L’amarezza di essere una persona che compiace gli altri
L’anno scorso, fratello Gabriele, con cui viaggiavo per predicare il Vangelo, è stato destituito. Quando gli ho chiesto spiegazioni, mi ha detto che negli ultimi anni non aveva svolto un buon lavoro nel suo dovere; faceva le cose di testa sua ed era ostinato, intralciando gravemente il lavoro della chiesa, e così era stato rimosso. Mi dispiaceva molto che fosse arrivato a quel punto, e vederlo pieno di così tanto rammarico e stare così male. Ripensando al nostro lavorare insieme, avevo notato che era negligente e faceva le cose a modo suo. Volevo farglielo notare, per aiutarlo a riflettere e ad acquisire consapevolezza di sé, ma proprio quando ero sul punto di aprire bocca, ho esitato. Mi sono detto: “La leader lo ha di certo smascherato a dovere destituendolo, quindi deve sentirsi già alquanto infelice. Se dico qualcosa anch’io, non sarà come affondare il coltello nella piaga? Non penserebbe che sono privo di empatia? Inoltre, di certo la leader deve aver già evidenziato i problemi che io avevo notato, quindi lo conforterò e basta”. Così gli ho detto: “Sono sicuro che in tutti questi anni di viaggio per condividere il Vangelo avrai acquisito molta esperienza, o almeno grande discernimento. Molti dei fratelli e delle sorelle nella chiesa locale sono nuovi credenti che sono entrati a farne parte negli ultimi anni; non hanno molta esperienza evangelica. Potrai aiutarli tutti, quando tornerai a casa”. Con mia sorpresa, mi ha risposto: “Fratello, sentirti dire questo mi addolora. Pensavo che mi avresti fatto notare i miei problemi per aiutarmi a riflettere su me stesso e diventare più autoconsapevole; questo avrebbe giovato alla mia vita. Invece, mi lodi anche se sono sceso a questo livello, facendomi credere che la mia destituzione non sia poi così grave e che io sia più capace degli altri. Sei uno che compiace gli altri, ti stai comportando come un tirapiedi di Satana, spingendomi verso l’inferno! Queste parole gentili non sono edificanti per le persone, quindi non dirle più. Non è amore, anzi in realtà è qualcosa di dannoso e distruttivo”. Mi sono davvero vergognato sentendolo parlare così e desideravo solamente sprofondare nel terreno. Ero ben consapevole che, nonostante gli anni di fede, non c’erano stati grandi cambiamenti nell’indole corrotta di Gabriele, che non aveva mai ottenuto risultati evidenti nel suo dovere, e che era in uno stato pericoloso. E io non solo non gli stavo facendo notare i suoi problemi per aiutarlo, ma gli dicevo anche parole gentili. Mi stavo comportando in modo falso, diplomatico e complimentoso come i laici. Non era forse prendersi gioco di lui ed essere insincero? Per Gabriele, l’attuale rimozione era una buona occasione per riflettere e conoscere meglio sé stesso. Se sapeva cercare la verità, riflettere su sé stesso e ottenere un vero pentimento, quel fallimento poteva essere un punto di svolta nella sua fede. Ma io lo stavo ostacolando, blaterando sciocchezze ipocrite per giocare con i suoi sentimenti, intralciarlo e fuorviarlo. Agivo da tirapiedi di Satana. Dio fa di tutto per salvare le persone, mentre Satana trama e intriga per intralciarle, bloccarle e trascinarle all’inferno. Con il mio sciocco comportamento stavo solo danneggiando un mio fratello. A questo pensiero ho provato un’intensa paura, così ho trovato alcune parole di Dio da leggere, e attraverso di esse ho cominciato a riflettere ed avvicinarmi a conoscere il mio problema.
Ho visto che la parola di Dio dice: “Se hai un buon rapporto con un fratello o una sorella e questa persona ti chiede di farle notare che cosa vi sia che non va in lei, come devi fare? Questo è legato al tuo approccio verso la questione. Il tuo approccio si basa sulle verità princìpi, oppure usi le filosofie per trattare con il mondo? Se riesci chiaramente a capire che ha un problema ma non glielo dici apertamente per evitare di danneggiare il vostro rapporto, e addirittura trovi delle scusanti, dicendo: ‘Adesso la mia levatura è scarsa e non capisco a fondo i tuoi problemi. Quando li capirò, te lo farò sapere’, allora qual è il problema? Questo significa impiegare una filosofia per trattare con il mondo. Non equivale forse a cercare di ingannare gli altri? Dovresti parlarne di ciò che vedi con chiarezza; e, se qualcosa non è evidente ai tuoi occhi, dillo. Questo significa dire ciò che hai nel cuore. Se hai certi pensieri e ci sono cose che ti risultano evidenti, ma temi di offenderli, ti terrorizza l’idea di ferire i loro sentimenti, e quindi scegli di non dire nulla, allora questo è vivere secondo una filosofia per trattare con il mondo. Se vieni a sapere che qualcuno ha un problema o si è smarrito, anche se non puoi aiutarlo amorevolmente, devi almeno fargli notare il problema, in modo che possa rifletterci su. Se ignori la questione, non gli stai forse facendo del male?” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Solo ricercando la verità si possono superare le proprie concezioni e i fraintendimenti nei confronti di Dio”). C’era anche questo passo sulle persone scaltre: “Non ama le cose positive, non brama la luce, non ama la via di Dio né la verità. Segue volentieri le tendenze mondane, adora la fama, il profitto e il prestigio, ama distinguersi dalla massa, adora la fama, il profitto e il prestigio, e venera i grandi e i famosi, ma in realtà venera i demoni e Satana. Ciò che persegue in fondo non è la verità né sono le cose positive; adora invece la conoscenza. […] Una tale persona usa le filosofie di Satana, la sua logica, ogni sua manovra, ogni suo espediente, in qualsiasi ambiente, al fine di estorcere agli altri la fiducia personale, per indurli a adorarla e a seguirla. Questo non è il cammino che dovrebbe percorrere chi crede in Dio; non solo una tale persona non sarà salvata, ma andrà anche incontro alla punizione di Dio: su questo non può esservi il minimo dubbio” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Non si può essere salvati dalla credenza nella religione o dalla partecipazione a cerimonie religiose”). Le parole di Dio mettevano conpletamente a nudo la verità del mio intento e della mia corruzione. Avevo individuato i problemi di Gabriele: era stato negligente nel suo dovere e non ci aveva messo il cuore. Non era tenace o non aveva principi nel suo lavoro; faceva a modo suo, e aveva intralciato il lavoro della chiesa. Ero stato compiacente temendo di offenderlo, perciò non gli avevo mai fatto notare quelle mancanze. Adesso che era stato rimosso e si era aperto con me in comunione sui suoi fallimenti, avrei dovuto parlargli dei suoi problemi e condividere sulla volontà di Dio per aiutarlo a conoscere sé stesso e a pentirsi dinanzi a Dio. Sarebbe stato davvero amorevole, proficuo ed edificante per lui. Ma io sono stato compiacente, dicendo un mucchio di false sciocchezze. Non stavo forse cercando di piacergli con l’inganno? Volevo sentisse che, mentre sperimentava il fallimento, la leader era la persona che lo trattava e smascherava, mentre io ero colui che gli scaldava il cuore e lo confortava. Così mi sarebbe stato grato e avrebbe avuto una buona impressione di me. Nell’interagire con lui, stavo usando le filosofie mondane dei non credenti, come “Se colpisci gli altri, non colpirli in faccia; se li metti a nudo, non mettere a nudo le loro manchevolezze”, “Usa parole gentili in armonia con i sentimenti e la ragione altrui, perché la franchezza infastidisce gli altri”, “Tacere sui difetti dei buoni amici consente una lunga e grande amicizia”, e così via. Queste sono tutte parole malvagie e mondane a cui attenersi nella vita, nient’altro che filosofie sataniche. Nelle loro interazioni, i non credenti appoggiano sempre la mondanità di Satana, e le parole che usano sono sempre compiacenti e ipocrite. Fingono e saggiano gli altri, mettendo l’inganno in ogni cosa che dicono, senza pronunciare una sola parola vera o sincera. Credevo da tempo e mi ero nutrito di molta parola di Dio, ma non riuscivo ancora a dire una sola cosa che fosse vera. Invece, usavo filosofie sataniche proprio come un non credente e agivo per conto di Satana, diventando sempre più viscido e subdolo. Ero davvero patetico! Ho ricordato le parole di Dio: “Se i credenti usano un linguaggio e un comportamento noncurante e smodato quanto quello dei non credenti, sono ancora più malvagi di questi ultimi; sono veri e propri demoni” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Un monito per coloro che non praticano la verità”). “Più ti trovi in presenza di Dio, maggiori saranno le tue esperienze. Se continuerai a vivere nel mondo da bestia, professando con la bocca la fede in Dio ma con il cuore rivolto altrove, ostinandoti a studiare le filosofie di vita mondane, le tue precedenti fatiche non saranno forse state tutte vane?” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “L’esperienza”). Ripensando ai miei anni di fede, non avevo acquisito la verità e non ero diventato una persona schietta e onesta, anzi ero ancora aggrappato ai modi terreni di vivere. Non ero una persona che amava o accettava la verità. Ho pregato dinanzi a Dio: “Dio, sono così falso! Voglio pentirmi e non vivere più secondo filosofie sataniche e mondane”.
Dopo quell’esperienza e lezione, sono riuscito a essere più attento quando interagivo con gli altri e ho praticato il parlare in modo da aiutare gli altri, invece di eludere le questioni per essere compiacente. Ma poiché ero così profondamente corrotto da Satana, quando qualcosa coinvolgeva i miei interessi personali, non potevo fare a meno di diventare di nuovo compiacente.
All’epoca lavoravo con fratello Aldo alla produzione video. Era piuttosto convinto delle proprie idee ed era molto più bravo di me in quel lavoro. Sentivo di dover essere modesto, in modo che non avesse l’impressione che fossi un arrogante saccente. Così, nello svolgimento dei nostri doveri, ogni volta che avevamo opinioni diverse cercavo di attenermi a “L’armonia è un tesoro, la tolleranza è intelligenza” per evitare di pregiudicare il nostro rapporto e per andare d’accordo con lui. A volte, notavo alcuni errori nei video a cui lavorava e gli suggerivo di correggerli, ma lui non reputava dei problemi le cose che menzionavo. Si limitava a fornire una giustificazione o un’opinione personale. Anche se non ero del tutto d’accordo con lui, temevo che discutere oltre ci avrebbe portati a un punto morto o a litigare, e che tutti mi avrebbero considerato arrogante, presuntuoso e testardo, così lasciavo correre. Abbiamo lavorato insieme in questo modo per alcuni mesi, ma quando i nostri video uscivano c’erano sempre dei problemi, molti dei quali erano gli stessi che avevo evidenziato all’inizio. Di conseguenza, dovevamo rifare i video. Aldo ha finito con l’essere rimosso per la sua arroganza, presunzione e ostinazione. Anche se alla fine i video sono stati ultimati, non mi sentivo tranquillo né in pace. Anzi, mi sentivo a disagio e in colpa. Nel mio dovere ero sempre compiacente, mantenendo un’armonia superficiale nel timore di offendere gli altri, e non mi attenevo ai principi. Non avevo adempiuto veramente alla mia funzione di collaboratore e stavo ostacolando la produzione video della chiesa. Mi faceva stare malissimo. Poi la leader è venuta a parlarmi e mi ha smascherato, dicendo: “Non ti sei attenuto alle verità principi nel tuo lavoro con i tuoi fratelli e sorelle. Sapevi chiaramente che l’opinione di Aldo durante la produzione era sbagliata, ma hai continuato a seguirlo ciecamente per evitare conflitti e conservare la tua immagine ai suoi occhi. Questo ha fatto sì che i video andassero rifatti e ha ritardato il nostro lavoro”. E poi ha aggiunto: “Tendi a piegarti con il vento. Devi cercare la verità e risolvere subito la questione”. È stato difficile sentirglielo dire. Nei giorni successivi ho pregato e riflettuto al riguardo e letto la parola di Dio.
Ho visto che la parola di Dio dice: “Sotto ogni apparenza, le parole degli anticristi sembrano particolarmente gentili, colte e raffinate. Chiunque vìoli i principi, chi intralcia e disturba il lavoro della chiesa, non viene smascherato o criticato a prescindere da chi sia: l’anticristo chiude un occhio, lasciando che la gente lo reputi magnanimo in tutte le questioni. Accoglie con benevolenza e tolleranza ogni altrui corruzione e azione malvagia. Gli anticristi non si arrabbiano e non si infuriano, non si adirano e non incolpano le persone quando fanno qualcosa di sbagliato e danneggiano gli interessi della casa di Dio. Chiunque commetta il male e disturbi il lavoro della chiesa, a loro non interessa, come se questo non avesse nulla a che fare con loro, e non offendono mai le persone per questo motivo. Cos’è che gli anticristi hanno a cuore più di ogni altra cosa? Quante persone li stimino e quante persone li vedano quando soffrono e li ammirino per questo. Gli anticristi credono che non si debba mai soffrire senza ottenere nulla in cambio; a prescindere da quali difficoltà sopportino, quale prezzo paghino, quali buone azioni compiano, quanto siano premurosi, attenti e amorevoli verso gli altri, tutto questo deve avvenire in bella vista, più persone devono vederlo. E qual è il loro scopo nel comportarsi così? Conquistare le persone, indurne di più ad ammirare e approvare le loro azioni, il loro comportamento e il loro carattere. Esistono persino anticristi che cercano di dare di sé l’immagine di brave persone attraverso questo comportamento esteriormente buono, in modo che più persone si rivolgano a loro in cerca di aiuto. […] Le loro azioni non si limitano a ispirare venerazione nelle persone, ma procurano anche loro un posto nei cuori altrui. Gli anticristi vogliono prendere il posto di Dio. È a questo che mirano quando fanno queste cose. È evidente che le loro azioni abbiano già dato i primi risultati: gli anticristi detengono ora un posto nel cuore di queste persone prive di discernimento, e ci sono alcuni che li venerano e li ammirano; ed era esattamente questo l’obiettivo degli anticristi” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9 – Parte decima”). Dio mostra che gli anticristi sono particolarmente malvagi e spregevoli. Sanno agire in maniera gradevole e dire cose gentili per camuffarsi e conquistare i cuori altrui, facendo sì che le persone li ritengano gli unici tolleranti e comprensivi e cerchino conforto da loro. Questo allontana sempre più le persone da Dio, e gli anticristi prendono il posto di Dio nei loro cuori. Io ero proprio così. I fratelli e le sorelle devono sollevare questioni e aiutarsi a vicenda durante i loro doveri, ma io evitavo di dire qualcosa di offensivo solo per proteggere la mia reputazione. Ho notato alcuni problemi nei video di Aldo, eppure non mi sono attenuto alle verità principi; mi sono limitato a seguire la corrente. Ero compiacente e non praticavo la verità. Non volevo che tutti pensassero che ero arrogante, bensì tollerante, comprensivo e attento ai sentimenti degli altri. Volevo rendere felici tutte le persone con cui interagivo in modo da piacere loro e fare buona impressione. Pur di raggiungere il mio ignobile scopo, non risparmiavo nemmeno il lavoro della chiesa nel tentativo di mantenere un’immagine positiva. Ero talmente egoista! Attraverso il giudizio e la rivelazione di Dio ho visto che, così facendo, ero sul cammino di un anticristo. Mi sono sentito così in colpa quando me ne sono reso conto. In seguito, ho continuato a riflettere su me stesso. Ripensando a tutto il mio tempo da credente, avevo sempre cercato di compiacere gli altri. Ogni volta che vedevo qualcuno che appariva benevolo, colto e raffinato nel parlare e nell’agire, cercavo di eguagliarlo e imitarlo. Volevo sembrare più bonario e disponibile per salvaguardare la mia immagine agli occhi dei miei fratelli e sorelle. Quando constatavo i problemi di altri o notavo la loro indole corrotta, non parlavo quasi mai, per paura di metterli in imbarazzo smascherandoli. Ricordo che, quando in passato ero diacono del Vangelo, mi sforzavo sempre di essere discreto e di parlare con umiltà. Se vedevo qualcuno svolgere il suo dovere con negligenza e senza principi, temevo che, sollevando la questione, tutti mi avrebbero considerato antipatico, e avrei rovinato la mia immagine di “brava persona”. Così, in virtù di un cosiddetto amore, quando cercavo di aiutare gli altri pesavo le parole, ero gentile e indiretto. Non ho mai smascherato nessuno in modo diretto, né l’ho aiutato a capire la gravità delle sue azioni. Mi limitavo a dare suggerimenti indiretti. Quando dovevo rimuovere qualcuno, sentivo che questo avrebbe offeso la persona e non sapevo cosa dire. Facevo del mio meglio per spingere gli altri a offrire condivisione al posto mio, evitando l’incombenza ogni volta che potevo… In questo modo, facevo di tutto per gestire e proteggere il mio prestigio e la mia immagine, e affinché i fratelli e le sorelle dicessero che non mi davo mai delle arie e che era facile andare d’accordo con me. Mi avevano persino raccomandato per il ruolo di leader perché “avevo buona umanità” e non soffocavo gli altri. Ero così soddisfatto di me stesso. Gli anticristi usano un comportamento apparentemente gentile per ingannare e attirare le persone. Non avevo forse in mente gli stessi intenti e obiettivi? Non avevo mai riflettuto sul mio intento spregevole e sulla mia natura corrotta, e sentivo che non c’era nulla di male nell’essere compiacente. Riuscivo a ottenere l’approvazione e il sostegno degli altri, e a far sì che le persone pensassero bene di me: mi sembrava un bel modo di vivere. Ma a quel punto ho visto che stavo agendo in maniera compiacente, che stavo affermando me stesso nel modo più segreto e nascosto per ingannare gli altri e attirarli. Stavo percorrendo il cammino di un anticristo!
Un giorno, nei miei devozionali, ho letto un passo delle parole di Dio che mi ha davvero toccato: “Qual è la conseguenza quando le persone pensano sempre ai loro interessi, quando cercano sempre di proteggere il loro orgoglio e la loro vanità, quando rivelano un’indole corrotta eppure non cercano la verità per eliminarla? È che non hanno accesso alla vita, che mancano di autentiche testimonianze esperienziali. E questo è pericoloso, non è vero? Se non pratichi mai la verità, se non hai testimonianze esperienziali, a tempo debito verrai smascherato e scacciato. Che utilità hanno nella casa di Dio le persone prive di testimonianze esperienziali? Sono destinate a svolgere male qualsiasi dovere e non saranno in grado di fare nulla in modo adeguato. Non sono semplicemente spazzatura? Se, dopo anni di fede in Dio, le persone non mettono mai in pratica la verità, esse sono miscredenti; sono malvagie. Se non metti mai in pratica la verità e se le tue trasgressioni diventano sempre più numerose, allora la tua fine è segnata. È evidente che tutte le tue trasgressioni, la strada sbagliata che percorri e il tuo rifiuto di pentirti, tutto questo si traduce in una moltitudine di azioni malvagie; e così la tua fine consisterà nell’andare all’inferno: sarai punito. Pensate forse che sia una questione di poco conto? Se non sei stato punito, non puoi avere la percezione di quanto sia terrificante. Quando arriverà il giorno in cui veramente affronterai la calamità e ti troverai di fronte alla morte, sarà troppo tardi per i rimpianti. Se, nella tua fede in Dio, non accetti la verità e se credi in Dio da anni ma non c’è stato alcun cambiamento in te, la conseguenza finale è che sarai scacciato e abbandonato” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Ero sempre gentile e non mettevo in pratica la verità. Quando collaboravo con gli altri, era sempre a spese degli interessi della chiesa se realizzavo l’ignobile scopo di attirare e conquistare i cuori altrui. Tutto quel che facevo era malvagio. Se avessi continuato in quel modo, avrei finito per essere scacciato e punito da Dio! Dalle parole di Dio ho potuto percepire la Sua indole giusta e il Suo disgusto per coloro che non praticano la verità. Volevo pentirmi subito, cercare un percorso di pratica e cambiare la mia indole compiacente.
Ho letto che la parola di Dio dice: “Quando il tuo rapporto con Dio sarà divenuto normale, anche i tuoi rapporti con le persone saranno normali. Per instaurare una normale relazione con Dio, tutto deve essere costruito sul fondamento delle parole di Dio, devi essere in grado di compiere il tuo dovere in linea con le parole di Dio e con ciò che Dio chiede, devi correggere le tue opinioni e devi ricercare la verità in tutte le cose. Devi mettere in pratica la verità quando la comprendi e, qualunque cosa ti accada, devi pregare Dio e ricercare con un cuore che Gli obbedisce. Praticando in questo modo, sarai in grado di mantenere una normale relazione con Dio. Oltre a svolgere correttamente il tuo dovere, devi inoltre assicurarti di non fare nulla che non sia di beneficio per l’ingresso nella vita dei prescelti di Dio, e non dire nulla che non sia di aiuto ai fratelli e alle sorelle. Come requisito minimo, non devi fare niente che vada contro la tua coscienza, e non fare mai assolutamente nulla di vergognoso. Soprattutto, non devi assolutamente agire in contrasto o in opposizione a Dio, e non devi fare nulla che perturbi il lavoro o la vita della chiesa. Sii giusto e retto in tutte le cose che fai e assicurati che ogni tua azione sia presentabile al cospetto di Dio. Sebbene la carne a volte possa essere debole, devi essere capace di mettere al primo posto gli interessi della famiglia di Dio, senza bramare il profitto personale, senza fare nulla di egoista o spregevole, riflettendo spesso su te stesso. In questo modo, sarai in grado di vivere spesso davanti a Dio, e la tua relazione con Lui diventerà del tutto normale” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Com’è il tuo rapporto con Dio?”). “Per tutti quelli che compiono un dovere, indipendentemente da quanto profonda o superficiale sia la loro comprensione della verità, il modo più semplice di praticare l’accesso alla verità realtà è pensare agli interessi della casa di Dio in ogni cosa e abbandonare i propri desideri egoistici, gli intenti personali, le proprie motivazioni, l’orgoglio e il prestigio. Privilegiare gli interessi della casa di Dio è il minimo che si dovrebbe fare. Se chi compie un dovere non sa fare neppure questo, allora come si può affermare che lo sta compiendo? Quello non è compiere il proprio dovere. Per prima cosa dovresti pensare agli interessi della casa di Dio, tenere in considerazione la Sua volontà e il lavoro della chiesa. Metti queste cose prima di tutto; soltanto in seguito puoi pensare alla stabilità del tuo prestigio o a come gli altri ti considerano. Non trovate che sia un po’ più facile dividere tutto in due passaggi e accettare qualche compromesso? Praticando così per un po’, arriverai a sentire che soddisfare Dio non è così difficile. Inoltre, dovresti essere in grado di ottemperare alle tue responsabilità, adempiere ai tuoi obblighi e al tuo dovere, e mettere da parte i tuoi desideri egoistici, i tuoi intenti e le tue motivazioni; dovresti avere riguardo per la volontà di Dio e porre al primo posto gli interessi della Sua casa, il lavoro della chiesa e il dovere che devi compiere. Dopo aver sperimentato ciò per qualche tempo, capirai che questo è un buon modo di comportarsi. È vivere in maniera retta e onesta, e non essere una persona abietta e vile; è vivere giustamente e onorevolmente anziché essere spregevole, abietto e un buono a nulla. Ti renderai conto che è così che una persona dovrebbe agire e che quella è l’immagine che dovrebbe vivere” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Libertà e liberazione si possono guadagnare solo eliminando la propria indole corrotta”). Leggendo la parola di Dio, ho capito che soltanto coloro che ricercano la verità in ogni cosa e stanno dalla parte di Dio, che abbandonano i loro desideri personali e sostengono il lavoro della chiesa, vivono una sembianza umana e possono avere relazioni normali con gli altri. Da allora, ho iniziato a praticare dando la priorità a proteggere gli interessi della chiesa in ogni situazione, e ho cercato di soddisfare la volontà di Dio nel mio parlare e agire. Dopo aver praticato così per un po’, ho visto che avevo molte possibilità di praticare la verità nella vita quotidiana e nel mio dovere. Per esempio, nelle riunioni, ho notato che ad alcuni piaceva condividere vecchie dottrine, oppure andavano fuori tema. C’era anche chi divagava durante la condivisione, prolungando la nostra riunione. Questo danneggiava la vita della chiesa, ma il capogruppo non lo faceva notare né lo correggeva. All’inizio non volevo dire nulla, ma mi sentivo in colpa: perché volevo essere di nuovo compiacente? Ho subito rivolto una preghiera a Dio, abbandonando il mio intento iniquo. Verso la fine della riunione, ho sollevato i problemi che avevo notato e ho suggerito delle soluzioni. Ho sentito come rinunciare a me stesso e sostenere il lavoro della chiesa in quel modo mi desse un enorme senso di pace. Inoltre, un fratello che conoscevo molto bene è stato rimosso. Mi ha detto che era perché aveva bramato le comodità, era astuto e subdolo, e inefficiente durante il suo dovere. All’inizio volevo consolarlo e indurlo a pensare bene di me, ma poi ho capito che questa volta dovevo mettere in pratica la verità. Così ho placato il mio cuore e considerato cosa avrei dovuto dire per aiutare quel fratello a migliorare. Ho pensato alle nostre precedenti interazioni. Il suo desiderio di comodità era stato piuttosto evidente nel suo dovere. Con la massima schiettezza, ho messo in evidenza i problemi comportamentali che aveva manifestato durante il suo dovere e gli ho inviato alcune parole di Dio pertinenti. Mi ha ringraziato e mi ha detto che gli ero stato d’aiuto. Comportandomi così, mi sono sentito molto sereno e in pace.
Attraverso il giudizio e la rivelazione delle parole di Dio ho capito che, se avessi continuato a vivere secondo le filosofie mondane di Satana, sarei solo diventato più subdolo e falso: avrei perso ogni minima percezione di cosa significhi essere un uomo, e avrei finito per nuocere agli altri e a me stesso. Ho inoltre imparato che vivere secondo le parole di Dio e comportarmi secondo le verità principi è l’unico modo per avere umanità ed essere davvero una brava persona.
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