato, quello era il mio dovere, e dunque una mia responsabilità e un incarico da parte di Dio. Dovevo accettarlo e trattarlo con sincerità. Non potevo più continuare a fare calcoli per la mia reputazione e il mio prestigio. Occorreva del personale per il lavoro di irrigazione e, se non volevo svolgere quel lavoro solo perché non offriva la possibilità di mettersi in mostra, non mi stavo comportando in modo scriteriato e irragionevole? Quella sera, ho ascoltato un inno della parola di Dio intitolato “Offrirai l’amore nel tuo cuore a Dio?” Il testo diceva: “Dio considera prezioso l’amore di ogni uomo. Riversa ancor più le Sue benedizioni su tutti coloro che Lo amano. Questo perché l’amore dell’uomo è tanto difficile da trovare, ce n’è così poco” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Il cammino… (3)”). Mi ha davvero commosso. Più il lavoro della chiesa ha bisogno di essere tutelato, più devo adempiere ai miei doveri e responsabilità. Non potevo di nuovo deludere Dio. Sebbene avessi numerose carenze nell’irrigare i nuovi arrivati e incontrassi molte difficoltà, quando ho corretto le mie motivazioni e mi sono affidato a Dio, ho visto la Sua guida, e in breve tempo alcuni dei nuovi arrivati che stavo irrigando sono riusciti a partecipare regolarmente alle riunioni.
Di lì a breve, la chiesa mi ha messo a capo di un altro compito. Stavolta, per quanto fossi occupato con il mio lavoro, mi tenevo aggiornato sui progressi del gruppo e assegnavo gli incarichi in modo tempestivo. Per un po’ ho anche analizzato il lavoro con i fratelli e le sorelle per risolvere le loro difficoltà e, per le cose che non capivo, cercavo persone di buone capacità che ci aiutassero a risolverle. Gradualmente, i risultati del lavoro sono migliorati in modo significativo. Sapevo che era tutto merito della guida e delle benedizioni di Dio. In passato, mi preoccupavo solo della reputazione e del prestigio. Ora so rinunciare in qualche modo alla ricerca di prestigio, proteggere consapevolmente il lavoro della chiesa e compiere il mio dovere con i piedi per terra. Questi sono i risultati ottenuti dalle parole di Dio. Dio sia lodato!
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