Dopo la mia rimozione dall’incarico
Dio Onnipotente dice: “Dio opera in ogni singolo individuo e, qualunque sia il Suo metodo, qualunque sia il tipo di persone, questioni o cose che Egli utilizza per il servizio, o qualunque tipo di tono abbiano le Sue parole, ha un solo obiettivo finale: salvarti. E come ti salva? Ti trasforma. Dunque, come potresti non soffrire un po’? Dovrai soffrire. Questa sofferenza può implicare molte cose. A volte, Dio crea un ambiente intorno a te per metterti a nudo, in modo che tu possa arrivare a conoscere te stesso, oppure potresti essere trattato, potato e smascherato direttamente. Proprio come una persona su un tavolo operatorio: solo sopportando un po’ di dolore e di sofferenza si può ottenere un buon esito” (“Per guadagnare la verità, devi imparare dalle persone, dalle situazioni e dalle cose intorno a te” in “I discorsi di Cristo degli ultimi giorni”). “Aver fallito ed essere caduti ripetutamente non è una cosa cattiva, e nemmeno essere smascherati. A prescindere che tu abbia subito il trattamento, la potatura o lo smascheramento, devi sempre ricordare una cosa: essere smascherati non significa essere condannati. Lo smascheramento è una buona cosa, la migliore opportunità per arrivare a conoscere te stesso. Può portare un cambiamento radicale nella tua esperienza di vita. Senza, non avrai l’opportunità, lo stato né il contesto per riuscire a comprendere la verità della tua corruzione. Se arrivi a conoscere le cose dentro di te, tutti quegli aspetti nascosti nel profondo del tuo animo che sono difficili da individuare e portare alla luce, è una buona cosa. Acquisire la capacità di conoscere davvero te stesso è la tua migliore opportunità per correggere le tue abitudini e diventare una persona nuova; per te è la migliore opportunità per ottenere una vita nuova. Una volta che avrai conosciuto veramente te stesso, riuscirai a capire che quando la verità diventa la vita di una persona è davvero una cosa preziosa, e avrai sete di verità ed entrerai nella realtà. È una cosa davvero magnifica! Se riesci a cogliere questa opportunità e a riflettere seriamente su te stesso, acquisendo un’autentica conoscenza di te stesso ogni volta che fallisci o che cadi, sarai in grado di rialzarti nel mezzo del pessimismo e della debolezza. Una volta varcata questa soglia, riuscirai a fare un grande passo avanti e a entrare nella realtà della verità” (“Per guadagnare la verità, devi imparare dalle persone, dalle situazioni e dalle cose intorno a te” in “I discorsi di Cristo degli ultimi giorni”). Dalle parole di Dio, vedo che la Sua opera sulle persone, che sia con il giudizio, il raffinamento, la potatura, il trattamento o la rimozione dal compito, ha il solo scopo di indurle a riflettere e conoscersi, cambiando la propria indole.
Ero una fedele solo da pochi mesi, ma ricordo che trovavo la condivisione di sorella Zhao, una leader, veramente illuminante e utile a risolvere i problemi pratici. La ammiravo molto e pensavo: “Sarà fantastico quando riuscirò a essere come sorella Zhao, che risolve i problemi altrui condividendo la verità!” Per un po’, quando sentivo che qualcuno era stato eletto capo o diacono, fremevo pensando a quando sarebbe toccato a me. Dopodiché, iniziai a nutrirmi delle parole di Dio, riflettendoci sopra, e a tenere un diario devozionale. Svolgevo con passione ogni lavoro della Chiesa.
Un paio di anni dopo, venni eletta leader. Sorella Liu e io condividevamo le responsabilità del lavoro per la Chiesa. Quando notavo dei problemi nella Chiesa o quando i fratelli avevano difficoltà nei compiti, ne discutevo con sorella Liu e cercavo la verità per risolverli. Dopo un paio di mesi, iniziammo a ottenere dei risultati e il mio capo mi chiese di condividere agli incontri con i collaboratori ciò che stavo imparando. Fui lieta di vedere come il capo mi stimasse e come gli altri mi ammirassero. Involontariamente, iniziai a mettermi in mostra alle riunioni. Condividevo su come irrigavo e sostenevo i fratelli, risolvendo i problemi, soffrendo per svolgere il mio dovere, e a che costo, tanto che il lavoro della Chiesa andava sempre meglio. Perciò i fratelli e le sorelle mi ammiravano e, al primo ostacolo, invece di concentrarsi sulla preghiera e la ricerca della verità, venivano direttamente da me. Ero sempre più convinta di avere la stoffa della leader. Credevo che la Chiesa avesse successo grazie al mio impegno, così iniziai a disprezzare un po’ sorella Liu e non ascoltavo i suoi consigli. Solo io avevo l’ultima parola sul lavoro della Chiesa. Quando capii che la facevo sentire inibita, non riflettei su me stessa, ma mi vantai così in una riunione: “Anche se sorella Liu e io siamo corresponsabili, lei tende a essere negativa e passiva nel suo dovere, perciò sono io a preoccuparmi e pagarne lo scotto. Sono molto preoccupata per lei. Di questo passo, inciderà sul lavoro della Chiesa”. I fratelli dissero che ero responsabile e portavo il fardello, nel mio dovere. Io ero felice di sentirlo, mi beavo del loro supporto e della loro ammirazione.
Alcuni giorni dopo, una sorella capì quale fosse il mio problema e mi redarguì, dicendo: “Sorella, ho notato che ultimamente non condividi molte esperienze pratiche, per esempio che tipo di corruzione e ribellione riveli davanti a un ostacolo, come rifletti e conosci te stessa, come cerchi la verità per risolvere le questioni e in cosa sei cambiata. Non ne parli quasi mai. Più che altro, parli di come risolvi i problemi altrui e di quanto soffri, tanto che ora tutti ti adorano. Non sei sulla retta via. Sbrigati, rifletti su te stessa!” Ma io non avevo orecchie per lei. Pensai: “Condivido solo le mie esperienze reali. Gli altri approvano perché so risolvere i problemi con la verità. Come sarebbe che gli altri mi adulano e che non sono sulla retta via? Lo hai detto perché sei invidiosa, vero?” A quel tempo, ero ubriaca di fama e prestigio, con il cuore rigido e intorpidito. Col tempo, iniziai a sentirmi sempre più cupa dentro: e non riuscivo più a comprendere lo stato d’animo degli altri e a risolvere le loro difficoltà nello svolgimento del dovere. Alla fine, non sapevo più svolgere niente di pratico e mi sollevarono dal compito di leader.
In seguito, iniziai a sentirmi priva di forze, e non volevo affrontare la realtà. Diventai così negativa da non voler più partecipare alle riunioni. Provavo troppa vergogna per affrontare i fratelli e le sorelle. Prima ero io a guidare le riunioni e a tenere condivisioni ma ora mi trovavo dall’altra parte. Mi preoccupavo al pensiero di come potessero vedermi gli altri. Più ci pensavo, più mi agitavo e stressavo. Durante le riunioni, mi sconcentravo e a volte mi appisolavo. Divenni debole e negativa, mi sentivo abbandonata da Dio. Alla fine, scoppiai in lacrime e pregai in ginocchio dinanzi a Dio: “Oh Dio! Sto soffrendo molto. Non voglio vivere in questo stato. Dio, imploro la Tua guida e salvezza. Sono disposta a riflettere e a conoscere me stessa con onestà”.
Dopo la preghiera, guardai un video con le parole di Dio. Dio Onnipotente dice: “Nella ricerca che portate avanti avete troppe nozioni personali, troppe speranze e proiezioni nel futuro. L’opera attuale serve a trattare la vostra brama di prestigio e i vostri desideri smodati. Le speranze, il prestigio e le nozioni sono tutte rappresentazioni classiche dell’indole satanica. […] Ora siete seguaci, e avete acquisito una certa comprensione di questa fase dell’opera. Tuttavia, non avete ancora messo da parte il desiderio di prestigio. Quando il vostro prestigio è elevato ricercate bene, ma quando è basso smettete di ricercare. Avete sempre in mente le benedizioni collegate al prestigio. Perché la maggioranza delle persone non riesce a uscire dalla negatività? La risposta non è invariabilmente che è per via delle prospettive poco incoraggianti? […] Più ricerchi in questo modo, meno raccoglierai. Più grande è il desiderio personale di prestigio, più severo sarà il trattamento che si dovrà ricevere e più grande sarà l’affinamento che si dovrà affrontare. Questo genere di persone non vale niente! Devono essere trattate e giudicate adeguatamente per lasciarsi alle spalle queste cose una volta per tutte. Se continuerete a perseguire questa via fino alla fine, non mieterete nulla. Coloro che non perseguono la vita non possono essere trasformati, e coloro che non hanno sete della verità non possono guadagnare la verità. Non ti concentri sulla ricerca della trasformazione personale e dell’ingresso, bensì su desideri stravaganti e su cose che limitano il tuo amore per Dio e ti impediscono di avvicinarti a Lui. Queste cose possono trasformarti? Ti possono portare nel Regno?” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Perché non vuoi essere un complemento?”).
Le parole di Dio rivelavano pienamente le mie motivazioni e i miei desideri di perseguire il prestigio attraverso la fede. Ripensai ai primi tempi da credente. Ammiravo molto i leader e desideravo diventarlo io stessa per farmi ammirare. Però, quando lo divenni, svolgevo il mio dovere con gioia, incurante della fatica. La stima del leader e l’ammirazione dei fratelli mi motivarono ancor di più. Alle riunioni, mi mettevo sempre in mostra, ostentando la mia fatica e sofferenza, tanto da denigrare sorella Liu ed elevare me stessa per farmi adorare. Dopo la mia rimozione, una volta perso il mio prestigio, precipitai in un pozzo di profonda negatività. Messa di fronte ai fatti, capii che non stavo svolgendo il mio dovere né ricercando la verità, ma solo il prestigio. Averlo mi dava la carica, altrimenti crollavo e mi sentivo disperata. Capii la gravità della mia brama di prestigio. In quel modo, avrei forse ottenuto la verità e la salvezza di Dio? Mi ritenevo in gamba, con la verità in mano e doti da leader. Mai avrei immaginato di poter diventare così negativa dopo la mia rimozione. Allora, capii di non possedere né la realtà della verità, né alcuna levatura. Parlavo alla gente ripetendo parole vuote e dottrine. Non mi conoscevo affatto. Non sapevo niente di me. Se non fossi stata sollevata dal mio incarico, non avrei mai riflettuto e conosciuto me stessa, ma avrei continuato a inseguire il prestigio, su un cammino contrario a Dio. Avrei solo ostacolato il lavoro della casa di Dio, impedendo l’accesso alla vita ai fratelli. Capii finalmente che quella rimozione era il giusto giudizio e la protezione di Dio. Dio stava trattando il mio desiderio di prestigio, rivelandomi la cattiva strada per farmi pentire dinanzi a Lui. Quando lo capii, mi sentii liberata.
Dopodiché, lessi altre parole di Dio che smascherano la ricerca di fama e prestigio e un paio di passi mi restarono impressi. “Ci sono persone che idolatrano Paolo in modo particolare. Amano uscire, tenere discorsi e lavorare, amano partecipare alle adunanze e predicare; amano essere ascoltati e adorati dalla gente, e che tutti ruotino intorno a loro. Amano essere considerate persone di prestigio dagli altri e gradiscono quando gli altri apprezzano l’immagine da loro presentata. Analizziamo la loro natura alla luce di questi comportamenti: qual è la loro natura? Se si comportano realmente in questo modo, allora ciò è sufficiente a dimostrare che sono arroganti e presuntuose. Non venerano affatto Dio; ricercano uno status più elevato e desiderano esercitare autorità sugli altri, dominarli e detenere una posizione di prestigio agli occhi altrui. Questa è la classica immagine di Satana. Gli aspetti della loro natura che emergono sono l’arroganza e la presunzione, una riluttanza a venerare Dio e un desiderio di essere venerati dagli altri. Simili comportamenti possono offrire una visione molto chiara della loro natura” (“Come conoscere la natura umana” in “I discorsi di Cristo degli ultimi giorni”). “Altre sfruttano la propria posizione per deporre continuamente a loro favore, per esaltarsi e per competere con Dio per gli uomini e per lo status. Usano vari metodi e accorgimenti per indurre gli altri a adorarle, provando costantemente a conquistarli e a controllarli. Alcune addirittura li fuorviano inducendoli a pensare che siano Dio in modo da poter essere trattate come Lui. Non direbbero mai a nessuno che sono state traviate, che anche loro sono corrotte e arroganti, che non andrebbero adorate, che la loro eventuale condotta impeccabile dipende tutta dall’esaltazione di Dio e che stanno facendo ciò che dovrebbero fare in ogni caso. Perché non dicono queste cose? Perché hanno molta paura di perdere il loro posto nel cuore degli altri. È per questo motivo che le persone di questo tipo non esaltano mai Dio e non Gli rendono mai testimonianza” (La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “L’opera di Dio, l’indole di Dio e Dio Stesso I”).
Le parole di Dio mi rivelarono che inseguiamo sempre fama e prestigio, senza esaltare né testimoniare Dio. Piuttosto, ci mettiamo in mostra e ci facciamo adulare, cercando attenzioni per via della nostra indole satanica, una cosa maledetta e punita da Dio. Paolo non ne è forse un esempio perfetto? Egli adorò la fama e l’autorità, dando peso al suo prestigio. Nelle sue lettere, testimoniò spesso il duro lavoro e la sofferenza per il Signore, ponendosi al livello degli altri apostoli. La fatica e il prezzo da lui pagato non servivano a ricercare la verità o a compiere il dovere di essere creato, ma solo a soddisfare le sue folli ambizioni, per ottenere adorazione e venire così premiato e incoronato. Per questo, la sua indole della vita non cambiò dopo anni di duro lavoro e infine perse la ragione nella sua arroganza, testimoniando che, per lui, il vivere era Cristo. Ebbe il folle desiderio di sostituirsi al Signore Gesù, per essere seguito ed emulato. Offese seriamente l’indole di Dio. La natura satanica di Paolo era arrogante e presuntuosa. Tutto ciò che fece, lo fece per saziare le proprie folli ambizioni, in rivalità con Dio. Era in opposizione a Dio, sulla via dell’anticristo condannata e maledetta da Lui. Io, invece, quando compivo in parte il mio dovere, dicevo di aver ringraziato Dio per la Sua guida, ma in cuor mio mi prendevo tutto il merito. Gli rubavo sfacciatamente la gloria, mettendomi sempre in mostra, vantandomi di quanto faticavo e soffrivo, di quanti problemi avevo risolto, per farmi adulare. Vedendo sorella Liu negativa e debole, in apparenza la aiutavo e sostenevo ma in cuor mio la giudicavo e disprezzavo. Arrivai persino a denigrarla alle riunioni per elevare me stessa, aspettandomi l’ammirazione e l’ascolto dei fratelli. Una sorella, mossa da affetto, mi aveva messo in guardia ma io rifiutai cocciutamente di ascoltarla. Pensai persino che volesse denigrarmi, che mi invidiasse. Mi resi conto della mia irragionevolezza. Nel mio dovere, non condividevo la verità per esaltare e testimoniare Dio ma mi mettevo in mostra e proteggevo il mio prestigio per essere ammirata. Capii di essere molto arrogante e presuntuosa per natura. Stavo vivendo una natura interamente satanica, sulla via dell’anticristo già percorsa da Paolo contro Dio. Se non mi fossi pentita, Dio mi avrebbe condannata ed eliminata. Questo pensiero mi spaventò. Mi affrettai a pregare, disposta a perseguire la verità e a pentirmi dinanzi a Dio. Dopodiché, mi nutrii ancora delle parole di Dio, riflettendo su me stessa. Esaminai le mie motivazioni, le intenzioni dietro le mie azioni. Poi, di fronte ai problemi, praticai le parole di Dio e la mia condizione migliorò pian piano.
Dopo un mese, un leader mi assegnò all’accoglienza e all’inizio non ne fui affatto felice. In qualità di leader, venivo sempre ospitata da altri, mentre ora toccava a me ospitare. Che differenza! Poi pensai: “Non inseguo di nuovo fama e prestigio? Ospitare i fratelli sembra una cosa insignificante ma è il mio dovere, una responsabilità e un obbligo. Non devo scegliere né avanzare richieste, ma sottomettermi al dominio e alle disposizioni di Dio”. Così, accettai. Due giorni dopo, il leader mi portò due sorelle. Ricordai subito che ci avevo collaborato in passato. Il mio viso si infiammò e mi sentii in imbarazzo, come se fossi un gradino sotto di loro. Dopo i convenevoli, andai in cucina a fare da mangiare. Mentre cucinavo, ripensai a quando collaboravo con loro. Guidavo gli incontri e condividevo con loro. Non potevo accettare che ora fossero leader mentre a me toccava l’accoglienza. Ero sconvolta. Poi capii di essermi impuntata su fama e prestigio, quindi invocai Dio in preghiera, pensando a queste Sue parole: “Essendo una delle creature, l’uomo deve restare al suo posto e comportarsi con coscienza. Custodisci diligentemente ciò che ti viene affidato dal Creatore. Non agire fuori dagli schemi e non fare cose al di là della tua capacità o che siano sgradite a Dio. Non cercare di essere grande o di diventare un superman o qualcuno al di sopra degli altri, e non cercare di diventare Dio. Le persone non dovrebbero desiderare di essere così. Cercare di diventare grandi o un superman è assurdo. Cercare di diventare Dio è ancora più vergognoso; è disgustoso e spregevole. Ciò che è lodevole, e ciò a cui le creature dovrebbero attenersi più che a ogni altra cosa, è diventare una creatura vera; questo è l’unico obiettivo che tutte le persone dovrebbero perseguire” (La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “Dio Stesso, l’Unico I”). Riflettendo sulle parole di Dio, capii che Dio non vuole persone nobili e grandi, ma esseri creati genuini. Prestigio o no, si tratta solo di sottomettersi al dominio di Dio e alle Sue disposizioni, essere onesti e attenersi al proprio dovere, secondo la volontà di Dio. Se Dio mi considerava un filo d’erba, io l’avrei fatto senza voler essere un grande albero, svolgendo il mio compito di stelo, e facendolo bene. Ripensai al mio periodo da leader. Sembrava glorioso, ma non mi ero concentrata sulla ricerca della verità. Invece, ero sempre alla ricerca di fama e prestigio. Ero compiaciuta, mi davo delle arie, diventavo sempre più arrogante, vivendo un’indole satanica, disgustando Dio. Ora mi trovavo all’accoglienza, che non sembrava granché, ma compiere il mio dovere con responsabilità mi faceva sentire molto più in pace e a mio agio. A quel punto, l’accoglienza non mi sembrò più così degradante. Riuscii a sottomettermi con tutto il mio cuore.
Dopo pranzo, tre di noi avevano una riunione. Mi aprii in condivisione su ciò che avevo imparato nel mio dovere e anche gli altri condivisero delle esperienze. Era una liberazione e non mi sentii più vincolata da fama e prestigio. Ecco la mia esperienza di leader che è stata rimossa. Sia ringraziato Dio!
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