Giorni a perseguire fama e fortuna
“Nella sua vita, se l’uomo desidera essere purificato e ottenere cambiamenti nella propria indole, se vuole vivere una vita piena di significato e compiere il proprio dovere di creatura, allora deve accettare il castigo e il giudizio di Dio e non deve permettere che la disciplina e le percosse di Dio si allontanino da lui, così da potersi liberare dalla manipolazione e dall’influenza di Satana e vivere nella luce di Dio. Sappi che il castigo e il giudizio di Dio sono la luce, la luce della salvezza dell’uomo, e che per lui non esiste migliore benedizione, grazia o protezione” (“Il castigo e il giudizio di Dio sono la luce della salvezza dell’uomo” in “Seguire l’Agnello e cantare dei canti nuovi”). Cantare questo inno delle parole di Dio mi tocca nel profondo. Ero solito vivere secondo veleni satanici come “Sii al di sopra degli altri e rendi gloria ai tuoi antenati” e “Mentre l’uomo si affanna verso l’alto, l’acqua scorre verso il basso”. Ho cercato costantemente la fama e il prestigio, sono stato ingannato e danneggiato da Satana, preoccupandomi degli utili e delle perdite della mia reputazione e del mio prestigio. Era doloroso vivere in quel modo. Solo quando ho sperimentato il giudizio, il castigo, il rimprovero e il disciplinamento delle parole di Dio sono giunto a comprendere in parte la mia natura corrotta e ho visto con maggiore chiarezza l’essenza e le conseguenze del cercare fama e prestigio. Ho finalmente iniziato a svegliarmi e a provare rimorso. Non volevo più vivere in quel modo, ma solo perseguire la verità e compiere bene il mio dovere per soddisfare Dio.
Mi ricordo, era il settembre del 2016, che ho intrapreso il mio compito di creazione degli inni. Di lì a poco, il nostro capo si è rivolto a noi per discutere della scelta di un capo squadra. Appena l’ho saputo, ero elettrizzato e ho iniziato a valutare tra me e me i possibili candidati. Gli altri fratelli e sorelle che svolgevano con me il mio stesso compito erano troppo giovani oppure non abbastanza qualificati. C’era solo fratello Li – la sua condivisione sulla verità era piuttosto concreta e lui comprendeva parte del lavoro. E poi, aveva un atteggiamento pacato. Sentivo che c’era una buona possibilità che venisse scelto lui, ma nemmeno la mia condivisione era così male e io ero particolarmente bravo ad apprendere e piuttosto veloce nell’acquisire cose nuove. Ero bravo anche nel visualizzare il quadro generale. Pertanto, ho immaginato che le mie possibilità di essere eletto dovessero essere maggiori delle sue. Ma quel dovere era nuovo per tutti i membri della squadra e non era da tanto che lavoravamo insieme, quindi non ci conoscevamo abbastanza bene. Non si sapeva se avrebbero scelto me. Pertanto, ho suggerito al capo di valutare i risultati dei doveri che ognuno di noi aveva compiuto e poi di designare qualcuno che guidasse la squadra temporaneamente. Erano tutti d’accordo. Ero segretamente compiaciuto; sentivo di avere un’esperienza piuttosto comprovata nel compimento dei doveri, pertanto avevo in pugno questa elezione. Il giorno dopo, mi sono recato alla riunione assai sicuro di me ma, con mia sorpresa, alla fine è stato scelto fratello Li. In quel momento, ero davvero deluso ma, per salvare la faccia, ho finto di non essere turbato e ho detto: “Sia ringraziato Dio. D’ora in poi, lavoriamo tutti insieme per portare a compimento i nostri doveri”. Tuttavia, nel profondo, non ce la facevo proprio ad accettarlo. Sentivo di non avere più energia mentre tornavo a casa. Non riuscivo proprio a venirne a capo. Cosa aveva fratello Li più di me? Non riuscivo davvero ad accettarlo. Sentivo di avere evidentemente molto talento, quindi non scegliere me non era uno spreco? Pertanto, sentivo che dovevo assolutamente dimostrare quanto valessi e mostrare agli altri di che pasta fossi fatto. Dopo di ciò, pur apparendo calmo in superficie, in segreto mi stavo mettendo a confronto con fratello Li. Mi sono dato tutto allo studio per migliorare le mie abilità in modo da surclassarlo. Dentro di me esultavo quando vedevo che era lento a imparare e pensavo: “Ecco che si scopre la verità! Non sei poi così grande! Con il tempo, anche tutti i nostri fratelli e sorelle vedranno chi è migliore”. Gioivo a ogni suo piccolo errore, pensavo tra me: “Hai stoffa a sufficienza? Ora ti vedranno per quello che sei!” Guardare fratello Li risolvere i problemi degli altri mi rendeva invidioso. Sentivo che anch’io possedevo quel tipo di esperienza pratica e, se fossi stato io capo squadra, pure io sarei stato bravo nella condivisione. Soprattutto quando discutevamo di lavoro, qualsiasi cosa suggerisse fratello Li, io mi inerpicavo per dire qualcosa di più esauriente e acuto.
Ricordo che, durante una riunione, mentre stavamo discutendo su alcune idee per un inno, fratello Li ha dato un consiglio davvero valido. Ma ho pensato: “Se lo accetto, allora non lo farò sembrare migliore di me? E poi come farei a tenere alta la testa?” Ho tirato fuori un’obiezione e ho avanzato un altro suggerimento, ma il gruppo alla fine ha sposato la sua idea. È stato come uno schiaffo sul viso. Vedendo i fratelli e le sorelle discuterne animatamente, mi sentivo ancora più in opposizione a fratello Li e non mi interessava minimamente continuare ad ascoltare. Ho ripensato al dovere che avevo precedentemente compiuto; a ogni modo, ero stato capo squadra e tutti i fratelli e le sorelle mi guardavano con ammirazione. Ora, però, non ero più capo squadra e, a ogni occasione, lui appariva migliore di me. Se avessi saputo che sarebbe accaduto ciò, non sarei andato lì a compiere il mio dovere. Dopo la riunione, i miei pensieri erano vorticosi e dentro mi sentivo davvero cupo. Vagamente consapevole di non essere nello stato giusto, ho pregato Dio e mi è venuto in mente questo passo delle Sue parole: “Ho una profonda conoscenza delle impurità presenti nel cuore di ogni essere creato, e prima di crearvi conoscevo già l’iniquità che alberga nel profondo del cuore umano, e conoscevo tutta la falsità e la disonestà in esso presenti. Quindi, sebbene non resti alcuna traccia quando gli uomini commettono ingiustizie, so comunque che l’iniquità che serbate nel cuore sorpassa la ricchezza di tutte le cose che ho creato. Ognuno di voi è salito alla vetta delle moltitudini; siete ascesi per diventare i progenitori delle masse. Siete estremamente arbitrari, e vi scatenate tra tutti i vermi cercando un posto comodo e tentando di divorare i vermi più piccoli di voi. Siete malevoli e biechi nell’intimo, e superate persino gli spiriti che si sono inabissati nelle profondità del mare. Vivete in fondo al letamaio, e disturbate i vermi da cima a fondo finché non hanno più pace, si combattono per un po’ per poi calmarsi. Non conoscete la vostra condizione, tuttavia combattete l’uno contro l’altro nel letame. Cosa potete guadagnare da questa lotta? Se davvero nel vostro cuore c’era una reverenza sentita per Me, come avete potuto combattervi l’un altro dietro le Mie spalle? Indipendentemente da quanto sia elevato il tuo rango, non sei forse comunque un piccolo verme ripugnante nel letame? Sarai capace di farti crescere delle ali e diventare una colomba nel cielo?” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Quando le foglie d’autunno torneranno alle loro radici, ti rammaricherai di tutto il male che hai commesso”). Le parole di Dio mettevano a nudo quanto fosse brutto il mio competere per la fama e il profitto. Sin da quando avevo accettato questo compito, ero stato consumato dall’ambizione, morendo dal desiderio di riuscire in qualcosa per ottenere la stima dei fratelli, delle sorelle e del capo, così da potermi affermare all’interno della squadra. Durante il processo di selezione, avevo tentato di usare la mia arguzia a mio vantaggio, convincendo il capo a tenere un’elezione provvisoria in base ai doveri compiuti in passato. Sono diventato invidioso quando fratello Li è stato scelto e ho cullato nei suoi confronti un atteggiamento competitivo. Quando notavo problemi nel suo lavoro, non sostenevo gli interessi della chiesa né cercavo di aiutarlo, ma morivo invece dalla voglia di vederlo sostituito a causa della sua incompetenza, cosa che mi avrebbe dato un’opportunità di prendere il suo posto. Ero impantanato nel mio intessere trame, nella ricerca di fama e profitto, e le mie azioni erano completamente prive di coscienza o raziocinio. Era davvero deprecabile e tossico. Quando me ne sono reso conto, ero così sconvolto e ho duramente rimproverato me stesso. Ho pregato Dio e Gli ho chiesto di guidarmi nel praticare la verità, così che non sarei più stato vincolato e limitato dalla mia indole satanica corrotta.
Un giorno, ho letto questo passo delle parole di Dio: “Per tutti quelli che compiono il proprio dovere, indipendentemente da quanto profondamente capiscano la verità, e che desiderano accedere alla realtà della verità, il modo più semplice di praticare è pensare agli interessi della casa di Dio in tutto quello che si fa e abbandonare i propri desideri egoisti e motivazioni, intento personale, prestigio e posizione. Privilegiare gli interessi della casa di Dio è il minimo che si dovrebbe fare. Se chi compie il proprio dovere non sa fare neppure questo, allora come si può affermare che lo sta compiendo? Questo non è compiere il proprio dovere” (“Consegna il tuo vero cuore a Dio e potrai ottenere la verità” in “Registrazioni dei discorsi di Cristo degli ultimi giorni”). Le parole di Dio mi indicavano il principio e la direzione da seguire nello svolgere il mio dovere, che consisteva nel liberarmi del mio desiderio di fama e prestigio, mettere al primo posto il lavoro della chiesa, a qualsiasi costo, ed eseguire il mio dovere al meglio della mia capacità. Solo allora avrei compiuto il mio dovere di essere creato e avrei avuto una qualche parvenza umana. Cercare fama e prestigio e trascurare il mio lavoro primario non avrebbe significato compiere il mio dovere; sarebbe stato come resistere a Dio e compiere il male. In seguito, durante una riunione, mi sono aperto con i miei fratelli e sorelle su tutte queste cose e ho rivelato la mia corruzione. Loro non mi hanno guardato con disprezzo e quel muro tra me e fratello Li è scomparso. Dopo di ciò, ho condiviso attivamente durante i raduni che lui coordinava e non ridevo sotto i baffi quando individuavo difetti nel suo lavoro. Al contrario, offrivo suggerimenti e sostegno e, ogni volta che lo vedevo aiutare i fratelli e le sorelle a risolvere i loro problemi, non diventavo invidioso come prima, ma sentivo che, nella casa di Dio, sono solo i nostri ruoli a essere differenti, non il nostro status. Volevo solo lavorare insieme per svolgere bene i nostri doveri. Mi sono sentito molto più a mio agio quando ho messo ciò in pratica e, in seguito, ho visto le benedizioni di Dio. Sebbene la nostra squadra fosse partita da basi pessime in termini musicali, di lì a breve, abbiamo prodotto la prima canzone in spagnolo ed è stata accolta piuttosto bene dagli altri fratelli e sorelle.
Dopo sei mesi, il lavoro mi stava diventando più familiare. I fratelli e le sorelle tendevano ad accettare le mie idee quando discutevano di lavoro. E io, di solito, conducevo le consultazioni sul lavoro che mensilmente si tenevano nella nostra squadra. Sentivo che il mio bisogno di fama e prestigio era stato ampiamente soddisfatto. Inoltre, all’incirca in quel periodo, il nostro capo mi ha chiesto di fare di più per guidare il lavoro. Essere così altamente considerato da parte del mio capo mi ha dato ancor di più la sensazione di essere un talento prezioso. A un certo punto, avevamo bisogno di qualcuno che si assumesse un compito extra e, sebbene io lo sappia fare bene, mi sono fatto qualche calcolo mentale: “Non avrò i riflettori puntati addosso e mi prenderà del tempo. Perciò, se ci lavoro, probabilmente perderò parte dell’attenzione che ho su di me. Se, invece, lo facesse fratello Li, mi potrei ritagliare una mia nicchia qui”. Perciò ho trovato ogni scusa possibile per rifiutare la proposta e ho consigliato che lo facesse fratello Li al mio posto. La verità è che, all’epoca, mi sentivo in colpa e scosso, ma sono rimasto ostinato e intenzionato a proteggere la mia posizione. Fratello Li si è assunto quel compito a lui poco familiare. Dopo aver trovato varie difficoltà, è divenuto negativo e questo, di conseguenza, ha influito sul suo lavoro. Pur essendone venuto a conoscenza, non ho riflettuto su me stesso. Fratello Li era spesso incapace di prendere parte al lavoro svolto dalla nostra squadra, perciò la maggior parte delle questioni, grandi e piccole, ricadeva su di me. Di conseguenza, il mio desiderio di fama e prestigio non ha fatto che crescere. Ho visto che c’erano alcune divergenze e difetti nel lavoro dei fratelli e delle sorelle che ostacolavano il procedere del lavoro e questo mi ha causato grande ansia. Mi dicevo: “Sono responsabile per questo lavoro, pertanto, se qualcosa andasse storto, cosa penserà il capo di me? Mi vedranno come un incompetente?” A quel pensiero, non riuscivo a fare a meno di perdere la pazienza e di rimproverare i fratelli e le sorelle: “E questo lo chiamate compiere il vostro dovere? Non ce la fate a concentrarvi? Non riuscite a smettere di fare errori?” Con il risultato che si sentivano tutti davvero limitati da me. In un’altra occasione, sono stato via per qualche giorno per compiere il mio dovere e, quando sono tornato, ho visto che una sorella aveva stilato un piano di lavoro senza prima discuterne con me. Mi sono davvero arrabbiato. Ho pensato: “Questo è troppo! Non hai il minimo rispetto per me”. L’ho veramente aggredita. Nel frattempo, all’interno della squadra, iniziava a venire fuori un problema dopo l’altro. Le mie idee non venivano adottate dai fratelli e dalle sorelle, i quali addirittura mi criticavano. L’ho sentito come un affronto e sono esploso. Ho detto: “Siccome tutti voi sembrate pensarla diversamente, fate come meglio credete! E allora, quando le cose andranno male, dovrete assumervene la responsabilità!” Dopo essermi lamentato, ho provato una sorta inspiegabile di panico e senso di colpa. Ho pensato che fino ad allora ero vissuto dentro un’indole arrogante, perdendo in continuazione la pazienza con i miei fratelli e sorelle. Dio lo avrebbe approvato? Ma poi ho pensato: “Non lo sto facendo per amore del mio dovere? E chi tra di noi non ha mai rivelato di avere un po’ di corruzione?” Non avevo riflettuto sinceramente su me stesso. Il giorno successivo, mi sono slogato una caviglia mentre giocavo a basketball; si è gonfiata come un pallone e ha iniziato a farmi molto male. Non riuscivo a camminare né a svolgere il mio dovere. Ero assolutamente consapevole che Dio mi stava disciplinando e solo allora ho iniziato a riflettere su me stesso. Per tutto quel tempo, avevo cercato fama e prestigio, ero stato arrogante e avevo rimproverato i miei fratelli e sorelle. Rivedevo tutto nella mia mente, scena dopo scena, come un film. Ho odiato me stesso e mi sono chiesto: “Perché non sono mai cambiato? Perché non riesco a trattenermi dal ribellarmi contro Dio e resistere a Lui?”
Qualche giorno dopo, alcuni fratelli e sorelle sono venuti a trovarmi e hanno condiviso con me sulla volontà di Dio. Hanno anche letto un passo delle Sue parole che specificamente si riferivano al mio stato: “Se alcuni vedono qualcuno che è migliore di loro, gli tarpano le ali, mettono in giro voci sul suo conto oppure ricorrono a mezzi privi di scrupoli affinché gli altri non lo ammirino e nessuno sia migliore di chiunque altro; questa è, dunque, l’indole corrotta dell’arroganza e della presunzione, oltre che della disonestà, della falsità e dell’insidiosità, e queste persone non si fermano davanti a nulla pur di raggiungere i loro scopi. Vivono così, eppure pensano ugualmente di essere grandi e di essere brave persone. Ma hanno cuori timorosi di Dio? Anzitutto, per parlare dal punto di vista della natura di tali questioni, coloro che si comportano così non fanno semplicemente ciò che vogliono? Considerano gli interessi della famiglia di Dio? Pensano soltanto ai propri sentimenti e vogliono unicamente raggiungere i propri scopi, qualunque sia la perdita subita dal lavoro della famiglia di Dio. Le persone di questo tipo non sono solo arroganti e presuntuose, ma anche egoiste e spregevoli; sono totalmente irriguardose della intenzione di Dio e, senza ombra di dubbio, non possiedono cuori timorosi di Dio. È per questo che fanno qualunque cosa vogliano e che agiscono immotivatamente, senza alcun senso di colpa, senza alcuna trepidazione, apprensione o preoccupazione, e senza considerare le conseguenze. È ciò che fanno spesso, e il modo in cui si sono sempre comportate. Quali sono le conseguenze a cui simili persone vanno incontro? Si troveranno nei guai, giusto? Per dirla con leggerezza, tali persone sono fin troppo invidiose e hanno un desiderio fin troppo forte di fama e prestigio personali; sono troppo ingannevoli e infide. Per dirla più duramente, il problema sostanziale è che il cuore di simili persone non è minimamente timorato di Dio. Non temono Dio, si ritengono persone della massima importanza e reputano ogni aspetto di sé più nobile di Dio e della verità. Nei loro cuori, Egli è il meno degno di nota, il più insignificante, e non gode di alcun prestigio. Quanti non hanno posto per Dio nel proprio cuore e non Lo riveriscono hanno avuto accesso alla verità? (No.) Perciò che cosa fanno quando, come al solito, vanno in giro allegramente tenendosi impegnati e mettendoci parecchia energia? Tali persone sostengono perfino di aver abbandonato tutto per spendersi per Dio e di aver sofferto molto, ma, a dire il vero, arrecare beneficio a se stessi è la motivazione, il principio e l’obiettivo di tutte le loro azioni; essi stanno solo cercando di proteggere tutti i loro interessi. Direste o no che persone di questo tipo sono terribili? Che tipo di persona è una che non riverisce Dio? Non è arrogante? Non è Satana? Che tipo di cose sono quelle che non riveriscono Dio? Lasciando da parte gli animali, tutti quelli che non riveriscono Dio includono i demoni, Satana, l’arcangelo e quanti combattono Dio” (“Le cinque condizioni necessarie per intraprendere la retta via nella propria fede” in “Registrazioni dei discorsi di Cristo degli ultimi giorni”). Le dure parole di Dio mi hanno punto nel vivo. Ho capito che ero stato arrogante, egoista e astuto, che avevo mancato totalmente di riverenza verso Dio. Quando serviva qualcuno che si incaricasse di un lavoro straordinario, sapevo fin troppo bene che ero relativamente adatto a ciò ma, per mantenere il mio nome e prestigio, non ne ho voluto sapere di mettermi in gioco, il che ha compromesso il lavoro della casa di Dio. Quando, nel lavoro dei fratelli e delle sorelle, ho identificato problematiche che ostacolavano il nostro progresso, non ho lavorato con loro per risolvere quei problemi; al contrario, ho pensato che mi stessero trascinando verso il basso e stessero compromettendo la possibilità di distinguermi, quindi ho approfittato della mia posizione per rimproverarli e tutti si sentivano limitati e vivevano in uno stato di sofferenza. Non volevo nemmeno accettare i loro suggerimenti. Mettevo il broncio, perdevo la pazienza e sfogavo le mie frustrazioni nel compimento del mio dovere, senza alcuna considerazione per l’impatto che questo avrebbe potuto avere sul lavoro della chiesa. In realtà, non avevo alcun vero talento; l’unica cosa che avevo era un parziale interesse per la musica e un certo entusiasmo – eppure Dio era stato abbastanza magnanimo da darmi questa opportunità così da permettermi di progredire nella professione e nel perseguire la verità. Invece di farne tesoro, tuttavia, ho solo lottato per il prestigio e la fama. Ho perseguito i miei interessi personali mentre sbandieravo impegno nel compiere il mio dovere, sfruttando i miei fratelli e sorelle come strumenti per aiutarmi a fare strada. Ero completamente privo di umanità. In ogni mia azione, compivo il male offendendo l’indole di Dio. Era disgustoso e detestabile ai Suoi occhi! Essermene reso conto mi ha terrorizzato e ho avvertito un grande senso di colpa. Ho pregato Dio tra le lacrime: “O Dio, ho sbagliato così tanto! Non voglio continuare a essere ribelle e a competere con Te e non voglio continuare a battermi per il profitto personale. Sono pronto a pentirmi”.
Poi ho letto queste parole di Dio: “Che cosa usa Satana per tenere l’uomo saldamente sotto controllo? (Fama e profitto.) Quindi, Satana usa fama e profitto per controllare i pensieri dell’uomo, finché le persone non riescono a pensare ad altro che non sia fama e profitto. Si affannano per fama e profitto, patiscono disagi per fama e profitto, sopportano umiliazioni per fama e profitto, sacrificano tutto ciò che hanno per fama e profitto, ed esprimeranno giudizi o prenderanno decisioni per fama e profitto. In tal modo, Satana lega le persone con catene invisibili ed esse non hanno la forza né il coraggio di liberarsene. Portano inconsapevolmente il peso di queste catene e continuano ad arrancare con grande difficoltà. Per il bene di tale fama e profitto, l’umanità evita Dio e Lo tradisce e diventa sempre più malvagia. In questo modo, quindi, una generazione dopo l’altra viene distrutta nella fama e nel profitto di Satana” (La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “Dio Stesso, l’Unico VI”). Questa rivelazione delle parole di Dio mi ha fornito una qualche comprensione della tattica deprecabile adottata da Satana e della sua malvagia motivazione di usare la fama e il profitto per corrompere le persone. In questo modo, egli vincola e danneggia le persone, portandole a tradire Dio e a prendere le distanze da Lui. La fama e il prestigio sono strumenti che Satana usa per danneggiare le persone. Ero stato influenzato e istruito da Satana sin da piccolo e imbrogliato dalle sue filosofie, come “Ognuno per sé e che gli altri si arrangino”, “Sii al di sopra degli altri e rendi gloria ai tuoi antenati”, e “Mentre l’uomo si affanna verso l’alto, l’acqua scorre verso il basso”. Le avevo adottate come mie massime personali. Sono diventato sempre più arrogante e, in qualsiasi gruppo, ero sempre in competizione per il prestigio per essere ammirato dagli altri. Perfino dopo essere diventato un credente ho continuato a perseguire fama e prestigio anziché la verità. Per queste cose, ho sofferto e pagato un prezzo nello svolgimento del mio dovere, lavorando sodo per migliorare le mie abilità personali al fine di mettermi in competizione e rivaleggiare con gli altri. Ho pensato di essere davvero qualcuno ogni volta che ho raggiunto qualcosa, e così ho rimproverato con fare sprezzante i fratelli e le sorelle. La mia arroganza e presunzione erano davvero intollerabili; nel mio modo di vivere, non possedevo alcuna parvenza umana. Vivevo basandomi sulle filosofie sataniche, dando tutto me stesso per ottenere fama e prestigio. Non solo ho ferito gli altri, ma ho fatto così tante altre cose disgustose agli occhi di Dio. Ho anche influito sul lavoro della chiesa con le mie trasgressioni e azioni malvagie. La fama e il prestigio mi hanno danneggiato così tanto. Solo allora ho capito che le filosofie sataniche come “Sii al di sopra degli altri” e “Essere un gradino superiore” sono tutte falsità e vivere in base a queste bugie reca solo ulteriore corruzione e malvagità, portando a ribellarsi e resistere a Dio e, infine, a essere puniti da Lui. Quando ho capito tutto questo, ho sentito di essere stato così cieco e ignorante a trattare la fama e il prestigio come se fossero linee guida esistenziali a cui dovevo avvinghiarmi, a qualunque costo. Ho compreso inoltre che perseguire la reputazione e il prestigio costituiva un sentiero che andava nella direzione opposta a Dio. Ho pregato e mi sono pentito dinanzi a Lui. Dopo di ciò, ogni volta che pensavo a perseguire quelle cose nello svolgimento del mio dovere, avevo veramente paura, quindi pregavo Dio e rinunciavo alla carne. Inoltre, mi aprivo con i miei fratelli e sorelle, mettendo a nudo la mia corruzione. Dopo qualche tempo, ho sentito che la spinta verso il perseguimento di fama e prestigio era scemata e ho iniziato a provare un senso di pace interiore.
In seguito, quando la chiesa stava scegliendo un capo, il mio desiderio di fama e prestigio aveva di nuovo fatto capolino durante la votazione e ne è scaturita una lotta interna: “Dovrei votare per fratello Li o per me stesso? Per quanto riguarda me, non sono così bravo nel risolvere problemi attraverso la condivisione sulla verità. Per quanto riguarda lui, nella remota possibilità che vinca, gli altri come mi vedrebbero?” Mi sono reso conto che stavo di nuovo cercando fama e prestigio e ho avvertito che quel tipo di ragionamento era davvero orrido. Ho pregato Dio, dimenticando questi pensieri e maledicendoli. In seguito, mi è venuto in mente un altro passo delle parole di Dio: “Se la tua mente è colma di pensieri su come raggiungere una posizione più elevata o su cosa fare di fronte agli altri così che ti ammirino, allora sei sulla via sbagliata. Significa che stai agendo per Satana; gli stai rendendo servizio. Se la tua mente è colma di pensieri su come cambiare per assumere sempre di più le sembianze di un essere umano, per essere in accordo con le intenzioni di Dio, per essere in grado di sottometterti a Lui e riverirLo, e per mostrare moderazione e accettare il Suo esame in tutto ciò che fai, allora la tua condizione migliorerà sempre di più. È questo che significa essere una persona che vive davanti a Dio. Vi sono, quindi, due vie. Una si limita a sottolineare il comportamento, la realizzazione delle proprie ambizioni, dei propri desideri, intenti e piani; questo è vivere davanti a Satana e vivere sotto il suo dominio. L’altra via sottolinea come soddisfare la volontà di Dio, avere accesso alla verità realtà, sottomettersi a Dio e non riservarGli incomprensioni né disobbedienza, al fine di ottenere la riverenza nei confronti di Dio e compiere bene il proprio dovere. Questo è ciò che significa vivere davanti a Dio” (“Solo mettendo in pratica la verità si può possedere un’umanità normale” in “Registrazioni dei discorsi di Cristo degli ultimi giorni”). Rimuginando sulle parole di Dio, ho capito: quello che Egli valuta sono le motivazioni e le prospettive nelle azioni delle persone – queste sono davvero importanti. Se la mia molla sono la reputazione, il prestigio e il desiderio di avere la stima degli altri, allora quello è un sentiero contrario a Dio e non mi condurrà mai alla verità o a essere perfezionato da Dio. Ho iniziato a voler correggere le mie motivazioni e, che fossi stato eletto capo della chiesa o meno, ero pronto a sottomettermi alle disposizioni di Dio e a eseguire bene il mio dovere. Più avanti, quando è giunto il momento di votare, ho soppesato i principi e votato per fratello Li. Alla fine, è stato scelto lui per servire la chiesa come suo capo. A me andava bene. Anche se non avevo vinto, non avevo rimpianti, perché finalmente avevo messo in pratica la verità, liberandomi così dei ceppi che mi incatenavano alla fama e al prestigio. Inoltre, praticare la verità e soddisfare Dio mi hanno recato pace e stabilità interiori e ho sperimentato che il giudizio e castigo di Dio sono davvero la salvezza per me.
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