La brama di comodità mi ha quasi condannata
Nel 2019, ero responsabile della produzione video mentre svolgevo anche la funzione di leader della chiesa. Mi sono ripromessa di svolgere bene il mio dovere. Dopo di che, ho messo davvero il mio cuore nel mio dovere e ho imparato come svolgere il lavoro della chiesa dalla sorella con cui collaboravo. Facevo del mio meglio per partecipare a ogni riunione, grande o piccola che fosse, e quando i fratelli e le sorelle erano in un cattivo stato, cercavo nella parola di Dio per condividere con loro e risolvere i loro problemi. Oltre a questo, revisionavo i video che i miei fratelli e sorelle portavano ogni giorno a termine. Ogni singolo giorno era davvero pieno per me. Dopo un po’ ho accusato la stanchezza e gradualmente ho perso la determinazione che avevo all’inizio. Mi sentivo sempre più riluttante a condurre una vita così frenetica. Soprattutto quando revisionavo i video, dovevo davvero riflettere e concentrarmi molto, e poi fornire suggerimenti precisi per risolvere i problemi riscontrati. Lo trovavo troppo stancante e mentalmente impegnativo. Pensandola così, ho iniziato a essere superficiale nel revisionare i video, e per alcuni rispondevo solo dopo una visione sbrigativa. A volte chiudevo un occhio quando c’erano problemi evidenti, perché altrimenti avrei dovuto pensare a una soluzione, quindi tenevo la bocca chiusa. Sono diventata sempre più negligente nel mio dovere, e così i video continuavano a essere rimandati indietro per le revisioni. In molti dovevano fare sforzi inutili. Si trattava di conseguenze gravi, ma non riflettevo su me stessa. Pensavo addirittura che non mi riguardassero direttamente, e che fossero dovute ai troppi problemi nei video degli altri.
Una volta, mi sono imbattuta in una reale strozzatura tecnica per un video che richiedeva idee nuove. I miei fratelli e sorelle tiravano fuori proposte di ogni tipo che mi facevano girare la testa. Mi sono detta: “È troppo stancante occuparsene, lascerò che siano loro a elaborare un piano!” Ho delegato il compito con la scusa che ero responsabile del lavoro complessivo, quindi potevo giustificare il fatto di non supervisionare e portare avanti il video. Ma poiché nessuno aveva mai affrontato quel tipo di problemi e non comprendevano bene alcuni princìpi, non sapevano come gestire un lavoro così complesso. Per questo motivo non c’è stato alcun progresso, e alla fine il video è stato accantonato. La mia collaboratrice, Lea, ha visto che eravamo inefficienti e che i nostri progressi erano lenti, così ci ha richiamati ed esortati ad accelerare il lavoro. Io mi sono lamentata che era troppo dura con noi e gli altri fratelli e sorelle mi hanno dato ragione, opponendosi alle sue disposizioni. La mia reazione ha fatto sentire Lea molto limitata, ed è diventata molto cauta ogni volta che discuteva con noi di disposizioni lavorative. Questo ha aumentato i ritardi e ostacolato i nostri progressi. Di solito non mi preoccupavo troppo di apprendere le competenze professionali, e mi sembrava che mettere insieme i materiali di formazione fosse una vera seccatura, così delegavo sempre il compito a Lea. A volte non partecipavo alla formazione con la scusa di essere troppo impegnata con il mio lavoro. In questo modo, sono diventata ogni giorno trascurata e indolente nel mio dovere. Una volta non mi sono nemmeno preparata in anticipo per una discussione di lavoro, facendo perdere tempo a tutti.
Poi, un giorno, sono caduta e mi sono slogata una caviglia mancando un gradino mentre scendevo le scale. Non ho riflettuto sul perché mi fosse successo, e ho pensato che avrei potuto riposare un po’, dato il dolore alla caviglia. Lea mi ha smascherata e trattata più volte, dicendomi che non portavo un fardello nel mio dovere, che stavo ritardando il lavoro della chiesa e che avevo un’influenza negativa sugli altri. Dopo le sue condivisioni, diventavo più attiva per qualche giorno, e poi ricominciavo a rallentare. Non pensavo che la questione fosse troppo grave e continuavo a lasciar correre, pensando: “Sono solo un po’ pigra, e non un’arrogante che limita o soffoca gli altri con un atteggiamento autoritario, quindi non è un problema serio. In ogni caso, ho levatura e alcune capacità professionali, quindi non sarò sostituita”. E così, gli avvertimenti di Lea mi sono entrati da un orecchio e usciti dall’altro, e non li ho presi affatto sul serio. Ho continuato a essere negligente nei miei doveri, e percepivo persino alcuni compiti come un peso e un intralcio. La mia negligenza ha comportato che molti video fossero rimandati indietro per apportarvi modifiche e che passasse un’eternità prima che venissero diffusi.
Una mattina, una leader superiore è passata senza preavviso a dirci che il nostro lavoro non aveva prodotto alcun risultato, e che continuavano a ripresentarsi questioni già evidenziate. Ci ha chiesto quale fosse esattamente il problema e se fossimo in grado di svolgere quel dovere, dicendo che, se le cose fossero andate avanti così, saremmo stati tutti rimossi. Questo mi ha spaventata. Ero una leader della chiesa e dirigevo anche il nostro lavoro, quindi ero direttamente responsabile di quel totale disastro. Era tutta colpa della mia negligenza. Più ci pensavo, più mi rendevo conto della gravità del problema. La leader superiore ha presto scoperto il modo in cui svolgevo il mio dovere e mi ha sostituita. Inoltre, mi ha severamente trattata, dicendo: “La chiesa ti ha affidato un lavoro importante, ma non ti curi affatto di tutti quei problemi e difficoltà. Ti preoccupi solo delle tue comodità fisiche, bloccando per mesi i progressi dei video. Sei totalmente priva di coscienza! La chiesa ti sta coltivando, ma tu non ti curi affatto della volontà di Dio, sei una totale delusione. Sei una leader, ma non adempi bene il tuo dovere. Non stai imparando nulla, sei incapace di progredire e indegna di essere coltivata. Se non ti penti e cambi, sarai scacciata”. Le parole della leader sono state un colpo durissimo per me. La mia mente si è svuotata e continuavo a chiedermi: “Cosa ho fatto per tutti questi mesi? Come sono arrivata a questo punto?” Sentirle dire che non ero degna di essere coltivata mi ha dato la sensazione di non avere un futuro. Ero davvero sconvolta e mi sentivo svuotata di ogni energia. Mi odiavo, innanzitutto per non aver avuto a cuore il mio dovere, ma ormai era troppo tardi.
Dopo essere stata rimossa, sono sprofondata in uno stato negativo di disperazione. Mi sentivo come se tutti mi avessero vista per ciò che ero e accantonata come un cattivo esempio, e anche Dio mi detestasse. Pensare alle parole con cui la leader mi aveva trattata mi pungeva davvero sul vivo. Mi sentivo come se fossi stata smascherata e scacciata. Ho passato giorni davvero dolorosi. Poi, un giorno, ho letto un passo delle parole di Dio che mi ha profondamente toccata. Le parole di Dio dicono: “Se sei leale a Dio e svolgi il tuo dovere con sincerità, è possibile che tu sia ancora negativo e debole quando vieni trattato e potato? Che cosa dovresti fare, in quel caso, se sarai davvero negativo e debole? (Dovremmo pregare Dio e affidarci a Lui, cercare di pensare a ciò che Egli ci chiede, riflettere su quali sono state le nostre mancanze, su quali errori abbiamo commesso; negli ambiti in cui siamo caduti, è lì che dobbiamo risalire.) Esatto. La negatività e la debolezza non sono problemi gravi. Dio non le condanna. Fintanto che una persona riesce a risalire da dove è caduta, a trarne un insegnamento e a compiere normalmente il proprio dovere, questo è sufficiente. Nessuno ti porterà rancore, quindi non essere sempre negativo. Se trascuri ed eviti il tuo dovere, ti sarai rovinato completamente. Tutti sono negativi e deboli, a volte: basta cercare la verità, e la negatività e la debolezza si eliminano facilmente. Ad alcuni per cambiare completamente il proprio stato basta leggere un capitolo delle parole di Dio o cantare qualche inno; sanno aprire il loro cuore in preghiera a Dio e lodarLo. Il loro problema non è forse risolto? Essere trattati e potati è infatti una cosa assolutamente positiva. Anche se le parole con cui vieni trattato e potato sono leggermente dure e pungenti, il motivo è che hai agito senza senno e hai violato i principi senza nemmeno rendertene conto: come potresti non essere trattato, date le circostanze? Il fatto che tu venga trattato in questo modo ha in realtà lo scopo di aiutarti, è amore nei tuoi confronti. Dovresti capirlo e non lamentarti. Quindi, se dal trattamento e dalla potatura derivano negatività e lamentele, si tratta di stoltezza e ignoranza, del comportamento di una persona priva di senno” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Mentre leggevo le parole di Dio, le lacrime mi scorrevano sul viso. La leader aveva ragione su tutto quando mi aveva trattata, e io ero stata criticata così duramente perché tutto ciò che avevo fatto era stato davvero esasperante. Ma non dovevo solo rinunciare a me stessa. Dovevo riflettere realmente sul motivo del mio fallimento, cambiare e pentirmi il prima possibile. Questo era l’approccio giusto che avrei dovuto adottare. Così, ho pregato, chiedendo a Dio di guidarmi a riflettere e conoscere me stessa attraverso quel fallimento.
Un giorno, ho letto alcune parole di Dio che esponevano e analizzavano i falsi leader e che mi hanno aiutata a capire un po’ me stessa. La parola di Dio dice: “I falsi leader non svolgono un vero lavoro, ma sanno come comportarsi da funzionari. Qual è la prima cosa che fanno, una volta diventati leader? Cominciano a cercare di conquistare le persone. Si comportano secondo l’approccio ‘Un nuovo manager deve dare una forte impressione’: per prima cosa compiono alcune azioni per ingraziarsi le persone, introducono alcune cose per rendere la vita delle persone più facile, cercano di fare buona impressione su di loro, di mostrare a tutti che sono in sintonia con la massa, in modo che tutti li lodino e dicano: ‘Sono come un genitore per noi!’ Poi assumono ufficialmente il comando. Ritengono sia giusto e opportuno per loro godere degli orpelli del prestigio, ora che hanno il sostegno della maggioranza e la loro posizione è sicura. I loro motti sono: ‘La vita non è altro che mangiare e vestirsi’, ‘Cogli il piacere del momento, perché la vita è breve’ e ‘Oggi bevi il vino di oggi; di domani, preoccupatene domani’. Godono di ogni giorno così come viene, si divertono il più possibile e non pensano al futuro, né tanto meno hanno considerazione delle responsabilità che un leader dovrebbe assumersi e dei doveri che dovrebbe svolgere. Predicano alcune parole e dottrine e svolgono meccanicamente alcuni compiti per salvare le apparenze, ma non eseguono un vero lavoro. Non cercano di scoprire i problemi reali della chiesa per risolverli definitivamente. Che senso ha svolgere un lavoro in modo così superficiale? Non è forse un inganno? Si possono affidare responsabilità serie a dei falsi leader di questo tipo? Sono in linea con i principi e le condizioni della casa di Dio per la selezione di leader e lavoratori? (No.) Queste persone non hanno coscienza né ragione, sono prive di senso di responsabilità, eppure desiderano lo stesso prestare servizio nella veste ufficiale di un leader della chiesa: perché sono così spudorate? Alcune persone che hanno senso di responsabilità, se possiedono scarsa levatura, non possono essere leader, per non parlare della spazzatura umana che non ha alcun senso di responsabilità; costoro sono ancora meno qualificati per il ruolo di leader. Quanto sono pigri questi falsi leader indolenti? Rilevano un problema, sono consapevoli che si tratta di un problema, ma lo trattano come niente fosse e lo ignorano. Costoro sono così irresponsabili! Per quanto possano essere buoni parlatori e sembrino avere un po’ di levatura, non sanno risolvere vari problemi nel lavoro della chiesa, portando così il lavoro a rallentare fino a fermarsi e i problemi ad accumularsi sempre più. Eppure, malgrado ciò, questi leader non si preoccupano di tali problemi e insistono nello svolgere alcuni futili compiti come se niente fosse. E qual è il risultato finale? Non gettano forse il lavoro della chiesa nello scompiglio, non lo compromettono? Non creano forse disordine e disgregazione all’interno della chiesa? Questo è l’esito inevitabile” (La Parola, Vol. 5: Responsabilità di leader e lavoratori, “Responsabilità di leader e lavoratori (8)”). “Tutti i falsi leader non svolgono mai alcun lavoro concreto e si comportano come se il loro ruolo di leader fosse un incarico ufficiale, godendo appieno dei vantaggi del loro prestigio. Per loro, il dovere e il lavoro che un leader dovrebbe svolgere sono un ingombro, un fastidio. Hanno il cuore colmo di ribellione nei confronti del lavoro della chiesa: se fai loro controllare il lavoro, o rilevare i problemi che emergono in esso e che vanno seguiti e risolti, sono pieni di riluttanza. Questo è il lavoro che i leader e i lavoratori devono svolgere, questo è il loro compito. Se non lo fai, se non sei disposto a farlo, perché vuoi comunque essere un leader o un lavoratore? Compi il tuo dovere per tener conto della volontà di Dio o per essere un funzionario e godere dei simboli del prestigio? Non è forse una vergogna essere un leader se desideri solo ricoprire una posizione ufficiale? Nessuno è di carattere inferiore: le persone di questo tipo non hanno rispetto di sé e sono totalmente spudorate” (La Parola, Vol. 5: Responsabilità di leader e lavoratori, “Responsabilità di leader e lavoratori (8)”). Leggendo queste parole di Dio ho provato una profonda vergogna. Non ero proprio quel tipo di leader falso e indolente di cui Dio stava parlando? Fin dall’inizio, ero convinta che chi è al comando non solo abbia l’ultima parola, ma guadagni anche la stima degli altri, così ho lavorato duramente e sofferto per ottenere quel prestigio. Ho dato a tutti una falsa impressione, facendo credere loro di sapermi assumere molte responsabilità. Una volta ottenuta quella posizione e la fiducia degli altri, ho mostrato la mia vera natura. Ho iniziato a bramare i privilegi del prestigio e, quando ho notato la quantità di lavoro e tutte quelle difficoltà, non volevo preoccuparmene. Le percepivo come un peso, e così pensavo a come alleggerire il carico e avere meno preoccupazioni. Non sopportavo l’impegno mentale di revisionare i video, quindi davo arbitrariamente suggerimenti inattendibili e facevo fare agli altri ripetute correzioni, sprecando tempo e lavoro. Quando emergevano problemi nei video di cui ero responsabile, non mi arrovellavo il cervello per trovare una soluzione, ma usavo il mio prestigio per giocare d’astuzia, così che se ne occupassero gli altri mentre io trascuravo e ignoravo il lavoro. Questo ha lasciato dei problemi irrisolti e il nostro lavoro si è arrestato. Accampavo ogni sorta di scuse per evitare la formazione tecnica e per scaricarla ad altri ogni volta che potevo. Trascinavo inoltre la pianificazione del lavoro urgente ed ero piena di lamentele, limitando così la mia collaboratrice. I nostri progressi erano ostacolati dal fatto che non gestivo prontamente la mole di lavoro. Ripensando a tutto quello che avevo fatto, avrei voluto davvero prendermi a schiaffi. Quando ho ottenuto prestigio, bramavo solo le comodità ed ero costantemente infida e subdola. Consideravo il mio lavoro un gioco da ragazzi e non avevo un briciolo di responsabilità. Non risolvevo subito i problemi e rimanevo indifferente quando il lavoro della chiesa ne risentiva. Le mie azioni erano forse diverse da quelle dei funzionari del Partito Comunista? Costoro ricorrono a tattiche di ogni tipo per acquisire prestigio e, una volta ottenutolo, non risolvono i problemi della gente comune. Vogliono solo procurarsi da mangiare e bere con l’imbroglio e usare il loro potere per un guadagno personale. Sono malvagi e privi di vergogna. Io ero identica. La chiesa mi ha affidato un lavoro così importante, ma a me interessavano solo gli agi e le comodità fisiche, e non svolgevo alcun vero lavoro. Ora è il momento più cruciale per diffondere il Vangelo, e prima questi video di testimonianza verranno diffusi online, più le persone potranno cercare e indagare la vera via. Ma io non consideravo affatto la volontà di Dio. Ho trascurato il mio dovere, ritardando gravemente il lavoro della chiesa. Ero egoista e meschina, totalmente priva di umanità. Poi ho visto chiaramente quanto fossi pigra, egoista e spregevole. Avevo ottenuto una posizione con l’inganno e non svolgevo alcun lavoro concreto. Avevo scarso carattere ed ero inaffidabile. Non avevo davvero alcun senso morale. Queste riflessioni erano come tante pugnalate al cuore. Ho pregato: “O Dio, sono così priva di umanità. Ho accettato questo dovere, ma non ho svolto bene il mio compito, e questo ha ostacolato il lavoro della chiesa. Dio, la mia sostituzione è stata la Tua giustizia. Voglio pentirmi e cambiare: Ti prego, guidami a conoscere me stessa”.
Nella mia riflessione, ho ricordato come gli altri avessero condiviso con me molte volte, mettendo in evidenza i miei problemi, persino trattandomi e smascherandomi, ma io non avevo affatto preso a cuore la cosa. Mi sembrava ancora che essere pigra e bramare le comodità fisiche non fosse un problema così grave, che non stessi facendo del male né limitando nessuno. Oltre a questo, poiché avevo levatura e conoscevo il lavoro, pensavo che la chiesa non mi avrebbe sostituita per la mia pigrizia. Prima di leggere le parole di Dio, non mi ero resa conto che queste erano solo mie nozioni e fantasie. La parola di Dio dice: “Chi ha il problema più grave: le persone pigre o le persone di scarsa levatura? (Le persone pigre.) Perché le persone pigre hanno un problema grave? (Le persone di scarsa levatura non possono essere leader o lavoratori, ma possono essere in qualche modo efficienti quando svolgono un dovere che si confaccia alle loro capacità. Le persone pigre non possono fare niente; anche se hanno levatura, non se ne fanno nulla.) Le persone pigre non sono in grado di fare nulla. In una parola, sono spazzatura, menomate dall’indolenza. Per quanto buona sia la levatura delle persone pigre, non è altro che fumo negli occhi; la loro buona levatura non ha alcuna utilità. Questo perché sono troppo pigre; sanno cosa dovrebbero fare, ma non lo fanno; anche se sono consapevoli che qualcosa costituisce un problema, non ricercano la verità per risolverlo; sanno quali difficoltà dovrebbero affrontare perché il lavoro sia efficace, ma non sono disposte a sopportare una sofferenza così significativa. Di conseguenza, non acquisiscono alcuna verità e non svolgono un vero lavoro. Non vogliono sopportare le avversità che spettano alle persone; conoscono solo la brama di comodità, il godimento dei momenti di gioia e di svago, e di una vita libera e rilassata. Non sono forse inutili? Chi non sopporta le avversità non è adatto a vivere. Chi desidera vivere sempre come un parassita è una persona priva di coscienza e di ragione; è una bestia, inadatta persino a prestare servizio. Non essendo in grado di sopportare le avversità, costui rende un servizio scadente e, se desidera acquisire la verità, le sue speranze sono ancora più vane. Chi non sa soffrire e non ama la verità è un perdigiorno, non è nemmeno all’altezza di prestare servizio. È una bestia, senza un briciolo di umanità. Nulla che non sia scacciare simili persone concorda con la volontà di Dio” (La Parola, Vol. 5: Responsabilità di leader e lavoratori, “Responsabilità di leader e lavoratori (8)”). “Il modo in cui consideri gli incarichi di Dio è davvero importante, è una questione molto seria! Se non sei in grado di portare a termine ciò che Dio affida alle persone, allora non sei degno di vivere alla Sua presenza e meriti di essere punito. È perfettamente naturale e giustificato che gli uomini dovrebbero portare a termine qualsivoglia incarico Dio affidi loro. Questa è la loro responsabilità più elevata, non meno importante della loro stessa vita. Se non prendi sul serio gli incarichi di Dio, allora Lo tradisci nel modo più grave. Facendo ciò, sei più deprecabile di Giuda e meriti di essere maledetto” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Come conoscere la natura umana”). Dopo aver letto le parole di Dio ho capito che, sebbene in apparenza non nuocessi a nessuno, avevo preso alla leggera l’incarico di Dio e ritardato il lavoro della chiesa. Questo era un grave tradimento verso Dio, persino più detestabile di quello di Giuda. Sono rabbrividita ripensando a tutto ciò che avevo fatto nel mio dovere. Avevo ignorato più volte la condivisione e i consigli degli altri, persino convinta a torto che, poiché conoscevo il lavoro e avevo levatura, la chiesa non mi avrebbe sostituita per la mia pigrizia. Ero talmente apatica e ostinata. Suscitavo sia pena che ilarità, e non ero stata in grado di capire quanto fosse pericoloso. Dio ha detto chiaramente che odia le persone che hanno levatura ma che sono pigre e infide, spregevoli e di scarsa umanità, e indegne della Sua fiducia. Le persone dotate di levatura inferiore ma salde, laboriose e disposte a soffrire sono migliori di loro. Sono sincere nel loro dovere. Ci mettono il cuore e sono coscienziose e responsabili. Quanto a me, invece, sembravo avere un po’ di levatura, mentre in realtà non riuscivo nemmeno a fare le cose più elementari che spettano a un essere creato nel suo dovere. Che razza di umanità e di levatura sono queste? A quel punto, ho realmente visto la verità su di me, e capito perché la leader aveva detto che non valeva la pena coltivarmi e che sarei stata scacciata se non mi fossi pentita e non fossi cambiata. Con un’umanità di quel tipo, essendo sia pigra che ingannevole, non avevo alcuna responsabilità nei confronti del mio dovere, non ero degna di fiducia, e dovevo essere allontanata e scacciata. Pensare a tutto il tempo che avevo sprecato mi ha fatta sentire davvero in debito con Dio. Da quel momento in poi volevo solo perseguire bene la verità, e compiere il mio dovere in modo appropriato per ripagare l’amore di Dio.
In seguito, ho iniziato a svolgere il lavoro di produzione testi. C’erano molte cose da fare e ogni giorno era impegnativo, così continuavo a richiamarmi a svolgere bene il mio dovere e a non cedere di nuovo alla carne. All’inizio sono stata responsabile nel mio dovere. Sentivo di essere in qualche modo cambiata. Ma, con l’aumentare del carico di lavoro e l’insorgere di difficoltà e problemi, la mia natura è tornata a manifestarsi. Pensavo: “Risolvere questi problemi è così mentalmente faticoso, basterà dargli una rapida scorsa e poi lascerò che siano gli altri a risolvere le questioni più complesse”. Una sorella mi diceva spesso che ero approssimativa e mi ammoniva a prendere il lavoro più seriamente. Io acconsentivo, e per qualche giorno andava meglio, ma poi tornavo ansiosa appena si presentava qualcosa di complicato e pensavo che fosse troppo difficile, troppo faticoso da gestire, così lasciavo tutto com’era. I giorni passavano così. In seguito, due sorelle del nostro gruppo sono state trasferite perché non stavano ottenendo buoni risultati e improvvisamente ho avuto un brutto presentimento. I miei risultati non erano molto migliori dei loro, e notavo che tutte le altre facevano più progressi di me. Ero diventata la peggiore del gruppo. Avevo ancora il mio dovere, ma mi sentivo veramente a disagio e temevo di essere trasferita. Ho parlato del mio stato con una sorella, e lei mi ha detto che il motivo per cui non stavo ottenendo buoni risultati nel mio dovere non era che mancavo di levatura, ma che ero troppo negligente. Svolgevo quel dovere da un po’, ma continuavo a fare errori davvero elementari, e questo denotava un problema nel mio atteggiamento verso il lavoro. Questo ha suscitato in me sentimenti contrastanti. Pensavo di essere ormai decisa a svolgere bene il mio dovere, allora perché continuavo ad approcciarlo in quel modo? Mi sono rivolta a Dio in preghiera e in ricerca.
Un giorno, ho letto un passo delle parole di Dio che mi ha fornito maggiore chiarezza sul mio problema. La parola di Dio dice: “Qualunque sia il lavoro o il dovere che svolgono, alcuni non sono in grado di eseguirlo, non ne sono all’altezza, non sono in grado di adempiere a nessuno degli obblighi o delle responsabilità che spettano alle persone. Non sono forse spazzatura? Sono ancora degni di essere definiti persone? A eccezione degli ingenui, di coloro che sono affetti da handicap mentali e di coloro che soffrono di menomazioni fisiche, esiste forse qualcuno che non debba svolgere i propri doveri e adempiere alle proprie responsabilità? Invece, simili persone non fanno che comportarsi subdolamente e giocare sporco, non vogliono adempiere alle proprie responsabilità; l’implicazione è che non vogliono comportarsi come persone degne di questo nome. Dio ha dato loro levatura e doni, ha dato loro l’opportunità di essere umani, eppure non sono in grado di farne uso nell’adempiere al loro dovere. Non fanno nulla, ma vogliono godere di ogni cosa. Una persona del genere è forse degna di essere definita umana? Indipendentemente dal lavoro che le viene affidato, che sia importante o comune, difficile o semplice, è sempre negligente e superficiale, sempre pigra e subdola. Quando emergono dei problemi, le persone di questo tipo cercano di scaricare la responsabilità su qualcun altro; non si assumono alcuna responsabilità, e vogliono solo continuare a vivere le loro vite da parassiti. Non sono forse spazzatura inutile? Nella società, chi non deve fare affidamento su se stesso per sopravvivere? Una volta cresciuta, una persona deve provvedere a se stessa. I suoi genitori hanno adempiuto alla loro responsabilità. Anche se i genitori fossero disposti a mantenerla, questa persona non si sentirebbe a proprio agio e dovrebbe essere in grado di riconoscere: ‘I miei genitori hanno terminato il loro compito di crescere i figli. Sono un adulto e sono in salute: dovrei essere in grado di vivere in modo indipendente’. Non è questo il minimo del senno che un adulto dovrebbe possedere? Se una persona fosse davvero dotata di senno, non potrebbe continuare a scroccare ai genitori: avrebbe paura di essere derisa dagli altri, di essere svergognata. Quindi, i fannulloni hanno forse senno? (No.) Pretendono sempre qualcosa senza offrire nulla in cambio, non vogliono mai assumersi alcuna responsabilità, vanno in cerca di un pranzo gratuito, vogliono tre pasti completi al giorno, che qualcuno li serva e che il cibo sia delizioso, e tutto questo senza svolgere alcun lavoro. Questa non è forse la mentalità di un parassita? E coloro che sono dei parassiti possiedono forse coscienza e senno? Hanno dignità e integrità? Assolutamente no; sono tutti scrocconi buoni a nulla, bestie senza coscienza né ragione. Nessuno di loro è degno di rimanere nella casa di Dio” (La Parola, Vol. 5: Responsabilità di leader e lavoratori, “Responsabilità di leader e lavoratori (8)”). Dalle parole di Dio ho imparato che chi possiede coscienza e ragione mette tutto sé stesso nel proprio dovere e lo assolve come si deve. Mentre coloro che mancano di normale umanità e ragione non sono mai disposti a soffrire o a subire disagi, e si limitano a giocare d’astuzia e ad arrangiarsi, senza pensare alle loro responsabilità e ai loro obblighi. Anche se Dio dà loro levatura e doni, e la possibilità di compiere un dovere, dal momento che non imparano nulla, vogliono solo godere delle comodità fisiche e non hanno alcun senso di responsabilità, alla fine non saranno in grado di fare nulla e diventeranno inutili. Io ero una di queste persone descritte da Dio. Dopo la mia rimozione, la chiesa mi ha permesso di lavorare ai testi dandomi la possibilità di pentirmi, ma io non ho saputo farne tesoro. Non volevo migliorare nel mio dovere, e quando incontravo delle difficoltà le passavo a qualcun altro, per niente disposta a dedicare energia mentale o tempo a pensare alle cose. Di conseguenza, non facevo alcun progresso nel mio dovere. Ero davvero preoccupata: perché rifuggivo ogni difficoltà e mi nascondevo da ogni disagio?
Una volta, nei miei devozionali, ho letto delle parole di Dio che mi hanno fatto capire la radice del problema. La parola di Dio dice: “Oggi, non credi alle parole che dico e non poni alcuna attenzione a esse; quando arriverà il giorno di diffondere questa opera e la vedrai nella sua totalità, ti pentirai, e in quel momento resterai interdetto. Ci sono benedizioni, eppure non sai goderne, e c’è la verità, ma tu non la persegui. Non ti guadagni il disprezzo per te stesso? Oggi, anche se la fase successiva dell’opera di Dio deve ancora iniziare, non c’è niente di eccezionale in merito alle richieste a te fatte e a ciò che ti viene chiesto di vivere. C’è tanta opera e così tante verità; non sono degne di essere conosciute da te? Il castigo e il giudizio di Dio non sono in grado di risvegliare il tuo spirito? Il castigo e il giudizio di Dio non sono capaci di farti odiare te stesso? Sei contento di vivere sotto l’influenza di Satana, in pace e gioia e con un po’ di conforto carnale? Non sei la più infima di tutte le persone? Nessuno è più stolto di coloro che pur avendo contemplato la salvezza non cercano di ottenerla; sono persone che si saziano della carne e godono di Satana. Speri che la tua fede in Dio non comporti sfide o tribolazioni, né la benché minima avversità. Persegui costantemente cose immeritevoli e non attribuisci alcun valore alla vita, e anteponi, invece, i tuoi pensieri stravaganti alla verità. Sei talmente indegno! Vivi come un maiale – che differenza c’è tra te, i maiali e i cani? Quelli che non perseguono la verità e invece amano la carne, non sono tutte bestie? I morti senza spirito non sono tutti dei cadaveri ambulanti? Quante parole sono state pronunciate tra di voi? È forse stata poca l’opera compiuta tra di voi? A quante cose ho provveduto fra di voi? Allora perché non ne hai ottenuto nulla? Di che cosa ti lamenti? Non è forse che non hai guadagnato nulla perché sei troppo innamorato della carne? E non è che i tuoi pensieri sono troppo stravaganti? Non è perché sei troppo stolto? Se sei incapace di ottenere queste benedizioni, puoi incolpare Dio per non averti salvato? […] Un vigliacco come te che persegue costantemente la carne – hai forse un cuore, uno spirito? Non sei una bestia? Io ti do la vera via senza chiedere nulla in cambio, ma tu non la persegui. Sei uno di quelli che credono in Dio? Ti dono la vita umana vera, ma tu non la persegui. Non sei allora del tutto simile a un maiale o a un cane? I maiali non aspirano alla vita dell’uomo né a essere purificati, e non capiscono che cosa sia la vita. Ogni giorno, dopo aver mangiato a sazietà, si mettono semplicemente a dormire. Io ti ho dato la vera via, ma tu non l’hai guadagnata: sei a mani vuote. Sei disposto a continuare a condurre questa vita, la vita di un maiale? Quale significato ha, per persone simili, essere vive? La tua vita è spregevole e ignobile, vivi in mezzo a sudiciume e dissolutezza e non persegui alcun obiettivo; non è la tua vita la più ignobile di tutte? Hai l’impudenza di volgere lo sguardo a Dio? Se continui a fare esperienza in questo modo, non è che non otterrai nulla? Ti è stata data la vera via, ma che alla fine tu la possa guadagnare o meno dipende dalla tua ricerca personale” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Le esperienze di Pietro: la sua conoscenza del castigo e del giudizio”). Ho letto e riletto questo passo. Ogni volta che leggevo in particolar modo le parole “bestie”, “i maiali e i cani” e “ignobile”, era come ricevere uno schiaffo. Mi sono chiesta: “Perché credo in Dio, in realtà? Solo per godere delle comodità? Perché perseguo cose tanto infime nella vita, anche dopo aver letto così tante parole di Dio?” Sentivo di essere stata profondamente corrotta da Satana. Filosofie sataniche come “La vita non è altro che mangiare e vestirsi”, “Cogliere il piacere dell’attimo, perché la vita è breve” e “Oggi bevi il vino di oggi; di domani, preoccupatene domani” erano le massime secondo cui vivevo. Consideravo il benessere fisico e il piacere come i miei principali obiettivi di vita. Ricordo che tutti i miei compagni di classe studiavano come matti prima degli esami di ammissione al liceo, mentre a me sembrava troppo stressante, così andavo al parco a rilassarmi. Sentivo di dover godere della vita e di ogni momento così come veniva, indipendentemente da quel che mi avrebbe riservato il domani. I miei compagni di classe mi dicevano che ero molto rilassata e a me sembrava un buon modo di vivere. Ero felice ogni giorno, priva di stress o preoccupazioni. Era la vita che volevo. Non ho cambiato prospettiva dopo aver acquisito la fede e aver assunto un dovere. Quando si presentava qualcosa di complicato o difficile, lo ritenevo una seccatura e volevo evitarlo, non disposta a sopportare un po’ di disagio fisico o di fatica. Mi piaceva non avere nulla da fare, oziare in modo libero e rilassato. Ma cosa ho guadagnato, in realtà, vivendo in quel modo? Non facevo alcun progresso nel mio dovere, e sprecavo il mio carattere e la mia dignità perché ero irresponsabile e ritardavo il lavoro della chiesa. Avevo disgustato Dio e irritato i fratelli e le sorelle. Queste prospettive sataniche di sopravvivenza sono molto dannose! Vivendo in questo modo, ero priva di integrità e dignità, e senza alcun giusto obiettivo nella vita. Ero talmente ignobile! In realtà, quando incontravo delle difficoltà nel mio dovere, Dio voleva che cercassi la verità e arrivassi a capire e ottenere la verità. Ma io non ho fatto tesoro di questo e ho sprecato così tante occasioni di ottenere la verità. Nella Bibbia si legge: “La prosperità degli stolti li fa perire” (Proverbi 1:32). È vero. Anche le parole di Dio dicono: “La carne dell’uomo è come il serpente: la sua essenza è quella di rovinare la vita dell’uomo e, quando essa prende il sopravvento, la tua vita è perduta” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Solo amare Dio vuol dire credere veramente in Dio”). Ho pensato a come avevo più volte trattato il mio dovere con leggerezza, a come avevo danneggiato il lavoro, e mi sono sentita in debito verso Dio. Ero piena di tristezza e rimorso, e ho cominciato a piangere senza sosta. Queste sono tutte macchie indelebili nella mia storia di fede in Dio, motivo di costante rammarico! Mi disprezzavo dal profondo del cuore. In lacrime, ho pregato: “Dio, Ti ho deluso. Ho avuto fede per anni senza mai perseguire la verità, ma solo le comodità effimere della carne. Sono così depravata! Dio, ho finalmente visto l’essenza della carne e, anche se forse non riuscirò mai a rimediare alle mie trasgressioni, voglio pentirmi, perseguire la verità e ricominciare da capo”.
In seguito, una sorella mi ha inviato un passo delle parole di Dio che mi ha permesso di trovare un percorso di pratica e di ingresso. La parola di Dio dice: “Quando le persone hanno dei pensieri, hanno delle scelte. Se accade loro qualcosa e fanno la scelta sbagliata, dovrebbero fare marcia indietro e optare per la scelta giusta; non devono assolutamente persistere nel loro errore. Una persona così è intelligente. Se invece sa di aver fatto la scelta sbagliata e non fa marcia indietro, allora è una persona che non ama la verità e non desidera veramente Dio. Diciamo, per esempio, che vuoi essere negligente e approssimativo nel compiere il tuo dovere. Cerchi di battere la fiacca e di evitare l’esame da parte di Dio. In simili momenti, prega immediatamente davanti a Dio e rifletti sul fatto che sia stato o no il modo giusto di agire. Poi domandati: ‘Perché credo in Dio? Tale approssimazione può passare inosservata agli altri, ma passerà inosservata a Dio? Per di più, non ho fede in Dio per poter essere negligente, ma per essere salvato. Il mio agire in questo modo non è espressione di una normale umanità, né qualcosa che Dio ama. No, potrei battere la fiacca e agire a mio piacimento nel mondo esterno, ma ora mi trovo nella casa di Dio, sotto la Sua sovranità, sotto l’esame dello sguardo di Dio. Sono una persona, devo agire secondo la mia coscienza, non posso fare come mi pare e piace. Devo agire secondo le parole di Dio, non devo essere negligente e superficiale, e nemmeno battere la fiacca. Allora, in che modo devo comportarmi per non battere la fiacca e non essere negligente e superficiale? Devo impegnarmi. Fino a un attimo fa mi sembrava troppo faticoso farlo così, volevo evitare le avversità, ma ora capisco: potrà anche costare molta fatica farlo in questo modo, ma produce dei risultati, e quindi è così che va fatto’. Quando compi un lavoro e hai ancora paura delle avversità, in momenti simili devi pregare Dio: ‘O Dio! Sono pigro e disonesto, Ti prego di disciplinarmi, di rimproverarmi, in modo che la mia coscienza percepisca qualcosa e io provi vergogna. Non voglio essere negligente e superficiale. Ti prego di guidarmi e illuminarmi, di mostrarmi la mia ribellione e la mia spregevolezza’. Quando preghi in questo modo, rifletti e cerchi di conoscere te stesso, questo ti farà provare rimorso, e sarai in grado di odiare la tua spregevolezza, e il tuo stato sbagliato inizierà a cambiare, e sarai capace di riflettere al riguardo e di dire a te stesso: ‘Perché sono negligente e superficiale? Perché cerco sempre di battere la fiacca? Agendo in questo modo, privo di coscienza e di senno, sono ancora una persona che crede in Dio? Perché non prendo le cose sul serio? Non ho solo bisogno di dedicarci un po’ più di tempo e di impegno? Non è un gran peso. Questo è ciò che dovrei fare; se non riesco a fare nemmeno questo, sono degno di essere definito umano?’ Di conseguenza, farai un proponimento e giurerai: ‘O Dio! Ti ho deluso, sono davvero troppo corrotto e privo di coscienza e senno, non ho alcuna umanità, desidero pentirmi. Ti prego di perdonarmi, cambierò sicuramente. Se non mi pentirò, vorrei che Tu mi punissi’. In seguito, la tua mentalità farà marcia indietro e inizierai a cambiare. Agirai e svolgerai i tuoi doveri con scrupolosità, con meno negligenza e superficialità, e sarai in grado di soffrire e di pagare un prezzo. Percepirai che svolgere il tuo dovere in questo modo è meraviglioso, e avrai il cuore colmo di pace e gioia” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Fare tesoro delle parole di Dio è il fondamento della fede in Dio”). Dalle parole di Dio, ho visto che la cosa più basilare che dovremmo fare in quanto persone è dare tutti noi stessi per il nostro dovere. Non importa quanto sia difficile, se sia semplice o complicato, dobbiamo adempiere alle nostre responsabilità e farlo seriamente e con tutto il cuore. Dovremmo fare tutto il possibile. Questo è l’atteggiamento corretto nei confronti del dovere. Le parole di Dio indicano un percorso di pratica. Quando vogliamo iniziare a essere infidi e subdoli, dobbiamo accettare l’esame di Dio, pregare e abbandonare la carne. Riflettendo sulle parole di Dio, ho percepito la Sua comprensione e la Sua compassione per gli uomini. Egli spiega molto chiaramente questi percorsi di pratica e di ingresso in modo che possiamo vivere una sembianza umana. Capiti i requisiti e la volontà di Dio, ho detto una preghiera e rinunciato intenzionalmente alla mia carne.
Una volta mi sono imbattuta di nuovo in un problema spinoso e, in quel momento, ho provato l’impulso di essere approssimativa e negligente, così ho pregato: “Dio, sto pensando di essere di nuovo subdola nel mio dovere, ma non è così che voglio affrontarlo. Ti prego, guidami ad abbandonare la carne, a praticare la verità e a compiere bene il mio dovere”. Dopo aver pregato, mi è venuto in mente che, anche se gli altri non avessero visto che ero infida e subdola, Dio lo avrebbe notato. Egli avrebbe visto se stavo praticando la verità o assecondando la carne. A questo pensiero ho acquietato il mio cuore per valutare come risolvere il problema e, senza rendermene conto, alcuni principi mi sono diventati più chiari. Il problema è stato risolto molto rapidamente. Dopo aver praticato alcune volte in questo modo, in cuor mio ero davvero tranquilla e sentivo che era un ottimo modo di compiere il mio dovere. Inoltre, è scomparso quel terrore di essere trasferita a un altro dovere che avevo provato in passato.
Riuscire un po’ a cambiare era la salvezza che Dio mi donava, e ho gradualmente aperto gli occhi grazie al giudizio, alla rivelazione e al nutrimento delle parole di Dio. Sia lodato Dio!
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