Non esistono doveri più importanti di altri
Prima di credere in Dio Onnipotente, ero abituata a essere lodata dagli insegnanti. Volevo sempre essere al centro dell’attenzione, e mi piaceva essere stimata dagli altri. Nel maggio del 2020, ho accolto l’opera di Dio Onnipotente degli ultimi giorni. Mi nutrivo attivamente delle parole di Dio e, nelle riunioni, ero sempre la prima a condividere la mia comprensione. I miei fratelli e sorelle mi facevano sempre i complimenti per la mia comunione, e questo era bellissimo. Pensavo di avere buona levatura e una comprensione migliore degli altri. In seguito, sono stata eletta capogruppo. Ero felicissima: tra tante persone, come capogruppo ero stata scelta io. Significava che avevo buona levatura ed ero diversa dagli altri. Da quel momento, ho iniziato a condurre le riunioni. Tutti i fratelli mi ascoltavano attenti e mi ammiravano. Inoltre, durante le riunioni, interagivo con loro, informandomi sui loro stati e sulle loro difficoltà e inviando loro le parole di Dio. Se notavo che qualcuno non condivideva o non partecipava alle riunioni, lo incoraggiavo in privato. Avevo un rapporto stretto con i fratelli e le sorelle, e ogni volta che chiacchieravamo erano sempre molto felici. Pensavo di essere adatta a irrigare i nuovi arrivati e a diventare un diacono irrigatore. Volevo una posizione più elevata per poter supervisionare il lavoro degli altri capigruppo. In questo modo, avrei ottenuto l’ammirazione e la lode di ancor più persone. Ma, con mia enorme sorpresa, un giorno una leader mi ha detto che ero più adatta a diffondere il Vangelo, quindi voleva che mi concentrassi su quello. Ma, in quel momento, non riuscivo a entusiasmarmi. Pensavo: “Sono un’irrigatrice, conosco questo lavoro a menadito. Perché non mi permetti di continuare a irrigare e mi assegni a diffondere il Vangelo? Come irrigatrice, posso mettere a frutto tutti i miei talenti; per diffondere il Vangelo, invece, dovrò ricominciare da zero. Consiste solo nel chiedere a chi indaga sulla vera via di venire ad ascoltare i sermoni. Chiunque può svolgere un dovere così semplice, quindi come potrò distinguermi? Inoltre, ora sono capogruppo. Se mi trasferiscono, sarò solo una divulgatrice del Vangelo. Chi mi ammirerà allora?”. Mi sentivo piuttosto giù e non volevo affatto predicare il Vangelo. Non ero in grado di sottomettermi. Ma all’epoca non me ne rendevo conto e mi sentivo confusa. Un giorno, ho chiesto alla leader: “Perché mi fai diffondere il Vangelo? Perché non posso continuare a irrigare i neofiti? Posso gestire entrambi i doveri contemporaneamente, posso organizzarmi e riuscirci”. La leader mi ha risposto: “Sei brava a parlare e hai talento nel diffondere il Vangelo. Sei più adatta a questo dovere”. Non potevo fare altro che cercare di accettarlo, ma sentivo che nessuno mi avrebbe ammirata se fossi andata a predicare il Vangelo. Mi sentivo depressa e afflitta. Avevo lavorato a lungo come irrigatrice, ero molto efficiente nel mio lavoro e gli altri avevano alta considerazione di me. Se fossi stata trasferita alla condivisione del Vangelo, avrei perso tutto. Se non fossi stata efficiente nella condivisione del Vangelo, cosa avrebbe pensato di me la leader? Mi sentivo davvero giù e non ero motivata a diffondere il Vangelo. Invitavo meccanicamente le persone ad ascoltare i sermoni e non davo il massimo. Passavo la maggior parte del tempo a chiacchierare con i fratelli e le sorelle e a scherzare, sperando di allontanare tutti quei sentimenti negativi. Inoltre, mi chiedevo spesso quando avrei potuto tornare a irrigare i nuovi arrivati. Di conseguenza, in un mese di condivisione del Vangelo non ho ottenuto risultati. Solo allora ho pregato Dio: “Amato Dio, non riesco a sottomettermi a questa situazione e continuo a voler tornare all’irrigazione. Ti chiedo di guidarmi a comprendere le Tue intenzioni e a sottomettermi”.
Poi, ho letto questo passo delle parole di Dio. “Qual è l’atteggiamento che dovresti assumere nei confronti del tuo dovere, che possa definirsi corretto e conforme alla volontà di Dio? Per prima cosa, non puoi sindacare su chi ne dia disposizione, su quale sia il grado del leader che lo assegna: devi accettarlo da Dio. Non puoi analizzarlo, devi accettarlo da Dio. Questa è un requisito. Inoltre, qualunque sia il tuo dovere, non fare distinzione tra alto e basso livello. Supponiamo che tu dica: ‘Sebbene questo compito sia un incarico da parte di Dio e l’opera della casa di Dio, se lo svolgo io, gli altri potrebbero guardarmi dall’alto in basso. Altri arrivano a svolgere mansioni che li mettono in risalto. Mi è stato assegnato questo compito, che non mi permette di distinguermi e mi costringe invece a darmi da fare dietro le quinte: è un’ingiustizia! Non svolgerò questo dovere. Il mio dovere deve essere di un tipo che mi consenta di distinguermi di fronte agli altri e di farmi un nome; e anche se non mi faccio un nome o non mi distinguo, devo comunque trarne beneficio e sentirmi fisicamente a mio agio’. È forse un atteggiamento accettabile? Fare gli schizzinosi significa non accettare ciò che proviene da Dio; significa compiere scelte a seconda delle proprie preferenze. Non è un’accettazione del tuo dovere; è un rifiuto del tuo dovere, una manifestazione di ribellione da parte tua. Questo atteggiamento schizzinoso è adulterato dalle tue preferenze e dai tuoi desideri individuali; quando presti attenzione ai benefici che ne trai, alla tua reputazione e così via, il tuo atteggiamento verso il dovere non è sottomesso” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Qual è l’adeguato adempimento del proprio dovere?”). Dopo aver letto queste parole, ho riflettuto sulle mie azioni. Nei miei doveri, seguivo le mie preferenze. Nel lavoro di irrigazione, potevo mettere a frutto i miei talenti, ero una capogruppo, responsabile di altre persone, ho ottenuto buoni risultati irrigando i nuovi arrivati, e gli altri mi rispettavano e mi lodavano, quindi ero sempre felice. Anche se avevo molto lavoro, non mi lamentavo mai. Quando invece la leader mi ha incaricata di condividere il Vangelo, mi sembrava solo di invitare le persone ad ascoltare i sermoni, un lavoro che poteva fare chiunque. E ho perso la mia posizione di capogruppo, nessuno mi ammirava più. Ero infelice, mi lamentavo e cercavo di discutere con Dio. Anche se avevo accettato di diffondere il Vangelo, non ero motivata a farlo. Preferivo chiacchierare con gli altri, piuttosto che pensare a come svolgere meglio il mio dovere. Di conseguenza, dopo un intero mese di condivisione del Vangelo, non ho ottenuto risultati. Nel mio dovere, avevo a cuore la reputazione e il prestigio. Se era di mio gradimento e mi dava reputazione e prestigio, ero incline a sottomettermi. Ma, se non mi piaceva e non rafforzava la mia fama e il mio prestigio, mi sentivo giù e mi lamentavo con Dio. Non era vera sottomissione. Decidevo se obbedire o meno a Dio in base al fatto che il mio dovere mi facesse emergere e mi procurasse prestigio. Non avevo un atteggiamento sincero nel mio dovere. Continuando a perseguire il prestigio in quel modo, anche se avessi eseguito molto lavoro, svolto bene i miei doveri e ottenuto l’ammirazione dei miei fratelli e sorelle, che senso avrebbe avuto se a Dio non fosse piaciuto e non lo avesse commemorato? Capito questo, ero pronta a cambiare atteggiamento nei confronti del mio dovere, a smettere di preoccuparmi dell’opinione degli altri per concentrarmi solo sul lavorare bene.
Così, ho messo tutta me stessa nella condivisione del Vangelo. Col tempo, alcune persone che indagavano sulla vera via hanno accettato l’opera di Dio. La leader si è congratulata con me, cosa che mi ha resa molto felice. Non predicavo il Vangelo da molto, ma i miei risultati erano già migliori di quelli degli altri. Mi ero persino guadagnata le lodi della leader. Avevo davvero un grande potenziale! Condividere il Vangelo non mi sembrava più tanto male. Forse potevo mettere in mostra il mio talento e guadagnare ancora più ammiratori. Dopo di che, mi sono impegnata ancora di più nella condivisione del Vangelo e ho ottenuto risultati sempre migliori. Nel marzo del 2021, sono stata eletta leader della chiesa. Ero entusiasta e ho ringraziato Dio. Con quel dovere, avrei guidato tutti i fratelli e le sorelle della chiesa e presieduto ogni progetto di lavoro. Era una grande opportunità per distinguermi. Dovevo dare il massimo in quel dovere. In quel periodo, ho lavorato scrupolosamente. Mandavo sempre messaggi a tutti per informarmi sui problemi che avevano nei loro doveri. Se notavo che qualcuno era in difficoltà nel suo lavoro, gli davo suggerimenti pratici. Inoltre, controllavo spesso ogni progetto e coltivavo i fratelli e le sorelle di buona levatura. Prendermi cura di loro mi faceva sentire una sorella maggiore. Tutti si affidavano a me ed erano molto disponibili ad aprirsi con me sui loro problemi. Una sorella mi ha persino lodata per aver trovato rapidamente i passi delle parole di Dio per risolvere i suoi problemi. Guadagnarmi il loro rispetto e la loro ammirazione mi ha resa molto felice e mi sono impegnata ancora di più nel mio dovere.
Circa un mese dopo, sempre più persone accettavano l’opera di Dio degli ultimi giorni e la chiesa è stata divisa in due. Tuttavia, stavolta sono stata nominata diacono anziché leader. Ero molto contrariata. Essere una leader mi avrebbe procurato più rispetto. Ero brava come leader, perché non ero stata selezionata? Quando la nuova leader mi ha chiesto di svolgere del lavoro, non ho voluto rispondere. Ci stavo malissimo e facevo fatica a sottomettermi a quell’ambiente. Ma poi ho rammentato le parole di Dio che dicono: “Nello svolgimento del tuo dovere non puoi assolutamente attenerti alle tue preferenze personali facendo semplicemente qualunque cosa vorresti, qualunque cosa ti renderebbe felice o ti farebbe fare bella figura. Questo è agire secondo la propria volontà. Se nell’assolvere il tuo dovere fai assegnamento sulle tue preferenze personali, pensando che sia questo che Dio richiede e che sia questo che Lo renderà felice, e se imponi forzatamente le tue preferenze personali a Dio o le pratichi come se fossero la verità, osservandole come se fossero i principi della verità, non sarebbe un errore? Questo non è compiere il tuo dovere, e svolgerlo in questo modo non ti aiuterà a farti ricordare da Dio” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Soltanto ricercando i principi della verità si può svolgere bene il proprio dovere”). Attraverso questo passo delle parole di Dio, ho capito che non essere stata eletta leader era per me una prova per vedere se sapessi praticare la verità e sottomettermi a Lui. Se non mi fossi sottomessa a Dio perché non mi piaceva quel dovere, Dio avrebbe disapprovato. Quindi, anche se non volevo accettarlo, sapevo di dovermi sottomettere. Due mesi dopo, sono stata riassegnata a un’altra chiesa per condividere il Vangelo. La leader mi ha affidato molto lavoro, e chiedeva spesso la mia opinione nelle discussioni di lavoro. Ha detto anche che ero molto adatta a quel dovere. Ho pensato tra me e me: “La leader mi ha assegnato tutto questo lavoro perché si fida di me. Non posso deluderla. Devo dimostrare di avere buona levatura e competenza”. In quel momento, ho visto che stavo di nuovo inseguendo la reputazione e il prestigio. Mi sentivo depressa e negativa. Non riuscivo a capire perché mi comportassi sempre così. Qual era l’origine della mia indole corrotta? Ricercando, ho pregato Dio. Poi, ho letto questo passo delle Sue parole. “Ci sono persone che idolatrano Paolo in modo particolare. Amano uscire, tenere discorsi e lavorare, amano partecipare alle adunanze e predicare; amano essere ascoltate e adorate dalla gente, e che tutti ruotino intorno a loro. Amano avere prestigio nel cuore degli altri e gradiscono quando gli altri apprezzano l’immagine da loro presentata. Analizziamo la loro natura alla luce di questi comportamenti: qual è la loro natura? Se si comportano realmente in questo modo, allora ciò è sufficiente a dimostrare che sono arroganti e presuntuose. Non venerano affatto Dio; ricercano uno status più elevato e desiderano esercitare autorità sugli altri, dominarli e detenere una posizione di prestigio agli occhi altrui. Questa è la classica immagine di Satana. Gli aspetti della loro natura che emergono sono l’arroganza e la presunzione, una riluttanza a venerare Dio e un desiderio di essere venerati dagli altri. Simili comportamenti possono offrire una visione molto chiara della loro natura” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Come conoscere la natura umana”). “Il debole che gli anticristi hanno per lo status e il prestigio supera quello delle persone comuni ed è qualcosa all’interno della loro indole ed essenza; non è un interesse temporaneo né l’effetto transitorio dell’ambiente circostante. È qualcosa all’interno della loro vita, delle loro ossa, e dunque è la loro essenza. Vale a dire, in tutto ciò che un anticristo fa, la sua prima considerazione sono lo status e il prestigio, nient’altro. Per lui, lo status e il prestigio sono la vita, nonché l’obiettivo dell’intera esistenza. In tutto ciò che fa, la priorità è: ‘Cosa ne sarà del mio status? E del mio prestigio? Fare questa cosa mi darà prestigio? Eleverà il mio status nella mente delle persone?’. Questa è la prima cosa a cui pensa, il che dimostra ampiamente che ha l’indole e l’essenza degli anticristi; altrimenti non prenderebbe in considerazione questi problemi. Si può dire che, per un anticristo, lo status e il prestigio non sono un requisito aggiuntivo, né tantomeno qualcosa di estraneo a cui potrebbe rinunciare. Fanno parte della natura degli anticristi, sono nelle loro ossa, nel loro sangue, sono innati in loro. Gli anticristi non sono indifferenti al possesso dello status e del prestigio; non è questo il loro atteggiamento. Allora qual è? Lo status e il prestigio sono intimamente legati alla loro vita di tutti i giorni, alla loro condizione quotidiana, a ciò che si sforzano di ottenere ogni giorno. E così, per gli anticristi, lo status e il prestigio sono la vita. A prescindere dal modo e dall’ambiente in cui vivono, dal lavoro che fanno, da cosa si sforzino di ottenere, da quali siano i loro fini o la direzione della loro vita, tutto ruota attorno all’avere una buona reputazione e una posizione elevata. E questo obiettivo non cambia; non riescono mai a mettere da parte tali cose. È questo il vero volto degli anticristi, è questa la loro essenza” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9 – Parte terza”). Attraverso le parole di Dio, ho capito che gli anticristi tengono alla reputazione e al prestigio molto più delle persone normali, è un aspetto intrinseco del loro essere. Qualunque cosa facciano, mettono sempre al primo posto la reputazione e il prestigio, e il rispetto e l’ammirazione altrui. Vogliono avere un posto nel cuore delle persone, controllarle e avere il dominio su di loro. Questo è dovuto alla loro essenza di anticristi. Ho riflettuto su quanto bramassi la reputazione e il prestigio. Prima di credere in Dio, cercavo sempre l’ammirazione degli altri, un posto nel loro cuore, e anche dopo aver iniziato a credere in Dio ho continuato a cercare rispetto e ammirazione come in passato. Adoravo condurre le riunioni, condividere ed essere stimata dagli altri. Mi piaceva la sensazione di essere ammirata. Passare da leader a diacono mi ha fatta sentire declassata, come se avessi perso reputazione e prestigio, e temevo di perdere anche la stima degli altri. Quando sono stata riassegnata a un’altra chiesa per condividere il Vangelo, volevo di nuovo dimostrare il mio valore per guadagnarmi il rispetto di tutti. La mia ricerca non era diversa da quella di Paolo. A Paolo piaceva tenere discorsi pubblici. Gli piaceva essere attorniato dalla folla, essere rispettato e ammirato. Voleva avere un posto nel cuore delle persone e alla fine si definì lui stesso Cristo. La sua natura era davvero arrogante. Nello svolgere i miei doveri, pensavo solo a guadagnarmi il rispetto e l’ammirazione degli altri. Volevo essere al primo posto nel loro cuore. Quanto ero arrogante! Anche se credevo in Dio, non avevo un cuore che Lo temeva. Svolgevo i miei doveri per la fama e il prestigio, non per soddisfare Dio. Avevo già intrapreso il cammino di un anticristo. Ero davvero in pericolo! Mi sono resa conto che, non permettendomi di essere eletta leader, Dio mi proteggeva. Se quella situazione non mi avesse messa a nudo, non mi sarei mai resa conto della mia arroganza e di quanto fossi in pericolo. Ero inorridita e mi sentivo triste e in colpa per via delle mie ricerche sbagliate. Ho pregato Dio: “Dio Onnipotente, ho intrapreso la strada sbagliata della ricerca di reputazione e prestigio e mi sento malissimo. Ti ringrazio per avermi smascherata con le Tue parole. Non cercherò più la reputazione e il prestigio e mi sottometterò a tutte le Tue disposizioni. Qualunque cosa gli altri pensino di me, compirò il mio dovere nel miglior modo possibile”.
In seguito, mi sono imbattuta in un altro passo delle parole di Dio, “In quanto creatura di Dio, l’uomo dovrebbe cercare di compiere il dovere di creatura di Dio e di amarLo senza fare altre scelte, perché Dio è degno del suo amore. Coloro che cercano di amare Dio non dovrebbero mirare ad alcun beneficio personale o a ciò che desiderano personalmente; questo è il sistema di ricerca più corretto. Se ciò che cerchi è la verità, ciò che metti in pratica è la verità e ciò che ottieni è un cambiamento nella tua indole, allora la strada che percorri è quella giusta. Se ciò che cerchi sono le benedizioni della carne e ciò che metti in pratica è la verità delle tue nozioni, e se non c’è alcun cambiamento nella tua indole e non sei affatto obbediente al Dio fattoSi carne e vivi ancora nella vaghezza, ciò che cerchi ti porterà sicuramente all’inferno, perché la strada che percorri è quella del fallimento. Se sarai reso perfetto o eliminato dipende dalla tua ricerca, vale a dire che il successo o il fallimento dipendono dalla strada che l’uomo percorre” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Il successo o il fallimento dipendono dalla strada che l’uomo percorre”). Questo passo delle parole di Dio mi è stato davvero d’aiuto. Ho capito che devo cercare la verità e un cambiamento d’indole, questa è la strada giusta. Perseguire la reputazione e il prestigio è una strada che porta al fallimento. In passato, perseguivo sempre la reputazione e il prestigio. Irrigare i nuovi arrivati mi procurava ammirazione e lodi, e poi sono stata promossa leader. Agli occhi degli altri, il mio prestigio era aumentato, ma ero diventata sempre più arrogante. Avevo un’eccessiva opinione di me stessa e la mia indole non era minimamente cambiata. Se avessi continuato a perseguire quella strada, alla fine sarei stata scacciata. Ero proprio come Paolo, che guadagnò molti neofiti diffondendo il Vangelo. Molte delle sue epistole fanno parte della Bibbia ed egli è adorato e ammirato dal mondo religioso. Ma Paolo non capì affatto se stesso, non trasformò mai la sua indole corrotta, e fu scagliato all’inferno. Ho capito che l’aspetto più importante della fede è ricercare la verità. Se non l’avessi fatto, prima o poi me ne sarei pentita.
In seguito, nel video di una testimonianza esperienziale, ho trovato questo passo delle parole di Dio. “Se vuoi dedicarti ad essere devoto a Dio in tutto ciò che fai per soddisfare la volontà di Dio, non puoi limitarti ad assolvere solo un dovere; devi accettare qualsiasi incarico Dio ti affidi. Che corrisponda o meno ai tuoi gusti o ai tuoi interessi, o sia qualcosa che non ti piace o che non hai mai fatto prima o qualcosa di difficile, devi comunque accettarlo e sottometterti. Non solo devi accettarlo, devi anche collaborare in modo proattivo, impararlo, farne esperienza e ottenere l’ingresso. Anche se affronti avversità, e vieni umiliato e ostracizzato, devi comunque impegnarti con devozione. Solo se si è in grado di praticare in questo modo, si raggiunge la devozione e si soddisfa la volontà di Dio in ogni cosa. Devi considerarlo come il tuo dovere da assolvere, non come una faccenda personale. In che modo le persone dovrebbero intendere i loro doveri? Come qualcosa che il Creatore, Dio, le incarica di fare; è così che nascono i doveri delle persone. L’incarico che Dio ti affida è il tuo dovere, ed è ordinato dal Cielo e riconosciuto in terra che tu compia il tuo dovere come richiesto da Dio” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Si può vivere come veri esseri umani soltanto essendo onesti”). Dovevo tenere a mente che i doveri sono un incarico di Dio per le persone. A prescindere dalla stima altrui, dovevo dedicare la mia vita ad adempiere la mia responsabilità, non a diventare l’oggetto dell’ammirazione degli altri. In passato, non accettavo che i miei doveri venissero da Dio, seguivo sempre le mie preferenze. Classificavo i doveri come più e meno importanti, più elevati o inferiori. Svolgevo attivamente e con entusiasmo i doveri che mi permettevano di distinguermi, e mi lamentavo ed ero negativa e ostile verso i doveri che non me lo consentivano. Ho capito che non potevo essere così esigente verso i miei doveri o seguire le mie preferenze. In realtà, che mi mettessero in mostra o che si svolgessero dietro le quinte, rientravano tutti nel lavoro della chiesa, senza differenze di livello. Agli occhi di Dio, tutti i doveri sono uguali. La chiesa ci assegna doveri differenti in base ai nostri talenti, in modo che tutti possiamo mettere a frutto al meglio i nostri punti di forza. Questo giova sia al lavoro della chiesa che al nostro ingresso nella vita. Dovrei sottomettermi alle disposizioni di Dio e svolgere bene il mio dovere. Così, ho pregato Dio: “O Dio Onnipotente, non voglio più compiere il mio dovere in base alle preferenze. Anche se non potrò distinguermi, sono comunque pronta a dare il massimo nel mio dovere per soddisfarTi”.
Un giorno, mi stavo recando a una riunione e speravo che la leader la lasciasse condurre a me; ma, quando sono arrivata, ho visto che era un’altra sorella a farlo. Ho pensato tra me e me: “Una volta ero la capogruppo di questa sorella e ora lei è diventata la mia capogruppo. Inoltre, ero sempre io a condurre le riunioni. Ora non spetta a me e non posso distinguermi: le sorelle e i fratelli perderanno stima di me?”. Mi sentivo umiliata e imbarazzata. Volevo ignorare i messaggi del gruppo e partecipare alla riunione di un gruppo differente. Ma poi ho capito che il mio atteggiamento era sbagliato, e così mi sono presentata davanti a Dio in preghiera, chiedendoGli di guidarmi ad abbandonare la mia vanità. Pregare mi ha rasserenata. Dovevo concentrarmi sul fare bene il mio dovere e smettere di preoccuparmi di distinguermi. Capito questo, non ero più così arrabbiata. In seguito, mi sono aperta con gli altri sulla mia esperienza di quel periodo, e su come le parole di Dio mi avevano cambiata. Mi sono sentita così felice e libera. Ora, sono ancora una semplice divulgatrice del Vangelo, ma non mi interessa più il tipo di dovere che svolgo. Non sono più una capogruppo, un diacono o una leader della chiesa, ma sono lo stesso intenzionata a continuare a fare il mio dovere. Lode a Dio! Le parole di Dio mi hanno trasformata.
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