Un dolore indelebile
Un giorno della seconda metà del 2002 sono stato improvvisamente arrestato dalla polizia mentre svolgevo i miei doveri. Mi hanno portato in una pensione e mi hanno mostrato un filmato delle mie transazioni bancarie, interrogandomi senza sosta su dove avessi preso i soldi, dove vivessi, chi guidasse la chiesa e così via. Quando mi sono rifiutato di rispondere mi hanno torturato in diversi modi, costringendomi a restare accovacciato, schiaffeggiandomi ferocemente il viso con le scarpe di cuoio e sottoponendomi all’interrogatorio di oltre una dozzina di poliziotti, usando su di me la tattica della “privazione del sonno”. Ciò significava che mi impedivano dormire. Ogni volta che chiudevo gli occhi, la polizia mi dava un forte schiaffo sul viso o un calcio violento, oppure mi gridava improvvisamente e ad alta voce nelle orecchie. A causa di questa prolungata mancanza di sonno provavo confusione, febbre alta, vertigini e ronzio alle orecchie. Avevo perfino iniziato a vedere doppio. Al ventesimo giorno di tortura da parte della polizia, il mio corpo aveva raggiunto il limite. Crollai a terra e non trovai la forza di alzarmi. Non riuscivo ad aprire gli occhi e la mia coscienza cominciava a offuscarsi. Persino respirare era diventato difficile e mi sentivo come se potessi morire da un momento all’altro. Ero pieno di paura e non riuscivo a smettere di pensare a mia madre, a mia moglie e ai miei figli. Temevo che, se fossi morto, non sarebbero stati in grado di affrontare la situazione e avrebbero avuto un esaurimento nervoso: come avrebbero potuto continuare a vivere dopo questo? Nella mia confusione, sentivo le parole della polizia: “Non importa a nessuno se voi testardi morite! Ti seppelliremo in un posto che nessuno saprà!” Dicevano anche: “Dicci solo dove vivi e chiudiamo il caso! Non vogliamo stare svegli tutta la notte a guardarti soffrire”. Pensavo tra me e me: “Se stasera non dico nulla, probabilmente non ce la farò. Forse dovrei dire loro qualcosa di piccolo”. Pensai alla sorella anziana che mi aveva ospitato: sapeva poco degli affari della chiesa. Ammettere di essere stato a casa sua non avrebbe danneggiato la chiesa, giusto? Erano già passati venti giorni dal mio arresto e avrebbero dovuto spostare già da tempo i libri delle parole di Dio che teneva in casa. Se non trovavano delle prove, la polizia non poteva fare nulla alla sorella, giusto? Parlai della casa della sorella. Non appena le parole uscirono dalle mie labbra, la mia mente si schiarì immediatamente e, rendendomi conto di essere diventato un Giuda, iniziai a essere particolarmente timoroso e tutto il mio corpo si intorpidì. Mi incolpai e me ne pentii intensamente, odiando il modo in cui ero diventato un Giuda e avevo tradito la sorella. Avrei voluto tornare indietro nel tempo per rimangiarmi ciò che avevo detto, ma ormai era troppo tardi. Pensai a come la sorella mi avesse ospitato senza curarsi della sua sicurezza personale, eppure l’avevo tradita per salvarmi; la mia coscienza si fece ancora più tormentata e mi odiai per la mia completa mancanza di umanità. Soprattutto quando ricordai le parole di Dio: “Non avrò più alcuna pietà per coloro che non Mi hanno mostrato la minima lealtà durante il tempo della tribolazione, poiché la Mia pietà giunge solo fino a questo punto. Inoltre, non provo alcuna simpatia per chi un tempo Mi ha tradito, e meno ancora Mi piace associarMi a coloro che svendono l’interesse dei loro amici. Questa è la Mia indole, indipendentemente da quale persona si tratti. Devo dirvi questo: chiunque Mi spezzi il cuore non riceverà da Me clemenza una seconda volta, e chiunque Mi sia stato fedele rimarrà per sempre nel Mio cuore” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Prepara sufficienti buone azioni per la tua destinazione”). queste parole mi trafissero il cuore come un coltello e la mia coscienza si sentì ancora più accusata e condannata. Sapevo nel mio cuore che l’indole di Dio è giusta e santa, intollerante verso le offese umane. Dio odia coloro che Lo tradiscono e vendono i fratelli e le sorelle per salvare se stessi. Ero diventato un Giuda indegno vendendo quella sorella e avevo ferito il cuore di Dio. Dio non poteva salvarmi ora; ero stato io a interrompere il mio cammino di fede in Dio. Pensando a tutto questo, il mio cuore era dilaniato dal dolore. Non riuscivo a dormire notte dopo notte, e vivevo nell’angoscia e nella vergogna. Ero in debito con Dio e con quella sorella. Non riuscivo a perdonarmi. Successivamente, quando la polizia capì di non poter tirar fuori più nulla da me, inventò delle accuse e fui condannato a un anno e mezzo. In quel momento il mio corpo era troppo debole; iniziavo ad ansimare pesantemente dopo aver fatto pochi passi durante l’esercizio all’aperto. La polizia temeva di poter causare la mia morte, così mi rilasciarono per motivi di salute dopo cinquanta giorni, ma non mi permisero di lasciare la regione. Dovevo comunicare mensilmente i miei spostamenti e fare un rapporto ideologico alla stazione di polizia ogni tre mesi. Nel frattempo, la polizia aveva fatto visita alla casa della sorella, che non aveva più potuto svolgere i suoi doveri.
Restai a casa per più di un mese, ma poi la polizia tornò per arrestarmi di nuovo, così fuggii in fretta e furia in un’altra città per lavorare. Poco dopo la polizia mi rintracciò nel cantiere per arrestarmi, così fuggii durante la notte. Quel periodo fu il più difficile per me. Avevo perso i contatti con la chiesa e i miei parenti e amici mi avevano tagliato fuori. Non avevo un posto dove nascondermi e vagavo ovunque, spesso dormendo sotto i ponti. In quel momento mi sentivo particolarmente impotente, come se Dio non mi volesse più. Sapevo di aver offeso l’indole di Dio e di meritare tale punizione. In realtà, potevo sopportare la sofferenza fisica, ma perdere Dio, la vita della chiesa e la capacità di leggere le parole di Dio mi aveva fatto desiderare la morte piuttosto che la vita. Non osavo pregare Dio e non mi sentivo degno di farlo. Mi sentivo come se fossi diventato un Giuda, detestato da Dio. Dio avrebbe ancora ascoltato le mie preghiere? Non riuscivo a dormire notte dopo notte, e mi sentivo così pieno di rimpianti che non so quante volte mi schiaffeggiai, e spesso avrei voluto porre fine al mio dolore con la morte. In seguito, ripensai alle parole di Dio e cominciai a comprendere meglio la Sua intenzione. Le parole di Dio affermano: “Oggi, la maggior parte della gente non ha quella consapevolezza. Crede che la sofferenza sia priva di valore, viene rifiutata dal mondo, la sua vita familiare è instabile, non è amata da Dio e le sue prospettive sono fosche. La sofferenza di alcune persone raggiunge un livello estremo e i loro pensieri si rivolgono alla morte. Questo non è vero amore per Dio; questa gente è vigliacca, non ha la perseveranza, è debole e incapace! Dio desidera che l’uomo Lo ami, ma più l’uomo Lo ama, maggiori saranno la sua sofferenza e le sue prove” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Solamente affrontando prove dolorose puoi conoscere l’amabilità di Dio”). Riflettendo sulle parole di Dio, mi resi conto che le circostanze che stavo affrontando erano la giustizia di Dio, una meritata punizione per le mie azioni da Giuda. Tuttavia, ero stato creato da Dio e non avrei dovuto scegliere la morte per me stesso, ma avrei dovuto accettare la punizione di Dio. In futuro, ogni volta che ne avrei avuto la possibilità, avrei continuato a seguire Dio. Anche se ciò avesse significato prestare servizio per Dio, lo avrei fatto volentieri. Così, allontanai ogni pensiero di morte e mi inginocchiai piangendo in preghiera: “Dio! Merito di morire, merito di essere maledetto…”. Per molto tempo, questa fu l’unica cosa che riuscivo a dire in preghiera a Dio prima di avere un nodo alla gola troppo grande per continuare.
Nel 2008 i fratelli e le sorelle mi trovarono e mi dissero che il tradimento della sorella era stato un momento di debolezza della mia carne che non aveva causato perdite significative per la chiesa. Mi dissero che la mia costanza nell’adempimento del dovere era buona e che la chiesa mi aveva assegnato di nuovo un dovere. In quel momento, mi commossi fino alle lacrime. Ero convinto che tradire Dio e comportarmi da Giuda meritasse una punizione, anche se ciò significava andare all’inferno. Ma Dio non mi aveva trattato in base alla mia trasgressione: mi aveva dato la possibilità di pentirmi. Provai ancora più rammarico e odio per me stesso, rendendomi conto di quanto fossi in debito con Dio. Decisi nel mio cuore che, a prescindere dai doveri che la chiesa mi avrebbe assegnato in futuro, li avrei apprezzati ed eseguiti per ripagare Dio. In seguito, il Partito Comunista iniziò ad arrestare i credenti in vari luoghi, e furono arrestati anche due leader della nostra chiesa. Poco dopo, seppi che si erano comportati da Giuda e che erano stati espulsi dalla chiesa. In quel momento pensai tra me e me: “Se sono stati espulsi per essersi comportati da Giuda, e anch’io mi sono comportato così, la mia espulsione non è forse questione di tempo?” Pensando a questo, il mio cuore soffriva leggermente. Sentivo che la mia trasgressione era troppo grande e, per quanto perseguissi, le mie speranze di salvezza sembravano minime. Forse un giorno, se avessi commesso un errore nell’adempimento dei miei doveri, la chiesa mi avrebbe espulso. Mi pentii ancora di più, odiandomi per non essere rimasto saldo nella mia testimonianza. Se solo fossi rimasto saldo nella mia testimonianza allora, non avrei sofferto così. Tutto questo perché avevo troppa paura della morte e ho preferito vivere una vita senza sacrifici. Avevo voluto la bicicletta, e ora dovevo pedalare; non potevo dare la colpa a nessun altro. Per questo motivo, mi impegnavo ancora di più a svolgere i miei doveri, sperando di compensare la mia trasgressione con altre buone azioni. Per quanto riguarda le benedizioni, le promesse e le parole di conforto e incoraggiamento di Dio alle persone, sentivo che non mi riguardavano e non mi coinvolgevano più. In seguito, mentre collaboravo all’organizzazione dei materiali per l’allontanamento delle persone, ogni volta che raccoglievo e organizzavo i materiali relativi a quei Giuda mi ricordavo del male che avevo causato alla sorella comportandomi io stesso da Giuda. Questa vicenda era come un marchio impresso a fuoco nel mio cuore. Ogni volta che ci pensavo mi sentivo accusato e provavo dolore come se mi avessero pugnalato con un coltello. Questa vicenda era diventata una macchia e un dolore eterno nel mio cuore. In seguito, sviluppai diverse malattie come cardiopatia e ipertensione, e la mia salute peggiorò. Avevo iniziato a chiedermi: stavo subendo una punizione? O Dio mi aveva abbandonato? Questo causò una sofferenza e una debolezza ancora maggiori nel mio cuore. A volte, quando rivelavo corruzione durante lo svolgimento del mio dovere, sapevo di dover cercare la verità per eliminare la mia indole corrotta. Poi pensavo a quanto fosse grande la mia trasgressione e a quanto fosse grave la sua natura, e mi chiedevo: Dio potrebbe ancora salvarmi? Mi illuminerebbe ancora per comprendere la verità? Pertanto, vivevo in uno stato di depressione.
Un giorno, una sorella venne a conoscenza del mio stato e condivise sulle sue esperienze per aiutarmi. Mi lesse anche un passaggio delle parole di Dio. Dio dice: “Dio determina forse se una persona sarà salvata o meno in base al livello della sua corruzione? Stabilisce se giudicarla e castigarla oppure no in base all’entità delle sue trasgressioni o alla quantità della sua corruzione? Determina la sua destinazione e il suo esito in base al suo aspetto, al suo background familiare, al livello della sua levatura o a quanto ha sofferto? Per le Sue decisioni, Dio non Si basa su queste cose; neanche le considera. Quindi devi capire che, poiché Dio non valuta le persone in base a queste cose, neanche tu dovresti farlo” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Per guadagnare la verità, si deve imparare dalle persone, dagli eventi e dalle cose vicini”). Dalle parole di Dio capii che Dio non determina l’esito e la destinazione di una persona in base all’entità della sua trasgressione o della sua corruzione. Dio valuta invece se una persona si pente davvero dopo aver commesso delle trasgressioni e determina infine l’esito e la destinazione di una persona in base al possesso della verità e al cambiamento della sua indole. Dovevo abbandonare le mie idee, ricercare la verità, riflettere e risolvere i miei problemi. Questo è in linea con l’intenzione di Dio. Capire queste cose aveva liberato molte delle emozioni represse che avevo portato con me per tanti anni. Con le lacrime che scorrevano sul viso, pregai Dio: “Oh Dio! Per anni ho vissuto in uno stato negativo, preoccupandomi delle mie prospettive e della mia destinazione, e non ho pensato a perseguire la verità. Grazie per avermi aiutato attraverso la sorella. Sono disposto a pentirmi con Te. Oh Dio! Ti prego, guidami a risolvere i miei problemi”.
Dopo aver pregato, lessi un passaggio delle parole di Dio: “Vi è anche un’altra causa per cui gli individui sprofondano nell’emozione della depressione: alcune cose particolari accadono loro prima di crescere o dopo essere diventati adulti, ossia commettono alcune trasgressioni o compiono azioni idiote, sciocche e ignoranti. A causa di queste trasgressioni, di queste azioni idiote e ignoranti, sprofondano nella depressione. Questo tipo di depressione è una condanna di sé stessi, nonché una sorta di classificazione del genere di persona che si è. […] Ogni volta che ascoltano un sermone o una condivisione sulla verità, questa depressione si insinua piano piano nella loro mente e nell’intimo del loro cuore, e mettono sé stessi sotto torchio, chiedendosi: ‘Ne sono capace? So perseguire la verità? Sono in grado di raggiungere la salvezza? Che tipo di persona sono? Ho fatto quella cosa in passato, ero quel tipo di persona. Ormai non ho più speranza di essere salvato? Dio mi salverà comunque?’ Alcuni a volte riescono ad abbandonare e lasciarsi alle spalle le loro emozioni di depressione. Prendono la loro sincerità e tutta l’energia che riescono a trovare e le applicano nell’assolvimento del loro dovere, dei loro obblighi e delle loro responsabilità; sono inoltre capaci di mettere tutto il cuore e tutta la mente nel perseguire la verità e nel riflettere sulle parole di Dio, e dedicano impegno alle parole di Dio. Tuttavia, nel momento in cui si presenta una situazione o una circostanza particolare, l’emozione della depressione torna a impossessarsi di loro e li fa sentire di nuovo colpevoli nel profondo del cuore. Pensano: ‘Tu hai fatto quella cosa in passato, eri quel tipo di persona. Puoi ottenere la salvezza? Ha senso praticare la verità? Cosa pensa Dio dell’azione che hai compiuto? Ti perdonerà per quello che hai fatto? Pagare ora questo prezzo può compensare la trasgressione che hai commesso?’ Spesso si rimproverano e si sentono in colpa nel profondo, non fanno che dubitare, si tormentano continuamente con mille domande. Non riescono mai a lasciarsi alle spalle o a scacciare queste emozioni di depressione e provano un senso di disagio perenne per l’azione vergognosa che hanno compiuto. Così, nonostante credano in Dio da tanti anni, è come se non avessero mai ascoltato e capito nulla di ciò che Egli ha detto. È come se non sapessero se l’ottenimento della salvezza li riguarda oppure no, se potranno essere assolti e redenti, o se dispongono dei requisiti per ricevere il giudizio e il castigo di Dio e la Sua salvezza. Non sanno nulla di tutto ciò. Poiché non ricevono alcuna risposta e non ottengono alcun verdetto preciso, si sentono sempre depressi nel profondo. Nel loro intimo, ripensano di continuo a ciò che hanno fatto, lo ripercorrono nella loro mente più e più volte, ricordando come tutto è cominciato e come si è concluso e rivivendolo dall’inizio alla fine. Indipendentemente dal modo in cui lo ricordano, si sentono sempre peccatori, e quindi nel corso degli anni provano una costante depressione per la faccenda. Anche quando svolgono il loro dovere, anche quando sono responsabili di un certo lavoro, sentono di non avere alcuna speranza di essere salvati. Per questo motivo non affrontano mai apertamente la questione del perseguimento della verità e non la considerano come qualcosa di estremamente corretto e importante. Credono che l’errore che hanno commesso o le azioni che hanno compiuto in passato siano mal visti dalla maggior parte delle persone, o pensano di poter essere condannati e disprezzati dagli altri, o addirittura condannati da Dio. Non importa a che punto sia l’opera di Dio o quanti discorsi Egli abbia pronunciato: costoro non affrontano mai correttamente la questione del perseguimento della verità. Perché? Non hanno il coraggio di lasciarsi alle spalle la depressione. Questa è la conclusione finale che simili individui traggono dall’aver vissuto una simile esperienza e, poiché non traggono la conclusione corretta, non sono in grado di liberarsi della loro depressione” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità I, “Come perseguire la verità (2)”). Le parole di Dio penetrarono nel mio cuore e rivelarono il mio vero stato. Ero stato arrestato e mi ero comportato da Giuda, tradendo Dio e vendendo la sorella. Questo era marchiato a fuoco nel mio cuore. Anche se la chiesa mi aveva accolto e mi aveva permesso di svolgere i miei doveri, non ero mai riuscito a superare questo scoglio. Ogni volta che pensavo al mio comportamento da Giuda e al male che avevo causato alla sorella, capivo di essere una persona senza possibilità di salvezza. Ogni volta che guardavo video esperienziali di fratelli e sorelle arrestati e torturati ma saldi nella loro testimonianza, mi vergognavo e mi sentivo in colpa, e la mia coscienza mi accusava. Ogni volta che raccoglievo e organizzavo i materiali relativi all’allontanamento dei Giuda, il mio cuore si sentiva come se fosse stato trafitto da un coltello e odiavo me stesso per non essere rimasto saldo nella mia testimonianza allora. Se solo fossi rimasto saldo, il mio cuore non sarebbe stato così tormentato. Anche se esteriormente svolgevo i miei doveri, interiormente ero sempre depresso e sentivo di essere diverso dagli altri. Avevo tradito Dio e fatto la parte di Giuda, una persona detestata da Dio. Dio mi voleva ancora? Mi avrebbe comunque salvato? Pensare a queste cose mi riempiva di dolore e di inquietudine. Non osavo nemmeno pregare Dio e avevo la sensazione che Lui mi detestasse e non ascoltasse le mie preghiere. Leggere le parole di Dio era uguale; ogni volta che leggevo parole di esortazione, conforto, promesse o benedizioni, sentivo che non erano fatte per una persona come me. Non meritavo le promesse o le benedizioni di Dio, meritavo solo maledizioni e punizioni! Ho vissuto a lungo in uno stato di incomprensione di Dio, senza la determinazione per perseguire la verità, accontentandomi solo di fare bene il lavoro per espiare la mia trasgressione. In realtà, Dio non mi aveva privato del diritto di mangiare e bere le Sue parole, e mi aveva dato l’opportunità di assolvere i miei doveri e di perseguire la verità. Tutto questo era il favore di Dio. Tuttavia, vivevo in uno stato di depressione. Quando la corruzione era stata rivelata nello svolgimento dei miei doveri, sapevo che avrei dovuto ricercare la verità per eliminarla. Ma ogni volta che pensavo al fatto di essermi comportato da Giuda sentivo che, per quanto mi sforzassi e per quanto perseguissi, era tutto inutile. Dio avrebbe ancora potuto salvare coloro che lo hanno tradito? Se avessi continuato a lavorare sodo e ad adempiere ai miei doveri per fare ammenda, forse un giorno Dio avrebbe notato il mio servizio leale e la punizione sarebbe stata più lieve. Ero costantemente oppresso dalla mia trasgressione e vivevo in uno stato di depressione. Nel corso degli anni, anche se erano successe molte cose, mi accontentavo semplicemente di sforzarmi e di portare a termine i compiti senza concentrarmi sul mio ingresso nella vita, perdendo molte opportunità di guadagnare la verità.
Nella mia riflessione mi imbattei in un passaggio delle parole di Dio: “Le persone hanno fede in Dio allo scopo di ottenere benedizioni, ricompense e corone. Questo non si trova forse nel cuore di tutti? Sì, è un dato di fatto. Anche se le persone non ne parlano spesso, e addirittura nascondono la loro mira e il loro desiderio di ottenere benedizioni, questa mira e questo desiderio sono sempre stati incrollabili nel profondo dei loro cuori. Non importa quanta teoria spirituale capiscano, quanta esperienza o conoscenza abbiano, quali doveri siano in grado di svolgere, quanta sofferenza sopportino o quale prezzo paghino: non rinunciano mai alla mira a ottenere benedizioni nascosta nel profondo del loro cuore, e si adoperano sempre silenziosamente al suo servizio. Non è forse questa la cosa sepolta più profondamente nei loro cuori? Senza questa mira a ricevere benedizioni, come vi sentireste? Con quale atteggiamento svolgereste il vostro dovere e seguireste Dio? Cosa succederebbe alle persone se si liberassero di questa mira a ricevere benedizioni nascosta nei loro cuori? È possibile che molti diventerebbero negativi, mentre alcuni perderebbero la motivazione a svolgere i loro doveri. Perderebbero interesse nella loro fede in Dio, come se la loro anima fosse svanita. Darebbero l’impressione che il loro cuore fosse stato strappato via. Ecco perché dico che la motivazione a ottenere benedizioni è qualcosa di profondamente nascosto nel cuore delle persone. Forse, mentre svolgono il loro dovere o vivono la vita della chiesa, si sentono capaci di abbandonare le loro famiglie e di spendersi volentieri per Dio, ritengono di conoscere la propria mira a ricevere benedizioni, e di averla messa da parte e non esserne più dominate né limitate. In tal caso, sarebbero convinte di non nutrire più la mira a ottenere benedizioni, ma Dio crede il contrario. La gente vede le cose solo superficialmente. Quando non sono messe alla prova, le persone si sentono bene con sé stesse. Fintanto che non lasciano la chiesa, non rinnegano il nome di Dio e persistono nello spendersi per Lui, credono di essere cambiate. Sentono di non essere più spinte dall’entusiasmo personale o da impulsi effimeri nell’assolvimento del loro dovere. Al contrario, credono di saper perseguire la verità, e si ritengono capaci di ricercare e praticare continuamente la verità nello svolgimento del loro dovere, così che la loro indole corrotta venga purificata e loro ottengano un qualche autentico cambiamento. Tuttavia, quando accadono cose che sono direttamente collegate alla loro destinazione e al loro esito, in che modo si comportano? La verità viene rivelata nella sua interezza” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Sei indicatori di crescita nella vita”). Dio aveva esposto che la fede in Lui delle persone porta con sé secondi fini, tutto in nome del loro destino e delle loro prospettive, oltre che per le benedizioni personali. Se un giorno non riescono a ottenere le benedizioni o non vedono alcun destino o prospettiva, sentono che credere in Dio non ha senso e vivono di conseguenza in uno stato di depressione. Pensai a Paolo: all’inizio si era opposto al Signore Gesù, arrestando e perseguitando i discepoli del Signore. Poi, sulla via di Damasco, Dio aveva investito Paolo con una grande luce e lo aveva chiamato a essere un apostolo. Paolo aveva diffuso il Vangelo per molti anni, inizialmente per espiare i suoi peccati e fare ammenda. Non aveva affatto perseguito la verità per cambiare la sua indole corrotta. Di conseguenza, dopo molti anni di lavoro, non aveva cambiato la sua natura satanica di resistenza a Dio. Sentiva ancora che la fatica e il lavoro di tanti anni avessero già espiato i suoi peccati, con i meriti che superavano le colpe, e aveva chiesto apertamente una corona a Dio e alla fine fu eliminato da Lui. Riflettendo su me stesso, mi resi conto di aver percorso lo stesso cammino di Paolo. Poiché avevo venduto la sorella e mi ero comportato da Giuda, pensavo che la speranza delle benedizioni sembrasse debole. Soprattutto quando vidi due leader della chiesa essere espulsi per essersi trasformati in Giuda, temevo che un giorno sarei stato espulso anche io dalla chiesa. Ero diventato negativo e depresso, senza alcuna determinazione a perseguire la verità, e sentivo che Dio non mi avrebbe più salvato. Per quanto mi sforzassi o perseguissi, non ci sarebbe stato alcun buon esito o destinazione per me. Capii che il mio scopo nel credere in Dio e nel compiere i doveri erano le benedizioni, non ottenere la verità e sottomettermi a Dio, né soddisfarLo compiendo il dovere di un essere creato. Negli ultimi anni ero stato costantemente tormentato dalla mia trasgressione, sentendomi in ansia per le mie prospettive e la mia destinazione. Anche se avevo provato un po’ di rammarico e odio per la mia trasgressione, il mio punto di vista radicato di perseguire le benedizioni non era stato eliminato. Questo mi fece capire che non mi ero veramente pentito dinanzi a Dio, ma piuttosto stavo cercando di espiare la mia trasgressione davanti a Dio pagando il prezzo e spendendo me stesso, in modo che la mia coscienza non mi accusasse più. Capii che stavo ancora cercando di avere una transazione con Dio dopo aver commesso un male così grande, ed era davvero brutto, egoista e vile. Questo mi fece provare un rimorso e un disprezzo ancora maggiori.
Durante la ricerca mi imbattei in due passaggi delle parole di Dio che mi aiutarono a capire un po’ di più la Sua indole giusta. Le parole di Dio affermano: “Molti hanno trasgredito e si sono macchiati in diversi modi. Per esempio, alcuni si sono opposti a Dio e hanno detto cose blasfeme; alcuni hanno rifiutato l’incarico ricevuto da Dio e non hanno svolto il loro dovere, e sono stati sdegnati da Dio; alcuni hanno tradito Dio quando si sono trovati di fronte alle tentazioni; altri hanno tradito Dio firmando le ‘Tre lettere’ quando erano in arresto; alcuni hanno rubato le offerte; altri le hanno sperperate; alcuni hanno disturbato spesso la vita della chiesa e recato danno al popolo eletto di Dio; alcuni hanno formato cosche e trattato gli altri con asprezza, portando il caos nella chiesa; alcuni hanno spesso diffuso nozioni e morte, danneggiando fratelli e sorelle; altri si sono abbandonati alla fornicazione e alla promiscuità, esercitando una pessima influenza. Basti dire che ognuno ha le sue trasgressioni e le sue macchie. Eppure alcuni sono in grado di accettare la verità e pentirsi, mentre altri non ci riescono e morirebbero prima di pentirsi. Quindi le persone andrebbero trattate secondo la loro natura essenza e il loro conseguente comportamento. Coloro che sanno pentirsi sono quelli che credono veramente in Dio; quanto ai veri impenitenti, coloro che andrebbero allontanati ed espulsi saranno allontanati ed espulsi. Alcune persone sono malevole, altre sono ignare o stolte, e altre sono bestie. Ognuna è diversa. Alcune persone malevole sono possedute da spiriti maligni, mentre altre sono i lacchè di Satana e dei diavoli. Alcune sono molto scellerate di natura, altre particolarmente propense all’inganno, alcune dimostrano una singolare avidità quando si tratta di soldi, ad altre piace essere sessualmente promiscue. Ognuno ha un comportamento diverso, perciò le persone andrebbero osservate in modo esaustivo secondo la loro natura e il loro conseguente comportamento. […] Il modo in cui Dio gestisce una persona non è semplice come si immagina. Quando l’atteggiamento di Dio verso una persona è di odio o disgusto, oppure quando si tratta di cosa questa persona dica in un dato contesto, Dio comprende bene lo stato di tale persona. Questo perché Dio sottopone a scrutinio il cuore e l’essenza dell’uomo. Le persone pensano sempre: ‘Dio ha soltanto la Sua divinità. Egli è giusto e non tollera offesa da parte dell’uomo. Non considera le difficoltà dell’uomo, né Si mette nei suoi panni. Se una persona dovesse resisterGli, Lui la punirà’. Le cose non stanno affatto così. Se è questo il modo in cui qualcuno intende la Sua giustizia, la Sua opera e il Suo modo di trattare le persone, allora si sta sbagliando di grosso. Nel determinare l’esito di ogni persona, Dio non Si basa sulle nozioni e sulle fantasie dell’uomo, ma sulla Propria indole giusta. Egli ripagherà ogni persona a seconda di come questa abbia agito. Dio è giusto e, prima o poi, Si assicurerà che tutte le persone vengano totalmente convinte” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). “Ogni persona che avrà accettato di essere conquistata dalle parole di Dio avrà ampie opportunità di salvezza; l’aver salvato ciascuna di queste persone dimostrerà l’immensa clemenza di Dio; in altre parole, esse saranno trattate con la massima tolleranza. A condizione che le persone si allontanino dalla strada sbagliata e che si pentano, Dio concederà loro l’opportunità di ottenere la Sua salvezza” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Dovreste mettere da parte i benefici della posizione e comprendere l’intenzione di Dio di dare la salvezza all’uomo”). Dalle parole di Dio, capii che la Sua indole è veramente giusta. Nella Sua giustizia non ci sono solo giudizio e ira, ma anche misericordia e tolleranza. Il trattamento che Dio riserva alle persone è particolarmente fondato sui principi. Non emette un verdetto su di loro in base alle trasgressioni temporanee, ma valuta in modo complessivo la natura e il contesto delle loro azioni, così come la loro statura e le conseguenze che provocano. Se una persona, a causa di un momento di debolezza, tradisce qualcuno senza causare perdite significative alla chiesa e senza rinnegare o tradire pienamente Dio, e in seguito si pente sinceramente, Dio mostra comunque misericordia e offre una possibilità di pentimento. Alcune persone, dopo l’arresto, si allineano completamente al gran dragone rosso; vendono i fratelli e le sorelle e gli interessi della chiesa, e diventano persino complici del gran dragone rosso. Questi si rivelano tutti malfattori che sono al di là della redenzione. Per questi individui, Dio non mostra misericordia. Ricordai la mia esperienza di cattura e tortura, spinto ai miei limiti fisici a causa della prolungata mancanza di sonno, e poi di aver venduto la sorella anziana senza causare perdite significative alla chiesa. Successivamente, avevo provato un profondo rimorso e disgusto per me stesso. Le mie azioni costituivano una grave trasgressione, e la casa di Dio mi aveva comunque dato la possibilità di pentirmi. Per quanto riguarda i due leader della chiesa, dopo la cattura e senza aver subito alcuna tortura, avevano scelto di comportarsi da Giuda per timore della sofferenza fisica, non solo firmando le “Tre lettere”, ma anche tradendo leader e lavoratori di più di una dozzina di chiese, portando il lavoro di molte chiese a una situazione di stallo e causando perdite significative. Le loro azioni non erano dovute a un momento di debolezza: la loro essenza era quella di Giuda, ed erano malfattori irredimibili. La decisione della chiesa di espellerli era completamente in linea con i principi: era la giustizia di Dio. Mi resi conto di aver creduto in Dio per molti anni senza conoscerLo. Vivevo in uno stato di incomprensione e di cautela nei confronti di Dio, credendo che fosse meschino come gli esseri umani, che condannasse le persone non appena commettono trasgressioni senza offrire loro una possibilità di salvezza. Vedevo quanto ero diventato propenso all’inganno e malvagio.
In seguito, trovai la via della pratica attraverso le parole di Dio. Dio Onnipotente dice: “Se le persone vogliono risolvere le incomprensioni che nutrono nei confronti di Dio, allora, da un certo punto di vista, devono riconoscere la propria indole corrotta e analizzare e comprendere i loro errori passati, i percorsi sbagliati, le trasgressioni e le negligenze. Così facendo, saranno in grado di comprendere e vedere chiaramente la propria natura. Devono anche capire esattamente perché ci si smarrisce e si compiono così tante azioni che violano le verità principi e la natura di tali azioni. Inoltre, occorre che comprendano che cosa sono esattamente le intenzioni di Dio e i requisiti che Egli ha per l’umanità, perché gli individui sono sempre incapaci di agire secondo i requisiti di Dio e perché vanno sempre contro le Sue intenzioni e fanno ciò che vogliono. Porta queste cose davanti a Dio e prega, comprendile con chiarezza e potrai così dare una svolta al tuo stato, cambiare la tua mentalità ed eliminare la tua incomprensione nei confronti di Dio. Qualunque cosa facciano, alcuni covano sempre intenzioni improprie, hanno sempre idee malvagie e non riescono a verificare se il loro stato interiore sia corretto oppure no, né a discernerlo secondo le parole di Dio. Queste persone sono confuse. Una delle caratteristiche più evidenti di una persona confusa è che, dopo aver fatto qualcosa di male, rimane negativa quando è posta di fronte alla potatura, fino al punto di abbandonarsi alla disperazione e decidere che è spacciata e non può essere salvata. Questo non è forse il comportamento più patetico di una persona confusa? Non riesce a riflettere su sé stessa secondo la parola di Dio, né a cercare la verità per risolvere il problema quando si trova di fronte a delle difficoltà. Questo non è forse un segno di profonda confusione? Abbandonarsi alla disperazione può forse risolvere i problemi? Arrancare sempre nella negatività può forse farlo? Le persone devono capire che, se commettono un errore o hanno un problema, devono cercare la verità per trovare una soluzione. Per prima cosa devono riflettere e capire perché hanno compiuto il male, quali erano la loro intenzione e il loro punto di partenza nel farlo, perché hanno voluto farlo e che obiettivo avevano, se sono stati incoraggiati, incitati o fuorviati o se hanno agito consapevolmente. Occorre che riflettano su questi interrogativi e che li comprendano con chiarezza, così da riuscire a rendersi conto di quali errori hanno commesso e cosa sono loro stessi. Se non riesci a riconoscere l’essenza della tua malefatta o a trarne una lezione, allora il problema non può essere risolto. Molti fanno brutte cose senza mai riflettere su sé stessi: queste persone possono mai pentirsi veramente? Vi è alcuna speranza per la loro salvezza? L’umanità è la progenie di Satana e, a prescindere dal fatto che abbiano o meno offeso l’indole di Dio, la loro natura essenza è identica. Dovrebbero riflettere su sé stessi e arrivare a conoscersi meglio, a vedere chiaramente fino a che punto si sono ribellati e hanno opposto resistenza a Dio, e se sono ancora in grado di accettare e praticare la verità. Se lo vedranno chiaramente, scopriranno il pericolo in cui si trovano. Di fatto, in base alla loro natura essenza, tutti gli esseri umani corrotti sono in pericolo; accettare la verità richiede loro un grande sforzo e non lo trovano facile. Taluni hanno compiuto il male e hanno rivelato la propria natura essenza, mentre qualcuno non lo ha ancora fatto ma non è necessariamente molto meglio degli altri: semplicemente non ne ha avuto le circostanze o l’opportunità. Poiché hai queste trasgressioni, è necessario che tu abbia chiaro nel cuore quale atteggiamento dovresti avere ora, di cosa dovresti rendere conto davanti a Dio e cosa Egli vuole vedere. Devi chiarire questi aspetti attraverso la preghiera e la ricerca; allora saprai come dovrai perseguire in futuro e non sarai più influenzato o limitato dagli errori che hai commesso in passato” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Solo perseguendo la verità si possono eliminare le proprie nozioni e i propri fraintendimenti nei confronti di Dio”). Riflettendo sulle parole di Dio, il mio cuore si commosse profondamente. Dio non guarda solo alle trasgressioni passate delle persone. Purché una persona si presenti davanti a Lui, accetti la verità, svolga i suoi doveri con lealtà e responsabilità e mostri pentimento attraverso azioni concrete, se Dio vede la trasformazione di questa persona, le darà una possibilità di salvezza. Prendiamo Pietro per esempio. Quando il Signore Gesù fu catturato, Pietro Lo rinnegò tre volte. Se ne rammaricava profondamente e in seguito si concentrò sulla ricerca della verità, cercando di amare Dio e di sottomettersi a Lui. Alla fine, Pietro fu inchiodato alla croce a testa in giù per Dio, portando una bellissima testimonianza. Poi c’è Davide. Prese la moglie di Uria e andò incontro a una severa punizione da parte di Dio. Davide era profondamente pentito e non ripeté mai l’offesa, nemmeno nei suoi ultimi anni, quando una giovane ragazza gli scaldava il letto. Trascorse la sua vita preparando la costruzione del tempio e guidando il popolo d’Israele ad adorare Dio, mostrando pentimento a Dio attraverso un’azione concreta. Riflettere sulle esperienze di Pietro e Davide mi aveva mostrato la strada da seguire. Avevo bisogno di affrontare correttamente la mia trasgressione, riflettere a fondo su me stesso, ricercare la verità per eliminare la mia trasgressione e pentirmi sinceramente davanti a Dio. In seguito, mi resi conto che la perdita della mia testimonianza tradendo la sorella era dovuta a due motivi principali. In primo luogo, i miei affetti mi avevano sopraffatto. Quando la polizia mi aveva torturato e minacciato di morte, non potevo rinunciare a mia madre, ai miei figli e a mia moglie. Temevo che se fossi morto, non sarebbero stati in grado di sopportare il colpo, così avevo tradito Dio e la sorella, comportandomi da vergognoso Giuda. In realtà, il destino della mia famiglia era nelle mani di Dio. Qualsiasi sofferenza o dolore che avrebbero dovuto sopportare nella vita era stato predestinato da Dio. Anche se fossi rimasto al loro fianco, avrebbero comunque dovuto affrontare la sofferenza che spettava loro: era una cosa che non potevo assolutamente cambiare. Ma io non riuscivo a capire fino in fondo queste cose, ero ancora vincolato dai miei affetti: è stato davvero sciocco da parte mia. L’altro motivo era che non riuscivo a capire a fondo le questioni della morte: non avevo una vera fede in Dio. Quando ero stato torturato dalla polizia per venti giorni, la mia resistenza fisica aveva raggiunto il limite. In quel momento, mi sentivo particolarmente spaventato dalla morte e avevo fatto un compromesso con Satana. Pensavo ai discepoli del Signore Gesù che, per diffondere il Vangelo del Signore, erano stati lapidati a morte, trascinati dai cavalli o inchiodati a una croce. Avevano sopportato la persecuzione per amore della giustizia. La loro morte era stata una testimonianza della vittoria e dell’umiliazione di Satana ed erano stati ricordati da Dio. Il Signore Gesù ha affermato: “Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi avrà perduto la sua vita per causa Mia, la troverà” (Matteo 16:25). Ma ero avido di vita e spaventato dalla morte, e avevo tradito la sorella aggrappandomi a un’esistenza ignobile. Anche se il mio corpo era ancora vivo, ogni giorno sopportavo un tormento mentale, vivendo la vita di un cadavere ambulante. Ora avevo capito che anche se fossi stato mutilato o ucciso per la mia fede dalla polizia, sarebbe stata un’azione ordinata da Dio. Riconoscendo ciò, decisi nel mio cuore che se mai il gran dragone rosso mi avesse di nuovo catturato, anche a costo di sacrificare la mia vita, sarei rimasto fermo nella mia testimonianza per Dio e avrei fatto ammenda per la mia passata trasgressione.
Poco dopo, la chiesa dovette affrontare un altro arresto su larga scala e fece in modo che io mi occupassi del lavoro legato alle conseguenze di ciò. Durante le discussioni sui vari compiti partecipai attivamente, concentrandomi sull’agire secondo i principi e sull’adempimento delle mie responsabilità al meglio delle mie capacità. Nel corso dello svolgimento dei miei doveri, ogni volta che la mia indole corrotta si rivelava, cercavo attivamente la verità per eliminarla. Mi esercitavo inoltre a scrivere articoli di testimonianza esperienziale. Decisi nel mio cuore che anche se non ci fosse stato un buon esito o una buona destinazione nel mio futuro, mi sarei comunque sforzato di adempiere ai miei doveri e di perseguire seriamente la verità, dando un po’ di conforto al cuore di Dio.
In quegli anni avevo vissuto in uno stato di depressione. Sebbene abbia provato rimorso e disgusto per me stesso, non ho mai ricercato la verità per affrontare i miei problemi. Questo ha fatto sì che negli ultimi anni la mia vita non progredisse e ho perso molte occasioni per guadagnare la verità. Attraverso la guida delle parole di Dio, ho affrontato le mie incomprensioni e barriere con Lui, liberandomi dalla schiavitù e dal vincolo della mia trasgressione, permettendomi di compiere i miei doveri e di perseguire normalmente la verità. Sono veramente grato a Dio dal profondo del mio cuore.
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