Una collaboratrice non è una rivale
Poco dopo aver accettato l’opera di Dio degli ultimi giorni, ho iniziato a irrigare i neofiti. Poiché ero motivata e propositiva, ho ottenuto dei risultati nel mio dovere, e sono stata scelta come capogruppo. Poi, sono diventata diacono del Vangelo. I miei fratelli e sorelle dicevano che, sebbene fossi giovane, ero affidabile, che portavo un fardello nel mio dovere e che ero responsabile. Era una grande soddisfazione per la mia vanità. Nell’ottobre 2020, sono diventata una leader della chiesa, e questo mi ha fatta sentire ancora di più nel cuore dei miei fratelli e sorelle, come una persona capace e che perseguiva la verità. Dopo un po’ di tempo, una leader superiore ha assegnato sorella Liu a lavorare con me. Quando le ha presentato il lavoro, la leader ha menzionato alcuni problemi della nostra chiesa. Alle sue parole, sorella Liu ha risposto: “Dobbiamo trovare la radice del problema e risolverlo subito. Altrimenti, ostacolerà il lavoro della chiesa”. Sentirglielo dire mi ha fatta vergognare, perché temevo che sorella Liu mi avrebbe guardata dall’alto in basso per via di quei problemi nel mio lavoro. Nei giorni successivi, sorella Liu ha indagato sulla reale situazione della chiesa. Poi, di fronte a diversi collaboratori e fratelli e sorelle, mi ha detto: “Il diacono del Vangelo e alcuni dei capigruppo che ho incontrato negli ultimi due giorni non portano un fardello. Quando i nuovi arrivati hanno nozioni e difficoltà, i capigruppo non le risolvono e non ricercano, anzi si impantanano nelle difficoltà. In questo modo, non possono irrigare bene i neofiti”. Ho provato un po’ di resistenza quando ho sentito le sue parole. Perché alcuni di quei capigruppo erano stati coltivati da me. Secondo lei, nessuno di loro era capace, quindi mi sembrava un po’ troppo esigente. Ho pensato: “Sei appena arrivata e non conosci la situazione nel dettaglio, eppure hai iniziato a individuare i difetti. Vuoi dimostrare di portare un fardello e saper rilevare i problemi? Stai solo cercando di fare impressione perché sei nuova? Se continui a scavare nei problemi del mio lavoro, distruggerai la mia buona immagine agli occhi dei miei fratelli e sorelle”. Ho frenato la rabbia e ho detto: “Hai ragione su queste domande. Tuttavia, sia i capigruppo che il diacono del Vangelo hanno delle difficoltà pratiche, quindi a volte il lavoro di supervisione non viene svolto bene, dobbiamo capirlo”. E lei ha replicato: “Queste difficoltà possono essere risolte con la comunione della verità. Se sapranno accettare la verità e comprendere la volontà di Dio, porteranno un fardello e saranno responsabili nel loro dovere. La chiave sta nel fatto che condividiamo o meno la verità per risolvere questi problemi”. Ma io non l’ho recepito nel modo giusto e mi sono arrabbiata ancora di più. Mi sono chiesta: “Intendi forse dire che non so condividere la verità?” La mia visione di sorella Liu è cambiata completamente. Non la vedevo più come mia collaboratrice e aiutante, ma come un’avversaria. Pensavo che, di quel passo, prima o poi avrebbe preso il comando del lavoro, ma ero io la leader e lei soltanto una mia collaboratrice. Era migliore di me sotto ogni aspetto e mi metteva sempre in imbarazzo. Come potevo avere una dignità in questo modo? E cosa avrebbero pensato di me i miei fratelli e sorelle? Da quel momento, non ho più voluto lavorare con lei né parlarle. Una volta, in una riunione tra collaboratori, abbiamo letto la parola di Dio che rivela che i falsi leader non svolgono un lavoro pratico, e la sorella Liu ha riflettuto e ha capito se stessa, dicendo che era nella chiesa da tempo ma, poiché non svolgeva un lavoro pratico, le difficoltà dei nuovi arrivati non venivano risolte in tempo, motivo per cui erano impantanati nelle difficoltà e non sapevano praticare la verità, cosa che ritardava la loro crescita nella vita. Lei parlava solo della conoscenza di se stessa, ma a me sembrava che mi stesse smascherando perché non svolgevo un vero lavoro. Ho iniziato a interpretare ciò che intendeva: “Stai parlando di questo per far sapere deliberatamente a tutti dei problemi del mio lavoro, non è vero? In passato i fratelli avevano una buona impressione di me ma, ora che mi hai smascherata in questo modo, non danneggerai la mia immagine? Che opinione avranno di me adesso?” In quel momento, ero molto resistente e volevo andarmene, ma mi sembrava irragionevole, così mi sono costretta a rimanere fino alla fine.
Quella sera, sorella Liu è venuta da me per discutere dell’elezione di nuovi capigruppo e mi ha chiesto chi portasse un fardello e si potesse promuovere. La sua domanda ha suscitato in me molta resistenza. Ho pensato: “Sono rimasti dei candidati adatti? Hai scartato tutti i migliori. Sussistono ancora problemi nella nostra chiesa, ma non solo ne parli apertamente qui, ne discuti anche davanti a fratelli e sorelle di altre chiese. Ora sanno che non svolgo lavoro pratico. Perché non pensi ai miei sentimenti quando parli? Credo che tu mi stia prendendo deliberatamente di mira!” Ho risposto decisa: “Da quando sei arrivata, nessun altro ha portato un fardello”. Lei mi ha risposto dimessa: “Intendi dire che non dovrei essere qui?” Ero troppo impulsiva, e ho capito che quello che avevo detto era sbagliato, così ho subito risposto: “No”. Siamo rimaste in silenzio per un po’ e poi abbiamo ripreso a parlare di lavoro. Dopo, ripensare a ciò che le avevo detto mi ha fatta sentire un po’ in colpa. Non avrei dovuto parlarle in quel modo. Volevo scusarmi con lei alla fine della discussione, ma il lavoro mi ha assorbita e me ne sono dimenticata.
Quando vedevo la leader superiore consultarsi con sorella Liu su ogni cosa, mi sentivo molto a disagio. “Anch’io sono una leader. Cosa penseranno di me i fratelli? Diranno che sono inutile come leader e che non servo a nulla?” Sentivo che sorella Liu mi stava rubando la scena ed ero invidiosa di lei. Pensavo: “Se non ci fosse lei, la leader discuterebbe del lavoro con me”. Ho inoltre considerato il fatto che ora sorella Liu dominava tutto il lavoro, e che lei credeva in Dio da molto tempo e capiva più verità di me. Aveva anche evidenziato i problemi del mio lavoro davanti ai miei fratelli e sorelle, quindi non avevo idea dell’opinione che ora avevano di me. Quando pensavo a queste cose, entravo in crisi. Temevo che sorella Liu rubasse la mia posizione di leader. Più ci pensavo, più mi sentivo scontenta e maturavo il desiderio di vendicarmi di lei: “Non ti importa dei miei sentimenti, quindi d’ora in poi non ti renderò le cose facili”. Ricordo che una volta stavamo discutendo di lavoro e, dopo aver espresso la sua opinione, sorella Liu mi ha chiesto un consiglio. Io l’ho ignorata e ho trovato difetti nella sua organizzazione del lavoro, dicendo che questo o quello non avrebbe funzionato per renderle deliberatamente le cose difficili. Una volta, stavamo parlando di un lavoro di cui sorella Liu era la principale responsabile. In quel momento, sapevo come risolvere il problema, ma non volevo darle suggerimenti. Ho persino pensato: “Meglio se le tue disposizioni falliscono. In questo modo, tutti sapranno che non sai gestire le cose, e la leader capirà che sbaglia a consultare sempre te invece che me”. In seguito, mi ha dato diversi suggerimenti, ma li ho rifiutati tutti. Quando non sapeva come risolvere il problema e voleva che le dessi qualche consiglio, ho provato un grande orgoglio. Ho pensato: “Non sai nemmeno organizzare un lavoro come questo, e hai ancora il coraggio di giudicare il mio”. In quel momento, la leader ha notato il mio stato sbagliato e mi ha richiamata a lavorare in armonia con sorella Liu, o altrimenti il lavoro della chiesa ne sarebbe stato ritardato. Alle sue parole, mi ha rimorso un po’ la coscienza. Di fronte agli ostacoli nel lavoro, perché non mi assumevo il fardello di risolverli? Invece, restavo in disparte a gongolare. Non stavo affatto tutelando il lavoro della chiesa. Dopo essermene resa conto, ho modificato la mia mentalità e partecipato alle discussioni. Ma, a causa della discussione precedente, il lavoro è stato organizzato con molto ritardo. Una sera, la leader mi ha fatto notare i miei problemi. Mi ha detto: “La tua brama di reputazione e prestigio è troppo forte. Sei in competizione con sorella Liu per la fama. Quando parlate di lavoro, non accetti nessuna delle idee che propone. Le confuti tutte. Sorella Liu si sente limitata da te e non sa come collaborare con te. Devi riflettere su te stessa”. Le parole della leader mi hanno fatta sentire molto triste e afflitta: “Perché sorella Liu segnala i miei problemi alle mie spalle? Se voleva davvero aiutarmi, poteva dirmelo di persona. Ora la leader sa dei miei problemi e potrebbe rimuovermi dal mio dovere”. Non appena ho pensato a questo, mi sono aperta sul mio stato con la leader. Mi sono persino offerta di lasciare il dovere, per non ritardare oltre il lavoro. Pronunciare quelle parole mi ha quasi spezzato il cuore. Sentivo di star per perdere il mio dovere. La leader mi ha risposto: “Quando abbiamo dei problemi, non possiamo evitarli. Dobbiamo cercare la verità e riflettere su noi stessi. Il fatto che sorella Liu rilevi i problemi del lavoro dimostra che è in grado di portare un fardello. Non giova forse al lavoro della chiesa? Perché non sai trattarla adeguatamente? Sei sempre invidiosa di lei e hai paura che ti surclassi. Questo dimostra che brami troppo il prestigio”. Dopo la comunione della leader, mi sono resa conto che la mia brama di reputazione e prestigio era davvero eccessiva. Dovevo cercare la verità per risolvere il mio stato. Non potevo più essere passiva e resistente.
Poi, ho letto un passo delle parole di Dio, e ho in parte compreso l’indole corrotta che manifestavo. “Gli anticristi pensano che chi li espone stia semplicemente dando loro del filo da torcere, quindi danno del filo da torcere a chiunque li esponga, entrando in competizione e in lotta con lui. A causa della loro natura da anticristi, non sono mai gentili con chi li pota o li tratta, né tollerano o sopportano chi lo fa, tanto meno gli saranno grati o lo elogeranno. Al contrario, se qualcuno li pota o li tratta e fa perdere loro dignità e reputazione, in cuor loro covano odio per questa persona, e vogliono trovare un’opportunità per vendicarsi di lei. Quanto odio provano verso il prossimo! Questo è ciò che pensano e ciò che dicono apertamente agli altri: ‘Oggi mi hai potato e trattato: bene, ora la nostra faida è scolpita nella pietra. Tu vai per la tua strada e io per la mia, ma giuro che mi vendicherò! Se mi confesserai la tua colpa, ti inchinerai a me, o ti inginocchierai e mi supplicherai, allora ti perdonerò, altrimenti non lascerò mai correre!’ Qualunque cosa dicano o facciano, gli anticristi non vedono mai l’amorevole potatura da parte di qualcuno, il suo trattamento o il suo aiuto sincero come manifestazioni dell’amore e della salvezza di Dio. Al contrario, li considerano un’umiliazione, un momento di estremo imbarazzo. Questo dimostra che gli anticristi non accettano affatto la verità che possiedono un’indole di disgusto e disprezzo nei confronti della verità” (“Fanno il loro dovere solo per distinguersi e alimentare i loro interessi e ambizioni; non considerano mai gli interessi della casa di Dio e addirittura li vendono in cambio della gloria personale (Parte ottava)” in “Smascherare gli anticristi”). Dio ha rivelato che, quando vengono potati e trattati, gli anticristi non solo non lo accettano, ma iniziano a odiare la persona che li ha potati e trattati e vogliono vendicarsi. Ho visto che gli anticristi non accettano la verità, provano per essa disgusto e odio. In passato, quando leggevo le parole “vendicarsi contro le persone”, lo ritenevo un approccio malvagio. Credevo di non manifestare malvagità e di non essere capace di cose simili, e che solo gli anticristi e i malfattori si vendicassero delle persone. Ho ripensato al mio comportamento: quando sorella Liu ha evidenziato i problemi del mio lavoro davanti ai collaboratori, ai fratelli e alle sorelle, sentivo che la mia immagine ne era danneggiata, così ho sviluppato pregiudizi e resistenze nei suoi confronti. Durante una riunione, sulla base delle parole di Dio, sorella Liu si è resa conto che non svolgeva un lavoro pratico, e mi sembrava stesse deliberatamente esponendo i problemi del mio lavoro parlando della sua conoscenza di sé, così il mio pregiudizio nei suoi confronti è aumentato. L’ho persino attaccata, dicendo che nessun altro portava un fardello da quando era arrivata lei. Poi, quando ho visto che la leader discuteva sempre con lei del lavoro, ho sentito che sorella Liu mi rubava la scena. Per vendicarmi di lei, non le davo suggerimenti nelle discussioni di lavoro e, quando lei esprimeva i suoi pensieri e suggerimenti, trovavo dei difetti e li rifiutavo, cosa che rendeva impossibile il progresso del lavoro. La consideravo una rivale. Per mantenere reputazione e prestigio, sono arrivata persino ad attaccarla e a vendicarmi. Non rivelavo forse l’indole di un anticristo? Detto questo, ho considerato che stava evidenziando problemi reali nel mio lavoro. Se avessi cercato la verità per riflettere su me stessa e correggere le deviazioni, i problemi si sarebbero potuti risolvere rapidamente. Avrebbe giovato al nostro lavoro. Ma io non solo non l’ho accettato, volevo anche vendicarmi di lei. Non meritavo davvero di essere definita credente in Dio!
In seguito, ho letto altri due passi della parola di Dio che mi hanno fatto capire meglio l’essenza e le conseguenze di quel comportamento. Dio dice: “Uno dei tratti principali della natura degli anticristi è la malignità. Che cosa significa ‘malignità’? Significa che hanno un atteggiamento davvero ignobile nei confronti della verità: non solo non si sottomettono a essa e si rifiutano di accettarla, ma addirittura condannano coloro che li potano e trattano. Tale è l’indole maligna degli anticristi. Gli anticristi pensano che chi accetta di essere trattato e potato sia vulnerabile alla prepotenza, e che chi tratta e pota gli altri continuamente non voglia fare altro che tormentare e maltrattare le persone. Quindi, un anticristo si opporrà a chiunque lo tratti e lo poti e gli darà del filo da torcere. E, di chiunque evidenzi le sue carenze o la sua corruzione o condivida con lui la verità e la volontà di Dio o gli faccia conoscere se stesso, un anticristo penserà che lo stia mettendo in difficoltà e lo guardi con sospetto. L’anticristo odierà quella persona dal profondo del cuore, si vendicherà di lei e le renderà le cose difficili. […] Che tipo di persone possiede un’indole così maligna? Persone malvagie. Il punto è che gli anticristi sono persone malvagie. Pertanto, solo le persone malvagie e gli anticristi possiedono un’indole così maligna. Di fronte a qualsiasi tipo di esortazione, accusa, insegnamento o aiuto ben intenzionati, l’atteggiamento di una persona maligna non è quello di ringraziare o accettarli con umiltà, quanto piuttosto di infuriarsi e di provare odio estremo, inimicizia e persino desiderio di vendetta” (“Fanno il loro dovere solo per distinguersi e alimentare i loro interessi e ambizioni; non considerano mai gli interessi della casa di Dio e addirittura li vendono in cambio della gloria personale (Parte ottava)” in “Smascherare gli anticristi”). “Gli anticristi considerano il loro prestigio e la loro reputazione più importanti di qualsiasi altra cosa. Non sono solamente subdoli, infidi e malvagi, ma anche estremamente maligni. Cosa fanno quando sentono messo a rischio il loro prestigio, o quando hanno perso il loro posto nel cuore delle persone, quando non sono più approvati e adorati, quando non vengono più venerati e ammirati e precipitano nel disonore? Cambiano improvvisamente. Non appena perdono il loro prestigio, perdono anche la volontà di svolgere qualsiasi dovere, fanno tutto senza alcuna cura, e non provano interesse verso nulla. Ma non è questa la manifestazione peggiore. Qual è la manifestazione peggiore? Non appena gli anticristi perdono il loro prestigio, e nessuno li ammira né si fa influenzare da loro, vengono fuori l’odio, l’invidia e la vendetta. Non solo non hanno timore di Dio, ma mancano anche della benché minima obbedienza. Nei loro cuori, inoltre, sono inclini a odiare la casa di Dio, la Chiesa, e i leader e i lavoratori; desiderano che il lavoro della Chiesa subisca intralci o arresti; vogliono deridere la Chiesa e i fratelli e le sorelle. Inoltre odiano tutti coloro che perseguono la verità e temono Dio. Attaccano e scherniscono chiunque compia il proprio dovere con lealtà e sia disposto a pagare un prezzo. Tale è l’indole degli anticristi; e non è forse un’indole violenta? È evidente che sono delle persone malvagie; gli anticristi sono malvagi nell’essenza” (“Fanno il loro dovere solo per distinguersi e alimentare i loro interessi e ambizioni; non considerano mai gli interessi della casa di Dio e addirittura li vendono in cambio della gloria personale (Parte seconda)” in “Smascherare gli anticristi”). Leggere parole come “maligni” e “persone malvagie” mi ha addolorata e spaventata. Non mi aspettavo che queste parole si applicassero a me. La mia immagine è stata danneggiata perché quella sorella ha evidenziato i problemi del mio lavoro, così l’ho attaccata e mi sono vendicata, la mettevo deliberatamente in imbarazzo nel parlare di lavoro, e cercavo i difetti nella sua organizzazione del lavoro. Addirittura tacevo quando sapevo come risolvere un suo problema di lavoro perché volevo metterla in imbarazzo e deriderla. Quando la leader mi ha smascherata e trattata, non solo non ho riflettuto su me stessa, ma ho odiato sorella Liu per aver segnalato i miei problemi. Ero negativa e resistente, sfogavo la mia rabbia nel dovere, e volevo persino abbandonare e smettere di compierlo. Manifestavo, proprio come un anticristo, un’indole malvagia! Credevo nei motti: “Non attaccherò se non sarò attaccato” e “Se tu sei scortese, non prendertela se io sono ingiusto”. Quando qualcuno toccava i miei interessi e la mia immagine, lo odiavo, lo attaccavo e mi vendicavo. Ho ripensato a una volta, prima che iniziassi a credere in Dio, in cui ho litigato con un’amica e lei ha parlato male di me a qualcun altro. Mi sono arrabbiata molto, e ho pensato: “Se tu sei scortese, non prendertela se io sono ingiusta”. Di nascosto, ho detto all’altra persona: “Come puoi essere così stupido da essere gentile con lei? Non sai nemmeno che lei parla male di te alle tue spalle!” Credevo fosse da deboli non rispondere alle angherie subite. Vivere secondo questa filosofia mi rendeva egoista e malvagia, distorceva i miei pensieri e mi rendeva incapace di discernere il bene dal male. Rendermene conto mi ha sconvolta e allo stesso tempo mi sono sentita orribile. Se non avessi affrontato la mia malvagità, avrei potuto solo compiere altro male, per poi essere ripudiata e scacciata da Dio! Riconoscendo questo, ho pregato Dio in silenzio: “Dio, credevo di possedere una buona umanità, ma il giudizio e la rivelazione della Tua parola hanno rivelato la mia cattiva umanità e la mia malvagità. Mi sono addirittura vendicata di una sorella che mi ha aiutata. Sono del tutto priva di umanità! Dio, desidero pentirmi, praticare la verità e cambiare. Ti prego, guidami”.
Poi, ho letto queste parole di Dio: “Quando qualcuno ti monitora o ti osserva per un po’ di tempo, oppure ti fa domande approfondite, cercando di avere un faccia a faccia con te e di scoprire quale sia stata la tua condizione durante questo periodo, e persino quando, certe volte, il suo atteggiamento è un tantino più duro e questa persona tratta con te e ti pota un pochino, quando ti impone la disciplina e ti rimprovera, questo è perché ha un atteggiamento coscienzioso e responsabile verso l’opera della casa di Dio. Non dovresti avere pensieri o sentimenti negativi verso questo fatto. Cosa significa saper accettare la supervisione, l’osservazione e le domande degli altri? Che, in cuor tuo, accetti l’esame minuzioso di Dio. Se non accetti la supervisione, l’osservazione e le domande delle persone, se opponi resistenza a tutto questo, sei forse in grado di accettare l’esame minuzioso di Dio? Quest’ultimo è più dettagliato, approfondito e accurato delle domande delle persone; ciò che Egli chiede è più specifico, rigoroso e approfondito. Dunque, se non sai accettare di essere monitorato dai prescelti di Dio, le affermazioni secondo cui sai accettare l’esame minuzioso di Dio non sono forse parole vuote? Per essere in grado di accettare l’esame minuzioso e l’indagine di Dio, devi prima saper accettare il monitoraggio da parte della casa di Dio, dei leader e dei lavoratori, e dei fratelli e delle sorelle” (La Parola appare nella carne, Vol. 4: Responsabilità di leader e lavoratori). “Indipendentemente dai problemi che esistono in te o dal tipo di corruzione che riveli, devi riflettere e conoscere te stesso in conformità alle parole di Dio, o ricevere un commento da parte di fratelli e sorelle. È fondamentale che accetti l’esame da parte di Dio e ti presenti dinanzi a Lui per chiedere la Sua illuminazione e rivelazione. Comunque tu lo faccia, è meglio se identifichi in anticipo i tuoi problemi e li risolvi, e questa è la conseguenza della tua riflessione su te stesso. Qualunque cosa tu faccia, non limitarti ad aspettare di essere messo a nudo da Dio, perché a quel punto sarà troppo tardi!” (“Sono malvagi, insidiosi e ingannevoli (Parte prima)” in “Smascherare gli anticristi”). Solo dopo aver letto le parole di Dio mi sono resa conto che i miei fratelli mi supervisionano e guidano solamente perché sono seri e responsabili verso il lavoro, e io devo riceverlo da Dio e imparare ad accettarlo e a obbedire. Solo questo è accettare l’esame da parte di Dio e avere un cuore che teme Dio. Quando quella sorella ha rilevato i miei problemi e me li ha fatti notare, il suo scopo era aiutarmi e assistermi. La mia esperienza di vita era troppo superficiale. I nuovi arrivati avevano problemi nei loro doveri, ma io non sapevo condividere la verità per risolverli, e molte volte mi limitavo a organizzare il lavoro e basta, senza poi fornire supervisione o assistenza. Non capivo i principi per organizzare il personale, mentre sorella Liu comprendeva alcune verità e discerneva chiaramente alcune questioni; quindi, se avessimo collaborato nel lavoro della chiesa, non solo questo avrebbe aiutato il lavoro, ma avrei potuto imparare da lei e migliorare più rapidamente. Solo allora ho capito perché Dio ci chiede di collaborare nei nostri doveri, invece che di svolgerli da soli. La ragione è che le persone hanno un’indole corrotta, quindi dobbiamo supervisionarci, guidarci e aiutarci a vicenda per evitare errori. Questo pensiero mi ha colmata di senso di colpa. Non potevo più vivere per la reputazione e il prestigio. Dovevo imparare a rinunciare a me stessa, accettare la supervisione e la guida degli altri, collaborare con quella sorella, insieme cercare la verità e risolvere i problemi del lavoro, e svolgere adeguatamente il mio dovere.
In seguito, volevo aprirmi con sorella Liu per esporre e analizzare la mia corruzione, e scusarmi con lei. Con mia sorpresa, la leader mi ha mandata a svolgere il mio dovere in un’altra chiesa. Dopo la separazione da sorella Liu, ero sopraffatta dal rimorso. Così, ho pregato Dio in silenzio, dicendoGli che d’ora in poi volevo compiere bene il mio dovere e concentrarmi sul correggere la mia indole corrotta. Nella nuova chiesa, ho svolto il mio dovere con tutta me stessa. Ricordo che una volta sorella Li, la responsabile dell’irrigazione, mi ha chiamata per informarsi sulle riunioni dei nuovi arrivati, e mi ha dato dei consigli: “Tu vai sempre alle altre riunioni e partecipi raramente a quelle dei nuovi arrivati: questo dà l’idea che la leader sia assente. Nessuno dei fratelli e delle sorelle ti conosce, cosa che in seguito rende difficile seguire adeguatamente i loro stati e le loro difficoltà”. Le sue parole mi hanno sbalordita e ho sentito montare la rabbia. Ho pensato: “Come puoi definirmi una leader assente? Intendi dire che non svolgo vero lavoro e non servo a nulla? Sei troppo dura! Non è così, è che sto monitorando altri lavori. Visto che sei tu la responsabile di questo gruppo, perché non te ne occupi tu? Non devo essere io a fare tutto. Se i leader superiori lo scoprono, non penseranno che non svolgo lavoro pratico? Questo non va bene. Devo trovare qualche deviazione nel tuo lavoro da evidenziare…” A questo pensiero, ho capito che il mio stato era sbagliato. Quella sorella stava sottolineando i problemi del mio lavoro e, invece di accettarlo e riflettere, pensavo che fosse troppo dura e volevo trovare dei problemi nel suo lavoro per confutarla. Rifiutavo la verità e cercavo di nuovo di vendicarmi. Resamene conto, ho pregato Dio in silenzio: “Dio, se oggi sorella Li mi ha fatto notare questo problema è stata una Tua disposizione, ma nel mio cuore ero resistente, e questo va contro la Tua volontà. Desidero obbedire e riflettere su me stessa”. Finito di pregare, mi sono calmata e ho iniziato a riflettere su me stessa. Ho capito che avevo un problema: dipendevo molto da sorella Li. Sentivo che con lei a gestire l’irrigazione dei nuovi arrivati, potevo rilassarmi e avere un approccio distaccato. Ero leader della chiesa, ma raramente conoscevo le reali condizioni e difficoltà dei neofiti. Non stavo adempiendo alle mie responsabilità. Manifestavo davvero di non svolgere lavoro pratico. Poi, ho detto a sorella Li: “Riorganizzerò il mio tempo. Non mi ero resa conto di questo problema, ma voglio cambiarlo”. In seguito, mi sono messa in contatto con i nuovi arrivati e ho partecipato alle loro riunioni, fornendo condivisioni per risolvere i loro problemi. Compiere il mio dovere in questo modo mi ha fatta sentire a mio agio. Grazie a questa esperienza, ho capito che, praticando secondo la parola di Dio e imparando ad accettare la supervisione, la guida, la potatura e il trattamento dei miei fratelli, potevo davvero ottenere dei cambiamenti.
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