Non farti sopraffare dall’invidia
Nell’estate del 2017, servivo come leader della chiesa. In risposta alle esigenze del lavoro, la leader superiore ha disposto che sorella Yang e sorella Wang lavorassero al mio fianco, e mi ha chiesto di aiutarle. Dopo un po’ di tempo, ho visto che quelle due sorelle avevano un fardello per il loro dovere e facevano rapidi progressi. Non dovevo preoccuparmi di alcune cose: quelle due erano in grado di discuterne e di gestirle. All’inizio ne ero molto felice, tuttavia, dopo un po’ la cosa ha iniziato a lasciarmi l’amaro in bocca. Ero io la leader, quindi le questioni della chiesa, grandi e piccole, dovevano assolutamente essere discusse prima con me. Mentre ora loro organizzavano le cose senza consultarmi. Non mi prendevano più sul serio! Continuando di quel passo, sarei stata una leader solo di nome.
Durante una riunione, un supervisore ha parlato delle due sorelle con cui lavoravo. Ha detto: “Si assumono davvero un fardello nel loro dovere. Prima eravamo sempre a corto di irrigatori, ma da quando sono arrivate loro, sono stati fatti rapidamente degli aggiustamenti e la squadra è abbastanza efficiente”. Ho ringraziato Dio verbalmente, ma nel mio cuore non ero così contenta. Mi sentivo il viso in fiamme. Sembrava che gli altri avessero più considerazione di loro che di me, dopotutto. Ero leader da diversi anni, invece per loro erano passati solo pochi giorni. Erano forse migliori di me? Non volevo accettarlo. Non ho ascoltato più nulla di quello che ha detto il supervisore. Mi sono trascinata a casa dopo la riunione. Quella notte mi giravo e rigiravo nel letto, senza riuscire a dormire. Mi sentivo molto turbata ogni volta che pensavo a ciò che aveva detto il supervisore. Pur essendo una leader da anni, non ero comunque all’altezza di quelle sorelle che avevano appena iniziato la formazione. Cosa avrebbe pensato di me la leader superiore se l’avesse saputo? Avrebbe detto che ero incompetente e che non ero adatta come leader? Un tempo gli altri mi guardavano con ammirazione, ma ora tutti pensavano che quelle sorelle erano migliori. Dopo di ciò, avrebbero appoggiato loro invece di me? Mi sentivo come se sorella Yang e sorella Wang mi avessero rubato la scena, ed ero piena di invidia e risentimento nei loro confronti. In quel periodo, avevo la testa in un turbinio e temevo che la mia posizione non fosse sicura. Dentro di me, mi incoraggiavo a fare un buon lavoro e a sforzarmi di portare a termine bene tutti i nostri progetti in modo che tutti vedessero che non ero affatto seconda a loro. Da allora, mi alzavo presto e rimanevo in piedi fino a tardi tutti i giorni. Correvo in prima linea per ogni lavoro importante e risolvevo rapidamente qualsiasi problema che si presentava, temendo che le mie sorelle fossero anche loro in prima linea. A volte speravo addirittura che combinassero qualche guaio e perdessero la faccia. Un giorno, controllando i libri della chiesa, abbiamo trovato delle incongruenze nei numeri di volumi spediti e ricevuti. Erano state loro a gestire la distribuzione e la ricezione dei libri, e le vedevo che cercavano ansiose il motivo di quelle incongruenze; io non solo non le ho aiutate, ma mi rallegravo della loro disgrazia, mi dicevo: “Pensavo che foste così capaci: e adesso cosa farete?” Ho detto in tono di rimprovero: “Un problema con i libri della chiesa è una cosa grossa”. Per loro è stata una cosa davvero stressante da sentire e ha avuto un impatto sul loro stato. Mi sentivo segretamente felice: “Vedremo se il leader pensa che siano migliori dopo che hanno commesso un errore così grande! Se rimarranno in uno stato negativo, non dovrò preoccuparmi di eventuali minacce alla mia posizione”. In quel momento mi sono sentita un po’ in colpa e ho capito che stavo oltrepassando il limite, ma non ci ho riflettuto molto.
Il dovere di sorella Wang è stato cambiato in seguito per alcuni motivi, lasciando me e sorella Yang a lavorare insieme. Un giorno, durante una discussione di lavoro, ho notato che la leader superiore chiedeva sempre il parere di sorella Yang mentre io me ne stavo seduta in disparte sentendomi snobbata. Non ho potuto fare a meno di ipotizzare che la leader potesse pensare che lei fosse più giovane e di maggiore levatura, e che quindi volesse formarla. Mi sentivo distrutta al pensiero. La leader aveva sempre discusso le cose con me, mentre ora apprezzava sorella Yang. Questo non la faceva sembrare migliore di me? La mia invidia stava tornando a galla. In quel periodo, la rimproveravo ogni volta che notavo errori nel suo lavoro e a volte mi limitavo a trattarla con freddezza. E in ogni riunione mi imponevo di essere io a presiedere per poter risolvere i problemi di tutti, senza darle la possibilità di condividere. Il suo stato peggiorava sempre di più e non aveva più un fardello per il lavoro della chiesa. Alcune cose non sono state gestite in tempo e questo ha danneggiato il lavoro della chiesa. In quel momento mi sentivo un po’ in colpa. Sentivo di avere molto a che fare con il suo stato negativo, ma non riflettevo su me stessa. Non capivo affatto il mio stato fino a quando la disciplina di Dio non si è abbattuta su di me.
Un giorno mi sono sentita improvvisamente male e febbricitante, poi è comparsa la tosse. Pensavo fosse tornata l’asma, ma una sorella mi ha messa in guardia: “Ultimamente ho notato che sei l’unica a condividere durante le riunioni. Sorella Yang non riesce a dire una parola. Dovresti davvero riflettere su te stessa. Continuare così è pericoloso!” Non solo non volevo accettarlo, ma ho fatto di tutto per sostenere la mia tesi: “Tu non la conosci, non è brava con le parole. A volte nelle riunioni ci sarebbe solo silenzio se non condividessi io”. Non ha detto altro. Successivamente, la mia tosse peggiorava sempre di più e nessun farmaco mi aiutava. Per quanto lo volessi, non riuscivo a condividere alle riunioni. Sono andata dal medico per farmi controllare. Il medico ha detto che avevo una grave bronchiectasia e la tubercolosi, e ha aggiunto che sono malattie molto gravi, che ci vuole un anno di farmaci per tenerle sotto controllo. Quando ho sentito quella frase, sono rimasta seduta in stato di shock, mi sentivo davvero infelice. Avevo già avuto la tubercolosi ed è stato molto difficile curarla. Non sapevo come potevo averla presa di nuovo, e in un caso così grave. Poiché la tubercolosi è contagiosa, non potevo avere contatti con i fratelli e le sorelle. Questo significava che non avrei potuto fare il mio dovere. In tutti i miei anni di fede, avevo fatto il mio dovere e avevo persino lasciato la famiglia e il lavoro per spendermi. Soprattutto in quel periodo, il lavoro era molto impegnativo e io ero in prima linea. Perché mi ero presa una malattia così grave? Qual era la volontà di Dio? Più ci pensavo, più mi sentivo male e continuavo a nascondermi sotto il piumone per piangere. Una volta, ho pregato Dio, in lacrime: “Dio, sto soffrendo tanto. Non so come superare questa situazione. Ti prego, illuminami per capire la Tua volontà, così posso imparare la lezione attraverso questa malattia”.
Un giorno, ho letto queste parole di Dio nei miei devozionali. Dio dice: “Il più delle volte, quando sei afflitto da una malattia grave o insolita che ti causa dolore intenso, queste cose non avvengono per caso; che tu sia malato o sano, dietro tutto questo vi è la volontà di Dio” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Nella fede in Dio, acquisire la verità è fondamentale”). Riflettendo su questo, ho capito: Dio ha permesso che mi ammalassi in quel modo e non era affatto arbitrario, ma certamente conteneva la Sua volontà. Dovevo riflettere seriamente su me stessa. Ho pregato e cercato ancora e ancora. Nelle mie riflessioni, improvvisamente mi sono resa conto che la mia costante invidia nei confronti di sorella Yang, il vivere in uno stato di lotta per la fama e il guadagno, senza cambiare, le aveva causato un senso di limitazione e questo aveva avuto un impatto sul lavoro della chiesa. Mi sono sentita colpevole e piena di rimpianti. Ho letto questo nelle parole di Dio: “Umanità crudele! La cospirazione e l’intrigo, la contesa con l’altro, la corsa alla reputazione e alla ricchezza, l’eccidio reciproco, quando avranno mai fine? Dio ha detto centinaia di migliaia di parole, ma nessuno è diventato ragionevole. Gli uomini agiscono per il bene delle loro famiglie, dei figli e delle figlie, per la carriera, per le prospettive, per la posizione, per la vanità e per il denaro, per amore dei vestiti, per il cibo e per le cose della carne. Ma quali azioni sono davvero per amore di Dio? Anche tra coloro che agiscono per amore di Dio, ci sono solo pochi che Lo conoscono. Quanti non agiscono per il bene dei loro interessi? Quanti non opprimono e discriminano gli altri per mantenere la propria posizione?” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Il malvagio sarà di certo punito”). “Ci sono alcuni che hanno sempre paura che gli altri siano migliori di loro e li superino, che gli altri siano stimati mentre loro vengono trascurati. Ciò li induce ad attaccare e a escludere gli altri. Questo non è un esempio di invidia verso le persone più capaci di loro? Un simile comportamento non è egoista e spregevole? Che razza di indole è questa? Un’indole malevola! Pensare solo ai propri interessi, soddisfare soltanto i propri desideri, non mostrare alcuna considerazione per gli altri né per gli interessi della casa di Dio: le persone che si comportano così hanno una cattiva indole e Dio non prova alcun amore per loro” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Dando il proprio cuore a Dio si può ottenere la verità”). Leggere le parole di Dio è stato davvero toccante per me. Egli rivelava esattamente il mio stato. Poiché avevo visto quelle due sorelle fare il loro dovere con abilità e imparare in fretta, e siccome gestivano le cose senza discuterne con me, mi ero sentita a disagio e pensavo che mi ignorassero. Quando il supervisore le ha elogiate per l’efficacia nel loro dovere, le ho avvertite ancora di più come una minaccia per la mia posizione, come se volessero rubarmi la scena. Per dimostrare di essere migliore di loro e assicurare la mia posizione, mi mettevo in primo piano mentre condividevamo e risolvevamo i problemi degli altri durante le riunioni e non davo loro la possibilità di condividere la comunione. Quando qualcosa non era chiaro mentre si faceva la conta dei libri, invece di aiutarle a trovare la soluzione, ho goduto della loro infelicità e ho fatto commenti sprezzanti, lasciando che si sentissero sotto pressione e vivessero nella negatività. Sono stata così maligna. A questo pensiero, mi sono sentita colpevole e pentita, e ho pregato Dio in lacrime: “O Dio! Non solo non sono riuscita a farlo bene e a ripagare il Tuo amore, ma sono stata invidiosa di coloro che avevano capacità e ho lottato per fama e guadagno. Il mio comportamento è stato nauseante, disgustoso per Te. Dio, voglio pentirmi e cambiare”. Ho letto queste parole di Dio. “Quando si trovano di fronte a un problema, alcune persone cercano una risposta da altri, ma quando l’altro parla secondo la verità, non la accettano, non sono in grado di obbedire e in cuor loro pensano: ‘Di solito sono migliore di lui. Se questa volta seguo il suo consiglio, non sembrerà che lui sia superiore a me? No, non posso dargli retta. Farò a modo mio e basta’. Poi trovano una ragione o un pretesto per demolire il punto di vista dell’altra persona. Di che tipo di indole si tratta quando una persona vede qualcuno che è migliore di lei e cerca di reprimerlo, diffondendo voci su di lui, o impiegando mezzi spregevoli per denigrarlo e minare la sua reputazione, persino calpestandolo, al fine di proteggere la propria immagine agli occhi degli altri? Questa non è solo arroganza e presunzione: è l’indole di Satana, è un’indole malvagia. Il fatto che questa persona possa attaccare ed escludere coloro che sono migliori e più forti di lei è subdolo e malvagio. E il fatto che non si fermi davanti a nulla per abbattere le persone dimostra quanto il diavolo sia presente in lei! Poiché vive secondo l’indole di Satana, una tale persona è incline a sminuire gli altri, a cercare di metterli in difficoltà, a rendere loro le cose difficili. Questo non è forse compiere il male? E, vivendo così, pensa comunque di non avere nulla che non vada, di essere una brava persona; eppure, quando vede qualcuno più forte di lei, ha la tendenza a metterlo in difficoltà, a calpestarlo. Qual è il problema? Le persone in grado di commettere tali atti malvagi non sono forse ostinate e prive di scrupoli? Le persone di questo tipo pensano solamente ai propri interessi, considerano soltanto i propri sentimenti; vogliono solo realizzare i propri desideri, le proprie ambizioni e i propri obiettivi personali. Non si preoccupano del danno che arrecano al lavoro della chiesa, e preferirebbero sacrificare gli interessi della casa di Dio pur di proteggere il prestigio di cui godono agli occhi degli altri e la propria reputazione. Persone come queste non sono forse arroganti e presuntuose, egoiste e vili? Simili persone non sono solo arroganti e presuntuose, ma anche estremamente egoiste e vili. Non hanno il minimo riguardo della volontà di Dio. Simili persone hanno forse timore di Dio? Non possiedono il minimo timore nei confronti di Dio. Questo è il motivo per cui agiscono in modo arbitrario e fanno tutto ciò che vogliono, senza alcun senso di colpa, senza alcuna trepidazione, apprensione o preoccupazione, e senza considerare le conseguenze. È ciò che fanno spesso, e il modo in cui si sono sempre comportate. Qual è la natura del comportamento di simili persone? Per dirla con leggerezza, tali persone sono fin troppo invidiose e hanno un desiderio fin troppo forte di fama e prestigio personali; sono troppo ingannevoli e infide. Per dirla più duramente, l’essenza del problema è che il cuore di simili persone non è minimamente timorato di Dio. Non temono Dio, si ritengono persone della massima importanza e reputano ogni aspetto di sé più elevato di Dio e della verità. Nei loro cuori, Egli non è degno di nota, è insignificante e non gode di alcun prestigio. Quanti non hanno posto per Dio nel proprio cuore e non Lo riveriscono sono forse in grado di mettere in pratica la verità? Assolutamente no. Perciò che cosa fanno quando, come al solito, vanno in giro allegramente tenendosi impegnati e mettendoci parecchia energia? Tali persone sostengono perfino di aver abbandonato tutto per spendersi per Dio e di aver sofferto molto, ma, a dire il vero, il proprio prestigio e la propria fama, nonché proteggere i propri interessi, costituiscono la motivazione, il principio e l’obiettivo di tutte le loro azioni. Direste o no che persone di questo tipo sono terribili? Che tipo di persona crede in Dio per molti anni eppure non Lo teme? Non sono forse persone arroganti? Non sono Satana? E a chi e a che cosa manca maggiormente il timore di Dio? A parte agli animali, manca ai malvagie agli anticristi, alle persone diaboliche e a Satana. Essi non accettano per nulla la verità; sono privi del timore di Dio. Sono capaci di ogni tipo di male; sono i nemici di Dio e dei Suoi prescelti” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Le cinque condizioni da soddisfare per intraprendere la retta via della fede in Dio”). Mentre leggevo le Sue parole, sembrava che Dio fosse faccia a faccia con me, che mi giudicasse. Pensavo che, in quanto leader da anni, avrei dovuto essere migliore degli altri, a un livello superiore, quindi ero invidiosa ed escludevo chiunque fosse più abile di me. Sapevo che quelle due sorelle avevano levatura e un fardello per il loro dovere, e ottenevano risultati. Questo era un bene per il lavoro della chiesa e per l’ingresso nella vita dei fratelli e delle sorelle. Ma io non consideravo nulla di tutto ciò: mi interessava solo la mia fama e il mio prestigio. Ho combattuto silenziosamente con loro, cercando errori e sviste nel loro lavoro, turbandole, mettendole in cattiva luce, lasciandole in uno stato negativo e senza più un fardello nel loro dovere. Anche il lavoro della chiesa è stato danneggiato. Per mantenere il mio prestigio, ero invidiosa di quelle sorelle che avevano più talento e facevo deprimere le sorelle che sapevano fare un vero lavoro. Questo disturbava il lavoro della chiesa e danneggiava gli interessi della casa di Dio. Non avevo alcuna umanità e stavo rivelando un’indole satanica. Satana non sopporta di vedere che le persone stanno bene: muore dalla voglia di vedere che sono depresse e tradiscono Dio. Stavo agendo in pieno come un tirapiedi di Satana, compiendo il male e opponendomi a Dio. Come leader della chiesa, dovrei considerare la volontà di Dio e coltivare più persone di talento per la chiesa. E invece, non solo non ho coltivato persone di talento, ma sono stata invidiosa e oppressiva. Si può forse dire che stavo compiendo un dovere? Stavo solo compiendo il male e mi stavo opponendo a Dio! Mi odiavo davvero: sentivo di non essere nemmeno umana e di non meritare di vivere.
Un giorno, mi sono aperta con una sorella e ho condiviso sulla mia invidia. Lei mi ha ascoltata, poi ha condiviso con me l’esempio dell’invidia di Saul nei confronti di Davide. Ha detto: “Quando Saul vide che Dio si serviva di Davide per vincere le guerre e che tutti gli israeliti lo sostenevano, divenne invidioso di Davide e lo inseguì per ucciderlo. Finì per essere detestato e rifiutato da Dio”. Quelle parole mi hanno fatto rabbrividire. Ho pensato a tutti i miei comportamenti recenti. Vedendo quelle due sorelle ottenere risultati nel loro dovere, sono diventata invidiosa di loro e le ho ostacolate in ogni occasione. Questo non era andare d’accordo con le persone, ma andare contro Dio. Non era proprio come fece Saul? Vedere le cose in questo modo era piuttosto spaventoso, e mi sono resa conto che era la disciplina tempestiva di Dio a fermarmi nelle mie malefiche intenzioni. Se avessi continuato così, le conseguenze sarebbero state impensabili. In seguito, ci ho pensato più volte. Perché, sapendo bene che a Dio non piace l’invidia, non riuscivo a trattenermi dall’intralciare gli altri? Ho letto un passo della parola di Dio. “Una delle caratteristiche più evidenti della sostanza di un anticristo è di essere un despota che gestisce la sua dittatura: non ascolta nessuno, guarda tutti dall’alto in basso e, a prescindere dai punti di forza delle persone, da ciò che dicono e fanno, dalle intuizioni e dalle opinioni che hanno, non presta loro attenzione; è come se nessuno fosse qualificato per lavorare con lui o per prendere parte a qualsiasi cosa egli faccia. Ecco l’indole che un anticristo possiede. Alcuni dicono che questo equivale a essere di scarsa umanità: come può trattarsi solo di una comune scarsità di umanità? Si tratta a tutti gli effetti di un’indole satanica, un tipo di indole estremamente feroce. Perché dico che l’indole degli anticristi è estremamente feroce? Un anticristo pensa agli interessi della casa di Dio e della chiesa come a qualcosa che gli appartiene interamente, come a una proprietà personale che dovrebbe essere gestita solamente da lui, senza che nessun altro interferisca. Le uniche cose a cui pensa quando svolge il lavoro della chiesa sono i suoi interessi, il suo prestigio e la sua immagine. Non permette a nessuno di danneggiare i suoi interessi, e tanto meno consente a chiunque possieda levatura e sia in grado di parlare delle proprie esperienze e testimonianze di minacciare il suo prestigio e la sua fama. […] Quando qualcuno si distingue compiendo un po’ di lavoro, o quando qualcuno è in grado di parlare di esperienze e testimonianze autentiche per fare del bene ai prescelti, istruirli e sostenerli e si guadagna grandi lodi da parte di tutti, l’invidia e l’odio crescono nel cuore degli anticristi che cercano di allontanare e sminuire quella persona. Inoltre, per nessuna ragione al mondo le permettono di assumere su di sé un qualsiasi lavoro, così da evitare che minacci il loro prestigio. […] Gli anticristi pensano tra sé: ‘Non esiste che io tolleri una cosa simile. Tu vuoi svolgere un ruolo nel mio territorio, competere con me. È impossibile, non pensarci nemmeno. Tu sei più capace di me, sai parlare meglio, sei più istruito e più benvoluto di me. Vuoi che io lavori insieme a te? Che cosa farei se tu mi rubassi la scena?’ Prendono in considerazione gli interessi della casa di Dio? No. A cosa pensano? Pensano solo a come mantenere il proprio prestigio. Pur sapendo di essere incapaci di svolgere lavoro reale, non coltivano né promuovono le persone di buona levatura che perseguono la verità; le uniche che promuovono sono le persone che li adulano, che sono inclini a venerare altre persone, che li lodano e li ammirano nei loro cuori, che tramano con disinvoltura, che non hanno comprensione della verità e che sono incapaci di discernere” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 8 – Parte prima”). Dio espone gli anticristi che non considerano neanche lontanamente il lavoro della casa di Dio e vogliono tutto il potere. Mettono la chiesa sotto il loro controllo e non permettono a nessun altro di essere coinvolto. Escludono e opprimono chiunque rappresenti una minaccia al loro prestigio, e si impegnano molto per coprire i punti di forza e i vantaggi degli altri. Mi comportavo proprio come un anticristo. Per consolidare il mio prestigio, volevo il monopolio del potere ed essere l’unica ad avere l’ultima parola nella chiesa, sostenendo che “può esistere solo un maschio alfa” e che “in tutto l’universo, solo io regno supremo”. Non volevo che nessuno mi superasse. Trattavo quelle sorelle come concorrenti, coglievo al volo le occasioni per infierire su di loro, gioendo dei loro errori. Avevo un’indole così maligna ed ero sulla via dell’anticristo. Se non mi fossi pentita e non fossi cambiata, non sarei finita come loro? A quel punto, ho capito che senza la disciplina di Dio, e senza il giudizio e le rivelazioni delle Sue parole, non avrei mai compreso quanto fosse grave la natura delle mie azioni. Per un po’ di tempo, ho provato grande rammarico e senso di colpa, e mi sono davvero odiata. Mi sono pentita di non aver fatto tesoro della possibilità di fare il mio dovere prima, e mi sono sentita davvero in debito con Dio.
In seguito ho letto altre parole di Dio. “Essere un leader della chiesa non significa solamente imparare a usare la verità per risolvere i problemi, ma anche scoprire e coltivare persone di talento, che non devi assolutamente invidiare né reprimere. Praticare in questo modo porta vantaggi al lavoro della chiesa. Se riuscirai a coltivare alcuni di coloro che ricercano la verità così che collaborino bene con te in tutto il lavoro che fai, e alla fine tutti acquisirete delle testimonianze esperienziali, allora sarai un leader qualificato. Se diventerai capace di agire in tutte le cose secondo i principi, allora sarai all’altezza della tua lealtà. […] Se sei davvero in grado di tenere in considerazione la volontà di Dio, saprai trattare gli altri correttamente. Se raccomandi una persona valida e le permetti di ricevere addestramento e di svolgere un compito, aggiungendo così una persona di talento nella casa di Dio, il tuo lavoro non sarà allora più facile da svolgere? Non sarai stato allora all’altezza della tua lealtà in questo compito? Questa è una buona azione davanti a Dio; è il minimo di coscienza e di senno che un leader dovrebbe possedere” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Dando il proprio cuore a Dio si può ottenere la verità”). Dalle parole di Dio, ho imparato che i leader e i lavoratori devono concentrarsi sulla scoperta e sulla formazione delle persone di talento. Sopprimere le persone di talento ed essere invidiosi di loro per amore dei propri interessi disgusta Dio. A fronte dei rimpianti per la mia precedente collaborazione con quelle sorelle, ho deciso che, a prescindere dalle persone con cui avrei lavorato in futuro, avrei messo al primo posto gli interessi della casa di Dio e avrei raccomandato immediatamente ogni talento da me scoperto, adempiendo la mia responsabilità nel mio dovere. In una riunione successiva, ho rivelato e sviscerato la mia corruzione davanti agli altri, e ho costantemente ricordato a me stessa nel lavorare con gli altri di non fare nulla che interferisse con il lavoro della chiesa. Dopo qualche tempo, la chiesa mi ha assegnata alla produzione video.
Nel giro di poco tempo, la chiesa ha disposto che formassi un’altra sorella. Aveva una buona levatura e imparava in fretta. Mi sono detta: “Se diventa brava, prenderà il mio posto? La leader mi guarderà dall’alto in basso se vedrà che imparo più lentamente di quella sorella?” Alla luce di questi pensieri, non volevo impegnarmi a fondo per addestrarla. Poi ho capito che non ero nello stato giusto, così ho immediatamente pregato, chiedendo a Dio di vegliare sul mio cuore. Mi sono ricordata di una cosa che Dio dice: “Per prima cosa dovresti considerare gli interessi della casa di Dio, la Sua volontà e l’opera della chiesa, e mettere queste prima di tutto; soltanto in seguito puoi pensare alla stabilità della tua condizione o a come gli altri ti vedono” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Dando il proprio cuore a Dio si può ottenere la verità”). A quel punto, ho abbandonato il mio pensiero sbagliato e ho fatto del mio meglio per formarla, e pochi giorni dopo era in grado di fare il suo dovere da sola. Lavorando insieme, anche la nostra efficienza nel dovere è migliorata un po’. Ho sperimentato personalmente che una cooperazione armoniosa porta una profonda libertà e pace. Porta le benedizioni di Dio. Questo cambiamento in me è stato ottenuto interamente tramite le parole di Dio. Lode a Dio!
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