Compiere responsabilmente il proprio dovere significa possedere una coscienza
Un giorno di luglio dell’anno scorso, sorella Li mi ha riferito che il caposquadra, fratello Chen, era particolarmente arrogante. Quando condivideva, pretendeva sempre che gli altri lo ascoltassero e, quando altri fratelli e sorelle davano suggerimenti ragionevoli, si rifiutava di ascoltare o accettarli. Di conseguenza, il lavoro di produzione video ha subìto ritardi. Dopo averlo saputo, mi sono ricordata di aver avuto a che fare con fratello Chen in passato. Era davvero molto presuntuoso e gli piaceva fare le cose a modo suo. Quando non pensava che i suggerimenti degli altri fossero adeguati, non li accettava. A quanto pareva, non era cambiato. Se continuava a comportarsi così e si rifiutava di cambiare, allora non era adatto come caposquadra. Così ho detto a sorella Li che avrei esaminato la questione. Ma poi ho pensato tra me e me: “Il lavoro di produzione video è per lo più responsabilità della mia collaboratrice, sorella Zhang. Non è compito mio stabilire se un caposquadra sia adatto e come proceda il lavoro. Inoltre, se interferisco troppo, potrei sembrare scorretta, quindi lascerò che sia sorella Zhang a occuparsene. Devo dedicare tempo ed energia alla mia responsabilità principale, il lavoro del Vangelo”. Così ho parlato a sorella Zhang dei problemi di fratello Chen e l’ho esortata a monitorare il modo in cui lui svolgeva il suo dovere. Fatto questo, sentivo di aver adempiuto alla mia responsabilità, e che non ci fosse bisogno di controllare o indagare oltre.
Tempo dopo, ho notato che la produzione video procedeva ancora a rilento, e ho appreso dai miei fratelli e sorelle che fratello Chen persisteva nei suoi modi, si rifiutava di accettare i consigli degli altri ed era irresponsabile nel suo dovere. Appena aveva delle difficoltà, si tirava indietro e si rifiutava di affrontarle. Era anche molto poco produttivo nel compiere il suo dovere. Ho pensato: “Come si può permettere a uno come lui di essere caposquadra? Non dovremmo sostituirlo con qualcun altro?” Ho riferito a sorella Zhang cosa ne pensavo. Alcuni mesi dopo, con mia sorpresa, anche altri fratelli e sorelle mi hanno riportato i problemi di fratello Chen. Era sempre arrogante, presuntuoso e pretendeva di fare a modo suo. Quando i fratelli e le sorelle gli davano un consiglio, usava risposte come “Non mi sembra un problema” o “Non ne sono capace” per rifiutare i loro suggerimenti, facendoli sentire limitati e scoraggiandoli a dargli altri consigli. Mi hanno poi detto che la produzione video arrancava, e che si era dovuto persino rifare alcuni video più e più volte. Venirlo a sapere mi ha lasciata un po’ sconvolta. Era passato molto tempo: perché i problemi causati da fratello Chen non erano stati risolti? Così, ho subito inviato un messaggio a sorella Zhang al riguardo. Dopo che lei ha constatato che fosse inadatto come caposquadra, Chen è stato sostituito.
Pochi giorni dopo, sorella Li mi ha detto che era stato rimosso troppo tardi. Lei mi aveva riferito dei problemi di fratello Chen mesi prima, e mi ha chiesto perché fosse stato sostituito solo ora. Ho subito risposto: “Sai che non sono io la diretta responsabile del suo lavoro. Ho dovuto prima parlare a sorella Zhang dei suoi problemi, e poi stava a lei decidere se rimuoverlo o meno. Non potevo farlo io direttamente. Se l’avessi fatto, sarei sembrata scorretta. Comunque, all’epoca ho solo parlato di questi problemi a sorella Zhang, non ho verificato né supervisionato, quindi è anche colpa mia. Ad ogni modo, è Zhang la diretta responsabile del lavoro di fratello Chen, lei è spesso a contatto con lui. I problemi di fratello Chen sono così evidenti, e io l’ho detto a Zhang più volte, ma lei non l’ha sostituito, quindi il ritardo nel lavoro è principalmente una sua responsabilità”. A queste mie parole, sorella Li non ha risposto. Poi mi sono sentita un po’ in colpa. Conoscevo benissimo i problemi di fratello Chen, e i miei fratelli e sorelle me ne avevano parlato molte volte. Ma non ho mai verificato né cercato di occuparmene. Sono stata irresponsabile, è evidente, eppure ho accampato molti pretesti e scuse per discolparmi e ho scaricato tutto su sorella Zhang, per far credere agli altri che fosse lei l’irresponsabile e che i ritardi nella produzione video non dipendessero da me. Sono stata così egoista e disonesta! Mi sono ricordata che le persone, le questioni e le cose che incontriamo ogni giorno sono permesse da Dio. Dietro alle domande che mi aveva posto sorella Li, si celava la volontà di Dio. In merito alla sostituzione di fratello Chen, non ho ricercato né riflettuto su quali lezioni avrei dovuto imparare. Mi chiedevo se non avessi manifestato un’indole corrotta di cui non mi ero ancora resa conto. Così, ho pregato Dio, chiedendoGli di guidarmi a riflettere su me stessa e a conoscermi.
Nei miei devozionali, ho letto le parole di Dio che rivelano gli aspetti egoistici e spregevoli manifestati dagli anticristi, e ho compreso in parte il mio stato. La parola di Dio dice: “In che modo si manifestano l’egoismo e la viltà dell’umanità degli anticristi? In ogni situazione vantaggiosa per il loro prestigio o per la loro reputazione, si sforzano di fare o dire qualsiasi cosa sia necessaria, e sopportano volentieri qualunque sofferenza. Quando invece si tratta di un lavoro ordinato dalla casa di Dio o che giova alla crescita nella vita del popolo eletto di Dio, lo ignorano completamente. Anche quando dei malfattori intralciano, interferiscono e commettono ogni tipo di male, e di conseguenza influenzano gravemente l’opera della Chiesa, essi rimangono impassibili e non se ne preoccupano, come se questo non avesse nulla a che fare con loro. E, se qualcuno scopre e riferisce le malvagità compiute da un malfattore, affermano di non aver visto nulla e fingono ignoranza. […] Indipendentemente dal lavoro che intraprendono, le persone che sono anticristi non tengono mai in minima considerazione gli interessi della casa di Dio. Si preoccupano soltanto se i loro interessi saranno colpiti, pensano solo a quel poco di lavoro che devono svolgere e che va a loro vantaggio. Per loro, il lavoro principale della Chiesa è solo qualcosa di cui occuparsi nel tempo libero. Non lo prendono affatto sul serio. Compiono semplicemente uno sforzo superficiale, si limitano a ciò che piace loro fare, e lavorano solamente per mantenere la propria posizione e il proprio potere. Ai loro occhi, qualsiasi lavoro organizzato dalla casa di Dio, l’opera di diffusione del Vangelo e l’ingresso nella vita dei prescelti di Dio non hanno importanza. A prescindere da quali difficoltà abbiano gli altri nel loro lavoro, quali problemi abbiano riscontrato e riferito loro, quanto siano sincere le parole degli altri, gli anticristi non vi prestano alcuna attenzione, non si lasciano coinvolgere, è come se questo non avesse nulla a che fare con loro. Sono del tutto indifferenti agli affari della Chiesa, indipendentemente da quanto siano importanti. Anche quando il problema è proprio sotto i loro occhi, si limitano ad affrontarlo con riluttanza, e in modo superficiale. Solo quando vengono trattati direttamente dal Supremo e viene loro ordinato di risolvere un problema, svolgono a malincuore un po’ di lavoro reale e forniscono al Supremo un risultato visibile; subito dopo, ritornano ai loro affari. Nei confronti dell’opera della Chiesa e delle cose rilevanti nel contesto generale, sono disinteressati, noncuranti. Ignorano persino i problemi che scoprono, forniscono risposte evasive o liquidano con qualche parola chi pone loro domande in merito ai problemi, e li affrontano soltanto con grande riluttanza. Questa è la manifestazione dell’egoismo e della viltà, non è così?” (“Quarto excursus – Riepilogo del carattere degli anticristi e dell’essenza della loro indole (Parte prima)” in “Smascherare gli anticristi”). “Come possono i luoghi in cui vi sono fratelli e sorelle e in cui Dio opera non essere chiamati casa di Dio? Non sono forse Chiese? Tuttavia, gli anticristi considerano solo quanto ricade all’interno della loro personale sfera di influenza. Non si preoccupano degli altri luoghi. Anche se riscontrano un problema, non se ne preoccupano. Quel che è peggio è che, quando qualcosa va male e provoca delle perdite, non vi badano. Quando si chiede loro perché lo ignorino, rispondono con assurde falsità, dicendo: ‘Non commentare ciò che non ti riguarda’. Apparentemente parlano in modo ragionevole e agiscono con consapevolezza dei limiti, ed esteriormente danno l’idea di possedere una certa moralità, ma qual è l’essenza? Si tratta di una manifestazione della natura egoista e spregevole di queste persone. Agiscono solamente nel proprio interesse, solo per la propria fama, il proprio successo e il proprio prestigio. Non compiono affatto i loro doveri. Questa è un’altra caratteristica peculiare dell’umanità degli anticristi: sono egoisti e spregevoli” (“Quarto excursus – Riepilogo del carattere degli anticristi e dell’essenza della loro indole (Parte prima)” in “Smascherare gli anticristi”).
Attraverso la parola di Dio, ho capito che gli anticristi, per proteggere la loro reputazione e posizione, si limitano a svolgere il lavoro di cui sono responsabili, e in quello sono disposti a soffrire e a sacrificarsi senza limiti. Ma non si preoccupano affatto del lavoro generale. Se non è una loro responsabilità e non coinvolge i loro interessi, per quanto il lavoro della casa di Dio venga danneggiato, non lo prendono mai sul serio e non cercano di risolvere il problema. Ho visto che gli anticristi sono egoisti e spregevoli, privi di ogni coscienza e ragione; si preoccupano solo di reputazione e prestigio, incuranti degli interessi della casa di Dio. Mi sono resa conto di non essere diversa. Poiché il lavoro di produzione video non era mia responsabilità, quando i miei fratelli e sorelle mi hanno riferito delle mancanze di fratello Chen ho sì promesso di occuparmene, ma la mia “soluzione” non è stata altro che segnalarlo a sorella Zhang e chiederle di farlo lei. Quanto poi all’esito, ossia se fratello Chen fosse stato trasferito o sostituito, mi era indifferente e non me ne sono interessata. Ho visto che il lavoro era improduttivo, ma mi sono limitata a inviare un messaggio a sorella Zhang, non preoccupandomi affatto della mancanza di risultati nel lavoro. Però, se ci ripenso, ero molto attenta al lavoro del Vangelo di cui io ero responsabile. Prestavo solitamente attenzione allo stato dei miei fratelli e sorelle, per vedere se avessero problemi e difficoltà nel predicare il Vangelo. Quando riscontravo dei problemi, contattavo subito i supervisori per risolverli insieme. Quando trovavo capisquadra e supervisori che erano irresponsabili nei loro doveri, o quando incontravano problemi o difficoltà, tenevo subito condivisione con loro per paura che, se i loro stati non fossero stati risolti, questo avrebbe ostacolato il lavoro del Vangelo, e i miei leader mi avrebbero ritenuta di scarsa levatura, incompetente e incapace di svolgere lavoro pratico, cosa che avrebbe messo in pericolo la mia posizione. Entrambi erano il lavoro della casa di Dio, ma davo molta più importanza al mio dovere che a quelli di cui non ero responsabile. Ero davvero egoista e spregevole! Per di più, ho usato il pretesto del “Non mettere bocca in ciò che non ti riguarda” per scaricare su sorella Zhang la responsabilità della produzione video. Credevo di dover essere corretta sui trasferimenti del personale e lasciare che fosse lei a indagare e a gestire i problemi che vedevo. Se avessi interferito direttamente in quel lavoro, sarei sembrata scorretta, e con questa giustificazione lo ignoravo. Ovviamente, ho svolto il mio dovere in modo irresponsabile e non ho risolto i problemi pratici, e il lavoro della Chiesa ne ha risentito. In sostanza, ho usato la “correttezza” come scusa per eludere la responsabilità. Sono stata così subdola e falsa! Ho pensato alle parole di Dio: “Come possono i luoghi in cui vi sono fratelli e sorelle e in cui Dio opera non essere chiamati casa di Dio? Non sono forse Chiese?”. Esatto. Indipendentemente dalla sua natura, il lavoro appartiene alla casa di Dio e riguarda i suoi interessi. Ma a me non interessava minimamente nessuno dei due. Mi importava solo della mia reputazione e del mio prestigio. Ero del tutto priva di umanità!
In seguito, ho letto questi passi della parola di Dio. “Alcune persone, conversando, descrivono sempre la casa di Dio come ‘la nostra casa’, pronunciano spesso le parole ‘la nostra casa’; come suonano dolci queste parole! Cos’è ‘la nostra casa’? È la casa di Dio, la Sua casa, la Chiesa. È giusto ripetere sempre ‘la nostra casa’? A Me non sembra giusto. Puoi dire ‘la nostra casa’ solo se sei degno di queste parole. Se non sei una persona che persegue la verità, se sei spesso negligente e superficiale nell’adempimento del tuo dovere e non fai nulla per sostenere il lavoro della casa di Dio, se non prendi affatto sul serio il lavoro della casa di Dio, e tuttavia dici sempre ‘la nostra casa’, allora questo è sbagliato; suona falso e pretenzioso, ed è odioso e ripugnante per le persone. […] Se una persona è completamente irresponsabile verso il lavoro della casa di Dio, se nel dovere si limita al minimo indispensabile, se non raccoglie nemmeno una bottiglia d’olio rovesciata, non pulisce la casa quando è sporca, e non spala la neve in inverno né pulisce il cortile, è degna di chiamare la casa di Dio ‘la nostra casa’? Una simile persona è un servitore, un lavoratore temporaneo, è priva di vita, appartiene a Satana, e non appartiene affatto alla casa di Dio. Tuttavia, costoro spesso dicono, senza alcuna vergogna, ‘la nostra casa’, imitando un membro della casa di Dio. Questo non è forse un inganno? Non è forse ipocrisia? Il requisito più basilare che i credenti in Dio devono possedere sono la coscienza e la ragione. Devono inoltre essere in grado di accettare la verità. Se non possiedi nemmeno coscienza e ragione e non accetti minimamente la verità, cosa ti fa credere di meritare di chiamare la casa di Dio ‘la nostra casa’? Tu sei soltanto un lavoratore temporaneo, un servitore, appartieni a Satana, e non hai niente a che fare con la casa di Dio. Dio non riconosce affatto tali persone; agli occhi di Dio, vengono annoverate tra i malvagi. Ci sono molte persone che credono in Dio ma non perseguono affatto la verità. Sono indifferenti agli affari della casa di Dio, ignorano qualsiasi problema riscontrino e non si preoccupano delle cose di cui dovrebbero essere responsabili. Si tengono lontane dai problemi dei loro fratelli e sorelle, non provano odio quando vedono qualcuno compiere delle malfatte, danneggiare gli interessi della casa di Dio e compromettere il lavoro della Chiesa, non hanno alcuna consapevolezza quando affrontano importanti questioni di principio, e si disinteressano di qualsiasi cosa accada nella casa di Dio. Queste persone considerano la casa di Dio come la propria casa? Ovviamente no. Simili persone non sono degne di chiamare la casa di Dio ‘la nostra casa’, e coloro che lo fanno sono degli ipocriti” (“Si comportano in modi strani e misteriosi, sono dispotici e autoritari, non tengono mai condivisioni con gli altri e li costringono a obbedire loro” in “Smascherare gli anticristi”). “Alcuni non capiscono molte verità. Non comprendono i principi in nessuna delle cose che fanno e, quando affrontano dei problemi, non sanno come gestirli adeguatamente. Cosa si deve fare in questo caso? Il criterio più basilare è agire secondo coscienza, questo è il requisito minimo. In che modo dovresti agire secondo coscienza? Nel dettaglio: quando agisci, devi farlo affidandoti a un cuore sincero, ed essere degno della grazia e della benevolenza di Dio, del dono che Egli ti ha fatto di questa vita, e dell’opportunità che Egli ti offre di ottenere la salvezza. Questo è agire secondo coscienza? Quando avrai soddisfatto questo criterio minimo, avrai ottenuto protezione e non commetterai errori gravi. Non farai tanto facilmente qualcosa per disobbedire a Dio o scansare le tue responsabilità, né tenderai tanto ad agire in maniera superficiale. Inoltre non sarai tanto incline a ordire macchinazioni a beneficio della tua posizione, della tua fama e fortuna, del tuo futuro. Questo è il ruolo svolto dalla coscienza. La coscienza e la ragionevolezza dovrebbero essere le componenti dell’umanità di una persona. Sono entrambe fondamentali ed essenziali. Che razza di persona è un individuo che manca di coscienza e che non ha la ragionevolezza dell’umanità normale? In generale, è una persona che manca di umanità, che possiede un’umanità estremamente scarsa. In dettaglio, quali manifestazioni di umanità carente mostra questa persona? Proviamo ad analizzare quali caratteristiche possiedono persone del genere e quali manifestazioni specifiche presentano. (Sono egoiste e meschine.) Le persone egoiste e meschine sono superficiali nelle loro azioni, e non si lasciano coinvolgere da nulla che non le interessi personalmente. Non considerano gli interessi della casa di Dio, né mostrano rispetto per la Sua volontà. Non si assumono mai il fardello di testimoniare per Dio o di assolvere al loro dovere, e non hanno alcun senso di responsabilità. A che cosa pensano quando fanno qualcosa? La loro prima riflessione è: ‘Se io faccio questa cosa, Dio lo saprà? Risulta visibile agli altri? Se gli altri non vedono che io ci metto tutto questo impegno e mi adopero con dedizione e, se nemmeno Dio lo vede, non serve a niente che io ci metta tale impegno e che ne soffra’. Questo non è forse estremamente egoista? Ed è anche un’intenzione assai meschina. Quando tali persone pensano e agiscono in questo modo, la loro coscienza svolge forse qualche ruolo? Forse la coscienza rimorde loro in questo? No. Vi sono persone che non si assumono alcuna responsabilità, indipendentemente dal dovere che svolgono. E non riferiscono ai loro superiori dei problemi che scoprono. Quando vedono gli altri essere d’ostacolo e intralcio, chiudono un occhio. Quando vedono qualcuno di malvagio compiere il male, non cercano di fermarlo. Non hanno la minima considerazione per gli interessi della casa di Dio, né per ciò che è loro dovere e responsabilità. Nel compiere il loro dovere, persone simili non svolgono alcun lavoro reale; non fanno che compiacere gli altri e sono bramose di comodità; parlano e agiscono solo per la loro vanità, la loro reputazione, il loro prestigio e i loro interessi, e si assicurano di dedicare tempo e sforzi a qualsiasi cosa possa procurar loro un tornaconto” (“Consegna il tuo vero cuore a Dio e potrai ottenere la verità” in “I discorsi di Cristo degli ultimi giorni”).
Dopo aver letto la parola di Dio, avevo il cuore addolorato. Chi è dotato di coscienza e ragionevolezza tiene conto del fardello di Dio, condivide i Suoi timori e preoccupazioni, e fa di tutto per gli interessi della casa di Dio. Quando qualcosa perturba il lavoro della casa di Dio o ne danneggia gli interessi, prende posizione, e sacrifica i propri interessi per proteggere quelli della Chiesa. Così si comporta un vero membro della casa di Dio. Ma che dire di me? Quando ho visto che fratello Chen era incompetente e il suo lavoro ne risentiva, non ho cercato di risolvere il problema insieme a sorella Zhang, e ho permesso che il lavoro fosse ritardato. Se i fratelli non avessero ribadito che il lavoro degli effetti speciali era seriamente compromesso, non avrei esortato sorella Zhang a rimuovere subito fratello Chen. Fratello Chen era stato licenziato solo ora, dopo mesi di ritardi: come si poteva compensare la perdita di forza lavoro e risorse? Dio mi ha dato la possibilità di compiere il dovere di leader, me lo ha affidato affinché potessi perseguire la verità, compierlo in modo responsabile e leale, scoprire e risolvere tempestivamente i problemi del lavoro della Chiesa, e svolgere lavoro pratico. Invece, io avevo vissuto secondo veleni satanici come “Lascia che le cose vadano avanti da sole se non ti riguardano personalmente”, “Ognuno si tenga le sue gatte da pelare” e “Meno fastidi ci sono e meglio è”. Mi preoccupavo solo del lavoro di cui io ero responsabile. Se qualcosa non coinvolgeva i miei interessi, la mia reputazione e il mio prestigio, non volevo saperne nulla. Avrei dovuto investirci tempo e impegno, e alla fine non avrei ottenuto alcun beneficio. Difendevo solo la mia reputazione e il mio prestigio, incurante del lavoro della famiglia di Dio, e non mi importava né cercavo di aiutare quando vedevo compromessi gli interessi della casa di Dio. Ero davvero egoista e insensibile, del tutto priva di coscienza! Infatti, anche se svolgevo il lavoro direttamente assegnato a me e adempivo alle mie responsabilità, facevo tutto non per praticare la verità, soddisfare Dio e compiere il dovere di un essere creato, ma per tutelare la mia reputazione, il mio prestigio e i miei interessi personali. Alla fine, Dio non mi avrebbe approvata né riconosciuta come un membro della Sua casa. Dovevo pentirmi e cambiare, o prima o poi sarei stata ripudiata e scacciata da Dio per essermi opposta a Lui. Capito questo, ho pregato Dio per esprimere il desiderio di pentirmi, e di smettere di essere egoista e spregevole e pensare solo ai miei interessi nei miei doveri.
In seguito, ho rammentato la condivisione di Dio in merito alle responsabilità dei leader. In un brano si legge: “Tenersi aggiornati sulla situazione dei supervisori di varie attività e sui responsabili di vari lavori importanti, e immediatamente ricollocarli o sostituirli se necessario, in modo da prevenire o limitare le perdite dovute all’impiego di persone inadatte, e garantire l’efficienza e lo svolgimento agevole dell’attività” (Come riconoscere i falsi capi (1)). E anche questi altri passi delle parole di Dio mi hanno davvero colpita. Dio Onnipotente dice: “Diversi supervisori del lavoro e membri dello staff responsabili del lavoro importante: che posseggano la realtà della verità, che agiscano secondo principio e che sappiano svolgere l’opera della casa di Dio sono aspetti fondamentali e di grande importanza? Se i leader e i lavoratori acquisiscono una comprensione accurata della situazione dei supervisori principali incaricati di diversi progetti e apportano le modifiche idonee al personale, questo è come vigilare su ciascun programma di lavoro. È l’equivalente di adempiere la propria responsabilità e il proprio dovere. Se questo personale non è assortito correttamente e si presenta un problema, l’opera della Chiesa ne risentirà enormemente. Se questo personale è di buona umanità, ha una fede solida, mostra responsabilità nella gestione delle questioni ed è capace di ricercare la verità per risolvere i problemi, allora metterlo al comando del lavoro eviterà molti fastidi. L’importante è che il lavoro proceda senza difficoltà. Se invece i supervisori dei gruppi non sono affidabili, sono di scarsa umanità e si comportano male, non mettono in pratica la verità e, inoltre, sono inclini a causare disturbo, allora creeranno certamente scompiglio, e questo comprometterà l’intera opera della Chiesa. L’impatto non sarà irrilevante. Se sono semplicemente frivoli o trascurano i propri obblighi, ciò potrebbe determinare ritardi nel lavoro; la velocità dei progressi sarà un po’ più lenta e il lavoro un po’ meno produttivo. Se sono degli anticristi, tuttavia, il problema è grave: non è più questione di un po’ di inefficienza e inefficacia. Danneggeranno, perturberanno e paralizzeranno tutto il lavoro di cui sono responsabili. E così, tenersi informati sullo stato del supervisore di ogni progetto e del resto del personale di rilievo ed eseguire modifiche e sostituzioni tempestive non sono obblighi che i leader e i lavoratori possano schivare, bensì un lavoro molto serio e importantissimo. Se i leader e i lavoratori riescono a tenersi aggiornati sull’umanità di vari supervisori e del personale primario, sul loro atteggiamento verso la verità così come sul loro stato e sulla loro condizione in ogni fase, e se riescono a modificare o ad affrontare immediatamente queste cose a seconda delle circostanze, allora il lavoro può procedere regolarmente. Al contrario, se queste persone si comportano in maniera sconsiderata e non fanno un lavoro reale nelle Chiese, e i leader e i lavoratori non sono svelti ad accorgersene e ad apportare modifiche, e finiscono per aspettare che il lavoro sia stato svolto male prima di identificare i problemi, con il risultato di gestirli quando ormai sono gravi e solo a quel punto provare lentamente a sistemare, correggere e salvare la situazione, allora tali leader e lavoratori hanno assolutamente fallito nei loro obblighi. Sono falsi leader” (Come riconoscere i falsi capi (3)). “I falsi capi non si informano mai né si tengono al corrente dell’effettiva situazione dei supervisori dei gruppi, né si informano, si tengono al corrente o cercano di capire la situazione in merito all’accesso alla vita, nonché all’atteggiamento nei confronti del lavoro e del dovere e ai vari atteggiamenti nei confronti di Dio e della fede in Dio dei supervisori dei gruppi e del personale responsabile del lavoro importante; i falsi capi non si informano riguardo alle loro trasformazioni, ai loro progressi o alle varie questioni che sorgono durante il loro lavoro, in particolare quando si tratta dell’impatto che i loro errori e le loro carenze, manifestatisi nelle diverse fasi del lavoro, hanno sul lavoro della Chiesa e sul popolo eletto di Dio. I falsi capi non ne sono al corrente. Non conoscendo alcuno di questi dettagli, diventano passivi di fronte ai problemi. Nel loro lavoro, i falsi capi non si preoccupano di certi dettagli. Si limitano a selezionare supervisori per ogni gruppo e, dopo aver distribuito gli incarichi, sono convinti che il loro compito sia concluso. Credono che il loro lavoro sia finito lì, e che eventuali problemi successivi non li riguardino minimamente. Poiché sono incapaci di controllare, guidare e monitorare i supervisori di ciascun gruppo, e non sono in grado di adempiere alle proprie responsabilità in queste aree, il lavoro ne viene compromesso. Ecco cosa significa essere un capo o un lavoratore negligente. Dio ha il potere di scrutare nel cuore delle persone, ma gli uomini no; quindi, quando svolgi il tuo lavoro, devi essere scrupoloso. Devi recarti spesso sul posto per supervisionare, guidare e monitorare, e non devi essere pigro. Devi seguire il lavoro dall’inizio alla fine; questo è l’unico modo per assicurarti che sia fatto bene. Ovviamente, i falsi capi sono irresponsabili nel loro lavoro. Lo sono fin dall’inizio, nell’organizzarlo. Non supervisionano mai, non monitorano e non offrono alcuna guida. Di conseguenza, a certi supervisori è permesso di mantenere il proprio ruolo anche dopo che sono emersi problemi di ogni sorta e anche quando non sono capaci di gestire le questioni. Alla fine, il lavoro viene ripetutamente rallentato, tutti i problemi rimangono irrisolti e il risultato è compromesso. Questa è la conseguenza a cui porta l’incapacità dei falsi capi di comprendere e monitorare i supervisori. Dipende tutto dalla negligenza dei falsi capi nel loro dovere. Quanto al fatto che i supervisori stiano o meno svolgendo il loro lavoro correttamente e che abbiano compiuto lavoro concreto o no, poiché i falsi capi non eseguono ispezioni, non si tengono informati su che cosa avvenga e non hanno una conoscenza aggiornata della situazione, essi non hanno idea di come stiano lavorando i supervisori, di quali progressi stiano compiendo e se stiano svolgendo lavoro pratico o solamente ripetendo con forza dei mantra e usando certi fenomeni superficiali per trattare in modo sommario con il Supremo. Quando si domanda loro del lavoro di un certo supervisore e di ciò che sta svolgendo nello specifico, rispondono: ‘Non lo so; comunque, prende parte a tutte le riunioni e, ogni volta che discuto con lui di lavoro, non menziona alcun problema o difficoltà’. Questa è l’entità della conoscenza dei falsi capi; essi ritengono erroneamente che, fintanto che il supervisore non si è sottratto alle proprie responsabilità ed è continuamente reperibile, questa sia una dimostrazione pratica del fatto che riguardo a lui non vi sia nulla di problematico. Così lavorano i falsi capi. Questa non è forse indicazione di falsità? È vero o non è vero che non fanno fronte alle loro responsabilità? Si tratta di una deplorevole inadempienza del proprio dovere” (Come riconoscere i falsi capi (3)).
Dalla parola di Dio, ho capito che uno dei compiti principali di un leader è mettere la persona giusta a capo di ogni ambito del lavoro. Solo quando ciò avviene, ciascun ambito può procedere senza problemi. Questo significa adempiere alla propria responsabilità e al proprio dovere. Se un responsabile è di scarso calibro, non sa svolgere lavoro pratico o risolvere problemi pratici, o se ha del calibro ma trascura il suo dovere, non lo compie correttamente e non percorre la strada giusta, questo ostacolerà il lavoro della casa di Dio, e anche i fratelli e le sorelle di cui costui è responsabile ne risentiranno. Se il responsabile è un malfattore o un anticristo e non viene sostituito subito, in definitiva potrà solo causare gravi intralci e danni al lavoro della casa di Dio, se non paralizzarlo del tutto. Quindi, nominati i resposabili, i leader e i lavoratori devono seguirli e supervisionarli regolarmente, conoscere i problemi e le mancanze che manifestano nel loro dovere e offrire tempestivamente condivisioni e aiuto per risolverli, così da ridurre l’impatto sul lavoro dovuto a tali problemi e mancanze. I responsabili di scarso calibro o che non svolgono lavoro pratico andrebbero inoltre trasferiti e licenziati tempestivamente, per garantire che il lavoro possa procedere normalmente. Questa è la responsabilità di un leader. Se per sostituirlo aspettiamo che un responsabile incompetente abbia influenzato il lavoro e causato gravi danni, siamo negligenti nel nostro dovere, e siamo dei falsi leader. Non ero la diretta responsabile del lavoro di fratello Chen ma, come leader della Chiesa, poiché i miei fratelli mi hanno riferito dei problemi che aveva, era mia responsabilità indagare e controllare per salvaguardare il lavoro della casa di Dio; e invece sono stata irresponsabile e l’ho ignorato, ritardando la risoluzione del problema e compromettendo il lavoro. Non era proprio questo il comportamento di un falso leader? Allo stesso tempo, ho pensato a sorella Zhang. Lei era responsabile del lavoro di fratello Chen ed era stata in costante contatto con lui. Durante quel periodo, le ho rammentato molte volte che fratello Chen aveva delle carenze. Ma lei aveva controllato e indagato sulla situazione di fratello Chen? Se lo aveva fatto, avrebbe dovuto vedere che lui non era adatto come caposquadra, quindi perché non aveva sostituito fratello Chen? Se sapeva che fratello Chen aveva un problema e non l’ha sostituito, non era uno dei falsi leader rivelati da Dio? Così, l’ho chiesto via messaggio a sorella Zhang. Ma lei ha affermato di non avere discernimento su fratello Chen, e che, quando in passato glielo avevo ricordato, non mi aveva presa sul serio, e non aveva esaminato il lavoro di fratello Chen in dettaglio. Non ha svolto lavoro pratico e non ha risolto problemi reali. Non era una grave negligenza? Proprio allora i miei leader mi hanno inviato due valutazioni su sorella Zhang, in cui si dichiarava che lei non si faceva carico di alcun fardello nei suoi doveri e non monitorava il lavoro in modo sollecito, influenzando gravemente la produttività del lavoro. Quando emergevano questi problemi, non rifletteva su se stessa, e spesso si appisolava durante le riunioni. Lette quelle valutazioni, sorella Zhang mi appariva ancor più come una falsa leader. Sapevo di essere stata egoista, spregevole e irresponsabile riguardo a fratello Chen, e che non sostituendolo subito avevo causato ritardi nella produzione video. Quindi, ora che i problemi di sorella Zhang erano così evidenti, non potevo più ignorarli.
Ho pensato alle parole di Dio: “A prescindere da quale dovere tu stia svolgendo, solo quando persisterai nell’agire secondo i principi della verità avrai veramente adempiuto la tua responsabilità; fare le cose alla maniera umana significa essere superficiali e negligenti; solo aderire ai principi della verità equivale a svolgere correttamente il tuo dovere e ad adempiere la tua responsabilità, e costituisce un modo di manifestare lealtà verso il tuo dovere. Solo quando possiederai questo senso di responsabilità, questa volontà e questo desiderio, quando manifesterai lealtà nei confronti del tuo dovere, solo allora Dio ti concederà favore e approvazione. Se sei addirittura privo di questo senso di responsabilità, agli occhi di Dio sarai un pigro, uno sciocco, ed Egli ti disprezzerà. Da un punto di vista umano, significa mancarti di rispetto, non prenderti sul serio e guardarti dall’alto in basso” (Come riconoscere i falsi capi (8)). “Se i leader e i lavoratori fossero in grado di essere attivi, solerti e un po’ più scrupolosi, e di lavorare a un ritmo un po’ più veloce, la risoluzione dei problemi degli intralci e delle interferenze da parte dei malfattori non sarebbe forse più tempestiva? Non verrebbero risolti più rapidamente? Se lo si facesse più velocemente e tempestivamente, i vari danni che queste persone arrecano alla casa di Dio non verrebbero in certa misura limitati? Non è questo che i leader e i lavoratori dovrebbero fare? (Sì.) La casa di Dio non ti chiede di affrontare i problemi immediatamente, all’istante, nel momento stesso in cui si presentano. Non è questo che ti richiede. Chiede che, quando una situazione comincia a svilupparsi, quando appaiono dei segnali, quando le cose vengono riferite, tu agisca, faccia qualcosa e trovi una soluzione per affrontarla. Questa soluzione include chiedere informazioni ai fratelli e alle sorelle coinvolti per comprendere la situazione, discutere e comunicare con i responsabili, i capigruppo, i leader e i lavoratori della Chiesa in cui si è riscontrato il problema, e poi pianificare come affrontarlo. Se hai difficoltà a giungere a una soluzione definitiva o a capire i principi esatti con cui gestire la questione, allora puoi consultare il Supremo” (Come riconoscere i falsi capi (26)). Le parole di Dio sono molto chiare. Solo chi è serio e responsabile verso il proprio dovere e lo svolge con la dovuta diligenza può essere definito leale e degno di fiducia. Alcuni prestano servizio come leader ma non svolgono lavoro pratico, sono irresponsabili in tutto, e sono superficiali, negligenti, si limitano al minimo indispensabile. Queste persone hanno una cattiva umanità e sono anche indegne di fiducia. Non sono affatto affidabili, e Dio le disprezza. Dalle parole di Dio, ho anche trovato una via di pratica. Quando riscontro un problema nel lavoro della Chiesa, dovrei indagare subito e chiaramente, gestirlo secondo i principi, e adempiere propositivamente alle mie responsabilità e ai miei doveri. Questo è in linea con la volontà di Dio. Ora, i fratelli e le sorelle avevano riportato che sorella Zhang non svolgeva lavoro pratico. Se era vero, la sua responsabilità verso il lavoro della Chiesa non solo avrebbe influenzato il lavoro, ma anche danneggiato l’ingresso nella vita dei miei fratelli e sorelle; quindi dovevo subito informarmi su come sorella Zhang fosse solita comportarsi nei suoi doveri, e valutare se fosse qualificata per essere una leader sulla base dei principi. Così, ho discusso la questione con i miei leader: anche loro avevano saputo del comportamento di sorella Zhang. Insieme, abbiamo verificato e stabilito che i rapporti sui suoi problemi erano attendibili. Sorella Zhang era una falsa leader che non svolgeva mai lavoro pratico, così l’abbiamo sollevata dai suoi doveri il giorno stesso. Dopo aver praticato in questo modo, mi sono sentita davvero a mio agio.
Attraverso quest’esperienza, ho visto che la mia natura era molto egoista. Non ero in armonia con Dio nei miei doveri, pensavo ai miei interessi personali in ogni cosa, ed ero ben lontana dal soddisfare i requisiti di Dio. Senza il giudizio della parola di Dio e l’evidenza dimostrata dai fatti, non mi sarei mai resa conto dei miei difetti e delle mie mancanze, e non sarei mai riuscita a pentirmi e a cambiare davvero. Allo stesso tempo, ho anche capito che essere responsabili e leali nei nostri doveri e proteggere gli interessi della casa di Dio è l’unico modo per avere coscienza e umanità, essere approvati da Dio e ottenere pace e gioia autentiche. Sia lodato Dio!
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