Come sono scomparse le mie intenzioni di essere benedetta

12 Aprile 2025

di Yi Shan, Cina

Nel 2003 ho accettato l’opera di Dio Onnipotente degli ultimi giorni. Ero davvero entusiasta, perché il Signore Gesù, da noi tanto atteso, era finalmente tornato. In seguito, sono andata attivamente a predicare il Vangelo, volendo condividere la grande notizia con più persone che anelavano all’apparizione di Dio. Per quanto le persone religiose mi ostacolassero, mi picchiassero o mi insultassero, o per quanto il gran dragone rosso cercasse di perseguitarmi e arrestarmi, ho perseverato nel predicare il Vangelo. Dopo qualche tempo, un tumore al seno che avevo da molti anni è guarito miracolosamente senza intervento chirurgico, le entrate della nostra azienda di famiglia sono raddoppiate, e da quel momento in poi mi sono impegnata ancora di più nei miei doveri. Dovunque andassi a predicare il Vangelo, per quanto lontano o quanto difficili fossero le condizioni, ero davvero motivata. Nel 2012, stavo prestando servizio come leader della chiesa ed ero occupata con i miei doveri, così non sono tornata a casa per un po’ di tempo. Un giorno, mentre mi recavo a una riunione, ho incontrato mio figlio. Mi ha detto che mia nipote aveva sviluppato un tumore maligno al cervello, che nonostante avessero speso centinaia di migliaia di yuan non era comunque curabile e che il medico aveva detto che le rimanevano solo due mesi di vita. Ho avuto un tuffo al cuore e mi ronzava la testa: “Accidenti, come può una bambina così piccola avere una malattia del genere?” Arrivata a casa, ho visto mia nipote con la testa fasciata e già senza vista a un occhio, eppure ballava lo stesso davanti al televisore. Un’ondata di tristezza mi ha investita; non riuscivo ad accettare quella realtà e sono scoppiata a piangere. Mia nipote aveva solo tre anni, era piena di vita; la sua giovane vita stava davvero per finire? Avevo il cuore colmo di un dolore indescrivibile e ho subito chiesto a mio marito se potevamo portarla nell’ospedale migliore per un’altra visita, ma lui ha detto: “È inutile, è troppo tardi, non può essere curata, le restano solo due mesi di vita”. Dopo aver sentito le parole di mio marito, quella notte non sono riuscita affatto a dormire. Ho pensato: “Come può mia nipote avere questa malattia? Svolgo i miei doveri da quando ho iniziato a credere in Dio, e ho sofferto molto. Perché Dio non ha protetto mia nipote? Perché si è abbattuta su di me una prova così grande?” Più ci pensavo, più mi sentivo addolorata, e non volevo più uscire a fare i miei doveri. Sapevo che quello stato non era giusto, così ho pregato Dio per ribellarmi a me stessa, ma nel mio cuore speravo comunque che Egli guarisse mia nipote. Ho rammentato la storia biblica della morte di una bambina. Il Signore Gesù le prese la mano e lei tornò in vita. Così ho pregato e ho affidato mia nipote a Dio. Ho pensato che dovevo affrettarmi a continuare a svolgere i miei doveri, credendo che, se Dio avesse visto quanto mi stavo sacrificando e spendendo, forse avrebbe guarito mia nipote. Ho anche detto a mio figlio e a mio marito di pregare di più per lei.

In quel momento nel mio cuore speravo che mia nipote si ristabilisse, e mentre svolgevo i miei doveri non riuscivo a smettere di pensare a lei. Continuavano a scorrermi nella mente, come un film, ricordi di lei vivace e adorabile. Anche se persistevo a svolgere i miei doveri, non lo facevo con lo stesso senso del fardello di prima, e soprattutto quando pensavo a quanto fosse dolce mia nipote e che le rimanevano solo due mesi di vita mi faceva male il cuore come se fosse trafitto da un coltello. La notte non riuscivo a dormire e spesso iniziavo a piangere senza nemmeno rendermene conto. Vivevo nella debolezza e nella negatività, ero inefficiente nel mio dovere e mi sono resa conto di essere in uno stato pericoloso. Sapevo che, se non avessi cambiato le cose in fretta, avrei perso l’opera dello Spirito Santo. Così mi sono presentata davanti a Dio e ho pregato: “Dio, mia nipote ha una malattia così grave e io sto soffrendo molto. Ti prego di vegliare sul mio cuore e di illuminarmi affinché comprenda la Tua intenzione”. In seguito, ho letto un passo delle parole di Dio: “Mentre subiscono le prove è normale che gli uomini siano deboli o abbiano in sé della negatività, o manchino di chiarezza riguardo alle intenzioni di Dio o alla loro via della pratica. Ma tu comunque devi avere fede nell’opera di Dio e non rinnegarLo, proprio come Giobbe. Sebbene fosse debole e maledicesse il giorno in cui era nato, Giobbe non negò che tutte le cose della vita umana fossero elargite da Jahvè e che Jahvè è anche Colui che le toglie tutte. Non importa quante prove dovette sostenere: egli mantenne questa fede. Nella tua esperienza, indipendentemente da quale raffinamento tu subisca attraverso le parole di Dio, ciò che Dio vuole dall’umanità, in sintesi, è la fede e un cuore che Lo ama. Ciò che Egli perfeziona operando in questo modo è la fede, l’amore e la determinazione degli uomini. Dio compie l’opera della perfezione sugli uomini e loro non possono vederla, non possono sentirla; in queste circostanze è necessario che tu abbia fede. La fede degli uomini è necessaria quando non si può vedere qualcosa a occhio nudo, e la tua fede è necessaria quando non puoi rinunciare alle tue nozioni. Quando non hai chiarezza in merito all’opera di Dio ciò che ti è richiesto è avere fede, prendere una posizione ferma e rimanere saldo nella tua testimonianza. Quando Giobbe arrivò a questo punto, Dio gli apparve e gli parlò. In altre parole, è solo da dentro la tua fede che sarai in grado di vedere Dio e, quando avrai fede, Dio ti porterà a perfezione. Senza fede non può farlo(La Parola, Vol. 1: L’apparizione e l’opera di Dio, “Coloro che devono essere resi perfetti devono essere sottoposti a raffinamento”). Riflettendo sulle parole di Dio, ho capito che la malattia di mia nipote era stata permessa da Lui, e che era una prova da parte Sua, volta a perfezionare la mia fede. Ho pensato a Giobbe, che sapeva che tutte le sue ricchezze e tutto ciò che aveva gli erano stati dati da Dio e che era perfettamente naturale e giustificato che Dio gli togliesse tutto. Quando Dio lo sottopose a delle prove, Giobbe scelse di maledire il giorno della sua nascita piuttosto che lamentarsi di Dio. E fu capace di dire: “Jahvè ha dato, Jahvè ha tolto; sia benedetto il nome di Jahvè” (Giobbe 1:21). Aveva vera fede e donò la sua vita a Dio, lasciando orchestrare tutto a Lui. L’umanità di Giobbe era così retta e buona. Ho pensato a me. In passato avevo avuto zelo nel fare il mio dovere e, a prescindere da quante sofferenze sopportassi predicando il Vangelo e da quanto il mondo religioso o il gran dragone rosso cercassero di perseguitarmi e condannarmi, non sono mai diventata negativa. Invece, ho semplicemente continuato a predicare il Vangelo e a fare sacrifici come sempre. Ma questa non era vera fede. Lo facevo perché, dopo che avevo iniziato a credere in Dio, gli affari della mia famiglia erano migliorati e Dio aveva guarito la mia malattia. Stavo godendo della grazia e delle benedizioni di Dio. Ma ora che mia nipote aveva un cancro al cervello e le rimanevano solo due mesi di vita, e Dio non la stava guarendo come avevo chiesto, ho cominciato a discutere con Dio sulla base dei miei precedenti sacrifici, lamentandomi di Lui perché non proteggeva mia nipote. Sentivo addirittura che Egli non aveva considerazione e che non avrebbe dovuto permettere che una prova così grave si abbattesse su di me. Mi sono resa conto di essere priva di umanità e ragione. Non avevo reale fede o sottomissione a Dio. Pensare a questo mi ha fatto sentire di aver davvero deluso Dio. Lui mi aveva dato così tanto, non potevo continuare a essere così avida. Dovevo emulare Giobbe e sottomettermi alle orchestrazioni e alle disposizioni di Dio.

In seguito, mentre facevo il mio dovere, ogni volta che vedevo i figli dei fratelli e delle sorelle pensavo a mia nipote, fantasticando su quando anche lei avrebbe potuto tornare in salute e saltellare e corrermi intorno. Ho ripensato al mio tumore al seno e a come il medico mi avesse detto che si era ingrandito e che sarebbe stato pericoloso se non mi fossi operata. Mi ero affidata a Dio e avevo continuato a fare il mio dovere, e il tumore era miracolosamente scomparso. Anche questa volta volevo fare il mio dovere con diligenza, così ho riempito la mia agenda, riunendomi spesso con i fratelli e le sorelle e discutendo del lavoro. I fratelli e le sorelle predicavano attivamente il Vangelo e sostenevano i nuovi arrivati, e nessun lavoro veniva rimandato. Ho pensato tra me e me: “Forse un giorno la malattia di mia nipote guarirà improvvisamente”. Due mesi dopo, quando sono tornata a casa, ho scoperto che non solo mia nipote non era migliorata, ma che il cancro si era diffuso in tutto il corpo. Era in fin di vita. Era già stata preparata una piccola bara. Mio figlio e mia nuora piangevano senza sosta. Io avevo il cuore spezzato e non riuscivo a smettere di piangere. Ho ricominciato a cercare di ragionare con Dio, dicendo interiormente: “In questi due mesi in cui mia nipote è stata malata, non ho trascurato il mio dovere. Da quando ho iniziato a credere in Dio, ho sempre fatto sacrifici e mi sono spesa. Ho smesso di fare affari, il mondo mi calunnia, i miei parenti mi hanno abbandonata e inoltre il gran dragone rosso mi dà la caccia. Per quanto l’ambiente sia duro, ho perseverato nei miei doveri. Come può essere questo il risultato? Non ho fatto nulla per oppormi palesemente a Dio! Perché mi è successo questo? Perché Dio non ha protetto mia nipote?” Il mio stato è precipitato. Non avevo più la forza di camminare e non volevo nemmeno mangiare. Ero così addolorata e negativa e ho iniziato a pensare di non voler fare i miei doveri. Sapevo che non avrei dovuto lamentarmi, ma quando ho visto mia nipote sull’orlo della morte non sono riuscita a trattenermi. Ho pregato Dio in silenzio: “Dio, non voglio lamentarmi di Te, ma proprio non ce la faccio. Mi sento così debole e impotente; Ti prego, impedisci al mio cuore di lamentarsi”. Poco tempo dopo, mia nipote è morta. Avevo il cuore straziato. Non provavo alcun desiderio di leggere le parole di Dio o di condividere nelle riunioni. Soprattutto quando vedevo figli di fratelli e sorelle della stessa età di mia nipote, non potevo fare a meno di piangere. Vivevo nella negatività e nell’incomprensione e per un po’ il mio stato non è migliorato. Nemmeno ottenevo risultati nei miei doveri. È stato allora che mi sono presentata davanti a Dio per pregare e cercare.

Un giorno ho letto un passo delle Sue parole e il mio cuore si è illuminato molto. Dio Onnipotente dice: “Se la nascita di una persona è predestinata dalla vita precedente, la sua morte segna la fine di quel destino. Se la nascita di una persona è l’inizio della sua missione in questa vita, la sua morte segna la fine di quella missione. Poiché il Creatore ha stabilito una determinata serie di circostanze per la nascita di una persona, è certo che abbia organizzato una determinata serie di circostanze anche per la sua morte. In altre parole, nessuno nasce per caso, nessuna morte è improvvisa, e sia la nascita sia la morte sono necessariamente legate alla vita precedente e a quella attuale. Come siano le circostanze della nascita e della morte di una persona è legato alla predeterminazione del Creatore; questo è il destino di una persona, la sua sorte. Poiché ci sono molte spiegazioni per la nascita di una persona, devono necessariamente esserci anche varie circostanze peculiari per la sua morte. In questo modo si sono venuti a creare le diverse durate delle vite degli esseri umani e i modi e i tempi diversi delle loro morti. Alcuni sono forti e sani, eppure muoiono giovani; altri sono deboli e malaticci, eppure vivono fino alla vecchiaia e muoiono serenamente. Alcuni muoiono di cause innaturali, altri di cause naturali. Alcuni muoiono lontano da casa, altri chiudono gli occhi per l’ultima volta con i loro cari accanto. Alcuni muoiono in aria, altri sottoterra. Alcuni annegano nell’acqua, altri periscono nei disastri. Alcuni muoiono di mattina, altri di notte. […] Tutti vogliono una nascita illustre, una vita brillante e una morte gloriosa, ma nessuno può superare il proprio destino, nessuno può sfuggire alla sovranità del Creatore. Questo è il destino umano. L’uomo può fare progetti di ogni tipo per il suo futuro, ma nessuno può pianificare il modo in cui nasce né il modo e il momento della propria dipartita dal mondo. Benché tutte le persone facciano del loro meglio per evitare l’arrivo della morte e opporvisi, essa comunque si avvicina silenziosamente a loro insaputa. Nessuno sa quando o come morirà, né tantomeno dove accadrà. Ovviamente non è l’uomo a detenere il potere supremo sulla vita e sulla morte, né qualche essere vivente nel mondo naturale, bensì il Creatore, che possiede un’autorità esclusiva. La vita e la morte del genere umano non sono il prodotto di qualche legge del mondo naturale, ma un risultato della sovranità dell’autorità del Creatore(La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “Dio Stesso, l’Unico III”). Dalle parole di Dio ho capito che il fato, la vita e la morte degli uomini sono tutti nelle mani di Dio. È Dio a predeterminare quando una persona nasce e quando muore. Le persone non possono cambiarlo. Proprio come erano predeterminati da Dio anche la malattia di mia nipote e il momento in cui sarebbe morta, e questo non era qualcosa che le mie intenzioni soggettive potevano cambiare. Non poteva essere cambiato attraverso il mio lavoro, la mia sofferenza o i miei sacrifici. Non sapevo sottomettermi alla sovranità e alle disposizioni di Dio, e allo stesso tempo speravo che il mio lavorare e spendermi avrebbe portato Dio a cambiare il destino di mia nipote. Non mi stavo essenzialmente opponendo a Dio? La vita e la morte di mia nipote erano legate alle sue vite passate e alla presente. Poteva vivere solo quei pochi anni e questo era il suo destino. In effetti, anche molti bambini di famiglie non credenti muoiono per varie malattie terminali. Per esempio, anche il figlio di un non credente che conoscevo aveva un tumore al cervello. All’inizio il cancro è stato curato, ma poi il bambino ha avuto una recidiva a dodici anni e alla fine è morto. Da questo ho visto che la durata della vita di una persona è stabilita da Dio e che non ha nulla a che vedere con il fatto che i membri della sua famiglia credano in Dio. Io invece pensavo che, poiché credevo in Dio, mia nipote non sarebbe dovuta morire a causa della sua malattia. Era un punto di vista fallace. Resamene conto, non ho più sentito tanto dolore nel cuore. Ero inoltre in grado di accettarlo da Dio e di sottomettermi alla Sua sovranità e alle Sue disposizioni riguardo alla morte di mia nipote. Ho condiviso questa comprensione con mio marito e mio figlio in modo che neanche loro si lamentassero di Dio.

Un giorno ho letto un altro passo delle parole di Dio e acquisito un po’ di comprensione dei miei problemi. Dio Onnipotente dice: “Quando si tratta di benedizioni e avversità, c’è una verità da ricercare. Qual è il detto saggio a cui le persone dovrebbero attenersi? Giobbe disse: ‘Abbiamo accettato il bene dalla mano di Dio, e rifiuteremmo di accettare il male?’ (Giobbe 2:10). Queste parole sono la verità? Sono parole di un uomo; non possono essere elevate all’altezza della verità, anche se in qualche modo sono conformi alla verità. In che modo sono conformi alla verità? Il fatto che le persone vengano benedette oppure patiscano avversità è interamente nelle mani di Dio, è tutto sotto la Sua sovranità. Questa è la verità. Gli anticristi credono in questo? No, non ci credono. Non lo riconoscono. Perché non ci credono e non lo riconoscono? (Hanno fede in Dio per essere benedetti, vogliono solo essere benedetti.) (Perché sono troppo egoisti e perseguono solo gli interessi della carne.) Nella loro fede, gli anticristi desiderano solo essere benedetti e non vogliono patire avversità. Quando vedono qualcuno che viene benedetto, che ha ricevuto dei benefici, grazia, più piaceri materiali e grandi vantaggi, credono che sia stato Dio a farlo, e che, se loro non ricevono tali benedizioni materiali, allora non è Dio ad agire. L’implicazione è: ‘Se tu sei davvero dio, allora puoi solo benedire le persone; dovresti risparmiare loro le avversità e non permettere che soffrano. Solo allora vi saranno un valore e un senso nella fede delle persone in te. Se, dopo averti seguito, le persone sono comunque vessate dalle avversità, se continuano a soffrire, allora che senso ha credere in te?’ Non ammettono che tutte le cose e tutti gli eventi sono nelle mani di Dio, che Dio regna sovrano su tutto. E perché non lo ammettono? Perché gli anticristi hanno paura di patire avversità. Vogliono solo ottenere vantaggi, approfittare, godere delle benedizioni; non vogliono accettare la sovranità o l’orchestrazione di Dio, ma solo ricevere da Lui dei vantaggi. Questo è il punto di vista egoistico e spregevole degli anticristi. Questa è una serie di manifestazioni esternate dagli anticristi riguardo alle parole di Dio in merito alle Sue promesse e benedizioni. Nel complesso, queste manifestazioni coinvolgono principalmente i punti di vista degli anticristi nei confronti del loro perseguimento, nonché le loro opinioni, le loro valutazioni e la loro comprensione di questo tipo di cose che Dio fa per le persone(La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 10: Parte sesta”). Le parole di Dio hanno smascherato le intenzioni spregevoli celate dietro la fede in Dio degli anticristi. Gli anticristi credono in Dio solo per guadagnare benedizioni e vantaggi, ma non appena subiscono una disgrazia si lamentano di Dio e Lo tradiscono. Tutto ciò che fanno è basato sull’aspettativa di benedizioni e vantaggi. Cercano essenzialmente di contrattare con Dio. Riflettendo sulle mie intenzioni e sui miei obiettivi nella fede in Dio, mi sono resa conto che non erano molto diversi da quelli di un anticristo. Anch’io ricercavo le benedizioni. Ho ripensato a quando ho iniziato a credere in Dio: il mio tumore al seno è guarito senza che neppure me ne rendessi conto e l’attività della mia famiglia ha prosperato. Dio mi ha donato molte benedizioni e grazie ed ero così felice che non riuscivo a smettere di sorridere e addirittura cantavo mentre camminavo. Tutti in famiglia ridevamo tantissimo e anche mio marito e i miei figli dicevano che Dio è veramente buono. Percepivo un’energia infinita nel fare i miei doveri e sentivo che valeva la pena fare sacrifici, spendermi e soffrire. Lodavo e ringraziavo Dio dal profondo del cuore. Ma, quando ho visto che a mia nipote era stato diagnosticato un tumore al cervello e che le rimanevano solo due mesi di vita, mi sono lamentata di Dio perché non l’aveva protetta. Ho pregato e supplicato Dio ogni giorno, sperando che mia nipote si ristabilisse, desiderando che Egli la guarisse. Ho anche lavorato duramente nell’assolvimento dei miei doveri, sperando che Dio, in base alla lealtà con cui facevo il mio dovere, sanasse miracolosamente mia nipote. Quando invece lei è morta, sono diventata negativa, ho ricominciato a lamentarmi e nemmeno volevo più fare il mio dovere. Ho persino tirato fuori il mio sacrificarmi e spendermi del passato per cercare di ragionare con Dio. Ero forse una credente in Dio? Ho pensato a come Paolo avesse dedicato la sua vita a Dio, fondando chiese ovunque, persino soffrendo la prigionia, tutto nella speranza di ricevere le ricompense e le benedizioni di Dio. Egli considerava tutto il suo spendersi come merce di scambio per ottenere una corona di giustizia, usandolo per costringere Dio. Offese gravemente l’indole di Dio e, alla fine, fu da Lui punito e maledetto. Il mio punto di vista sul perseguimento era lo stesso di Paolo. Pensavo che quanto più mi sacrificassi e mi spendessi per Dio, tanto più Lui dovesse ricompensarmi, e quando non mi benediceva mi lamentavo della Sua ingiustizia. Ho visto che ero veramente egoista e spregevole, cercavo solo il profitto, come se stessi lavorando nel mondo secolare, pensando che più lavoro svolgevo, più avrei dovuto guadagnare, e se non avessi ottenuto questo, allora non avrei lavorato. Svolgere il proprio dovere è perfettamente naturale e giustificato, ma io lo stavo facendo solo affinché Dio mi desse benedizioni e grazia. Facevo il mio dovere solo per il mio interesse personale. Non avevo alcuna sincerità ed ero semplicemente un’opportunista. Le mie intenzioni spregevoli avevano davvero portato Dio a detestarmi.

In seguito, ho letto un passo delle parole di Dio: “Non importa quante cose accadano loro, le persone che appartengono alla categoria degli anticristi non tentano mai di affrontarle cercando la verità nelle parole di Dio, tanto meno provano a vedere le cose attraverso le parole di Dio, e questo dipende interamente dal fatto che non credono che ogni frase delle parole di Dio sia la verità. Indipendentemente dal modo in cui la casa di Dio condivide sulla verità, gli anticristi continuano a non essere ricettivi e, di conseguenza, non hanno l’atteggiamento corretto, qualunque sia la situazione che si trovino ad affrontare; in particolare, quando si tratta del modo di trattare Dio e la verità, gli anticristi rifiutano ostinatamente di mettere da parte le loro nozioni. Il dio in cui credono è un dio che mostra segni e prodigi, il dio soprannaturale. Chiunque sia in grado di mostrare segni e prodigi, sia esso la Bodhisattva Guanyin, Buddha o Mazu, lo chiamano dio. Credono che solo coloro che possono mostrare segni e prodigi siano dei che possiedono l’identità di dei, mentre coloro che non possono, per quante verità esprimano, non sono necessariamente dei. Non capiscono che esprimere la verità è il grande potere e l’onnipotenza di Dio; pensano invece che solo mostrare segni e prodigi sia il grande potere e l’onnipotenza degli dei. Perciò, per quanto riguarda l’opera concreta di Dio incarnato che esprime la verità per conquistare e salvare le persone, che irriga, pasce e guida il popolo eletto di Dio, che permette loro di sperimentare davvero il giudizio, il castigo, le prove e l’affinamento di Dio e di arrivare a comprendere la verità, a liberarsi della loro indole corrotta e a diventare persone che si sottomettono a Dio e Lo adorano, e così via, gli anticristi considerano tutto questo come opera dell’uomo e non di Dio. Nella mente degli anticristi, gli dèi dovrebbero nascondersi dietro un altare, facendo sì che le persone facciano loro delle offerte, mangiando i cibi che le persone offrono, inalando l’incenso che esse bruciano, dando una mano quando sono in difficoltà, mostrandosi molto potenti e fornendo loro assistenza immediata nei limiti di ciò che è per loro comprensibile e soddisfacendo i loro bisogni, quando le persone chiedono aiuto e sono sincere nelle loro suppliche. Per gli anticristi, solo un dio come questo è un vero dio. Mentre tutto ciò che Dio oggi fa suscita il disprezzo degli anticristi. E perché? A giudicare dalla natura essenza degli anticristi, ciò che essi richiedono non è l’opera di irrigazione, nutrimento e salvezza che il Creatore compie sugli esseri creati, ma la prosperità e l’adempimento delle loro aspirazioni in tutte le cose, per non essere puniti in questa vita e poter andare in cielo nel mondo a venire. Il loro punto di vista e le loro esigenze confermano la loro essenza che prova odio per la verità(La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 15: Non credono nell’esistenza di Dio e negano l’essenza di Cristo (Parte prima)”). Attraverso lo smascheramento delle parole di Dio, mi sono resa conto che, nonostante seguissi Dio da molti anni, credevo ancora in un dio vago. Trattavo Dio come un Bodhisattva, vedendoLo solo come un oggetto che concede benedizioni, convinta che, fintanto che avessi creduto sinceramente in Lui e fatto i miei doveri, Egli mi avrebbe benedetta, avrebbe garantito la pace della mia famiglia e l’avrebbe tenuta al riparo da malattie e disastri. Quando a mia nipote è stata diagnosticata una malattia terminale, ho pensato che, svolgendo di più i miei doveri, avrei potuto chiedere a Dio di fare miracoli e di guarirla. Ho trattato Dio come un oggetto che concede grandi benedizioni, pensando che Egli dovesse soddisfare le mie richieste in base ai miei sacrifici “sinceri”. E quella era autentica fede in Dio? L’opera di Dio degli ultimi giorni non consiste nel fare miracoli, guarire le persone e scacciare i demoni, ma nell’esprimere la verità per compiere l’opera di giudizio e castigo, purificare le persone e salvarle dalla loro indole corrotta in modo che possano essere salvate. Invece io non conoscevo l’opera di Dio né riflettevo su quali fossero state le mie idee sul perseguimento nel corso dei miei anni di fede, quale cammino avessi intrapreso; non prestavo attenzione alle verità espresse da Dio, non sperimentavo concretamente le parole di Dio e non perseguivo un cambiamento d’indole negli ambienti orchestrati da Dio. Invece, cercavo solo di contrattare con Lui, chiedendo grazia e benedizioni. Che differenza c’era tra il mio atteggiamento nella fede in Dio e quello degli adoratori di idoli? Non era forse blasfemia nei confronti di Dio? Nella mia fede in Dio, non mi concentravo sul perseguimento della verità, ma piuttosto sull’ottenere la Sua grazia e le Sue benedizioni. Opponevo persino resistenza e mi lamentavo nel mio cuore per la morte di mia nipote, pensando che Dio fosse ingiusto. Non volevo nemmeno più fare i miei doveri. Mi opponevo a Dio completamente e, se non mi fossi pentita, per quanto mi fossi sacrificata o spesa, Egli non mi avrebbe approvata.

In seguito, ho letto altre parole di Dio e ho acquisito una più chiara comprensione di quale dovesse essere il mio perseguimento nella fede in Dio. Dio Onnipotente dice: “Potresti pensare che credere in Dio significhi soffrire o compiere ogni genere di azioni per Lui; potresti pensare che lo scopo di credere in Dio sia conseguire la pace della carne o fare in modo che tutto nella tua vita vada liscio, o che tu possa essere a tuo agio in tutto. Tuttavia, gli uomini non dovrebbero attribuire alla loro fede in Dio nessuno di questi scopi. Se credi per realizzare questi scopi, parti da un punto di vista sbagliato ed è semplicemente impossibile che tu sia perfezionato. Le azioni di Dio, l’indole giusta di Dio, la Sua saggezza, le Sue parole e la Sua prodigiosità e insondabilità sono tutte cose che gli uomini dovrebbero capire. Dopo averlo compreso, dovresti servirtene per liberare il cuore da tutte le pretese, le speranze e le nozioni personali. Solo eliminando queste cose puoi soddisfare le condizioni dettate da Dio, ed è solo così facendo che puoi avere vita e soddisfare Dio. Lo scopo di credere in Dio è soddisfarLo e vivere l’indole che Egli richiede, in modo che le Sue azioni e la Sua gloria possano manifestarsi attraverso questo gruppo di individui indegni. Questa è la giusta prospettiva per credere in Dio, e anche l’obiettivo che dovresti perseguire(La Parola, Vol. 1: L’apparizione e l’opera di Dio, “Coloro che devono essere resi perfetti devono essere sottoposti a raffinamento”). “Non vi è correlazione fra il dovere dell’uomo e l’eventualità che riceva benedizioni o che subisca una cattiva sorte. Il dovere è ciò che l’uomo dovrebbe compiere; è la sua vocazione mandata dal cielo e non dovrebbe dipendere da ricompense, condizioni o ragioni. Soltanto così egli starà facendo il suo dovere. Ricevere benedizioni si riferisce a quando qualcuno viene reso perfetto e gioisce delle benedizioni di Dio dopo avere sperimentato il giudizio. Subire una cattiva sorte fa riferimento a quando qualcuno, dopo avere sperimentato il giudizio e il castigo, non va incontro a una trasformazione dell’indole, ossia non viene reso perfetto, bensì punito. Ma a prescindere dal fatto che ricevano benedizioni o subiscano una cattiva sorte, gli esseri creati dovrebbero compiere il loro dovere, fare ciò che dovrebbero fare e ciò che sono in grado di fare; questo è il minimo che una persona, una persona che persegue Dio, dovrebbe fare. Tu non dovresti svolgere il tuo dovere solo per ricevere benedizioni, né rifiutarti di agire per timore di subire una cattiva sorte(La Parola, Vol. 1: L’apparizione e l’opera di Dio, “La differenza tra il ministero di Dio incarnato e il dovere dell’uomo”). Dalle parole di Dio, ho capito che credere in Dio non dovrebbe consistere nel cercare benedizioni o nell’usare i miei doveri per raggiungere i miei obiettivi; dovrei invece concentrarmi sulla ricerca della verità negli ambienti che Dio ha disposto per eliminare la mia indole corrotta, utilizzando le mie esperienze reali per testimoniare Dio e compiere bene il mio dovere di essere creato. Questo è il punto di vista corretto sul perseguimento nella fede in Dio. Allo stesso tempo, mi sono anche resa conto del fatto che nella mia fede l’assolvimento dei miei doveri non è correlato al ricevere benedizioni o al subire disgrazie, poiché compiere bene i doveri di un essere creato è una nostra responsabilità e, che incontriamo benedizioni o disgrazie, dovremmo assolvere diligentemente i nostri doveri senza evitarli. Ho pregato Dio: “Dio, non dovrei lamentarmi di Te o pretendere da Te grazia e benedizioni. Tutto ciò che fai è buono, e io sono stata cieca a non perseguire la verità e non comprendere la Tua opera, cercando intanto di contrattare con Te. Ora sono disposta ad abbandonare il mio punto di vista errato sul perseguimento e a sottomettermi alla Tua sovranità e alle Tue disposizioni”.

Dopo aver sperimentato questa prova e questo affinamento, ho acquisito una qualche comprensione dell’intenzione impura di perseguire le benedizioni nella mia fede in Dio, la mia prospettiva sulla fede in Dio è un po’ cambiata e ho acquisito una qualche comprensione dell’onnipotenza e della sovranità di Dio. Ho inoltre capito che sperimentare prove e affinamento è una cosa buona e che questo è l’amore di Dio per me. Grazie a Dio per la Sua salvezza!

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