Non è stato facile rinunciare al prestigio
Vengo da una famiglia di contadini. Ho perso entrambi i genitori da piccolo, quindi io e mio fratello maggiore dipendevamo l’uno dall’altro. Eravamo poverissimi e tutti ci guardavano con disprezzo. Pensavo che sarei andato a scuola e un giorno sarei stato superiore a tutti gli altri. Purtroppo, ho dovuto mollare al secondo anno di liceo perché non c’erano soldi. Il mio sogno di essere una spanna sopra agli altri era andato in frantumi e io mi sentivo completamente a pezzi.
Nel 1990, ho trovato la fede nel Signore Gesù. Secondo le parole del predicatore, la fede nel Signore ci avrebbe recato pace, in questa vita; nella prossima, avremmo vissuto in eterno. Ha anche aggiunto che più persone convertivamo diffondendo il Vangelo, più saremmo stati benedetti, che avremmo ricevuto la nostra ricompensa e la corona e avremmo regnato come monarchi al fianco di Dio. In quel periodo, nella Bibbia ho letto queste parole: “Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede. Ormai mi è riservata la corona di giustizia” (2 Timoteo 4:7-8). Quindi ho deciso di lasciare la famiglia e andare a diffondere il Vangelo per Dio. All’epoca ero pieno di energie e, in meno di un anno, avevo convertito diverse centinaia di persone. Il numero di nuovi credenti aumentava: nel 1997, avevamo già fondato centinaia di Chiese con oltre 30.000 persone. In ogni cosa, avevo io l’ultima parola e, in qualsiasi Chiesa mi trovassi a lavorare, i fratelli mi salutavano con rispetto e mi portavano ovunque volessi. Mi offrivano pasti deliziosi e posti carini in cui alloggiare, e addirittura mi pagavano loro le spese del viaggio. Mi piacevano tanto queste cose.
Un giorno, un superiore ci ha chiesto di presenziare a un incontro in cui ci ha parlato di una confessione chiamata Lampo da Levante, secondo cui il Signore Gesù era tornato come Dio Onnipotente. Ha aggiunto che i loro sermoni erano molto profondi e avevano attirato tanti buoni menbri delle altre congregazioni, tra cui anche due lavoratori della nostra Chiesa, fratello Wang e fratello Wu, che avevano accolto il Lampo da Levante. Il capo ci ha chiesto di rifiutare categoricamente quei due fratelli e ha intimato che, se ci avessero trovati ad ascoltarne i sermoni, ci avrebbero espulsi immediatamente. Queste parole mi hanno lasciato di stucco. Conoscevo piuttosto bene quei due fratelli; avevano una buona cconoscenza della Bibbia e una fede sincera nel Signore. Proprio non capivo come avessero potuto accogliere il Lampo da Levante. Verso la fine dell’anno, quei due fratelli mi hanno fatto una sorpresa, venendomi a trovare a casa. Ho esitato parecchio, prima di decidere di aprirgli la porta, temendo che fossero venuti per ingannarmi. Ma poi ho pensato: “Comunque sia, credo nel Signore e non posso mandare via questi due fratelli”. Quindi li ho fatti entrare. Mi hanno detto che, per accogliere il Signore, dovevo concentrarmi sul sentire la voce di Dio e che non dovevo rifiutarmi di cercare o approfondire la vera via per paura di essere fuorviato. Poi hanno condiviso molto dettagliatamente su come fare per essere una vergine saggia che sente la voce di Dio, e come distinguere tra la vera via e quelle false. Ho trovato le loro parole fresche e illuminanti. Mi hanno convinto completamente. Mentre se ne andavano, mi hanno lasciato un libro, dicendo che conteneva i discorsi di Dio Onnipotente e mi hanno esortato a leggerlo, a non perdere l’occasione di accogliere il Signore. Quando se ne sono andati, ho iniziato a preoccuparmi. Mi avrebbero sviato? Se il mio superiore avesse scoperto che li avevo accolti in casa, mi avrebbe espulso dalla Chiesa. Poi, però, ho pensato: “Se Dio Onnipotente è davvero il Signore Gesù ritornato, e io non approfondisco per paura di essere cacciato, allora non diventerei come quelli che rifiutano Dio e Gli resistono?” In quel momento, ho deciso che avrei dato uno sguardo all’opera di Dio Onnipotente degli ultimi giorni.
Poi, ho iniziato a leggere quotidianamente le Sue parole. Nel frattempo, i due fratelli condividevano con me sulle tre fasi dell’opera di Dio per salvare l’umanità, sul mistero della Sua incarnazione, su come Egli compia la Sua opera di giudizio negli ultimi giorni per purificare e salvare l’uomo, sul modo in cui ogni età viene portata a conclusione, sul Regno di Cristo che si realizza sulla terra, e altro ancora. In tutti gli anni di fede nel Signore, non avevo mai sentito una cosa simile. Più ascoltavo, più le parole di Dio Onnipotente mi sembravano autorevoli e potenti. Cresceva la mia convinzione che Dio Onnipotente potesse davvero essere il Signore Gesù ritornato: dovevo approfondire. Ma dentro di me il conflitto persisteva. I pastori e gli anziani condannavano da anni il Lampo da Levante e anch’io, come loro, cercavo di proteggere la Chiesa il più possibile, di non permettere che nessuno entrasse in contatto con il Lampo da Levante e di espellere chiunque accogliesse la loro via. Se lo avessi accettato io, cosa avrebbero pensato di me gli oltre 30.000 credenti a me sottoposti nella Chiesa? Se mi avessero seguito tutti, accogliendo il Lampo da Levante, sarebbe stato fantastico. Però, in caso contrario, mi avrebbero sicuramente rifiutato. Ho ripensato ai sacrifici fatti, noncurante delle intemperie, predicando e lavorando giorno e notte, col rischio di essere acciuffato dal PCC, per fondare tutte quelle Chiese con il sudore della fronte. C’era voluto un grande impegno per arrivare fino a lì e guadagnarmi la stima di tante persone… come potevo gettare tutto all’aria senza neanche pensarci? Inoltre, se anche i miei sottoposti avessero accolto Dio Onnipotente, avrei potuto ancora essere il loro capo? Poi, però, ho pensato: “Se Dio Onnipotente è davvero il Signore Gesù ritornato e io Lo rifiuto, non perderò l’occasione di accogliere il Signore?” Ci rimuginavo sopra ripetutamente, senza riuscire a decidere cosa fare. Poi, mia moglie mi ha sorpreso con il suo entusiasmo, dopo aver sentito le parole di Dio Onnipotente. Ha detto di averle ascoltate e di essere convinta che fossero la voce di Dio. “Se Dio Onnipotente è davvero il Signore Gesù ritornato”, ha aggiunto, “allora dobbiamo approfondire e accettarlo il prima possibile!” Ho risposto irritato: “Questo lo so, ma non è così semplice. I capi e i collaboratori della nostra Chiesa hanno sigillato ogni porta, a nessuno è concesso di approfondire il Lampo da Levante. Se lo accolgo, verrò sicuramente rigettato”. Mia moglie, allora, si è agitata e ha detto: “A cosa è servito credere nel Signore per tutti questi anni? Non abbiamo atteso la Sua venuta per essere rapiti e condotti nel Regno dei Cieli? Ora che è tornato, anche se non sei un capo, devi comunque accettare l’opera di Dio e accogliere il Signore!” Ero d’accordo con lei, ma dentro mi dicevo: “Voi donne la fate facile. Io devo pensare a più di 30.000 persone. Devo procedere con cautela. Mi serve altro tempo per rifletterci”. Molti mesi sono passati senza che accettassi il Lampo da Levante. Nel frattempo, i fratelli della Chiesa di Dio Onnipotente spesso venivano a trovarmi. Condividevano pazientemente con me, e io pian piano ho compreso che si trattava davvero dell’opera di Dio. Però, siccome non riuscivo a rinunciare alla mia posizione, ancora non cedevo. Dopo un po’, i fratelli hanno capito in quale stato mi trovassi. Una volta, mentre ero con fratello Bai e fratello Song, quest’ultimo ha condiviso con me sulle sue esperienze. Ha detto che anche lui era stato un capo, responsabile di qualche dozzina di Chiese. Dopo aver ascoltato una predica sul Vangelo e letto le parole di Dio Onnipotente, era certo che Egli era il Signore Gesù ritornato. Ma, al momento di accettarlo concretamente, aveva iniziato ad avere ripensamenti: gli avrebbero ancora concesso di essere un capo, di guidare tutte quelle persone? Poi, gli è venuta in mente la parabola dei vignaioli malvagi in Matteo, capitolo 21, versi 33-41: “‘C’era un padrone di casa, il quale piantò una vigna, le fece attorno una siepe, vi scavò una buca per pigiare l’uva e vi costruì una torre; poi l’affittò a dei vignaiuoli e se ne andò in viaggio. Quando fu vicina la stagione dei frutti, mandò i suoi servi dai vignaiuoli per riceverne i frutti. Ma i vignaiuoli presero i servi e ne picchiarono uno, ne uccisero un altro e un altro lo lapidarono. Da capo mandò degli altri servi, in numero maggiore dei primi; ma quelli li trattarono allo stesso modo. Alla fine mandò loro suo figlio, dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio”. Ma i vignaiuoli, veduto il figlio, dissero tra di loro: “Costui è l’erede; venite, uccidiamolo e facciamo nostra la sua eredità”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando verrà il padrone della vigna, che farà a quei vignaiuoli?’ Essi gli risposero: ‘Li farà perire malamente, quei malvagi, e affitterà la vigna ad altri vignaiuoli i quali gli renderanno i frutti a suo tempo’”. Fratello Song ha detto che percepiva forte il senso di colpa. Il Signore gli aveva affidato le Sue pecorelle e adesso era ritornato: e lui, invece di guidare i fratelli ad accogliere il Signore, stava cercando di usurparGli il gregge e rifiutarLo. Sentiva di aver agito esattamente come quei vignaioli malvagi, un servo empio che resisteva al Signore. Si chiedeva: “Ma io credo veramente in Dio, tanto da poter diventare un capo? O forse lo faccio per il prestigio e il mio sostentamento? Posso davvero definirmi un credente?” Questo pensiero lo colmava di un rimorso tale che si è confessato e pentito dinanzi a Dio, accettando quindi Dio Onnipotente. Poi, ha diffuso il Vangelo a tutti i fratelli a lui sottoposti. Quando ho sentito la sua condivisone, ho provato grande vergogna e turbamento. Per salvaguardare il mio prestigio, avevo indugiato nell’accettare l’opera di Dio Onnipotente pur sapendo che si trattava davvero dell’opera di Dio. E non permettevo nemmeno agli altri di approfondire. Mi rifiutavo di restituire a Dio il Suo gregge. Ero un servo empio e meritavo di essere maledetto e punito! Poi, ripensando a come avevo tenuto sigillate le porte della Chiesa, tanto che nessuno aveva accettato l’opera di Dio Onnipotente degli ultimi giorni, mi sono detto che, se l’avessi accettata io, mi sarei dato la zappa sui piedi da solo. Con quale coraggio mi sarei mostrato in pubblico? Se nella mia Chiesa si fosse scoperto che avevo accettato l’opera di Dio Onnipotente degli ultimi giorni, sicuramente mi avrebbero detestato e rifiutato, e non mi sarebbe rimasto nulla. Quindi ho deciso che fosse meglio non accettarla.
Qualche giorno dopo, ero di nuovo riunito assieme a quei due fratelli, e ho parlato delle mie preoccupazioni. Ma non sono stato completamente sincero e ci ho girato intorno. Ho chiesto: “Se anche le persone a me sottoposte iniziano a credere in Dio Onnipotente, chi li guiderà? Saranno gli stessi capi e collaboratori che ci sono ora?” In realtà, volevo solo sapere se sarei stato ancora io a guidarli e gestirli. Invece, fratello Bai mi ha dato una risposta sorprendente: “Una volta accettata l’opera di Dio Onnipotente degli ultimi giorni, è Dio Stesso a guidarci e irrigarci, è Lui il nostro pastore. Nella nostra Chiesa, sono Cristo e la verità a dominare. I capi della Chiesa vengono eletti, quindi chiunque comprenda la verità e possieda la realtà, e chiunque sappia irrigare i fratelli e risolverne i problemi pratici è colui che viene eletto”. Ha aggiunto: “Se persegui la verità, allora anche tu potresti essere scelto come capo. Nella Chiesa, ci sono diversi tipi di doveri: capi, predicatori del Vangelo… ognuno ha la propria funzione. Non esistono doveri ‘importanti’ o ‘secondari’, non si parla di prestigio ‘superiore’ o ‘inferiore’. Dinanzi a Dio, siamo tutti uguali; non funziona così, invece, nelle confessioni religiose”. Più ascoltavo fratello Bai, più mi sentivo mortificato. Avevo un’espressione di desolazione. Credevo che non sarei più stato a capo di così tante persone.
Fratello Bai ha captato il mio malessere e ha condiviso con me sull’esperienza del re di Ninive. Egli era a capo di un’intera nazione. Quando sentì le profezie di Giona, secondo cui Ninive sarebbe stata distrutta, scese dal trono e chiese a tutto il suo popolo di indossare un saio e ricoprirsi di cenere, di inginocchiarsi e confessarsi, pentendosi dinanzi a Dio. Egli ebbe misericordia di loro e la città venne risparmiata. Poi ha aggiunto che, in quanto capo della Chiesa, di fronte a un evento come la venuta del Signore, avrei dovuto tentare di emulare il re di Ninive e indurre i fratelli a confessarsi e pentirsi di fronte a Dio. Le sue parole mi hanno toccato nel profondo. Aveva ragione: il re di Ninive governava una nazione. Se lui, da una posizione tanto alta, è riuscito a umiliarsi e confessarsi, pentendosi davanti a Dio, perché io non riuscivo ad abbandonare il prestigio e accettare l’opera di Dio degli ultimi giorni? Poi, fratello Song ha proseguito: “Quando il Signore Gesù compiva la Sua opera, i farisei volevano salvaguardare la propria posizione e il sostentamento, perciò fecero tutto quanto in loro potere per resistere al Signore Gesù e condannarLo, tenendo i fedeli sotto il loro controllo. Il Signore Gesù li rimproverò, dicendo: ‘Ma guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché serrate il Regno dei Cieli davanti alla gente; poiché non vi entrate voi, né lasciate entrare quelli che cercano di entrare’ (Matteo 23:13)”. Poi si è rivolto a me: “Dio esprime la verità e compie l’opera di giudizio degli ultimi giorni, questo è il Vangelo della discesa del Regno dei Cieli. Dapprima credevi nelle bugie che ti raccontavano e, assieme ai capi religiosi, serravi la Chiesa per impedire ai fratelli di accettare l’opera di Dio degli ultimi giorni. Così facendo, hai sfidato Dio. Ora, hai letto parole di Dio Onnipotente e sei giunto alla conclusione che Egli è il Signore Gesù ritornato. Se continui testardamente a rifiutarti di accettare l’opera di Dio, o di riportare ai fratelli la novella che il Signore è ritornato, serrando loro ogni accesso al Regno dei Cieli, allora compirai il male consapevolmente, commettendo un altro errore ancora”. Ha detto: “Questo sarebbe davvero un male contro Dio! Se i fratelli perdono l’occasione di ricevere la salvezza perché noi glielo abbiamo impedito, questo sarebbe un debito di sangue! Non potremmo estinguerlo nemmeno se morissimo cento volte. Tuttavia, se conduci i fratelli al cospetto di Dio, senza dubbio non ti odieranno, anzi ti ringrazieranno per aver condiviso con loro il Vangelo del Regno dei Cieli e della via verso la vita eterna”.
Poi, fratello Bai ci ha letto un paio di passi tratti dalle parole di Dio Onnipotente. “Quando Dio Si fa carne e viene a operare tra gli uomini, tutti Lo vedono e ascoltano le Sue parole e tutti assistono alle azioni che Dio compie nella carne. In quel momento, tutte le nozioni dell’uomo si sciolgono come neve al sole. Quanto a coloro che hanno visto Dio manifestarSi nella carne, non saranno condannati se Gli obbediscono di buon grado, mentre coloro che volutamente si ergono contro di Lui saranno considerati Suoi avversari. Questi uomini sono anticristi, nemici che si oppongono deliberatamente a Dio” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Tutti coloro che non conoscono Dio sono persone che si oppongono a Dio”). “Ci sono quelli che leggono la Bibbia in grandi chiese e la recitano per tutto il giorno, eppure non ce n’è uno tra loro che comprenda lo scopo dell’opera di Dio. Non uno tra loro è in grado di conoscere Dio, tanto meno è in sintonia con la volontà di Dio. Sono tutti uomini indegni e spregevoli, così boriosi da voler insegnare a Dio. Anche se sventolano la Sua bandiera, Gli si oppongono intenzionalmente. Anche se rivendicano la loro fede in Dio, mangiano pur sempre la carne e bevono il sangue dell’uomo. Tutti questi uomini sono diavoli che divorano l’anima dell’uomo, capi demoni che deliberatamente intralciano chi cerca di percorrere la strada giusta, pietre di inciampo che intralciano quanti cercano Dio. Anche se sono ‘decisamente carnali’, come fanno i loro seguaci a sapere che in realtà sono anticristi che guidano l’uomo a opporsi a Dio? Come fanno a sapere che sono diavoli vivi che cercano espressamente anime da divorare?” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Tutti coloro che non conoscono Dio sono persone che si oppongono a Dio”). Questi passi mi hanno recato grande afflizione. Sembrava che mi avessero preso a schiaffi in pieno viso; ero rosso come un peperone. Volevo che il terreno si aprisse e mi risucchiasse. Sapevo benissimo che il Signore Gesù era ritornato, che stava esprimendo molte verità e compiendo l’opera di giudizio e purificazione dell’umanità. Ma, per salvaguardare la mia posizione e il mio sostentamento, mi ero rifiutato di accettare l’opera di Dio degli ultimi giorni e avevo sigillato la Chiesa così che nessuna pecorella di Dio potesse ascoltarNe la voce e rivolgersi a Lui. Ero forse diverso dai farisei che opposero resistenza al Signore Gesù secoli fa? Il Signore è il nostro Pastore, e adesso era tornato per richiamare le Sue pecorelle; io dovevo renderGliele. Come potevo continuare a proteggere la mia posizione? Prima o poi la punizione di Dio sarebbe scesa su di me. Ho deciso che non potevo più sfidarLo. Seppure avessi perso la mia posizione di capo e tutti mi avessero rifiutato, dovevo comunque accettare l’opera di Dio degli ultimi giorni, condurre i fratelli dinanzi a Dio e restituirGli il gregge. A quel punto, mi sono deciso ad accettare l’opera di Dio Onnipotente degli ultimi giorni e iniziare a predicare il Vangelo ai miei seguaci.
Qualche tempo dopo, con la guida dello Spirito Santo, più di 10.000 persone nella mia Chiesa hanno accettato l’opera di Dio degli ultimi giorni. Sia lodato Dio, finalmente avevo condotto il gregge al Suo cospetto e provavo una tale pace e tranquillità.
Sei mesi dopo, sempre più persone su un’area estesa erano entrate a far parte della Chiesa, perciò è stato necessario suddividere le Chiese in base alla regione ed eleggere i capi e i collaboratori Ero così arrogante, però, convinto che la divisione in più Chiese fosse irrilevante: sarei stato comunque un capo, data la mia competenza ed esperienza professionale. Sapevo gestire più di una Chiesa, senza problemi. Eppure, alcuni giorni dopo, ero in riunione con i due fratelli quando è arrivato un capo della Chiesa. Ha detto che era il momento di diffondere il Vangelo del Regno. Servivano fratelli di buona levatura che conoscessero bene la Bibbia: sarebbero andati a predicare il Vangelo in altre zone. Ha aggiunto che era un compito di grandissima importanza e ha chiesto a noi tre se fossimo disposti ad andare. Gli altri due hanno accettato con piacere, mentre io non ne ero propriamente felice. Per anni ero stato capo di Chiesa nella mia precedente confessione, gestivo diverse migliaia di persone, e adesso dovevo tornare a predicare il Vangelo, mentre alcuni lavoratori a me sottoposti erano diventati capi. Che figura ci avrei fatto? Era umiliante! Ripensavo a tutti gli anni in cui ero stato un capo. Ovunque andassi, ero stimato e idolatrato, ogni mio desiderio era un ordine. Ora non avevo nulla e dovevo andare a soffrire per predicare di nuovo il Vangelo. Non potevo accettarlo. Tuttavia, rifiutare davanti agli altri sarebbe stato troppo imbarazzante, quindi ho accettato, riluttante. Pensavo: “Devo predicare bene il Vangelo. Se riesco a convertire un sacco di gente, i fratelli mi ammireranno”. E, alla fine, ho ottenuto grandi risultati. Di lì a poco, oltre 400 persone avevano accettato la nuova opera di Dio. All’epoca, sentivo di essere ammirato e accolto con entusiasmo dai fratelli, ovunque andassi. Godevo nuovamente dei vantaggi inerenti alla posizione che occupavo, e questo aumentava lo zelo con cui diffondevo il Vangelo.
Nell’agosto del 2000, sono andato fuori città insieme a fratello Liu per diffondere il Vangelo. Fratello Liu credeva in Dio Onnipotente da più tempo di me e sapeva condividere sulla verità in maniera chiara. Ero felice, pensavo che avrei potuto attingere molto ai suoi punti di forza e compensare, così, alle mie debolezze. Una volta, siamo andati a predicare il Vangelo a un gruppo di persone appartenenti a una confessione. Hanno parlato a lungo di alcune nozioni religiose e io volevo condividere con loro. Ma, siccome la mia comprensione della verità era carente, ero ansioso di aiutare, però non ne ero in grado. Alla fine, fratello Liu ha condiviso con loro per confutare le loro nozioni, esponendo i fatti con calma e ragionevolezza. Quelle persone con cui stavamo condividendo non hanno accettato immediatamente, però, man mano che ascoltavano, erano sempre più certi che fratello Liu diceva la verità, e alla fine annuivano, concordi con lui. Di fronte a quella scena, ero invidioso del fratello, anche se al contempo lo ammiravo. Trovavo la sua condivisione così chiara. Temevo che, prima o poi, il mio ruolo sarebbe stato quello di metterlo in buona luce, così gli altri avrebbero detto che era migliore di me. Non poteva accadere! Dovevo dotarmi della verità e cercare di surclassare fratello Liu. Una volta tornato a casa, ho iniziato a leggere le parole di Dio dalla mattina alla sera, armandomi delle verità per diffondere il Vangelo. Perfino durante i pasti, pensavo alla condivisione di fratello Liu: dovevo capire come condividere il Vangelo nelle occasioni successive, in modo da sembrare quanto meno bravo come lui.
Tuttavia, con mia grande sorpresa, quando siamo tornati a predicare il Vangelo a quelle persone, ci siamo trovati di fronte a domande nuove, su cui ero incapace di condividere in maniera chiara. Vedevo che non capivano bene i miei discorsi e sentivo un tale disagio. A quel punto, è subito intervenuto fratello Liu. Lo ascoltavano attentamente, ogni tanto annuivano e, alla fine, avevano capito benissimo. Io, però, ero riuscito solo a mettermi in imbarazzo e volevo che il terreno mi si aprisse sotto i piedi e mi ingoiasse per intero. Ero andato lì con fratello Liu, senza riuscire a condividere chiaramente, senza rendermi utile. Doveva ancora intervenire lui per aiutarmi ad affrontare i loro problemi. Che umiliazione! Per recuperare un po’ di dignità, mi sono ricordato di approfittare di una pausa nella condivisione di fratello Liu per dire qualche parola. Un giorno dopo, hanno tutti accettato il Vangelo. Ne ero molto felice. Dentro, però, ero un po’ afflitto. Mi sembrava un ottimo risultato, ma raggiunto non grazie a me. Inoltre, non avevo fatto una bella figura. Dopo aver mangiato tutti insieme, i nuovi arrivati ci hanno chiesto di parlare delle nostre esperienze. Ho pensato: “Di solito, è fratello Liu a spiccare, ma stavolta devo cogliere l’occasione per parlare delle mie esperienze, così non penseranno che non conto nulla”. Quindi, ho iniziato a raccontare senza sosta: del lavoro che avevo svolto, delle sofferenze passate, delle oltre 10.000 persone che avevo ricondotto dinanzi a Dio. Ho ingigantito parecchio. Alcuni di quei fratelli erano stupefatti, qualcuno mi guardava ammirato, mentre altri ascoltavano attenti. Ero davvero contento. Tenevo una postura eretta e parlavo con sicurezza.
Tornato a casa, quel giorno, ero consapevole che mi mancavano tante verità per quanto riguardava la diffusione del Vangelo e che avrei dovuto cercare insieme a fratello Liu. Tuttavia, se avessi chiesto a lui, non avrei forse dimostrato che era migliore di me? Probabilmente era meglio lasciar perdere, meglio non chiedere, mi sarei armato delle verità in segreto. In seguito, quando siamo andati insieme a predicare di nuovo il Vangelo, fratello Liu è stato accolto con grande calore. Gli si sono ammassati attorno, chiedendogli questa e quell’altra cosa. Ne ero davvero sconvolto. Me ne stavo da una parte, con la testa china, a pensare che la mia presenza lì fosse inutile, dato che c’era già fratello Liu a condividere così bene. Non ero forse la ruota di scorta, agli occhi degli altri? Era lui quello che si distingueva sempre. Se le cose fossero continuate così, nessuno avrebbe mai pensato bene di me. All’improvviso, mi è venuto un pensiero ribelle: non volevo più svolgere il mio dovere insieme a fratello Liu. Di conseguenza, ogni volta che stavamo per recarci a predicare il Vangelo, iniziavo a trovare scuse, dicevo che non mi sentivo bene e preferivo rimanere a casa. A volte, anche se andavo con lui, evitavo di condividere. Se mi facevano una domanda, allora dicevo qualche parola, ma con riluttanza. In pratica, mi rifiutavo di collaborare con lui. Alla fine, abbiamo lavorato insieme per oltre due mesi, in una competizione continua per la fama e per i miei interessi personali. Il mio stato continuava a peggiorare, era sempre più oscuro. Eppure, il pentimento non faceva mai capolino nella mia testa. Proprio a quel punto, Dio mi ha castigato e disciplinato.
Un giorno, mi hanno detto di andare nel nord-est della Cina per portare il Vangelo lì. Quella notizia mi ha riempito di gioia. Finalmente non dovevo più lavorare con fratello Liu. Mi veniva data l’occasione di mettermi in mostra. Tutte le persone che avrei convertito predicando il Vangelo sarebbero state merito mio, solo mio. E gli altri mi avrebbero sicuramente ammirato. C’era una cosa, però, che non potevo sapere: mentre ero in viaggio (verso quel luogo), la polizia ha visto che non avevo dietro i documenti e mi ha arrestato, scambiandomi per qualche assassino in fuga. Ho tentato di spiegare, ma non hanno voluto ascoltare e mi hanno torturato per tre giorni e tre notti. Non mi hanno concesso di mangiare, né di bere un goccio d’acqua, e neanche di dormire. Mi hanno picchiato a sangue sulla bocca e sul naso, e gli occhi erano talmente gonfi che non si aprivano più. Mi hanno ridotto in poltiglia. Ricordo di essere svenuto tante volte; la morte sarebbe giunta come una benedizione. Nel cuore ero così sconvolto e odiavo quei diavoli tanto malvagi. Non hanno fatto indagini e non avevano alcuna prova, eppure mi hanno sottoposto a un brutale interrogatorio. In quei momenti, continuavo a pregare Dio. Gli chiedevo di proteggermi e guidarmi. Ho capito che Egli permetteva che mi accadesse tutto ciò, che dovevo cercare la verità e trarne una lezione. Quindi, ho cominciato a riflettere su me stesso. Perché ero finito in quella situazione? Proprio allora, mi sono tornate in mente queste parole di Dio: “Più ricerchi in questo modo, meno raccoglierai. Più grande è il desiderio personale di prestigio, più severo sarà il trattamento che si dovrà ricevere e più grande sarà l’affinamento che si dovrà affrontare. Questo genere di persone non vale niente! Devono essere trattate e giudicate adeguatamente per lasciarsi alle spalle queste cose una volta per tutte. Se continuerete a perseguire questa via fino alla fine, non mieterete nulla” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Perché non vuoi essere un complemento?”). Mentre riflettevo su questo passo, ho capito quanto fosse grande il mio desiderio di prestigio. Ho ripensato al tempo trascorso a predicare il Vangelo con fratello Liu. Vedere la sua ottima condivisione e l’ammirazione di tutti nei suoi confronti mi aveva reso invidioso, volevo competere con lui per vedere chi fosse migliore. Parlavo delle mie esperienze davanti ai nuovi arrivati per esaltarmi e mettermi in mostra, così mi avrebbero ammirato e idolatrato. Quando l’ammirazione dei fratelli tardava ad arrivare, diventavo negativo e mi opponevo, non volevo più lavorare con fratello Liu e, nel mio dovere, facevo ogni cosa meccanicamente. Era chiaro: non avevo svolto il mio compito di testimoniare a Dio, anzi, volevo sfruttare l’occasione per ottenere in cambio fama e prestigio. Che persona spregevole! Non avevo fatto altro che perseguire la fama e i miei interessi personali, e il pentimento non si era mai affacciato sulla porta della mia mente, pur essendo caduto così a fondo nell’oscurità. Ero tanto ribelle! Più ci pensavo, più mi odiavo, quindi ho pregato Dio. Ho detto: “Caro Dio, nel mio dovere, perseguivo sempre il prestigio e competevo con gli altri per la fama e il profitto. Devi avermi odiato tantissimo! Ora mi stai castigando e disciplinando, e io voglio riflettere su me stesso in modo onesto, e obbedire alle tue disposizioni e orchestrazioni. Se ne esco vivo, desidero abbandonare il prestigio e perseguire la verità con un cuore sincero”. Con mia sorpresa, quando mi sono sottomesso e ho imparato la lezione, Dio mi ha mostrato la Sua misericordia. La polizia è riuscita a trovare i miei documenti nel sistema e ha capito che non ero un assassino, perciò sono stato rilasciato.
Tornato a casa, sono andato in ospedale per un controllo. Avevo la gamba destra rotta e anche una costola. Nei mesi successivi, mi sono nutrito delle parole di Dio, riflettendo su me stesso mentre ero a casa in convalescenza. Un giorno, ho letto un passo tratto dalle parole di Dio. “Nella ricerca che portate avanti avete troppe nozioni personali, troppe speranze e proiezioni nel futuro. L’opera attuale serve a trattare la vostra brama di prestigio e i vostri desideri smodati. Le speranze, il prestigio e le nozioni sono tutte rappresentazioni classiche dell’indole satanica. Il motivo per cui queste cose esistono nel cuore degli esseri umani è esclusivamente che il veleno di Satana corrode incessantemente i pensieri degli uomini, ed essi sono sempre incapaci di affrancarsi da queste tentazioni di Satana. Vivono nel peccato e tuttavia non lo ritengono peccato, e comunque pensano: ‘Crediamo in Dio, dunque Egli deve elargirci benedizioni e disporre tutto per noi in modo appropriato. Crediamo in Dio, il che vuole per forza dire che siamo superiori agli altri, che dobbiamo avere più prestigio e più futuro di chiunque altro. Poiché crediamo in Dio, Egli ci deve donare benedizioni illimitate. Altrimenti, non si chiamerebbe credere in Dio’. Per molti anni, i pensieri sui quali gli uomini hanno fatto affidamento per la loro sopravvivenza ne hanno corroso i cuori al punto da farli diventare perfidi, codardi e spregevoli. Non solo mancano di forza di volontà e di determinazione, ma sono anche diventati avidi, arroganti e cocciuti. Manca in loro anche solo un briciolo di determinazione che vada al di là del loro io e, peggio ancora, non hanno un briciolo di coraggio per liberarsi dalle limitazioni di questi oscuri influssi. I pensieri e la vita degli uomini sono talmente corrotti che i loro punti di vista sulla fede in Dio sono rimasti insopportabilmente orribili, e persino quando parlano dei loro punti di vista sulla fede in Dio ascoltarli è insopportabile. Gli uomini sono tutti codardi, incompetenti, spregevoli e fragili. Non provano disgusto per le forze delle tenebre e non provano amore per la luce e la verità, ma al contrario fanno di tutto per espellerle. I vostri attuali pensieri e punti di vista non sono forse proprio questi? ‘Dal momento che credo in Dio, dovrei proprio essere inondato di benedizioni e il mio prestigio dovrebbe essere mantenuto sempre e rimanere più elevato di quello dei miscredenti’. Non sono solo uno o due anni che serbate in voi punti di vista di questo genere, ma molti. Avete un modo di pensare straordinariamente utilitaristico. Sebbene oggi siate giunti a questa fase non vi siete ancora affrancati dal prestigio, anzi, vi adoperate costantemente per informarvi e tenerlo d’occhio giorno dopo giorno, terrorizzati dalla possibilità che un giorno vada perduto e il vostro nome sia rovinato. Gli uomini non hanno mai messo da parte il loro desiderio di agiatezza. […] È difficile per voi mettere da parte le vostre prospettive e il vostro destino. Ora siete seguaci, e avete acquisito una certa comprensione di questa fase dell’opera. Tuttavia, non avete ancora messo da parte il desiderio di prestigio. Quando il vostro prestigio è elevato ricercate bene, ma quando è basso smettete di ricercare. Avete sempre in mente le benedizioni collegate al prestigio. Perché la maggioranza delle persone non riesce a uscire dalla negatività? La risposta non è invariabilmente che è per via delle prospettive poco incoraggianti?” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Perché non vuoi essere un complemento?”).
Ho anche ascoltato un inno delle parole di Dio. “L’uomo vive nella carne, il che significa che vive in un inferno umano e, senza il giudizio e il castigo di Dio, l’uomo è sporco come Satana. Il castigo e il giudizio di Dio fossero per l’uomo la migliore protezione e la grazia più grande. Solo attraverso il castigo e il giudizio di Dio l’uomo potrebbe risvegliarsi, odiare la carne e odiare Satana. La rigorosa disciplina di Dio libera l’uomo dall’influenza di Satana, lo libera dal suo piccolo mondo e gli permette di vivere nella luce del volto di Dio. Non c’è salvezza migliore del castigo e del giudizio!” (“Il castigo e il giudizio di Dio sono la luce della salvezza dell’uomo” in “Seguire l’Agnello e cantare dei canti nuovi”). Ho pianto tanto mentre ascoltavo quest’inno. Ho finalmente capito che Dio giudica e castiga non perché odia l’uomo, ma perché vuole salvarlo. Egli voleva rettificare la mia prospettiva distorta sul perseguire fama e prestigio. Sin da piccolo, avevo vissuto in base ai veleni satanici, come “Sii al di sopra degli altri e rendi gloria ai tuoi antenati” e “Mentre l’uomo si affanna verso l’alto, l’acqua scorre verso il basso”. Volevo ergermi sopra agli altri a ogni occasione possibile, addirittura me lo sognavo. Dopo aver iniziato a credere nel Signore, ho fatto sacrifici e mi sono speso per ottenere un prestigio elevato, così i fratelli mi avrebbero ammirato e idolatrato. Desideravo perfino regnare come un re al fianco di Cristo. Le mie ambizioni non conoscevano limiti! Quando mi è stato predicato il Vangelo di Dio Onnipotente, ho capito che il Signore era venuto ma, visto che non riuscivo a rinunciare alla mia posizione di capo, non volevo accettarlo e mi sono quasi trasformato in un servo malvagio che impediva ai fedeli di entrare nel Regno di Dio. Nei due anni precedenti, avendo accettato l’opera di Dio Onnipotente, in apparenza, sembrava che avessi rinunciato alla mia posizione di capo, però nel mio cuore ero ancora dominato da fama e prestigio. Quando i fratelli mi ammiravano e idolatravano, ero felice e svolgevo il mio dovere con grande energia. Invece, quando si mostravano indifferenti nei miei confronti, ero abbattuto e turbato, e non volevo più dedicarmi al mio compito. Ho capito che non svolgevo il mio dovere per perseguire la verità e cambiare la mia indole, o per essere elogiato da Dio, ma per mostrarmi superiore agli altri e avere la loro ammirazione, per realizzare le mie ambizioni e i desideri. Non stavo forse usando Dio, senza il minimo pudore? Non stavo tentando di tradirLo? Stavo sfidando Dio! Vivevo secondo quei veleni satanici, la mia arroganza cresceva, mentre perdevo ogni briciolo di umanità o ragionevolezza. Se non fosse stato per il giudizio e le rivelazioni contenute nelle parole di Dio, se Egli non mi avesse castigato e disciplinato, non avrei mai compreso quanto a fondo fossi stato corrotto da Satana, o quanto fosse grande il mio desiderio di prestigio. Avrei continuato a bramare sempre di più le benedizioni del prestigio, la mia depravazione sarebbe aumentata. Alla fine, Dio mi avrebbe maledetto e punito. E, invece, sono arrivato a capire che ogni cosa fatta da Dio, che sia giudicare, castigare, rimproverare o disciplinare, è tutto segno della Sua salvezza e del Suo amore per l’umanità.
Poi ho letto queste Sue parole: “Il punto di vista di Dio è esigere che l’uomo recuperi il proprio compito e status originali. L’uomo è una creatura di Dio, perciò non dovrebbe uscire dal proprio ambito di competenza facendo richieste a Dio, e dovrebbe limitarsi a fare il proprio dovere di creatura di Dio” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Il successo o il fallimento dipendono dalla strada che l’uomo percorre”). “L’uomo, in quanto creatura di Dio, deve anche compiere il suo dovere. Indipendentemente dal fatto che sia il signore o il custode di tutte le cose, per quanto alta sia la sua posizione tra di loro, egli è solo un piccolo essere umano sotto il dominio di Dio; non è altro che un essere umano insignificante, una creatura di Dio, e non Gli sarà mai superiore. In quanto creatura di Dio, l’uomo dovrebbe cercare di compiere il dovere di creatura di Dio e di amarLo senza fare altre scelte, perché Dio è degno del suo amore. Coloro che cercano di amare Dio non dovrebbero mirare ad alcun beneficio personale o a ciò che desiderano personalmente; questo è il sistema di ricerca più corretto. Se ciò che cerchi è la verità, ciò che metti in pratica è la verità e ciò che ottieni è un cambiamento nella tua indole, allora la strada che percorri è quella giusta. Se ciò che cerchi sono le benedizioni della carne e ciò che metti in pratica è la verità delle tue concezioni, e se non c’è alcun cambiamento nella tua indole e non sei affatto obbediente al Dio fattoSi carne e vivi ancora nella vaghezza, ciò che cerchi ti porterà sicuramente all’inferno, perché la strada che percorri è quella del fallimento. Se sarai reso perfetto o eliminato dipende dalla tua ricerca, vale a dire che il successo o il fallimento dipendono dalla strada che l’uomo percorre” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Il successo o il fallimento dipendono dalla strada che l’uomo percorre”). Dopo aver letto queste parole, ho compreso che sono un essere creato e dovrei stare nel posto che mi pertiene, cercare di amare Dio, obbedirGli, liberarmi della mia indole corrotta e svolgere bene il mio dovere di essere creato. Questa è l’unica cosa che bisogna perseguire. Mi sono anche reso conto che la salvezza e il perfezionamento di una persona non hanno niente a che vedere con il suo prestigio. Dio non bada al tipo di dovere che svolgiamo, ma alla nostra sincerità e obbedienza: perseguiamo la verità? La nostra indole della vita è cambiata? Di questo Egli tiene conto. Dopo aver compreso ciò, ho pregato Dio: “Non mi importa quale compito avrò in futuro, se avrò prestigio o no, desidero perseguire la verità con un cuore sincero e fare bene nel mio dovere di essere creato”. Ci sono voluti più di due mesi prima che le mie condizioni fisiche iniziassero a migliorare, permettendomi di partire di nuovo a predicare il Vangelo. Una cosa era cambiata: non sentivo più di aver perso il prestigio e, nel collaborare con gli altri, non mi mettevo più in competizione per essere il migliore. Anzi, percepivo il mio dovere come un segno che Dio mi aveva elevato.
Sono passati diversi anni, e credevo di essere libero dai vincoli e dalle catene del prestigio. Ma quando Dio aveva predisposto una nuova situazione per me, il mio desiderio di prestigio è tornato a fare capolino. Era l’inverno del 2012. Era un momento molto difficile. La polizia arrestava cristiani freneticamente. Un giorno, i capi e i diaconi erano riuniti nel nostro villaggio. Uno dei capi ha visto che avevo un po’ di tempo libero, quindi mi ha chiesto di posizionarmi all’angolo della strada e fare da vedetta. Non ne ero affatto contento, ma ho accettato, visto che c’era in ballo la sicurezza dei fratelli. Quando il capo se n’è andato, mi sono detto: “Per anni sono stato un capo e stavo sempre in giro a predicare il Vangelo. Meglio trovare un paio di comuni credenti che fare la vedetta, è degradante. Perché lo devo fare? Loro stanno tutti riuniti lì dentro, mentre io sto qui fuori, esposto al freddo e ai pericoli. Forse è perché non ho prestigio? Se fossi un capo, non dovrei accontentarmi di un dovere come questo”. Ho subito capito che il desiderio di prestigio era tornato a bussare alla mia porta. Pertanto, mi sono messo immediatamente a pregare: “Caro Dio, ora mi spetta questo dovere umiliante e il mio desiderio di prestigio si fa di nuovo sentire. O Dio, non voglio più esserne schiavo. Ti prego, guidami, aiutami a liberarmi da queste catene”. Poi ho letto alcune parole di Dio: “Ci sono persone che idolatrano Paolo in modo particolare. Amano uscire, tenere discorsi e lavorare, amano partecipare alle adunanze e predicare; amano essere ascoltati e adorati dalla gente, e che tutti ruotino intorno a loro. Amano essere considerate persone di prestigio dagli altri e gradiscono quando gli altri apprezzano l’immagine da loro presentata. Analizziamo la loro natura alla luce di questi comportamenti: qual è la loro natura? Se si comportano realmente in questo modo, allora ciò è sufficiente a dimostrare che sono arroganti e presuntuose. Non venerano affatto Dio; ricercano uno status più elevato e desiderano esercitare autorità sugli altri, dominarli e detenere una posizione di prestigio agli occhi altrui. Questa è la classica immagine di Satana. Gli aspetti della loro natura che emergono sono l’arroganza e la presunzione, una riluttanza a venerare Dio e un desiderio di essere venerati dagli altri. Simili comportamenti possono offrire una visione molto chiara della loro natura” (“Come conoscere la natura umana” in “Registrazioni dei discorsi di Cristo degli ultimi giorni”). Dopo aver letto questo passo, ho capito che stavo sempre a inseguire posizioni elevate, a desiderare l’ammirazione e l’adorazione degli altri. Anelavo a un posto nel cuore delle persone cioè, volevo occupare il loro cuore. Mi ero messo in competizione con Dio per le persone! Che natura arrogante! Ho ripensato a Paolo, che si auto-esaltava e testimoniava a se stesso, così che gli altri lo ammirassero e idolatrassero, ed è per questo che disse: “Infatti per me il vivere è Cristo e il morire guadagno” (Filippesi 1:21). Per tale motivo, la maggior parte delle persone lo ammirava e adorava, tanto che il suo posto nel loro cuore era addirittura più grande di quello del Signore Gesù. I miei ragionamenti e le mie aspirazioni non mi rendevano forse proprio come Paolo? Ero davvero sul cammino di resistenza a Dio, quello degli anticristi. Avevo suscitato il disgusto di Dio e delle persone, e meritavo di essere punito. Negli ultimi giorni, Dio esprime le verità per purificarci e salvarci eppure, dopo tanti anni di fede, non mi sforzavo minimamente di perseguire la verità, nemmeno per un minuto ho pensato di dover diventare un essere che obbediva a Dio e Lo adorava. Anzi, tutti i miei pensieri e le energie erano rivolti a perseguire il prestigio. Se avessi proseguito in quel modo, Dio mi avrebbe maledetto e punito. Che sciocco ero stato!
Poi ho letto queste parole di Dio: “Gli uomini sono esseri creati che non hanno niente di valido da vantare. Poiché siete creature di Dio, dovete compiere il dovere delle creature. Non vi viene richiesto nient’altro. Ecco come dovreste pregare: ‘O Dio! Che io abbia o meno prestigio, ora comprendo me stesso. Se il mio prestigio è elevato è grazie alla Tua elevazione, e se è scarso è a causa della Tua decisione. Tutto è nelle Tue mani. Non ho alcuna scelta né alcuna lamentela. Hai decretato che nascessi in questa nazione e tra questa gente, e non devo fare altro che essere del tutto obbediente sotto il Tuo dominio, perché tutto ricade in ciò che hai decretato. Non penso al prestigio; dopotutto, sono solo una creatura. Se mi collochi nel pozzo dell’abisso, nello stagno di fuoco e zolfo, non sono nient’altro che una creatura. Se Ti servi di me, sono una creatura. Se mi perfezioni, sono ancora una creatura. Se non mi perfezioni, Ti amerò lo stesso perché non sono null’altro che una creatura. Non sono altro che una minuscola creatura plasmata dal Signore della creazione, solo uno tra tutti gli esseri umani creati. Sei stato Tu che mi hai creato, e ora mi hai posto di nuovo nelle Tue mani per fare di me ciò che desideri. Sono pronto a essere il Tuo strumento e il Tuo complemento perché ogni cosa è come Tu hai decretato. Nessuno può cambiarlo. Tutte le cose e tutti gli eventi sono nelle Tue mani’. Quando arriverà il momento in cui non penserai più al prestigio, te ne libererai. Solo allora sarai in grado di ricercare con sicurezza e con coraggio, e solo allora il tuo cuore potrà liberarsi da ogni vincolo” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Perché non vuoi essere un complemento?”). Dopo aver letto queste parole, ho capito che un prestigio più o meno elevato dipende interamente da Dio, che ci innalza e ci predestina a Suo piacimento. Non importa in che modo Egli ci tratti o in quale posizione ci collochi, dobbiamo sempre sottometterci e svolgere bene il nostro dovere, senza lamentarci. Questa è la cosa ragionevole da fare, è quanto dovrebbe fare un vero essere creato. Una volta capito ciò, ero pronto a sottomettermi e praticare la verità. Da allora in poi, mi sono dedicato a fare da sentinella. Mi mettevo di guardia per consentire ai capi e ai diaconi di riunirsi in pace. In seguito, il capo mi ha chiesto di fare la vedetta qualche altra volta, ma io non pensavo più al prestigio, non importava che fosse un compito umile; era una sensazione di liberazione e di pace.
In quegli anni, Dio aveva ripetutamente predisposto situazioni per mettermi a nudo e aveva usato le Sue parole per giudicarmi e castigarmi, così finalmente avrei capito quanto a fondo Satana mi avesse corrotto, quanto desiderassi il prestigio. E poi ho anche riconosciuto chiaramente che quello è uno strumento nelle mani di Satana per tenere le persone legate: più lo persegui, più Satana ti danneggia e ti usa come trastullo, e più disobbedisci a Dio e Gli resisti. Ho poi compreso cosa bisogna perseguire nella fede in Dio, per essere salvati. Avendo avuto un desiderio così forte per il prestigio e ambizioni tanto grandi, se sono riuscito a cambiare come ho fatto ora, a obbedire alle orchestrazioni e alle disposizioni di Dio, e a svolgere con obbedienza il mio dovere, è tutto merito del giudizio e del castigo di Dio. Egli ha fatto sforzi tanto immani per conto mio e io ringrazio, dal profondo del mio cuore, Dio Onnipotente per avermi salvato!
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