Raccogliere il frutto della potatura e del trattamento subiti
Dio Onnipotente dice: “Non si può cambiare la propria indole; ci si deve sottoporre al giudizio e al castigo, alla sofferenza e all’affinamento delle parole di Dio, oppure si deve essere trattati, disciplinati e potati dalle Sue parole. Solo allora si potranno conseguire l’obbedienza e la devozione a Dio, e si smetterà di essere superficiali nei Suoi confronti. È grazie al raffinamento delle parole di Dio che l’indole degli uomini si trasforma. Solo attraverso lo smascheramento, il giudizio, la disciplina e il trattamento delle Sue parole non oseranno più agire d’impulso e diventeranno calmi e composti. La cosa più importante è riuscire a sottomettersi alle parole attuali di Dio e alla Sua opera anche se non è in linea con le nozioni umane, riuscire a mettere da parte tali nozioni e sottomettersi di buon grado” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Le persone la cui indole è cambiata sono coloro che sono entrati nella realtà delle parole di Dio”). Quando in precedenza ho letto queste parole di Dio: “Non si può cambiare la propria indole; ci si deve sottoporre al giudizio e al castigo, alla sofferenza e all’affinamento delle parole di Dio, oppure si deve essere trattati, disciplinati e potati dalle Sue parole. Solo allora si potranno conseguire l’obbedienza e la devozione a Dio, e si smetterà di essere superficiali nei Suoi confronti”. Non riuscivo a capire perché la gente non potesse cambiare la propria indole. Leggevo le parole di Dio con fervore ogni giorno, partecipavo sempre puntuale alle riunioni, e accettavo qualsiasi compito mi venisse assegnato dalla Chiesa. Pensavo che non peccando, svolgendo bene il mio compito, essendo stata credente per anni e avendo letto molto le parole di Dio, sicuramente la mia indole corrotta sarebbe cambiata. Perché dovevo ancora essere giudicata, castigata, sfrondata e affrontata da Dio? Non avevo mai davvero capito quelle parole di Dio finché non sono stata sfrondata e affrontata alcune volte e non ho riflettuto su me stessa. Solo allora ho capito quanto profondamente Satana mi aveva corrotto, che la mia natura arrogante, superba e satanica era profondamente radicata in me, e se non fossi stata giudicata, castigata, sfrondata e affrontata da Dio, non lo avrei mai saputo, né tantomeno sarei stata purificata o trasformata.
Ai primi del 2016, svolgevo il compito di capo della Chiesa. Quando ho iniziato, ho sentito di avere molte lacune, così pregavo costantemente Dio e mi appoggiavo a Lui per il mio compito. Quando incontravo un problema che non capivo, cercavo i collaboratori e tenevo condivisioni con loro e sapevo accettare i suggerimenti di altre persone. Ero alquanto umile. Dopo più di sei mesi di pratica, avevo afferrato alcuni principi ed ero in grado di aiutare alcuni fratelli e sorelle a risolvere le difficoltà condividendo la verità. Lentamente sono scivolata nella compiacenza, pensando: “Anche se non sono mai stata un capo della Chiesa, prima, ho una certa levatura e afferro rapidamente le parole di Dio. Praticando di più sono sicura che migliorerò ancora”. In seguito, mi è stato affidato un compito importante e la mia compiacenza è cresciuta. Ero la più giovane tra i miei collaboratori ed avevo iniziato il percorso di fede da meno tempo, ma ho pensato che, per affrontare un compito così importante, dovevo avere davvero talento! Per un periodo me ne andavo addirittura in giro con la testa alta, sentendomi come se avessi il compito più importante di tutti, come se nessuno potesse eguagliarmi. Nel tempo, sono diventata sempre più arrogante. Nel discutere del lavoro della Chiesa, quando i collaboratori mi davano suggerimenti, restavo attaccata alle mie idee e pensavo: “È davvero come dici? Mi sono già occupata di cose del genere. Avrò pure una migliore comprensione dei principi, no? So come affrontare la questione al meglio”. A volte, quando la sorella con cui lavoravo prendeva qualcosa un po’ troppo sul serio, perdevo la pazienza, pensando che questioni così semplici fossero facili da gestire e che non ci fosse bisogno di condividerle e chiedere pareri in continuazione. A volte, durante le riunioni tra collaboratori, vedevo che i suoi suggerimenti non venivano adottati da altri fratelli e sorelle, e ho iniziato a disprezzarla. Pensavo: “Anche se sei stata capo più a lungo di me, non mi sei affatto superiore”. Una volta mi ha detto che non ero solerte nel mio compito e che i miei progressi erano lenti. Non l’ho accettato e ho ribattuto: “Non posso accettare questa condivisione da te. Non è anche un tuo lavoro, questo? Non ne sei forse responsabile anche tu? Come puoi essere così cieca e scaricare tutto su di me?” Dopo di che, ho preso e me ne sono andata. Saputo del mio comportamento, il capo mi ha affrontato, dicendo che ero stata troppo arrogante. Ho ammesso la cosa rispondendo: “Sono troppo arrogante e non accetto la verità”. Non ho riflettuto né cercato di capire la mia natura ed essenza, e nello svolgere il mio compito ero spavalda e facevo a modo mio. All’epoca, alcuni miei collaboratori erano stati sostituiti perché privi di levatura e incapaci di svolgere il lavoro pratico. Ma io non avevo mai temuto di essere sostituita. Pensavo: “Sono diventata una vera risorsa nella Chiesa e svolgo parecchi compiti. Se io non ci fossi, riuscirebbero a trovare rapidamente un sostituto all’altezza?” Diventata scioccamente arrogante, sono stata sfrondata e affrontata con severità.
Una volta, ho letto alcuni articoli su esperienze e testimonianze di fratelli e sorelle, e li ho giudicati un po’ superficiali. Li ho bocciati senza neppure parlarne con qualcuno. Il capo si è molto arrabbiato quando l’ha saputo. Mi ha chiesto: “Perché hai bocciato questi begli articoli? Ne hai almeno parlato con i collaboratori?” Ho risposto: “No, quando li ho letti li ho trovati piuttosto superficiali”. Udendo queste parole, il capo mi ha affrontato severamente, dicendo: “Questi articoli saranno anche un po’ superficiali, ma raccontano esperienze genuine e dimostrano comprensione pratica. Sono edificanti. Ecco cosa fa una buona testimonianza di esperienza personale. Svolgendo il tuo compito, non cerchi la verità, e prendi decisioni arbitrarie e sei arrogante. Non capisci la verità e non discuti nulla con gli altri. Butti via articoli che vanno benissimo, imbavagliando testimonianze dell’opera di Dio. Non è una sciocchezza? Non è quello che farebbe Satana? Stai creando scompiglio!” Ero già stata sfrondata e affrontata altre volte, ma mai così severamente. Le parole “sciocchezza”, “Satana”, “scompiglio”, “decisioni arbitrarie” e “arrogante” continuavano a riecheggiarmi nella testa e non riuscivo a trattenere le lacrime. Mi sentivo mancare il respiro. Eppure, mi sentivo trattata ingiustamente. Era vero, non avevo discusso la cosa con i collaboratori lì per lì, ma poi gliene avevo parlato, no? Dio vede davvero nel profondo del nostro cuore. Mentre pensavo a qualche scusa, il capo ha proseguito severo: “Stai decidendo da sola se agisci bene o meno. Quando non capisci qualcosa, potresti almeno fare domande o discuterne con gli altri, e invece no. Sei così arrogante e non sei per nulla timorata di Dio!” Riluttante, mi sono sottomessa. Se fossi stata davvero un poco timorata di Dio, mi sarei informata un po’ prima di agire e invece agivo come volevo senza chiedere il parere degli altri. Ero davvero arrogante e presuntuosa.
Il capo ha svolto un’indagine su di me, scoprendo che ero troppo arrogante, che non comprendevo la verità e che non ero idonea per un compito così importante. Così sono stata sostituita. Sono caduta in una condizione di negatività. Ritenevo che il capo ci avesse visto giusto con me e che pensasse che io non fossi una persona che persegue la verità, che fossi incredibilmente arrogante, e che non meritassi nemmeno di essere coltivata. Pensavo di non avere più prospettive nella casa di Dio. Il mio atteggiamento diventava sempre più negativo e mi riempivo di malintesi. Mi sentivo diventare Satana. Come avrei potuto mai essere salvata? Immaginavo che i fratelli e le sorelle pensassero davvero che non fossi il tipo di persona giusta. A cosa serviva, allora, voler perseguire la verità? In quel periodo, sebbene svolgessi – di malavoglia – alcuni compiti, non desideravo perseguire la verità. La responsabile ha più volte tenuto condivisioni con me sulla volontà di Dio, ma non ho cambiato atteggiamento. Mi ha quindi sfrondata e affrontata, dicendo che creavo apposta difficoltà nel mio compito, ero sempre negativa e mi opponevo a Dio, e che, se non fossi cambiata, Dio mi avrebbe eliminata prima o poi. A queste parole ho avuto paura e ho compreso la gravità della situazione. Mi sono affrettata a presentarmi al cospetto di Dio per pregare, cercare e riflettere su me stessa. Perché, in quei sei mesi, non ero riuscita a lasciarmi sfrondare e affrontare? Mentre riflettevo, ho letto queste parole di Dio: “Alcuni diventano passivi dopo essere stati sottoposti alla potatura e al trattamento; perdono tutti l’energia per svolgere i loro doveri e finiscono col perdere anche la lealtà. Perché? In parte è dovuto alla loro mancata percezione della sostanza delle loro azioni, e questo porta a non essere in grado di sottomettersi al fatto di essere potati e trattati. Ciò è determinato dalla loro natura, che è arrogante e presuntuosa e non ha alcun amore per la verità. In parte è dovuto anche alla loro mancata comprensione di quale sia il significato della potatura e del trattamento. Tutte le persone credono che essere potate e trattate significhi che i loro esiti finali siano stati stabiliti. Di conseguenza pensano erroneamente che, se possiedono un poco di lealtà verso Dio, dovrebbero evitare il trattamento e la potatura; e se vengono trattate, allora ciò non denota l’amore e la giustizia di Dio. Tale fraintendimento fa sì che molte persone non osino essere ‘leali’ verso Dio. Tutto considerato, in realtà, ciò dipende dal fatto che sono oltremodo disoneste; non vogliono sopportare le avversità. Desiderano solo ottenere benedizioni in modo facile. Le persone non sono consapevoli della giustizia di Dio. Non è che Egli non abbia fatto qualcosa di giusto o che non stia facendo qualcosa di giusto; è semplicemente che le persone non credono mai che ciò che Dio fa sia giusto. Agli occhi degli uomini, se l’opera di Dio non si conforma ai loro desideri umani o se non è in linea con le loro aspettative, allora Egli non è necessariamente giusto. Tuttavia, le persone non sanno mai che le loro azioni sono inappropriate e non si conformano alla verità, né si rendono mai conto che le loro azioni resistono a Dio” (“Cosa implica il fatto che Dio stabilisce il destino degli uomini in base al loro rendimento” in “Registrazioni dei discorsi di Cristo degli ultimi giorni”). Avendo letto questa rivelazione nelle parole di Dio, ho infine compreso che il mio atteggiamento negativo nasceva dalla mia troppa arroganza e superbia e dalla mia incapacità di vedere la natura della mia condotta. Credevo di aver commesso solo un errore, che il trattamento ricevuto fosse eccessivo. Ero quindi rimasta in una condizione di negatività, fraintendendo Dio e restando sulla difensiva. Leggendo le parole di Dio, mi sono chiesta se davvero ero stata sfrondata e affrontata così severamente per un unico errore. Nella casa di Dio le persone vengono affrontate secondo alcuni principi. Si basa tutto sulla natura, essenza e condotta generale della persona. Il capo mi ha affrontato per un buon motivo. Quali erano, allora, i veri problemi in me che mi avevano portato ad essere sfrondata e affrontata così duramente?
In seguito, ho letto queste parole di Dio: “Se davvero possiedi la verità dentro di te, il cammino che percorri sarà naturalmente la retta via. Senza la verità, è facile commettere il male, e lo commetterai tuo malgrado. Per esempio, se in te ci fossero arroganza e presunzione, ti sarebbe impossibile astenerti dallo sfidare Dio; ti sentiresti costretto a farlo. Non lo faresti intenzionalmente, ma saresti guidato dalla tua indole arrogante e presuntuosa. La tua superbia e il tuo orgoglio ti porterebbero a disprezzare Dio e a considerarLo privo di qualsiasi importanza; ti indurrebbero a esaltare te stesso, a metterti costantemente in mostra e, alla fine, a sederti al Suo posto e a rendere testimonianza per te stesso. A lungo andare, trasformeresti le tue idee, la tua mentalità e le tue nozioni in verità da adorare. Guarda quanto male commettono le persone sotto il dominio della loro natura arrogante e presuntuosa! Per modificare le loro azioni malvagie, le persone devono prima risolvere il problema della loro natura. Senza un cambiamento di indole, non sarebbe possibile apportare una soluzione fondamentale a questo problema” (“Solo perseguendo la verità si può conseguire un cambiamento di indole” in “Registrazioni dei discorsi di Cristo degli ultimi giorni”). Vi sono poi sermoni in cui si dice che le persone dotate di qualche dono o di un po’ di levatura disprezzano gli altri. Non vogliono ascoltare nessun altro, pensano di essere migliori di tutti. Persone del genere sono arroganti, superbe e presuntuose. Ho riflettuto sul motivo per cui, da quando ero diventata una credente, non mi ero concentrata sul perseguire la verità, ma avevo svolto il mio compito affidandomi alla mia levatura e alla mia indole arrogante. Credevo che, poiché parlavo bene e riuscivo abbastanza nel mio compito, il capo mi stimasse molto. Pensavo di essere molto brava e capace nel lavoro, ancor più degli altri, e non avevo una grande opinione dei fratelli e delle sorelle con cui lavoravo. Insistevo a fare di testa mia e la mia indole arrogante è andata crescendo. Ho poi iniziato ad affrontare il lavoro della Chiesa con superficialità. Non ho mai cercato i principi della verità né ho cercato o tenuto condivisioni con gli altri. Anzi, agivo in modo arbitrario, come volevo, e ho finito per interferire con il lavoro della Chiesa. Ho sempre pensato di avere una certa levatura e di comprendere parte della verità ma, solo dopo essere stata messa a nudo, ho visto che comprendevo soltanto parte della dottrina, che non avevo un briciolo di realtà della verità ed ero incapace di tenere condivisioni su di essa per risolvere questioni pratiche. Eppure, ero ancora incredibilmente arrogante e facevo di testa mia in tutto. Ero arrogante al punto di aver smarrito ogni lume di ragione e avevo perso di vista di Dio. Il mio problema è emerso solo quando il capo è venuto a esaminare il mio lavoro. Ho pensato a come avevo svolto il mio compito fino ad allora. Non solo non avevo aiutato o recato giovamento ai miei fratelli e sorelle, ma avevo anche dimostrato così tanti tipi di indole corrotta che li avevo limitati. Non avevo svolto il mio compito, avevo solo compiuto il male! Più ci pensavo, più venivo presa dalla preoccupazione. Sapevo che chi si comporta in modo arrogante inevitabilmente resiste a Dio e compie azioni malvagie. Ho pensato ad alcuni fratelli e sorelle che sembravano avere minor levatura rispetto a me, ma che svolgevano i loro compiti con cura e attenzione. Sapevano cercare la verità e accettare il punto di vista altrui, mentre io ero così arrogante da essere completamente cieca. Ero completamente cieca su come cercare la verità. Più ci pensavo, più sentivo che il mio percorso non perseguiva la verità. Ero stata così arrogante e avevo trascurato Dio, quindi, quando ero stata sfrondata e affrontata e rimossa dal mio compito, significava che Dio mi aveva protetta e salvata. Se non fosse accaduto, chissà quanto male avrei ancora potuto fare. Sarei arrivata al punto di non ritorno e sarei stata espulsa. E sarebbe stato troppo tardi per pentirsi. Una volta comprese le intenzioni di Dio, sono stata presa dal rimorso. Nei sei mesi precedenti avevo frainteso e incolpato Dio, tenuto un atteggiamento negativo e svolto pigramente il mio lavoro. Era impossibile ragionare con me! Da allora ho voluto compiere il mio dovere con coscienza per rimediare alle passate trasgressioni.
Sei mesi dopo, sono stata eletta capogruppo. Avevo una gran paura di inciampare e cadere di nuovo per via della mia natura arrogante. Quando spuntavano problemi nello svolgimento del mio dovere, ero molto cauta e tenevo spesso discussioni e condivisioni con i fratelli e le sorelle che lavoravano con me, cercando la verità per risolvere i problemi nella Chiesa. Mi sono sentita molto più a mio agio a svolgere il mio compito così e avevo un rapporto di gran lunga migliore con i fratelli e le sorelle. Qualche mese dopo, ottenuti alcuni successi nel mio compito, ho iniziato a provare nuovamente una segreta soddisfazione. Ho pensato di essere un vero talento e che, a prescindere dal compito assegnatomi, potessi svolgerlo rapidamente. Nel tempo, la mia indole arrogante ha iniziato a risollevare il capo. Talvolta, quando i fratelli e le sorelle volevano consultarsi con il capo su alcune questioni, perdevo la pazienza con loro. Pensavo: “Non ci siamo già consultati prima? A cosa serve farlo ancora? Conosco i principi. La mia condivisione dovrebbe bastare”. Senza riflettere sulle questioni, condividevo la mia comprensione con i fratelli e le sorelle e gliela imponevo, ma loro si sentivano a disagio e si consultavano con il capo. In seguito, il capo ha tenuto una condivisione con noi sui principi della pratica, che erano diversi da quanto avevo capito prima. Sono stata colta di sorpresa e ho pensato: “Fortuna che ci siamo consultati, altrimenti i nostri compiti ne avrebbero risentito”. Ma, dopo di questo, non ho riflettuto né cercato di conoscermi. Sono rimasta arrogante e irragionevole. Quando vedevo i fratelli e le sorelle commettere errori nei loro compiti, li rimproveravo con fare imperioso, pensando: “Se non riesci a far bene una cosa tanto piccola, cos’altro puoi fare? Non penso che tu ti ci stia dedicando anima e corpo”. Nel tempo, gli altri hanno iniziato a sentirsi limitati da me e a prendere le distanze. Avevo limitato una sorella così tanto da indurla a non voler più svolgere il suo compito. Sapevo di avere torto ma, quando succedeva qualcosa, la mia indole arrogante emergeva inarrestabile. Pensando a com’ero inciampata e caduta in precedenza, provavo una leggera paura, ma all’epoca non ho cercato la verità per risolvere il problema.
In seguito, ho deliberato l’assegnazione di un importante compito a una sorella. Un fratello mi ha avvisato, dicendomi che non era sincera e né idonea a un compito importante. Ho pensato: “Sì, è un po’ problematica, ma non è male come dici. Chi è immune da corruzione e manchevolezze?” Non ho preso affatto sul serio il suggerimento di quel fratello, ma ho cercato la sorella per una condivisione e le ho ricordato i suoi problemi. Sono rimasta scioccata quando poi si è rivelata totalmente ipocrita e negligente nel suo compito, causando una grave perdita al lavoro della casa di Dio. Quando il capo lo ha scoperto, mi ha trattata molto severamente, dicendo: “Hai fatto di testa tua, promuovendo una persona ingannevole. Un fratello ti aveva avvisato, ma non lo hai ascoltato né hai guardato dentro te stessa. Le conseguenze sono state davvero serie e lo scompiglio di vasta portata. È colpa della tua irresponsabilità nel compito assegnato. Non comprendi la verità e sei arrogante. Devi essere sostituita!” Essere potata e trattata con tanta severità mi ha fatta soffrire. Ero stata esonerata dal mio compito davanti agli occhi di moltissimi fratelli e sorelle e il capo aveva evidenziato lo scompiglio che avevo creato e la necessità di sostituirmi. Ho pensato che fosse la mia fine, che sarei stata di certo eliminata, e che perseguire la verità fosse ormai inutile. Essere sostituita mi ha fatta diventare davvero negativa. Ogni sera, a letto, ripensavo all’accaduto e mi mettevo a piangere. Per un bel po’, ho provato un forte imbarazzo a stare con gli altri. Vedevo i fratelli e le sorelle svolgere lietamente i propri doveri e mi sentivo diversissima da loro per via della mia natura arrogante. Senza parlare con nessuno né ascoltare consiglio, avevo promosso una persona insincera, creando grave scompiglio nel lavoro della Chiesa. Potevo ancora sperare nella salvezza di Dio? Non avrei mai immaginato che il mio percorso di fede sarebbe terminato così presto. Ho persino iniziato a sospettare che per me non fosse vero che essere sfrondati e affrontati significa essere salvati e non eliminati, come dice Dio. Il mio cuore era pieno di malintesi. Una volta, durante una condivisione sul lavoro con noi da parte del capo, mi sono nascosta in un angolo. Sono stata colta di sorpresa quando all’improvviso mi ha chiamato per chiedere che progressi avevo fatto di recente. Mi ha chiesto se, dopo essere stata sfrondata e affrontata, avevo assunto un atteggiamento negativo e poi ha tenuto una sincera condivisione con me e mi ha esortato dicendo: “Sei ancora giovane. Dovresti perseguire la verità e concentrarti sul cambiamento della tua indole”. Udire queste sentite parole del capo mi ha dato un tale conforto e incoraggiamento che non ho potuto trattenere le lacrime. Ero stata così arrogante, superba, irresponsabile e negligente nel mio compito da danneggiare seriamente il lavoro della Chiesa. Il capo aveva avuto ragione a sostituirmi e a sfrondarmi e affrontarmi, ma mai avrei immaginato che mi avrebbe anche incoraggiato. Ho ringraziato Dio con tutto il cuore per la Sua misericordia. Quella sera ho pregato Dio tra le lacrime e ho deciso di riflettere davvero su me stessa e cercare la verità per cambiare la mia indole arrogante.
In seguito, ho letto questo brano delle parole di Dio: “L’arroganza è la radice dell’indole corrotta dell’uomo. Più le persone sono arroganti, più tendono a resistere a Dio. Quanto è serio questo problema? Non solo le persone dall’indole arrogante considerano tutti gli altri in una posizione inferiore, ma, quel che è peggio, hanno persino un atteggiamento di sufficienza nei confronti di Dio. Anche se dall’esterno potrebbe sembrare che alcuni credano in Dio e Lo seguano, non Lo trattano affatto come Dio. Sentono sempre di possedere la verità e hanno un’opinione smodata di se stessi. Questa è l’essenza e la radice dell’indole arrogante, e viene da Satana. Il problema dell’arroganza, pertanto, deve essere risolto. Sentirsi migliore di un altro è cosa da poco; il problema cruciale è che un’indole arrogante impedisce di sottomettersi a Dio, al Suo governo e alle Sue disposizioni. Chi ha tale indole si sente sempre portato a competere con Dio per avere potere sugli altri. Questo tipo di persona non riverisce minimamente Dio, e tanto meno Lo ama o si sottomette a Lui. Coloro che sono arroganti e presuntuosi, specialmente coloro che sono tanto arroganti da aver perduto il buonsenso, non sanno sottomettersi a Dio nella loro fede in Lui e addirittura si esaltano e rendono testimonianza a sé stessi. Simili persone sono quelle che più avversano Dio. Se desiderano giungere a venerare Dio, devono prima risolvere la loro indole arrogante. Più a fondo risolvi la tua indole arrogante, più avrai venerazione per Dio, e soltanto allora potrai sottometterti a Lui e sarai in grado di conseguire la verità e conoscere Dio” (La condivisione di Dio). Solo attraverso la rivelazione delle parole di Dio ho capito che l’agire in base alla mia natura arrogante non era solo una rivelazione di una parte della corruzione, ma essenzialmente faceva sì che non tenessi affatto conto degli altri e neppure di Dio. Così facendo, mi ribellavo e resistevo a Dio, mio malgrado. Ripensando a quando svolgevo il mio compito, ho sempre pensato di essere intelligente e di buona levatura, e quindi ho usato i miei doni e la mia levatura per il mio compito. Ero così sicura di me che a malapena pregavo Dio o cercavo i principi della verità. Nel mio cuore non c’era alcun posto per Dio. Quando non ottenevo risultati, mi comportavo meglio. Ma, una volta compresi i principi e raggiunto qualche risultato, usavo questo come capitale. Ritenevo che qualunque cosa facessi andasse bene, di poter fare tutto, di capire persone e situazioni, e così diventavo sempre più arrogante, superba e presuntuosa, facendo di testa mia in tutto, diventando autoritaria. Ho persino impedito ai fratelli e alle sorelle di cercare la verità con il capo, obbligandoli a pensarla come me, come se fosse la verità, costringendoli ad accettare la cosa e a sottomettersi. I fatti mi hanno dimostrato che agivo in base alla mia natura arrogante, che non facevo altro che limitare e danneggiare i fratelli e le sorelle e creare grave scompiglio nel lavoro della Chiesa. Ho persino svolto il ruolo di serva di Satana. Il capo ha fatto benissimo ad affrontarmi e denunciare quel grave scompiglio. Essere rimossa dall’incarico ha mostrato completamente la giustizia di Dio. Alla fine, ho visto quanto fosse spaventosa e mortale quella natura arrogante. Se restava immutata, poteva indurmi a fare del male e resistere Dio in qualunque momento e a recare scompiglio nel lavoro della casa di Dio, offendere l’indole di Dio ed essere eliminata e punita. Dopo che sono stata sostituita, sono emersi altri problemi legati al mio compito. I rimproveri dei fratelli e delle sorelle e la scoperta dei problemi legati al mio lavoro mi hanno riempito di pentimento e contrizione. Mi detestavo profondamente. Perché ero tanto arrogante? Mi sono sempre sentita piena di talento, credendo di fare tutto giusto, ma avevo fatto almeno qualcosa che soddisfacesse Dio? Il compito che avevo svolto era un disastro, e non avevo creato altro che scompiglio. Se avessi avuto anche solo una moderata reverenza verso Dio, se avessi pregato o cercato di più, o se avessi condiviso e discusso le cose con gli altri, se fossi stata un po’ più cauta, non sarei arrivata al punto di sfidare Dio così tante volte.
Nel tentativo di risolvere la mia natura arrogante, ho poi letto alcune parole di Dio: “Non si può cambiare la propria indole; ci si deve sottoporre al giudizio e al castigo, alla sofferenza e all’affinamento delle parole di Dio, oppure si deve essere trattati, disciplinati e potati dalle Sue parole. Solo allora si potranno conseguire l’obbedienza e la devozione a Dio, e si smetterà di essere superficiali nei Suoi confronti. È grazie al raffinamento delle parole di Dio che l’indole degli uomini si trasforma. Solo attraverso lo smascheramento, il giudizio, la disciplina e il trattamento delle Sue parole non oseranno più agire d’impulso e diventeranno calmi e composti. La cosa più importante è riuscire a sottomettersi alle parole attuali di Dio e alla Sua opera anche se non è in linea con le nozioni umane, riuscire a mettere da parte tali nozioni e sottomettersi di buon grado” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Le persone la cui indole è cambiata sono coloro che sono entrati nella realtà delle parole di Dio”). Rileggendo questo brano, capisco bene che l’unico percorso per cambiare la natura arrogante di una persona è che accetti di essere giudicata, castigata, sfrondata e affrontata da Dio. La nostra corruzione per opera di Satana è profonda, quindi, se ci limitiamo a leggere le parole di Dio e a riflettere personalmente, la nostra comprensione di noi stessi sarà superficiale e la nostra indole corrotta non cambierà. Se Dio non mi avesse messo a nudo, sfrondato e affrontato più volte, sarei ancora piena di me e penserei di essere chissà che. Non mi conoscerei affatto. Non saprei davvero quanto fossi arrogante né quanto grave fosse la mia indole satanica. Ora, ripensando a tutto quello che ho fatto, mi sento piena di vergogna e di rimorso. Se ci penso, mi sento in imbarazzo e non riesco neppure a sollevare il capo. Ma è stata proprio quella dolorosa lezione a farmi comprendere un poco la mia natura arrogante e capire su cosa rischiavo di inciampare e cadere. Mi ha anche infuso una certa riverenza verso Dio. Ho anche visto che svolgevo il mio compito senza alcuna realtà della verità e senza un cuore desideroso di verità. Ero presuntuosa, arbitraria e creavo scompiglio. E non sono riuscita a fare molto di più di rispetto ai fratelli e alle sorelle di media levatura che però svolgevano il proprio compito con coscienza. La mia arroganza era infondata. Dopo aver capito tutto ciò, ho svolto il mio dovere in modo più umile e senza una smodata fiducia in me stessa. Ho fatto attenzione a mettermi da parte e a negare me stessa, ho cercato di più i principi della verità e ho ascoltato di più i fratelli e le sorelle. Ho iniziato ad avere discussioni aperte e a risolvere nella Chiesa qualunque problema. Talvolta, se la mia arroganza ricompariva o se violavo i principi nello svolgere il mio compito, praticavo il mettermi da parte e accettavo di essere sfrondata e affrontata, e di ricevere aiuto e guida dagli altri. Nel tempo, ho sentito che questa pratica era davvero benefica. La mia comprensione della verità era superficiale e molte cose non le capivo bene, ma, lavorando con i fratelli e le sorelle e allineando i punti di vista di tutti, ho potuto capire meglio le cose. Svolgendo il mio compito così, ho ricevuto subito la protezione di Dio. Non ho più commesso errori né avuto grandi problemi e, sotto la supervisione dei fratelli e delle sorelle, la mia natura arrogante è stata un po’ frenata. Mettere in pratica tutto ciò mi ha dato un senso di pace e calma, e piano piano mi sono comportata in modo sempre meno arrogante. Una volta, la sorella che lavorava vicino a me ha detto: “Ti conosco da quasi due anni ormai. Prima eri così arrogante e gli altri si sentivano limitati da te, ma adesso sei davvero cambiata”. In quel momento, sono stata sul punto di piangere. Ero stata così incredibilmente arrogante. Cambiare anche solo un poco non era stato facile. Ripensando agli ultimi anni, le due indimenticabili volte che sono stata sfrondata e affrontata sono state le esperienze più utili e benefiche per me. Se non le avessi vissute, sono sicura che non possiederei una normale umanità e che non penserei affatto a Dio. Sarei sul ciglio di un pericoloso precipizio, rischiando costantemente di oppormi a Dio. Adesso so davvero che essere sfrondata e affrontata è per me la protezione e la salvezza di Dio.
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