Uscire dall’ombra della morte di mia madre
Nel 2012 sono stata arrestata dalla polizia perché svolgevo il mio dovere e condannata a cinque anni di carcere. All’epoca, mia madre aveva già più di 60 anni. Soffriva di emiplegia, ma veniva comunque a trovarmi in carcere. Vedere che non riusciva a muoversi facilmente o a stare bene in piedi mi turbava incredibilmente. Mi aveva cresciuta per tanti anni, e non solo non aveva goduto delle mie cure filiali, ma si preoccupava ancora per me in età avanzata. Dopo essere uscita di prigione, ho saputo che, mentre ero in carcere, la polizia era venuta a casa mia per chiedere di me. Avevano preso i dati di mia madre e l’avevano minacciata. Era spaventata e le sue condizioni di salute si erano aggravate. Sentendomi in debito con lei, ho pensato: “D’ora in poi dovrò prendermi cura di mia madre e aiutarla a soffrire meno”. Ma il mio desiderio non si è realizzato. La polizia continuava a indagare e a sorvegliarmi senza sosta, e per la mia sicurezza ho dovuto svolgere il mio dovere via da casa.
Due anni dopo, ho saputo che mia madre era a casa di mia sorella, così sono andata a trovarla di nascosto. I suoi occhi erano peggiorati e non riusciva a vedere bene; camminava zoppicando, appoggiandosi a un bastone. Faceva fatica a muoversi e aveva difficoltà a parlare. Era così dura vederla in quello stato. Soprattutto quando mi ha chiesto: “Quando tornerai la prossima volta?” Non sapevo cosa rispondere. La polizia mi stava ancora cercando; quella volta avevo corso il rischio di andare a trovarla. Una volta andata via, non sapevo quando sarei tornata. Mia madre mi guardava, aspettando la mia risposta, ma io non lo sapevo, così le ho solo accarezzato la spalla senza dire nulla. Quando me ne sono andata, la sua domanda mi echeggiava nelle orecchie. Più ci pensavo, più ci restavo male. Non ero neppure riuscita a farle una semplice promessa e sentivo di averla delusa. Di lì a poco, ho saputo che mia sorella era stata arrestata. Non ho più osato andare a casa sua. Mi pareva di avere un coltello conficcato nel cuore. Mia madre era così anziana, allettata e incapace di muoversi. Poteva morire da un giorno all’altro. Come figlia, non avevo nemmeno la possibilità di adempiere alle mie responsabilità nei suoi confronti. Poco tempo dopo, è scoppiata la pandemia di coronavirus; la gente moriva ovunque. Non ho potuto fare a meno di ricominciare a preoccuparmi, pensando: “Mia madre contrarrà il virus? Riuscirà a sfuggire a questo disastro? Se morirà, non avrò nemmeno potuto vederla per l’ultima volta”. In seguito, ho trovato un modo per contattare i miei familiari. Ho saputo che mia madre era morta da quasi un mese. Alla notizia, sono crollata a sedere con la mente vuota, cercando di trattenere le lacrime. Non avevo visto mia madre un’ultima volta prima che morisse. Aveva forse pensato che fossi priva di coscienza? Mi aveva definita crudele? Tornata a casa, ho pianto a dirotto. Mia madre mi aveva cresciuta per tanti anni, eppure mentre era in vita non ho saputo prendermi cura di lei, né sono riuscita a vederla un’ultima volta prima che morisse. Mi rimordeva la coscienza ed ero in preda al senso di colpa. In quel periodo, vedevo persone anziane godersi il sole davanti alla porta di casa, con i figli e le figlie al loro fianco a prendersi cura di loro, e pensavo: “Non sono stata accanto a mia madre quando si sedeva al sole davanti alla porta di casa. Non le ho tagliato le unghie né i capelli”. E, quando la sorella della mia famiglia ospitante preparava un buon pasto, pensavo: “Non ho saputo preparare un pasto come questo per mia madre e non ne avrò mai più l’occasione”. Durante il capodanno cinese, vedevo in strada tutti che si affrettavano a tornare alle città d’origine, alcuni con in macchina i figli per andare a far visita agli anziani della famiglia. Ho contato quanti anni erano passati da quando ero stata con mia madre. In quel periodo, ero svogliata e senza un obiettivo. Anche se facevo il mio dovere, ogni volta che avevo del tempo libero pensavo a mia madre e mi sentivo in debito con lei. Il mio cuore non si calmava quando leggevo le parole di Dio, e avevo sempre sonno. Ho iniziato a svolgere il mio dovere in modo superficiale e sbrigandomela, e non avevo voglia di parlare con i fratelli e le sorelle con cui collaboravo. Quando studiavamo insieme le abilità professionali, la mia mente era altrove. Quando il leader veniva a informarsi in merito al lavoro, non volevo nemmeno rispondere, e anche se lo facevo, mi limitavo a poche parole superficiali. Non prestavo molta attenzione al mio dovere. Indulgevo nella degenerazione e non producevo alcun risultato. Volevo persino trovare un lavoro oltre al mio dovere, perché non volevo dedicare tutto il tempo a spendermi.
In seguito, ho capito che era pericoloso per me continuare così, e ho subito pregato e letto le parole di Dio. Ne ho letto un passo che diceva: “Già sarebbe per te un grande shock il fatto che i tuoi genitori si ammalassero, quindi la loro morte sarebbe uno shock ancora più grande. Pertanto, prima che accada, in che modo dovresti gestire il colpo inaspettato che riceverai affinché non costituisca un impatto, un’interferenza o una ripercussione sull’assolvimento del tuo dovere o sul cammino che stai percorrendo? Per prima cosa, vediamo cosa significa esattamente la morte e cosa significa esattamente il trapasso: non vuol dire forse che una persona lascia questo mondo? (Sì.) Significa che la vita che una persona possiede, la quale ha una presenza fisica, viene rimossa dal mondo materiale visibile all’uomo e scompare. La persona passa quindi a vivere in un altro mondo, in un’altra forma. Il fatto che i tuoi genitori perdano la vita significa che il rapporto che hai con loro in questo mondo si è dissolto, è scomparso, si è concluso. Loro vivono in un altro mondo, in altre forme. Quanto a come si svolgerà la loro vita nell’altro mondo, se torneranno in questo mondo oppure no, se li rivedrai mai o se avranno qualsiasi tipo di relazione della carne o di coinvolgimento emotivo con te, questo lo stabilisce Dio e non ha nulla a che fare con te. In sintesi, il loro trapasso significa che la loro missione in questo mondo è conclusa e che sono giunti al traguardo finale. La loro missione in questa vita e in questo mondo è conclusa, e quindi lo è anche il tuo rapporto con loro. […] La morte dei tuoi genitori sarà semplicemente l’ultima notizia che avrai di loro in questo mondo e l’ultimo ostacolo che vedrai o di cui sentirai parlare in termini della loro esperienza di vita di nascere, invecchiare, ammalarsi e morire, tutto qui. La loro dipartita non ti toglierà né darà nulla, saranno semplicemente morti, il loro viaggio come persone sarà giunto al termine. Quindi, quando si tratta della loro morte, non importa se si tratta di un incidente, di un decesso normale o dovuto a malattia, e così via: in ogni caso, se non fosse per la sovranità e le disposizioni di Dio, nessun individuo né nessuna forza potrebbero privarli della loro vita. Il loro trapasso significa solo la fine della loro vita fisica. Non dovresti né sentire la loro mancanza e avvertire nostalgia per loro, né vergognarti di te stesso a causa dei tuoi sentimenti, non è necessario provare nulla di tutto ciò. Hanno lasciato questo mondo, quindi sentire la loro mancanza è superfluo, non è così? Se pensi: ‘I miei genitori hanno sentito la mia mancanza in tutti questi anni? E quanto di più hanno sofferto per via del fatto che per tanti anni non ho mostrato loro pietà filiale rimanendo al loro fianco? In tutti questi anni ho sempre desiderato di poter trascorrere qualche giorno con loro, non mi sarei mai aspettato che sarebbero morti così presto. Mi sento triste e in colpa’. Non è necessario avere simili pensieri, la loro morte non ha nulla a che fare con te. Perché non ha nulla a che fare con te? Perché, se anche avessi mostrato loro pietà filiale o fossi rimasto insieme a loro, non è comunque questo l’obbligo o il compito che Dio ti ha affidato. È stato Dio a stabilire quanta fortuna e quanta sofferenza i tuoi genitori avrebbero ricevuto da parte tua: questo non ha nulla a che vedere con te. Non vivranno più a lungo perché tu sei insieme a loro, né vivranno meno perché tu sei lontano e non puoi passare molto tempo con loro. È stato Dio a stabilire la durata della loro vita e questo non ha nulla a che fare con te. Pertanto, se nella tua vita vieni a sapere che i tuoi genitori sono morti, non devi sentirti in colpa. Dovresti approcciare la questione nel modo corretto e accettarla” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità I, “Come perseguire la verità (17)”). Leggere le parole di Dio mi ha davvero commossa, soprattutto queste: “È stato Dio a stabilire quanta fortuna e quanta sofferenza i tuoi genitori avrebbero ricevuto da parte tua: questo non ha nulla a che vedere con te”. Qualsiasi sofferenza mia madre avesse sopportato nella vita e comunque fosse morta alla fine, era stato tutto stabilito da Dio. Se anche le fossi stata vicino e mi fossi presa cura di lei nella sua vita quotidiana, non avrei potuto alleviare la sua malattia fisica, né tanto meno mantenerla in vita. La nascita, la vecchiaia, la malattia e la morte sono le leggi dell’esistenza che Dio ha stabilito per l’uomo; ogni persona deve affrontarle e nessuno può infrangerle. Sapevo di non dover vivere in uno stato di senso di colpa. Dovevo mantenere un atteggiamento razionale e accettare la sovranità e le disposizioni di Dio e sottomettermi a esse. Mia madre era così anziana, era normale che morisse. La sua morte significava che la sua missione in questo mondo era finita. Era malata da più di 20 anni, e molte persone con la sua stessa malattia sono morte dopo pochi anni appena. Il fatto che lei abbia potuto vivere così tanto e ascoltare le parole pronunciate dalla bocca di Dio era già grazia e benedizione da parte di Dio. Riconoscere questo mi ha in un certo qual modo liberato il cuore, e ho smesso di provare tanto senso di colpa e oppressione per la morte di mia madre.
Un giorno, durante una riunione, ho letto un passo delle parole di Dio: “Alcuni abbandonano le loro famiglie perché credono in Dio e svolgono i loro doveri. Diventano noti per questo motivo e il governo perquisisce spesso la loro casa, tormenta i loro genitori e li minaccia persino di consegnarli alla polizia. Tutti i vicini parlano di loro dicendo: ‘Questa persona non ha coscienza. Non si prende cura dei genitori anziani. Non solo manca di devozione, ma causa anche tanti problemi ai suoi genitori. È un figlio degenere!’ Queste parole sono in linea con la verità? (No.) Ma non sono tutte considerate giuste agli occhi dei non credenti? Tra i non credenti, si ritiene che questo sia il modo più legittimo e ragionevole di vedere la cosa e che sia in linea con l’etica umana, e in conformità con gli standard di condotta umana. Non importa quanto contenuto sia incluso in questi standard, per esempio come mostrare rispetto filiale ai genitori, come prendersi cura di loro nella vecchiaia e organizzare il loro funerale, o quanto ripagarli, e a prescindere dal fatto che questi standard siano o meno in accordo con la verità: agli occhi dei non credenti sono cose positive, sono energia positiva, sono giusti e sono ritenuti irreprensibili all’interno di ogni gruppo di persone. Tra i non credenti, questi sono gli standard in base ai quali si è tenuti a vivere, e tu devi fare queste cose affinché, in cuor loro, ti considerino una persona sufficientemente buona. Prima di credere in Dio e di comprendere la verità, non credevi forse fermamente anche tu che una simile condotta indicasse una brava persona? (Sì.) Inoltre, anche tu usavi questi parametri per valutarti e frenarti e ti imponevi di essere questo tipo di persona. Se volevi essere una brava persona, di sicuro avrai incluso tutto questo nei tuoi standard di condotta: come essere devoto ai tuoi genitori, come attenuare le loro preoccupazioni, come recare loro onore e vanto e come portare gloria ai tuoi antenati. Questi erano gli standard di condotta nel tuo cuore e la direzione della tua condotta. Tuttavia, dopo aver ascoltato le parole di Dio e i Suoi sermoni, il tuo punto di vista ha iniziato a cambiare e hai capito che devi rinunciare a tutto per assolvere il tuo dovere di essere creato e che Dio richiede alle persone di comportarsi in questo modo. Prima di acquisire la certezza che svolgere il tuo dovere di essere creato fosse la verità, ritenevi di dover essere devoto ai tuoi genitori, ma sentivi anche di dover svolgere il tuo dovere di essere creato e ti sentivi combattuto. Attraverso l’irrigazione e la pastura continua da parte delle parole di Dio, sei arrivato gradualmente a comprendere la verità ed è stato allora che ti sei reso conto che svolgere il tuo dovere di essere creato è qualcosa di perfettamente naturale e giustificato” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Cos’è la verità realtà?”). Dio ha davvero esposto i pensieri che avevo in mente. La mia idea era che se le persone sono filiali verso i genitori, si prendono cura di loro quando sono vecchi e ne organizzano i funerali, allora sono rispettose, sono brave persone, e che se qualcuno non sa essere filiale, allora non ha coscienza e non è una brava persona. Giudicavo se una persona fosse buona o cattiva in base all’etica, alle virtù e alla moralità. Questo non è affatto conforme alle parole di Dio, né alla verità. Consideravo la cultura tradizionale come una cosa positiva, pensando che, poiché mia madre mi aveva cresciuta, fosse mio dovere prendermi cura di lei quando era anziana. Poiché non avevo potuto essere filiale con i miei genitori mentre svolgevo il mio dovere e mia madre è stata coinvolta nei miei problemi dopo che sono stata arrestata e messa in carcere, pensavo di non avere coscienza, di non avere umanità. Ora vedevo che il mio punto di vista era lo stesso dei non credenti; era quello dei miscredenti. Ho pensato ai discepoli che seguivano il Signore Gesù e anche ai missionari. Hanno viaggiato in terre lontane per diffondere il Vangelo di Dio. Agli occhi della gente, aver abbandonato i loro genitori e le loro famiglie era freddo e privo di umanità. Ma erano loro, che diffondevano il Vangelo e compivano i loro doveri, le persone veramente in possesso di coscienza e umanità. Proprio come dicono le parole di Dio: “Puoi essere eccezionalmente cordiale e devoto con parenti, amici, moglie (o marito), figli e figlie e genitori, senza mai approfittare degli altri; ma, se non sei in grado di essere compatibile e in armonia con Cristo, anche se adoperassi tutto te stesso per aiutare il tuo prossimo o ti prendessi meticolosamente cura di tuo padre, di tua madre e dei membri della tua famiglia, direi che sei ancora malevolo e per di più pieno di trucchi subdoli” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Coloro che sono incompatibili con Cristo sono sicuramente avversari di Dio”). Dalle parole di Dio ho capito che, per quanto bene ci si prenda cura dei propri familiari, se non si sa praticare la verità, fare bene il proprio dovere o essere compatibili con Cristo, allora si è malevoli. Dopo la morte di mia madre, ero sempre in lutto e non pensavo a come fare bene il mio dovere, rimpiangendo persino il fatto che dedicavo tutto il tempo a farlo. Credevo in Dio da così tanti anni, eppure ancora valutavo le cose alla stessa maniera dei non credenti. Ero una miscredente. Ero molto turbata; piangendo, ho pregato e mi sono pentita davanti a Dio, esprimendo la mia volontà di correggere le mie opinioni e di non vivere in quello stato negativo.
Un giorno, ho letto altre parole di Dio: “Quando si tratta di gestire le aspettative nutrite dai genitori, è chiaro quali sono i principi da seguire e quali i fardelli da abbandonare? (Sì.) Allora, quali sono esattamente i fardelli che gli individui portano su di sé? Devono ascoltare i genitori e metterli in condizione di vivere una bella vita; tutto ciò che i genitori fanno è per il loro bene e, per essere filiali, loro devono obbedire a ciò che i genitori dicono. Inoltre, da adulti, devono fare delle cose per i genitori, ripagare la loro amorevolezza, essere filiali nei loro confronti, star loro accanto, non rattristarli né scontentarli, non deluderli e fare il possibile per ridurre al minimo la loro sofferenza o addirittura eliminarla del tutto. Se non riesci a ottenere questo risultato, sei ingrato e poco filiale, meriti di essere colpito da un fulmine e disprezzato dagli altri, e sei una cattiva persona. Sono questi i tuoi fardelli? (Sì.) Poiché questi sono i fardelli delle persone, esse dovrebbero accettare la verità e affrontarli in modo appropriato. Solo accettando la verità si possono abbandonare e cambiare questi fardelli, questi pensieri e questi punti di vista sbagliati. Se non accetti la verità, c’è forse un’altra strada che puoi intraprendere? (No.) Quindi, che si tratti di abbandonare i fardelli della famiglia o quelli della carne, tutto inizia con l’accettazione dei pensieri e dei punti di vista corretti e con l’accettazione della verità. A mano a mano che inizierai ad accettare la verità, gradualmente smantellerai questi pensieri e punti di vista sbagliati che nutri, ne acquisirai discernimento e li vedrai per ciò che sono, e pian piano li rifiuterai. Durante il processo di smantellamento, discernimento e poi abbandono e rifiuto di questi pensieri e punti di vista sbagliati, cambierai a poco a poco atteggiamento e approccio verso queste questioni. Quei pensieri che provengono dalla tua coscienza o dai tuoi sentimenti umani si indeboliranno gradualmente; non ti disturberanno più né ti vincoleranno nel profondo della tua mente, non controlleranno né influenzeranno la tua vita e non interferiranno più con lo svolgimento del tuo dovere. Per esempio, se hai accettato i pensieri e i punti di vista corretti e questo aspetto della verità, quando apprenderai della morte dei tuoi genitori, ti limiterai a versare lacrime per loro senza pensare a come in questi anni non hai ricambiato l’amorevolezza con cui ti hanno allevato, a quanto li hai fatti soffrire, a come non li hai minimamente ripagati o al fatto che non li hai messi in condizione di vivere una bella vita. Smetterai di sentirti in colpa per queste cose, e manifesterai invece le normali espressioni che derivano dai bisogni dei normali sentimenti umani; piangerai e sentirai un po’ la loro mancanza. Presto queste cose diventeranno naturali e normali, e tu ti reimmergerai rapidamente in una vita normale e nello svolgimento dei tuoi doveri; non sarai più turbato da tale questione. Se invece non accetti queste verità, allora quando riceverai la notizia della morte dei tuoi genitori non smetterai più di piangere. Proverai compassione per i tuoi genitori, che non hanno mai avuto una vita facile e che hanno allevato un figlio così poco devoto come te; quando erano malati, non li hai assistiti al loro capezzale, e quando sono morti non hai pianto al loro funerale né hai osservato il lutto; li hai scontentati e delusi e non li hai messi in condizione di vivere una bella vita. Vivrai a lungo con questo senso di colpa e, ogni volta che ci penserai, piangerai e proverai un dolore sordo al cuore. Ogni volta che ti troverai ad affrontare circostanze o persone, eventi e cose correlati, avrai una reazione emotiva; questo senso di colpa potrebbe anche accompagnarti per il resto della tua vita. Qual è il motivo? È che non hai mai accettato come tua vita la verità né i pensieri e i punti di vista corretti; al contrario, i tuoi vecchi pensieri e punti di vista hanno continuato ad avere il controllo su di te, influenzando la tua vita. Quindi trascorrerai il resto dei tuoi giorni nel dolore a causa della scomparsa dei tuoi genitori. Questa sofferenza senza sosta avrà conseguenze che vanno ben al di là di un po’ di malessere della carne; influenzerà la tua vita e il tuo atteggiamento verso lo svolgimento dei tuoi doveri, verso il lavoro della chiesa, verso Dio, così come verso qualsiasi persona o questione che riguardi la tua anima. Potresti persino scoraggiarti e demoralizzarti per ulteriori questioni, cadere nell’avvilimento e nella passività, perdere la fiducia nella vita, l’entusiasmo e la motivazione per qualsiasi cosa, e così via. Col tempo, l’impatto non si limiterà alla tua semplice vita quotidiana, ma si estenderà anche al tuo atteggiamento verso lo svolgimento dei tuoi doveri e al percorso che intraprenderai nella vita. È molto pericoloso. Questo rischio potrebbe anche portare come conseguenza a una tua incapacità di svolgere adeguatamente i tuoi doveri di essere creato, e potresti persino interromperli a metà o nutrire uno stato d’animo e un atteggiamento di opposizione nei confronti dei doveri che svolgi. In breve, col passare del tempo questo tipo di situazione inevitabilmente peggiorerà e dirigerà il tuo umore, le tue emozioni e la tua mentalità verso una direzione perniciosa” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità I, “Come perseguire la verità (16)”). Ho pensato a come in quegli anni di fede in Dio avessi sempre trattato i detti tradizionali “La devozione filiale è una virtù da considerare superiore a ogni altra” e “Non viaggiare lontano finché i tuoi genitori sono in vita” come cose positive, come criteri per la mia condotta. Quando il mio dovere era in conflitto con il prendermi cura di mia madre, nonostante uscissi di casa per svolgerlo, mi preoccupavo sempre per lei e mi sentivo in debito nei suoi confronti perché non mi prendevo cura di lei. Una volta saputo che mia madre era morta, ho vissuto nel senso di colpa e nel dolore perché non mi ero occupata di lei quando era anziana e non avevo organizzato il suo funerale. Mia madre mi aveva cresciuta, ma io non solo non mi ero presa cura di lei, ma non ero nemmeno riuscita a vederla un’ultima volta prima che morisse. Sentivo di non avere coscienza né umanità e pensavo che gli altri mi avrebbero maledetta e criticata. Il motivo per cui vivevo nel dolore per la perdita di mia madre era che consideravo i detti “La devozione filiale è una virtù da considerare superiore a ogni altra” e “Prenditi cura dei tuoi genitori quando sono anziani e organizza i loro funerali” come verità a cui dover attenermi. Poiché non avevo seguito questi detti, vivevo in preda al senso di colpa, incapace di perdonarmi, e trattavo il mio dovere con passività. Ero stata fuorviata da queste nozioni tradizionali. Quando ho saputo della morte di mia madre, non sono stata in grado di sottomettermi alla sovranità e alle disposizioni di Dio, vivevo in uno stato di malinconia, di rimorso e di senso di colpa, ero negativa e battevo la fiacca nel mio dovere. Senza rendermene conto, mi stavo opponendo a Dio ed ero diventata una Sua nemica. In seguito, ho letto un altro passo delle parole di Dio e ho imparato come considerare i miei genitori. Le parole di Dio dicono: “Alcuni vogliono assolvere i loro doveri, ma sentono anche di dover rendere onore ai genitori, il che implica dei sentimenti. Se continui soltanto a potare i tuoi sentimenti, dicendo a te stesso di non pensare ai tuoi genitori e alla tua famiglia, di pensare solo a Dio e di concentrarti sulla verità, ma non riesci comunque a non pensare ai tuoi genitori, questo non può risolvere il problema fondamentale. Per risolvere questo problema devi analizzare le cose che ritenevi giuste, insieme ai detti, alle conoscenze e alle teorie che hai ereditato e che sono in linea con le nozioni umane. Inoltre, quando hai a che fare con i tuoi genitori, il fatto che tu adempia ai tuoi obblighi filiali di prenderti cura di loro deve essere interamente basato sulle tue condizioni personali e sulle orchestrazioni di Dio. Questo non spiega perfettamente la questione? Taluni, quando lasciano i genitori, sentono di dover loro molto e che non stanno facendo nulla per aiutarli. Ma poi, quando vivono insieme, non mostrano alcuna devozione verso i genitori e non adempiono a nessuno dei loro obblighi. Si tratta di persone davvero devote? Questo è pronunciare parole vuote. Non importa cosa tu faccia, cosa pensi o cosa progetti: quelle non sono cose importanti. Ciò che conta è se sei in grado di capire e credere veramente che tutti gli esseri creati sono nelle mani di Dio. Alcuni genitori hanno la fortuna e il destino di poter godere della felicità domestica e di una famiglia numerosa e prospera. Questa è la sovranità di Dio e una benedizione che Egli concede loro. Altri genitori non hanno questo destino; Dio non lo ha disposto per loro. Non hanno la benedizione di godere di una famiglia felice o della presenza dei figli al loro fianco. Questa è l’orchestrazione di Dio e non può essere forzata. A prescindere da tutto, in definitiva, quando si tratta di pietà filiale, bisogna avere come minimo un atteggiamento mentale di sottomissione. Se l’ambiente lo permette e hai i mezzi per farlo, allora puoi mostrare pietà filiale ai tuoi genitori. Se l’ambiente non lo permette e non ne hai i mezzi, allora non cercare di forzarla: come si chiama questa? (Sottomissione.) Si chiama sottomissione. Come nasce questa sottomissione? Su cosa si basa? Si basa sul fatto che tutte queste cose sono disposte e governate da Dio. Per quanto lo possano desiderare, le persone non possono scegliere, né hanno il diritto di farlo, e dovrebbero sottomettersi. Quando percepisci che bisognerebbe sottomettersi e che tutto è orchestrato da Dio, in cuor tuo non ti senti più tranquillo? (Sì.) A quel punto la tua coscienza si sentirà ancora rimproverata? Non si sentirà più costantemente rimproverata e l’idea di non aver mostrato devozione verso i tuoi genitori non ti dominerà più. Ogni tanto potresti ancora pensarci, poiché si tratta di pensieri o istinti normali nell’umanità, che nessuno può evitare” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Cos’è la verità realtà?”). Dio parla molto chiaramente dei principi di pratica per come considerare i propri genitori. Ci si dovrebbe basare principalmente sulle proprie condizioni e capacità. Quando le condizioni lo permettono e si hanno capacità sufficienti, si può adempiere alle proprie responsabilità ed essere filiali con i genitori. Tuttavia, bisogna comunque sottomettersi alle orchestrazioni e alle disposizioni di Dio. Che in quegli anni non avessi potuto prendermi cura di mia madre non significava che non volessi farlo o che non volessi adempiere alle mie responsabilità. La ragione era che la polizia mi seguiva di continuo. Non potevo nemmeno garantire la mia sicurezza, quindi come potevo prendermi cura di mia madre? Non odiavo il Partito Comunista e addirittura incolpavo Dio. Mi sono resa conto che avevo davvero confuso i fatti e non sapevo distinguere il bene dal male; era impossibile ragionare con me! Spesso sentivo di non essermi presa cura di mia madre, di non averla aiutata a vivere felicemente, di non averla accudita nei suoi ultimi anni e di non aver organizzato il suo funerale, e quindi mi sentivo in debito con lei. Pensavo che con le mie cure avrebbe vissuto felicemente. In realtà, si trattava di una visione sbagliata. La felicità dell’uomo deriva dalla cura, dalla protezione e dalla benedizione di Dio. Non si è felici solo perché i nostri figli e figlie si prendono cura di noi quando invecchiamo. Mia madre ha sofferto di emiplegia per molti anni e aveva dolori in tutto il corpo. Prima, quando ero a casa a prendermi cura di lei, contattavo il medico e le procuravo le medicine. Anche se stavo cercando di farla curare e di accudirla, questo non alleviava minimamente il suo dolore. La quantità di sofferenza che mia madre doveva sopportare era stata stabilita da Dio. Ora era morta, il che significava che era giunta la sua ora. Non pativa più alcuna malattia fisica. Era una cosa positiva, e dovevo sottomettermi alla sovranità e alle disposizioni di Dio. E invece non ho cercato la verità al riguardo e non mi sono sottomessa a quanto decretato da Dio. Sono stata negativa e ho trascurato il mio dovere, e l’essenza del mio comportamento era di opposizione a Dio; non avevo affatto umanità o ragione!
Ho letto un altro passo delle parole di Dio che mi ha ulteriormente chiarito come considerare i genitori. Le parole di Dio dicono: “Esteriormente, sembra che la tua vita carnale derivi dai tuoi genitori e che siano stati loro a darti la vita. Invece, dalla prospettiva di Dio e dalla radice della questione, non sono stati i tuoi genitori a darti la tua vita carnale, poiché le persone non hanno il potere di creare la vita. In parole povere, nessuno può creare il respiro dell’uomo. Il motivo per cui la carne di ognuno è in grado di diventare una persona è che è dotata del respiro. La vita dell’uomo risiede in questo respiro, il quale costituisce il segno di una persona vivente. Le persone possiedono questo respiro e questa vita, la cui fonte e la cui origine non sono i loro genitori. Le persone sono state semplicemente generate attraverso i genitori che le hanno date alla luce; alla radice, è Dio che dona loro queste cose. Pertanto, i tuoi genitori non sono i padroni della tua vita: il Signore della tua vita è Dio. Egli ha creato l’umanità, ha creato la vita dell’umanità e ha donato all’umanità il respiro della vita; questa è l’origine della vita dell’uomo. Non è quindi facile capire la frase ‘I tuoi genitori non sono i padroni della tua vita’? Il tuo primo respiro non ti è stato donato dai tuoi genitori, e tanto meno ti sono stati donati da loro tutti gli altri a seguire. Dio Si prende cura e governa ogni giorno della tua vita. I tuoi genitori non possiedono la facoltà di stabilire come si svolgerà ogni giorno della tua vita, se sarà felice e privo di intralci, e chi incontrerai o in quale ambiente vivrai ogni giorno. Semplicemente, Dio Si prende cura di te per mezzo dei tuoi genitori, i quali sono solo le persone alle cui cure Egli ti ha affidato. Quando sei nato, non sono stati i tuoi genitori a donarti la vita; sono dunque stati loro a darti la vita che ti ha permesso di vivere fino a oggi? No. L’origine della tua vita resta comunque Dio, non i tuoi genitori” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità I, “Come perseguire la verità (17)”). Le parole di Dio sono molto chiare: l’origine della vita dell’uomo è Dio. Anche se mia madre mi ha dato alla luce, la mia vita mi è stata donata da Dio. Senza la benedizione e la provvista di Dio, mia madre non sarebbe stata in grado di crescermi. Dio Si è servito di lei per crescermi, per portarmi davanti a Lui e per liberarmi dall’ansia dei problemi domestici. Per quanto mia madre si sia spesa per me, tutto questo è derivato da ciò che Dio mi ha donato. Invece io ho ribaltato i termini, credendo che mia madre si fosse spesa troppo per me e volendo sempre ripagare i miei genitori, e così ho ignorato la sovranità di Dio e quanto da Lui decretato. In realtà, per quanto mia madre si spendesse, stava adempiendo alla sua responsabilità di madre, e anche quella era la disposizione e la sovranità di Dio. Dovevo ringraziare soltanto Dio. Ho anche capito che avevo una mia missione in questo mondo, ossia fare il mio dovere di essere creato, non ripagare l’amorevolezza di mia madre. Riconosciuto questo, ho smesso di vivere nel senso di colpa, di provare rimorso e di sentirmi in debito. Sono riuscita a calmare il mio cuore e a fare il mio dovere. Le parole di Dio sono un faro luminoso. Se non fosse stato per l’illuminazione e la guida tempestive delle parole di Dio, tuttora non saprei discernere i detti “La devozione filiale è una virtù da considerare superiore a ogni altra” e “Non viaggiare lontano finché i tuoi genitori sono in vita” che Satana aveva instillato in me, e vivrei sentendomi in debito nei confronti di mia madre, subendo il danno da parte di Satana. Ora, finalmente, vedo con chiarezza che la cultura tradizionale è una fallacia reazionaria che si oppone a Dio e che questi pensieri e punti di vista sono molto fuorvianti. Sono state le parole di Dio ad allontanarmi da queste fallacie sataniche e a mettermi in condizione di considerare correttamente la morte di mia madre. Il mio cuore è stato affrancato e liberato! Dio sia lodato per avermi salvata!
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