Essere riassegnato mi ha messo a nudo
Nel 2018, realizzavo video per la chiesa. Dato che ho migliorato rapidamente le mie capacità professionali e che di solito aiutavo fratelli e sorelle a risolvere alcuni problemi e difficoltà, tutti avevano una buona impressione di me e i leader mi affidavano alcuni compiti importanti. Ricevere il riconoscimento dei leader e l’alta considerazione dei fratelli e delle sorelle mi ha dato un forte senso di realizzazione e ha aumentato il mio entusiasmo. Anche se non ero il capogruppo, identificavo e analizzavo tempestivamente i problemi nel nostro lavoro. Ho sempre fatto del mio meglio per portare a termine i compiti assegnati dai leader e dai capigruppo, quindi sentivo di avere un fardello non indifferente per il mio dovere ed ero relativamente obbediente. Soprattutto quando ho visto alcuni fratelli e sorelle intorno a me diventare negativi e battere la fiacca nello svolgere il proprio dovere perché insoddisfatti dei compiti assegnati loro dalla chiesa, pensavo che, se mi fossi imbattuto in una situazione del genere, non mi sarei comportato come loro; sarei stato comunque obbediente.
Un giorno, nel 2022, il capogruppo mi ha detto che c’era carenza di persone per il lavoro basato sui testi. Poiché il carico di lavoro nel nostro gruppo non era pesante, e io avevo un minimo di capacità di scrittura e di solito potevo condividere la verità per risolvere alcuni problemi, dopo una valutazione completa, i leader hanno deciso di assegnarmi un lavoro basato sui testi. Quando ho sentito questa notizia, semplicemente non potevo credere alle mie orecchie. Ho pensato: “Hanno intenzione di cambiare il mio dovere? Io sto bene in questo gruppo. Ho l’approvazione dei fratelli e delle sorelle, addirittura persone di altri gruppi vengono da me per avere consigli. Questo mi fa fare bella figura! Se vado a svolgere lavori basati sui testi, non capisco i princìpi e non so quanto tempo mi ci vorrà per raggiungere gli altri, visto che sto comincio da zero, non significa che sarò il peggiore del gruppo? Non riesco proprio a capire, perché hanno dovuto scegliere me?” Ho pensato ad alcune sorelle di mia conoscenza, che avevano buone capacità di scrittura. Non molto tempo dopo aver iniziato a svolgere lavori basati sui testi, sono state riassegnate perché non idonee. Sentivo di non essere bravo come loro, e se non fossi riuscito a fare bene il lavoro, sarebbe stato umiliante. Indipendentemente dal modo in cui confrontavo i due doveri, sentivo che quello attuale era più stabile e prestigioso. Più pensavo in questo modo, più sentivo che i leader erano troppo frettolosi nelle loro considerazioni, che non avevano capito bene i miei punti di forza prima di trasferirmi. Mi sono lamentato con la capogruppo: “I leader non hanno valutato attentamente la questione? Sono più bravo a fare video. Il lavoro basato sui testi non è il mio forte; se vado a farlo, non lo farò bene. Non dovrebbero riconsiderare la cosa in base ai miei punti di forza?” Pensavo che la capogruppo avrebbe empatizzato con me, dal mio punto di vista, e magari chiesto ai leader di riconsiderare il mio cambio di mansione. Invece, ha condiviso che avrei dovuto considerare prima le esigenze del lavoro della chiesa. Mi sono reso conto che non avrei dovuto discutere, ma innanzitutto obbedire.
Più tardi, ho cercato i princìpi relativi al cambio dei doveri. La parola di Dio dice: “La casa di Dio dispone che le persone svolgano determinati doveri non in base alle loro preferenze, ma alle necessità del lavoro e al fatto che chi svolge quel dovere sia in grado di ottenere dei risultati. Voi direste forse che la casa di Dio dovrebbe organizzare i doveri basandosi sulle preferenze individuali? Bisognerebbe forse servirsi delle persone in base alla condizione di soddisfare le loro preferenze personali? (No.) Quale di queste cose è in linea con i principi della casa di Dio nell’impiego degli individui? Quale è in linea con le verità principi? È scegliere le persone in base alle esigenze del lavoro nella casa di Dio e ai risultati che esse ottengono nello svolgimento dei loro doveri” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 12: Vogliono tirarsi indietro quando non hanno prestigio né alcuna speranza di ottenere benedizioni”). Dopo aver letto le parole di Dio, ho compreso questo: nella chiesa, assegnare i doveri in base ai punti di forza individuali è solo un aspetto. La cosa più importante è farlo in base alle esigenze del lavoro della chiesa. Ora c’è una carenza di persone per il lavoro basato sui testi e il carico di lavoro del mio gruppo non è pesante. Anche se non ci sono io, ciò non ne ritarderà i progressi. Dovrei considerare prima il lavoro della chiesa, mettendo da parte le mie scelte e richieste personali. È troppo egoista soddisfare solo le mie preferenze. Riconoscendo questo, non mi sentivo più così resistente nel mio cuore.
Più tardi, ho letto queste parole di Dio: “Se si crede in Dio ma non si dà ascolto alle Sue parole, se non si accoglie la verità e non ci si sottomette alle Sue disposizioni e orchestrazioni; se ci si limita a esibire certi buoni comportamenti ma si è incapaci di ribellarsi alla carne e non si abbandona nulla del proprio orgoglio e dei propri interessi; se, pur svolgendo in apparenza il proprio dovere, si continua a vivere secondo la propria indole satanica senza abbandonare o cambiare minimamente le proprie filosofie sataniche e i propri modi di vivere satanici, come si può allora avere fede in Dio? […] Pur essendo credenti da tanti anni, non hanno stabilito un normale rapporto con Dio; qualunque cosa facciano o accada loro, innanzitutto pensano: ‘Cosa voglio fare? Cosa sarebbe nel mio interesse, e cosa no? Cosa potrebbe accadere se facessi questo e quest’altro?’ Le loro prime considerazioni sono queste. Non considerano minimamente quale tipo di pratica glorificherebbe Dio, Gli renderebbe testimonianza o soddisferebbe le Sue intenzioni, né pregano per cercare quali sono le richieste di Dio e cosa dicono le Sue parole. Non prestano mai attenzione a quali siano le intenzioni di Dio o a quali siano le Sue richieste, né a come si deve praticare al fine di soddisfarLo. Se anche a volte pregano davanti a Dio e condividono con Lui, stanno solo parlando a sé stessi, e non cercando la verità in modo sincero. Quando pregano Dio e leggono le Sue parole, non le collegano alle questioni in cui si imbattono nella vita reale. Quindi, nell’ambiente predisposto da Dio, come trattano la Sua sovranità, le Sue disposizioni e orchestrazioni? Quando si trovano di fronte a cose che non soddisfano i loro desideri, le evitano e in cuor loro vi oppongono resistenza. Quando si trovano di fronte a cose che causano una perdita per i loro interessi o che ne impediscono la soddisfazione, tentano con ogni mezzo di trovare una via di uscita, sforzandosi di massimizzare i loro vantaggi e battendosi per evitare qualsiasi perdita. Non cercano di soddisfare le intenzioni di Dio, ma solo i loro desideri. Questa è fede in Dio? Queste persone hanno un rapporto con Dio? No, non ce l’hanno. Vivono in modo meschino, indecente, intransigente e ignobile. Non solo non hanno un rapporto con Dio, ma si oppongono anche alla sovranità e alle disposizioni di Dio in ogni occasione. Dicono spesso: ‘Possa Dio detenere la sovranità e governare su tutto nella mia vita. Sono disposto a lasciare che Dio salga al trono e regni e domini nel mio cuore. Sono disposto a sottomettermi alle disposizioni e alle orchestrazioni di Dio’. Tuttavia, quando le cose che si trovano di fronte danneggiano i loro interessi, non riescono a sottomettersi. Invece di cercare la verità in un ambiente predisposto da Dio, cercano di voltarsi e fuggire da quell’ambiente. Non vogliono sottomettersi alle disposizioni e alle orchestrazioni di Dio, ma fare le cose conformemente alla loro volontà, solo finché i loro interessi non subiscono danni. Trascurano completamente le intenzioni di Dio, curandosi solo dei loro interessi, delle loro circostanze e dei loro stati d’animo e sentimenti. Questo è credere in Dio? (No.)” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Non si può essere salvati dalla credenza nella religione o dalla partecipazione a cerimonie religiose”). Dalle parole di Dio, ho visto che chi crede sinceramente in Dio, quando si imbatte in cose che non coincidono con le sue nozioni, o quando i suoi interessi subiscono delle perdite, ricercherà attivamente la verità per eliminare la propria corruzione, troverà risposte nelle parole di Dio e attenderà l’illuminazione e la guida di Dio. Coloro che non ricercano la verità e sono irragionevoli si fisseranno su certe persone o situazioni solo quando incontreranno cose che non coincidono con le loro nozioni, e potrebbero persino lamentarsi di Dio e rifiutarsi di sottomettersi alle Sue orchestrazioni e disposizioni. Ricollegando ciò a me stesso, ogni volta che pensavo di non poter essere stimato dagli altri facendo un lavoro basato sui testi e di rivelarmi inutile, cercavo di giustificarmi e trovare scuse, nascondendomi dietro la mia mancanza di competenze, sottolineando consapevolmente le mie debolezze, sperando che la capogruppo mi capisse e solidarizzasse con me, in modo da poter rimanere in quel gruppo e mantenere il mio prestigio. Quando tutto questo non mi era ancora successo e mi stavo godendo il mio prestigio, affermavo di sottomettermi a Dio e di accettare le cose da Lui. Tuttavia, di fronte a cose che non coincidevano con le mie nozioni o causavano perdite ai miei interessi personali, discutevo e resistevo, mi sentivo insoddisfatto delle orchestrazioni di Dio e volevo oppormi a esse. Inoltre, cercavo difetti negli altri, sostenendo che le disposizioni dei leader fossero irragionevoli. Pensandoci bene, i leader stavano chiaramente facendo degli aggiustamenti ragionevoli in base alle esigenze del lavoro, e io in effetti avevo delle abilità di scrittura; non è che fossi completamente inesperto. Ma poiché sentivo che questo aggiustamento avrebbe danneggiato la mia reputazione e il mio prestigio, mi ero lamentato e avevo resistito. È stato davvero irragionevole da parte mia! Quindi, ho pregato Dio, disposto ad accettare questo da Lui e a sottomettermi, e a fare del mio meglio per svolgere il lavoro basato sui testi.
Dopo la modifica del mio dovere, ho visto che la maggior parte dei fratelli e delle sorelle aveva migliori capacità di scrittura di me. Alcuni erano stati leader in precedenza, alcuni avevano svolto per anni quel tipo di lavoro, avevano una buona conoscenza dei princìpi, discutevano i problemi ed esprimevano le loro opinioni in modo chiaro e approfondito. Mi sentivo piuttosto invidioso. Inconsapevolmente, sono diventato un po’ frustrato, pensando che avevo appena iniziato ed ero già così indietro rispetto a loro, e mi sono chiesto: “Quando sarò in grado di raggiungere il loro livello?” Ma non mi sono scoraggiato più di tanto. Sapendo che ero abbastanza carente in termini di princìpi, della professione in sé e di altri aspetti, ho passato del tempo a familiarizzare con i princìpi e, quando non capivo qualcosa, cercavo la guida dei fratelli e delle sorelle e imparavo da loro. Ma poiché ero nuovo a questo dovere, non avevo conoscenze adeguate quando dovevo discutere dei problemi con i fratelli e le sorelle. Occasionalmente, quando esprimevo alcune opinioni, erano inappropriate, e mi sentivo piuttosto in imbarazzo. Di questo passo, più lavoravo e più mi mettevo in cattiva luce, men che meno riuscivo a farmi stimare dalla gente. Temevo che i fratelli e le sorelle pensassero che la mia levatura fosse troppo scarsa, e che non valesse la pena di formarmi. Vedendo quanto era importante e impegnativo questo lavoro, ero ancora più preoccupato di non fare bene e di dovermi adattare. Sarebbe stato davvero umiliante. Da quel momento in poi, facevo sempre il mio dovere senza entusiasmo. Fissavo lo schermo del computer con la mente vuota. Mi mancava l’interesse e la motivazione per imparare la professione. C’era un costante e inspiegabile senso di abbattimento nel mio cuore. A volte, fantasticavo persino su quando i leader avrebbero cambiato idea e mi avrebbero rimandato al gruppo precedente, pensando che fosse meglio quello, piuttosto che rivelarmi inutile e passare inosservato qui. In seguito, la sorella che mi stava addestrando alla professione ha identificato alcuni problemi di principio nei miei doveri. Quando li ha analizzati, ha persino sottolineato questi problemi e deviazioni al resto del gruppo. Mi sono sentito molto in imbarazzo. Inconsciamente, mi sono affiorati alla mente dei ricordi di quando realizzavo video. A quel tempo, ero prestigioso. Il più delle volte, la gente veniva da me con delle domande ed ero io quello che faceva notare gli errori agli altri. Ora, invece, ero diventato un esempio negativo e i miei errori erano costantemente messi in risalto. Erano proprio due esperienze agli antipodi! Questo contrasto mi ha reso ancora più negativo. Ho anche pensato di dire ai leader che non ero capace di svolgere questo lavoro e volevo tornare a fare video. Ma temevo che gli altri avrebbero detto che non ero obbediente e quindi, a malincuore, adempievo ai miei doveri.
Un giorno, improvvisamente, mi sono ricordato le parole di Dio che dicevano: “Se non risolvi i problemi in modo tempestivo quando si presentano, una volta che si accumulano dentro di te e si aggravano sempre più, e che il tuo entusiasmo e la tua determinazione non sono più sufficienti a sostenerti nello svolgimento dei doveri, allora precipiterai nella negatività, fino al punto di rischiare di allontanarti da Dio, e in tale situazione di certo non saprai restare saldo” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità I, “Cosa significa perseguire la verità (11)”). Mi sono reso conto che non affrontare questo stato negativo era molto pericoloso. Anche se esteriormente facevo il mio dovere, non ci stavo mettendo il cuore. Spesso ricordavo i momenti in cui ero stimato e lodato dagli altri, non facevo mai del mio meglio. Mi sono reso conto che questo problema doveva essere eliminato, e non potevo continuare a essere superficiale e a illudermi in questo modo. In seguito, mentre riflettevo, ho letto le parole di Dio: “Che nessuno si consideri perfetto, insigne, nobile o diverso dagli altri; tutto ciò è provocato dall’indole arrogante e dall’ignoranza dell’uomo. Credersi sempre speciali: ciò è causato da un’indole arrogante. Non essere mai in grado di accettare i propri difetti e di affrontare i propri errori e fallimenti: ciò è causato da un’indole arrogante. Impedire sempre agli altri di essere superiori o migliori di noi: ciò è causato da un’indole arrogante. Impedire sempre ai punti di forza altrui di essere superiori o migliori dei propri: ciò è causato da un’indole arrogante. Impedire sempre agli altri di avere pensieri, suggerimenti e idee migliori e, quando si scopre che gli altri sono migliori di noi, diventare negativi, evitare di parlare, sentirsi angosciati e abbattuti, e arrabbiarsi: tutto ciò è causato da un’indole arrogante. Quest’ultima può spingerti a proteggere la tua reputazione, rendendoti incapace di accettare le correzioni degli altri, di affrontare i tuoi difetti e di rassegnarti ai tuoi fallimenti ed errori. Per di più, quando qualcuno è migliore di te, ciò può suscitare odio e invidia nel tuo cuore, ed è possibile che tu ti senta frenato, al punto di non aver voglia di svolgere il tuo dovere e di diventare superficiale nel suo svolgimento. Un’indole arrogante può causare in te la comparsa di questi comportamenti e pratiche” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “I principi che devono guidare il proprio comportamento”). Le parole di Dio mi hanno aiutato a trovare la ragione della mia negatività. Ho sempre pensato di essere capace e avevo grande considerazione di me stesso, volevo essere in una posizione preminente, con persone che mi circondavano e mi lodavano ovunque andassi. Quando non riuscivo a guadagnare la stima degli altri o a salire alla ribalta, diventavo negativo e volevo sfuggire alla situazione. Tutto ciò era dovuto al fatto che la mia natura era troppo arrogante. Avevo appena iniziato a praticare il lavoro basato sui testi e c’erano tantissime cose che non capivo o non sapevo come fare. Nessun principio può essere appreso solo ascoltandolo o leggendolo alcune volte; richiede un periodo di apprendimento pratico, durante il quale gli errori e i fallimenti sono inevitabili. Le persone che sono davvero dotate di ragione sono tutte in grado di affrontare queste cose nel modo corretto. Ma io non avevo alcuna consapevolezza di me stesso. Ovunque andassi, volevo dimostrare di essere speciale. Chiaramente ero appena agli inizi, ma ero desideroso di ottenere qualche risultato per mettere in mostra le mie capacità, in modo che i miei fratelli e sorelle vedessero che ero di buona levatura. Quando non riuscivo a fare bene, non ero all’altezza o non ero sotto i riflettori, diventavo negativo e battevo la fiacca, perdendo la motivazione per imparare la professione. Avevo addirittura pensato di rinunciare al mio dovere e andarmene. Mi sono reso conto di essere davvero arrogante, pensavo di essere chissà chi. La sofferenza che stavo patendo era puramente autoinflitta.
Ho iniziato a pensare: “Perché ero così motivato quando facevo video in passato, ma ora che sto facendo un lavoro basato sui testi, non riesco mai a trovare alcun entusiasmo?” Più avanti, ho letto un passaggio delle parole di Dio e acquisito una certa comprensione del mio stato. La parola di Dio dice: “Se la gente ha un cuore che ama la verità, avrà la forza di perseguirla e si impegnerà a fondo per metterla in pratica. Saprà abbandonare ciò che va abbandonato e rinunciare a ciò a cui bisogna rinunciare. In particolare, occorre rinunciare a tutto ciò che riguarda la fama, il guadagno e il prestigio personali: se non l’abbandoni, ciò significa che non ami la verità e che non hai la forza di perseguirla. Quando ti succede qualcosa, devi cercare la verità e metterla in pratica. Se, nei momenti in cui devi praticare la verità, hai sempre un cuore egoista e non sai rinunciare al tuo interesse personale, non sarai in grado di metterla in pratica. Se non cerchi o non pratichi mai la verità in nessuna situazione, non sei una persona che ama la verità. Non importa da quanti anni tu creda in Dio, non otterrai la verità. Ci sono individui che perseguono costantemente fama, guadagni e vantaggi personali. Qualunque sia il lavoro che la chiesa organizza per loro, costoro si chiedono sempre: ‘Ne trarrò dei vantaggi? Se sì, lo farò; altrimenti, no’. Una persona del genere non pratica la verità: può quindi compiere bene il proprio dovere? Sicuramente no. Anche se non hai fatto il male, non sei comunque una persona che pratica la verità. Se non persegui la verità, se non ami ciò che c’è di positivo e, qualunque cosa ti accada, ti preoccupi solo della tua reputazione, del tuo prestigio, del tuo interesse personale e di ciò che ti conviene, allora sei una persona guidata unicamente dall’interesse personale e che è egoista e meschina” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Le parole di Dio dicono che, se le persone hanno un cuore che ama la verità, quando accadono cose che toccano la loro vanità, il loro prestigio e i loro interessi, possono rinunciare a tutto ciò e ribellarsi alla propria carne per praticare la verità. Ho riflettuto su come, quando facevo video, pensassi di portare un fardello ed essere obbediente e mi considerassi una persona che perseguiva la verità. Solo di fronte alla realtà mi sono reso conto che quello che facevo prima non era cercare di soddisfare Dio, che stavo solo facendo un po’ di lavoro quando non toccava i miei interessi. Ora, continuavo a voler tornare a fare video non perché amassi quel dovere, ma perché non riuscivo a rinunciare al sostegno e alla stima dei miei fratelli e sorelle. Anche se, in apparenza, non avevo il titolo di capogruppo, i miei fratelli e sorelle avevano una buona impressione di me nel loro cuore. Ogni volta che risolvevo un problema o facevo qualcosa di buono, ricevevo da loro stima e lode, di cui godevo immensamente. Pertanto, non importava quanto prezzo pagassi o quanto soffrissi, non avevo di che lamentarmi. Al contrario, fare lavoro basato sui testi mi faceva sentire umiliato. Qui, avevo dovuto imparare tutto da zero e nessuno mi prestava attenzione. Era impossibile per me essere un insegnante per gli altri come lo ero prima. Non solo dovevo mettermi da parte e porre agli altri domande basilari, ero così carente in questa professione che dovevo anche accettare costantemente la guida di qualcuno. Non volevo affrontare le mie carenze; volevo solo bearmi di mazzi di fiori e applausi, godere della stima e del plauso altrui. Ho persino fantasticato che un giorno, i leader mi avrebbero permesso di ricominciare a fare video, in modo da poter continuare a circondarmi di gente che tesseva le mie lodi. Ma questo risultato non è mai arrivato. Invece, mi è giunta la continua rivelazione della mia corruzione e delle mie manchevolezze. Così, sono diventato negativo e agitato, e ho perso la motivazione per fare il mio dovere. A questo punto, mi sono resto conto che in passato avevo fatto il mio dovere solo per reputazione e prestigio, non considerandolo affatto una responsabilità.
Durante quel periodo, ho spesso ricercato e riflettuto sul mio stato. Ho letto le parole di Dio, che dicevano: “Per gli anticristi, la reputazione e il prestigio sono la vita. A prescindere dal modo e dall’ambiente in cui vivono, dal lavoro che fanno, da cosa perseguano, da quali siano i loro fini o la direzione della loro vita, tutto ruota attorno all’avere una buona reputazione e un elevato prestigio. E questo obiettivo non cambia; non riescono mai a mettere da parte tali cose. È questo il vero volto degli anticristi, è questa la loro essenza. Potresti metterli in una foresta primordiale nascosta tra le montagne, e non rinuncerebbero ugualmente al loro perseguimento di reputazione e prestigio. Puoi metterli in un qualsiasi gruppo di persone, e le uniche cose a cui riescono a pensare sono ugualmente la reputazione e il prestigio. Sebbene anche gli anticristi credano in Dio, considerano il perseguimento di reputazione e prestigio equivalente alla fede in Dio e vi danno lo stesso peso. In altre parole, mentre percorrono la via della fede in Lui, perseguono anche la reputazione e il prestigio. Si può dire che, in cuor loro, gli anticristi credono che il perseguimento della verità nella loro fede in Dio coincida con il perseguimento della reputazione e del prestigio; che il perseguimento della reputazione e del prestigio sia anche il perseguimento della verità, e che ottenere reputazione e prestigio equivalga a ottenere la verità e la vita. Se sentono di non possedere reputazione, guadagni o prestigio, se sentono che nessuno li ammira, o li stima, o li segue, allora ne sono molto delusi, ritengono che credere in Dio non abbia senso, nessun valore, e si dicono: ‘Una simile fede in dio non è un fallimento? Non è forse vana?’ Spesso ponderano queste cose nei loro cuori, riflettono su come poter ritagliarsi un posto nella casa di Dio, su come poter acquisire un’elevata reputazione all’interno della chiesa, in modo che gli altri li ascoltino quando parlano, li sostengano quando agiscono e li seguano ovunque essi vadano; in modo da avere l’ultima parola nella chiesa e godere di fama, guadagno e prestigio: si concentrano davvero su queste cose in cuor loro. È questo che simili persone perseguono. Perché pensano sempre a cose di questo tipo? Dopo aver letto le parole di Dio, dopo aver ascoltato i sermoni, davvero non capiscono tutto ciò, davvero non sono in grado di discernerlo? Le parole di Dio e la verità non sono realmente in grado di cambiare le loro nozioni, idee e opinioni? No, nella maniera più assoluta. Il problema risiede in loro, tutto dipende dal fatto che non amano la verità, dal fatto che, nei loro cuori, provano avversione per la verità, e di conseguenza sono assolutamente refrattari alla verità, cosa che è determinata dalla loro natura essenza” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9: Parte terza”). Le parole di Dio rivelano che gli anticristi amano particolarmente la reputazione e il prestigio. Credono in Dio, abbandonano le cose e si spendono unicamente per questi due fini. Una volta che perdono il loro prestigio, è come se venisse strappata loro la vita; perdono interesse e motivazione in tutto. Riflettendo sul mio comportamento, mi sono reso conto di essere proprio come un anticristo, bramavo l’ammirazione e l’adorazione degli altri, arrivando a considerare la ricerca della reputazione e del prestigio come qualcosa di positivo. Per molti anni, ho rincorso tutto questo. A casa, mio padre mi diceva spesso di “distinguermi sugli altri” e “recare onore alla famiglia” e che essere una persona di successo era l’unico modo per avere un futuro. A scuola, gli insegnanti mi hanno instillato l’idea che “mentre l’uomo si affanna verso l’alto, l’acqua scorre verso il basso”. Queste cose venivano continuamente instillate nei miei pensieri, rendendomi sempre più attaccato alla reputazione e al prestigio, e disposto a sopportare qualsiasi difficoltà pur di averli. Durante i miei anni da studente, al fine di ottenere buoni voti e ottenere l’elogio e l’ammirazione di insegnanti e compagni di classe, bevevo caffè per stare sveglio fino a tardi a fare i compiti, e andavo a lezione anche quand’ero malato. Nel corso degli ultimi anni nella chiesa, mentre facevo video, esternamente sopportavo le difficoltà e ne ho pagato il prezzo, imparando abilità e facendo più lavoro, il tutto con l’obiettivo di guadagnare l’ammirazione degli altri. Quando il mio dovere è cambiato e non ho più ricevuto ammirazione dagli altri, rivelando le mie manchevolezze e inadeguatezze a causa dei miei errori, mi sono scoraggiato, ho frainteso e mi sono risentito per le circostanze che Dio aveva disposto, ho perso la motivazione nel fare il mio dovere. Ho visto che vivevo per la reputazione e il prestigio, pensavo costantemente a come ottenere l’ammirazione degli altri. Ciò che perseguivo era l’esatto contrario di ciò che Dio richiede. Ho pensato alle parole di Dio, che dicono: “Non c’è nulla che Dio detesti più del perseguimento del prestigio da parte della gente, eppure tu continui a competere ostinatamente per il prestigio, lo prediligi e lo difendi costantemente, e cerchi sempre di prenderlo per te. Per natura, tutto ciò non è forse antitetico rispetto a Dio?” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9: Parte terza”). Anche se non mi sono ancora ridotto a conquistare le persone, far valere me stesso o creare un regno indipendente per motivi di prestigio come fa un anticristo, e non ho ancora commesso evidenti azioni malvagie, le mie intenzioni e opinioni su quel perseguimento erano sbagliate. Cercavo costantemente di avere un posto nel cuore delle persone. Proseguire su questo cammino è pericoloso e detestabile per Dio. Rendendomi conto di questo, sono stato molto grato per la Sua protezione.
Attraverso questa modifica dei miei doveri, sono stato indotto a riflettere sul cammino errato che stavo percorrendo e a tornare indietro in tempo. Questa è la salvezza che Dio predispone per me. Anche se non ho più avuto l’opportunità di distinguermi e di essere sotto i riflettori, sono stato in grado di sottomettermi sinceramente. Ho anche provato del rammarico per aver sprecato così tanto tempo negli ultimi anni. Se avessi fatto lo stesso sforzo nel perseguire la verità e conoscere me stesso, invece di cercare il prestigio, sarei stato più ragionevole, più obbediente a Dio e non così ribelle e corrotto. Per affrontare questi problemi, ho letto altri due passaggi delle parole di Dio. Dio Onnipotente dice: “Se vuoi offrire tutta la tua lealtà in tutte le cose per soddisfare le intenzioni di Dio, non puoi farlo svolgendo solamente un dovere; devi accettare qualsiasi incarico Dio ti affidi. Che corrisponda o meno ai tuoi gusti o ai tuoi interessi, o sia qualcosa che non ti piace, che non hai mai fatto prima o che è difficile, dovresti comunque accettarlo e sottometterti. Non solo devi accettarlo, devi anche collaborare in modo proattivo e impararlo, mentre ne fai esperienza e ottieni l’ingresso. Anche se affronti avversità, sei stanco, vieni umiliato o ostracizzato, devi comunque offrire tutta la tua lealtà. Solo praticando in questo modo, sarai in grado di offrire tutta la tua lealtà in tutte le cose e soddisfare le intenzioni di Dio. Devi considerarlo come il tuo dovere da svolgere, non come una faccenda personale. In che modo dovresti intendere i doveri? Come un incarico che il Creatore, Dio, assegna a qualcuno; è così che nascono i doveri delle persone. L’incarico che Dio ti affida è il tuo dovere, ed è perfettamente naturale e giustificato che tu svolga il tuo dovere come Dio esige. Se ti è chiaro che questo dovere è un incarico da parte di Dio, che si tratta del Suo amore e della Sua benedizione che discendono su di te, allora sarai in grado di accettare il tuo dovere con un cuore che ama Dio, sarai in grado di avere considerazione per le Sue intenzioni mentre svolgi il tuo dovere, e saprai superare ogni difficoltà per soddisfarLo. Coloro che si spendono veramente per Dio non potrebbero mai rifiutare il Suo incarico; non potrebbero mai rifiutare alcun dovere. Qualunque sia il dovere che Dio ti affida, indipendentemente dalle difficoltà che comporta, non dovresti rifiutarlo, ma accettarlo. Questo è il cammino di pratica, ossia praticare la verità e offrire tutta la tua lealtà in tutte le cose al fine di soddisfare Dio. Qual è il fulcro della questione? È nelle parole ‘in tutte le cose’. ‘Tutte le cose’ non significa necessariamente le cose che ti piacciono o che sei bravo a fare, e tanto meno le cose che ti sono familiari. A volte ci saranno cose in cui non sei bravo, cose che dovrai imparare, cose difficili, o cose per cui dovrai soffrire. Tuttavia, indipendentemente da cosa si tratti, se ti è stato affidato da Dio, devi accettarlo da parte Sua; devi accettare e svolgere bene il tuo dovere, offrendogli tutta la tua lealtà e soddisfacendo le intenzioni di Dio. Questo è il cammino di pratica” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). “Fare una brutta figura è un bene. Ti aiuta a vedere le tue mancanze e il tuo amore per la vanità. Ti mostra dove risiedono i tuoi problemi e ti aiuta a capire chiaramente che non sei una persona perfetta. Non esistono persone perfette e fare una brutta figura è normale. A tutti capita di fare brutta figura o di sentirsi in imbarazzo. Tutti falliscono, subiscono battute d’arresto e hanno debolezze. Fare una brutta figura non è un male. Quando fai una brutta figura ma non ti senti imbarazzato o interiormente depresso, non significa che sei insensibile; significa che non ti importa se la brutta figura influirà sulla tua reputazione, e quindi vuol dire che la tua vanità non occupa più i tuoi pensieri. Significa che sei maturato nella tua umanità. È meraviglioso! Non è forse un bene? Sì, è proprio così. Non pensare di esserti esibito male o di aver avuto sfortuna, e non cercare le cause oggettive che vi si celano dietro. È una cosa normale. Puoi fare una brutta figura tu, possono farla gli altri, tutti possono farla; alla fine ti renderai conto che tutti sono uguali, tutti sono persone comuni, tutti sono mortali, e nessuno è più grande o migliore di nessun altro. Tutti fanno delle brutte figure a volte, quindi nessuno dovrebbe deridere gli altri. Una volta che hai sperimentato numerosi fallimenti, maturi gradualmente nella tua umanità; così, ogni volta che ti capiteranno di nuovo queste cose, non ti limiteranno più e non avranno un impatto sul normale svolgimento del tuo dovere. La tua umanità sarà normale e, quando lo sarà la tua umanità, lo sarà anche la tua ragione” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità I, “Come perseguire la verità (2)”). Dopo aver letto le parole di Dio, ho trovato un cammino da mettere in pratica in questa situazione. Che io sia ammirato o meno dagli altri, o che abbia o meno opportunità di distinguermi, devo sottomettermi all’ambiente disposto da Dio e affrontare con sincerità il mio dovere, mettendoci il mio cuore e la mia forza. Era una mia responsabilità, era quello che dovevo fare. In seguito, anche se ogni tanto il lavoro che avevo portato a termine aveva ancora degli errori, e pur dispiacendomi quando gli altri mi facevano notare diversi problemi, non ho più reagito negativamente. Più errori e fallimenti incontravo, più questi mi spingevano a tornare a Dio in tempo per conoscere la mia corruzione, analizzando e riflettendo sulle mie deviazioni e mancanze. Questo ha anche approfondito la mia memoria di certi princìpi, il che ha recato beneficio sia al mio adempimento del dovere che al mio ingresso nella vita. Con questa comprensione, la mia mentalità è migliorata, e non mi importava più tanto di come gli altri mi vedessero. Per quanto riguarda la professione, ho analizzato le mie deviazioni e i miei problemi, ho chiesto aiuto ai fratelli e alle sorelle quando non capivo qualcosa, e ho cercato e sono entrato nei princìpi pertinenti. Ho anche imparato dalle buone pratiche degli altri. Per quanto riguarda il mio stato, ho usato il mio tempo libero per riflettere e ponderare, conoscendo me stesso sulla base delle parole di Dio riguardanti le mie corruzioni rivelate. Dopo aver praticato così per un po’, il mio dovere attuale ha cominciato a piacermi, e i risultati sono migliorati rispetto a prima. Ripensando a questo processo, ho compreso le sincere intenzioni di Dio. Fare il mio dovere in questo ambiente mi ha portato molti vantaggi. È stato attraverso questi fallimenti e rivelazioni che ho potuto vedere chiaramente la mia vera, carente statura, imparare a sottomettermi alla sovranità e alle disposizioni di Dio e ricercare maggiormente i princìpi nei miei doveri. Inoltre, essere costantemente temperato in questo ambiente mi ha fatto maturare nella mia umanità, rendendomi meno impulsivo e fragile, maggiormente in grado di trattare correttamente la mia mancanza, e facendomi imparare a ricercare le intenzioni e le verità princìpi di Dio. Tutto ciò è allenamento e perfezionamento per me.
Sperimentando questo cambiamento nei miei doveri, sono arrivato a capire che non importa quale dovere stiamo facendo, o se la nostra reputazione è confermata e se siamo ammirati dagli altri o meno, queste cose non sono importanti. Ciò che conta è se possiamo sottometterci a Dio e avere testimonianze di praticare la verità. In passato, quando vedevo gli altri diventare negativi e disobbedienti dopo che i loro doveri erano stati modificati, li guardavo dall’alto in basso e pensavo di essere migliore di loro. Ora, messo di fronte ai fatti, ho visto che la mia natura era troppo arrogante e non ero più sottomesso degli altri a Dio. Attraverso le situazioni disposte da Dio, ho ottenuto una certa conoscenza di me stesso e ho subìto alcuni cambiamenti. Sono veramente grato dal profondo del cuore per la salvezza di Dio!
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