A cosa porta fuggire le responsabilità
Un giorno di febbraio del 2021, un leader mi ha incaricata di occuparmi delle Chiese dei neofiti nei Paesi di lingua spagnola. Ero piuttosto sorpresa. Avevo sempre svolto lavoro di evangelizzazione e non ero mai stata responsabile di Chiese di nuovi credenti. Non avevo esperienza nell’irrigare i nuovi arrivati e non sapevo nemmeno parlare Spagnolo. Ero sicura di incontrare molti problemi e difficoltà che non avrei saputo risolvere. I nuovi credenti sono proprio come bambini appena nati: se non vengono irrigati in tempo, finiranno per non capire la verità e non intraprendere saldamente la vera via. Se avessero abbandonato la fede, non avrei forse compiuto il male? Potevo essere rimossa o addirittura eliminata. Il mio predecessore in quel ruolo era stato sollevato per scarso rendimento. Il lavoro nelle Chiese dei neofiti era appena agli inizi, per gran parte era ancora in fase sperimentale. Non era facile. Credevo di non esserne all’altezza. Ma sapevo che mi era stato affidato quel dovere e non potevo rifiutarlo. Eppure non riuscivo a gestire i miei sentimenti. Finora le cose mi erano andate così bene nel lavoro di evangelizzazione. Convertivo molte persone ogni mese. Invece gestire le Chiese dei neofiti sarebbe stato difficile, e se l’avessi fatto male avrei potuto essere eliminata. Ero molto preoccupata e non ero sicura di poter svolgere un buon lavoro. Ripensavo al mio periodo di condivisione del Vangelo. Vedevo che c’erano così tanti problemi nelle Chiese dei nuovi credenti, e alcuni non avevo idea di come risolverli. Provavo un senso di impotenza, quel dovere mi sembrava troppo difficile. Se non avessi risolto rapidamente quei problemi, ciò avrebbe potuto compromettere il lavoro delle Chiese. Non sapendo cosa fare, ho pregato Dio, chiedendoGli di guidarmi a comprendere la Sua volontà e a sottomettermi.
Il giorno dopo, un fratello ha condiviso con me alcuni dei problemi di quelle Chiese. Mi ha detto: “Sempre più persone accolgono l’opera di Dio degli ultimi giorni. Quando le Chiese erano divise, alcuni dei leader erano irresponsabili e lasciavano fuori dei membri, i quali ora di conseguenza non partecipano a riunioni di gruppo e non possono leggere le parole di Dio. Leggi i messaggi di alcuni nuovi arrivati”. Ho aperto i messaggi che mi ha inoltrato. Ne ho trovato uno che diceva: “Fratello, sei della Chiesa di Dio Onnipotente? Non sono nel gruppo d’incontro della Chiesa. Vorrei fare comunione sulle parole di Dio Onnipotente online. Potresti aiutarmi? Sono triste perché al momento non posso nutrirmi delle parole di Dio Onnipotente”. Un altro neofita scriveva: “Fratello, non posso nutrirmi delle parole di Dio Onnipotente. Sono escluso dalla casa di Dio e ciò mi rende molto infelice. Puoi aiutarmi a trovare delle riunioni?” Altri aspettavano con ansia gli incontri ogni giorno, ma i leader non ne organizzavano. Un fratello, arrabbiato, scriveva: “Non so in che modo li stiate irrigando. Per quanto siate occupati o per quanto duramente lavoriate, vi lascia indifferenti vedere che queste persone che hanno accolto il Vangelo non possono riunirsi né leggere le parole di Dio? Se ci prendessimo un po’ cura di loro, non rimarrebbero fuori dalla casa di Dio”. Sentire quel fratello dire questo e leggere quei messaggi è stato terribile per me, e non ho potuto trattenere le lacrime. A causa delle nostre sviste, i nuovi credenti venivano lasciati fuori dalla casa di Dio. Non potevano vivere la vita di Chiesa né leggere le parole di Dio, e la loro vita ne veniva compromessa. Quanto a me, vedevo tutti quei problemi nelle Chiese, ma non me ne assumevo la responsabilità. Non mi facevo carico del fardello delle loro vite. Non pensavo a come ripristinare rapidamente la loro vita di Chiesa; anzi, volevo solo fuggire. Ero così egoista! Ho pensato alle parole di Dio: “Tutti voi sostenete che siete rispettosi del fardello di Dio e che difenderete la testimonianza della Chiesa, ma chi tra voi è stato davvero rispettoso del fardello di Dio? Domandati: sei uno che ha mostrato rispetto per il fardello di Dio? […] Sai consentire che la Mia volontà sia attuata in te? Hai offerto il tuo cuore nel più cruciale dei momenti? Sei uno che fa la Mia volontà? Domandatelo e pensaci spesso” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Discorsi di Cristo al principio, Cap. 13”). Ogni parola di Dio sembrava rivolta direttamente a me. Ero depressa e mi sentivo davvero in colpa. La casa di Dio mi aveva affidato la responsabilità dei neofiti e mi voleva rispettosa della volontà di Dio. Dovevo essere in completo unisono e armonia con i fratelli e le sorelle per irrigarli, in modo che potessero riunirsi, leggere le parole di Dio e radicarsi sulla vera via. In alcuni Paesi si stavano instaurando Chiese di nuovi credenti e sussistevano molti problemi che richiedevano un’attenzione urgente, mentre io non avevo considerazione della volontà di Dio. Da quando avevo accettato quell’incarico, non pensavo che al mio futuro, temendo di venire smascherata e di perdere il mio esito se non avessi svolto un buon lavoro. Non mi assumevo alcun fardello o senso di responsabilità verso il mio dovere. Ero così spregevole e priva di umanità! Dietro quel fratello che mi aveva inoltrato i messaggi dei nuovi arrivati si celava la volontà di Dio. Dio voleva risvegliare il mio cuore intorpidito in modo che vedessi la mia responsabilità e potessi assumermi un reale fardello verso il mio dovere. Ho pregato Dio: volevo smettere di preoccuparmi del mio futuro e invece appoggiarmi a Lui, assumere il mio incarico, compiere bene il mio dovere, ricercare la verità con gli altri e risolvere i problemi delle Chiese il più presto possibile.
Poi ho incaricato alcune persone di aiutare a dare disposizioni per quei neofiti che ancora non avevano riunioni. Ho anche cercato di capire bene il lavoro di tutte le Chiese. In molte delle Chiese dei nuovi credenti, alcuni dei supervisori erano nuovi nel loro lavoro e non sapevano come svolgerlo, e tra di loro c’era chi si limitava al minimo indispensabile e non si prendeva tempestivamente cura dei problemi dei neofiti. Avevano bisogno di aiuto oppure andavano rimossi. In particolare, alcuni neofiti avevano smesso di partecipare alle riunioni a causa dell’inganno da parte del loro clero, e questo accadeva sempre di più. Non ho potuto evitare di iniziare a preoccuparmi. Se avessi svolto quell’incarico per un po’ di tempo ma il nostro lavoro non fosse migliorato, la mia responsabilità sarebbe apparsa innegabile e di sicuro prima o poi sarei stata smascherata. Questo mi deprimeva ancor più. Esteriormente davo l’idea di essere sempre occupata a correre avanti e indietro, ma nel cuore sentivo tanta pressione. Alla fine del mese, il numero di nuovi credenti che non partecipavano alle riunioni era cresciuto. Mi sentivo paralizzata. Mi sono detta che ero stata incaricata di quel dovere da poco, quindi, se mi fossi dimessa in fretta, avrei limitato i danni. Se invece fossi rimasta e i nuovi credenti, non vedendo i propri problemi risolti, avessero lasciato la Chiesa, avrei causato un male enorme. A quel punto avrei potuto essere sostituita o addirittura compromettere la mia destinazione e il mio esito. Pensavo sempre di più all’opzione di abbandonare e alla fine ho stabilito che dovevo farlo. A quel pensiero, mi sono alzata in piedi di colpo e ho avuto delle vertigini. Tutto intorno a me sembrava muoversi e mi sentivo svenire. Non avevo mai provato niente del genere, e mi sono chiesta se potesse dipendere dallo stress. L’ho raccontato a una sorella, e lei ha condiviso con me che in quanto era d’improvviso accaduto si celava la volontà di Dio, nonché una lezione da apprendere. A queste sue parole, mi sono calmata, ho ricercato e riflettuto, e ho pregato Dio, chiedendo la Sua illuminazione per capire la mia corruzione.
Ho letto un passo delle parole di Dio, il secondo brano di pagina 672. “Nutrirti della parola di Dio, praticare la preghiera, accettare il fardello di Dio, assumerti i compiti che Egli ti affida: tutto ciò fa sì che tu possa avere un percorso davanti a te. Più aumenterà il peso del fardello che Dio ti affiderà, più facile sarà che tu sia perfezionato da Lui. Alcuni non sono disposti a collaborare con altri nel servire Dio, nemmeno dopo essere stati chiamati a farlo; costoro sono persone pigre che desiderano solo starsene piacevolmente comode. Più ti viene chiesto di collaborare con altri al servizio di Dio, più esperienza otterrai e, poiché avrai più fardelli ed esperienza, otterrai più opportunità di essere perfezionato. Pertanto, riuscendo a servire Dio con sincerità, potrai tenere conto del fardello di Dio e, di conseguenza, avrai maggiori opportunità di essere perfezionato da Lui. Attualmente, soltanto un gruppo di persone come queste viene sottoposto al perfezionamento. Più sarai toccato dallo Spirito Santo e più dedicherai tempo a tenere conto del fardello di Dio, più verrai perfezionato e guadagnato da Dio, finché, in ultimo, diventerai qualcuno che Gli è utile. Attualmente, vi sono alcuni che non portano alcun fardello per la Chiesa; sono persone svogliate e approssimative che si preoccupano solo della propria carne. Sono persone estremamente egoiste e persino cieche. Non avrai alcun fardello se non riuscirai a vedere tale questione in modo chiaro. Più tieni conto della volontà di Dio, più pesante sarà il fardello che Dio ti affiderà. Gli egoisti non sono disposti a sopportare cose simili, non sono disposti a pagare questo prezzo e, di conseguenza, perderanno l’opportunità di essere perfezionati da Dio. Questo non è forse farsi del male da soli? Se sei una persona che tiene conto della volontà di Dio, ti addosserai un vero fardello per la Chiesa. In realtà, invece di considerarlo un fardello che porti per la Chiesa, sarebbe meglio considerarlo un fardello che porti per la tua stessa vita, poiché il fine del fardello che ti addossi per la Chiesa è essere perfezionato da Dio attraverso tali esperienze. Pertanto, chiunque sostenga il fardello più pesante per la Chiesa, chiunque porti un fardello per fare ingresso nella vita, sarà tra coloro che vengono perfezionati da Dio. Ti è chiaro? Se la Chiesa di cui fai parte è dispersa come granelli di sabbia ma tu non sei né preoccupato né in ansia, e quando i tuoi fratelli e sorelle non si nutrono normalmente della parola di Dio fai finta di non vedere, allora non stai portando alcun fardello. Persone siffatte non sono gradite a Dio. Coloro che sono graditi a Dio hanno fame e sete di giustizia e tengono conto della Sua volontà. Pertanto, dovresti cominciare a tenere conto del fardello di Dio in questo stesso istante, non dovresti aspettare che Dio riveli la Sua giusta indole a tutti gli uomini prima di cominciare a tenere conto del Suo fardello. Sarebbe troppo tardi allora, non ti pare? Ora hai una buona opportunità di essere perfezionato da Dio e, se te la lasci sfuggire, lo rimpiangerai per il resto della vita, esattamente come Mosè che, non essendo riuscito ad arrivare nella buona terra di Canaan, lo rimpianse per il resto della vita, portandosi il rimorso nella tomba. Una volta che Dio avrà rivelato la Sua indole giusta a tutti i popoli sarai preso dai rimpianti e, anche se Dio non ti castigherà, sarai tu stesso a farlo con il tuo rimorso” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Tieni conto della volontà di Dio al fine di ottenere la perfezione”). Da questo passo delle parole di Dio, ho visto che assumersi un fardello per l’incarico di Dio si collega alla possibilità di essere perfezionati. Più una persona porta un fardello e più è consapevole del fardello di Dio, più viene benedetta da Dio. Tuttavia, coloro che mancano totalmente di responsabilità nei confronti del lavoro della Chiesa e del loro dovere, che proteggono solo se stessi senza sostenere gli interessi della Chiesa, sono tutti delle persone egoiste e spregevoli e non possono essere perfezionati da Dio. Ho riflettuto su quanto fossi egoista, riluttante ad assumermi un vero fardello o a tener conto della volontà di Dio; pensavo solo al mio futuro. I neofiti che non si riunivano regolarmente aumentavano sempre più, ma io non cercavo una soluzione tempestiva per offrire loro sostegno, anzi temevo di essere smascherata ed eliminata se non avessi abbandonato quel dovere. Non potevo sopportare una simile responsabilità verso quelle anime. Quindi, per proteggere me stessa, volevo dimettermi da quel dovere. Non ero affatto devota a Dio. Pensavo solo ai miei interessi nel mio dovere. Quando non ne traevo beneficio e in più dovevo soffrire e assumermi delle responsabilità, volevo scappare, per lasciarmi una via d’uscita. Ero felicissima di svolgere il lavoro quando le cose andavano bene, ma, quando sorgevano dei problemi e ne andava del mio futuro, volevo rinunciare. Non ero autentica nei confronti di Dio e non avevo affatto un cuore sincero. Ero una persona subdola, egoista e vile ed ero del tutto inaffidabile. Dio non avrebbe perfezionato qualcuno così egoista e subdolo come me. Più ci pensavo, più mi odiavo per la mia mancanza di coscienza. Non ero degna di vivere davanti a Dio. Ero sopraffatta dal senso di colpa e dal rimorso.
Perché pensiamo sempre agli interessi personali e al nostro futuro nel nostro dovere? Perché siamo così egoisti? Me lo sono chiesto anch’io. Quando nei miei devozionali ho letto le parole di Dio in cui si analizzano gli anticristi, ho acquisito un po’ più di chiarezza. Dio Onnipotente dice: “In circostanze normali, una persona dovrebbe accettare i cambiamenti del proprio dovere e sottomettervisi. Ma dovrebbe riflettere su se stessa, riconoscere l’essenza del problema e le proprie mancanze. È una cosa molto buona, e non esistono ostacoli insormontabili. Non è difficile; è molto semplice e chiunque può rifletterci su chiaramente. Quando una cosa del genere accade a un individuo normale, questi almeno imparerà qualcosa, acquisendo una comprensione e una valutazione più accurate di se stesso. Ma non è così per gli anticristi che, indipendentemente da ciò che accade loro, sono diversi dalle persone normali. In cosa consiste questa differenza? Non si sottomettono; non collaborano attivamente e di buon grado, tanto meno accettano autenticamente il trasferimento. Al contrario, provano repulsione, vi si oppongono, lo analizzano, ci riflettono su, e si arrovellano in speculazioni: ‘Perché sono stato trasferito a lavorare altrove? Perché non posso continuare a svolgere il mio attuale dovere? Davvero non sono adatto? Vogliono forse rimuovermi o eliminarmi?’ Continuano ad esaminare l’accaduto, analizzandolo all’infinito e rimuginandoci sopra. […] È una questione semplicissima, eppure un anticristo fa un sacco di storie al riguardo e ci rimugina sopra senza sosta, tanto da non chiudere occhio. Perché è questo il modo in cui ragiona? Perché ragiona in modo così complicato su una cosa semplice? La ragione è una sola: gli anticristi legano indissolubilmente ciascuna disposizione della casa di Dio che li riguardi alla propria speranza di ricevere benedizioni e alla propria futura destinazione. È per questo che pensano: ‘Devo stare attento; un passo falso farà sì che ogni passo sia falso, e potrò dire addio al mio desiderio di ricevere benedizioni. Sarà la mia fine. Non posso essere negligente! La casa di Dio, i fratelli e le sorelle, i capi di rango più elevato, persino Dio: sono tutti inaffidabili. Non ripongo la mia fiducia in nessuno di loro. La persona più affidabile e più degna di fiducia sono io; se non fai progetti per te stesso, chi altri si prenderà cura di te? Chi altri considererà le tue prospettive e la possibilità che tu riceva benedizioni? Dunque devo prepararmi meticolosamente e lavorare molto duramente per fare progetti per me stesso; non posso essere minimamente approssimativo, altrimenti sarà facile per le persone ingannarmi e approfittarsi di me’. Gli anticristi considerano ricevere benedizioni come più importante dei cieli stessi, della vita, del cambiamento dell’indole o della salvezza personale, e più importante che possedere i requisiti di un essere creato. Pensano che possedere i requisiti di un essere creato, svolgere bene il proprio dovere ed essere salvati siano tutte cose insignificanti, a malapena degne di menzione, e che invece ottenere benedizioni sia l’unica cosa in tutta la loro vita a cui non possono mai smettere di pensare. E così, in qualsiasi circostanza affrontino, per quanto seria o insignificante, sono estremamente cauti e attenti, e si tengono sempre pronta una via d’uscita” (“Vogliono ritirarsi quando non c’è prestigio né alcuna speranza di ottenere benedizioni” in “Smascherare gli anticristi”). Quando ho riflettuto su questo, ho visto che proteggermi nel mio dovere e pensare ai miei interessi personali equivaleva a manifestare l’indole di un anticristo così come Dio la rivela, a essere veramente egoista, e a pensare soltanto alle benedizioni e al guadagno personale. Avevo fede allo scopo di essere benedetta da Dio. Ogni volta che succedeva qualcosa, mettevo il mio esito e la mia destinazione prima di tutto, considerando le benedizioni preziose quanto la vita stessa. Valutavo ogni diversa angolazione, in guardia contro Dio, lasciandomi una via di fuga, temendo di essere esposta ed eliminata se non fossi stata cauta. Non possedevo autentica fede in Dio. Dopo aver preso in carico le Chiese dei nuovi arrivati, appena ho visto così tante difficoltà ho desiderato di tornare ad evangelizzare, un dovere che mi sembrava di aver svolto bene, con dei risultati, che mi avrebbe permesso di ottenere la promessa di Dio e una meravigliosa destinazione. Con tutti quei problemi nelle Chiese dei nuovi credenti, temevo che, se l’irrigazione non fosse stata svolta bene, i neofiti avrebbero abbandonato e io sarei stata ritenuta responsabile ed eliminata. Sentivo che il mio prestigio e il mio futuro ne avrebbero risentito e non sarei stata benedetta, quindi volevo voltare le spalle e scappare, e non volevo affatto svolgere quel dovere. Compivo il mio dovere solo per ottenere benedizioni, cercando di trattare con Dio. Questo non era sottomettersi a Dio e compiere il dovere di un essere creato. Ho pensato a Paolo, che diffuse il Vangelo ovunque in Europa, soffrendo molto e fondando molte Chiese, ma fece tutto quel duro lavoro solo per essere benedetto. Voleva usare il suo lavoro come merce di scambio con Dio. Questo è il motivo per cui dichiarò: “Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede. Ormai mi è riservata la corona di giustizia” (2 Timoteo 4:7-8). Ho agito proprio come Paolo, senza alcuna sincerità nel mio dovere. Volevo da Dio compensi e benedizioni per i miei sforzi superficiali, vivendo secondo il veleno dell’ “Ognuno per sé e che gli altri si arrangino”. Questo non era svolgere un dovere. Ero solo un’opportunista, una miscredente che si era fatta strada nella casa di Dio. Ero davvero spregevole. C’erano così tanti problemi pratici che dovevano essere affrontati nelle Chiese e a cui io non mi dedicavo. Pensavo solo al mio esito e alla mia destinazione, se sarei stata benedetta o meno. Ero a malapena umana. Questo mi faceva sentire davvero in colpa, così ho pregato: non volevo più preoccuparmi del mio esito, ma correggere il mio cuore e compiere bene il mio dovere.
In seguito ho letto un altro passo delle parole di Dio che è stato davvero illuminante, il secondo brano di pagina 1167. “Il compimento del suo dovere da parte dell’uomo è, in realtà, la realizzazione di tutto ciò che è a lui intrinseco, vale a dire ciò che gli è possibile fare. È allora che il suo dovere viene adempiuto. I difetti dell’uomo durante il suo servizio si riducono gradualmente attraverso il progredire dell’esperienza e il suo sottoporsi a giudizio; non ostacolano né influenzano il suo dovere. Coloro che smettono di servire oppure si arrendono e si tirano indietro per paura che vi siano difetti nel loro servizio sono i più codardi fra gli uomini. Se le persone non sanno esprimere ciò che dovrebbero durante il servizio o conseguire ciò che gli è intrinsecamente possibile, e invece indugiano e agiscono meccanicamente, hanno perso la funzione che dovrebbe avere un essere creato. Simili persone sono considerate ‘mediocri’, non sono che inutili rifiuti. Come potrebbero essere definite di esseri creati? Non si tratta forse di esseri corrotti che esteriormente brillano ma interiormente sono marci? […] Non vi è correlazione fra il dovere dell’uomo e l’eventualità che egli sia benedetto o maledetto. Il dovere è ciò che l’uomo dovrebbe compiere; è la sua vocazione mandata dal cielo e non dovrebbe dipendere da ricompense, condizioni o ragioni. Soltanto così egli starà compiendo il suo dovere. Benedetto è chi, dopo avere sperimentato il giudizio, viene reso perfetto e gioisce delle benedizioni di Dio. Maledetto è chi, dopo avere sperimentato il giudizio e il castigo, non va incontro a una trasformazione dell’indole, ossia non viene reso perfetto, bensì punito. Ma a prescindere dal fatto che siano benedetti o maledetti, gli esseri creati dovrebbero compiere il loro dovere, fare ciò che dovrebbero fare e ciò che sono in grado di fare; questo è il minimo che una persona, una persona che ricerca Dio, dovrebbe fare. Tu non dovresti compiere il tuo dovere solo per essere benedetto, né rifiutarti di agire per timore di essere maledetto. Lasciate che vi dica quest’unica cosa: compiere il proprio dovere è ciò che l’uomo dovrebbe fare, e se non è in grado di farlo, questo dimostra la sua ribellione. È attraverso il processo del compimento del proprio dovere che l’uomo gradualmente si trasforma, ed è attraverso questo processo che dimostra la sua lealtà. Stando così le cose, più sei in grado di compiere il tuo dovere, più verità riceverai e più la tua espressione diventerà reale” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “La differenza tra il ministero di Dio incarnato e il dovere dell’uomo”). Questo mi ha aiutata a capire che il dovere non è correlato all’essere benedetti o maledetti. In quanto essere creato, ho l’obbligo di compiere un dovere senza collegarlo alle benedizioni. Indipendentemente da qualsiasi difficoltà esso presenti, devo dare tutta me stessa e assumermi questa responsabilità. Anche se venissi trasferita o sostituita per non averlo svolto bene, avrei qualcosa da imparare. Non dovrei rinunciare per la sola paura di essere smascherata ed eliminata. La casa di Dio ha dei principi secondo cui rimuovere ed eliminare le persone. Quando le persone vengono allontanate dalla casa di Dio, non è a causa di un particolare dovere svolto o perché abbiano commesso un errore nel compierlo. Non è mai stato questo il motivo. È sempre perché non stanno perseguendo la verità, non sono sulla retta via, e rifiutano costantemente di pentirsi. I fratelli e le sorelle che perseguono la verità avranno ancora una possibilità anche dopo aver trasgredito. Se, con l’aiuto e il trattamento, una persona impara a conoscere se stessa, si pente e cambia, allora può rimanere nella casa di Dio. Ho anche imparato che, quando Dio valuta se qualcuno stia svolgendo bene il suo dovere, il punto non è quanto questa persona sembri spendersi o che risultati ottenga, ma se sia o no concentrata sul ricercare la verità e sul seguire i principi, se vi stia dedicano tutto il cuore e tutti i suoi sforzi. E a prescindere da quanti problemi si trovi ad affrontare, purché abbia a cuore la volontà di Dio e persegua la verità, Dio la illuminerà, e a tutto ci sarà una soluzione. Se qualcuno non persegue la verità, e pensa invece solo ai propri guadagni e alle proprie perdite, limitandosi al minimo sindacale nel proprio dovere e non pentendosi mai, è destinato ad essere smascherato ed eliminato. Una volta compresa la volontà di Dio, ho recitato un’altra preghiera: volevo smettere di pensare ai miei guadagni e alle mie perdite, dedicarmi con tutta me stessa al mio dovere e basta.
Da allora, mi sono davvero dedicata anima e corpo al mio dovere e ho analizzato attentamente il lavoro delle Chiese fin nei minimi dettagli, elencando tutti i problemi reali che sussistevano. Per quelli che non riuscivo a risolvere mi consultavo con il mio leader, e cercavo la condivisione da parte dei leader di altre Chiese. Una volta compresi i principi e le pratiche, sono riuscita a gestire molti problemi. Quando ho cambiato il mio atteggiamento e ho smesso di pensare al mio futuro, concentrandomi solo su come lavorare insieme ai miei fratelli e sorelle per risolvere i problemi dei nuovi arrivati, la vita della Chiesa ha man mano imboccato il giusto binario. Anche i neofiti che non si riunivano hanno gradualmente riacquistato la loro vita di Chiesa e la possibilità di nutrirsi delle parole di Dio. Parecchi di loro hanno anche iniziato ad assumere il dovere di evangelizzazione. Ho visto la guida e le benedizioni di Dio. Ho sperimentato personalmente l’affermazione di Dio: “Cercare di svolgere attivamente il proprio dovere di creatura di Dio è la strada verso il successo”. Se ripenso a tutto questo, dal momento in cui quelle Chiese di nuovi arrivati avevano molti problemi a quando gradualmente si sono rimesse in riga e i neofiti hanno iniziato ad avere una normale vita di Chiesa, è stato tutto frutto dell’opera di Dio. Ho visto che l’opera di Dio è davvero svolta da Dio Stesso, e noi giochiamo solo un ruolo. In qualsiasi dovere o difficoltà, dobbiamo sottometterci e non pensare ai nostri guadagni o perdite. Dobbiamo cercare la verità, avere a cuore la volontà di Dio e dedicarci anima e corpo al nostro dovere, e a quel punto vedremo le benedizioni di Dio.
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