Prigioniera della mia stessa famiglia
Nel 2019, ho accolto l’opera di Dio degli ultimi giorni. Leggendo la parola di Dio, ho visto come Dio Onnipotente rivela la verità segreta delle tre fasi dell’opera con cui Dio salva l’umanità, il mistero dell’incarnazione di Dio, il significato dell’opera di giudizio, come Satana corrompe le persone, come Dio le salva, e come esse possono essere purificate e ottenere una meravigliosa destinazione. Queste parole avevano autorità e non le avevo mai sentite prima. Mi sembravano nuove e pratiche e mi sostenevano, placando la mia sete spirituale. Ero certa che Dio Onnipotente fosse il Signore Gesù ritornato, ed ero davvero entusiasta. Non avrei mai immaginato di poter accogliere il ritorno del Signore Gesù durante la mia vita. Sapevo di essere fortunata. Da allora, partecipavo spesso alle riunioni, predicavo il Vangelo, e ogni giorno era appagante e piacevole. Ma due mesi dopo mio fratello minore e mia cognata hanno saputo che credevo in Dio. Mia cognata, che è cinese, lavorava in un dipartimento governativo, così mio fratello l’ha seguita in Cina. Mio fratello mi ha chiamata per rimproverarmi: “Il governo cinese perseguita i credenti in Dio Onnipotente. Non mi oppongo alla tua fede nel Signore Gesù, ma non puoi credere in Dio Onnipotente. Tu credi in una persona, non in Dio”. Appena l’ho sentito parlare così, ho capito che mio fratello stava ripetendo una diceria, perché nella mia ricerca e nelle mie indagini ho visto molti video di credenti della Chiesa di Dio Onnipotente perseguitati dal PCC, e sapevo che la vera via è stata perseguitata fin dai tempi antichi. Quando Dio viene per operare, è destinato a essere perseguitato dalle forze di Satana. Proprio come quando il Signore Gesù venne per la Sua opera: fu ferocemente contrastato e perseguitato dai capi religiosi e dal regime romano. Gli ho detto: “Io credo in Dio, non in una persona. Quando Dio viene sulla terra per operare e salvare l’umanità, deve incarnarSi come Figlio dell’uomo perché possiamo avvicinarLo. Poiché Dio Si fa essere umano, deve nascere in una famiglia e vivere una normale vita umana. Dio Onnipotente sembra una persona comune, ma ha lo Spirito di Dio dentro di Sé e la Sua essenza è quella di Dio. Dio Onnipotente ha espresso molte verità e opera per purificare e salvare l’umanità, cosa che nessun altro può fare. Il Signore Gesù aveva l’aspetto di una persona comune, ma la Sua essenza era quella di Dio, ed Egli era in grado di esprimere la verità e redimere l’umanità. Questo è qualcosa che le persone comuni non potevano fare. Potresti mai affermare che credere nel Signore Gesù sia credere in una persona? Non fare sciocche congetture su ciò che non capisci. Il peccato di bestemmia contro lo Spirito Santo non è perdonabile. I farisei bestemmiarono il Signore Gesù dicendo che Belzebù Lo aiutava a scacciare i demoni. Alla fine, furono puniti e maledetti da Dio. Io non obbligo te ad avere fede, quindi tu non impedire a me di credere in Dio!” Non mi ascoltava affatto. Più lo confutavo, più si accaniva nel rimproverarmi. Quando ho visto che si era lasciato ingannare dalle dicerie del PCC e che bestemmiava Dio, sono rimasta delusa da lui. Il giorno dopo, anche mia cognata mi ha chiamata per dissuadermi dall’avere fede, e ha cercato di spaventarmi: “La tua fede in Dio Onnipotente è illegale in Cina. Potresti essere fucilata per questo. Se credessi in Dio in Cina, saresti già stata arrestata molto tempo fa. Il governo cinese arresta ogni credente della tua chiesa che trova. Nessuno sfugge”. Le parole di mia cognata mi hanno mostrato la realtà di come il PCC resiste a Dio e perseguita i cristiani, e ho capito la difficile situazione dei fratelli e delle sorelle cinesi che credono in Dio. Allo stesso tempo, era anche strano. Credevo nel Signore da otto anni, ma la mia famiglia non aveva mai interferito. Perché quando ho iniziato a credere in Dio Onnipotente tutti mi perseguitavano e sono diventati così indifferenti nei miei confronti? Allora ho rammentato che i miei fratelli e sorelle avevano condiviso con me che la vera via è stata perseguitata fin dai tempi antichi, e Satana interferisce dovunque Dio sia all’opera. Ho capito che la persecuzione che subivo da parte della mia famiglia era un disturbo di Satana, quindi più mi perseguitavano, più volevo seguire Dio Onnipotente ed eludere i tranelli di Satana.
In seguito, i miei fratelli e sorelle hanno condiviso con me le parole di Dio. “In ogni fase dell’opera che Dio compie negli uomini, da fuori sembra che ciò che accade sia dovuto a un’interazione tra individui, che venga da disposizioni o da interferenze umane. Ma dietro ciò che appare, dietro ogni fase dell’opera e dietro ogni cosa che accade vi è una scommessa che Satana fa con Dio e che richiede che le persone rimangano salde nel testimoniare Dio. Pensate a quando Giobbe fu messo alla prova, per esempio: dietro le quinte, Satana stava facendo una scommessa con Dio e ciò che accadde a Giobbe fu dovuto all’intervento e alle azioni degli uomini. Dietro ogni fase dell’opera che Dio compie in voi, vi è la scommessa di Satana con Dio; dietro ogni cosa vi è una battaglia” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Solo amare Dio vuol dire credere veramente in Dio”). Leggendo la parola di Dio, ho capito che si trattava di una battaglia spirituale. Quando Dio salva una persona, Satana fa di tutto per disturbarla e ostacolarla e trascinarla all’inferno con sé. Esteriormente, quel giorno erano mio fratello e mia cognata a ostacolarmi, ma in realtà era il disturbo di Satana. Avevo sempre avuto un buon rapporto con loro e mio fratello di solito mi ascoltava ma, dopo aver sentito le voci del PCC, era come se fossero persone diverse. Ricorrevano a ogni tipo di trucco per costringermi ad abbandonare Dio, e le loro parole mi raggelavano il cuore. Credevo in Dio in Thailandia e loro volevano controllarmi. Se fossi stata in Cina, mi avrebbero mandata in prigione. Ho visto che Satana è veramente malvagio, e che non stavo percorrendo la loro stessa strada. In apparenza erano miei parenti, ma non eravamo affatto compatibili nello spirito. Non parlavamo la stessa lingua, non eravamo persone dello stesso tipo, e l’affetto che una volta ci univa era scomparso. Quella sera, ho guardato un video di testimonianza su fratelli e sorelle torturati dal PCC. Per quanto soffrissero nella carne, hanno seguito risolutamente Dio. Attraverso la preghiera a Dio e la guida della Sua parola, hanno potuto sconfiggere la debolezza della carne, e alcuni hanno persino dato la vita pur di rimanere saldi nella loro testimonianza. Le loro esperienze mi hanno ispirata. In circostanze così dolorose, sono riusciti a mantenere la loro fede in Dio e a non scendere a compromessi con Satana. La persecuzione che subivo io non era nulla in confronto. Questo mi ha dato più fede per affrontare in futuro qualsiasi cosa.
Non essendo riusciti a convincermi, hanno istigato mio marito a dissuadermi, dicendo che se avessi creduto in Dio non avrei voluto dei figli o una famiglia. Inoltre, il pastore ha diffuso falsità calunniose per ingannare mio marito, dicendo che credevo in una persona. Dopo aver sentito queste cose, mio marito le ha seguite e mi ha contrastata. Se mi vedeva partecipare a riunioni online o consultare il sito web della Chiesa di Dio Onnipotente, spesso staccava il cavo di rete a casa, poi chiudeva la porta e non mi lasciava entrare nella stanza. Faceva di tutto per disturbarmi e impedirmi di partecipare alle riunioni o di leggere la parola di Dio. Sapevo che era un’interferenza di Satana, quindi non potevo scendere a compromessi. Non riuscendo a dissuadermi, mio marito mi ha detto: “Se continui a credere in Dio Onnipotente, divorzieremo! Dovrai andartene da questa casa. Prendi la tua decisione oggi stesso!” Gli ho risposto: “Se non credessi in Dio, ti avrei già da tempo chiesto il divorzio. Hai avuto un’amante, ma ho lasciato correre perché ho fede in Dio. Credendo in Dio, non faccio nulla di male, quindi perché cerchi di impedirmelo? Se vuoi divorziare e buttarmi fuori di casa, non ho scelta. Anche se devo andarmene di casa, crederò comunque in Dio!” Così, ho fatto le valigie e sono andata a stare da un’amica. In quel momento, non sapevo cos’avrei fatto. Quando pensavo al mio bambino piccolo, ero molto riluttante ad andarmene. Così, ho contattato i miei fratelli e sorelle per informarli del mio stato, e una sorella mi ha inviato un passo della parola di Dio. “Nel corso della Sua opera, sin dal principio, Dio ha predisposto prove per ogni persona – o si potrebbe dire per ogni persona che Lo segue – e queste prove hanno dimensioni diverse. Vi sono coloro che hanno sperimentato la prova di essere rifiutati dalla loro famiglia; coloro che hanno sperimentato la prova di un ambiente ostile; coloro che hanno sperimentato la prova di essere arrestati e torturati; coloro che hanno sperimentato la prova di trovarsi di fronte a una scelta; coloro che hanno affrontato le prove del denaro e del prestigio. In linea di massima, ognuno di voi ha affrontato ogni sorta di prove. Perché Dio opera così? Perché Dio tratta tutti così? Che genere di risultato vuole ottenere? Qui sta il punto che desidero trasmettervi: Dio vuole vedere se questa persona è o no del tipo che teme Dio ed evita il male. Ciò significa che quando Dio ti assegna una prova, facendoti affrontare qualche situazione, vuole valutare se tu sei o no una persona che teme Dio ed evita il male” (La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “Come conoscere l’indole di Dio e i risultati che la Sua opera deve raggiungere”). Dopo aver letto la parola di Dio, ho capito che la persecuzione da parte della mia famiglia era anche una prova per vedere se avrei soddisfatto Dio o Satana. Ho capito che dovevo fare una scelta. Ma nel mio cuore c’era ancora un filo di speranza. Continuavo a desiderare che mio marito cambiasse idea. Ma poi lui e mia sorella minore mi hanno trovata e mi hanno detto entrambi: “Devi smettere di credere in Dio Onnipotente. Non vedi? Non vuoi più nemmeno il tuo bambino e la tua famiglia!” Ho detto a mio marito con rabbia: “Non ho mai detto di non volere mio figlio o la mia famiglia. Sei tu che mi perseguiti, mi impedisci di credere in Dio e mi minacci persino con il divorzio. È troppo chiedere un po’ di libertà di culto?” Anche mio padre mi ha chiamata e mi ha detto: “Dov’è questo Dio? Non crederci. Torna a casa con tuo marito e vivi una bella vita!” Questo mi ha fatta arrabbiare, così ho discusso con loro: “Non c’è nulla di sbagliato nel credere in Dio. Perché cercate di controllarmi?” Di fronte alla mia determinazione, mio padre, al telefono, ha chiesto a mio marito di legarmi e picchiarmi, dicendo che si sarebbe assunto lui la colpa se fossi morta. Non mi ha picchiata, ma mi ha tolto la carta di credito e poi mi ha distrutto il telefono e il computer. Poi, lui e mia sorella mi hanno costretta a salire in macchina e mi hanno portata a casa. Durante il tragitto, seduti accanto a me, si sono accaniti su di me con ferocia. Questo mi ha fatto capire come si sentissero i fratelli e le sorelle cinesi arrestati dalla polizia. Non mi sembrava affatto che fossero la mia famiglia, e non nutrivo più alcuna speranza per loro. Non sapevo come la mia famiglia mi avrebbe perseguitata in seguito, così ho pregato in silenzio nel mio cuore, chiedendo a Dio di guidarmi a compiere la scelta giusta. Quella sera ero davvero triste. In quel periodo, predicavo il Vangelo quasi tutti i giorni, mentre ora non potevo fare nulla. Poiché sapevano che credevo in Dio Onnipotente, i miei familiari si erano coalizzati per perseguitarmi. Mia cognata lavorava per il governo cinese ed era benestante, di conseguenza i miei familiari le obbedivano, e lei li ha istigati a usare ogni tipo di metodo per perseguitarmi, al punto che mi avrebbero picchiata a morte pur di non lasciarmi credere in Dio. A quel punto, ho visto chiaramente il vero volto della loro resistenza a Dio. Non erano altro che diavoli, nemici di Dio. Ho anche pensato a Giobbe, che affrontò una prova così dolorosa, eppure non si lamentò di Dio. Anzi, pregò in silenzio davanti a Dio e ricercò la Sua volontà; anch’io avrei dovuto affidarmi a Dio per rimanere salda, e non scendere mai a compromessi con Satana, indipendentemente dalle circostanze.
Il giorno dopo, mio marito e mio padre mi hanno portata a casa dei miei genitori. Mia madre e la moglie di mio fratello maggiore temevano che sarei scappata, così, appena sono arrivata, mi hanno perquisita e mi hanno chiesto di consegnare loro i documenti. Non mi permettevano mai di rimanere sola. Quando facevo la doccia o andavo in bagno, mia madre stava di guardia fuori dalla porta. Facevano persino dormire mia nipote con me per sorvegliarmi e, se accendevo la luce di notte, mia madre bussava immediatamente per vedere cosa stessi facendo e mi diceva di spegnere la luce e dormire. A rendere la situazione ancora più insopportabile era il fatto che, alle tre o alle quattro del mattino, mia madre faceva rumore, urlava e bussava alla porta. Era così demoralizzante. Di giorno, il loro controllo era più stretto. Non mi era permesso parlare con gli altri, nemmeno con la vicina di casa, e i vicini mi guardavano come se non mi conoscessero. Ogni giorno, non avevo altra scelta se non fare ciò che la mia famiglia mi diceva. Mi trattavano come una prigioniera e mi controllavano sempre. Mi sentivo come in carcere. La mia famiglia mi trattava così perché dava ascolto alle voci del PCC e alla moglie di mio fratello minore. Volevano indurmi a tagliare i ponti con i miei fratelli e sorelle e farmi lentamente perdere la fede in Dio. Mi sentivo molto triste ogni giorno. Mi mancavano le riunioni con i miei fratelli e sorelle. L’opera di Dio stava per concludersi, ma io non potevo andare alle riunioni, né leggere la parola di Dio o compiere il mio dovere. Sarei stata scacciata? Questo mi trasmetteva molta ansia, e tutto quello che volevo era fuggire da quell’ambiente e poter credere liberamente in Dio. Mi nascondevo in bagno e pregavo Dio, chiedendoGli di aprirmi una via d’uscita. In seguito, i miei genitori mi hanno chiesto di lavorare nell’aranceto con mio fratello maggiore e sua moglie, dove potevano controllarmi. La moglie di mio fratello maggiore non era servera nell’impedirmi di credere in Dio, così, quando lavoravo durante il giorno, usavo il suo cellulare per ascoltare la parola di Dio online. Ho ringraziato Dio dal profondo del cuore per avermi aperto una strada.
Ricordo di aver letto un passo della parola di Dio che ho trovato particolarmente toccante. “Dopo aver affrontato queste due prove, in Giobbe sbocciò un’esperienza più ricca, che lo rese più maturo ed esperto, più forte e più convinto, e più fiducioso nella giustezza e nel valore dell’integrità nella quale resisteva. Le prove a cui Jahvè Dio sottopose Giobbe gli diedero comprensione e senso più profondi della preoccupazione di Dio per l’uomo, e gli consentirono di percepire la preziosità dell’amore di Dio. A partire da ciò, al suo timore di Dio furono aggiunti il rispetto e l’amore per Lui. Le prove di Jahvè Dio non solo non allontanarono Giobbe da Lui, ma portarono il suo cuore più vicino a Lui. Quando il dolore fisico sopportato da Giobbe raggiunse il suo culmine, la preoccupazione di Jahvè Dio, che egli percepiva, non gli lasciò altra scelta che quella di maledire il giorno della sua nascita. Tale condotta non era stata studiata a tavolino, ma era una rivelazione naturale del rispetto e dell’amore per Dio provenienti dal suo cuore, una rivelazione naturale derivata dalla sua considerazione per Dio e dall’amore di Dio. In altre parole, siccome detestava sé stesso, non voleva e non poteva sopportare di tormentare Dio, e il suo rispetto e amore raggiunsero l’altruismo. In quel momento, Giobbe elevò la sua adorazione, il suo desiderio di Dio e la sua devozione nei Suoi confronti, tutti valori di lunga data, al livello del rispetto e dell’amore. Nel contempo, elevò allo stesso livello anche la sua fede, l’obbedienza e il timore di Dio. Non permise a sé stesso di fare niente che avrebbe potuto causare del male a Dio, nessuna condotta che avrebbe ferito Dio, e non permise a sé stesso di causare a Dio, per le sue motivazioni personali, dispiaceri, afflizioni o anche infelicità. Sebbene fosse lo stesso Giobbe di prima agli occhi di Dio, la sua fede, la sua obbedienza, e il suo timore di Dio avevano provocato in Lui soddisfazione e piacere completi. In quel momento, Giobbe aveva raggiunto la perfezione richiesta da Dio, era diventato un uomo veramente degno di essere chiamato ‘integro e retto’ agli occhi di Dio” (La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “L’opera di Dio, l’indole di Dio e Dio Stesso II”). Giobbe affrontò le tentazioni e gli attacchi di Satana, fu privato di tutti i suoi figli e delle sue proprietà, il suo corpo si ricoprì di pustole e il dolore che provò era quasi insopportabile; ma, poiché temeva Dio, non parlò né agì con leggerezza. Al contrario, si presentò davanti a Dio per pregare e ricercare la Sua volontà. Si rese conto che il cuore di Dio era con lui nella sua sofferenza e sentì l’amorevolezza di Dio per le persone. Giobbe non poteva sopportare di far soffrire Dio, e avrebbe maledetto il giorno in cui era nato piuttosto che incolpare Dio. Alla fine, rimase saldo e pronunciò delle parole che umiliarono Satana: “Jahvè ha dato, Jahvè ha tolto; sia benedetto il nome di Jahvè” (Giobbe 1:21). Per quanto gli amici e sua moglie lo deridessero, Giobbe mantenne la sua vera fede in Dio, e la sua testimonianza umiliò Satana, che non poté più accusarlo. Ho visto che, in quell’esperienza, non mi sono affidata a Dio per discernere le trame di Satana né ho cercato le buone intenzioni di Dio in quell’ambiente. Al contrario, ho resistito, mi sono lamentata e ho permesso a Satana di deridermi. Riflettendo sulla parola di Dio, ho pregato Dio, e la mia fede è cresciuta: a prescindere dall’ambiente che avrei affrontato in seguito, avrei imitato Giobbe, sarei rimasta salda nel testimoniare Dio e avrei umiliato Satana.
Ogni giorno andavo a lavorare nei campi con mio fratello maggiore e sua moglie. Vedendo l’amore che li univa, il modo in cui uscivano e rincasavano insieme, non potevo fare a meno di invidiarli. Perché a me era negata una normale vita familiare? A questo pensiero, desideravo scendere a compromessi. Soprattutto quando preparavano la cena e vedevo la loro famiglia unita e felice, mentre io ero sola, il mio cuore era debole e non riuscivo a trattenere le lacrime. Mi sono resa conto che avevo a cuore la carne, e ho pensato a Dio che Si fa carne negli ultimi giorni ed esprime la verità per purificare e salvare le persone. Era un momento cruciale per perseguire la verità, ma mio marito mi costringeva a smettere di credere in Dio. Non avevamo nulla in comune e, anche quando controvoglia stavamo insieme, non eravamo felici. Alla luce di questo, mi sentivo meno triste. Ho preso in prestito il telefono di mia cognata e ho ascoltato in silenzio degli inni. È partito “Dovresti abbandonare tutto per la verità”:
1 Devi patire privazioni per la verità, dare te stesso alla verità, sopportare umiliazioni per la verità e, per ottenerne di più, devi subire ulteriori sofferenze. Questo è ciò che dovresti fare. Non devi gettare via la verità per una vita pacifica in famiglia, e non devi perdere la dignità e l’integrità della tua vita per un momentaneo godimento.
2 Dovresti perseguire tutto ciò che è bello e buono, e cercare un cammino di vita che sia più significativo. Se conduci un’esistenza così mediocre e non persegui alcun obiettivo, non stai sprecando la tua vita? Che cosa puoi guadagnare da una vita del genere? Dovresti rinunciare a tutti i piaceri della carne per il bene di una verità, e non dovresti gettare via tutte le verità per il bene di un po’ di divertimento. Persone simili non hanno alcuna integrità né dignità; non vi è alcun significato nella loro esistenza!
Seguire l’Agnello e cantare dei canti nuovi
Dio sia lodato per avermi fatto ascoltare quest’inno in quel momento. Sapevo di non poter rinunciare alla ricerca della verità per qualche agio della carne. Ora, Dio compie l’opera di giudizio degli ultimi giorni per porre fine del tutto a quest’età. Se non otteniamo la verità, perderemo la possibilità di essere salvati, e alla fine cadremo tutti nei disastri e saremo distrutti. Cosa importa se abbiamo una vita familiare felice? Non sono tutte cose transitorie? Non c’è dolore e perdita più grande che non acquisire la verità. Alla luce di ciò, ho provato un grande senso di sollievo, come se fossi faccia a faccia con Dio. Ho sentito sicurezza e gioia nel mio cuore e non mi sono più sentita sola.
Dopo aver vissuto a casa dei miei genitori per tre settimane, un giorno sono fuggita mentre tutti erano distratti e sono riuscita a sistemarmi in un albergo, ma mio nipote e mio fratello maggiore mi hanno subito trovata e riportata indietro. Allora i miei genitori hanno convocato tutti gli abitanti del villaggio a cena a casa nostra e hanno chiesto loro di aiutarli a sorvegliarmi, e di prendermi se avessero scoperto che ero scappata. Mio marito è venuto con nostro figlio di cinque anni a chiedermi di smettere di avere fede e di tornare a casa con lui. Mio figlio non osava avvicinarsi a me e, quando gli ho chiesto perché, mi ha risposto: “Papà dice che sei pazza e che potresti uccidermi”. Questo mi ha fatta davvero infuriare. Non potevo credere che avesse convinto un bambino di una cosa simile. Da allora, io e mio figlio non abbiamo più avuto un rapporto normale. Solo quando gli compravo delle caramelle osava parlarmi. Ero molto triste e desideravo che la mia famiglia smettesse di vincolarmi, ma ho capito che era un errore. Tutti loro odiavano Dio e non sarebbero mai cambiati. Mio marito ha tentato ancora di convincermi e i miei genitori hanno continuato a chiedermi di abbandonare la fede. Ho detto loro: “Non posso smettere di credere in Dio”. Di fronte alla mia incrollabile determinazione, mio marito ha riportato mio figlio a casa.
Una settimana dopo, una mattina, mio fratello è tornato da fuori città con uno dei miei vestiti in mano. Mi ha detto: “Stamattina presto sono andato da un esorcista per purificarti”. Poi anche mio padre è uscito dalla sua stanza e mi ha ordinato di indossare immediatamente il vestito, dicendo: “Se indossi questo, guarirai”. Ho risposto: “Non lo farò. Non sono posseduta e non ho nessuna malattia, credo nell’unico vero Dio”. Quando mio padre ha capito che non avrei accettato il loro “trattamento”, mi ha fatta sedere su una sedia. Con in mano un bastone delle dimensioni del mio avambraccio, mi ha rimproverata: “Visto che sei così disobbediente, vedremo se oggi riuscirò a impartirti una lezione! Non ti ho mai percossa prima, ma oggi ti mostrerò cosa succede quando lo faccio. E ti picchierò finché o morirai o smetterai di credere in Dio!” Non avevo mai visto mio padre così arrabbiato. Avevo paura di essere picchiata, e il bastone era abbastanza spesso da spezzarmi le ossa. Quando mio padre mi ha chiesto di indossare quel vestito, ho subito pregato Dio, dicendoGli che, qualunque cosa accadesse, non potevo scendere a compromessi con Satana. Ho pensato a come Satana tentò e attaccò ripetutamente Giobbe, ma Giobbe mantenne la sua integrità e rimase saldo nella sua testimonianza, e alla fine Satana fu umiliato, fallì e si arrese del tutto. Anche se io ero di gran lunga inferiore a Giobbe, sapevo che Satana stava venendo anche per me, per tentare di distruggere la mia fede in Dio un po’ alla volta, e perché mi scoraggiassi, mi sentissi delusa da Dio e infine Lo tradissi. Non potevo cadere nei tranelli di Satana. Così, ho pregato Dio e Gli ho giurato: “Dio, anche se sarò picchiata a morte, non scenderò a compromessi con Satana. Non rinuncerò a credere in Te e resterò salda nel testimoniarTi”. Finito di pregare, non avevo più paura e ho messo tutto in gioco. Un verso di un inno mi è tornato chiaro in mente: “Non devo abbandonare il mio desiderio e la mia determinazione; cedere equivarrebbe a un compromesso con Satana, all’autodistruzione e a tradire Dio” (Seguire l’Agnello e cantare dei canti nuovi, “La determinazione necessaria a perseguire la verità”). Questo verso della parola di Dio mi ha dato fiducia e forza. Non sarei mai scesa a compromessi con Satana. Mio padre si è avvicinato a me con il bastone in mano, pronto a picchiarmi. Sembrava un demone, ma io non avevo alcuna paura. Proprio in quel momento, mio marito e mia madre sono tornati dai campi. Mia madre si è subito messa tra me e mio padre per fermarlo, e ha tentato di convincermi a smettere di credere. Ho detto: “Credere in Dio non è un furto né una rapina, e non distruggo le famiglie degli altri. Tutto ciò che faccio è andare alle riunioni. Che cosa ho fatto di male per spingervi a picchiarmi a morte? Siete ancora la mia famiglia?” Mio nipote ha detto con sdegno: “Zia, guarda le persone che hanno macchine e soldi. Tu credi in Dio, ma cosa ti ha dato il tuo Dio?” Ho risposto: “A cosa servono queste cose? Quando giungeranno i disastri, queste cose salveranno le persone? Solo Dio può salvare le persone. Se volete perseguire queste cose, non ve lo impedirò. Io credo in Dio, quindi perché vi intromettete?” Mio nipote ha replicato con rabbia: “Se non vuoi smettere di credere in Dio, allora non puoi incolpare noi di essere spietati. Ti lasceremo appesa per tre giorni e tre notti, e poi vedremo se continuerai a credere!” Allora tutti quanti erano d’accordo sul lasciarmi appesa e non liberarmi finché non avessi smesso di credere in Dio. Ero indignata. Quella era forse la mia famiglia? Erano solo dei diavoli. In quel momento ero un po’ spaventata, così ho pregato Dio e Gli ho chiesto di guidarmi. Mio marito ha tentato di persuadermi: “La mia fede nel Signore Gesù è semplice fede. Perché sei così accanita nella tua? Smetti di credere”. Ho risposto: “Se non accetti che il Signore Gesù sia tornato per salvarti, non ti obbligherò, quindi tu smetti di cercare di obbligare me. Seguirò Dio Onnipotente!” A questa mia ferma dichiarazione, tutti si sono zittiti, e ho capito che Satana aveva perso. Ho sentito nel cuore una dolcezza che non avevo mai provato prima, e non pensavo ad altro che alla gratitudine che avevo per Dio!
Poi, la mia famiglia ha continuato a tenermi chiusa in casa. Ma non mi sentivo più tanto afflitta, ed ero intenzionata a obbedire e a trarre un insegnamento da quell’ambiente. Di solito, quando non prestavano attenzione a me, prendevo il telefono di mia cognata e ascoltavo le parole quotidiane di Dio online. Pregavo spesso Dio ed ero disposta a sottomettermi alle Sue disposizioni. Dio avrebbe deciso quando potessi andarmene, ed ero disposta ad aspettare. A poco a poco, la mia famiglia ha allentato la sorveglianza. Una volta, nel villaggio si è tenuto un banchetto di nozze e tutta la mia famiglia ha partecipato. Ho colto l’occasione per scappare. Poi, ho contattato i miei fratelli e sorelle e ho lasciato la mia città natale. Ora sono finalmente libera di credere in Dio e di compiere il mio dovere. In quel periodo, sono stata perseguitata dalla mia famiglia e, anche se ho sofferto un po’, ne ho guadagnato molto. Riesco a vedere più chiaramente la malvagità del PCC e l’essenza della resistenza a Dio della mia famiglia, e ho sperimentato concretamente che Dio era al mio fianco e mi sosteneva. Ogni volta che mi sento negativa e debole, Dio usa le Sue parole per illuminarmi, guidarmi e darmi coraggio e saggezza, affinché io abbia la fiducia per rimanere salda. Lode a Dio Onnipotente!
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