Come avvicinarsi a Dio: i quattro modi migliori
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Indice articolo
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2. Quando leggi la parola di Dio, contemplala col cuore e capirai il suo vero significato
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3. Cerca la verità e pratica la parola di Dio in tutte le cose
La Bibbia dice: “Appressatevi a Dio, ed Egli si appresserà a voi” (Giacomo 4:8). In quanto cristiani, soltanto avvicinandoci a Dio e avendo con Dio una reale interazione possiamo mantenere un rapporto normale con Lui e ottenere l’opera dello Spirito Santo. È proprio come nel caso di due persone che si frequentano, che possono mantenere a lungo il loro stretto rapporto solo aprendosi di più l’una all’altra, comunicando di più di fronte alle difficoltà e comprendendosi e rispettandosi a vicenda. In quest’epoca di vita frenetica, tuttavia, lavori impegnativi, relazioni complicate e cattive tendenze sociali ci coinvolgono e ci tengono occupati sempre di più. Il nostro cuore è facilmente turbato dalle persone, dagli eventi e dalle cose del mondo esterno, e questi ci impediscono di mantenere un rapporto normale con Dio. Ciò porta a un crescente allontanamento da Lui e, quando incontriamo dei problemi, diventa molto difficile per noi placarci al Suo cospetto, avvicinarci a Lui e cercare l’illuminazione e la guida dello Spirito Santo. Quando facciamo delle cose, spesso agiamo senza un orientamento o uno scopo corretto, e il nostro spirito è continuamente in uno stato di vacuità e agitazione. Esattamente, quindi, come possiamo mantenere uno stretto rapporto con Dio? Dobbiamo solo comprendere i seguenti quattro punti, e il nostro rapporto con Lui diventerà sicuramente più intimo.
1. Prega Dio a cuore aperto e sii mosso dallo Spirito Santo
La preghiera è il canale attraverso il quale noi comunichiamo con Dio. Grazie alla preghiera, il nostro cuore riesce meglio a placarsi al Suo cospetto, a contemplare la Sua parola, a cercare la Sua volontà e a stabilire un rapporto normale con Lui. Ma nella vita, poiché siamo indaffarati con il lavoro o le faccende domestiche, spesso ci limitiamo a muovere solo le labbra, quando preghiamo, e ci limitiamo a trattare Dio con superficialità dicendo qualche parola distratta. Come prima cosa la mattina, ad esempio, mentre andiamo al lavoro o ci occupiamo di qualcos’altro, preghiamo in fretta: “O Dio! Affido l’opera di oggi nelle Tue mani e affido a Te i miei figli e i miei genitori. Affido nelle Tue mani ogni cosa e Ti chiedo di benedirmi e di proteggermi. Amen!”. Trattiamo Dio con superficialità dicendo qualche parola a caso. Il nostro cuore non è calmo, né tanto meno abbiamo una reale interazione con Dio. A volte, nella preghiera, Gli rivolgiamo qualche termine dal suono dolce e altri vuoti e arroganti, e non Gli diciamo invece cosa abbiamo nel cuore. O, in altri momenti, recitiamo certe parole a memoria e ogni volta ripetiamo quelle stesse parole trite e ritrite, così la preghiera che ne risulta è in tutto e per tutto tipica di un rito religioso. Nel corso della nostra vita ne vengono recitate molte di questo tipo: preghiere aderenti alle regole e preghiere nelle quali noi non apriamo il cuore a Dio né cerchiamo la Sua volontà. Dio detesta quando preghiamo senza, in realtà, ritenere vero ciò che diciamo, in quanto questo genere di orazione si riferisce soltanto all’apparenza e al rito religioso, e non c’è alcuna reale interazione con Lui nel nostro spirito. Coloro che pregano così Lo trattano con superficialità e Lo ingannano. Simili orazioni, pertanto, non vengono ascoltate da Dio e diventa molto difficile per chi prega in questo modo essere mosso dallo Spirito Santo. In tale circostanza si è incapaci di sentire la presenza divina, il proprio spirito è oscuro e debole e il rapporto con Dio diventa sempre più distante.
Il Signore Gesù disse: “Iddio è spirito; e quelli che l’adorano, bisogna che l’adorino in ispirito e verità” (Giovanni 4:24). Dio è il Creatore. Egli osserva tutta la terra ed è sempre al nostro fianco, osserva ogni nostra parola e azione, ogni nostra considerazione e idea. Quando noi Lo preghiamo, Lo adoriamo e dobbiamo giungere al Suo cospetto a cuore aperto. Quando Lo preghiamo, perciò, dobbiamo avere un cuore timorato di Dio, parlarGli con franchezza e sincerità, portare davanti a Lui la nostra vera condizione, le nostre difficoltà e sofferenze e raccontarGliele, e dobbiamo cercare la Sua volontà e il percorso di pratica, perché solo così le nostre preghiere si conformeranno al volere di Dio. Se incontriamo dei problemi nella vita o ci ritroviamo in una situazione a causa della quale pecchiamo e ci confessiamo continuamente e siamo tormentati, apriamo il nostro cuore a Dio, raccontiamoGli questi problemi e cerchiamo la Sua volontà, ed Egli vedrà la nostra sincerità e ci muoverà. Ci darà la fede o ci illuminerà, facendoci comprendere la Sua volontà. In questo modo, arriviamo a comprendere la verità e a progredire. Nel momento in cui, per esempio, riconosciamo veramente che le nostre orazioni si limitano a conformarsi alle regole e vengono fatte per formalità, oppure che parliamo in tono arrogante o chiacchieriamo a vuoto e che non abbiamo alcuna reale interazione con Dio, possiamo pregare così: “O Dio! Prima, quando pregavo, Ti trattavo davvero con superficialità. Tutto ciò che dicevo era detto per ingannarTi e non Ti parlavo affatto con sincerità; mi sento estremamente in debito con Te. A partire da oggi desidero pregare col cuore. Ti dirò qualunque cosa pensi in cuor mio, Ti adorerò con cuore sincero e Ti chiederò di guidarmi”. Quando ci apriamo a Dio in questa maniera, dal profondo del cuore, allora il cuore è mosso. Ci accorgiamo poi di quanto ci siamo ribellati a Lui e desideriamo ancora di più pentirci davvero al Suo cospetto e parlarGli con sincerità. A quel punto, sentiremo che il nostro rapporto con Dio è molto intimo, come se stessimo faccia a faccia con Lui. È il risultato che otteniamo quando apriamo il nostro cuore a Dio.
Aprire il nostro cuore a Dio non ha nulla a che fare con quante cose Gli diciamo o con l’uso o meno di parole enfatiche o di un linguaggio ricercato. Basta aprirGli il nostro cuore e dirGli il nostro vero stato, cercare la Sua guida e la Sua illuminazione, ed Egli ci ascolterà anche se pronunciamo solo qualche semplice parola. Quando ci avviciniamo spesso a Lui in questo modo, nei raduni o durante la devozione spirituale o quando camminiamo per strada o ci sediamo in autobus o al lavoro, il nostro cuore si aprirà sempre silenziosamente a Dio, nella preghiera. Senza rendercene conto, poi si potrà placare ancora di più al Suo cospetto, noi comprenderemo meglio la Sua volontà e, di fronte alle avversità, sapremo come praticare la verità per soddisfarLo. Così, il nostro rapporto con Dio diventerà molto più normale.
2. Quando leggi la parola di Dio, contemplala col cuore e capirai il suo vero significato
Ogni giorno i cristiani praticano le devozioni spirituali e leggono la parola di Dio. Come possiamo leggere la Sua parola sia per ottenere buoni risultati che per consentire al nostro rapporto con Dio di diventare più intimo? La Sua parola dice: “Il modo in cui le persone credono in Dio, Lo amano e Lo soddisfano è toccando il Suo Spirito con il loro cuore, ottenendo, così, la Sua soddisfazione, e usando il loro cuore per entrare in contatto con le parole di Dio ed essere, in tal modo, mosse dal Suo Spirito” (“È molto importante stabilire un rapporto normale con Dio”). La parola di Dio ci dice che, quando la leggiamo, dobbiamo contemplarla e cercare col cuore, dobbiamo ottenere la rivelazione e l’illuminazione dello Spirito Santo e comprendere la volontà di Dio e ciò che Egli ci richiede. Soltanto con una simile lettura della Sua parola i nostri sforzi daranno i loro frutti e noi ci avvicineremo a Lui. Nel leggere la Sua parola, se ci limitiamo a darle una rapida occhiata senza veramente prestarle attenzione, se ci concentriamo solamente sulla comprensione di alcune lettere e dottrine per metterci in mostra e non badiamo alla comprensione del vero significato della parola di Dio, allora, a prescindere da quanto la leggiamo, non ci conformeremo alla Sua volontà, tanto meno saremo in grado di stabilire un rapporto normale con Lui.
Quando leggiamo la parola di Dio, dunque, dobbiamo placare il nostro cuore e usarlo per esaminare il motivo per cui Dio dice simili cose, qual è la Sua volontà e quali risultati Lui vuole ottenere con noi dicendole. Solo contemplando profondamente la Sua parola in questo modo possiamo comprendere la Sua volontà e seguire maggiormente il Suo cuore, e il nostro rapporto con Dio diventerà sempre più normale. Per esempio, vediamo che il Signore Gesù dice: “In verità io vi dico: Se non mutate e non diventate come i piccoli fanciulli, non entrerete punto nel Regno de’ Cieli” (Matteo 18:3). Tutti noi riusciamo a comprendere il significato superficiale di quest’affermazione, cioè, Dio desidera che siamo puri e sinceri come fanciulli e solo diventando persone oneste secondo le esigenze di Dio possiamo essere condotti da Lui nel Suo Regno. Ma qual’è il significato di essere una persona onesta; perché Dio ama le persone oneste; quali manifestazioni di disonestà e inganno possediamo; cosa dovremmo fare in pratica per cominciare a essere persone oneste. Queste sono le questioni che dovremmo contemplare più a fondo. Ad esempio, se riflettiamo su quali manifestazioni di falsità possediamo, possiamo vedere che: quando abbiamo a che fare con altre persone, spesso non riusciamo a trattenerci dal mentire o ingannare per salvaguardare i nostri interessi, la nostra reputazione e il nostro prestigio. Nel momento in cui ci prodighiamo per Dio, nella preghiera possiamo anche dire che desideriamo amarLo e soddisfarLo, ma, se veniamo messi alla prova – come quando nostro figlio si ammala oppure a noi stessi o a un membro della famiglia succede di perdere il lavoro, cominciamo subito a lamentarci con Dio a tal punto che vogliamo abbandonare la nostra opera nella Chiesa; è chiaro, quindi, che ci prodighiamo per Dio in modo corrotto e in una modalità in base alla quale facciamo accordi con Lui. Ci prodighiamo per Dio per trarre profitto da Lui e non meramente per soddisfarLo. Questi sono solo alcuni esempi di come dimostriamo la nostra falsità. Da tali manifestazioni si capisce che noi non siamo realmente persone oneste. Dopo aver visto chiaramente i nostri difetti e le nostre lacune, ci risolviamo ad avere sete di verità e proviamo a mettere più in pratica la parola di Dio nella nostra vita in modo che possiamo gradualmente diventare persone oneste. È il risultato ottenuto dalla contemplazione della parola di Dio.
Naturalmente tale risultato non può essere conseguito contemplando la parola di Dio una sola volta, ma piuttosto facendolo diverse volte. Inoltre, dobbiamo praticare consapevolmente la Sua parola ogni volta che ci troviamo di fronte a dei problemi. In breve, purché contempliamo incessantemente la parola di Dio col cuore, saremo in grado di acquisire la rivelazione e l’illuminazione dello Spirito Santo. Un giorno guadagneremo un po’ di nuova luce e il giorno seguente ne guadagneremo ancora un altro po’ e, col tempo, saremo capaci di comprendere maggiormente la verità nella parola di Dio, il percorso di pratica sarà più chiaro, la nostra vita gradualmente progredirà e il nostro rapporto con Dio diventerà sempre più intenso.
3. Cerca la verità e pratica la parola di Dio in tutte le cose
La questione più cruciale per i cristiani nel mantenere un rapporto normale con Dio è cercare la verità quando essi incontrano delle difficoltà e praticare conformemente alla Sua parola. Ma nella vita, quando incontriamo dei problemi, spesso ci affidiamo alla nostra esperienza o impieghiamo mezzi umani per gestirli o cerchiamo di risolverli secondo le nostre preferenze. È davvero raro che ci plachiamo al cospetto di Dio e cerchiamo la verità o che affrontiamo il problema secondo la Sua volontà. Perdiamo così molte opportunità di praticare la verità e ci allontaniamo sempre di più da Dio. La Sua parola dice: “Qualunque cosa tu stia facendo, che sia una questione più o meno importante, e che tu la stia facendo per compiere il tuo dovere nella famiglia di Dio oppure per motivi tuoi, devi valutare se ciò che fai sia conforme alla volontà di Dio, nonché se sia ciò che dovrebbe fare una persona dotata di umanità. Se in tutto ciò che fai ricerchi la verità in questo modo, sei una persona che veramente crede in Dio” (“La ricerca della volontà di Dio serve a mettere in pratica la verità” in “I discorsi di Cristo degli ultimi giorni”). “Se perseverate nella mia parola, siete veramente miei discepoli” (Giovanni 8:31). La parola di Dio ci mostra un chiaro percorso. Sia che operiamo nella Chiesa, sia che gestiamo problemi in cui ci siamo imbattuti nella nostra vita, dobbiamo sempre cercare la verità e comprendere il volere di Dio, capire come gestire la questione in un modo che soddisfi le Sue richieste, usare la verità per risolvere tutti gli eventuali problemi che incontriamo e mantenere il nostro rapporto normale con Dio.
Considerate, ad esempio, il modo in cui dovremmo cercare la verità quando scegliamo il nostro sposo o la nostra sposa. Nel momento in cui siamo alla ricerca di un partner, ci basiamo sempre sulle nostre preferenze e ci concentriamo sull’aspetto esteriore e sul temperamento della persona, e cerchiamo un bell’uomo, alto e ricco, o una bella donna, ricca e di carnagione chiara, convinti che avremo un matrimonio felice solo se sposeremo qualcuno così, che vivremo un’esistenza fatta di agiatezza fisica, comodità e piacere e che gli altri ci invidieranno. Tuttavia, ci chiediamo mai se trovare un simile partner rechi giovamento alla nostra fede in Dio e al nostro progresso di vita? Se il nostro partner non crede in Dio e prova a impedirci di credere in Lui, quale sarà la conseguenza? La Bibbia dice: “Non vi mettete con gl’infedeli sotto un giogo che non è per voi” (2 Corinzi 6:14). Ne consegue che le aspirazioni dei credenti non si accompagnano a quelle dei miscredenti e non sono compatibili tra loro. Nei loro approcci alla fede e alle tendenze sociali, essi avranno la propria visione e perseguiranno cose diverse: un cristiano vorrà seguire la via del temere Dio e fuggire il male, mentre un miscredente vorrà seguire le cattive tendenze del mondo. Una volta uniti a un miscredente, subiremo necessariamente la sua influenza e il nostro progresso di vita sarà tenuto a freno. Nello scegliere un partner, pertanto, dobbiamo considerare l’umanità e il carattere della persona e se frequentarla o meno recherà giovamento alla nostra fede in Dio, se siamo entrambi sulla stessa lunghezza d’onda e se le nostre aspirazioni concordano o no. Se non consideriamo queste cose e ci concentriamo esclusivamente sull’aspetto esteriore della persona e sulla sua situazione famigliare, allora, dopo il matrimonio, arriverà la sofferenza, perché non saremo in sintonia. Se poi il nostro partner proverà pure a imporsi e a impedirci di credere in Dio, la nostra vita spirituale subirà un ritardo o ne sarà ancora più danneggiata. Risulta quindi che, a prescindere dal problema che potremo incontrare nella vita, solo cercando la verità, comprendendo la volontà di Dio e agendo secondo il Suo volere potremo vivere sotto la Sua cura e protezione, e soltanto così manterremo il nostro rapporto normale con Lui.
4. Giungi al cospetto di Dio e rifletti su te stesso ogni giorno, e mantieni il tuo rapporto normale e intimo con Lui
Jahvè Dio disse: “Ponete ben mente alle vostre vie” (Aggeo 1:7). Dalla parola di Dio capiamo che riflettere su noi stessi è estremamente necessario per il nostro ingresso nella vita! Attraverso la riflessione possiamo renderci conto di avere moltissimi difetti e di essere ben al di sotto dei criteri richiesti da Dio. Nasce in noi perciò lo stimolo a perseguire la verità, decidiamo di abbandonare la carne e facciamo tutto il possibile per praticare conformemente alla parola di Dio. In questo modo, facciamo attenzione ad agire secondo le Sue prescrizioni nelle nostre esperienze concrete, pratichiamo la Sua parola, e il nostro rapporto con Lui diventerà sempre più normale. Ad esempio, chi di noi presta servizio come leader nella Chiesa vede che nella Bibbia si dice: “Pascete il gregge di Dio che è fra voi, non forzatamente, ma volonterosamente secondo Dio; non per un vil guadagno, ma di buon animo; e non come signoreggiando quelli che vi son toccati in sorte, ma essendo gli esempi del gregge” (1 Pietro 5:2-3). Dovremmo pertanto dedicarci all’autoriflessione quando pasciamo i nostri fratelli e sorelle, e chiederci: “Ci preoccupiamo di testimoniare la parola di Dio e la Sua volontà e conduciamo i nostri fratelli e sorelle al Suo cospetto o diciamo cose altisonanti e senza senso nei sermoni, per metterci in mostra, e predichiamo lettere e dottrine per farci adorare e guardare con ammirazione dai nostri fratelli e sorelle? Quando questi ci danno suggerimenti ragionevoli, riflettiamo sui nostri problemi o rifiutiamo di accettare tali suggerimenti, tanto che addirittura troviamo scuse e proviamo a giustificarci?” Attraverso l’autoriflessione prendiamo atto che ci sono ancora molte aree nella nostra attività al servizio di Dio nelle quali siamo ribelli e che possediamo ancora un’indole corrotta, problema che, per essere risolto, comporta da parte nostra una costante ricerca della verità. In tal modo possiamo comportarci umilmente, cercare la volontà di Dio di più nella nostra opera e condurre i nostri fratelli e sorelle secondo le Sue prescrizioni. Se non siamo in grado di giungere spesso al cospetto di Dio e di riflettere su noi stessi, non riusciremo a riconoscere la nostra corruzione e le nostre manchevolezze e crederemo ancora di essere persone alla ricerca della verità. Ci accontenteremo perciò di starcene fermi, ci rifiuteremo di fare ulteriori progressi e diventeremo sempre più arroganti e ipocriti, convinti di seguire il cuore di Dio. In realtà, tuttavia, le nostre azioni e il nostro comportamento saranno inaccettabili ai Suoi occhi e Egli ci detesterà. Risulta, quindi, che dedicarsi spesso all’autoriflessione è molto importante e che la pratica della verità di ciascuno è costruita sulle basi della conoscenza di sé. Solo se si conoscono veramente la propria corruzione e le proprie manchevolezze potrà poi affacciarsi il rimorso, e allora si sarà disposti a perseguire la verità e a praticare la parola di Dio. L’autoriflessione giova moltissimo al nostro progresso di vita ed è la chiave indispensabile per avvicinarci a Lui.
Ci sono molti modi per riflettere su noi stessi: possiamo farlo alla luce della parola di Dio; negli errori che commettiamo nella vita quotidiana; un’ottima opportunità ci viene data anche quando gli altri mettono in evidenza le nostre manchevolezze e la nostra corruzione; inoltre, quando vediamo gli errori commessi da chi ci sta intorno, possiamo altresì riflettere su noi stessi, considerare tali errori come un avvertimento, imparare la lezione, trarne beneficio e così via. L’autoriflessione non si pratica solo il giorno o la sera. Possiamo pregare Dio nel nostro cuore in qualunque momento e in qualunque luogo, riflettere sulla nostra corruzione e riconoscerla; possiamo cercare la volontà di Dio e le prescrizioni all’interno della Sua parola e pentirci in tempo. Tuttavia, prima di andare a letto ogni sera, dovremmo riassumere tutto ciò che abbiamo fatto quel giorno e rifletterci sopra, e allora saremo capaci di comprendere più chiaramente il nostro stato e sapere quali cose non abbiamo ancora capito bene. Una volta che cominceremo a farlo, la nostra ricerca sarà più direzionale e più utile a stabilire un rapporto normale con Dio.
Fratelli e sorelle, i quattro punti sopra descritti sono il percorso di pratica per avvicinarci a Dio. Se li mettiamo in atto, il nostro rapporto con Lui diventerà più intimo, avremo un percorso di pratica con i problemi che incontreremo ed Egli ci concederà la pace e la gioia e ci consentirà di vivere nella Sua benedizione. Perché, allora, non cominciamo proprio adesso?
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